mercoledì 31 luglio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = SILVANA SONNO


**Silvana Sonno: “Evanescenze” – Ed. Genesi – 2024 – pag. 68 -€ 10,00
“Orientamento principale dell’intero intreccio poetico del libro – scrive Sandro Gros Pietro in prefazione- è il sentimento di appartenenza per natura e per elezione al mondo delle donne, più esattamente definite amiche. E’ un sentimento mai proposto col piglio rivendicativo della partigianeria bellicosa e duellante verso la società maschilista, ma invece, è vissuto come un’elezione di grazia, di gusto, una condivisione partecipativa di valori e di ricerca della bellezza.”
Le figure variegate che si affacciano tra questi versi sono quasi sempre un soffice tocco che sfiora il sussurro e a volte diventa voce esplosiva, caratterizzata in pieno mutamento di riflessi per proseguire nel mutamento che descrive dei momenti del proprio vissuto, con quella evidenza realistica che fa del poeta il fulcro che si avvita al dialogo.
“Sfoglio il mio libro delle età trascorse/ osservo le figure, le parole/ le pratiche e i pensieri. Gli occhioni/ che fissavano il mondo da lontano/ i capelli, il sorriso di ragazza/ il vocio della strada, della piazza/ i sospiri tra l’erba, le canzoni/ il mio Barone che m’addita il cielo/ dal suo romanzo dove si condensa/ la passione d’amore per la vita.”
Molteplici variazioni nel ritmo musicale del segno diventano la preziosa scorta del visitato, coinvolto nel movimento centripeto della realtà quotidiana o soltanto essenza della memoria, che gioca allo specchio.
Coraggiosamente Silvana Sonno traduce in lampeggi tutti quelli che sono momenti del socchiuso frammento, come rappresentazione del quotidiano per un’immersione tra sentimenti e visioni, incontri e illusioni, fiammate e sospensioni, malinconie e giochi di superficie. La sua scrittura ha un elegante metodo poetico che si avvale di un bagaglio culturale di ragguardevole spessore, vuoi per la scelta del simbolo, vuoi per la ricerca della metafora.
Ricerca dell’amore di quelle amiche perdute nel tempo, la sfida del destino che appare come una parola che contiene il senso della vita, il taglio dei rammendi che fanno della carne una matrice, gli ospiti alieni nel messaggio di una speranza, la fame dell’oblio senza fronzoli e orpelli tra regole scolpite nel granito, l’abbraccio dell’alba che dona l’ebbrezza di un sussurro, la fucina del sonno che attende gli affanni al bordo del letto, tutte pennellate che la catena invisibile della poesia riesce a fissare nella pagina, affidandosi ad un timone policromatico che cerca incessantemente l’approdo.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 27 luglio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = ELOISA TICOZZI

-
Eloisa Ticozzi: "Il fiato" - Ed. Pluriversum - 2024 - pag. 56 - € 12,00
*Una silloge poetica che celebra l'energia primordiale del tutto, quel respiro che rende vitali e genera esso stesso vita; aeriforme versificazione per rievocare la pace dello spirito, contro ogni forma di violenza; e per questo il libro sostiene il progetto "una pulce nel disegno", in ricordo di Roberta Repetto e di tutte le donne vittime di omicidio.
Scrittura aggregante, limpidamente sostenuta in tutto il tragitto creativo,nel tentativo di offrire un cammino policromatico nella ricerca di difficili soluzioni, ed in una logica che superi il mistero, del quale soltanto l'arte può rendere consapevole l'umanità.
Una profonda sensibilità contraddistingue questo versi, sobri ed essenziali, a volte ricamati con una delicata trama che abbraccia un'accogliente natura, a volte sussurranti confidenza e amore.
"La scrittura acquista senso nell’incontro, nella relazione con gli altri. E pubblicare significa prima di tutto rendere comune un contenuto, affinché dallo spirito dell’autore si approdi all’anima del mondo.
Se, in particolare, la poesia lambisce il sentimento, la narrativa si rivolge principalmente alle emozioni. La parola “sentimento” non è mai mendace, non altera la composizione della frase, evoca profondità dell’anima e solidarietà. E la parola, autenticamente intesa, è – in entrambi i casi – davvero in grado di oltrepassare l’astrattezza dell’idea per intessere connessioni vitali.
E respiro, fiato che pervade ogni cosa; là dove gli uomini perdono la personalità intima e primitiva nel mondo […], nel respiro si tace, si fa l’amore, si ama, si parla, pur non comunicando niente.
Esordisce così, Eloisa, nel suo narrare che non si acqueta, non potendo accettare la resa delle tenebre e della noncuranza, accrescendo con i suoi versi il desiderio di ribellione che ogni individuo nasconde involontriamente, per quella forza insistente che nell'essere umano scinde il bene dal male.
Un contesto domina l'irriducibile e nella musicalità della poesia trasporta verso la conquista di un equilibrio tra gli eventi ed i segreti del nostro sub conscio.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 22 luglio 2024

POESIA = FRANCESCA CASTELLANO


**"Cammina"
Ti regalo
un pezzo di vita,
cammina,
cavalca, sul dorso di questo cavallo,
ché nel ventre di un mondo
che ti ha concepito
era già scritto:
=
dovrai imparare a camminare due volte,
e la seconda
sarà più difficile.
***
"Memorie"
All'angolo di un letto
tremante, paurosa
mi faccio memorie
ricordi di un tempo
come foglie d'autunno
squassate dal vento.
Solco sentieri,
nuove gallerie lungo la strada,
mi faccio memorie
ricordi di un tempo
sbiaditi,
annebbiati,
affossati.
***
"Il volto del mio sentimento"
Non voglio imparare a ballare,
voglio imparare a camminare,
con la stessa cadenza della pioggia
nel turbolento temporale.
=
Fradicia e spoglia da ogni mascheramento
immagino una goccia scendere,
che danzando sul petto rivela il mistero:
eccolo, il volto del mio sentimento.
**
Francesca Castellano

domenica 21 luglio 2024

POESIA = NINO VELOTTI


"SONETTO DELLA SOLITUDINE"
Infissi rotti e dissociate cose
da levare, vivacchi ormai da solo
nella casa oltre il prato senza un volo
di voci umane tra irte care cose.
Le lampadine pulsano inesplose
- per sbalzi di corrente? Non sei solo.
Ci sono le tue gatte, c'è uno svolo
di luci dentro e fuori già le rose...
Sempre da solo tra questi scomparsi
cospetti nelle stesse ossa dislochi
la mente: pensi a una fossa comune
- con gli animali, in eterno! -, altre lune
desideri crescenti, altri füochi.
Cambiare casa oppure. Rinnovarsi.
**
"L’AMORE CHE PRESERVI"
Dalla stampante in disuso Nerina
La mia gatta allo schermo già s’affaccia
Della portafinestra, in una caccia
D’ali improbabile attende in panchina.
Tra grovigli di fili poi bambina
S’infratta sotto la scrivania, erbaccia
Finta, lucertole immagina. Impaccia
Il computer antico, qual rovina.
Si preserva l’amore, mentre suoni
Ovattati dal vetro nella stanza
Vanno come subacquei. In una boccia
Si è, come pesciolini rossi, e sboccia
La nostalgia al balcone della stanza.
Nostalgia del tuo prato e d’altri suoni.
*
Nino Velotti
********
Nino Velotti vive e lavora in provincia di Napoli. Docente di lettere, ha esordito giovanissimo con la raccolta di versi Giardino di Pésah (Edizione Del Giano, testi scelti da Dario Bellezza, 1991, Roma, Premio “Nuove Lettere” e Selezione Premio “Montale” 1992); sempre di poesia nel 1998 ha pubblicato Quadernetto d’amore (Il Laboratorio/Le Edizioni, Napoli), mentre di narrativa Pinocchio 2000 (Fabbri Editori, 1995, Milano) e La T-shirt bianca e altri racconti (Mondadori Education, 2003, Firenze). Cresciuto in una famiglia di musicisti, suona le tastiere e ha realizzato vari dischi. Nel gennaio del 2017 è ritornato alla poesia pubblicando con La Vita Felice di Milano Sonetti per immagini, una raccolta di cinquantadue componimenti nella struttura del sonetto classico accompagnati da immagini di vario tipo. Nel 2022 ha pubblicato con Armando Curcio Editore il libro fantasy Le magiche avventure di Ruggià, composto in terza rima. Attualmente continua a scrivere “sonetti per immagini”, che raccoglierà in una nuova silloge.

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia e Venere"
Sottesa al lucore della notte di marzo
notte di pace occidentale
nel rasentare la mente azzurra il mare.
Alessia con le tasche piene di sogni
felici attende Giovanni
sulle ali del vento fino allo sguardo
all'isola che ancora esiste e resiste.
Alessia felice e ancora vergine
nel toccare Venere con gli occhi
ha scelto mutandine nere per piacergli
e profumo di fragola per il tempo
nel tempio della gioia.
*
Raffaele Piazza

venerdì 19 luglio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

ANTONIO SPAGNUOLO:“Futili arpeggi" Ed- La valle del tempo 2024 - pag. 120 - € 14,00
Ho tra le mani l’ultima raccolta di poesie del maestro Antonio Spagnuolo “Futili arpeggi “ il cui titolo mi ha suscitato fin dal primo momento una certa curiosità. Secondo me, è un paradosso furbescamente voluto dall’autore per costringere il lettore a leggerlo. L’aggettivo ‘futili,’ che solitamente si usa per definire qualcosa di poca rilevanza, se non inutile, si accompagna infatti al sostantivo ‘arpeggi’ che richiama invece alla maestosità e alla dolcezza del suono di un’arpa. Nulla di più sublime nel meraviglioso mondo della musica. Armonia pura prodotta da uno dei più antichi strumenti a corde, specie se viene suonato dalle mani leggere di una brava musicista. Introduce la raccolta lo stesso autore, non con una prefazione, ma con una serie di domande sulla poesia che pone a sé stesso e di conseguenza ai suoi lettori, cercando di dare delle risposte personali molto interessanti, sul perché ancora oggi, in un mondo così violento, superficiale e qualunquista, si continui a scriverla. Da millenni l’uomo si pone le stesse domande senza trovare però risposte esaustive ed universali. Le risposte che l’autore ci dà sono disarmanti, sincere ed estremamente semplici. Per lui la poesia è soprattutto musica. Ma non solo, perché la sua poesia è colore, è fuga da un presente che non appaga; è strumento per portare alla luce il mondo dei ricordi, per riaccendere sentimenti, per stimolare ancora una volta la creatività che urge nell’anima.
Quindi per Spagnuolo la poesia è musica! Una musica che nasce dall’anima e si fa canto per dire, per dirsi, per esprimere ciò che sente, per dare corpo alle emozioni, ai sentimenti, alle esperienze, ai ricordi di un vissuto che, come per ogni persona sensibile, è fonte inesauribile da cui attingere ispirazione. Una musica che non è fatta di note, ma di parole, di una moltitudine di parole che generano immagini. Si scrive poesia, perché per il vero poeta non è possibile un modo diverso per dire al mondo:” esisto con tutto il mio portato di sentimenti, di riflessioni, di conoscenze.” E’ infatti il suo mezzo elettivo per mettersi in sintonia con il mondo, per comunicare, per dare corpo e sostanza alle emozioni, per cercare al di là del tempo e dello spazio altri con cui condividere il suo pensiero, a prescindere che sia gioia o dolore, sia estasi o tormento. Un messaggio di speranza pertanto che supera i limiti della morte.
La poesia ha bisogno di accoglienza, di fusione, di comprensione e di completamento nelle emozioni che suscita nei suoi lettori. Ha bisogno in sostanza di completarsi nel sentire emozionale di un altro. Il poeta crea i suoi versi perché li vive interiormente. E’ infatti il suo Ego interiore che li produce, talvolta quasi inconsciamente. Nasce spontanea da un attimo emozionale che coglie: un tramonto, un sorriso, talvolta anche solo il riaffiorare di un ricordo, un brivido improvviso, capace però di obbligare i sentimenti a rivelarsi, a generare pensieri, riflessioni, parole, una moltitudine di parole che a loro volta creano immagini, colori, suoni, per mostrare al mondo l’universo che il poeta possiede. Non servono parole dotte, non servono roboanti citazioni, bastano la sincerità, la semplicità, la passione e quel quid creativo che è il dono stupendo che madre natura ha fatto ad alcuni eletti. Ecco allora che l’Ego poetico si rivela nella sua maestosa pienezza.
Questo mi ha mostrato la sua colorata raccolta. Il poeta non può fingere, sarebbe come se mentisse a sé stesso. Si possono raccontare tante fandonie nella vita, ma mentire a sé stessi è impossibile, è un atto innaturale perché la poesia è verità. La verità del soggetto che la scrive, per questo ha una funzione catartica in chi la scrive e in chi la comprende, infatti riesce a sciogliere e superare i nodi gordiani del dolore che ognuno di noi vive.
La poesia è magia perché riesce a ridare vita a chi non c’è più fisicamente, ma che è ben presente nell’immenso bagaglio di memoria del poeta. La poesia si nutre del passato perché è consapevole che nulla è più effimero del presente. Infatti il presente, fatto di attimi, è solo il tempo fugace che provoca e accende l’emozione, quello che ha il potere di far tornare alla memoria ciò che è già stato ed è rimasto stratificato nell’anima. Ma quanto dura il presente? Troppo poco purtroppo. Superato l’attimo, subito dopo si trasforma in memoria. E il futuro? Il futuro è solo una speranza senza materia, specie se chi scrive poesia è avanti negli anni. La poesia è sincerità, ecco perché da sempre ha suscitato l’interesse degli psicanalisti. L’anima del poeta si mette a nudo e si rivela al mondo.
Le analisi dei dotti, degli specialisti, degli psicanalisti vengono sempre dopo e per quanto raffinati, puntuali, sottolineano e analizzano ciò che è già stato scritto, non creano, non aggiungono nulla alla poesia. Sembrano tanti anatomopatologi che con un bisturi sezionano parola per parola, alla ricerca di ciò che l’inconscio del poeta ha voluto dire. Non capisco, confesso, il perché di tutta questa fatica, quando, spontaneamente è il poeta stesso che si rivela al mondo con la pienezza delle sue immagini, con la ricchezza delle sue parole, con il pathos che i suoi versi hanno saputo creare e trasmettere. Chiedo scusa al grande critico Carlo di Lieto che nella raccolta è presente con un lunghissimo e complesso saggio critico sulla poetica dell’autore. Un trattato che analizza il rapporto poesia/ psicoanalisi. La bellezza di questo ultimo libro sta proprio in ciò che il maestro Spagnuolo apertamente dice con un’immediatezza ed una spontaneità quasi giovanile, in un tripudio di colori e di immagini che si ricorrono per dare corpo a quelle pulsioni che vive nel momento in cui scrive. Un momento magico per la sua creatività, quasi di stupore che trascende le capacità terrene. Ritengo pertanto che tutte le elucubrazioni dotte della psicanalisi siano molto lontane da lui. Tutt’al più la sua attenzione potrebbe essere rivolta alla scelta delle parole del verso perché nell’insieme la poesia deve suonare, produrre quegli arpeggi che solo i virtuosi dell’arpa sanno trarre dalle corde tese. Una ricerca di musicalità e di colore indispensabile per rendere ancora più vivi i suoi ricordi, per renderci tangibili le persone e i luoghi che ha amato e che ama, per renderci partecipi ancora una volta di un dolore che non riesce a trovare in lui un vero conforto, anche perché chi abbiamo amato veramente, resta e resterà dentro di noi vivo, e si avvarrà della nostra vita per parlare, per raccontare ciò che è stato, ciò che ha vissuto con chi ha amato e lo ha amato.
Non un fantasma, ma un essere vero con cui, in un monologo interiore possiamo ancora entrare in sintonia per narrare ciò che vediamo e che sentiamo e a cui dedichiamo le nostre gioie e i nostri incantamenti.
La poesia è proprio come la musica, deve essere letta in piena libertà, centellinando verso dopo verso come se fosse un’ambrosia preziosa, con l’animo disposto a ricevere la sua bellezza e la sua grandiosità.
**
Maria Luigia Chiosi

giovedì 18 luglio 2024

RICORDO = LUCIO ZINNA


**Capitoli di riflessione dedicati al Poeta Lucio Zinna1
Molto spesso la storia (imponente nelle congiunture epocali) distorce la vista sulle essenzialità della ricerca coniugata nell’azione del vivere e passa nascostamente quelle che si disporrebbero a garanzia della continuità esistenziale. (…) In tal senso esorto la mente ad accelerare e a planare sulle retrovie delle azioni in grado di apportare sentenziali cambiamenti o, meglio, svolte che, pur nell’assunta in-obbediente mitezza, persistono a raccogliere elementi che rendono la storia della cultura un’incessante tensione di ribaltamenti cadenzati da riflessioni che non meccanizzino il processo evolutivo-evoluzionistico. La cultura non è negoziabile.
Sembrerebbe essere il territorio marcato da Lucio Zinna – uomo e poeta. Altresì potrebbe riguardare quanti hanno solcato in questi anni le scie silenti di zone sub-conosciute, che non hanno turbato e, anzi, subito il turbamento fino, talora, a strozzare (senza «elidere») la voce di un agitarsi perché la cultura del XX secolo si coniugasse con un osar osare (memoria di Barbey d’Aurevilly) come realizzazione del «saper vedere»2 di Zinna.
(...)
Protagonista tra quanti hanno inciso con una poesia consonantica sul percorso sommativo dell’ultimo quarantennio del XX secolo (spingendosi in là e divenendo presente), Lucio Zinna lascia alle spalle le congetture di una periodica e prosodica forma normativa nell’atto di spingere al familismo dove non riesce a deturpare con una vista affatto nuova le abnormità che escludono l’essere soggetto, sebbene portino in superficie una norma in nome del soggetto uomo. Ma dove trovarlo e, soprattutto, come recuperarlo, se non allungando il passo verso tempeste concitate e affabulate; dietro sussurri fossilizzati nella mal-interpretazione? Come riprodurne congeniali forme che non siano dogma contenutistico, nel cui brandello ci si nasconde per affermare la stortura del mondo, che tale in fondo non è nell’assoluto (se non nella «“certezza” del relativo»3 ) e che inneggia alla sopravvivenza quotidiana in nome di un ideale di concretezza. Un irrigidimento che scalfisce la roccia e placa la tempesta.
(...)
Antropica sostanzializzazione, la poesia di Zinna è in una mutevolezza che non socchiude le porte a nulla e dispone a un’esagerazione dei caratteri propri del «quanto camminare» papiniano, in cui insiste il giudizio inestricabile dagli enigmi che è il parlar converso di poeta: un trattar intorno alla posizione di astrattezza dell’uomo, della sconvolgente conquista del pascaliano concetto di nullità rispetto all’universo.
(...)
Nella poesia di Lucio Zinna tanti sono gli elementi che rimandano a una fenomenia dell’entropismo inteso nell’improbabilità di ritorno, ciò macchiando, in un certo senso, il desiderio innato di una ripresa finalizzata alla correzione. No. Tutto appare concluso, sebbene nell’interno si concimi la poderosa frantumazione ravvisabile in altro. Frantumazione o sbrindellamento occorrenti anche là dove il cesello appaia nella misura di compattezza e solidità, oltre che deciso e intellettualmente capace di coordinazione. E si tratta di una coordinazione che il poeta vive in schemi figurativi per nulla pregiudiziali, entro i quali le movenze sue confluiscono in una mobilità fatta di rimandi, di sinestesia e di sincretismo a collaborare nella complessità e a fertilizzare il campo concettuale, descrittivo, sintattico-semantico, al fine di alludere a una neo morfotonia, nella quale nulla va ad esaurirsi, ma che a occhi abituati a vivere di presenze di superficie sovente sfugge.
(...)
Metonimica nella facoltà comprensiva di presenze tattili e assenze ricorsive, la poesia di Zinna rilascia vitale esistenza nel perturbamento del figurato evocativo, che in genere assiste la comprensione e l’evoluzione stessa della poesia. Nel dato narrabile, al contrario, essa appare tracciato tropico (in svolgimento), sì da legarsi allo scompiglio dell’intelletto nel configurare l’immagine percepita di una realtà. E si tratta di una fermezza che non lascia nulla in trasparenza e che, attraverso la varietà di apallage, nientifica il tecnicismo sarcastico nel quale sovente l’ironia scivola. Di tal specie il rimando è nella struttura anti-fissativa di stile, che segue la vorticosità degli elementi, siano essi presentati o presenti sottoforma – pare assurdo! – di mancanze o eliminazioni: tutto ha valore accrescitivo, poiché nella poesia di Zinna l’elisione è carattere in sé, percezione ottica, appercezione gustativa e attesistica.
(...)
Addensante e moltiplicativa, la poesia di Zinna è compresa da rimandi e colta costantemente nel momento epifanico, quasi accidentale.
(...)
Qui
ove tutto appare accessibile
e vertiginosamente lontano
appare endogena la lateralità
fermenta nel verso
si fa zibibbo e inzòlia
qui
– ove si parte approdando
e salpando si torna –4
=
All’Amico nel sempre. Al Poeta del sempre
*
Carmen De Stasio
****
1 - I brani ivi riportati sono tratti dal Saggio realizzato dalla sottoscritta e intitolato Fattori endo/esogeni nell’Antropoetica di Lucio Zinna, pubblicato sulla Rivista Antologica «Letteratura e Società» n. 59, Anno XX, n. 2, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, maggio-agosto 2018, pp. 29 – 48.
2 - M. Barbaro, L. Benassi, G. Lucini (a cura di), Per il «transrealismo» del pittore Guadagnuolo (poesia inedita) tratto da «Poeti e poetiche 2», Ed. CFR, Piateda (So), 2013, p. 57
3 - Per il «transrealismo» del pittore Guadagnuolo, ibi, p. 56
4 - L. Zinna, Insolarità, in Poesie a mezz’aria, Segrate, LietoColle, 2009, p. 41
*****

martedì 16 luglio 2024

POESIA = MADDALENA STERPETTI

**
"Sospeso"
Millenni. Disordinato sciabordio
vento a ponente
sottile confine tra pace
o strano rimestio d'onda
non placa il cuore
e non vede la sua fine.
Nessuno sa le sue ragioni
nè il suo restare. E' vita
che non conosce morte
e tutto sta nella piega
d'un cuore
che passando accanto
trattiene un sangue d'ombra
d'assenza mai paga
di sè e del suo
selvaggio vivere.
***
"Ode"
Ha il sapore d'incanto
oltre uno stupore
la stella del mattino
che timida attende
il suo sole felice
lascia un cielo coperto
di luce. Ascende
un canto per lei da innammorati
ode sottile di rime
versi, violini
e sguardi che nessuno sa dire...
ma saprebbero cantare di lei
anche voci di amanti
persi nel fuoco
di occhi negli occhi
eppure il volto appagato
rivolgono a lei e lasciano
che sia un desiderio
ad addormentare la pelle
e le bocche mai sazie.
L'attesa di stella e d'amore
apre le porte
e un sogno finalmente
canterà la sua passione.
**
MADDALENA STERPETTI

venerdì 12 luglio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA EROVERETI


**Maria Erovereti: “Faglie d’assenza” – Ed. Genesi – 2024 – pag. 68 - € 12,00
Minuziosa riflessione, tra riverberi di uno specchio, che molto simile ad una linfa rigeneratrice, compone il pensiero smarrito così come una rappresentazione policromatica nello sgomento della perdita. Un ricco registro di annotazioni che fa da sostegno morale ed emotivo contro il dolore che la perdita della persona cara accende nella spietata vertigine del nulla.
“E tesso parole/ per intrecciare fili/ da propagare intorno/ per ancorarmi al mondo/ per lenire l’assenza./ Tesso parole/ per soffocare la pena/ e alleviare il vuoto./ Parole come balsamo/ che respirino l’animo.” Così si compone una raccolta di poesie dedicate all’amica Adonella Marena, donna dal moltiforme ingegno che ha saputo legare a se centinaia di persone, in situazioni diverse e in occasioni culturali di notevole impegno.
Il grande dolore corrode per la perdita e suscita emozioni che si elevano superbe sino a toccare le corde più sensibili della poesia.
Nell’universo immenso del mistero Maria Erovereti affonda il suo sussurro, tra rami che sperimentano contemporaneamente la luce ed il buio, la caducità iniqua ed il tentativo di raggiungere tremori per comunicare con il cielo.
Ella rincorre ancora la figura confidente, la cui presenza non è più avvertita nel corpo senza vita, ma diffusa come energia ancora viva tra gli spazi che hanno dato vita all’intimità. In tal modo le liriche cuciono un tragitto che parte dall’improvvisa conoscenza della malattia e si stemperano nella condivisione del dolore attraverso gli scatti tinteggiati della memoria. L’impatto emotivo è disarmante perché il tutto è compreso nella finezza espressiva e musicale di questi versi, che rappresentano anche una sintesi di un percorso interiore maturato tra la solitudine, il silenzio, il raccoglimento.
“Coltivo la mia fragilità/ che smorza l’effluvio di glicine/ in questa primavera spenta/ punta dal ricordo/ di chi colmava giorni di sole/ di chi colmava giorni malati."
“Ma pur consapevole che la morte s’è presa Adonella- scrive Silvana Sonno in postfazione – la sente vibrare nell’aria, nelle cose che ama, nello sguardo che si posa su un paesaggio e ne fotografa la vita, ne raccoglie il messaggio, come una presenza. Per questo continua a scrivere per lei e di lei come chi sa che le parole curano i mali dell’anima e sono l’unico ponte che offre una possibilità di congiungersi allo spirito eterno che è soffio di vita e riscatto di morte.”
Scrittura decisamente omogenea per tematica e per stile, ricca di quei valori che oggi sfuggono al personaggio distratto ma che sono in queste pagine ben definiti in una esperienza poetica totalizzante.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 6 luglio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIANO LADOLFI


**GIULIANO LADOLFI, La notte oscura di Maria, puntoacapo, Pasturana (AL), 2021 - pag. 68 -- € 12,00
*
Recensione di Lorenzo Spurio
La notte oscura di Maria di Giuliano Ladolfi propone, in una scansione di versi pacati carichi di immagini potenti nei quali si evidenzia il chiaro pathos dell’Autore, i passi dolorosi della madre per eccellenza, Maria, all’approssimarsi alla caduta terrena del figlio, dopo il Golgota subìto.
È – come ben anticipa l’Autore – una notte di dolore e spietatezza, di angoscia e di struggimento in cui la tonalità che tende a dominare è il nero del buio e della notte. La morte del Cristo è collocata su una scala cromatica che è annunciata da un progressivo imbrunirsi sino a giungere a una totalità fosca e compatta che è quella delle tenebre. Eppure questo momento di annullamento completo della luce non si sovrappone allo scoramento totale dell’animo della povera donna che, forte dell’esperienza umana e religiosa, a suo modo sa accettare il sacrificio toccato al figlio e intravederne un senso. Un messaggio di luce e speranza.
Tutto questo ha una sua valenza allegorica in cui la caduta del Cristo viene ad avere un valore più ampio, ben al di là del mero sentimento e dell’appartenenza religiosa, quale reale caduta dell’umano nei termini di una crisi collettiva – in particolare – dell’Occidente. Giulio Greco, prefatore dell’opera, a tal riguardo ha rivelato che “La […] civiltà occidentale […] ha smarrito i punti di riferimento […] la sproporzione abissale tra le aspettative umane di un Dio onnipotente, buono e misericordioso e un Dio sofferente, privo di ogni potere”.
Giuliano Ladolfi è autore di lungo corso, intellettuale di comprovate capacità stilistiche e creative, il cui impegno in campo culturale rappresenta una pieta miliare del suo intero percorso umano. Nato a Novara nel 1949, ha diretto vari istituti di scuola superiore. Già titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica di Storia dell’Arte e di Tecniche di scrittura all’Accademia delle Belle Arti di Novara. Ha pubblicato varie raccolte di poesie – il suo esordio, con Paura di volare. I ragazzi dell’Ottantacinque – è datato 1988. Tra le altre opere si ricordano Il diario di Didone (1994) e Attestato (2005; 2015), quest’ultima tradotta in varie lingue tra cui lo spagnolo, il francese e l’inglese. Due sono le sue creazioni più importanti che hanno contribuito ad arricchire lo scenario culturale nazionale: la fondazione, nel 1996, della nota rivista di poesia, critica e cultura «Atelier» con la quale ha dato pubblicazione a più di un centinaio di saggi e interventi sulla letteratura contemporanea e quella, nel 2010, a Borgomanero (NO), assieme a Giulio Greco, della casa editrice che porta il suo nome (Giuliano Ladolfi Editore) che ha pubblicato una grande quantità di volumi di autori contemporanei, tra autori consacrati, emergenti ed esordienti. Tra i lavori di critica si ricordano L’opera comune. Antologia di 17 poeti nati negli Anni Settanta (1999) e Per un nuovo Umanesimo (2009). Quale giornalista collabora alla pagina di cultura del quotidiano «Avvenire».
Così recita Maria nelle prime pagine, in una sorta di dolente monologo interiore: “Non piango per la morte di mio figlio, / ma anche per il buio che mi ha invaso / e che di respiro in respiro mi possiede” (12)
. Ed ecco i dilemmi pressanti e sempre attuali che già l’io lirico, nelle vesti della Madre celeste, avanza: “Che cosa sopravviverà / all’inabissamento universale?” (23) e poi, dinanzi all’annebbiamento della mente dinanzi a tanta barbarie: “Ma chi era questo figlio? / Neppure più riesco / a delinearne il volto / […] / Anche egli è nato per morire / salendo sulla croce, Lui” (28). Sono domande gigantesche, che non trovano difficoltà di riscontro dirette e pratiche, ma che consentono alla donna dolente di approfondire il suo dolore, di viverlo in profondità. La poetessa palermitana Franca Alaimo ha scritto: “è in quell’incalzare esasperante delle domande che si può individuare la sete ancora intatta d’Assoluto, la brama dell’anima di non infrangersi contro il limite del morire, consapevole, nonostante tutto” (1.
La totalità invalicabile del buio viene, allora, infranta da fenditure imprecisate che lasciano intravedere la potenza della vita: “La morte è il solo spiraglio di luce. / […] / Quale giudizio ti ha inchiodato / su quella croce?” (35).
Una consistente parte dei versi contenuti nella plaquette fa propria l’isotopia e la negazione della luce, con riferimenti, momenti d’assenza e smarrimento e altri di ritrovata fiducia e di speranza nella fede, nonostante l’indecoroso sacrificio del Cristo e il mistero della sua esperienza: “Ho vissuto il resto della vita / cercando un senso al mistero di un figlio / dal fulminante sguardo, / dalle carezze turbinose; / ora mi trovo a non più credere / come speranza devastata” (46).
Il noto poeta Ivan Fedeli, che arricchisce il volume con la sua postfazione, parla di una “Maria immensamente umana e colta dal dubbio” che “da madre entra con il figlio nel sepolcro, prova la morte – che è morte sua più che del figlio – e non ha prospettive altre, se non nel ricordo o nel dubbio”. I “quadri poetici” come li definisce lo stesso Fedeli, proprio per la loro grande capacità mimetica e funzione rappresentativa da fare il tessuto in versi così vivido e palpitante, descrivono la storia di un dolore inumano e straziante che non ha nulla di astratto e lontano. È il supplizio di Maria ma anche quello di tante donne in tutta la storia dei nostri tempi, dinanzi ad aberrazioni e incomprensioni diffuse attorno a eventi drammatici che s’imprimono come trauma, che sopravvive “anche grazie ai tanti interrogativi aperti e irrsolti".
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LORENZO SPURIO
(Matera 15/5/2024)
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1) Franca Alaimo-- Recensione a Giuliano Ladolfi "La notte oscura di Maria" in "Atelier poesia" 18 / 11 / 2021

lunedì 1 luglio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALFREDO ALESSIO CONTI


**“Liriche scelte” di Alfredo Alessio Conti (Guido Miano Editore, 2024 pp.104 € 16.00) è una sincera offerta poetica all'amore per la vita e all'osservazione del mondo. Il poeta espone il limite esistenziale per preservare l'uomo dall'impenetrabile male della solitudine contemporanea e trasmettere l'incognita riservatezza di ogni pensiero o sentimento. Riconosce la confessione come il culto fedele e devoto di una rivelazione, nella confidenza segreta e sovrumana di ogni verso, ispirato dalla fenomenologia delle sensazioni, nella coscienza intenzionale della realtà, nella destinazione confusa e smarrita dell'anima, oltre l'enigma di ogni scudo sensibile, intangibile e indecifrabile. Alfredo Alessio Conti sceglie di racchiudere il suo principio trascendentale in ogni riflessione conoscitiva del possibile, accerchia il disagio della condizione umana nelle inevitabili oscillazioni tra la vacuità e la responsabilità, ritrova nella prospettiva di una morale della donazione l'essenza speculativa del significato caritatevole della generosità e della fratellanza.
Comunica la scoperta primordiale della volontà, nella potenzialità espressiva di inaugurare l'autentica analogia con gli altri, in un riscatto della dignità e delle aspettative, confronta il tempo imperturbabile della ragione e lo spazio romantico dell'esperienza. La poesia di Alfredo Alessio Conti esclude da ogni ostacolo intellettuale l'inquietudine errante delle sentenze, aggira il recinto aspro e ruvido della condanna, evidenzia la verità amara dell'inconsistenza, insegue la traiettoria della nostalgia, nell'indugio malinconico e ingannevole delle illusioni, nello svolgimento intimo delle sconfitte ma anche nella rivincita nell'accoglienza inaspettata e imprevista dei desideri. Alfredo Alessio Conti considera, nella comprensione di una maturità empatica, le inarrestabili complessità dell'umanità, ne ascolta la deriva eclissata della vita interiore, guarda dentro l'abitudine solitaria del vuoto e il sospiro doloroso del silenzio, congiunge il tormento della solitudine alla capacità evocativa e riflessiva che l'isolamento rimanda e assicura, nella generosa ambivalenza emotiva, nell'esordio di una coesistenza di pulsioni opposte, nella contraddittorietà tra l'invisibile trama del raccoglimento spirituale e il disegno materiale del caos.
Alimenta un'intuizione letteraria profondamente religiosa, segnata dalla consapevolezza di un legame illuminante con l'origine, nella valutazione della propria visione spirituale, istintiva e filosofica, nell'esercizio speculativo di una relazione dinamica in cui si manifesta l'appartenenza a uno spazio di identità, si colma una distanza, si accoglie e si ospita il credo. I testi di Alfredo Alessio Conti attraversano asceticamente il rito di passaggio tra l'attesa e la speranza, riportano alla luce la sorgente teologica, etica ed estetica, della misericordia, nel cammino faticoso della sofferenza e del distacco.
“Liriche scelte” è un'opera prestigiosa, che contiene la radice fondamentale della decadenza e la misura divina della rinascita e della risurrezione, raccoglie il logos poetico nell'interezza della sapienza, incarnata nell'eredità di ogni valore. Alfredo Alessio Conti abita il luogo privilegiato della poesia, nella premessa semantica dell'esistere, dilata la matrice insondabile dell'inafferrabile nella provvidenzialità di ogni segno e orientamento d'intensità. Assiste l'invito a rintracciare la soglia percettiva per un nuovo inizio, nell'immensità del vivere.
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RITA BOMPADRE
centro di lettura "Arturo Piatti"
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