SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLA MALERBA
**CARLA MALERBA: "LA MILIONESIMA NOTTE" - FARA EDITORE, 2023
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“…Sul cuore ho tracce/di millenni di tenerezze…”
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Dopo “Poesie future” torna ancora la poetessa CARLA MALERBA con la sua parola lieve e i suoi versi raffinati e malinconici che vanno a comporre la nuova silloge intitolata LA MILIONESIMA NOTTE. Titolo suggestivo nella sua iperbole, a suggerirci in metafora - lo intuiamo già dalle prime poesie - che sono espressioni poetiche sgorgatele dal cuore durante il lungo periodo della pandemia, dal quale per fortuna dopo lunghi patimenti stiamo uscendo.
Leggendo, vengono in mente i versi di Quasimodo “…Ancora un anno è bruciato, senza un lamento, senza un grido levato a vincere d’improvviso un giorno”---1) , con i quali il poeta esprime la monotonia dei giorni vuoti e il senso di tristezza che ne deriva per il tempo sprecato mentre passa inesorabilmente. Così Carla. Anche lei è in attesa di un grido che scuota il tempo inerte, di un cambiamento repentino, di una fine e un nuovo inizio, per poter “ dispiegare le note della gioia”, come afferma nell’exergo o come chiede con forza in “L’attesa…
“…che passi, che torni la notte a vociare richiami, che rombi di motociclette
disturbino il sonno
piuttosto che il sonno ci annulli il domani.”
Mi piace immaginare queste sue poesie come la spuma luminosa prodotta dall’ondeggiare della anima nell’oscurità di lunghe notti di veglia solitaria. Notti (e giorni) di attesa incerta di poter riprendere a vivere normalmente; notti insonni dentro i confini abbastanza sicuri della casa dove però si sta stretti, come stretti nei vasi sono i fiori in veranda; notti di lucine azzurre del modem che in un accenno di presenza /assenza confortano la veglia pensierosa; notti angosciose di rare finestre accese in abitazioni, dentro le quali si stanno consumando eventi drammatici tanto che il vivere e il morire sembrano estratti da una lotteria
“ ….Da quella finestra che rimane accesa fino a che la sirena si allontana
solo parole e pianto a sostituire ogni amoroso slancio
come fosse la regola l’antidoto trovato l’accettare. “
Notti e giorni di forzato isolamento durante i quali, e forse grazie ad esso, la poesia accade, perché come dice Milo de Angelis: “L’isolamento è fondamentale per la Poesia. … scendiamo in fondo a noi stessi e raggiungiamo un luogo interiore dove quello che ci minaccia e che ci circonda non conta più nulla…” --2)
E così nella notte, nell’attesa, nell’incerto, d’improvviso si produce uno squarcio nel presente e da quel “luogo interiore” vividi emergono i ricordi del bel tempo passato, regalando al lettore perle di poesia come queste che mi piace trascrivere per intero.
Di quelle estati non ricordo che sandali portavo ma solo il fruscio degli eucalipti e quei balli campagnoli. L’odore del mare e il suo parlare e noi per ore a districare matasse di pensieri. La notte era flusso di maree si consumava l’amore fino all’alba le barche parevano smarrite in alto mare.
Come nel quadro di Boccioni
pieno di squarci di colore la folla si muoveva in diagonali rapide
sui marciapiedi sull’asfalto della strada fino ai gradini d’accesso di Villa Bellini. Di notte tra luci e caseggiati dalla fama oscura
per consumate storie d’amore e morte
ci avvolgeva la nostra gioventù
in turbini di vita onde magnetiche flussi di energia.
Era il 1968.
Nel presente, invece, anche l’amore si è fatto cauto, non c’è più la spontaneità della giovinezza e una vita tutta da inventare, ora c’è la stanchezza e forse il disincanto, tuttavia nell’intimo di Carla è chiara la consapevolezza di sé e della sua capacità, tutta femminile, di amare
Sul cuore ho tracce di millenni di tenerezze madre compagna sorella sposa respiro parole che sanno di levante e di ponente
e di lidi da dove si dipartono
strade verso il deserto.
Qui non odo fragori di guerra.
Una donna ama e accudisce, una donna genera e persegue la pace, una donna scrive poesia al femminile. Ed è una poesia squisitamente femminile la sua, che mi ricorda la voce di Antonia Pozzi; una poesia che non si impone, ma si propone; che ti entra lentamente e lentamente si lascia assaporare nei condivisibili assunti e nelle scelte parole. La poetessa ci immerge nel suo “patire le cose” che è amore-dolore per la vita e con levità ci trasmette un senso di dolorosità esistenziale che trasferisce anche alla natura con versi di rara bellezza
“…l’ombra percorre i fossati/scivola lungo gli argini…”
“…sembra caduto il cielo su di noi/di valli d’ombra si è coperto il sole…gli astri disseminati per misteriose strade…”
“…come accade nei boschi quando la nebbia invischia i tronchi e li confonde…”
“…Quando equinozio sbalestra/Nel vento le marine…”
“…al raggio di sole che s’infiltra tra i rami e crea sospese cattedrali di luce”
E’ un vagare poetico quello di Carla Malerba, sussurrando a se stessa, tra presente e passato, luoghi e persone care, ville abbandonate dove si è consumato un amore e voci poetiche risonanti, consapevole che ciò che dà senso alla sua vita è soprattutto la Poesia, che le sgorga dall’intimo e la permea di emozioni buone.
…Al buio scrivo parole che la mente illumina e guida la mano il pensiero del nulla che siamo.
La poesia non salverà il mondo, ma sicuramente giova ai singoli individui che la “fanno” e la donano come a coloro che la ricevono, in un interscambio di pensieri e sentimenti che ci fa sentire in sintonia tra noi e in pace con il mondo. Perciò grazie a Carla per la delicatezza e la sapienza con le quali ha tessuto i suoi versi, donandomi/ci verità e bellezza.
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1 Da Salvatore Quasimodo, Già la pioggia è con noi
2 Dall’intervista a Milo de Angelis di Antonio Gnoli. La repubblica- Robinson, sabato 3 giugno
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FRANCA CANAPINI
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