domenica 11 maggio 2025

POESIA = GLORIA DONATI


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"Chi sei?"
Ti osservi allo specchio e ciò che vedi è solo l'ombra di te stesso. Cerchi un riflesso ma non lo trovi. Sei solo, di giorno indossi una maschera mentre dentro urli e piangi.
Ti mostri per ciò che non sei realmente convinto, sapendo che nessuno vedrà mai le crepe disegnate sul tuo viso, una maschera senza sorriso.
Bella, stupenda con il trucco sei un paradiso. Ti mostri sicura, sei una donna, ma non corrispondi all'immagine che hai di te stessa e indossi un volto che non ti appartiene. Un'illusione di tutto ciò che vorresti essere ma che non potrai mai raggiungere.
Sorridi falsamente a chiunque incontri sul tuo cammino, non sei te stessa ma solo il frutto di una società malata.
E mentre ti specchi ti interroghi su chi sei veramente?
Una maschera o un nome? Un velo, è tutto ciò che riesci a vedere. Una lacrima, un amaro sorriso, ti confondono e non riesci più a distinguere tra reale e irreale.
Una maschera cade e si infrange l'illusione. Alla fine, dietro quelle maschere si nasconde la realtà e si dà vita alla finzione.
***************** "Pittore"
Vorrei essere un pittore per dipingere Il sole che, illumina il verde dei campi.
Vorrei dipingere il sole che, trafigge
Le alte chiome degli arbusti del bosco, Per arrivare giù in basso e, cogliere l'attimo delle creature che lo vivono.
Vorrei dipingere i raggi del sole che
Pungenti, penetrano nelle acque dei
Mari.
Vorrei essere un pittore per dipingere
Il disegno della vita.
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GLORIA DONATI

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


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"Nuvole e Alessia"
1
Da dove tu sei, in via Petrarca,
vedi la stessa nuvola, mi dici,
nel mio da Piazza Dante
scorgerla e
2
il telefono a unirci in voci
nel coro di questo postmoderno
occidentale e .la nuvola
si sfiocca in forma di cavallo
candido il cielo sopra Napoli e
3
sarebbe bello se fosse Roma
o Firenze, mia Alessia rosavestita
come le nuvole di Ischia della
villeggiatura duale delle conchiglie e
4
oltre le cabine telefoniche incielate
dove ridesti come una donna
a inizio primavera nel deserto
riseminato che ora è il segreto
giardino e
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non chiedermi, Alessia, tra i campi
di grano profani se è solo un cobalto
ad accentuare la voglia nel fieno
l’incanto duale e poi viene la nuvola
in forma di pesce, nuvole, nuvolette e
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piove, Alessia, amniotica pioggia
sul tuo grembo per redenzioni
ad ogni passo e resurrezioni e c’è
dio che cammina in lontananza e
7
invita alla gioia, che poi ne sporga
anche felicità per quella foglia
d’alloro sul tuo braccio che prendo
per un erbario nuovo, dopo quello
archiviato per le teche e
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dietro la densità dell’aria in splendore
del tuo volto, Alessia, attimi fantastici
e spicchi di melarancia sul tuo amore
di viso di madonna barocca
in un incrocio di forme, a iridarti
degli occhi la bellezza ad estendersi
in quel bianco agglutinato e
9
allo sguardo dove traspare di fiume un greto
e di scalinata un’altra nuvola, stavolta
grandiosa che ci ingloba in un’unica
messe che dà pane in salite fino al cielo e
10
vedi, Alessia, sgronderà la pioggia e il tuo
di gioia pianto bagnerà i miei occhi per seminare
pari a gioco per della nuvola la forma
mutarla da geranio in rosa.
*
Raffaele Piazza

venerdì 9 maggio 2025

RIVISTA = NUOVO MERIDIONALISMO


NUOVO MERIDIONALISMO -- N° 247 (Marzo-Aprile 2025) - In distribuzione in questi giorni sotto la guida accorta ed intelligente di Giuseppe Iuliano.
Firmano questo numero : Generoso Benigni, Emanuele Macaluso, Amato Michele Iuliano, Teodoro Russo, Paolo Saggese, Franco Mangialardi, Gerardo Iuliano, Gennaro Iannarone, Aldo De Francesco, Mino Mastromarino, Luigi Mainolfi, Michele Vespasiano, Giuseppe Iuliano, Carmelo Sichinolfi, Teodoro Russo, Clara Spadea, Gennaro Iaverone, Gaetano Troisi, Ugo Cioffi,Paola De Lorenzo Ronca, Nicola Prebenna, Michele Falco, Mirella F. Iannaccone, Antonio Pulcrano, Vincenzo Napolillo, Vincenzo Aversano, Raffaela Vallese, Carla Malerba, Anna Gertrude Pessina, Michele Sessa, Riccardo Sica, = Vignette di Malatesta.
Per contatti : giiuliano@tiscali.it

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH DZIEDUSZYCKA


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Edith Dzieduszycka: “In fondo” – Genesi editrice – 2025 – pag. 144 - € 15,00
Premio I Murazzi per l’inedito 2025 (dignità di stampa) la motivazione precisa: “Appartiene a Edith Dzieduszycka l’eleganza inquieta della parola inquisitrice, che interroga nei generi del Plurale e del Singolare, occasioni, ragioni, incantamenti e disillusioni delle esperienze realizzate o semplicemente sognate. La vita si condensa di ricchezza e di immaginazione, quest’ultima in forma ancora più estesa e profonda, come attività spirituale di trasformazione e di dilatazione di ciò che ci circonda: ritroviamo sempre nei suoi versi una straordinaria densità del vissuto. Poetessa di lungo corso, nella crescente significazione dei risultati raggiunti negli anni, Edith Dzieduszycka, quasi con stupore sospeso tra ironia e ansia, propone ora una sorta di ricapitolazione poetica, che è invenzione e attesa di un finale di là da venire.”
Il tempo scandisce i suoi momenti che offrono tra le pagine della poesia un susseguirsi di incantate apparenze che rendono luminoso il sussurro, armonioso il dettato, lirico il tratteggio delle figure e degli avvenimenti.
Edith unisce questi suoi componimenti ad un rosario che va centellinato nota dopo nota, un vero e proprio lungo poema che scandisce andature tra il memoriale e l’illusione, tra il lampeggio e il metro musicale, tra il racconto e il fotogramma.
“Quanto lunga sarà/ fuggiasca titubante ancora/ quella strada/ quell’incerto cammino dall’esito scontato/ sul terreno fangoso dentro cui affondiamo/ erranti nuvole/ incagliati velieri/ insetti privi d’ali?”
Interrogazioni numerose e lampeggianti “in questo fluttuare di vele boreali/ scenari ingannatori d’illusoria bellezza/ oasi trappole miraggi nel deserto/ in questo crogiolare di lava sotterranea/ in questo martellare di cavalcate nere…”
Affondare perigliosamente nella sabbia o incastonare perle nelle circonvoluzioni cerebrali?
Vagare in luoghi senza tempo o sgomberare le incerte strade del pensiero?
Riscoprire le mille luci notturne al di là dell’orizzonte o raccontare sempre le stesse cose con poche variabili prevedibili?
Sostanziosa scrittura ben salda nel persistere del verbo e splendente per l’attento ritmo che la sostiene.
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ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 8 maggio 2025

SEGNALAZIONE VOLUIMI = MARIA CARLA BARONI


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Maria Carla Baroni: “Piazza dei sogni incarnati” – Ed. Manni 2019 – pag. 128 - € 15,00
Il percorso che si stempera nella personale esperienza che il poeta affila nella quotidianità è quasi sempre un tragitto che rielabora o approfondisce le pieghettature che il tempo riesce ad incidere nell’inconscio, tra il divenire multiforme ed il perdurare memoriale. Un alternarsi fluttuante di visioni fulminee capaci di seghettare la storia suddivisa in sequenze, una ripetizione ciclica delle differenze che il pensiero riesce ad elaborare tra immaginazioni e realtà palpabili.
“I due punti essenziali di questo libro – scrive Maurizio Cucchi in prefazione- sono nella parte meditativa e di pensiero e nel sentimento privato e pubblico che ha guidato la storia personale di Baroni. Una storia dove è centrale la vicenda politica di cui è stata ed è protagonista e che è sorretta da una tensione morale e ideale davvero importante. Esiste una linea interna forte di pensiero che guida l’intero percorso della poesia dell’autrice.”
I titoli delle numerose sezioni in cui e suddivisa la silloge danno un’idea delle sequenze che accompagnano il ritmo serrato dei versi: “Canti del divenire”, “Omaggio a Milano e alla pianura Lombarda”, “Per la mia famiglia”, “Canti d’amore”, “Canti di morte”, “Ai luoghi che amo”, “Alle donne del mondo”, “Canti politici e per il comunismo”, “Punto rosso con autoritratto”, “Segmenti sparsi”. Un teorema che si sviluppa passo dopo passo tra l’intima capacità di sussistere nelle incalcolabili evenienze e la brama di riuscire a completare i progetti tatticamente astuti.
“Il mio è un dissodare una terra/ ingrata, compenetrata/ con la mia vita. Un continuo/ lanciare semi senza sapere/ se germoglieranno e quando/ le messi d’oro del cambiamento. / Amare è vivere di sole/ che inonda di calore la terra/ dà guizzi di luce alle cose/ risalto di vita ai colori.” Dall’impegno politico alle immagini di annientamento: “Dal televisore lampeggia/ immensa una pioggia di bombe/ Gaza sventrata divelta/ sangue polvere pianto,/ dalla stampa trasuda/ un lungo assedio di fame/ per rovesciare un governo eletto/ sterminare un popolo solo.” Dall’inno liberatorio: “Un lungo corteo di rosse bandiere/ multifiammato tra vento e sole/ di striscioni e stendardi/ trascorso da ondate di canti/ contro la guerra e la povertà che umilia/ chi coltiva cibo e genera vita. / Unica anima dalle molte forme/ aleggia su tutte l’Internazionale/ delle donne futura umanità di pace.” Alla tenerezza di figlia: “Io esisto perché mi hai voluta/ a dispetto di un padre ingannato. / Nel ventre di una notte senza sonno/ penso a te perduta in un morbo senile. / Due volte mi donasti la vita: / quando uscii dal tuo liquido grembo/ alla luce e quando mi strappasti, / bimba incauta, dal mare in tempesta. / A te madre il mio canto d’amore.”
Il concetto di realtà stringe vigorosamente la scrittura di Maria Carla Baroni, la quale destreggia con acume ed ottimo bagaglio culturale nel ritmo musicale delle sillabe, che fanno del verso l’abile portavoce di quei termini necessari alla dinamica filosofica sociale.
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ANTONIO SPAGNUOLO

CARLA MALERBA = PER "ORE DEL TEMPO PERDUTO"


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Antonio Spagnuolo. "Ore del tempo perduto" - edizione anastatica (La valle del tempo, 2025)- pag.76 - € 12,00
Una lettura di Carla Malerba
Ho letto con interesse e curiosità la raccolta “Ore del tempo perduto “di Antonio Spagnuolo, una ristampa anastatica con lettera di Umberto Saba del lontano 1953. Conosco da molti anni la produzione in versi di Spagnuolo, poeta notissimo e riconosciuto per la sua inconfondibile, limpida scrittura in cui, accanto a variegati temi, prevale il sentimento amoroso per un’unica donna, l’amata Elena.
Un Canzoniere quindi la sua vastissima opera dove si intrecciano momenti indelebili, paesaggi, natura, considerazioni esistenziali senza che mai si duplichi verso o situazione poiché ogni poesia si connota di particolari originali attraverso l’utilizzo di un linguaggio poetico sensibile ed erudito. Spagnuolo è poeta da sempre, vista la sua lunghissima carriera letteraria che corre parallela a quella di medico.
Alla raccolta della quale si parla in questa nota appartengono le poesie di uno Spagnuolo ventiduenne e in esse si denota quella compiutezza che Umberto Saba evidenzia nella lettera a Spagnuolo del 28 marzo 1953:
… le dirò che c’è davvero nei suoi versi una vena sottile di poesia ed una attenta e collaudata ipotesi di ricognizione che si fa sentire in quasi tutti i componimenti di “Ore del tempo perduto”
In un tempo in cui in poesia riaffiora il solipsismo e fa perdere di vista la funzione comunicativa tra autore e lettore spesso annullando l’empatia necessaria per la fruizione dei contenuti, non si può non ritrovare nei versi del giovane Spagnuolo questa funzione proprio in virtù del fatto che egli riesce a stabilire un legame col suo lettore. Le poesie contenute in “Ore del tempo perduto” hanno come caratteristica principale uno sguardo allargato sul mondo, parlano d’amore, ma anche di stagioni e paesaggi, di mitologia.
Il lettore vede Elena nella sua bellezza, nel suo darsi all’amato, nel suo sguardo e nelle sue lacrime in un erotismo splendidamente velato, come fossero i versi del poeta simili alle carezze date all’amata e soprattutto perché la grande poesia non ha bisogno di ricorrere ad espedienti per arrivare al lettore, ma deve solo far scaturire l’empatia della condivisione, l’universalità dei sentimenti.
Ritornano anche nella produzione successiva i cari temi giovanili: il tempo, la bellezza, l’impeto amoroso, la fede. La vita ha dato e ha tolto ad Antonio Spagnuolo, ma non gli ha mai lesinato l’ispirazione poetica che già si rivela in atto nella silloge del 1953. “Ore del tempo perduto” è un titolo che lievemente unisce amore, rimpianto e coscienza della illusorietà dell’esistenza, altro tema ricorrente quest’ultimo che lo accosta immediatamente a Calderon de La Barca per quell’affermazione su una vita che è sogno e chimera nel tempo umano che ci viene concesso. La raccolta giovanile già in sé custodisce le potenzialità future del poeta Spagnuolo: stupisce la perfezione e la cadenzata musicalità dell’endecasillabo, il metro da lui più amato, quello che nella tradizione letteraria italiana esprime meglio il fascino della narrazione poetica.
“A cosa serve la poesia?” Questa è la ripetuta domanda che il poeta pone ai suoi lettori nella presentazione alla ristampa della sua silloge del 1953 dove le parole di Umberto Saba lo incoraggiano a proseguire sulla strada della poesia. E più volte insiste nella sua aperta provocazione verso la ricerca di senso della scrittura poetica reiterando l’interrogazione: A cosa serve la poesia?
Domanda che il poeta pone mentre si rilegge criticamente a distanza di settant’anni e osserva l’evoluzione della sua scrittura finalizzata alla “corretta ricerca della parola” e Spagnuolo per ben tre volte si risponde "non serve a niente, ma è la fascinazione del tutto, ma è la brace sotto la quale scopppietta la riflessione, ma è lo scintillio di mille simboli che tentano di ricamare una catena!”
E ancora definisce l’atto creativo poetico qualcosa di sublime che si compie quando dal momento indistinto dell’ispirazione si giunge al suo perfezionamento dove è il poeta ad avere un suo preciso ruolo. Ma qual è la finalità del poeta nell’indistinto tempo in cui viviamo? Oggi egli non può perdere di vista la potenzialità del suo messaggio, come si legge nell’ introduzione della raccolta in cui si scorge l’impegno sociale e personale di chi scrive.
La raccolta, composta da una quarantina di liriche, presenta già ben definite le linee portanti della sua poetica e si apre all’idillio fin dalle prime composizioni, ricche anche nel lessico di richiami classici. Inoltre sono sempre presenti il divino e la bellezza del creato di fronte a cui il cuore del poeta si stupisce e ammira. Nell’opera si affacciano anche influenze di Lorenzo Stecchetti che tanto piacevano ai giovani di allora (Col teschio, pag.12), compaiono frammenti di rara intensità (Sera, pag.34), irrompono le figure mitologiche, ricordo degli studi classici di Spagnuolo donando al lettore atmosfere particolari, piccole odi alla dea della fecondità e alle divinità silvestri, il tutto immerso nel trionfo della natura.
Ma eccelle il poeta giovane nella poesia amorosa dove la figura di Elena nelle liriche a lei dedicate assume una valenza ispiratrice di ampio respiro. La devozione del poeta verso la donna amata si legge nelle parole che introducono Armonie:
“… io ti sarò accanto nella vita e nella morte, perché non esiste amore se non in ciò che il tempo non cancella…” Ho scritto nella mia recensione per “Più volte sciolto” uscita nel mese di aprile 2025 sulla rivista Nuovo Meridionalismo: Un uomo, un poeta Spagnuolo che ha continuato ad amare la sua donna trattenendone amplessi e sorrisi nei versi delle sue raccolte…
Elena come Laura? Forse ancor più presente Elena nell’ispirazione di Antonio Spagnuolo perché dettata dal sincero dolore dell’assenza, mai artificio letterario, ma presenza che si dispiega nei limpidi versi a lei dedicati e che pur in sua assenza hanno il merito di riportarla ogni giorno, ogni notte, viva e bella tra le sue braccia.
CARLA MALERBA
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"SEI TU"
Sei tu che a sera
ambrosia
su questi occhi,
lieve sfiorando con le labbra,
spandi.
La tua parola gocciola:
chiara ametista,
che confonde il tatto
delle mie mani
e la tua bocca schiude.
Vicina ,
il buio ti vela ed io ti sento.
Il braccio tuo,
morbido arcano che stringe,
che stringe.
A tratti un respiro:
un gelsomino,
un soffio.
*****
"Mani"
Strette vorrei tener quelle tue mani
che scelgono tra l'erba i ciclamini,
premute sulla bocca assaporare
il tuo profumo e quello dei giardini.
Inconsci i fiori esalano la vita:
freschezza nelle mani affusolate.
Trema un bocciolo sperso fra le dita
sfiorate da due labbra appassionate.
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Le poesie sono tratte da “Ore del tempo perduto” La Valle del tempo, ristampa anastatica del 1953

martedì 6 maggio 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GABRIELE GIULIANI


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“L'Uno diventa Due, /i Due diventano Tre, /e per mezzo del Terzo/il Quarto compie l'Unità” (Maria Profetissa)-
Questa intestazione appartiene a “Quartine” di Gabriele Giuliani (RPLibri, 2024 pp. 160 € 16.00) ed esprime nel contenuto il pensiero alchemico che contraddistingue l'intero orientamento del libro. La poesia di Gabriele Giuliani scompone l'interpretazione esoterica e simbolica dei segreti dell'esistenza umana. La seducente intonazione dei versi insegue il desiderio del poeta di abitare i sentimenti e di trasformare la percezione compiuta dello spirito, collega l'ascendente enigmatico delle parole all'antica sapienza di esaminare il significato filosofico del numero, inteso come principio di tutte le cose, di identificare ogni entità del reale in una relazione riconducibile alla natura del numero e alla sua stessa sostanza. Gabriele Giuliani analizza la propria visione del mondo attraverso l'iniziatica descrizione di ogni impressione vitale, il vincolo ancestrale e perfido tra anima e corpo, illustra il requisito della conoscenza come strumento speculativo di ricerca interiore, contempla il mutamento occulto delle emozioni, sperimenta l'oscillazione contrastante dell'equilibrio e l'inquietudine incalzante nella psiche umana, elabora l'identificazione del caos, dirige l'armonia cosmica, riconoscendo la purificazione dello spirito nel divenire, disgiunge l'essenza primordiale in un paradigma riflessivo di comunicazione e di comprensione con l'universo.
“Quartine” suggerisce la suggestione del numero quattro, ricco di affascinanti definizioni nel mondo della numerologia per la sua consistenza perfetta, l'elemento rappresentativo, punto di riferimento determinante. Gabriele Giuliani circonda di un'aura impalpabile e ipnotica il rinnovamento della consapevolezza, addensando di luci e di ombre il proprio cammino di estensione emotiva, emana le introspettive tematiche della sua opera poetica con l'espediente complesso e intellettuale delle metafore, il carattere geometrico della decifrazione, le proprietà ascetiche e misteriose dei rimandi letterari, la radice impenetrabile e indecifrabile dell'indagine poetica, il sostegno attendibile della ciclicità del tempo, svelato all'incarnazione catartica degli avvenimenti. Il libro concede al lettore una lettura analitica stimolante, foriera di autentiche esortazioni per sostenere la superficie fertile della vita, accompagnare le inclinazioni dell'inconscio, gli interrogativi esistenziali, l'insinuazione istintiva e la certezza razionale, la spontaneità della bellezza. La scrittura di Gabriele Giuliani rivela il disorientamento fatale del destino, impresso nella necessità inalterabile di ogni legge di natura, traduce l'efficacia esclusiva della coscienza, l'indicazione prospettica dell'universo e della materia. Attribuisce all'esperienza del sentire la prima, persuasiva indicazione assimilabile all'evocazione animista, illumina le intuizioni dell'anima, segue l'incantesimo del poeta che percorre un prodigioso cammino elegiaco, offre fascinose e visionarie corrispondenze nel mezzo espressivo, nel criterio esplicativo, piegato alle esigenze del trascendentale, parafrasando i passaggi cognitivi come l'ispirazione, lo stupore, il presagio e la sensibilità. Gabriele Giuliani dona l'accordo ai suoi versi con la saggia versione dell'archè, componente originaria della realtà, infiamma la dicotomia tra essere e apparenza, oltre la sensazione della decadenza, nella vocazione linguistica dell'origine artistica.
Rita Bompadre - (Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/)
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TESTI SCELTI
"Discorso estivo"
Evapora il vecchio apparecchio,
si lasciano andare le parole disidratate
e nel mondo senza senso:
la rubiconda tipografia d'un discorso alla carne.
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"Pioggia"
Come le ali d'una tortora
lo scricchiolio del tetto
racconta la prima goccia
che ha disegnato la linea dei monti.
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"Stelle nel vigneto"
Le nuvole affamate
divorano ottantotto grappoli di cielo
e sulla gelida terra
s'accende un firmamento
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"D'estate non si muore"
Le notti spiaggiate, madide di stelle, svelano il senso.
Con le nuvole che costruiscono castelli di sale
e la schiuma-fiore-di-mirto che rinasce col sole
una voce canta l'inizio che discende dall'acqua.
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"Il consiglio di Antonia Pozzi"
Socchiudi l'arco delle palpebre,
lascia andare lo sguardo verso
bianche sponde, la luce d'un mare mosso
in un verde ipnotico di fronde.
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"Refrain"
Comunione e condivisione:
rapsodica visione ombra d'illusione,
sogno d'espressione d'una vita
assimilare alla sillabazione.
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"Ombre teatrali"
Assetate dalla luce d'una nuova scena
non sanno mai
che lo spettacolo allestito
è finito con l'arrivo del sipario.
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"Doplero"
Nel buio della stanza accendo una sigaretta
per vedere fiocamente
per giocare con la mente
e capire se ricordo tutte le tue linee.
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"Raccoglitore"
No, non sono fogli. Sono giorni e giorni.
Giorni che fanno anni e anni.
Anni che fanno una vita.
Vita vissuta dentro e fuori, sui fogli.
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