giovedì 1 giugno 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo : "Riflessi e velature" - Ed. La valle del tempo - 2023 - pag.76 - € 10,00
Dietro la forza di gravitazione che trascina indifferentemente tutti l’uno verso l’altro e forma dell’universo un solo grande corpo, vi è la forza del tempo e con esso il ricordo, l’istante e l’ignoto. Essi divengono grandi parti del corpo universale ognuno in gradi diversi accessibili e penetrabili gli uni agli altri. Il nostro poeta si nutre del ricordo che si fa nuovo all’istante e riempie la sua esistenza di una forza unificatrice che si relaziona col tutto, anche con la fine. Una maturità illuminata gravita col suo calore in tutta l’opera e riporta le materie eterogenee del sentire, la nostalgia, il limite, il dubbio, i cicli, i vortici della diminuzione in una relazione antropologica col cosmo che trova il suo senso e la sua ragione. É questo senso la forza nascosta, la tensione aurorale che abbraccia l’essere e risolve la contraddizione. Il ricordo e la punta nostalgica che lo stringe, rivelano la realtà dell’oggi che si pone come visione illuminata.
Sono le lacrime luminose del limite, dell’incompiuto la promessa per una visione d’insieme della realtà che non riferisce un’intenzione ideale ma l’intuizione latente della parola di ricondurre ogni volta al senso, alla sorpresa, al« veleno», all’«attesa», al «sogno» della vita, alla bellezza che sono dietro la qualità originaria di ogni cosa. Ma è la speranza a vincere il morso dell’attesa, e il desiderio che è la possibilità di rendere visibile l’infinito che abbiamo dentro.
La isolata e irragionevole esistenza degli esseri è solamente una loro falsa condizione che si fa pienezza quando il poeta recupera il ricordo: «ricomporre le tue membra/per amare ancora una volta/la carne che avvampa nel sublime./Inquieto e solo in attesa dell’impossibile.».
Se il ricordo è un po’ la visione dell’insieme, la parola è l’arte incarnatoria del vissuto. Le è consentita l’inquietudine di vedere il nero poiché essa stessa ha una sua luce per vederlo. È la tensione verso il possibile che si fa posterità, rinnovamento di ogni fine: «Ogni segno grida lontananze/in pause che ripetono scommesse.». Ogni veleno, ogni gioia e ogni sogno scrive le risonanze del Dio: «Tu dormi dimentica delle cicatrici/che questo dio esplode senza tregua/e risuona nel rantolo che alita/indulgente presenza.». E «Anche se l’occhio non mente al ricordo», e la forza fatale sembra occultare ogni cosa, vi è sempre «il dono inatteso nella stanza che imbruna». Si ripetono le illusioni e torna la gioia primigenia ad abbracciare la natura umana, a scortarla verso il limite: «Il tuo sorriso è soffice richiamo».
Il poeta ben conosce la sua realtà ma il tutto mescolato al ricordo agisce come forza esterna che provoca un movimento interiore capace di dare forza nuova all’istante, e la parola si fa quieto disincanto: «e cercare memoria di tremori./Zufolare sussurri tra le labbra/ormai per me ritagli di abbandoni.».
La parola cresce visionaria a cospetto dell’arte pittorica e cura nel mentre riferisce la bellezza dei tratti e dei colori. Quasi una preghiera dilatata ai confini del possibile e la passione del possibile prende forma con gli occhi ardenti dell’intuizione e dell’immaginazione. Essa prende corpo nelle rêverie e non lascia fuggire lo stupore. Dunque la buona disposizione crea la relazione con le cose. Qui la speranza nella sua trascendenza è per la meraviglia e la paura del limite non riesce a soffocarla.
Il poeta ausculta le risonanze silenziose della vita e mantiene viva la scintilla, lo slancio come atteggiamento interiore. Del resto ogni speranza è memoria del futuro, sorgente di tutte le immagini possibili. Alcune balzano all’istante, altre si nascondono per riaffiorare in emozioni nuove e in percorsi futuri, in attesa degli occhi dell’anima.
In questa opera la radice del senso è la parola che ritrae i tre tempi e li modifica, li unisce nella dimensione dell’io e si intrecciano nei modi in cui il poeta spera.
L’attesa e la speranza sono il dialogo con il tempo e, direi, comunione col tutto.
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ROSSELLA FROLLA'

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