martedì 10 gennaio 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE


**Francesca Lo Bue: "Corona di rose" ---
Nel libro Albero di alfabeti, che presenta poesie alternativamente ispirate alle lettere dell’alfabeto spagnolo e italiano, si cita per la lettera R, la rosa, in associazione con il Nome, parola chiave dell’immaginario poetico di Lo Bue. Il nome è paragonato a un talismano, a una rosa enigmatica di spine. L’essenza dunque sta nel nome, nella veste esteriore che si dà alle cose, senza la quale esse sarebbero non conoscibili. Significativo che lo si dica ricordando la rosa. Già Shakespeare, in Romeo e Giulietta, pensando al significato filosofico del nome richiama le rose: Cosa vi è in un nome? Quella che chiamiamo rosa non cesserebbe d'avere il suo profumo dolce se la chiamassimo con altro nome. Ciò non stupisce, se pensiamo che la rosa è da sempre considerata portatrice di un forte simbolismo mistico, il cuore e l’essenza di ciò che solo pochi possono avvicinarsi a conoscere, gli scrittori illuminati, gli scardinatori di senso, i decifratori.
In tal modo questa nostra Corona poetica di rose ci rimanda a una ricca galleria di immagini poetiche che, nei tempi, hanno come filo rosso la rosa e la sua simbologia.
Nella più antica poesia siciliana, il misterioso Cielo d’Alcamo compone un Contrasto tra un giullare e una donna riottosa, comicamente chiamata Rosa fresca aulentissima. In termini più sublimi, Dante renderà la rosa mistica sede plastica dei beati del Paradiso descrivendo la Candida Rosa dell’Empireo.
La rosa è forse la prima parola che si impara del latino. Ce lo ricordano Marino Moretti con: "Rosa della grammatica latina/che forse odori ancor nel mio pensiero/tu sei come l’immagine del vero/alterata dal vetro che s’incrina./Fosti la prima tu che al mio furtivo/tempo insegnasti la tua lingua morta/e mi fioristi gracile e contorta/per un dativo od un accusativo."
E Jacques Brel, che dedica una canzone a una Rosa, declinandola in tutti i casi. Nella letteratura latina, da Floro ai poeti dell’Anthologia latina, la rosa è una presenza costante, spesso associata a Venere e ricordata nella sua dimensione di caducità, nella dimensione del cogli l’attimo. Nelle Metamorfosi di Apuleio il protagonista Lucio riprende la forma umana, dopo essere sprofondato nella natura asinina per le sue colpe, mangiando dei petali di rose dalle mani di un sacerdote di Iside. Qui è condensato il valore mistico di questo fiore: dall'abbrutimento all’elevazione, la raffinazione spirituale come espiazione e iniziazione. Tra tenuità, sensualità e misticismo il fiore arriva agli ingegni concettosi di Marino che nell’Adone inserisce un elogio della rosa, pronunciato proprio da Venere. L’episodio è eziologico, rievoca la nascita delle rose rosse: le rose, solo bianche, pungono Venere e si macchiano per sempre del suo sangue, prima che lei veda il giovane Adone addormentato e se ne innamori.
Rosa, riso d'Amor, del Ciel fattura,/rosa del sangue mio fatta vermiglia,/pregio del mondo e fregio di natura,/della Terra e del Sol vergine figlia,/d'ogni ninfa e pastor delizia e cura,/onor dell'odorifera famiglia;/tu tien d'ogni beltà le palme prime,/sopra il vulgo de' fior/donna sublime./[...]/Porpora de' giardin, pompa de' prati,/gemma di primavera, occhio d'aprile,/di te le grazie e gli amoretti alati/son ghirlanda a la chioma, al sen monile./Tu qualor torna agli alimenti usati/ape leggiadra, o zeffiro gentile,/dài lor da bere in tazza di rubini/rugiadosi licori e cristallini./[...]/..tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora/la favorita mia,/la mia diletta./[...]
Alcuni anni prima, continuando la tradizione dell’invito oraziano a cogliere la giovinezza, associato alla rosa, Pierre de Ronsard scrive A Cassandra…: definisce la natura matrigna perché concede a questo splendido fiore di durare solo un giorno, da cui l’invito a non far appassire la beltà. Si ricordi, poi, che proprio al poeta francese della Pléiade è dedicata una tipologia di rose, le rampicanti Pierre de Ronsard. Terminiamo con Fernando Pessoa, che scrive di voler finire tra le rose, amore della sua infanzia; lascia da parte i crisantemi, sfogliati a freddo. Chiude dunque un cerchio, di morte e rinascita, segnando l’esplosione vitale del magico e divino fiore, che ha acquistato i propri colori pungendo Venere, l’istinto stesso alla vita.
*
Rosa Rempiccia
**
La rosa scarlatta
Il sangue s’inginocchia alla forza della carne,
al perdono dei costumi della vita,
al mistero di una croce celeste
nella rosa del libro aureo.
Nella pace punitiva del deserto
il Libro s’avvicina compassionevole
In un sogno di analogie e parabole.
Vidi la fanciulla in una torre fra i canneti,
bussando rispose lo spirito delle foglie.
Ruminava i canti dei boschi,
alimento di acque abbandonate nel cammino.
Il suono ammantato delle rose
custodiva, soave, gli antichi scongiuri.
Il riparo è l’infinito di una città senza limiti,
negli strascichi aurei delle foglie cadute.
Dove sarà il raduno delle acque traboccanti?
Per te non si torna nell’indeterminatezza,
nel cerchio fatto di pane e stracci di cielo oscuro.
Nei giorni della passione inestinguibile la rosa sostiene il mio cuore,
nel vivere delle nebbie oppressive.
Rosa scarlatta, forza di Dio.
*
Poesia di Francesca Lo Bue

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