SEGNALAZIONE VOLUMI = GABRIELLA CINTI
Gabriella Cinti: "Prima" - Ed. Puntoacapo 2022 - pag.120 - € 15,00
Come farsi tramite di una visione apicale abitata dall’immenso slargarsi del mondo vivente, acqueo e terrestre…prima posto a veglia di ignoto tempo, a sé soggiacente, abisso inondante la creazione, fiat generativo … come entrare nella potenza “evocazionale” di Gabriella Cinti…
Si procede, non per passi: non si intende il cammino se non attraverso una serie di potenze visibili e invisibili che inducono a riflettere su ogni singolo sintagma, operando, attraverso il riverbero continuo del linguaggio, in sconfinante rimando. È in lei che opera il prima, l’aspetto epifanico ma, non attraverso una derivazione, bensì in manifestazione dell’origine stessa. È il suo status.
Non è dato entrare in uno spazio sacro se non attraverso una ritualità che preveda l’invadenza, lieve, dei suoi confini. Tutti i mondi si completano a vicenda: il reale lascia spazio all’esperire umano in matrice uni-versale, dissolversi in rappresentazione archetipica attraverso la proiezione di immagini allusive che popolano la profondità della coscienza.
Euglena, creatura dei fondali senza pupilla, incarna la cecità trasmutata in visione, come sibilla, oracolo. Mondi ancestrali diluiscono in continuo divenire. E non giova alcun clamore o definizione, se non leggere i suoi versi, entrare attraverso la parola in quel labirinto che lei comunque sempre abita, anche quale riverbero di altre scritture (e mi sorprendo in mutazioni/di moto e di stato). Chi, più di lei, immersa nei Labirinti di Emilio Villa, ne ha attraversato i meandri, dando corpo a un testo straordinario: All’origine del divenire: il labirinto dei labirinti di Emilio Villa, generando e approfondendo lo studio sul pensiero primordiale, interpretando a vaticinio lingue babeliche, semi di conoscenza e smemori semantiche, sino a riconnettersi all’archè attraverso i segni oltre tempo villiani. La pupilla di poeta trasmuta quindi in veggenza, simile a Euglena, disadorna di quello che potremmo simbolicamente considerare sacro fervore volto all’esterno.
Le immagini dilatano spazi visivi: implosione di energie atomiche, scontro vibrazionale, altorilievo inscalfibile di mondi cellulari e unicellulari, protozoi, fulgori in immagini astrali…l’io, in sua iperbole, passa dalla creaturina o dalle creaturine che incontra e delle quali si innamora, traspone e sente il sentimento, alle immagini rarefatte spaziali, di un mondo che si intravede come altro possibile. Si intersecano i piani in multiverso, scala di Giacobbe posta verso l’alto per cui l’incipit iniziale, l’Aleph, si fa motrice di misterioso linguaggio. Sono mondi fecondi quelli che Gabriella Cinti attraversa, giunti a maturità, come frutti eterni concessi in paradigma di bellezza per gemmazione infinita; origine di altre specie interconnesse, umane- vegetali ibridate, sposalizio tra sopra e sotto, abisso e cielo.
Si svela la ridondante immagine di uno scroscio sapienziale continuo che irrora ogni parola della poesia, trasmuta ogni singolo lemma. E non regna quasi gravità, se non per quel lieve soffrire intrinseco all’assenza di un amore sublimato, Uno riflesso in Uno, diafania che svela la ricerca profondissima dell’essenza prima, di ciò che ci rende umani e divini nel contempo. Deità praticata, visibile ma effimera, posta in ampolla di sublimazione per il passaggio alchemico. Solve et coagula continuo. L’Opera generata, potente e visionaria, estenua ogni elemento in pantheon terrestre e celeste,"daimon e orizzonte del vissuto e del vivibile".
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MARINA PETRILLO
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