***Alberto Dionisi, Amori nello specchio, PandiLettere, Roma, 2020***
Alberto Dionisi si è proposto alle “cronache della poesia” con la vittoria, per la sezione poesia
inedita, alla III edizione del “Premio Internazionale Pushkin” (2019). Il premio è stato assegnato
alla poesia “Dormo solo” che ritroviamo in questa sua organica silloge. Va detto che la Giuria del
Premio era presieduta dal noto critico Arnaldo Colasanti e dal maestro Elio Pecora per la Poesia e
composta da nomi eccellenti: la “pittrice ufficiale dei Papi” Natalia Tsarkova, la scrittrice e poetessa
Gabriella Sica, la direttrice dell’Istituto italiano di Cultura a Mosca (2015-2019) Olga Strada, figlia
d’arte dello slavista Vittorio, oltre a slavisti universitari come Claudia Scandura (La Sapienza) e
Stefano Garzonio (Università di Pisa), la poetessa Natalia Stepanova e l’editore della Ensemble
Matteo Chiavarone, presso la sede della Protomoteca del Campidoglio, da sempre culla della
municipalità romana. Insomma un parterre importante a consacrare, tra gli altri, il nostro Alberto
Dionisi. Che ha un passato da giornalista sportivo per svariate testate, oltre ad aver scritto libri
dedicati al calcio ed in particolare al tema dell’arbitraggio. “Amori nello specchio” segna così il suo
esordio poetico. Un esordio in età matura, a testimonianza di un bisogno di nuove strade espressive
personali, intraprese con slancio e incosciente sincerità.
Dionisi cerca il suo spazio nell’affollato panorama editoriale della poesia, approfittando del declino
delle “Grandi Narrazioni” in letteratura, in poesia come in ogni campo della nostra società e cultura.
In questo declino s’inscrive la moltiplicazione delle piccole narrazioni in una miriade di racconti
miniaturizzati, nella narrazione di piccoli mondi: il mondo dell’affettività privata, la
rammemorazione del vissuto e la rivivibilità del “privato”. Ma Dionisi, va detto, non cede
totalmente alla frammentazione del moderno: egli aspira alla descrizione di un sentimento, l’amore,
in qualche modo sub specie aeternitatis. Non ci si fraintenda: Dionisi ha ben chiaro che il suo è un
universo personale, ma propone una lirica che egli desidera possa appartenere a tutti.
Così “Amori nello specchio” vuole indicare l’idea che l’amore, un sentimento poetico primordiale è
uno spazio umano frammentato, ricco di sfumature, sfaccettature, situazioni positive e negative,
fatto di attimi felici e di devastanti dolori, ma così scrivendo Dionisi ci vuol dire che l’amore è
soprattutto il riflesso di noi stessi, parte essenziale e imprescindibile della nostra esperienza e del
nostro essere. Forse la più importante perché coincide con l’esperienza stessa della vita.
Quindi “Amori nello specchio” ci mostra momenti poetici di “piccole narrazioni”, schegge di un
diario amoroso che muovono dalla circostanza descritta o, più spesso, da esperienze emozionali, da
momenti d’amore, appunto, densi, riflessivi, a tratti epigrammatici che non coincidono con
l’asfittico senso di un’egoità richiusa in uno specchio puramente soggettivo. La sfida possibile di
questa poesia, e vedremo se il nostro autore rilancerà in futuro con prove anche più consapevoli, è
di essere intima e comunicativa senza soluzione di continuità.
Nei versi, prevalentemente brevi, a volte verticali dove la narratività e lo smarrimento emotivo
dell’insieme si frange in salti e silenzi, si trovano molti esempi di riflessione psicologica in cui
l’occasione della relazione personale diventa un moto esplorativo tra interno ed esterno, figura e
contorno, modalità di relazione tra l’io e il paesaggio: “Amore pieno, duro come il bosso, / legno /
selvaggio all’odore di menta”
La raccolta sfila compatta e senza interruzioni, è un unico canto senza sezioni, una voce continua
che sbalza il lettore tra i diversi registri del suo sentimento amoroso, davvero in un gioco di specchi
senza fine, in cui le evidenti ripetizioni non fanno che marcare il tempo e il ritmo di una ricerca che
procede ora per cerchi concentrici ora per riflessi improvvisi, ora per racconti emotivi a metà strada
tra l’acquarello- cartolina e il diario sentimentale.
La narrazione poetica avviene prevalentemente in prima persona, avvalorando la dichiarata
intenzione di restare dentro gli eventi, senza la paura di affrontare il rischio di un io poetico troppo
in evidenza, ma forte nell’affrontare, con la sua endemica fragilità, le tempeste e le avventure
dell’amore, “quell’essermi perso senza ritorno” che l’amore stesso esige. I versi si accendono di
emozioni semplici, primarie: non c’è problematicità linguistica perché tutto appare chiaro in questi
specchi: certo molti sono, come detto, i riflessi, ma le ombre sono ombre, il dolore è dolore e la
felicità dell’amore è luce senza mezzi termini. Davvero nel leggerli si può pensare a certi poeti,
anche poco noti, che il divino Franz Schubert ha reso immortali con la sua musica liederistica,
anche grazie al gioco ritmico di alcuni incipit: “Ti temo perché ti amo”. C’è una coraggiosa
semplicità in questi versi, una forma di ingenuità poetica che accompagna il lettore attraverso strade
sicure, senza sorprese. Se non quelle del trasalire del cuore: “ho solo domande/ e se mi ami/non
rispondere, /prolunghiamo le nostre incertezze”.
Ma non crediate che Dionisi non sappia cogliere anche aspetti più crepuscolari. Non si tratta, come
detto, della dimensione dominante, ma molti suoi versi sono avvolti da un velo di malinconia, da
una patina di inquietudine che nasce dal tema del ricordo. Già, perché l’amore di cui parla il poeta è
un amore che non sottovaluta il senso della fine di un amore. C’è in molte poesie della raccolta,
l’eco di una ferita raggrumata provocata dall’assenza che rinnova il desiderio: “e ti perderò per non
prenderti e desiderarti per sempre”, oppure si veda “gli amori che finiscono sono come i fiumi
riarsi/ e il mare è colmo come il desiderio”. E’ come se le poesie vivessero comunque in un mondo
postumo, in cui tutti i giochi sono già fatti. E’ questo senso della malinconica visione dell’amore,
anche di quello eterno e sempreverde, che rende classico, impermeabile alla post-modernità queste
poesie: “E le mie labbra, uccise, senza i tuoi baci?” versi di catulliana memoria, che comunicano
ingenuità di tono e distanziamento riflessivo che rende partecipe il lettore di una storia più ampia.
Dionisi predilige il verso breve, segnato da punti fermi e a capo decisi, dove spezzare il verso non
ha una funzione formale ma fisica, per così dire, respiratoria; intrecciando la vena lirica fatta di
scatti verticali (“No./ non dirmelo. /Non voglio ascoltare il diniego. / La tristezza di un mare
finito”), con versi più distesi di natura gnomica che non temono il luogo comune: “Perché l’amore
ha un costo, sempre, / anche se è inutile e dannoso, / anche quando non vivi ma lo invidi”. Il
lessico, discorsivo e diaristico, ha il merito di non cercare l’inutile “poetichese”, né indugia in soste
auliche: resta quotidiano, pur nella sua aperta vena di sfogo poetico, pur nella cura di alcuni fraseggi
musicali e di alcune immagini efficaci come: “La pioggia buona che lava il peccato, / l’uomo ne
taglia le radici, / decapitando serpenti velenosi./ Senza rimorso.”. Non discostandosi però da
immagini classiche in cui dominano il mare, la notte, la luna, le stelle, le nuvole in una continua
correlazione tra sentimenti umani e natura, le poesie di Alberto Dionisi conservano una cordialità
linguistica che le rende familiari. Naturalmente si tratta di un percorso che deve crescere. Intanto
attendiamo e visto che non siamo qui confrontati ad una poesia contorta, sperimentale,
problematica, possiamo dire ogni tanto fa bene riposare, senza altri pesi.
*
*****STEFANO VITALE****
*
"Come faranno"
Come faranno i miei occhi a sopportare il vuoto della tua
assenza?
E le mie orecchie annegate dal silenzio della tua voce?
E il mio naso, senza gli odori che annunciavano la tua
presenza nascosta?
E le mie mani, che percorrevano le vie più sconosciute
del tuo corpo?
E le mie labbra, uccise, senza i tuoi baci?
***
"Dormo solo"
Dormo solo ormai da tempo.
Allungo un braccio per sfiorare un corpo inesistente.
Gli amori attendono l’alba per un incontro.
La mia notte non finirà questa notte.
Ma continuerà oltre il giorno, oltre la notte successiva.
Mi basterebbe un sorriso, una carezza per riprendere il volo.
Ma la morte è alla porta e come un viandante chiede cibo.
****
"La negazione"
Non cercarmi, è inutile come la sabbia in cielo.
Una parola sospesa.
Dimenticata.
Lasciata in pieno deserto a seccarsi
come una carcassa di animale.
Violenza del tempo che uccide prima ancora di vivere.
****
"Il vestito a fiori di un amore passato"
Dimmi che tornerai
con il vestito a fiori.
Con le labbra desiderose e il profumo
del tuo corpo a entrare nel mio.
In quel luogo di pietra con i fili
d’erba vibranti al sospiro del vento.
E quegli attimi colorati d’amore, a ritroso, verso l’inizio,
quando c’era soltanto uno sguardo a dirti ti amo.
*