ELENA SCHWARZ
Non è un caso che un volume di Elena Schwarz - EDITO DA FERMENTI - esca proprio nel 2018: si vuole infatti ricordare questa poetessa russa
nel settantesimo anno dalla sua nascita (1948-2018).
Il nome di Elena Schwarz è ben noto agli slavisti italiani,ma è giusto che varchi i confini del mondo accademico. Questo
lavoro si rivolge appunto ai lettori italiani, che amano la poesia,perché possano avere sempre più occasioni di leggere i testi di
una poetessa forte e vivace.
Ho cominciato a tradurre Elena Schwarz nel 2003, mentre lavoravo alla raccolta "La nuova poesia russa" (Milano), una
delle prime antologie di poeti russi contemporanei, uscite in Italia. Ho curato alcuni volumi di Elena Schwarz: San
Pietroburgo e l'oscurità soave (Venezia 2005), Gli omuncoli e altre storie (Sesto San Giovanni 2011, prosa), Così vivevano i
poeti (Pesaro 2013), Le opere di Arno Zart (Pesaro 2014).
L'intenzione è proseguire il mio lavoro di traduzione per presentare appieno questa poetessa, la cui carriera letteraria si è
protratta per quasi cinque decenni.
In un testo autobiografico Elena Schwarz si è definita “figlia dell'amore”: i genitori ebbero una
relazione breve e impetuosa. Il padre, Andrej Džedžula, professore universitario a Kiev, è sempre
stato lontano; la futura poetessa ha vissuto con la madre, Dina Schwarz, direttrice letteraria del
Grande Teatro Drammatico di Leningrado: è quindi cresciuta nell’ambiente teatrale. Ha seguito la
madre nelle varie tournée nell'URSS.
Ha studiato alla Facoltà di Lettere dell'Ateneo leningradese, ma ha interrotto dopo pochi mesi.
Nel 1971 si è laureata presso l’Istituto di Teatro, Musica e Cinematografia. Conoscendo le lingue
europee, ha tradotto opere letterarie per gli editori sovietici e poi russi.
Negli anni Settanta ha frequentato gli ambienti letterari clandestini, dove i suoi versi circolavano
in versione ciclostilata. I poeti underground si esibivano in letture fondamentalmente domestiche.
Era la “seconda cultura” leningradese con la sua intensa vita intellettuale a metà con le follie
provocate dai fumi dell'alcol. Tra i poeti dell'underground a lei più vicini: Viktor Krivulin, Sergej
Stratanovskij, Jurij Kublanovskij, Dmitrij Bobyšev, Michail Schwarzman.
Con l'avvento della perestrojka gorbačëviana ha potuto pubblicare anche in patria: sulle
principali riviste letterarie e in edizioni a sé stanti. La raccolta più completa, uscita in Russia, è
Sočinenija [Opere] (2002-13, in 5 volumi).
In un testo autobiografico la poetessa ha scritto: “Tra tutte le persone, più di tutti mi
entusiasmano: Mosè, Giobbe, Francesco d’Assisi. Colui che preferì celarsi dietro lo pseudonimo di
Shakespeare, la Cvetaeva, Alessandro il Macedone, K. G. Jung e Andrej Belyj. E Pitagora. E prima
anche – Chlebnikov e Mejerchol’d, Van Gogh. E ancora prima – Savonarola”.
La poetessa ha scritto di avere il sangue “giudaico, slavo, tartaro e zigano” (“Rozze correnti di
sangue barbaro:/Nel mio corpo...”) Appartiene alla tradizione cristiana, che rielabora in maniera
barocca. È una produzione poetica colma di misticismo, al di fuori di schemi e abitudini. Sono testi
che evitano oscenità, come pure i temi di attualità e di politica.
Elena Schwarz si è occupata a lungo di alchimia. Alla base de Le opere di Arno Zart c'è proprio
l’alchimia, in particolare quella del taoismo. La poetessa subordina questa disciplina a un processo
unico: la creazione del poeta. Come il metallo non nobile si tramuta in oro, così a livello umano il
verme diviene creatore, il corpo diviene spirito, la morte vita. Ella ha scritto: “L’alchimia nella
poesia non è solo un Opus magnum, non solo la creazione della pietra filosofale, non solo la
trasfigurazione dell’anima mediante la materia linguistica. È il principale compito spirituale, ma ci
1 Elena Schwarz, Nel cristallo della stella Mizar, a cura di P. Galvagni, 2018, Fermenti Editrice.
sono molti segreti tecnici che si conoscono con gli anni, per i quali le dita diventano gialle per gli
acidi che disgregano i significati e le radici delle parole. L’essenza di un poeta si può comprendere
attraverso la materia dei suoni che rimangono dopo l’evaporazione di tutto il superfluo”.
Elena Schwarz è certamente uno degli autori più celebri dell’underground leningradese e quindi
della scena letteraria russa. I numerosi estimatori hanno creato una sorta di mitologia, inserendo la
poetessa in una nuova “torre d’avorio”. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti letterari, tra cui il
prestigioso premio Andrej Belyj (uno dei più autorevoli e longevi riconoscimenti letterari in Russia,
istituito nel 1978 e tuttora esistente), “Severnaja Pal’mira” (1999) “Triumf” (2003), “Znamja”
(2006).
La sua fama crescente l'ha resa celebre anche all'estero: è stata invitata a numerosi festival di
poesia in Europa e in America. Le sue poesie sono state tradotte in 17 lingue, tra cui il giapponese e
l’ebraico. Tra i volumi pubblicati in Europa: Paradise: selected poems (Newcastle upon Tyne 1993),
Das Blumentier, Gedichte (Düsseldorf 1999), La vierge chevauchant Venise et moi sur son épaule:
poèmes (Évian, Alidades 2003).
Elena Schwarz aveva un carattere particolare, iroso e battagliero. “Io sono una persona
complessa. Il subcosciente in me è come in una persona della società tribale, la coscienza –
medievale, e l’occhio – barocco.” Negli ultimi anni era vulnerabile, goffa. Era comunque una
persona immersa nel lavoro interiore mai interrotto. Come traduttore mi sono incontrato spesso con
lei, durante i miei soggiorni pietroburghesi. Abitava nel centro di San Pietroburgo insieme al suo
“hoka”, il minuscolo cagnolino giapponese di razza chin, in un appartamento dove regnavano le
icone antiche, i CD di musica lirica, tantissimi volumi.
È comparsa nel 2010 per una grave malattia (“Quando sarò morta,/ Volerò al nucleo della terra –
/Come una farfalla/ Su una candela). È sepolta nel cimitero Volkovskoe di San Pietroburgo, accanto
alla madre. Attualmente il critico pietroburghese Kirill Kozyrev si occupa di mantener viva la
memoria della poetessa, conservandone l'archivio (lettere, manoscritti, fotografie, etc.). È prevista
la creazione di un sito dedicato alla vita e all'opera della Schwarz.
La scomparsa della Schwarz per la poesia russa può esser paragonata solo alla morte di Brodskij
nel 1996.
Elena Schwarz ha scritto:“La poesia russa è del tutto incomprensibile al mondo, assolutamente
esoterica per esso. Ha accolto come affini quasi tutti i grandi poeti del mondo, ma, pur avendo
assorbito tutto questo e pur avendo generato qualcosa di teoricamente nuovo e significativo in un
senso spirituale e puramente poetico, è rimasta sconosciuta per le altre lingue. Se un giorno sarà
inventato, diciamo, un elmo magico, indossando il quale un francese o un inglese potrà
comprendere una lingua estranea (il russo) come propria, allora, forse, tra molti secoli essa
diventerà per la cultura mondiale come quella antica, e Mandel’štam sarà come Orazio, e anche io,
peccatrice, sarò qualcosa.”
Questa sua aspirazione a esser conosciuta e letta mi ha spinto in questi anni a tradurre e
pubblicare i suoi testi.
Nel 2001 la poetessa ha ricevuto dal Fondo Brodskij un “grant”, grazie al quale ha potuto
soggiornare in Italia (Roma, Villa Medici). A Bologna è stata profondamente colpita dalla pietà di
Nicolò dell’Arca nella chiesa di Santa Maria della Vita: “Lì una Maria calva, / ulula a squarciagola /
lacerando la bocca” (ciclo “Versi italiani”). Nel 2004 l'editore Nicola Crocetti l'ha invitata a
Perugia, a un festival di poesia. Il professor Stefano Garzonio, slavista dell'Università di Pisa, l'ha
invitata a Firenze al seminario “Dante nella poesia contemporanea” (Palazzo Vecchio – Gabinetto
Vieusseux).
Tra i poeti italiani, Paolo Ruffilli ha avuto a che fare con Elena Schwarz: ha pubblicato il
volume San Pietroburgo e l’oscurità soave presso le Edizioni del Leone, l'ha invitata a Fermo nel
2005, dove è stata premiata all'“Europe Festival”. Anche Serse Cardellini, poeta ed editore
marchigiano, ha molto apprezzato questa voce potente, pubblicandone due volumi. Davide
Rondoni, poeta e direttore del Centro di poesia contemporanea (UniBo), ha dialogato con lei in
occasione dell'“Amo Bologna festival”: abbiamo passeggiato con la poetessa a Bologna, sostando
nel giardino di via Broccaindosso, dov'era il melograno del Carducci.
Nel 2010, l'anno della morte della poetessa, due riviste italiane, “Poesia” e “L'Immaginazione”,
l'hanno ricordata, pubblicando nuove traduzioni.
Nell'ultimo periodo stava preparando per l'editore pietroburghese “Vita Nova” una corposa
biografia di Gabriele D'Annunzio, poeta che apprezzava e leggeva nell'originale italiano. Nel
marzo 2009 le ho portato dall’Italia alcuni libri sul “vate”, tra cui l'opera di Giordano Bruno Guerri,
che lei avrebbe letteralmente divorato. Nel 2010 è uscito postumo il volume Krylatyj ciklop [Il
ciclope alato] (più di 500 pagine).
Si può prevedere la presentazione di questo volume nei Laboratori di Poesia, tenuti a Roma da
Giorgio Linguaglossa, che ha già manifestato interesse per la poetessa. Anche l'Associazione “Italia
Russia” di Milano e il Centro di Poesia Contemporanea a Bologna possono essere contattati per
un'eventuale presentazione della Schwarz.
A San Pietroburgo nel corso del 2018 si prevedono varie iniziative (letture, incontri,
conferenze), in occasione dei settant'anni dalla nascita di Elena Schwarz. Inoltre il volume ora in
corso di pubblicazione presso Fermenti editrice, verrà conservato nell'archivio tenuto da Kirill
Kozyrev.
Paolo Galvagni