SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO FILIPPETTI
***Antonio Filippetti : “Almanacco del tempo del coronavirus” – Ed. Istituto culturale del mezzogiorno- 2020 – pagg. 80 - € 12,00
Una denuncia o un sussurro, una irritata previsione o un semplice arrangiamento, un diario settimanale o un avvertimento? Sulle orme di Boccaccio, o come sostiene a pagina 11 un ricordo del “Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere” dell’amatissimo Leopardi, Antonio Filippetti ci riferisce i pensieri calibrati e scottanti che lo hanno travolto nei giorni di clausura forzata tra marzo e giugno di quest’anno 2020, per il tragitto di diciannove settimane.
La violenza della pandemia ci ha costretti ad un improvviso ed inaspettato mutamento della nostra intima vita quotidiana, impreparati per una così devastante sciagura, che colpisce il genere umano con la vertigine della nera falce. Impreparati ad affrontare un catastrofico sconvolgimento delle nostre consuetudini immerse nella indipendenza da ogni illusione.
Ma i risvolti sono molteplici, e l’affondare nel cambiamento radicale dalle nostre abitudini di libertà ed impegno ci avvia verso nuove disposizioni di adattamento anche culturale. Vedi la necessità di rimanere assorbiti dal vuoto che la solitudine accende e cercare di sopperire con stratagemmi casalinghi, tra divano, scrivania, televisione, computer.
“La nuova opportunità del mezzo, infatti, che garantisce a tutti la possibilità di esprimere le proprie idee e convinzioni – scrive Flippetti – è stata associata a una forma di vidimazione di verità assicurata dalla stessa universalità del sistema mediatico.” Purtroppo il virus ha messo in ginocchio ogni prestigio, e poco hanno potuto con lo strapotere tecnologico oggi a nostra disposizione le classi dirigenti, messe alla prova in ogni angolo del mondo.
Nell’arco temporale che ha segnato questo avvenimento non esiste scrittura che continui a limare, a distinguere quel che significa accettare, sebbene parzialmente, un percorso obbligato diverso dal proprio bagaglio vitale.
Il problema fondamentale – conclude Filippetti – è la consapevolezza della precarietà esistenziale, vale a dire la presa di coscienza della piccolezza di ognuno, mettendo al bando presunzioni e illusioni incoerenti quando non del tutto stupide: “caggiono i regni intanto,/ passan genti e linguaggi,/ ella nol vede./ E l’uom d’eternità s’arroga il vanto” (Leopardi).
Scrittura rapida e succulenta, con la quale si arricchiscono le sezioni del volume, capace di rappresentare scorci della realtà con evidenza plastica e ispiratrice.
*
ANTONIO SPAGNUOLO
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page