venerdì 25 marzo 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


**Antonio Spagnuolo: "Ricami dalle frane" - Ed. Oedipus 2021- pagg.88 - € 12,50
Non sono nuova alla lettura dei versi di Antonio Spagnuolo, avendo già apprezzato alcune delle sue precedenti raccolte che fanno parte con molte altre di una vasta e consolidata produzione poetica. La raccolta RICAMI DALLE FRANE si apre rievocando i baci che Catullo implora da Lesbia nell’ora della passione quando l’invito si fa pressante proprio nella consapevolezza del fatto che non si devono mai sprecare occasioni.
Così in Spagnuolo i vividi ricordi diventano meditazione assorta verso tutto ciò che il trascorrere del tempo comporta tanto da segnare fortemente –con il suo” andare stretto”- lo stesso ritmo dei versi. Si spalancano, a volte improvvise, lievi immagini di giocondità quanto più la riflessione del poeta si fa intensa, ma nulla può l’illusione contro il vano affiorare nei versi di ciò che più non ci appartiene.
“ Il flusso di ogni istante mi avviluppa
nel guizzo delle strane utopie corrotte
e si ripete il segno della inutile armonia
che copre senza tregua i rigurgiti
del passato. “
( “Ripetere”)
La raccolta si dipana perciò tra vivide memorie, ancora intrise di suoni e colori, ma che precipitano inesorabilmente di fronte al gioco crudele che alterna il vagheggiamento dell’amore e della gioventù alle “memorie senza incanti”.
La poesia di Spagnuolo si misura con avversari temibili come il sogno che distorna e annulla le speranze, cosa che comporta una serie di esortazioni a se stesso in un’incalzante sequela di propositi. Riaffiorano così le solitudini, le paure, di fronte all’evento inspiegabile ponendogli interrogativi senza risposta.
Scritta nei drammatici momenti della pandemia, la raccolta pare sottolineare il nesso tra la sofferenza individuale e quella dell’intero pianeta dove la solitudine, la segregazione, il contagio invitano a fare i conti con la perversità del destino. E lo fa con un lessico che incede elegantemente con l’amato endecasillabo. Dopo qualche amara riflessione sul “tanto tempo speso alla poesia” e alle sue discrepanze, Antonio Spagnuolo che tuttavia non vuole abbandonarla, ci conduce pagina dopo pagina alle conclusioni. Ma ci sono conclusioni in questo fluire di versi, in queste riflessioni scandite da una lingua accorta e varia in cui non mancano riferimenti alla sua professione medica dando vigore al verso?
In questi versi in cui si dispiegano immagini di grande seduzione?
Se Spagnuolo parla di abbaglio, di frammenti memoriali ingannevoli perché onirici come visioni lunari, il lettore si chiederà se è solo la poesia a sopravvivere nell’alternanza di vita e di morte. Cosa resta- dice il poeta – della passione, dell’amore?
MARMO
Che resterà della nostra passione
ora che i giorni sono bruciati per sempre,
ora che inseguo i minuti per non cadere
nel nulla?
Eri aurora e vertigine
quando le coltri avvolgevano i miei sogni.
Eri il canto che gioisce fra gli astri
come il candore della luna piena.
La tenera penombra che disvela l’inconscio,
mentre rincorrevo moine.
Ora il marmo ghiacciato respinge il mio sguardo,
fantasma smarrito tra finzioni.
*
CARLA MALERBA

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