SEGNALAZIONE VOLUMI = FABRIZIO BREGOLI
*****************************
Fabrizio Bregoli: “Referti” - Società Editrice Fiorentina – 2025 – pag. 128 - € 16,00
Lavorare sulla parola, per la parola, con la parola è paragonabile alle fatiche di un fabbro che cerca di cesellare profili esemplari maneggiando con estrema competenza il ferro rovente. Un immergersi quotidianamente tra le onde che il simbolo nasconde in lontananza o manifesta in chiaroscuro come principio dello spazio aperto. Il connubio allora tra memoria e mistero, tra lampeggi e imprevisti, si lega inesorabilmente all’episodio che incide nel quotidiano.
Con il simbolo che ferma il titolo della silloge “Referti” ritornano alla mia memoria le esperienze di vecchio medico, che per conto del tribunale stilava, a conclusione di perizie, qualche “referto”, il quale è in effetti una relazione scritta rilasciata da un consulente (o professionista sanitario) atta a descrivere l'esito di un esame, oppure, in ambito giuridico, è la comunicazione obbligatoria di un reato all'autorità giudiziaria. Un sostantivo che chiarisce immediatamente che ci troviamo anche in queste pagine nelle onde dell’indagine, una poesia di ricerca continua, pur accostandosi spesso ad un linguaggio scientifico e tecnologico, un’essenza primaria capace di ricercare la “verità”.
“E tutto che sfa, sfarfalla o farfuglia
s’attorce s’attanaglia s’ingarbuglia.
Quando un accento nitido
un asserire secco, senza chiasmo
quando un petrarchismo?”
La schietta richiesta che sboccia nella riattivazione del partecipare, e nel contempo si affida assolutamente al semplice rinnovamento del linguaggio, che semmai è una conseguenza alla frammentazione del globo terrestre in microelementi proliferanti, interpretati da micro pensieri immediati, destinati a corroborare le necessità della nostra contemporaneità.
E nel mistero un difendersi dalla corrosione:
“Dicevo: abiurare. Come dire acqua
pane. Non è questione
di scienza né di fede, ma di togliere
l’uomo dall’imbarazzo
dalla troppa solitudine Dio.”
Mario Fresa, che dirige con accortezza la collana, scrive in postfazione: “Vi è una dolorosa precisione scientifica nella lingua di Bregoli.
Questo aspetto ci spinge a intendere la Parola non solo come indagine oltre la quale non è possibile nessun’altra indagine (quindi, come sommo segnale della fine di ogni rapporto, di ogni dualità), ma soprattutto come riflessione della lingua sulla lingua.
Si tratta di una meditazione che mostra il senso più acuto di quella forma di resistenza e di difesa che noi chiamiamo Arte: la prospettiva della comunicazione poetica precede e supera, confutandolo, il linguaggio stesso delle lingue.”
Tra un sobbalzo di emozioni ed un sussurro di incisioni la scrittura offre variegate soluzioni capaci di volare alto, alla luce delle interpretazioni che cercano di rivelare la realtà contraddittoria della quale siamo costituiti ed il mondo vertiginoso della relatività che svela il volto dei momenti più fascinosi della storia personale. Nell’incontro circospetto con i numeri Bregoli cerca di dare voce agli ultimi, così come converrebbe fare nei dettami cristiani, e li evoca cullandoli mollemente.
“E non chiedere ragione a noi, numeri
primi. Siamo soltanto una biologia
minore, un rettilario inanimato
disumano. Scotomi,
chiazze squamose tra ℝeali: : nel loro
campo completo, archimedeo
noi intrusi e nobili, la stessa grazia
spietata di un fiore. Questo in fondo siamo:
soltanto il nostro accadere,
la presunzione indebita di esistere”.
Si susseguono pagine che sembrano robusti e policromatici manuali per addetti ai lavori, nello scintillio di mille idee adatte alla comunicazione. Il poeta ha ben compreso dove si nasconde la perenne verità e cerca di indicare gli accorgimenti idonei a manifestarla.
*
ANTONIO SPAGNUOLO



0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page