domenica 23 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ASSUNTA SPEDICATO


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Assunta Spedicato: “Strade al mare” – Ed. Centro culturale l’Ortica – 2025v- pag. 36 – s.i.p.
Premio “Sandra Mazzini”, l’agile volumetto offre con corpose composizioni che interpretano, quasi tutte col verso lungo oltre l’endecasillabo, le quotidiane ricerche di una custodia ricca di fermentazioni e di immaginazioni. Uno scorrere rapido ed attento di visioni e di meditazioni attraverso la difficile propulsione degli accadimenti, che gestiscono occultamente l’alternarsi delle scelte e delle illusioni.
Scorrendo le motivazioni del premio possiamo sottolineare “la crudezza del tempo che passa e che non fa sconti nemmeno all’amore, così come la difficile verità per la quale è inutile rincorrere l’amore di un altro se per primi non impariamo ad amarci”. “Le immagini, evocative e delicate, si susseguono preziose e ricercate, senza mai diventare retoriche, e restano nitide nell’animo del lettore”. Un continuo alternarsi del dialogo che puntella il giudizio indagatore, e sulla strada della preghiera “c’è un momento dopo il gesto insensato/ un frammento in cui il tempo sembra sospeso/ e il respiro impegna il pensiero/ che si vede e si vuole congelato in un sogno.” Passaggi deliziosamente pungenti nella fragranza di un succinto sorriso o nelle allusioni più volte accennate, “forse immagini che ustionano occhi di cera”.br /> Il mare di Assunta Spedicato è proprio l’immenso scrigno dentro il quale immergere le evoluzioni dell’inconscio e del sub conscio, che come le onde lievi o violente ci accompagnano in ogni luminosità delle riflessioni, tracciando quelle pennellate ispirate alle visoni purpuree, alle remote impronte, alle intime vestigia, al naturale percorso dell’immaginazione e della fecondità. E’ così che ricama il tessuto che lega la parola: “Se fosse solo l’orlo di un abito sdrucito/ t’inviterei con ago e filo a riparare col cucito/ e ce ne andremmo a conoscere la stoffa/ concilianti come trama nell’ordito/….ma siamo solo gocce cadute nell’imbuto,/ non si cercava il mare, invece qui/ si è spinti a traboccare. E mentre il peggio accade/ il cielo si fa muto e non lascia evaporare.”
Il tu colloquiale ristabilisce armonie nel moltiplicarsi di sfavillii che rendono il dettato quasi informale, quasi intenzionalmente interrogativo, giocando spesso con il trucco del reale che riemerge come impasto appetibile della genuina consuetudine.
Implora, come impercettibile preghiera, l’azzurro delle acque che rotola via nell’attimo, le nostalgie che ingaggiano i ritorni, le cattedrali inghirlandate e adagiate sul mare, le note di primavera tra l’esordio delle rondini, abbandonare le serre che coltivano rimpianti.
La parola regge il lampeggio e nel contempo è il prodotto libero del significante, agisce tramite i concetti assemblati dalla scrittura ed è il vettore tangente sulla sfera dell’indicibile. Il recupero della memoria diventa metafora che snoda le impronte personali.
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ANTONIO SPAGNUOLO

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