sabato 16 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


** *Antonio Spagnuolo: “Più volte sciolto” Ed. La valle del tempo – 2024 – pag. 64 - € 12,00
Con la celerità che ingiungono i suoi novantatré anni Antonio Spagnuolo insegue ancora la parola, quella parola che quotidianamente gli suggerisce la inesauribile riserva del sub conscio per accendere senza tregua l’immaginazione, assopita tra i pensieri inespressi.
La parola al di qua o al di là di ogni idea di scrittura è la testimone dell’esistenza dell’uomo, la sua giustificazione o la sua condanna, il desiderio di essere o la linea della fecondità, la scoperta o l’illusione, ed il poeta ricama la sua scrittura intessendo con policromatici ceselli quei sentimenti che fanno della vocazione letteraria il substrato delle figurazioni e della rappresentazione.
In queste nuove pagine ritorna incessantemente la irrequietezza caratteristica dell’innamorato che cerca con ostinazione di ghermire gli sguardi e le lusinghe della donna venerata. Un effluvio di memorie rimbalzano nei versi più significativi della raccolta quasi un diario che ripropone il desiderio di riaccendere almeno nell’illusione o nel sogno quelle ore, quegli eventi, quei turbamenti che hanno segnato appassionatamente alcuni momenti del tempo trascorso.
“Nel sogno riappare la tua carne. / Io con violenza la palpo/ per accertarmi che sei di nuovo viva, / nuda tra i cuscini roventi./ Quasi per celia l’invito di un sorriso/ offre l’amplesso e io affondo/ senza più il timore, già fatto galeotto./ Aspettavo il momento in cui adornavi/ il crepuscolo malandrino e complice, / ed accettavi il lento brusio dell’abbandono. / Il trabocchetto ormai rivela gesti abbaglianti/ spartiti co la mia accortezza.”
Per Spagnuolo il fiume infinito di idee, di pensieri, di immaginazioni che investono la mente confusa e irrazionale, ma nel contempo sublime ed elegiaca, rivela l’aspetto più genuino ed introspettivo dell’io. Il mistero della psiche, incontrollabile, si propone giorno dopo giorno come un abbraccio universale che traccia le sospensioni dei sentimenti e le celate speranze di un riflusso.
Spulciando qua e là tra i numerosi fotogrammi proposti in queste pagine risalta luminosamente la ricerca insistente del simbolo. Così il gabbiano diviene foriero di abbagli, il mouse indaga nel regno dell’inconscio, i calzari inchiodano lo sguardo, lo smeriglio sfida il destino, il violino scarta l’ignoto, il poppo ha carezze infrante sul volto, un asterisco naviga in sorprese. Un ricamare l’appassionato rapporto tra le battute degli appunti e il sopraggiungere della fantasia.
Con accortezza la cifra stilistica ha una linearità del tutto particolare, empirica e trascendentale ad un tempo, che convoca insieme la parola e l’icona, tanto quanto realtà ed illusione riescono a fluidificare la materia del verso.
Il poeta sembra offrire il consenso ad accedere ad un privato meditare, dove lo spazio del reale gravita nella potenza endoscopica ed estende ribaltamenti di un gioco delineato dalle cromie primarie, e dove l’immersione cronologica riaccende il rituale che accende l’esistenza.
“Questo silenzio serba l’ultimo segreto/ nel mezzo di uno sguardo che fruga/ e mi riporta al tempo del solfeggio./ Tra polveri di brace e ombra di un muro/ codesta sillaba secca stampa ancora/ ricordi tra pergamene consunte./ Il palpitare lontano che gorgoglia/ tra sonnolenze e rimpianti/ ha il nulla dentro per l’inganno/ che addenta tra ciuffi dell’azzurro./ L’abbandono sembra anello che non tiene/ e scroscia bruciando per non credere/ che ci sia un ritorno.”
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Anonimo / per il sito “Poetrydream”

martedì 12 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI : FLORIA BUFANO


**Floria Bufano: “Ialine trasparenze” – Ed. La valle del tempo – 2024 – pag. 94 - € 14,00
* Negli ultimi anni il mondo digitale della rete ed i social media in tutte le loro forme e declinazioni sono diventati un supermercato al quale troppi sprovveduti attingono a piene mani, senza porsi domande culturalmente valide, fra interventi di comune accettazione e proposte che rasentano quotidianamente il vuoto. Nessuno si chiede quanto sia valida la immissione in internet di qualsiasi tipo di scrittura, molto spesso dagli estremi talmente lontani dalla vera cultura da rasentare il risibile.
Fortunatamente la poesia sopravvive ancora con la perseveranza di quei generosi autori che cercano di realizzare gli ultimi sguardi della comunicazione genuina. Tentando di raccogliere molti saperi, molte incisioni di creatività, corroborate dalla fermezza di un nutrito studio e di una preziosa chiave di richiami.
La poesia secondo me deve sempre e comunque dire qualcosa di elevato. Il disvelamento di un amore sopito ed improvvisamente esploso fra anime elette, il sussulto delle emozioni incise dall’incontro di personaggi sull’orlo del sobbalzo, la rabbia focosa innanzi agli eventi bellici, che pur senza una evidente ragione politica distruggono cose e bambini, villaggi e donne, uomini e coltivazioni; il palpito ritmato che investe il pensiero nell’ascolto di una musica sublime, il fervore dei vari sentimenti che nutrono l’animo umano.
Una grande conca profonda ricca di suggestioni che illuminano speranze, illusioni, memorie, emozioni, in una rappresentazione che coinvolge ed avvolge nel battito delle sillabe, in una visone della realtà che si fonda molto spesso sulla fermentazione dei segreti del nostro sub conscio.
La semplicità con la quale Floria Bufano ricama questa sua scrittura, in un rincorrersi di periodare con eleganza, è decisamente densa di significato, per la realizzazione di un canto che si sviluppa fra memorie e desideri, sussurri ed incisioni, considerazioni e disincanti. Si avvia così un compendio tra la indeterminatezza ed un vago sentimento dell’assoluto, per il quale la sospensione tra il tempo attuale e lo spazio dell’immaginazione coinvolge nella creatività, che da sola può determinare quella particolare predisposizione d’animo che diviene realtà fantastica e fonde lo straniamento con la fuga nel sogno.
Non dispiace imbattersi in pagine schiette ed ingenue come l’adagio di questi pochi versi: “Amori sbagliati,/ amori uccisi,/ amori traditi./ Quanto costa l’amore, cara non amata?/ Uno schiaffo, un calcio, un pugno/ o ancor più terribile al pensiero,/ una parola…seppellisce il tuo fragile corpo, e ammutolisce il tuo spirito./ E piano piano,/ con implacabile spregio/ ti raggela la mente,/ ti rivolta lo stomaco,/ ti trattiene il respiro/ ti ferma il cuore!!!/ Lub dub,/ lub dub, lub dub/ Fiiiiiii.” Una dichiarazione dalla limpida e consapevole dolcezza, afferrata all’angolo per poter vibrare con tenerezza.
I processi di percezione sono al centro dell’attenzione dell’autore e rappresentano egregiamente la sperimentazione del linguaggio, del suo rapporto con le cose della vita, dei suoi valori, delle sue probabili mistificazioni.
La parola, al di qua o al di là di ogni idea di scrittura, è la testimone dell’esistenza dell’uomo, la sua giustificazione o la sua condanna, il desiderio di essere o la linea della fecondità, la scoperta o l’illusione. Per mezzo della parola il poeta è o non è, comunicando il possibile della sua presenza, dal quotidiano all’assoluto, dalla rivelazione ai limiti dell’apparenza e nella misura delle precisazioni. Il destino della parola è comunque qualcosa che segue lo scrittore come un’ombra che non lo abbandona mai. E Floria sa accortamente scegliere bene la parola per incastonare con fervore il simbolo ed il significante nell’impasto ottimamente lievitato dei suoi versi.
Mi piace immaginare che il poeta abbia usato il pennello al posto della penna, così dettagliatamente colorati sono tutti i fotogrammi che appaiono negli oggetti e nelle figure e nelle fluttuanti parole ricamate per queste liriche. Il tutto amalgamato alla riconquista del desiderio. Un desiderio che contemporaneamente è emozione che vibra sorda ed è preludio che annuncia l’impulso corrispondente. E ci dice:
“Potessi far tornare indietro il tempo/ ti porterei in spazi che non conosci,/ in posti mai vissuti:/ per verdi prati di dolci colline/ farti aspirare forte l’odore di un fiore,/ e, trattenendo poi il respiro,/ subito ti lascerei abbandonare/ inebriato, interamente pervaso,/ dalla fragranza del suo profumo./ Tenendoti poi la mano,/ ti condurrei su selvaggi lidi/ dove batte vigoroso il vento/ e le onde del mare, ruggendo/ ingoiano la riva/ e il loro alito di salsuggine/ viva energia in te profondono./ Sotto il braccio ti accompagnerei poi,/ per le strade, per i vicoli,/ là dove il fango melmoso inghiotte l’asfalto/ il putrido rigagnolo scorre lento/ e l’aria fetida del pattume inquina il respiro,/ e pur là soltanto potresti ammirare/ la bellezza della vita,/ la forza dell’amore,/ che ormai è diventato pietra nel tuo cuore.” Una strana confessione che racchiude il bisogno di rifugiarsi nelle utopie del fabuloso, del malizioso, del fabulante.
Il luogo della rigenerazione è allora tra le mura domestiche che proteggono quotidianamente il dialogo incrociato che approfondisce sempre più il bisogno di amore, o questo luogo ricercato è tra la sospesa metafora dell’invocazione. -. Tra le vicissitudini improvvise e le cadute nell’oblio, così come quando si affonda nel proprio impulso e la frammentazione della visione onirica diviene parte risolutiva per un galleggiamento che possa ridonare fiato.
Sono, queste poesie, frammenti carpiti da occhi vigili e sempre accesi, segreti presenti tra forza e passione, escursioni che talvolta serpeggiano nella mente come attimi di irrequietudine e di permeabilità. Anche il sonno ha momenti intimi nei quali carezzare il velo sottile che si presenta dolcemente, e un crescendo di trepidazioni fonde il tragitto poetico che qui viene mostrato in vibrazioni, in tenerezza, in fede, affascinati anche da tentennamenti per una malcelata paura del subconscio. Subconscio che non teme di avviluppare fatalmente la ricerca spasmodica che il poeta sostiene. E Floria ha arricchito e approfondito i suoi strumenti di scrittura cercando di ricavare effetti di maggiore sottigliezza e lusso nella continua rappresentazione degli sguardi collegati costantemente a una riflessione sullo strumento comunicativo, al prodotto genuino della notazione, al di là dell’astrattezza e collegato sempre al limite della presenza benigna. “Ma che fatica quest’amore:/ rincorrere il tempo/ affannoso, vorticoso,/ e ritrovarti in fine/ in brevi attimi di felicità.”
La vita delle parole si costruisce come una realtà che alla fine si concretizza nell’idea colorata che appaga la potenza di una identità facilmente vulnerabile.
Avvenimenti di ritornanze riempiono il luogo del verbo capaci di varcare la soglia dell’inconscio in un intenso sommarsi musicale, che suggerisce in armonie variegate l’interezza di quell’inciso tempo-sussurro, sottraendo distanza alle distanze di quegli squarci magici che soltanto il simbolo riesce a concretizzare.
Qui anche l’invocazione si aggrappa e protende verso orizzonti che varcano i confini della terrenità, nella scioltezza dei motivi che cercano l’apertura verso l’infinito, non azzerando mai passioni, sentimenti, esultanze, fedeltà, per scavare di volta in volta, tra l’immaginazione e le calde effusioni, così come l’intreccio tra asimmetrie e delineate presenze.
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ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 7 novembre 2024

NOVITA' EDITORIALI = ANTONIO SPAGNUOLO

Da oggi sette novembre e' in distribuzione il nuovo volume di poesie "Piu' volte sciolto" di Antonio Spagnuolo. Reperbile anche direttamente presso l'editore ( info@lavalledeltempo.it )

martedì 5 novembre 2024

POESIA = FOSCA NAVARRA


**Tre poesie dalla raccolta "Perdutamente" (Ensemble ed.)
********
"Interruzioni"
Le storie non continuano
si accasciano nell’insignificante
come i bimbi abbandonati
nelle macchine ad agosto.
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"Roma/Firenze"
Era un respiro al mattino
sui queruli prati, sui bronchi morenti
che stanno a pregare il maestrale,
che stirano afflitti
le fronde alla chiara galera,
riapparsa ai confini tra il bene
e il delirio, a tal punto tenace
che io ridivengo memoria
e insensate speranze
e anelanti radici
alla cima di tutto quel vento
che nutre le greggi
e mi affama.
==
"I limiti dell’amore"
Vedo negli amanti il mio fallire
e nell'amarsi la mia arsura
il mio delitto di sonnambula
le sbarre in pieno giorno.
Fuori, libertà di sete
libertà di crollo e di caduta
lusso di ringhiere;
fuori, negli amanti
il compimento universale
di ogni limite. Non c'è
né in me né in ogni solitudine
volere di confino per il mondo.
Vedo negli amanti esaltazione
e sfregio all'abbandono;
vedo la mia invidia e il mio fallire
contro quel passivo e riflessivo
osanna dell’amore.
Vedo negli amanti la più eccelsa
forma idolatrata di egoismo.
*****
FOSCA NAVARRA

POETI DA RICORDARE = MICHELE SOVENTE


MICHELE SOVENTE (1948 / 2011)

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


**Alessia a San Lorenzello**
Le alberate lungo i viali
fantastici dei pini delle
pigne portafortuna, attraversa
Alessia in verde aprile
sullo spazio scenico della
vita come in prove di danza
per disegnarla ai lieti colli
del paesino San Lorenzello
dove intanarsi, nascondersi
per dieci giorni.
I desideri nell’inverarsi
(oggi ha fatto l’amore due volte).
E di Alessia i pensieri
toccano il cielo
della costellazione imminente
di felicità dove il triangolo
delle stelle recita la vita
nell’irradiarla in Alessia
in luce serena.
***
Raffaele Piazza.

lunedì 4 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = DAVIDE CAVA


** Davide Cava: "Mi sto poetando sotto" - Eretica edizioni 2024 - pp. 74 - € 15,00
La raccolta poetica ritrae la considerazione intensa e contrastante sull'esistenza, traccia la linea di confine, dileguata nella soglia della comprensione tra realtà e finzione, dichiara la necessità di interpretare il pensiero, l'incalzante desiderio di una mente inquieta di comunicare il proprio pensiero poetico, concentrato nella diffusione lirica di uno spirito sfrenato, incontrollato, avvolto nella dissolutezza delle parole.
Davide Cava conosce il potere evocativo della poesia, compone l'indagine rappresentativa della sensibilità, assicura l'incalzante e stringente volontà delle affermazioni provocatorie all'autenticità del moto istintivo, rinnova la contaminazione delle assenze e del distacco attraverso la capacità catartica ed escatologica di accompagnare in versi il dolore, ne trasfigura l'essenza nell'esperienza estetica creativa e letteraria. La poesia di Davide Cava insegue il miraggio emotivo, rielabora la natura dei sentimenti nell'inesauribile territorio delle incertezze, consegna il richiamo del proprio vissuto all'invocazione della materia espressiva fulminante e incendiaria, allarga la consonanza della memoria nella dignità celebrativa della nostalgia. Il poeta racconta la commedia umana trafitta nella coscienza, sotto il peso incombente e irrequieto della vertigine, dischiude lo sguardo acuto, ostinato e interrogatorio sul sipario del mondo, risveglia le sensazioni dell'universo interiore, confrontando l'indifesa ed evanescente ansia delle risposte. Mette in scena, nelle esortazioni solitarie e misteriose del tempo, la realtà del presente, immersa nelle confessioni malinconiche del passato, insegue il cammino dell'incoraggiamento lungo i sentieri delle rinascite.
Davide Cava scandisce l'intreccio degli innamoramenti, portandosi addosso l'insegnamento degli inganni, svelando il suggerimento del cuore che non rinuncia alla preghiera inaspettata e imprevedibile dell'amore. “Mi sto poetando sotto” diffonde il suggestivo e intuitivo profumo dei ricordi, decifra l'uso deformato ed ermetico del vuoto nell'esercizio letterario di una tecnica poetica capace di trapassare la dimensione tormentata dell'essere e riempire il brivido sapiente dei sogni, accomunato da un lirismo oggettivo di consapevolezza. Davide Cava plasma i suoi versi intorno all'illuminante ricerca della parte più suscettibile e impermeabile dell'anima, afferma con velata ironia la nitida e inesorabile condizione dell'uomo, coglie la previsione vitale dell'arrendevolezza e della fugacità. Il libro invita ad addentrarsi nel labirinto dell'ombra e nella linearità della luce, a valutare il vincolo eloquente delle impronte relazionali, la virtù divinatoria del senso segreto delle cose, l'incontro con l'instabilità della tenerezza e la durezza delle ostilità. Il costante e vertiginoso riferimento all'irrimediabile indifferenza della mancanza fa sì che la poetica di Davide Cava raggiunga il lettore nell'indugio invisibile della transitorietà, assorba, dal palcoscenico illusorio delle immagini, la seduzione del disorientamento, descriva una poetica traboccante dove la punteggiatura di ogni speranza si mescola all'avventura romantica della quotidianità. Davide Cava incrina l'equilibrio delle certezze, smantellando la dedizione inaspettata di un appetito insaziabile per la vita, nello sconfinamento di una conversazione intima e profonda con il sottosuolo delle identità, nella terra d'approdo dell'arte poetica.
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RITA BOMPADRE
centro di lettura "Arturo Piatti" ======================
TESTI SCELTI
*** "MENTRE TI PERDO"
Chissà come passi i minuti
mentre ti perdo.
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Mentre osservo risicati ricordi
e mi aggrappo fortissimo
a sguardi che - forse -
non mi hai rivolto mai.
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"SOLD-OUT"
Si sta come
nell'era delle prestazioni
sulle anime
i macigni.
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"DENUNZIA"
Ma chi ti ha dato il permesso
di accendere la luce
mentre muoio?
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"SE MI VUOI"
Probabilmente mi troverai
su una panchina scolorita
ad aspettare il treno del 31 febbraio
diretto verso il passato.
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"DEDICA RANCOROSA"
A te piacevano le mie poesie,
quelle lunghe,
quindi eccotene una.
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"LUNGIMIRANZE"
Ci vedevamo lungo da bambini
a pensar che l'amore si facesse
tenendosi per mano.
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"CAPEZZALE"
Avrei dovuto essere
più cordiale
coi miei sogni.
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"PERCHE' TU SEI ILLEGGIBILE"
Hai gli occhi che parlano,
e cantano canzoni d'Amore universale.
Due sfere scure nelle quali
chissà quante anime
hanno letto il proprio destino
senza mai leggere il tuo.
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"MERITOCRAZIE E CRATERI"
Brillavi tanto
che mi toccò farti andar via
una volta finita
la crema lunare.
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"IRRAGGIUNGIBILE"
Sei dove non posso raggiungerti,
nella casa dei ricordi di un Altro,
che non ha neppure una poltrona
per questo mendicante d'amore.
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