giovedì 26 dicembre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE

Francesca Lo Bue – Moiras---Scienze e Lettere – Roma - 2018 – pagg. 143 - € 12,00

Francesca Lo Bue è nata a Lercara Friddi (PA); ha curato diversi studi letterari sia in italiano che in lingua spagnola; ha pubblicato una raccolta di poesie in lingua spagnola, 2009 e il romanzo di viaggio Pedro Marciano, 2009.
Moiras è una raccolta di poesie non scandita in sezioni, completata da un’appendice e presenta la traduzione in spagnolo a fronte. Il testo è preceduto da una premessa in prosa dalla quale emerge una Roma caput mundi, archetipo di ogni luogo e civiltà; in tale scritto la parola Roma si ripete iterativamente in brani staccati tra loro di varia lunghezza.
Il testo presenta una forte icasticità del dettato e la scrittura, fortemente avvertita, è caratterizzata da sospensione e da una frequente punteggiatura che rende i componimenti molto frazionati nella loro unitarietà di senso.
Elemento saliente del testo è un naturalismo, spesso venato da misticismo. La poetica dell’autrice è caratterizzata da accensioni, spegnimenti ed epifanie e si potrebbe definire, in molti casi, della descrizione; è presente una forte densità metaforica e sinestesica, che si coniuga a visionarietà.
Spesso s’incontra una certa cifra anarchica dei versi, congiunta a una vena filosofeggiante e classicheggiante e tutto l’ordine del discorso è pervaso da un senso di mistero.
Il tessuto linguistico è connotato da un forte scarto poetico dalla lingua standard, che si gioca tramite una complessa tastiera analogica.
La natura detta dalla poetessa è animata da una valenza spesso surreale, come per esempio nei versi che leggiamo in Ninfea: - “le lacrime del sole purpureo che sorride” -.
I versi procedono per accumulo e le chiuse sono spesso folgoranti; la forma è intrisa da una vaga bellezza e le poesie sono costituite da frasi brevi staccate tra loro.
Globalmente Moiras potrebbe essere letto come un poemetto per l’unitarietà della materia trattata; sono descritte spesso figure mitologiche come la Sirena nera e si riscontrano sensualità e fisicità nelle immagini.
I componimenti sono concentratissimi e dai versi dell’autrice trapelano stupore e malia e un gusto neobarocco rarefatto nella sua forte dose d’inquietudine.
Il misticismo, sia cristiano, sia naturalistico, sia classicistico, potrebbe essere considerato come il filo rosso che lega i vari componimenti in un interanimarsi di materia e natura e sono frequenti le interrogazioni che la poeta esprime nei suoi versi.
In Il sole e i semi lo stesso sole viene visto come una divinità ed è nominata la morte. Il tono spesso è mitico e c’è una forte densità nella scrittura, che procede in modo scattante e armonico.
Il dettato è caratterizzato da una certa pesantezza, la scrittura è alta e pervasa da venature neo orfiche. Il versificare è composito, variegato e complesso e spesso caratterizzato da un’oscurità che tende all’alogico.
È come se i versi avessero un’arcana provenienza, simili ad una voce proveniente da un’arcana conchiglia e le poesie sono costituite da segmenti giustapposti. Si possono intravedere nella scrittura due livelli nel discorso: il primo accade quando a parlare è l’io-poetante molto autocentrato, il secondo è quello che consiste nella raffigurazione di immagini incantevoli
La natura descritta da Francesca Lo Bue è neoromantica misteriosa ed evocativa. Vari frammenti brevi costituiscono le poesie, suddivisi da una fitta punteggiatura.
In Moiras la poeta compie uno scavo nella sua interiorità nel suo relazionarsi con la realtà ad essa esterna. Ricorre spesso la presenza di un tu al quale l’autrice si rivolge, del quale ogni riferimento resta taciuto e che potrebbe essere l’amato; si tratta di una presenza che resta nel vago.
Nell’appendice ritorna il tema romano della premessa, attraverso delle liriche che dicono la città eterna, che emerge magica ed evocativa e vengono nominate parti importanti della città eterna come il Tevere e Trastevere.
Una poesia fondata su forti sensazioni, quella di Moiras, che si apre alla vita attraverso una nominazione fertile, che si esprime in modo intellettualistico ed originalissimo.
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Raffaele Piazza.

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