martedì 19 novembre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIORGIO MONTANARI

GIORGIO MONTANARI : "NELLA PUREZZA" - Ed.Bertoni - 2019 - pagg.76 - € 12.00
Prefazione ---
Aprirsi alle alterità per poter esprimere la propria interiorità è come immergersi in una scommessa, al di là di un orizzonte multicolore e variegato, che disegni una non essenza e ripeta il falso movimento dell’apparenza per incidere alla fine semplicemente nel senso quotidiano dell’esistere. Il candore diviene allora la comprensione degli accadimenti al di là della piega del velo che appanna le trasparenze ed illude nell’inaccessibile.
In questa pagine il carattere episodico dei testi, realizzati nel verso quasi sempre molto breve e martellante nel ritmo musicale, rivela l’imprevedibilità del dettato poetico in un fraseggio che sfida anche la linearità narrativa per agganciarsi al momento simbolico della metafora o del sussulto esistenziale. La serrata progressione da un lato e la svelta concisione della frase dall’altra mettono in risalto i varchi della figurazione, suggerendo a tratti anche un collage ininterrotto per incastri e stupori che rendono la lirica vibrante, da confrontare e centellinare.
“Il mio corpo/ è una cornice appesa storta,/ una fotografia che, sbiadendo,/ acquista ricordi e nostalgie…” Il poeta spinge la sua mimesi in un processo di disintegrazione corporale intravisto nello sbiadire della fotografia e nello sciogliersi doloroso della memoria. Una memoria che nasce dalla fascinazione delle figure e si sgretola nella illusione della quotidianità.
Forse le verità non possono essere dislocate nell’impulso della domanda, “nel solenne silenzio/ della basilica/ il vuoto mi circonda. / Volgo gli occhi verso l’alto/ e il respiro mi strozza.” fino a quando l’assenza ha un ordine immaginario che al giusto richiamo accenna ad una risposta quasi sempre in ombra.
Allora gli accadimenti hanno la piega del velo e come “la farfalla/ prima attirata dalla/ luce/ ora si agita/ cercando di salvarsi/dalla lampada..” così la parola ha il groviglio della fuga, e come una spugna imbevuta di meraviglia cerca di levigare la roccia della coincidenza. La seduzione delle immagini rompe, nella poesia di Giorgio Montanari, ogni vincolo, perché l’autore riflette sulla sua parola, che insorge ad ogni accenno di immersione, tale è il tempo della vita che è nell’istante, o che era, o che sarà. “Uno, è il cuore che dimora in noi. / Uno, l’astrazione dei numeri primi. / Uno, solitudine non colmata. / Uno, l’anima in ascolto accoglie il mondo. / Uno, sono io. / Ci si evolve, quindi Due.” Il numero DUE ed il numero TRE li troveremo diverse pagine più avanti ad interrompere le pennellate divenute protagoniste della catena poetica.
L’accento filosofico che imbeve molti versi di questa raccolta mostra orizzonti fuori del tempo, ossia nasconde il pericolo di Thanatos, che è sempre in agguato, per toccare le grazie dei ricordi o delle schermaglie adatte al sub conscio, ove le cose non svaniscono, ma ghermiscono lo schermo delle visioni oniriche per i contraccolpi dell’assoluto.
Particolarmente suggestiva al seconda parte: “Lettere dal Paradiso”, ove l’autore si chiede ingenuamente come sarà morire, quando nella tenebra ombre di luce indicheranno la direzione, o quando la musica sarà finita, ma potremmo incontrare di nuovo Tenco, Ciampi, Stratos, Mia Martini ed altri, nel refluire di note indescrivibili. Allora anche i simboli, di ritmi temporali o di figure spaziali, si succedono nelle composizioni, in configurazione di grafie luminescenti o nei richiami che consentono di elevarsi nel magnetismo che suggerisce la fantasia.
Anche la semplice umile materia ha un suo ruolo di mediazione , ed insiste nella immobilizzazione fuori da ogni mito, perché “ la seconda/ pietra, / rivolta al collo, / mi soffoca per/ un istante. / Inondo la terra/ di lacrime.”
Sino all’oblio il poeta attinge dai sorrisi magnifici che si offrono oltre l’asfalto, o insegue la risposta del proprio DNA, o sigilla i segreti per condividere l’essenza delle cose, o interroga il mistero della sfinge la cui chiave sono rebus traducibili e nuovamente compare il numero UNO. La sapienza compositiva dell’autore è plastica, mobile, aderente ad una ricerca che lo pone tra le raffinate scelte del verso, anche se la musicalità si ripete in una coscienza enigmatica, collocandosi tra la tradizione ed il ripensamento di una crisi fluttuante.
Il testo dunque è come l’argilla da plasmare, una gemmazione segnata dalla esperienza, che avvolge, e da una fioritura virtuale che racchiude alterne soste, momenti in cui la sorpresa sorride al mistero, lo sguardo riconosce spaesamenti, l’affermazione dissolve il paradosso in gioco tra la rappresentazione e la metafora.
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ANTONIO SPAGNUOLO

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