lunedì 14 ottobre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALBERTO CAPPI

Alberto Cappi – Poesie 1973 – 2006 - FORMAT – puntoacapo – Pasturana (Al) – 2009 - pagg. 311 - € 20,00
Alberto Cappi nasce a Revere (MN) nel 1940, e muore a Ostiglia nel 2009. È stato poeta, saggista e traduttore.
Il volume che prendiamo in considerazione in questa sede include le seguenti raccolte
di poesie di Cappi: Alfabeto (Milano 1973), 7, (Torino, 1976), Mapa (Mantova,
1980), Per Versioni (Milano, 1984), Casa delle forme (Udine, 1992), Piccoli dei
(Faenza, 1994), Il sereno untore, (Latina, 1997), Quaderno mantovano, (Mantova,
1999), Quattro canti, (Faenza, 2000), Visitazioni, (Ascoli Piceno, 2001), Libro di
terra (Civitanova Marche, 2003), La casa del custode, (Bologna, 2004), La bontà
animale, (Faenza, 2006). Cappi è un poeta dalla cifra originalissima, che ha
attraversato ormai quattro decenni di vita poetica, compiendo un percorso coerente,
esito alto di una forte coscienza letteraria, presente in lui fin dalla pubblicazione del
primo libro di poesia intitolato Passo passo, (Firenze 1963). Con il passare degli
anni, lo stile di Cappi ha avuto una forte evoluzione, risultato anche di
un’assimilazione, da parte dell’autore, delle correnti poetiche che si sono sviluppate
in Italia, e non solo in Italia, nel corso degli anni. Il poeta, negli anni Sessanta e
Settanta, è stato influenzato da un certo sperimentalismo filosofico, attento al
pensiero d’oltralpe. C’è stato un momento di passaggio, di mutamento nello stile e
nella forma della poesia di questo autore: infatti Cappi ha prodotto, inizialmente,
come dice Mauro Ferrari nello scritto intitolato Per Alberto Cappi, per la sua poesia,
scritto inserito nel volume, una poesia dispersa e frammentaria sulla pagina,
disseminata a livello di significante e opaca a livello di significato, poesia che,
all’avvio degli anni Ottanta, si è illuminata, gradualmente, di una nuova trasparenza
del dire, con un’urgenza di dare voce alla propria interiorità che si depositava sulla
pagina in un verso minimale, ma mai minimalista, e musicalmente attentissimo, quasi
ammantato di silenzio. Sono i versi composti nei due decenni a seguire, davvero
sussurri di chi non grida una propria identità, ma punta su uno stile pacato come
l’unico e forse ultimo modo di comunicare che possa dirsi davvero umano, ridando
senso a quella parola tremenda che è “Io”, dietro la quale si avvertono sia un “Noi”,
sa l’alterità di un “Voi”, che va ricondotto a una paziente condivisione, con
amorevole Cura Il momento centrale dell’evoluzione dello stile di Cappi, attraverso
il cambiamento della forma, avviene nel passaggio dalla raccolta Mapa, del 1980, ,al
testo Per Versioni, pubblicato nel 1984; mentre fino a Mapa, la poetica di Alberto
Cappi è vagamente sperimentale, pur essendo distante da quella del Gruppo ’63, con
Per Versioni, la stessa poetica dell’autore approda a forme già più strutturate, a
poesie, nella maggior parte dei casi brevissime e caratterizzate da venature
filosofiche: è proprio la differenza della disposizione dei versi sulla pagina , il primo
dato che balza agli occhi del lettore delle poesie nelle due fasi della produzione di
Cappi: infatti, prima di Per Versioni, le poesie dell’autore sono costituite da sintagmi
sparsi sul bianco de foglio in modo irregolare; inoltre si tratta di poesie prive di nessi
logici chiari e distinti, anzi tendenti spesso all’alogico. A partire da Per Versioni,
come si accennava, si assiste ad un processo di normalizzazione della forma, che
consiste nell’uscire totalmente dagli sperimentalismi, con una produzione di testi
molto concentrati e anche oscuri nei significati, caratterizzati da allitterazioni e
assonanze frequenti. C’è comunque un denominatore comune che caratterizza i due
momenti del percorso poetico di Cappi: questo punto in comune può essere
individuato nella originalità di uno stile sempre controllatissimo e levigato, del tutto
privo della minima traccia di liricità.
*
Raffaele Piazza

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