lunedì 31 ottobre 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Non immaginavo”
Non immaginavo che l’amore
avesse il potere di sopravvivere anche dopo,
dopo che il tuo profilo abbandona le forme
nella nebbia ormai grigia dell’ignoto.
Scivola impudente lo sguardo da linfe
ove il lamento della solitudine chiede perdono
per il distacco che sfiora l’irrealtà,
e l’errore ha i fantasmi degli arabeschi
dietro quel marmo scandito nel ricordo.
Non immaginavo che l’amore
avesse il potere di vertigini nel morso di memorie,
stregato dall’eterno sussurro,
inciso nel cristallo del sogno.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 29 ottobre 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"BRUSIO"
Nemmeno dalla tua fioritura scambierò registri,
mentre avrei voluto celebrare domeniche
in compagnia di più sacre concessioni.
Vado pensando pollini , tanto eri perfetta,
sgranata nell'azzurro di lettere,
ammiccavo i tuoi baci
riflettendo rossori contro le ginocchia
Da quando sei sparita , fuori dal tempo ,
da quando ho perso il reale
a interrompere qualcosa al nostro amore,
rimane sempre il coagulo
contrabbandiere lontano , come la poesia.
Il resto tace passando lunghe ore
e il candore delle tue pupille
non riesce a comprendere misure
nell'attimo ormai più solitario.
Trasparente , così come sussurro ,
il tuo seno aveva pelle invisibile
per le impazienze proposte con pudore.
Oggi riprende il brusio.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 26 ottobre 2016

POESIA = IZABELLA TERESA KOSTKA

"CREDO"

Vorrei
immergermi nelle fonti del puro sapere
mentre il mondo si vende per vile danaro.

(Quanto costerebbe un'ora serena
sprigionata dalla gabbia della follia?)

Plana il mio pensiero
varcando le recinzioni dei pregiudizi,
si smorzano le colpe sui sepolcri di ieri
chiedendo il perdono al grigio domani.

La vita è un purgatorio
in attesa dell'eterno ignoto,
una battaglia per la sopravvivenza
abbellita di notte con gli spasmi d'orgasmo.

Condannatemi pure alle fiamme ardenti
gettando sul rogo l'innocenza!

No,
non invocherò invano il nome di Dio,
morirò ribelle sull'ara dell'arte.
*
"LE SALINE"

Del nostro tempo
è rimasto soltanto il sapore di sale
raccolto nelle ore della canizie,
l'eco lontana delle parole
sussurrate di notte tra gli spasimi d'affetto.

Siamo come due vecchie mangrovie
dalle radici intrecciate nel fiume,
coi nidi abbandonati dalle ultime cicogne
volate spavalde al fresco albore.

Ingiallisce il fogliame della nostra vita
galleggiante tra le acque delle saline,
si seccano i rami nel lungo cammino,
spezzano i tronchi all'imbrunire.

Ma noi
ci vogliamo ancora.
*
"L'ULTIMA SBORNIA"

Ti mostrerò la vita,
senza fronzoli,
scarnata e priva di stupidi miraggi,
odorante di giorno di amarezza,
avvinghiata nel ventre della metropolitana.

Essa ha un sorriso di un barbone,
sdentato ricordo della ricchezza,
punge le coscienze dei burattini
urtando nel buio le loro menti.

(Non indossa i capi griffati)

S'accuccia arresa alla fame e stenti,
una sagoma strisciante sui marciapiedi,
si nutre degli scarti del fasullo potere
gettati di notte ai cani randagi.

T'insegnerò la vita,
agonizzando silente dall'ultima sbornia.
*
IZABELLA TERESA KOSTKA
*

Izabella Teresa Kostka è nata a Poznań (Polonia) ed è laureata con lode in pianoforte di cui è insegnante. Izabella vive e lavora a Milano, è appassionata di teatro e arte, è giornalista freelance per WordPress e organizzatrice di eventi culturali come "Verseggiando sotto gli astri di Milano" presso il Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos di Milano. Negli ultimi tempi ha ricevuto numerosi importanti riconoscimenti e premi nazionali e internazionali, tra cui ricordiamo il Premio Speciale della Giuria al XXVIII Concorso Letterario "La Mole" (Torino 2015), il 1° Premio al Concorso Internazionale "Inchiostro e Anima" dedicato a Mariannina Coffa (Noto, Sicilia 2015), il 3° Premio al Concorso Letterario "Poetiche Ispirazioni" (Viganò, Lecco 2016), il 2° Premio al Concorso Letterario "Il sogno nel cassetto" (2016), le Menzioni d'Onore al Concorso "Terra di Virgilio" (Mantova 2016), "Ponte Vecchio" (Firenze 2016) e "Memorial Miriam Sermoneta" (Roma 2016). Ha pubblicato sette raccolte monografiche ("Granelli di sabbia", "Gli scatti", "Caleidoscopio", "A spasso con la Chimera", "Incompiuto", "Peccati" e "Gli espulsi dall'Eden"), ebooks vari, le sue liriche compaiono su varie antologie ( tra cui "Alda nel cuore" e "Nel nome di Alda" Ursini Edizioni, "Novecento - non più. Verso il realismo terminale" con l'introduzione di Guido Oldani, La Vita Felice Edizioni), numerosi siti culturali e su riviste letterarie. Sito web: https://izabellateresakostkapoesie.wordpress.com/

sabato 22 ottobre 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"Sogno"
Spacco le verità
nel mosaico bianco della tua pelle.
Ogni inquieta dimora, colma , trabocchevole,
allucinata dalle mie incertezze,
trascina le minuzie dei miei occhi
tra muscoli sgualciti.
Affidammo la memoria del nudo,
fra i tizzoni del tuo amplesso,
ed ora , attraverso il risveglio,
strappiamo cortili,
le geometrie misteriose ,
in quella rabbia di sopravvivenza
che ha ragione del tempo.
S'abbevera l'angoscia nel disegno di coppe
sprecante nell'incanto.
Più vergine che sogno
spezzerai ridendo il mio ricordo.
Antonio Spagnuolo

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia attende la sera"

Chiarità di mattino a proseguire
nelle ore per Alessia lucevestita,
ansia a stellarla nel passare del
tempo all’orologio del polso
sottile di ragazza Alessia (attende
la sera dell’amore). Liquido canto
di volatili da rinominare ad allietare
del tempo il fiume nell’inalvearsi
nel Mediterraneo di parole
dette e non dette. (La prima è
amore). Studia il Petrarca Alessia
sul davanzale infinito e vede
che Napoli ancora esiste.
*
"Alessia e il telefono"

Squilla nel folto della casa
di Alessia il telefono. Trasale
ragazza Alessia (sarà lui?).
Pensa Alessia al tempo di
ieri, la camminata al Parco
Virgiliano, la pineta, i fiori
azzurri, le cose del bar celestiale.
Nell’interanimarsi con il sogno
soave, preme il tasto e risponde
Alessia (ti amo, non preoccuparti!!!).
Si vedranno stasera proprio
dove il telefono è squillato
dell’amore la camera e delle
menti e dei corpi. I genitori fuori.
Trasale Alessia nuda allo
specchio nella meraviglia
di fine ottobre delle foglie.
*

"Alessia e il sole dipinto"

Viale al tramonto dal
Parco Virgiliano tra i pini
nel captare la distanza
tra l’aria e il sole dipinto,
arancia nella sera del
bel tempo di domani
per Alessia fragolavestita
per la vita. Altri alberi
e piante senza nome
tra risate con Giovanni
per Alessia. (lui ha iniziato
a lavorare in banca).
Giocosa atmosfera al
bar Virgilio e Alessia
pensa che l’amore vince
tutto mentre bevono
una fredda bevanda.
Ottobre mitigato da lontane
perturbazioni per Alessia
a entrarle ossigeno dalla
pelle all’anima. Il sole
del gabbiano a gridare:
attenzione!!!
*

"Alessia sotto la pioggia"


Sera nell’albereto di pini
di duecento anni per ragazza
Alessia al colmo della grazia.
Viene pioggia dal cielo in men
che non si dica (ciglia e capelli
bagnati di Alessia). Non ha
ombrello ragazza Alessia,
nel giocare con la battesimale
acqua a poco a poco. Luna
intravista nel biancore luminoso
di nuvolaglia e luce mistica.
Prega Alessia: "Luna, lunella,
fa che non mi lasci!!!"
*

"Alessia nell’erba verde"

Scalza, giocando alla California,
corre nel verde del prato Alessia
nell’estasi e l’ebbrezza di un mattino
al Parco Virgiliano. Ragazza Alessia,
sottesa a dei pini le forme
a giocare per rinascite infinite
nel tendere alla gioia.
Poi attimi rosapesca. Sospensione.
Occhi chiusi. Li apre e vede
Giovanni sorridente. Felice Alessia
nelle linfe gli va incontro
ai confini del vento.
*

"Alessia sorride alla vita"

Nell’infrangere dell’aria
la resistenza, come in prove
di danza, corre Alessia nella
gara e sorride alla vita
nella pista del Parco Virgiliano
per i giochi della prima
liceale. Suda Alessia nella
fresca di ottobre fine
(se vinco non mi lascia).
Si muove come una donna
Alessia nella tuta azzurrocielo
e prima taglia di lana il filo.
Poi s’inginocchia felice
nel prato centrale per
ringraziamento.
*

"Alessia e il fiume di luna"

Selenico incantesimo per ragazza
Alessia nello scorgere del fiume
l’azzurro nel silenzio e stanno
infinitamente nello scorrere le acque
pervase dalla luce del chiaro di luna
a inalvearsi nei barlumi fino al mare.
Sulla riva guarda Alessia l’acquoreo
spessore e getta una pietra e trasale
come una donna nella sua prima volta.
Attimi a iridarsi per Alessia campita
nella felicità (lui le ha le ha detto
che l’ama).
*

"Traguardo di Alessia"

Filo di lana nella camera
della mente di ragazza Alessia,
il prato centrale a scorgere
correndo, anima nel vento
fresco dell’ultimo di ottobre
il giorno. Domani novembre
a interanimarsi con la pelle
già da ora il vento di rinascita.
Corre Alessia al Parco Virgiliano
e taglia il traguardo prima,
grano di capelli all’aria, sudore
e gioia.
Poi occhi negli occhi con Giovanni.
*

"Alessia e le acque rigeneranti"

Candela di mattina accesa sul
bordo del Mediterraneo per gioco,
di ragazza Alessia le forme
nell’impatto di tuffo di testa
nell’acqua salata a rigenerarsi.
Frescura che arriva all’anima di
Alessia nello scorgere del cielo
azzurro gli argini nello specchiarsi
di rinascita oltre il tempo.
Vita nuova per Alessia dopo giorni
nella casa rinchiusa a studiare.
Domani l’esame e le acque ad aiutarla,
urla il gabbiano: attenzione!!!
*

"Alessia desidera"

Attimi cielopervinca
a cui appoggiarsi
per ragazza Alessia.
Fantasia di nuvole
in forma di cavalli
galoppanti nel del cielo
il candore. Conca di
tramonto d’arancia
da bere con la mente
e dissetarsi. Mare attorno
per vincere il male
d’aurora della di fragola
adolescenza, 16 anni
contati come semi.
Le sono venute e l’ha
detto a Giovanni.
Festeggiano stasera
al Bar Celestale
vicino al silenzio
buono della pineta.
*

"Alessia campita nella trasparenza dell’azzurro"

Prato centrale dello stadio
del Parco Virgiliano per Alessia
distesa bagnata dalle linfe
vegetali di freschezza dei fili
d’erba l’odore buono. Poi
oltre la luce meridiana Alessia
campita nella trasparenza
dell’azzurro cielo a poco a poco,
pervinca così intenso da turbare
il corpo di ragazza, sedici
anni contati come semi.
Aria più fresca per Alessia donna
l’azzurro di metallo sembra
accarezzarla.
*

"Alessia promossa"

Verso l’Università correndo
quadriportico della sede
nella mente veloce per Corso
Umberto in motorino leggero
azzurrocielo fino a via Porta
di Massa, di Lettere Università.
Italiano 1 per Alessia con
del Medioevo il fascino della
Commedia, il Canzoniere e il
Decamerone per Alessia e i
minori nella camera della mente
e nello zaino consumati i libri
comprati usati.. Sale le scale,
asettica camera con dietro la
scrivania l’anziano professore.
Suda Alessia (è agosto nelle fibre
dell’anima). Risponde bene Alessia
fiorevole sorriso. 30 e lode.
Telefona a Giovanni Alessia.
*
Raffaele Piazza

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia attende la sera"

Chiarità di mattino a proseguire
nelle ore per Alessia lucevestita,
ansia a stellarla nel passare del
tempo all’orologio del polso
sottile di ragazza Alessia (attende
la sera dell’amore). Liquido canto
di volatili da rinominare ad allietare
del tempo il fiume nell’inalvearsi
nel Mediterraneo di parole
dette e non dette. (La prima è
amore). Studia il Petrarca Alessia
sul davanzale infinito e vede
che Napoli ancora esiste.
*
"Alessia e il telefono"

Squilla nel folto della casa
di Alessia il telefono. Trasale
ragazza Alessia (sarà lui?).
Pensa Alessia al tempo di
ieri, la camminata al Parco
Virgiliano, la pineta, i fiori
azzurri, le cose del bar celestiale.
Nell’interanimarsi con il sogno
soave, preme il tasto e risponde
Alessia (ti amo, non preoccuparti!!!).
Si vedranno stasera proprio
dove il telefono è squillato
dell’amore la camera e delle
menti e dei corpi. I genitori fuori.
Trasale Alessia nuda allo
specchio nella meraviglia
di fine ottobre delle foglie.
*

"Alessia e il sole dipinto"

Viale al tramonto dal
Parco Virgiliano tra i pini
nel captare la distanza
tra l’aria e il sole dipinto,
arancia nella sera del
bel tempo di domani
per Alessia fragolavestita
per la vita. Altri alberi
e piante senza nome
tra risate con Giovanni
per Alessia. (lui ha iniziato
a lavorare in banca).
Giocosa atmosfera al
bar Virgilio e Alessia
pensa che l’amore vince
tutto mentre bevono
una fredda bevanda.
Ottobre mitigato da lontane
perturbazioni per Alessia
a entrarle ossigeno dalla
pelle all’anima. Il sole
del gabbiano a gridare:
attenzione!!!
*

"Alessia sotto la pioggia"


Sera nell’albereto di pini
di duecento anni per ragazza
Alessia al colmo della grazia.
Viene pioggia dal cielo in men
che non si dica (ciglia e capelli
bagnati di Alessia). Non ha
ombrello ragazza Alessia,
nel giocare con la battesimale
acqua a poco a poco. Luna
intravista nel biancore luminoso
di nuvolaglia e luce mistica.
Prega Alessia: "Luna, lunella,
fa che non mi lasci!!!"
*

"Alessia nell’erba verde"

Scalza, giocando alla California,
corre nel verde del prato Alessia
nell’estasi e l’ebbrezza di un mattino
al Parco Virgiliano. Ragazza Alessia,
sottesa a dei pini le forme
a giocare per rinascite infinite
nel tendere alla gioia.
Poi attimi rosapesca. Sospensione.
Occhi chiusi. Li apre e vede
Giovanni sorridente. Felice Alessia
nelle linfe gli va incontro
ai confini del vento.
*

"Alessia sorride alla vita"

Nell’infrangere dell’aria
la resistenza, come in prove
di danza, corre Alessia nella
gara e sorride alla vita
nella pista del Parco Virgiliano
per i giochi della prima
liceale. Suda Alessia nella
fresca di ottobre fine
(se vinco non mi lascia).
Si muove come una donna
Alessia nella tuta azzurrocielo
e prima taglia di lana il filo.
Poi s’inginocchia felice
nel prato centrale per
ringraziamento.
*
Raffaele Piazza

giovedì 20 ottobre 2016

POESIA = GIANCARLO BARONI

"La Maestà di Duccio di Buoninsegna "

(9 giugno 1311)

Mentre viene portata
splendida e luminosa
enorme e colorata verso la Cattedrale
si forma una lunga processione;

prelati e frati dietro la Maestà
donne e bambini in coda. Si mischiano
ai rintocchi delle campane
canti lodi preghiere.

*

"I fratelli Lorenzetti"

(1348)

Il buongoverno senese
e la Vergine protettrice

nulla poterono contro
la peste che li uccise.

*

"Il rilievo di Donatello"

In sei centimetri condenso
vicino vicinissimo distante

tu credi sia profondo
centinaia di metri.

*

"Paolo Uccello: la battaglia di San Romano"

Le trombe incitano allo scontro
fragori metallici
mazze che roteano nell’aria pugnali

picche trafiggono le armature
destrieri bianchi marroni
crollano addosso ai loro cavalieri.
*

Giancarlo Baroni
*
Giancarlo Baroni è nato a Parma, dove abita, nel 1953.
Ha pubblicato due romanzi brevi, qualche racconto, un testo di riflessioni letterarie e sei libri di poesia. Le ultime due raccolte di versi sono: I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore, 2009, prefazione di Pier Luigi Bacchini; nuova edizione illustrata e ampliata, STEP Editrice, 2016) e Le anime di Marco Polo (Book editore, 2015).
Nel 2009, 2010 e 2011ha letto a “Fahrenheit” (Rai Radio 3) diverse sue liriche, alcune in occasione del Festival della Filosofia di Modena.
Per quasi vent’anni ha collaborato alla pagina culturale della “Gazzetta di Parma”.

lunedì 17 ottobre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = FELICE SERINO

-Felice Serino – “Nell’infinito di noi” – 2015 – 2016 - www.poesieinversi.it –2016
Felice Serino, nato a Pozzuoli e residente a Torino, autodidatta, è’ un poeta che ha ottenuto numerosi consensi critici e che ha vinto molti premi letterari. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia.
Gestisce svariati siti su Internet di ottimo livello e qualità, che ospitano poeti anche prestigiosi. E’ stato tradotto in otto lingue.
In “Nell’infinito di noi”, che accoglie una presentazione di Giovanni Perri ricca di acribia, Serino continua ad elaborare la sua personalissima e originale ricerca letteraria.
La raccolta è suddivisa in due sezioni, entrambe costituite da quarantacinque componimenti, “Lo sguardo velato” e quella eponima.
Se la poesia è in se stessa sempre metafisica, si deve mettere in evidenza che, di raccolta in raccolta, Felice riesce a produrre componimenti collegati tra loro che, oltre ad essere “metafisici”, sono connotati sempre da un forte alone, o ancora meglio, da un’aurea di sorprendente misticismo postmoderno.
Il suddetto si può evincere, sia in testi che hanno come oggetto o tematica figure tratte dall’immaginario religioso, come il Cristo o gli angeli, sia quando il poeta proietta la sua vena trascendente in situazioni del tutto quotidiane, nelle quali l’io – poetante e le varie figure protagoniste, dette con urgenza, sono in tensione appunto verso l’infinito (e qui giocano un ruolo importante le tematiche della nascita e della morte).
Un accentuato senso del sacro caratterizza “Nell’infinito di noi”. Esso qui trova la sua espressione estrema, rispetto alle raccolte precedenti del Nostro, nelle quali già si notava.
Il poeta sembra suggerirci, con il titolo della raccolta, che noi esseri, come persone, pur vivendo sotto specie umana, per dirla con Mario Luzi, già nel nostro transito terreno siamo infiniti e che le nostre anime sono immortali.
I componimenti sono tutti connotati (e non potrebbe essere altrimenti per quanto già affermato), da sospensione e magia che si realizzano nei versi icastici, veloci e leggeri.
Stabile è la tensione verso il limite nella ricerca dell’attimo in senso heidegeriano, della vita oltre il tempo degli orologi.
Così Serino produce tessuti linguistici pieni di illuminazioni e spegnimenti, nei quali è visibile una luce, che è appunto quella di una realtà soprannaturale, che si proietta tout-court in quella delle nostre vite, restituendoci una notevole carica di senso.
Particolarmente affascinante, nella sezione eponima, la poesia intitolata proprio “Nell’infinito di noi”, nella quale sono stabili visionarietà, sospensione e dissolvenza.
In questa il tu, al quale il poeta si rivolge, e del quale ogni riferimento resta taciuto, è Nina, una figura che, nell’incipit, volteggia nelle stanze viola della memoria. Qui si evidenzia una forte tensione attraverso una parola sempre raffinata ed avvertita.
Particolarmente alto il verso “apparire o entrare nello specchio/ dell’essenza”, nella quale è presente una forte valenza ontologica. Nella seconda breve strofa della composizione il tu afferma che qui siamo affratellati nel sangue con la terra e la morte.
Poetica mistica, dunque quella di Serino, la cui cifra essenziale è quella di una parola che scava in profondità per riportare alla luce l’essenza dell’esistere in tutte le sue sfaccettature.
*
Raffaele Piazza

domenica 16 ottobre 2016

INTERVISTA = SCALABRINO - CAMILLERI

"LA BARUNISSA DI CARINI" -- Intervista immaginaria a Salvatore Camilleri

di Marco Scalabrino
*
MS. Professore Salvatore Camilleri, la ringrazio intanto per avere accolto la mia richiesta. Prima di affrontare l’argomento del nostro odierno incontro, ci parli un po’ di lei.
SC. Caro Scalabrino, cosa vuole che le dica? Lei sa bene che ho speso tutta la mia vita al servizio della Poesia e della poesia dialettale siciliana in specie.
MS. Possiamo nondimeno elencare, e succintamente commentare, i tratti e i titoli principali della sua lunga prassi di poeta e letterato?
SC. Sangu Pazzu, la mia prima opera risale agli anni 1944-45. Essa raffigurava in termini lirici il diario di chi, reduce dalla guerra, ha visto franare tutti i suoi sogni. Nel 1952 mi sono trasferito a Vicenza, per insegnarvi. Nel frattempo avevo iniziato a tradurre i classici, pubblicato sul quotidiano catanese Il corriere di Sicilia svariati articoli sui poeti siciliani del Cinquecento e del Seicento e recensito parecchi poeti contemporanei, fra i quali Giuseppe Mazzola Barreca, Carmelo Molino e Gianni Varvaro. Rientrato a Catania nel 1962, nel 1965, assieme con Mario Gori, ho fondato la Rivista Sciara, cui hanno contribuito, tra gli altri, Leonardo Sciascia, Giuseppe Zagarrio, Giorgio Piccitto e Santo Calì. Nel 1966 ho pubblicato Ritornu e nel medesimo anno Sangu pazzu, ove la lingua non è catanese, né palermitana, ma rappresenta la koiné regionale, determinata dalla sola legge del gusto, in cui l’ortografia è quella della tradizione liberata dalle incoerenze, legata alla etimologia latina, ma non sorda al rinnovamento linguistico, e nel 1971 La Barunissa di Carini.
MS. Ecco, giusto La Barunissa di Carini vorrei che lei ci illustrasse.
SC. Dopo ci arriviamo. Nel 1975 Alfredo Danese decise di fondare e pubblicare la rivista Arte e Folklore di Sicilia e sulle pagine di quel periodico, dall’esordio e fino al 2008, hanno visto la luce decine e decine di miei saggi e interventi critici. Nel 1976 ho pubblicato Ortografia siciliana e nel 1979 Luna Catanisa, nella cui premessa ribadisco che non c’è risoluzione dei problemi formali senza risoluzione all’interno della coscienza, non c’è versante espressivo senza versante umano, non c’è arte senza vita: la poesia nasce sempre nell’ambito della sua dimensione storica, esistenziale e umana, non mai dall’esercizio fine a se stesso, dal nulla. È sempre stata mia convinzione peraltro che nessuno procede da solo né nella vita né per i sentieri della poesia, né mai poeta ha percorso la sua strada senza avere a fianco altri compagni di viaggio, altri poeti, senza ricevere e senza dare a quelli che vengono dopo tant’è che, nel 1983, ho dato alle stampe 70 POESIE, Federico Garcia Lorca nel siciliano di Salvatore Camilleri.
MS. Io posseggo una copia del suo MANIFESTO della nuova poesia siciliana, che ritengo sia una sorta di vangelo per ogni poeta, in dialetto o meno.
SC. Il MANIFESTO è un tomo in fotocopie di circa 500 pagine, del 1989, che raccoglie saggi, interventi critici, poesie dei quarantacinque anni precedenti, pressoché tutti editi su Arte e Folklore di Sicilia. Mi faccia, però, ultimare l’elenco delle mie opere. Nel 1944, allorquando iniziai a scrivere in siciliano, avvertii subito la mancanza di un vocabolario. Quelli che trovai, non più in commercio ma in biblioteche pubbliche, erano vecchi di quasi un secolo, e praticamente inutili, in quanto si trattava di vocabolari siciliano-italiani. Mancava il vocabolario che mi occorreva, come mancava a coloro che scrivevano per il teatro, agli attori dialettali, agli studenti, ai moltissimi appassionati del dialetto: mancava un vocabolario italiano-siciliano, cioè uno strumento capace di aiutarmi concretamente in tutte le circostanze nelle quali non mi veniva in mente il corrispondente siciliano di un vocabolo italiano. Nel 1998 ho dato perciò alle stampe Il Ventaglio – Vocabolario Italiano-Siciliano. Nel 2001 è stata la volta di Lirici greci in versi siciliani, Archiloco, Mimnermo, Stesicoro, Alceo, Anacreonte, Simonide, Callimaco, Teocrito e altri, che ho tradotto affinché le mie traduzioni, come i miei versi, possano far parte della cultura siciliana. È stato un esercizio propedeutico fondamentale che, consentendomi di misurarmi con i poeti che traducevo, ha innalzato miei livelli di ispirazione, ha favorito la creazione di un mio linguaggio poetico, del linguaggio delle mie opere. Ho inoltre adattato in versi siciliani: l’Odissea di Omero (Musa, pàrrami tu di dd’omu, mastru / di tutti li spirtizzi, chi gran tempu /…), l’Eneide di Virgilio, Le Argonautiche di Apollonio Rodio, De Rerum Natura di Lucrezio, Saffo e Catullo e altresì poeti spagnoli e francesi nonché gli Arabi di Sicilia Ibn Hamdìs e Muhammad Iqbàl.
MS. Mi scusi se la interrompo. E la Grammatica siciliana?
SC. La Grammatica siciliana e i trenta volumi della Storia della poesia siciliana sono tra i miei ultimi lavori. La Grammatica siciliana riprende e amplia i problemi osservati nella Ortografia siciliana e li pondera, li sviscera in tutti i loro aspetti, alla luce dei contributi scaturiti dagli incontri con gli amici con cui se ne discuteva, fra i quali: Maria Sciavarrello, Antonino Cremona, Paolo Messina, e dello sprone incassato da Ignazio Pidone, Orio Poerio e Giovanni Cereda. Il penultimo capitolo di questa mia storia è del 2005: Gnura Puisia consegna quasi un ventennio di riflessioni, soste, incontri, avanzamenti in armonia con la condizione esistenziale del poeta, creatore per eccellenza, quindi innovatore, trasgressore e – nei limiti – anche programmatore. Le conquiste formali precedenti, con pochi aggiustamenti, rimangono le conquiste di sempre, divengono le colonne del tempio; il contenuto, pure attraverso gli assalti della sofferenza, continua sulle tracce iniziali: ’n-cerca di puisia, ‘n-cerca d’amuri pi canciari lu munnu a sumigghianza di lu me cori. Del 2007 è Biribò che, asserisce Paolo Messina in prefazione, è “la summa di ogni escogitazione formale (dai versi liberi all’ottava siciliana) per indagare poeticamente ogni ramo del sapere”.
MS. E Sicelides Musae …. come è venuto fuori?
SC. A 87 anni, nel 2008, esauritasi l’esperienza di Arte e Folklore di Sicilia ma non la mia voglia di impegnarmi, ho fondato a Catania con altri amici il bimestrale letterario Sicelides Musae.
MS. Molto bene; grazie. Ci parli adesso, per favore, de La barunissa di Carini.
SC. Nell’estate del 1971 fui invitato da un libraio editore a preparare una nuova rielaborazione del testo della Baronessa di Carini e a premettervi un saggio introduttivo. Mi misi subito al lavoro e preparai l’opera, che apparve nel Dicembre dello stesso anno.
MS. Con che accoglienza?
SC. Dire che la stampa se ne sia interessata è un bugia. Bernardino Giuliana, però, incantò le platee di molte località della Sicilia con le sue magistrali interpretazioni, Fortunato Pasqualino mi comunicò che l’aveva letta con grande piacere, Lidia Alfonsi mi consigliò di trarne un film o uno sceneggiato televisivo.
MS. E, con tali favorevoli premesse, come finì?
SC. Finì che il libro non ebbe alcuna recensione, ma nel primo anno di vita, una poetessa venezuelana, Yuri Weky, ne fece una traduzione in spagnolo, verso la fine del 1972 Lucio Mandarà mi accennò della possibilità di realizzare uno sceneggiato per la televisione, e in seguito Massimo Mollica mi informò dell’approvazione del progetto e della sua prossima realizzazione.
MS. E dunque il giusto riconoscimento è arrivato?
SC. Non propriamente. Durante la presentazione in televisione dello sceneggiato fu fatto il mio nome come di chi è stato a interessarsi per ultimo della Baronessa di Carini, né una parola in più, nonostante durante le quattro puntate dello sceneggiato Paolo Stoppa parlasse spesso con le mie parole.
MS. Siamo alle solite: la fatica è nostra e i meriti altrui.
SC. In parte, sì. In effetti, con la proiezione dello sceneggiato qualche briciolo di notorietà venne anche alla mia opera. Giuseppe Bocconetti su Radio Corriere TV scrisse che “Salvatore Camilleri, sulla vicenda ha scritto un interessante volume al quale Mandarà si è rifatto”, Luigina Grasso su La Sicilia: “Salvatore Camilleri è insigne storico e dalla sua opera Mandarà e D’Anza hanno ampiamente attinto per il loro soggetto”, e Aurelio Rigoli, sul Giornale di Sicilia: “La Rai-TV ha utilizzato un recente lavoro di un autore catanese per la trasmissione televisiva”, ma mi ha rattristato che non abbia fatto il mio nome.
MS. Ma qual è la vicenda de La Barunissa di Carini?
SC. Il 4 dicembre 1563 viene consumato nel Castello di Carini un efferato crimine: vittima è la Barunissa, uccisore il padre. Questi, uno dei personaggi più potenti e prepotenti del regno, impone il silenzio su quei foschi fatti, nei quali è implicato l’onore della casata. Tutti i diaristi dell’epoca pertanto taceranno e si deve unicamente a un poeta, che elaborò un poemetto su quei tragici avvenimenti, se quella storia si diffuse nei secoli tanto da pervenire fino a noi.
MS. Professore Camilleri, chi era La Barunissa di Carini? E perché il padre la uccise?
SC. Caterina La Grua, giovane figlia del barone La Grua-Talamanca, “supremamente bella”, corteggiata dal cugino Vincenzo Vernagallo se ne innamora e gli si dà. Ma il barone, venutone a conoscenza per le confidenze di un frate “tristo, ingrato e invidioso”, cerca di uccidere l’amante, il quale riesce a fuggire e a rifugiarsi a Palermo; non fugge però Caterina, che viene uccisa e il cui sangue “si può ancora vedere a una parete della torre di Carini.”
MS. Io so che Salvatore Salomone-Marino …
SC. Prima di lui il Marchese di Villabianca, vissuto tra il 1700 e il 1800, e Lionardo Vigo, nel 1857, e successivamente Giuseppe Pitrè, nel 1870 e poi nel 1891, ne scrissero estesamente; il Pitrè prospettando l’ipotesi dell’uxoricidio. Ma, come comprova definitivamente il Salomone-Marino nel 1914 e io sostengo, la tesi è niente affatto condivisibile e suffragata. Il Salomone-Marino, sin dal 1867, raccolse prima un centinaio, poi circa cinquemila e infine qualcosa come ventimila versi e trecentonovantadue varianti, con i quali ricostruì il poemetto, in conformità alla verità storica che egli si era venuto formando e che i testi gli confermavano. In stagioni più recenti, Giuseppe Cocchiara, nel 1926, e Federico Di Maria, nel 1943, ristamparono rispettivamente le edizioni del 1914 e del 1873 del Salomone-Marino.
MS. Le rivolgo, a questo punto, la domanda delle domande: chi è l’autore de La Barunissa di Carini?
SC. La sua domanda è destinata a rimanere senza risposta. Si sono fatti alcuni nomi: Matteo Di Gangi, Antonio Veneziano, Geronimo D’Avila, Vincenzo Bosco, Mariano Bonincontro, Mariano Migliaccio, Tubiolo Benfare. Antonio Pagliaro, nel 1956, distinse due diverse personalità nell’autore del poemetto: il primo, quello, delicato e aulicizzante, della canzunedda rispittusa, esordio del componimento e dell’incontro fra il barone e la figlia; il secondo, ancorato alla tradizione popolaresca, quello delle altre parti. Tubiolo Benfare, per le considerazioni comparate che ho espresso nel libro, è l’unico che a mio avviso avrebbe potuto scrivere il poemetto.
MS. La sua ricostruzione, allora, a chi si rifà?
SC. Oltre a quelle menzionate, il poeta Vann’Antò, Giovanni Antonio Di Giacomo, approntò una edizione del poemetto e un ponderoso volume di Aurelio Rigoli contenente i ventimila versi e le trecentonovantadue varianti raccolti da Salomone-Marino uscì nel 1963. La ricostruzione del 1873 di Salomone-Marino costituisce, a parere mio, quanto di più autenticamente poetico ci abbia conservato la tradizione orale. Il compito che mi sono assunto è quello di ripresentare quel testo, possibilmente migliorato, liberandolo di molte delle sue incongruenze, facendo tesoro anche delle ricostruzioni di Luigi Galante, del 1909, e di Federico Di Maria. La mia rielaborazione è estetica e non filologica, ed è intesa a formulare un testo finalmente accessibile, un testo poetico e non folkloristico, un testo che ci restituisca il capolavoro della poesia siciliana popolare.
MS. Ma, ci sono dei suoi versi nella riedizione del 2005 della sua Barunissa?
SC. Non più di una decina; li troverà tra virgolette.
MS. E come è strutturata l’opera?
SC. Si articola in sette parti, denominate: La canzunedda rispittusa, L’amore, La morte, La mala nova, La mala sorte, La discesa all’inferno, Rimorso, preceduta ognuna da una rapida introduzione, una strofe per pagina, con commento esplicativo, brevi riferimenti storici e qualche nota estetica.
MS. Professore Camilleri la ringrazio di cuore per l’amabile conversazione, per le sue appassionanti delucidazioni e le chiedo, in chiusura, che mi autorizzi a corroborare questo nostro colloquio con alcuni stralci della sua Barunissa di Carini.
SC. Va bene; li scelga lei stesso.


Chianci Palermu, chianci Siracusa
’n-Carini c’è lu luttu pp’ogni casa.

Attornu a lu Casteddu di Carini
ci passa e spassa un beddu Cavaleri,
lu Vernagallu di sangu gintili
ca di la giuvintù l’onuri teni.

“Amuri chi mi teni a to’ cumanni,
unni mi porti, duci amuri, unni?”

Tutta la notti nsèmmula hannu statu:
la cunfidenza longa l’hannu a fari.
Lu munacheddu nisceva e ridia,
e lu Baruni sulu sdillinia.
Afferra lu Baruni spata ed ermu:
“Vola, cavaddu, fora di Palermu!”

Chianci Palermu, chianci Siracusa
’n-Carini c’è lu luttu pp’ogni casa.

“Viju viniri na cavallaria…
Chistu è me patri chi veni pri mia!
Viju viniri na cavallarizza…
Chistu è me patri chi mi veni ammazza.
Signuri patri, cchi vinistu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari!”

Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna murìu;
‘n-corpu a lu cori e ‘n-corpu ntra li rini,
povira Barunissa di Carini.

Ora spaccatu è ddu filici cori,
e di lu chiantu Sicilia ni mori.

Chianci Palermu, chianci Siracusa
’n-Carini c’è lu luttu pp’ogni casa.
**
MARCO SCALABRINO

venerdì 14 ottobre 2016

POESIA = IVANO MUGNAINI

"Il cinema estivo"

Il cinema estivo all'aperto
i vecchi del quartiere
lo ascoltano dal parapetto
del fosso.
Seduti uno accanto all'altro,
come pronti per la fucilazione,
contenti del piombo delle macchine
che lacerano il buio.
Non hanno i soldi per il biglietto.
O forse preferiscono non vedere,
parlano, più da soli che con gli altri,
e ascoltano nell'acqua stagnante,
guizzi di pesci sporchi, inguardabili,
contenti del fango, le squame aperte
a respirare sembianze di sorrisi.
Malinconia nei visi e nelle mani:
rivedono fotogramma dopo fotogramma,
il loro film, il mitra che falcia la Magnani,
le gambe della Mangano, il riso
della Loren che accende nel corpo
e nel cuore un sole mai spento.
È questo il loro trucco, il loro
effetto speciale: restano fuori
a ridare poesia alla poesia, vita
alla vita. Noi, facciamo la fila
per vedere la commedia di Natale
in salsa estiva.
*

"L'ultimo lupo"

L'ultimo lupo del mio paese,
si schiera docile al lato della strada.
Mi guarda passare con occhi
spenti, nuvola lontana, segreto
svelato, odore di carne essiccata.
Un tempo quello stesso lupo
divorava il vento e i vestiti,
le ruote e le tonache dei preti,
si intrufolava tra le sottane
e digrignava i denti al sole
fino a farlo
fuggire, stranito.
È diventato saggio, si è arreso
ai fucili e alle urla, o è diventato
vecchio, un cucciolo ingrigito,
mucchio di ossa che non sanno
danzare.
O forse la colpa è nostra:
siamo noi che non lo sappiamo
più vedere, non lo sappiamo
odiare come un tempo, ed amare,
per ogni ululato, ogni sguardo
di rabbia e d'amore
alla terra e alla luna
che anche noi
avremmo voluto azzannare.
*
IVANO MUGNAINI

* * *
IVANO MUGNAINI - Nato a Viareggio, si è laureato a Pisa con una tesi sul teatro rinascimentale. È autore di romanzi, racconti, poesia e saggistica.Scrive per alcune riviste tra cui “Nuova Prosa”, “Gradiva”, “Il Grandevetro”, “Italian Poetry Review”, “Doppiozero”, “L’ Immaginazione”. Collabora con case editrici in qualità di redattore e curatore di recensioni ed editing. Cura il blog letterario “DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario”, www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com e il sito www.ivanomugnaini.it .
Nelle rubriche “L’ombra del vero” e "Panorami congeniali" sul sito della Bompiani RCS, www.bompiani.rcslibri.it/speakerscorner , ha proposto suoi racconti e “rivisitazioni” in forma di racconto di film e classici letterari.
Suoi testi sono stati letti e commentati più volte in trasmissioni radiofoniche di Rai – Radiouno e da alcune televisioni regionali e nazionali.
Ha collaborato come autore di lavori creativi, note e recensioni, con diverse associazioni culturali, tra cui l’Associazione “AstrolabioCultura” di Pisa, diretta da Valeria Serofilli.
Ha presentato sue prose e liriche all’interno di manifestazioni e rassegne artistico-letterarie tra cui “Versinguerra” e “Bunker Poetico” , e brani letterari abbinati ad opere artistiche all’interno della Biennale d’Arte di Venezia.
Ha pubblicato le raccolte di racconti LA CASA GIALLA e L'ALGEBRA DELLA VITA, i romanzi IL MIELE DEI SERVI e LIMBO MINORE e i libri di poesie CONTROTEMPO, INADEGUATO ALL'ETERNO e IL TEMPO SALVATO. Il suo racconto DESAPARECIDOS è stato pubblicato da Marsilio e il suo racconto lungo UN’ALBA è stato pubblicato da Marcos Y Marcos. Di recente pubblicazione i romanzi IL SANGUE DEI SOGNI e LO SPECCHIO DI LEONARDO.
Tra i critici e scrittori che si sono occupati della sua attività letteraria: Vincenzo Consolo, Gina Lagorio, Roberto Pazzi, Giorgio Bàrberi Squarotti, Alberto Bevilacqua, Luigi Fontanella, Paolo Maurensig, Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Giorgio Saviane, Walter Mauro e altri.



giovedì 13 ottobre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLO DI LIETO

Carlo Di Lieto : “La donna e il mare” (gli archetipi della scrittura di Corrado Calabrò) – Editore Vallardi – 2016 – pagg. 256 - € 12,00 –
Realizzare una monografia così ricca e così preziosa non è fatica di poco conto , e Carlo Di Lieto , con la sua profonda cultura umanistica e il suo agguerrito occhio critico , immerso da tempo nella ricerca di inflessione psicologica , completa l’exursus con impegno dall’ampio orizzonte. L’analisi si delinea lungo tutto l’asse della produzione poetica di Calabrò, che parte dagli anni sessanta dello scorso secolo, con un elenco di libri da invidiare, offrendo una fantasia di figurazioni e tessiture rapide e dense , nel registro stilistico del tutto personale. Interessante l’obiettivo di Carlo Di Lieto, perché cerca una logica nello scenario inconscio che trova asilo nelle opere di poesia, una ricerca continua che attinge alla logica attraverso la realtà fantasmatica, per prendere avvio dai versi. Le emozioni che acuiscono la fantasia hanno la voluttà delle pulsioni esistenziali , per cui l’universo immaginario si immerge in compensazioni e tensioni che sono il flusso vitale dell’eros , o il fantasma di visioni proiettate nel doppio , nel profilo della donna. Una gestazione che inconsciamente proietta al coagulo delle immagini. “La scrittura di Corrado Calabrò – scrive in prefazione – merita un’analisi concentrica, attraverso l’esegesi psicoanalitica; discussa e analizzata dalla critica militante nell’arco di oltre un cinquantennio (1960-2014), è stata esaminata nei suoi valori formali ed espressivi, ma non è stata sufficientemente valorizzata nelle sue forti peculiarità psicologiche. Ed è ciò che si tenterà di fare , in quanto lo si ritiene un completamento assolutamente necessario , e forse imprescindibile, per comprendere appieno questo complesso ed originario poeta.”
Partendo da una rapida rivisitazione dei dati biobibliografici lo scenario si dipana nelle sorprese di una forza avvincente che sembra pervadere la preparazione culturale, avvincente e originale, del poeta. Le interviste, che hanno segnato il passo e sublimato la condensazione del pensiero , hanno la forza dirompente di lunghe gestazioni, per quella propensione alla visionarietà dell’insoddisfazione.
L’amore e l’oggetto dell’amore diventano tensione pulsionale e spinta attrattiva per una carica deflagrante che sospinge il verso. “Il poeta si riconosce nel raggiungimento dell’oggetto e nella possibilità di fissare in maniera indelebile l’esperienza, che così si connota, in un momento esistenziale di speciale identificazione.”
La materia dei sogni parte dall’illusione visiva e dalla luminosità mnemonica , e qui prevalente nel discorso poetico. L’eleganza formale ha la natura stessa dell’inconscio per la vertiginosa presenza dell’oltre, in copresenza di un infinito irrazionale e impensabile , dove spazio e tempo, esterno ed interno , finito e infinito creano l’intensità spirituale del verso.
L’accenno alla querelle critico letteraria nata tra Domenico Rea e Pietro Cimatti pone un aggiustamento obiettivo per la singolarità del tracciato segnato da Calabrò, quali la stratigrafia dell’animo dello scrittore nel suo motivo scatenante di un’alterità imprendibile e gli scenari che si delineano nella dimensione dell’incognito.
Una nutrita “ antologia” interrompe il saggio , per riprendere con il capitolo “Il poeta alla griglia”, un estratto già pubblicato nella rivista L’illuminista nel 2003, nel quale il tratteggio corteggia la poesia immersa ed emersa dalla glaciazione che la cultura rappresenta senza limiti negli anni contemporanei.
Si conclude il volume con un accenno ampio e succoso al romanzo di Calabrò “Ricorda di dimenticarla” , che ebbe fortuna nelle sue riedizioni, e con una “intervista” densissima , che apre ampi spazi allo sguardo che interroga , alla memoria che risponde.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 12 ottobre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – “Sospensioni”-- EUREKA Edizioni – Corato (BA) – 2016 – pagg. 35 - s.i.p.

Antonio Spagnuolo, autore del libro che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Napoli nel 1931. Presente in numerose mostre di poesia visiva è inserito in molte antologie e collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna “poetrydream” su internet; Ha scritto numerosissimi libri di poesia e vari libri in prosa. E’ tradotto in francese, inglese, greco moderno, spagnolo, rumeno. Di lui hanno scritto molti autori fra i quali A. Asor Rosa che lo ospita nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” edizioni Einaudi.
“Sospensioni” è una plaquette che presenta una nota introduttiva di Oronzo Liuzzi ricca di acribia intitolata “Per frantumi delle palpebre in silenzio”.
L’autore nel suo poiein, come in tutte le raccolte più recenti, è ispirato dal tema della scomparsa dell’amatissima moglie Elena alla quale continua a rivolgersi in modo soave, mistico ed erotico.
Presenza – assenza quella della consorte, che nelle pagine sembra tornare in vita per mezzo di una parola salvifica detta con urgenza.
E’ lei il “tu” destinatario dei versi di Spagnuolo, che controlla benissimo le emozioni del dolore in versi icastici e leggeri, che si librano sulla pagina in un limbo di atemporalità, l’attimo in senso heidegeriano.
Da autore scaltrito e intelligente il Nostro sa benissimo che non sarebbe efficace mettere in scena testi nei quali domina la nostalgia o il rimpianto.
Si tratta, invece, nella sua scrittura, poesia dopo poesia, di una riattualizzazione dell’amata e dei momenti felici passati insieme e in questo si realizza stupendamente l’intenzione di Spagnuolo, anche se i giorni passano inesorabilmente accrescendo in maniera esponenziale le ferite causate dalla sofferenza.
Il titolo “Sospensioni” rende bene l’intenzionalità del poeta nell’attraversare, tramite una parola sapiente, territori per parole, sintagmi e frasi, che hanno la capacità di rinnovarsi costantemente in un caleidoscopio, una fantasmagoria, sempre diversi.
Tutto è sospeso in una vita vissuta con pienezza, in limine con il nulla o l’essere di un’altra dimensione, quella nella quale si trova la compagna, che rivive per mezzo di una memoria volontaria e involontaria.
Da notare che il linguaggio espresso dall’autore in “Sospensioni” segue le modalità che Antonio ha fatto sue nell’ultima produzione: infatti si è verificata nella sua poetica un graduale passaggio da uno stile anarchico e quasi alogico, a forme più chiare e luminose.
E sono i suddetti modi dell’esprimersi, quelli più discorsivi, che si adattano egregiamente alle tematiche affrontate in questo libro di poesia.

Raffaele Piazza

martedì 11 ottobre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Recensione della raccolta poetica “Alessia” di Raffaele Piazza

La consolidata esperienza poetica di Raffaele Piazza è tangibile, anche per chi non ne avesse ancora incrociato il percorso letterario, sfogliando la sua recente raccolta di poesie “Alessia”, nella quale, pagina dopo pagina, si snoda la sapiente e colta scrittura dell’autore.
Il lettore viene quasi inconsapevolmente sospeso in un’atmosfera in cui riesce a scorgere due orizzonti diversi, senza che possa all’inizio stabilire quale di essi sia quello reale.
Da una parte l’orizzonte lieve, soffuso, potremmo dire magico nella misura in cui la magia rimanda il sogno. Un orizzonte nel quale scandire le date pare quasi un esercizio ornamentale per decorare i giorni o gli eventi descritti.
Dall’altra parte l’orizzonte è più crudo, il lettore squarcia il velo sottile degli ornamenti e prende coscienza del tempo che scorre inesorabile, scandito dalle pagine, dalle date, dalle poesie.
Quale dei due orizzonti è reale? La vita è sogno, per dirla con Calderón de la Barca, o l’angoscia del tempo oscura tutto, finanche la poesia?
La risposta forse è a metà tra i due orizzonti, perché al centro Alessia li tiene uniti: il suo nome e la sua voce risuonano in tutte le pagine del libro, costruendo un ponte di comunicazione.
La risposta è dunque al centro, perché lì c’è Alessia, lì c’è la vita.
*
Giulio Marchetti

venerdì 7 ottobre 2016

POESIA =RAFFAELE PIAZZA

"Milano e Alessia sorgiva"

Prologo

Vengono messi azzurre riflesse
nelle cose del mare, un chiaro
incontro nel caldo delle teche
degli amanti, delle storie dei baci.
Dalla prima uscita conserva
Alessia il dono levigato di un
gattino di peluche fino al limite
della vita che vorrebbe si estendesse
per una d’aurora magia, nel metallo
dell’auto.
Campo profano scenario di
ogni amplesso e in sintesi
un gioco per due, per darsi bene.

1
E’ l’amore che fa bene in mattini
tersi del sole nel cingere il tempo
lo spazio in metropolitana Alessia
gioca a fiorire tra gli sguardi di chi
rimane ad osservare il biondo
sembiante per cosmesi. Felicità
le chiede l’amato nella camera della
mente e delle quattro
pareti calcinate. Cosmesi accurata
nella tinta delle unghie,
per graffiare una vita, Alessia,
per Milano ad assistere a un
preludio della nebbia e vedere
all’Idroscalo angeli in forme di
ragazzi in tutta da lavoro e

2
in quello stormire di alberi
per dargli nomi esotici Alessia
in forma vegetale, ha sedici anni
contati come semi

e tutto accade nel prealbare
dei giorni incantesimo di un amore
nella macchina in un trasalire
del pensiero oltre il bordo degli
orizzonti in un anelito di brezza
per il corpo nudo a modellarla
cometadonna in forma di gioia
che da felicità si differenzia
come il fluire del treno dalla
luna nel suo percorso tanto rara
Alessia nuda detersa dalla nebbia
che trasale nel guizzo trasparente
di un greto e un fiore d’erba rosa

per essere più bella.
*

"Alessia e il risveglio della natura"

Mattinale incantesimo per Alessia
nel risvegliarsi della natura duale
per lei e Giovanni. Porta ceste
di fortuna e fragole a casa dell’amato
Alessia, da consumare con il plenilunio
stasera dopo avere fatto l’amore
tra giochi d’acqua della magica città.
Gli alberi in festa parleranno
ad Alessia e gli albereti del verde
dell’evento. Sorride Alessia alla
chiave della nebbia nel diradarsi,
entra in scena la vita.
*

"Alessia sulla neve"

Sera a Cortina per Alessia
sembiante infinito bianco
innevato. Cammina Alessia
azzurrocielo vestita con il
pullover blu fatto a mano..
Nell’interanimarsi con il freddo
rosa dalla pelle all’anima
per un raccolto di stelle.
Nel rigenerarsi l’anelito
all’acqua da bere. Viene
Giovanni e la bacia. Soave
gioia di Alessia di fragola
fuori stagione.
*

"Alessia nel parco sorgivo"

Nell’entrare nel Parco Virgiliano
nell’interanimarsi con da rinominare
le piante della quinta stagione fuori
dal tempo feritoia dell’attimo per Alessia
tra una quercia e un eucalipto
nel gioco fiorito della vita a trarre
linfe e respiro dove era già stata
Alessia rosavestita un anno fa.
Segnale luna del pomeriggio bianca,
a panneggiare una nuvola grandiosa
a prendere linfa Alessia, forza, dal pensiero
degli occhi di Giovanni.
*

"Alessia e la luce del porto"

Sera di plenilunio, anima
di Alessia protesa dal davanzale
al mondo. Occhi di ragazza
Alessia a captare oltre le alberate
il pulsare della luce del porto.
Nuvola grandiosa e pioggia
dietro i vetri.. (Luce rossa,
fa che non mi lasci!!!).
Attimi disadorni. Di Alessia
squilla il telefonino. Di
Giovanni la voce: ti amo!!!
Trasale Alessia nel tessersi
con l’aria di gioia un manto.
*

"Alessia e il mistico albereto"

Sera di gioia d’incanto
all’ aria aperta nel divenire
una cosa con Giovanni
per ragazza Alessia dove
era già venuta, il mistico
albereto di tenero verde
nella forma a contenere
di tramonto la conca dei
barlumi d’arancia
(rosso di sera…).
E ostia sorride di platino
la luna dell’evento della
nuova vita a nord della
partenza. (Attende Cortina
Alessia fiore vestita
d’erba e basta
nell’estasi magica tra piante).
*

"Alessia in prove di danza"

Nella scuola di flamenco
in prove di danza per la vita
si allena ragazza Alessia
in sorgivo ondulare delle
braccia e delle gambe.
Modula Alessia delle membra
una sinfonia che viene bene
con le compagne allo specchio
per stasera lo spettacolo.
Entra nella palestra Giovanni
occhi negli occhi con Alessia
nel gioire del sorgivo movimento.
*
RAFFAELE PIAZZA



giovedì 6 ottobre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANILA HANXHARI

Anila Hanxhari : “Tiro a sorte la libertà” – Ed. Tabula fati – Chieti 2016 – pagg. 120 - € 10,00
Il verso lungo che distingue quasi tutte le poesie di questo succoso volume indica il ritmo serrato del canto , quasi un sussurro nel ricercare figure e fantasie , paesaggi e memorie , arcobaleni e vertigini , nella certezza che l’illusione ancora una volta crea ceselli. Il dire , nel chiaroscuro della parola, diviene senso del subconscio , del non detto , dell’immaginario , per scorrere fluido nel rincorrersi delle figure. E il profilo di un nonno , custode della storia , si delinea superbo attraverso gli incisivi suggerimenti. Lasciando stimolanti esperienze con dovizia di informazioni – Ma la poeta scrive : “La poesia è la punizione delle cattive orecchie,/ è diventata killer del buio delle paludi/ scrive il vangelo girando la carne dai bordi / disossa i muti/ e profuma di un profumo oleato/ schiacciata a mattarello con l’origano,/ eh l’oriente grigliato al petrolio/ imparate a memoria un solo verso/ tagliatori di gola del corpo con l’eco/ la poesia è una preghiera a stomaco raso/ un candelabro d’ira che spegne la luce/ fa file interminabili del pane /arando la nausea del sordomuto/ ha la schiena curva dei bambini / che mangiano come fiammiferai.” (pag. 31) - Una tale dichiarazione lascerebbe perplessi , se non avessimo poi da leggere delicate armonie che chiariscono una serenità consapevole . “Quando preparo gli occhi all’incendio/ anche la luce diluvia/ prima parto dalle vesti poi dal sipario dell’alba / il mondo sposta l’asse del germoglio/ e so che dentro la neve indaga / lo spazio albero del tuo corpo/ quando preparo gli occhi all’incendio/ non regalarmi poesie tagliate dai rami!”
“V’è nella voce di Anila – scrive Davide Rondoni nella prefazione – una forza radicale segno di una energia unitiva potentissima. Intendo che la fonte , la forza da cui fluisce a volte con irruenza la voce della poesia della Hanxhari è di una donna, di una persona, che non intende mai eliminare il suo volto, né renderlo generico…”
Il libro si articola in tre sezioni , nelle quali l’unità filosofica si manifesta ben solida e pregnante, all’interno di una realizzazione verbale equilibrata e corretta. Realtà nascoste , confidenze , incontri , visioni , in un panorama poetico che consente di cogliere riferimenti delicati o sospesi , impressioni coese e concrete , in una pulsione musicale che annulla silenzi e pause.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 1 ottobre 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = EMILIO CAPACCIO

Emilio Capaccio : “Voce del paesaggio” – Ed.Kolibris 2016 – pagg. 200 - € 12,00
Lo scorrere di queste pagine è un continuo rincorrere visioni dalle lunghe sospensioni , un continuo appellare nomi , illusioni , immagini , icone, sussurri , quasi una ininterrotta preghiera rivolta ad un’entità superiore che chiamiamo Dio.
Se il presente non esiste se non nella immaginazione dei filosofi assolutistici, allora ritroviamo sempre il non-presente come sospensione della nostra esistenza. Ci sono dei varchi, dei vuoti, delle zone d’ombra che noi nella vita quotidiana non percepiamo, ma ci sono, sono identificabili, come cuciture del finito. Così, una scrittura totalmente scintillante non esiste, poiché anche nella scrittura si danno elementi significanti non rielaborati. La scrittura per «frammenti» implica l’impiego di una decostruzione riflessiva, la quale nella sua propria essenza, segue il tempo del «Presente» che sfugge di continuo, che si dis-loca. Il «soggetto» , posto al centro della parola, instaura il rapporto con la pagina che è radice della parola stessa. - Il flusso che intesse le poesie di Emilio Capaccio ha radici culturali di una certa consistenza , perché riesce a immagazzinare differenze , salti, zone di luce , colori , evasioni con scelte differenziate e oculate, in una vetrina che lascia in sospeso molte attenzioni da scoprire. Le ragioni della poesia insistono nella emozione che molto spesso è ritorno di eventi e memorie. Le alchimie della “creazione” vengono levigate in pensieri intarsiati dove l’onirico infinito chiude la sua solitudine negli specchi . Le ansiose attese tra le pareti dell’ospedale vengono incise in sudori anestetizzanti . Le premonizioni di una morte, che di certo raggiungerà il poeta prima o poi, ipotizzano l’evento in una domenica di sole. Il tremore per la persona amata sminuzza silenzi e sospiri fra quelle rose che non tornano più. Le tematiche si alternano e vanno con agilità dal quotidiano al metafisico , dalla metafora al magico , dal filosofico al mito , dal racconto allo spaesamento, in un ricorso attento alle soluzioni contemporanee. -- Antonio Spagnuolo