Ketti Martino: “Repertorio del perdurare” – Ed. Centroluna – 2024 - pag. 114 - € 16,00
Come sottotitolo leggiamo “ovunque noi siamo” quasi ad avvisare che ci prepariamo ad un viaggio che trasporta il lettore tra le immagini che scaturiscono limpide da ogni possibile imprevisto tentato dalla quotidianità. E sembra che non potremmo nasconderci in alcun luogo per poter evitare le frecce scoccate dall’arco di Eros e dall’arco di Thanatos. Un cammino immersi nel perdurare delle emozioni variegatamente affollate, registrate e annotate nel nostro sub conscio per emergere con prepotenza tra gli strumenti sopraffini della tecnica verbale, seguendo tutte le evoluzioni nel sibilo della luce e nelle segmentazioni della memoria.
Sembra a volte che ai filosofi importi assai più porre dei "problemi", siano pur essi artificiali e illusori, che non risolverli: il che costituisce un aspetto del bisogno disordinato della ricerca per la ricerca, cioè dell'agitazione più vana, nell'ordine mentale non meno che nell'ordine corporeo. Il desiderio di esser originali vale assai più che inventare un errore nuovo nel ripetere una verità già espressa. Questa forma di speculo irriducibile diventa fortunatamente una catena dal doppio avvolgimento, che stringe positivamente e riesce ad evidenziare le ore del destino misurando i lembi della luminescenza.
Anche Ketti Martino naviga con ingegnosità nella penetrazione dei risvegli e si stringe nell’amore con un abbraccio universale.
“Scarlatto il bacio mentre la mano fugge,/ antico il gesto che di amore avvampa./ Nella campagna grigia, nell’orbita del promontorio/ io e te e nessun baratro, nessun combattimento/ che spezzi lo stupore:/ solo l’attimo che ramifica nella carne./ Ricorda questo spazio quando tutte le strade/ avranno limiti e io mi riassumerò nel vuoto/ ricorda:/ costruiremo in sonetti stanze leggiadre.” (nelle note in appendice si precisa che quest’ultimo verso è tratto da “Canzoni e sonetti in Poesie” di John Dunne)-
Anche se la silloge è suddivisa in tre sezioni (Soglia, Inner, Suture) il ritmo incalza con uniforme musicalità e la materia si plasma compatta tra incantamenti e infingimenti, tra il fulmine caduto a pochi metri ed il calore del sole, tra il distacco di un bambino e gli angoli di un’isola d’Africa, tra il passo breve della primavera e la quieta ombra di un cimitero, tra l’aroma del muschio e un varco “come se il nodo che non si scioglie/ fosse un abbozzo di parole impronunciate// come se i versi traboccassero solo di immagini barocche.”
Scrittura dalle cromie primarie, ricamate con la cautela di chi sa giostrare con il verso, particolarmente inclinato nel ricomporre immagini e memorie, e inciso tra l’idea della conoscenza e il gioco della fantasia.
*
ANTONIO SPAGNUOLO
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page