mercoledì 5 giugno 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLO DI LIETO


**Carlo Di Lieto : “Pirandello segreto” – Ed. Marsilio 2024 – pag. 440 – s.i.p.
Lavoro incommensurabile questo di Carlo Di Lieto, che ha dato così la stura al suo ricchissimo bagaglio culturale, agile fremito di studi ed approfondimenti letterari di notevole interesse, capace di indagare aleggiando sempre fra i dettami della psicoanalisi, che gli è cara per ogni impegno di ricerca.
Le teorie della relatività, della comunicazione e della informazione, specialmente tra le vertigini poco controllate della rete internet, la fisica atomica, l’astrofisica, la magica rapidità e complessità operativa dei calcolatori elettronici, le esplorazioni spaziali, la diversa percezione dell’ignoto ed infine la presenza della intelligenza artificiale hanno messo in crisi tutti i soggetti dal raziocinio acceso, e gli umanisti in particolare.
Immergersi allora in un’atmosfera classicheggiante, con il richiamo ad un personaggio che ha vissuto tra le aureole dorate delle arti e le trafitture di una persistente sofferenza caratteriale, e riaccendere l’atmosfera tradizionale del focolare intimo, diviene un particolarmente vivo contatto con la sperimentazione letteraria e con l’indagine minuziosa di un vissuto. L’indagine è in effetti un punto di scandaglio per una eccezionale e corposa verifica su Pirandello segreto. Un Pirandello intimamente esplorato, con tutti i crismi di un vero e proprio interrogatorio psicoanalitico, una indagine per le particolari passioni che il drammaturgo e scrittore aveva per la pittura e la musica, oltre che per il famoso teatro. Egli ha vissuto continuamente sdoppiato in un oscuro suo io diviso che lo ha inseguito per anni sino alla fine.
Di Lieto ricama attorno a questa realtà umana per comprendere la profonda sfera che ha segnato i due piani paralleli dell’individuo, quello della vita cosciente e quello della misteriosa realtà inconscia, matrici di ripetuti turbamenti, molto spesso quotidiani.
La corposa scrittura trascina pagina dopo pagina in un variopinto carosello di materiale pregiato; e la capacità di saper “raccontare” elementi scientifici tratti da preziosa miniera sta proprio nel valore intrinseco che Carlo Di Lieto inserisce nell’incandescente ed indistinto alternarsi di emozioni personali e combinazioni inaspettate annotate in tempi diversi. Il volto degli eventi e delle cose, del familiare e del sociale, alimenta la configurazione storica di Pirandello, che potrebbe anche diventare messaggio di esistenza in modulazioni costanti, superando nel tessuto dell’immaginario la ricorrente multi dimensione, orientando un ordine consolidato della coscienza nel lucido affanno del poeta.
“Letteratura e psicoanalisi” è il primo capitolo del corposo volume partendo da una incisiva dichiarazione per l’ermeneutica psicoanalitica freudiana, che ha conosciuto varie ondulazioni tra le opere letterarie del momento, e definendo proprio l’approccio scientifico al mistero della creatività, dell’arte in genere e della letteratura.
Il cangiamento degli stati psicologici è a fondamento della personalità nel suo divenire e rivela creazioni, sia alla luce della fantasia che all’esperienza del precedente vissuto, definendo gradini di una scalinata che coinvolge la creatura.
Pirandello oltre alla pittura amava anche la musica e troviamo nei capitoli successivi le varie manifestazioni di queste passioni, anche se possiamo spulciare dal ricco epistolario che ha lasciato in eredità, affascinato come fu da musicisti storicizzati, e dalle Jazz band di Harlem. Nel flusso delle immagini la musica diventa il concentrato delle sensazioni, e la sedimentazione delle tracce mnestiche, delimitando l’area inconscia in un perimetro sommerso. Tutto sfugge al controllo della coscienza, in un inconscio pervasivo, cognitivo, e che è, invece, l’esito finale dell’evoluzione della mente, nel segno dell’altrove infinito della musica.
Il racconto continua luminoso, dall’ Io diviso nei sei personaggi in cerca d’autore, con l’incombere di ombre/figure e di fantasmi senza volto, in un’aura perturbante ed ossessiva, e nel roteare involontario della onnipotenza del pensiero, allo scenario del ripiegamento dell’io alimentato dal germe della visionarietà. L’ossessione paranoica è frequente nell’agrigentino ed una sorta di confessione scritta diventa una genuina ed innocente terapia quale benefico risarcimento alle lacerazioni di identità.
Molti i punti di confluenza nel tracciato, come si evince nel capitolo “Binet, Seailles e l’estetica pirandelliana”, nel quale risulta chiaro che uscire dal personaggio è sempre un’impresa perigliosa tra la rappresentazione del mondo esteriore continuamente infinita e varia e la incombente illusione o finzione delle immagini nel segno del sentimento estetico.
Quasi distinto in allegato “I taccuini segreti di Pirandello”, variegato panorama tra l’idea astratta dell’artista ed i sentimenti che si impadroniscono della personale ombra corporale. Scrivere un diario come cronaca sull’io è, letteralmente, storiografare se stessi mentre si procede nella scrittura. Scrivere è osservare funzione, il voler dare ad intendere che chi scrive è l’osservatore che osserva la scena, mentre invece è un intruso, un ospite nel teatro dell’esistenza, un ospite che fa parte dell’esistenza che scorre ma che non può vedere dall’esterno come il teatro vorrebbe dare ad intendere. E l’io si scopre privo di una platea, deiettato nel linguaggio. E Pirandello era dentro la pagina, nel pieno del quotidiano corrodersi, al di là di finzioni e tentennamenti.
“Taccuino di Coazze”, “Taccuino di Bonn” e “Taccuino di Harvard”, si collocano in un periodo di transizione per muoversi nel potere della fantasia, per quella “officina” che consente di vedere la realtà in modo inequivocabile e logico.
Carlo Di Lieto ci fornisce una compiuta meditazione, che concentra la sua profonda inchiesta in un mito nella variabilità epocale, e nell’impegno di ricerca per il patrimonio dorato del diadema di sentimenti avvinghiati ad uomo particolare.
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ANTONIO SPAGNUOLO

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