martedì 12 marzo 2024

POESIA = RAYMONDE SIMONE FERRIER


**Il senso della vita**
Il senso della vita lo dà la mano tesa
al sorriso dell’impalpabile.
La pazienza dell’ascolto, la lentezza del giudizio
per giungere oltre l’orecchio oltre le labbra, oltre l’occhio
ad esplorare ogni correlato mondo; ogni sfumatura dell’altrui io.
Seppur silenziato, mezzo sepolto, che sta di fronte chinato
o in piedi degno, ma indifeso e fragile.
Il senso della vita lo dà l’arte di chi, di tocco delicato per sé necessita.
Di chi, con il solo cuore venire ascoltato vorrebbe e ascoltare sa.
La bellezza di chi, nell’altro non vede
nemico potenziale, ma il proprio riflesso soltanto.
Di chi legge nello sguardo oasi e non deserto.
Di chi condivide pane, se capita fame; naturale ingenuità.
Di chi, tutto rispetta, si cura del pianeta,
innaffia, pota albero, coltiva orto, annusa fiore.
Anche su orlo del dirupo.
Di chi sente il color dolore, il color Amore-
Di chi accarezza e nn offende bimbo, animale:
ingenua purezza offerta.
Il senso della vita, quando salute amore e pace
- quando l'essenziale tace- prepotente sul seno affiora.
Lo elargisceogni individuo grato al creato
e degno del bene che gli si dà.
Le persone capaci di volerne, quelle dotate di umana carità.
Il suo senso sono loro, gli esseri di statura,
le umili Persone con la maiuscola.
***
**Se ci sarò...non so bene***
Non so bene se ciò in cui inciampo sono io stesso,
i miai rami secchi che si nutrono dei miei trapassi,
le mie radici fuoruscite che uralno mute
ma mai paiono sazie d'oblio, di aberrazioni di luci e di abissi.
Non so bene se è nella mia bramosia di possesso
nella sua rovente freddezza che sono me stesso,
o nella macchia rugginosa e nel martirio
della mia vigliaccheri senza chiodi.
Forse nel desertificarsi dei miei sogni,
in qull'infierire a maledire ogni mia bella debolezza
ogni mia celeste illimitatezza
che la mia fine segnerò.
Ad aggredire la mia parte migliore, della linfa vitale il rispetto,
delle fronde e del frutto la lucentezza, esaltando il solo bellico potere
di scudo d'anima della corteccia.
Non so bene se cisarò, ma di tutto ciò non soccomberò,
e nel vecchio me di un tempo e nella sua diafana purezza
ogni tanto ancora bagnerò- se ci sarò -...
e ancora non mi avranno annientato le mie stesse pecche d'ombrre
la mia poca fede, la mia prepotenza,
la mia indifferenza all'altrui sofferenza,
nudo, pentito e con il cuore sanguinolento
- testimone tu, mio Signore,
a chiedere perdono dinnanzi a quel "me"
che almeno un pò avrebbe potutto essere Te-
imile mi prosterò.
E se trasuderò di nuovo sangue d'Amore
sarò presente al modo e a me stesso: ci sarò.
**
RAYMONDE SIMONE FERRIER

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