giovedì 26 settembre 2024

POESIA = IVAN POZZONI


***Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976. Ha introdotto in Italia la materia della Law and Literature. Ha diffuso saggi su filosofi italiani e su etica e teoria del diritto del mondo antico; ha collaborato con con numerose riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2018 sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi, Mostri, Galata morente, Carmina non dant damen, Scarti di magazzino, Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, Cherchez la troika e La malattia invettiva con Limina Mentis, Lame da rasoi, con Joker, Il Guastatore, con Cleup, Patroclo non deve morire, con deComporre Edizioni. È stato fondatore e direttore della rivista letteraria Il Guastatore – Quaderni «neon»-avanguardisti; è stato fondatore e direttore della rivista letteraria L’Arrivista; è stato direttore esecutivo della rivista filosofica internazionale Información Filosófica; è, o è stato, direttore delle collane Esprit (Limina Mentis), Nidaba (Gilgamesh Edizioni) e Fuzzy (deComporre). Ha fondato una quindicina di case editrici socialiste autogestite. Ha scritto/curato 150 volumi, scritto 1000 saggi, fondato un movimento d'avanguardia (NeoN-avanguardismo, approvato da Zygmunt Bauman), con mille movimentisti, e steso un Anti-Manifesto NeoN-Avanguardista, È menzionato nei maggiori manuali universitari di storia della letteratura, storiografia filosofica e nei maggiori volumi di critica letteraria.Il suo volume La malattia invettiva vince Raduga, menzione della critica al Montano e allo Strega. Viene inserito nell’Atlante dei poeti italiani contemporanei dell’Università di Bologna ed è inserito molteplici volte nella maggiore rivista internazionale di letteratura, Gradiva.I suoi versi sono tradotti in francese, inglese e spagnolo. Nel 2024, dopo sei anni di ritiro totale allo studio accademico, rientra nel mondo artistico italiano e fonda il collettivo NSEAE (Nuova socio/etno/antropologia estetica).
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"SIAMO TIGRI DI CARTA"
L’una di notte non suona mai così spontanea
dalle mie mani dense di ragadi non battono doloranti filastrocche,
da anni, oramai, sono vittima collaterale di una metrica troppo risoluta
schiava di no Tav, no Vax, no tax, no fly zone,
i miei acidi gastrici carburano con tonnellate di Pantoprazolo
con la digestione impedita da uno stomaco butterato dai buchi del vaiolo.
Responsabili e irresponsabili allo stesso momento
rogitiamo case come se dovessimo vivere in eterno,
non ci fidiamo a essere padri o madri e, con nonchalance,
adottiamo amori destinati a non sopravvivere un decennio
non vediamo l’ora, dopo una giornata, che il destino ci scodinzoli alla porta
e non ci rendiamo conto, allo specchio, di barattarci con tigri di carta.
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Pure va tutto bene e non c’è niente che funziona,
attento alle calorie in eccesso, col contapassi da asino da soma,
bulimizzo ogni sentimento, enigmatico come la sfinge di Chefren,
nessuno saprà mai se sono pago o sto a tre metri dall’overdose d’En,
ubiquo nell’arena, sotto il drappo rosso, bovino dall’aspetto esangue,
non si capisce se sono qui o vorrei stare ovunque.
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"COVID"
Scrivere sul Coronavirus, adesso, non ha senso,
tutti a tamponarsi senza chiedere consenso
stormi di ambulanze sciamano dal deposito dietro casa
facendo della Lombardia una regione a tabula rasa,
e loro, a correre sui marciapiedi o a formar crocicchi
con grovigli di maschere che neanche un film porno di Schicchi.
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E i volponi UE mesi a discutere di Mes condizionato
chi cazzo mi trova un lavoro che son rimasto disoccupato,
mi attende una meravigliosa vita da recluso in casa
a togliere i capelli dalla doccia sennò il tubo si intasa,
viva il governo olandese che non vuol condividere il debito
senza capire che a star seduti sullo Stivale l’Europa rischia piaghe da decubito.
=
E il terrore di morire in solitudine corre sul filo, avanza,
alcuni a reclamare i loro dieci anni di meritata vedovanza,
altri a non voler finir scannati come animali
a me, se muoio, buttatemi in una fossa comune tra battone e criminali,
nell’attesa che un eroico ricercatore David
riesca ad abbattere a fiondate il pandemico Covid.
*
"EZRA POUND"
La città non muore mai, avvolta in un alone di fuoco,
nemmeno se la coprono di cavalli di frisia,
non serve neanche riempirla di portoni taglia-fuoco,
la città è sola, si scioglie facilmente in un barattolo di magnesia.
Siamo tutti soli, siamo tutti fatti a pezzetti
i palazzi continuano a farci da cellophane
la solitudine ci impedisce di far progetti
proiettati come Prost in una mortifera chicane.
Le relazioni durano un tanto al metro
amore, amore, sì, ma con criterio
tutti morti, tutti alla Porta di San Pietro
con una scientifica vocazione al martirio.
=
È la festa del lavoro, dignità umana
si va avanti a raccomandati e figli di puttana,
tutti, depressi, ad attendere il Recovery Fund,
e finiremo con Mussolini a stringer la mano a Ezra Pound.
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IVAN POZZONI

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