Roxana Miranda Rupailaf : "Shumpall" - 2017 --
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--e avvenne che erano centinaia
quelli che galleggiavano sull’acqua feriti dalla luce
deliravano cantando una melodia
somigliante al pianto della morte.--
Così l’epigrafe di Roxana Miranda Rupailaf al poema Shumpall, al quale da soluzione in tre sequenze:
Prima ondata,
Seconda ondata,
e
Terza ondata, esplicitata in due momenti: Terza ondata I- Dell’abbraccio e delle discese.
Terza ondata II- Della scomparsa.
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E’ base del poema un motivo folklorico: l’animale mitico metà andros-metà pesce che vive nei fondali e con il suo canto attira a sé gli umani. Naufraghi, annegati, ragazze che si lasciano affogare sono offerte dovuta allo shumpall. Egli dunque è maschio, giovane o bimbo. Ma questa confusione non affermo perché propria degli esseri mitologici e favolosi quali sono le idriadi: shumpall, sirena o sireno, ondina, ninfa, naiade, melusina, tritone.
Ma la leggenda nasce in ogni dove ci siano fonti o acque per natura in movimento, sia esso movimento leve o impetuoso, che produca un suono melodia o canto che denoti la presenza di uno spirito delle acque.
Siamo cosi all’origine dei tempi, perché l’acqua è elemento verginale e fondante.
Si desidera e si invoca lo spirito compiendo un incantesimo nel circolo dei sacrificati. Bisogna compiere il rituale di appartenenza per entrare nel cerchio degli iniziati. Esso consiste in sacrifici di frantumazione, offerte di umori (saliva, orina, sudore), di alghe avvinghiate a membra di corpi nudi dilaniati, e in disfacimento abitati da pesci.
E’ stato allora che ho deciso di buttarmi
nell’oceano colmo di visioni - continua l’epigrafe.
Ma questa parte di testo occupa la pagina seguente. E intanto il lettore fisicamente volge la pagina si crea un attimo di attesa, di solenne stupore. Stupore silente e illuminante. Stupore che è attimo eterno. Stupore folgorante.
Con tale meraviglia inizia la Prima ondata - Della invocazione.
Al momento del tuo arrivo l’oceano trattenne le ondate.
D’ora in poi il tempo scorrerà lento, a significare la sensualità del desiderato annegamento. Sarà un rituale che ogni naufrago deve compiere pacatamente, intanto discende… discende.
Ho incominciato a correre sulla battigia
e mi sono lanciata ai sali
in cerca del tuo corpo argentato tra le alghe
Il mare è diventato un giardino di stelle
…
Voglio affogarmi in quest’onda che è il tuo nome.
Voglio affogarmi in quest’onda che è il tuo nome
Lui è venuto verso di me
con la terza ondata.
Vestito di fiori marini
che navigano il ventre della madre.
Tra le mani mi portava un pesce d’argento.
La frantumazione fu offerta che facemmo nel ventre.
Feci una stella di sale nell’acqua.
Fu un sacrificio.
Lui è venuto sin qui nella terza onda
e ha disegnato il suo arcobaleno nel cielo.
Non ho mai potuto cancellarlo dal mio sogno.
Or dunque, la ritualità è stato d’animo costante nella poesia di Roxana Miranda. Ella lo annunciava già in liriche precedenti: Ritual de las ausencias y sus sombras/ Rituale delle assenze e le sue ombre, Ritual de la serpiente azul/Rituale del serpente azzurro, ecc.
Perché alla sfera della ritualità appartengono i gesti quotidiani, sacra è la riflessione, sacro il gesto trattenuto o appena abbozzato, sacro l’interagire con cose e persone.
Sacro e sacralità è invocazione calma e lenta, sensuale e gioiosa, meraviglia dello sguardo, di assaporare cose situazioni e persone, modo individuale di stare ed essere nel mondo.
Il mio cuore ha visto il filo del coltello
che faceva croci nel sangue. 146
…
Ripeto questa mia preghiera
perché forse verrai
Qui, di fronte alle onde
mi inginocchio.
Invoco i tuoi capelli
annodati dal sale.
Spero che tu compaia
nella terza onda bimbo-pesce.
…
Sai che mi addormento tra le rocce
aspettando che tu compaia.
Ripeto questa mia preghiera
sino alla tua venuta. 149
Da Shumpall – Prima ondata –Della invocazione
La seconda sequenza Seconda ondata- Deliri del sale costituisce il nodo del poema.
Il naufrago o suicida desidera rispondere all’invito che le porge il richiamo melodioso e tentatore. Ardente è il desiderio di incontrare quell’entità marina dal canto lusinghiero.
Il mio corpo alga si ripete negli specchi
si moltiplica.
C’è una mappa di me una mappa di me
sull’acqua
mi confondo
mi tocco e non sono io quest’acqua
questo sale che si disfà.
…
e vidi le mappe disegnate sul mare
in quella sete aperta di vleni che lui ha. 153
Dormo sull’orlo di una palpebra 155
che mi affoga perché piena di sale.
Non rispondi,
soltanto il mare scioglie i suoi ululati.-
Sono qui
che faccio una collana di conchiglie
per il tuo corpo ferito
dai viaggi del sogno.
Sono oramai tre mesi di oscurità nel porto.
Ho ospitato ondate dentro gli occhi.
E non ti affacci,
mio squarcio di luce,
non ti affacci.-
Cosa debbo dire?
Quale segreta preghiera
mi sprofonderà nell’arcobaleno del tuo sangue?
Mi sono affacciato a tutti gli oceani
gridando il tuo nome.
Sono disceso nei liquidi
per cercare nella placenta delle onde
il tuo corpo profumato poiché ha attraversato quattro volte la morte. 157
Sopravviene un dubbio disperato: che la ritualità non abbia sortito effetto.
La tensione poetica è ora al culmine, il suo punto più alto.
E se non esisti. 160
Cosa ne è della sabbia fuoriuscita dal mio corpo?
Gli arcobaleni attraversati dagli uccelli
si trasformano in nubi .
Li vedo, da qui,
che mi fanno cenno.
E se non esisti
Cosa ne faccio delle ondate?
Con le alghe che ho inumidito?
Le sponde a volte non mi parlano
sebbene siano molte le pietre che ho scagliato sull’acqua.
Solo mi giungono gli echi dei naufraghi
che non sono mai tornati alla luce.
Soltanto mi arrivano stelle di carta rosicchiati dal sale. 160
Da Shumpall - Seconda ondata.- Deliri del sale
Con la Terza ondata I – Dell’abbraccio e le discese si intensifica la sensualità e il desiderio. Con la terza ondata la alta marea arriva, si fa evidente.
L’epigrafe
La discesa è una rosa salata 161
la cui seta si brucia nello specchio
è chiave di lettura.
In sacro abbraccio si fondono desiderio e tentazione. Il desiderio è sentimento soggettivo e sensuale. Intanto l’involucro umano lentamente scende nei fondali gode dell’amplesso avvolgente del serpente-sireno-shumpall.
Con rara maestria la autrice mantiene la tensione di questa metamorfosi tracciando e ri-tracciando le sagome informi ora alghe ora conchiglie, accarezzando le parole, trattenendo le immagini,
Dal fondo del mare
mi chiami.
Io mi allontano dall’azzurro
intanto mi insegue
il suono
il suono
mi insegue.
Non voglio vivere tra le onde.
…
cado in te come fossi un suicida 165
…
ripetono questa preghiera che è il tuo nome 165
…
Adesso che mi tocchi sei più che l’oceano
più che mille pesci e lingue che si sfiorano. 167
…
il tuo corpo illuminato sotto l’acqua 170
mi invade con violenza di uccelli
…
L’avvenuta identificazione e trasformazione in ente acquatico –Terza ondata II- Della Sparizione- è dolorosa e solitaria .
…
ma le mie valve, le mie conchiglie
mi rifuggivano a sotterrarsi nella nebbia 173
…
è sprofondare,
disfarsi come barchetta di carta che non riesce a salpare. 174
Morirò di te, gli dissi.
…
E senza di lui mi ruppi
le pelli e la carne a coltellate.
Morirò di te, gli dissi.
…
Il cielo frantumato come un vetro
è caduto tra noi. 175
Ma ecco che l’interpretazione, per quanto fedele essa sia all’intenzione dell’autore, non esaurisce la poesia di Roxana Rupailaf.
Metafore, sensazioni, stati d’animo, sono una costante nelle sue liriche e raggruppatesi in Shumpall conferiscono al poema originalità lirica.
La tematica attorno alla quale è costruito il poema è ambivalente, sono due sentimenti indissolubilmente vincolati, avviluppati e avvinghiati; sono una sola cosa amorfa, come lo shumpall e il naufrago: assieme desiderio e tentazione.
Si direbbe che desiderio-tentazione è zona di frontiera dai limiti porosi, sinuosi.
Dove finisce il desiderio e incomincia la tentazione? La debolezza del desiderio di fronte alla sopraffazione della tentazione origina un terzo sentimento: la colpa. Sentimento che il soggetto tentato rifiuta e cerca di nascondere e sbarazzarsene per cui la colpa è sempre altrui.
Mangia la mela, cara diceva in Serpi di Sale. Non maternale ma provocante e mefistofelica è il tono di questa voce.
Desiderio tentazione colpa sono sentimenti-problematiche che come una costante, soggiacciono nella poesia di Miranda Rupailaf.
Ma la figura del serpente non è soltanto simbolo di tentazione.
Il serpente di terra e il serpente di acqua appartengono al folklore mapuche. Senz’altro , non dubito. Eppure la lotta primigenia, la lotta tra animali minacciosi, titani della stessa forza e fattezza per il predominio sul mondo –la terra- appartiene a tutte le culture.
Or bene, il paesaggio è elemento importante nella poesia di Roxana Miranda. La costa del sur cileno suggerisce la figura sinuosa del serpente: vortici e rompenti si formano attorno agli scogli, correnti e masse d’acqua si scontrano in ricorrente moto ondoso.
E in più la marea, la quale si annunzia con quiete e silenzio spaventoso tanto da trattenere il respiro, l’attimo di stupore che precede la prima ondata per cui l’autrice recita:
Al momento del tuo arrivo l’oceano trattenne le ondate
La terza ondata più forte e violenta delle due anteriori che la precedono copre e invade buona parte della costa. Dunque, la metafora dei serpenti in lotta si manifesta in tutta la sua tangibilità. Il mare poi, compie un movimento cullante e ipnotico di flusso e reflusso.
Allora tutto ciò suggerisce l’esistenza di spiriti marini che innamorati dell’uomo cercano la sua vicinanza, vogliono possederlo; e quando il mare si ritrae verso l’abisso –con altrettanta forza e violenza come al suo arrivo- lo portano con se, lasciando in dono molluschi e ostriche.
Ragioni astrali determinano questo stato di cose; che liricamente riportati Rupailaf traduce in una successione cadenzata di metafore divenute rituale di sacralità, cerimonia sempre uguale a se stessa, preghiera reiterata che obnubila la coscienza.
D’altro canto innamorare è compiere gesti gia antichi, ripetuti con insistenza in un lasso di tempo, un rituale svolto tra amanti che è la prediletta cerchia di iniziati.
E lo shumpall innamora, obnubila la coscienza, tenta, cancella ogni riluttanza.
Dei sovrumani, titani di uguali forze e fattezze, avvinghiati in lotta o in amore, popolano le mitologie delle civiltà mediterranee antiche, che greci e latini poi tramandarono.
Serpenti in lotta, dunque, non le sono estranei, ancor meno le sono estranei i miti di acque e cavità terrestri e marine dove abitano le idriadi.
Esse dal Mar Mediterraneo ossia Mare di Mezzo culla di acqua, partirono poi per abitare ogni costa sinuosa che disegna grotte e rientranze, dove mare e terra confondono i limiti, dove laghi si inseriscono nel litorale e nei dorsali montuosi, dove fiumi e sorgenti scorrono scavando, dove spelonche e caverne sprofondano e dilaniano le viscere del globo.
Forme cangianti o meglio limiti cangianti e imprecisi traccia il mare sulla spiaggia, orme penetranti e penetrati un nell’altro suggeriscono la visione e metafora sensuale dei serpenti or in lotta or in stretta amorosa, metafora che permea tutto il poema.
Sacra contemplazione della natura, intima meditazione tradotta in lirica metafora, forma avvolgente e sinuosa, yng e yang dell’universo.
Lo shumpall è stato per Roxana Miranda Rupailaf un motivo lirico posto come scusa opportuna per esternare la propria soggettività di ammirazione e meraviglia di fronte alla natura.
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Roxana Miranda Rupailaf : Shumpall. Pakarina Ediciones. Lima. 2017.
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Nota: i frammenti citati del poema Shumpall sono mia traduzione.
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Aurelia Rosa Iurilli