martedì 30 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = BRINA MAURER

Brina Maurer, Neraneve e i sette cani – "Storia di antiche violenze", Ancona, Italic, 2018, Collana Rive, Introduzione di Luigi Fontanella, pp. 160, €15,00

Espressione di un’anima gentile e travagliata, questo libro dal titolo ironico e agrodolce si presenta al lettore in tutta la sua nudezza, il suo candore, la sua atroce, sublime rivelazione. Rivelazione di una vita condotta all’insegna della ricerca di un proprio io - quello della stessa Autrice, Brina Maurer, alias Claudia Manuela Turco – soprattutto contro la Violenza e la Crudeltà, in qualunque forma esse siano perpetrate nella nostra società. Proprio Alla ricerca di sé è intitolata la prima sezione del libro.
A sorreggere quest’assunto c’è un filo-animalismo coniugato a un pacifismo di fondo: veri fari di un percorso esistenziale di cui il poema in questione intende testimoniare drammaticamente, ma anche come in una sorta di fabula domestica, le varie tappe personali, dall’infanzia all’adolescenza, fino all’attuale maturità.
Colpisce, di fatto, fin dalle prime pagine, l’allure diaristica, mista a una delicata affabulazione fiabesca, ora tragica, ora tenera, ora straziante, ora soave. A esserne protagonisti sono sette cani, che sono stati (e anche in futuro sempre lo saranno) compagni fedelissimi e affettuosissimi dell’autrice, palinodicamente denominata, in questo denso poema, Neraneve: rovescio o sconfessione ironica della ben più celebre Biancaneve i cui sette nani qui sono appunto i sette cani che hanno accompagnato fedelmente la nostra neo-principessa.
Ecco allora che, attraverso il susseguirsi dei cani Mileto, Diana (uccisa crudelmente), Susanna, Tara, Tamara, Glenn (il cane in cui Neraneve meglio riconoscerà “le proprie fragili ossa”) e infine Mughetto, sfilano cronologicamente luoghi personaggi circostanze episodi biografici in cui questi compagni-animali scandiscono il viaggio terreno della loro custode-poeta-biografa. Il tutto articolato attraverso il ritmo cadenzato della narrazione-in-versi, fedele, in questo, a un principio poietico che richiama irresistibilmente un libro di Nelo Risi, significativamente intitolato Di certe cose che dette in versi suonano meglio che in prosa, opera di poesia tra le più intense del Novecento italiano, che fra l’altro nel 1970 valse a Risi il Premio Viareggio.
Sono versi, questi di Neraneve, che raccontano storie di violenze e di soprusi contrapposti alla ricerca di un Candore, di una promessa d’innocenza che forse solo il mondo animale (i cui rappresentanti identificati nei cani sembrano essere gli unici esseri che dimostrano di possedere un’anima) può donare all’umanità senza chiedere alcuna contropartita. E davvero vivi e coinvolgenti sono i regesti di alcuni momenti esistenziali rivissuti in questo poema, soprattutto quelli relativi all’infanzia e all’adolescenza, spesso documentati in modo straziante: si leggano esemplarmente componimenti come “Scure di luna”, “Bagno di sangue” e “Ingiallimenti” (quest’ultimo segna forse l’apice più tragico e amaro).
` Pure, a petto di tutta questa travagliata Erlebnis, ecco farsi largo, a tratti, squarci improvvisi di tenerezza e di pura quanto visionaria liricità:
Per accendere
fiammiferi nel buio,
cara Virginia Woolf,
a volte basta immergersi
con lo sguardo
in un cielo stellato,
e bagnare le ciglia
degli umori della notte.
Nell’eterno abbraccio
la catena si libera dei ceppi,
e il giorno si fa luce verde.

La Poesia può, allora, allungare la sua mano salvifica; la Poesia – dico - che, sola, è in grado di armonizzare un corpo e un’anima dilaniati. Cito la vibrante chiusa del componimento “La violenza delle immagini”:

Neraneve
camminerà per le strade del mondo,
con anima e psiche violentate,
ancora e ancora,
da edicole e vetrine,
da mass media parole e immagini,
da corpi oggetto di vendite e offerte.
Solo il profumo della poesia,
in pittura,
riuscirà a riconciliarla
con se stessa.
Con il suo corpo.

E saranno ancora e sempre i suoi cani a regalarle quel “riscatto” antropologico che non sempre gli Umani sono (stati) in grado di offrire senza nulla richiedere. È il caso della cagna Tamara, salvata dalle fiamme da Neraneve, in quegli anni giovinetta allo sbando, al centro di una famiglia in disfacimento, in mezzo a continui litigi dei propri familiari. Tamara, dunque, diventa la sua compagna di (s)ventura; Tamara sua consolatrice; Tamara sorella di Neraneve (“davvero sorella, / davvero fiamme della stessa candela”), fino a quando sarà vivo il filo che le terrà in vita; loro che in fondo sono i “soli vivi tra i morti”.
È a quest’altezza, ossia quando l’autrice arriva alla rievocazione di Glenn, il sesto cane, che lei si dà una ragione di vita: la ragione centrale di un Femminino assoluto che possa anche escludere la maternità, non in un senso solipsistico/egotistico ma, sulla lunghezza d’onda dell’insegnamento di una Marguerite Yourcenar (richiamata due volte in epigrafe alla soglia del poema) e di una Virginia Woolf, sentirsi – pur senza figli – impegnata a essere utile per i figli di altre donne (“Le donne senza figli, / possono fare tanto / per i figli delle altre”). In effetti, tutta la seconda sezione del libro (L’handicap di Byron) è incentrata sulla figura di Glenn, nel quale Neraneve riconosce se stessa a cominciare dalle “proprie fragili ossa”. Creatura con la quale condividere il proprio mondo, Glenn (cane sul quale l’autrice tre anni fa ha già pubblicato il libro Glenn amatissimo) diventa da subito il compagno ideale insieme con il quale combattere la cieca brutalità degli uomini, la loro arroganza e ignoranza. Crescere insieme con lui è capire che l’amore è conoscenza e presenza, nel rispetto della democrazia delle anime. Il loro legame affettivo è sinonimo di “fuoco e acciaio, / sete e scintilla, velluto e pioggia di stelle.” I versi del poema, a questo punto della rievocazione biografica di Glenn, si concentrano in una versificazione di lancinante forza espressiva e immaginativa: un tour de force in cui le parole sembrano distendersi spasmodicamente come in un tentativo estremo di fondere magia di natura e magia del corpo, in uno sforzo supremo di
amorosa coniugazione vegetale/animale. Si veda, emblematicamente, il componimento “Nel bosco incantato”, ricco di suggestioni zanzottiane intrecciate al poema drammatico Manfred di Byron su cui Schumann avrebbe scritto una celebre ouverture, e anni dopo Čaikovskij avrebbe composto una delle sue più potenti sinfonie. Indubbiamente questa, a mio avviso, è la sezione più vibrante e letteralmente commovente dell’intero poema; sezione nella quale viene seguito con sentimento fortemente partecipato l’intero excursus esistenziale di Glenn fino alla sua morte. Neraneve, in una sorta di sublimazione metafisica, avvertirà una simbiosi totale con il cane che la sua morte non potrà mai disciogliere: Glenn sarà il suo alter-ego, il suo spirito vitale, la sua coscienza, il suo canto sacro, il suo mantra. Cito esemplarmente le due stanze finali:

E sul letto,
il compasso tra il braccio e il fianco
non stringe più la vita;
nel vertice dell’ascella
non fruga più,
il tuo nasino sorridente.
La mano
accarezza il copriletto di marmo,
ma io sento il fuoco.
Perché memoria
è vita che non muore.

Il poema si conclude con la terza sezione intitolata La perfezione nella quale campeggia la figura del settimo cane: Mughetto, alias Principe Maghetto o Victor Mhugo. Sarà questo “Principino Azzurro” a saper rieducare “il cuore rattrappito” di Neraneve e a ritemprare “il suo spirito rattoppato”. In lui la donna riconosce il proprio contrario, e dunque questa complementarietà spirituale sa donarle idealmente la perfezione, cioè tutto ciò che le manca. E, al pari del grande scrittore francese, Mughetto-Victor Mhugo, “adora l’odore dell’inchiostro, / addenta il cappuccio della penna, / annusa le pagine del vocabolario.”
Quest’ultima sezione sembra ritrovare quella gioia primigenia grazie al “divo ballerino” qual è Mughy. Ma il tono della poesia, dopo la gioiosa sarabanda scaturita dal comportamento sprizzante del Principino Azzurro, comincia a farsi più riflessivo, a tratti perfino pedagogico (mi riferisco in particolare agli ultimi tre componimenti), fino ad arrivare ad alcuni ragionamenti a mio avviso quasi filosofici, laddove, per esempio, Neraneve si scaglia contro coloro che la rimproverano “di essere un melo senza frutti”, ignorando il libero archetipo del suo femminino di cui lei è simbolo e messaggera.
Così, a proposito dell’episodio emblematico da lei raccontato, in cui in un incendio qualcuno lasciò morire un cane per salvare un bambino, e quel bambino divenuto uomo stuprò la figlia del suo salvatore, si potrebbe obiettare che quel salvatore del bambino non poteva certo sapere, nel momento in cui lo sottraeva dall’incendio, che il piccolo un giorno avrebbe stuprato sua figlia, ché ogni gesto di salvazione è frutto di una generosità istintiva, fine a se stessa.
Poema di riscatto e di catarsi profonda, Neraneve e i sette cani resta un trittico poematico fluido, fiabesco e complesso; indica un luogo ideale in cui regnano la Pace e l’Amore, l’Armonia e la Gioia, in definitiva la felice concordia del vivere; un Locus Amoenus, in cui vivere o morire – per dirla con Breton – non sono che soluzioni
immaginarie, perché la Vera Vita è altrove. Da qui anche il sentimento, a lettura ultimata del libro, che l’autrice nello scriverlo si sia come liberata di un peso, quasi avendo saldato un debito etico con se stessa.
*
Luigi Fontanella

Stony Brook, State University of New York, luglio 2016---

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Vagavi”

Vagavi delicata tra le foglie d’autunno
e tra le labbra i petali di rose,
innamorata e gentile eri la ninfa
dal viaggio indefinibile.
Fra le braccia il coro incontro al mondo,
cercando di placare la sete delle ore,
l’incendio della carne,
quando la sera lo schianto della luce
tacitava armonie.
Gioco alla veglia per le mie parole,
al pari di quei tuoi sfavillii
scagliati fra i capelli , intorno al collo ,
nel mormorio perduto all’orlo della notte.
*
Invisibile segnale del mio incanto
l’erosione che frantuma trasparenze
e fascia dopo fascia brucia ogni languore.
La tua voce raccontava furori e meraviglie
ai miei capelli bianchi , nei luoghi vellutati
per le moine che trascrivo ogni giorno.
Tentando di lenire la speranza
avvoltoli colori e concessioni
per la ballata, romantiche caviglie,
chiaro mistero di quel labirinto
che aggiungi agli aloni del crepuscolo .
Il sigillo incerto del mattino
socchiude riflessi verso il mare
tutt’uno col ricordo dei vent’anni,
ancora segno delle nostre avventure.
*
ANTONIO SPAGNUOLO








SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE

Giuseppe Vetromile – Cantico del possibile approdo -Poesie del sicomoro--Scuderi Editrice – Avellino – 2018 – pag. 53 - € 10,00

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949; è poeta e critico letterario. Da anni risiede a Sant’Anastasia, dove svolge un’intensa attività di promozione culturale, con il suo Circolo Culturale Letterario Anastasiano.
Gli sono stati conferiti numerosi riconoscimenti, nella fattispecie il 1° premio in concorsi letterari nazionali quali: il Premio “Aliesi”, Contrada (Va), nel 1986 e 1997. Il Premio “Primavera Strianese”, Striano nel 1989. Il Premio “Eclano” per la poesia religiosa, Mirabella Eclano (Va).
"Cantico del possibile approdo" include uno scritto introduttivo dello stesso Vetromile, una prefazione di Enzo Rega acuta, esauriente e puntuale e una postfazione di Armando Saveriano.
Per entrare nel merito del discorso sul libro che prendiamo in considerazione in questa sede si deve mettere in evidenza che il cantico è un componimento poetico di contenuto religioso.
Quella di Vetromile è una religiosità immanente e trascendente che tende a inverarsi nel quotidiano.
Anche in altre raccolte dell’autore si evidenzia il tentativo cosciente del Nostro di crearsi dei percorsi alternativi nella realtà della vita del postmoderno occidentale nel quale è immerso.
Se l’esistere sotto specie umana, per dirla con Mario Luzi, va stretto al poeta, egli stesso è nella stabile tensione del tentativo di superare i limiti del possibile, di aprirsi un varco montaliano nel mondo quasi per fermare il tempo nell’attimo, nel cercare di dare un senso forte alla vita.
E Giuseppe è poeta ed è perfettamente cosciente che le sue aspirazioni per uscire dalla liquidità contemporanea si possono realizzare solo attraverso la scrittura poetica e tramite l’arte in generale.
Se la vita è breve e spesso stretta e frustrante nel giornaliero tran tran, cosa che per una persona sensibile come il Nostro è particolarmente doloroso, bisogna trovare forza e luce proprio nel poiein poetico per rendere l’esistenza interessante, intensa e perfino felice.
Largo alle vele, ha scritto San Paolo, e quindi ogni giorno della vita dal risveglio fino al riposo notturno deve diventare una partenza sulla nave virtuale del quotidiano per raggiungere sempre nuovi e salvifici approdi.
Il libro è suddiviso in trenta segmenti numerati tutti forniti di titolo.
Proprio per la sua compattezza strutturale, contenutistica stilistica e formale il volume può essere considerato un poemetto nel quale il sacro, il mistico e il religioso aiutano il poeta in primis e poi i lettori a ritrovare la pienezza, la fiducia nell’affrontare criticamente la vita oltre la superficialità del consumismo e del flagello della caduta dei valori.
La scrittura di Giuseppe è connotata da chiarezza e narratività e talvolta tende all’affabulante.
Il poeta dimostra di possedere strumenti e coscienza letteraria scaltriti nel dimostrare la sua lucida intelligenza nell’opera che brilla per originalità.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 24 ottobre 2018

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia e la gioia elementare"

Sottesa alle gioie delle foglie
e delle infiorescenze cadute
sul manto stradale dove cammina
Alessia in terrena armonia
si avverte di un fruscio un sibilo
nella mente e nell’anima
ed è la poesia.
Ansia verde e gemmante Alessia
felice a pervadere mentre
accade acqua dal cielo sull’
impermeabile azzurro.
E nuota la vita Alessia
che è andata bene all’interrogazione
e Giovanni è connivente
*

"Alessia e l’angelo"

Guida sicura di Alessia
l’angelo che Alessia
sente a darle consigli
per la felicità e la gioia
di sedicenne ragazza.
Non telefonargli, dice
l’angelo, aspetta che
chiami lui. Ora prega
il Rosario, Alessia,
ora non dormire ma
per l’interrogazione
studia. E quando lo fate
non restare incinta.
Tesoro di Alessia le
parole dell’angelo
candido accanto
quando Alessia dorme.
*

"Alessia sottesa alle stelle"

Fiorevole di Alessia anima
nel sottendersi alle stelle
ad irradiarla, nel giardino
ancora dalla pioggia del
pomeriggio bagnato e sta
infinitamente. Lo vede
venire da lontano l’amato
nel sentiero della gioia
e della felicità pari a farfalla
azzurra dell’aria buona
annunciatrice e si crede
ragazza Alessia al Parco
Virgiliano. Lo vede avvicinarsi
e si toccano con gli occhi
e Alessia vede che è cosa buona.
Lui la prende in braccio
e nella calcinata camera
la porta a fare l’amore
*

"Alessia parte per Roma"

Stazione a incielarsi per la partenza
di Alessia per Roma dei misteri
e dell’amore se l’eros è magia per
ragazza Alessia sul filo del vento
di fine ottobre e sta infinitamente
senza pioggia e nuvole azzurrità
perfetta nel treno dei desideri. E
porta con sé lo zainetto con il diario
rosa Alessia e scorre lungo le rotaie
il pensiero. (Sarò madre pensa Alessia)
mentre l’acquedotto antico le
dà il benvenuto a Caput Mundi.
*

"Alessia e la cometa del libero arbitrio"

Sera stellante per Alessia
detersa dal fresco del vento
e le farfalle se ne sono andate.
Il gioco della vita appare
nella cometa e Alessia la nomina
del libero arbitrio. Pensa
Alessia alla scelta di Giovanni
di amarla ed entra nell’albereto
con le tasche piene di foglie
e sogni. Silenzio infinito
ad avvolgere Alessia e Alessia
si aggrappa alla cometa con
gli occhi. e la sua luce illumina
della sedicenne l’anima di 16
grammi ed entra in scena la notte.
*

"Alessia bacia Antonio"

Nel folto della vita è nella
notte a casa di Antonio Alessia.
Ha accettato l’invito e lui
vorrebbe possederla. Lei
pensa a Giovanni e Antonio
la prende con la forza e la
bacia, Alessia dai seni rotondi.
Alessia ragazza piange e lui
la lascia e non la tocca più
e va a dormire. Si riveste
Alessia e scappa dalla porta
Bella e infinita a casa correndo
nell’inchiostro nero.
Poi le telefona Giovanni
*

"Alessia e l’attimo bello"

Chiude gli occhi Alessia
e al cielo ametista li riapre
della sera infinita. Battito
di ciglia dello sguardo
per Alessia ragazza tolta
dalla tenda della paura
da un angelo e i capelli
nel vento di fine ottobre,
in bocca un filo d’erba
per meditare l’amore ieri
nel letto consumato.
È bello l’attimo che il
tempo ferma nel rivedersi
presa da Giovanni nell’azzerare
nel piacere di redenzione
la vita nova in limine
all’albereto della meraviglia
con da rinominare le piante
rare nel disegno del sorriso.
*

"Alessia e la risata felice"

Risata felice di Alessia
sottesa a di carta velina
l’azzurro del cielo
nell’intessersi Alessia al
tramonto. Sa ragazza
Alessia il motivo del
ridere (è arrivata l’e-mail
di Giovanni). Accarezza
l’aria Alessia a modellarla
sul balcone sul mare
poi allo specchio si vede
bella come una donna
e ride ancora nel pensare
al giorno del figlio.
La vita è bella e trasale
Alessia agglutinata
alla ripetizione della sera.
*
RAFFAELE PIAZZA -

SEGNALAZIONE VOLUMI = BONIFACIO VINCENZI

BONIFACIO VINCENZI (a cura di), Sud. I Poeti - Volume Primo - "Antonio Spagnuolo e l’assedio della poesia", Francavilla Marittima (CS), Macabor Editore, 2018
L’ambizioso progetto di una preziosa collezione di volumi denominata “Sud - I Poeti”, grazie all’editore Macabor di Francavilla Marittima, è stato da poco inaugurato con la pubblicazione del Volume Primo dedicato al poeta campano Antonio Spagnuolo (Antonio Spagnuolo e l’assedio della poesia) e inserito nella Collana “Nuova Luce”, che include Saggi e Antologie. Secondo le previsioni, faranno seguito ben altri diciannove tomi. Curatore dell’opera è Bonifacio Vincenzi.
274 pagine compongono questo libro, strutturato secondo una tripartizione articolata nel modo seguente: dapprima vengono presentate la biobibliografia e l’opera del protagonista attraverso una selezione di testimonianze e di poesie, dopodiché vengono proposte all’attenzione del lettore alcune poesie di significativi autori meridionali scomparsi ma non fagocitati dall’oblio, infine viene presentata la poesia del Sud Italia dei nostri giorni.
Il piano di questa imponente iniziativa editoriale ruota principalmente attorno alla Poesia e non ai Poeti, pur riconoscendo il ruolo e la specificità sia del poeta che dell’uomo. Tale orientamento è dovuto principalmente al fatto che il poeta «è la più impoetica delle creature», come sosteneva John Keats, «perché non ha identità», essendo egli incessantemente alla ricerca di essa.
Entrando nello specifico, nella “Premessa” a questo primo volume Bonifacio Vincenzi scrive: «L’Opera in primo piano, dunque, senza la dinamica degli intrecci di potere che tanto appassiona il lavoro degli ultimi anni non solo di gran parte degli addetti ai lavori ma, cosa ancor più grave, di molti critici che dovrebbero contribuire a scrivere la storia della poesia contemporanea del nostro paese». L’intento è quello di «creare un percorso alternativo reale, serio, onesto, umano, legandolo alla buona poesia», in questo caso per quanto concerne la produzione del Sud Italia, di rado presa in considerazione dalla critica ufficiale, senza comunque perdersi in sterili polemiche.
Antonio Spagnuolo – medico e poeta (protagonista di rilievo pure nell’ambito della poesia visiva), saggista e scrittore di racconti e romanzi, autore di testi teatrali -, nato nel 1931 a Napoli e dotato di una mente straordinariamente brillante, continua a scrivere con passione, vincendo la sfida del tempo e dimostrando come l’amore per la poesia, quale pratica quotidiana, sia faro e timone nella deriva dei giorni, nonostante l’insopprimibilità delle umane contraddizioni e l’incurabilità di certi mali che colpiscono l’anima ancor prima del corpo.
Egli ha tracciato un percorso particolarissimo, partendo da fasi che ci hanno donato opere di difficile lettura sino a giungere, nonostante una composita tessitura persistente, a una maggiore chiarezza e leggerezza di scrittura, sempre creando segmenti originali e concrezioni verbali e di immagini di notevole caratura. Antonio Spagnuolo si colloca in una dimensione internazionale, le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue. A. Asor Rosa l’ha inserito nel Dizionario della letteratura italiana del Novecento ed egli compare anche nella Letteratura italiana edita da Einaudi.
Nella prima parte del volume in esame, ovvero in “Antonio Spagnuolo e l’assedio della poesia” (egli dal 1991 al 2006 ha diretto la Collana “L’assedio della poesia”), compaiono “L’assedio” di Elio Grasso (curatore della sezione), l’importante “Biobibliografia”, la “Bibliografia critica essenziale”, e precedono l’Antologia poetica, i saggi dedicati al poeta dai critici qui di seguito elencati: Elio Andriuoli (“La più recente poesia di Antonio Spagnuolo”), Domenico Cara (“Nove microsaggi per Antonio Spagnuolo”), Mauro Ferrari (“Spagnuolo e L’ultimo tocco”), Giulia Martini (“L’inaccettabile reductio ad unum nel Canzoniere dell’assenza”), Massimo Pamio (“Se l’amore d’un poeta resiste”), Marisa Papa Ruggiero (“L’accordatore dei suoni – Nota in omaggio a Antonio Spagnuolo”), Plinio Perilli (“Ricondotto dall’Assenza al confine del Cielo (omaggio a Antonio Spagnuolo)”), Raffaele Piazza (“Antonio Spagnuolo Maestro e Amico”), Ugo Piscopo (“Un’assenza concreta, una concretezza inquietante”), Enzo Rega (“Presenza e perdita nella poesia di Antonio Spagnuolo”), Paolo Ruffilli (“La persistenza dell’ultimo tocco”), Lorenzo Spurio (“AntonioSpagnuolo: dell’uomo e della poetica”), Felice Piemontese (“Spagnuolo e il tempo del “Gruppo””), Eleonora Rimolo (“Il vuoto e la bellezza (il Canzoniere dell’assenza”)”).
Tali testimonianze ruotano soprattutto attorno ai libri più recenti di Spagnuolo, citando molti segmenti di versi degni di nota e da tenere bene a mente, i quali si integrano insieme alle poesie proposte in questa antologia, tratte da alcuni dei suoi tanti libri editi a partire dal 1979 (ma il suo percorso poetico ha radici decisamente più lontane: Ore del tempo perduto risale addirittura al 1953) e ad altre sue poesie inedite.
Ne scaturisce un vivido ritratto dell’assenza, concetto chiave e presenza straziante soprattutto per quanto concerne le ultime opere. Il ricorrente tema della perdita della persona amata (la più atroce tra «le fredde sottrazioni») e compagna di vita conduce a molteplici visioni e richiede ricercate variazioni, approdando a soluzioni poetiche inattese. Unificando il proprio intimo dolore con quello del lettore, il poeta si mette a nudo confessando tutto lo sconforto che lo assale e la sensazione di solitudine che lo aggredisce e diviene via via sempre più aspra, man mano che trascorrono le ore delle singole giornate.
Evidenti le capacità descrittive non comuni, nel catturare le relazioni tra gli oggetti e le varie presenze, i legami tra la cosa che diventa parola e la parola che diventa cosa, nel reticolato esistenziale: «Quasi ferme le stelle, tegole scomposte / fra ginestre impazzite di giallo, / chiede aromi una ruspa / al bordo della tangenziale, / il terreno inaridito impolvera lunghe / teorie di meccanismi, / eppure conosci altre parole / inceppate a vecchie abitudini».
Il gergo medico-scientifico dà nutrimento a non pochi versi, come testimoniano alcuni dei titoli dei volumi pubblicati da Antonio Spagnuolo (si vedano Candida, libro edito nel 1985, e Fratture da comporre del 2009), il quale scrive: «Disseziono parole per vendetta», «Tra gli omeri / corrosi / dall’idrocortisone» e «suggestioni / interrotte al di là della safena».
Si può essere «un libro inferocito» o possedere «quella rabbia di sopravvivenza / che ha ragione del tempo», ma serve la poesia per contrastare «quel che chiamo oblio: / mura crollate e zone d’ombra / nel flutto di una nuova fantasia».
Mentre esiste «il sacrificio / di essere qualcuno», dubbi e mistero si pongono accanto all’ineludibile verità: «non saprò quale musica spezzerà le pupille», anche se «ascolto lo stupore / che spacca quasi tutto il mondo», con «le ginocchia, piegate inutilmente alla preghiera», e malgrado tutto «Si avvicina di nuovo l’infinito».
Nella seconda parte del libro che stiamo esaminando – denominata “Voci dal silenzio – Poeti del Sud scomparsi da non dimenticare” - compaiono le poesie di Giuseppe Jovine, Giammario Sgattoni, Angelo Fasano, Antonio Verri, Aldo Dramis, rispettivamente introdotti con cenni alla loro biografia e opera da Carlo Jovine, Bonifacio Vincenzi, Pino Corbo, Emilia Sirangelo, Gianni Mazzei.
Nella terza e conclusiva sezione, invece, – denominata “Antologia dei poeti del Sud” (antologia poetica in cui ogni autore è stato incluso con cenni mai noiosi e più o meno estesi alla sua biografia e alla sua opera complessiva) – risultano radunati alcuni inediti (in generale nel numero di tre per autore, due nel caso di Colicigno) di Franco Dionesalvi, Giuseppe Rosato, Rossella Tempesta, Antonio Bux, Lorenza Colicigno, Lina Salvi, Alfredo Bruni, Silvano Trevisani, Eleonora Rimolo, rispettivamente introdotti da Filippo Senatore, Gianni Mazzei, Ivano Mugnaini, Mara Venuto, Maria Pina Ciancio, Elio Grasso, Gianni Mazzei, Dante Maffia, Marco Di Pasquale.
Il volume dedicato ad Antonio Spagnuolo dall’Editore Macabor si presenta vario e sempre molto interessante, con intersezioni e aperture in linea con l’atteggiamento del poeta protagonista, poiché Antonio Spagnuolo ha contribuito in modo significativo alla diffusione della poesia non soltanto creando propri mondi di parole e immagini, ma anche prodigandosi affinché altri autori potessero venire letti e ascoltati, in un’atmosfera di collaborazione e di dialogo.
*
Claudia Manuela Turco

sabato 20 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORENZO SPURIO

Lorenzo Spurio : “Pareidolia” – Ed. the Writer – 2018 – pagg. 120 - € 10,00
La capacità di vedere figure impresse anche là dove esse non esistono aggancia il nostro cervello in una vertigine colorata per la quale ogni illusione diviene una realtà rinchiusa nel particolare. La poesia , quella alta , rincorre tale ricchezza di suggestioni e di germinazioni per elaborare riprese , figure e scansioni entro il ciclo dell’eterno variare .
Anche Lorenzo Spurio ricama versi con la tensione del dettato filosofico e della rielaborazione della sospensione , per sussurrare delicatamente o per urlare violentemente quell’infinito che sottrae la parola all’indicibile e suggerisce la precarietà esistenziale per una autentica incisione quotidiana.
La forza espressiva e creativa è in queste liriche principalmente energia ed incisività del dettato , nel recupero di una immersione naturale nel presente per attuare la partecipazione dei significati e dei segni nei nuclei tematici dell’esperienza di vita . inventando metafore e trasformando ritmi .
“…Sotto il sole che regna imperituro / sadicamente invoco dolori contro i copevoli./ Mentre i raggi lambiscono gli arti atrofizzati / dalla motilità ancorata in abbracci impossibili/ imploro di riscaldare anche me.”
Quattro i capitoli che propongono il viaggio negli scenari dei complessi urbani , nelle pieghe della memoria , nella illuminazioni del desiderio , nell’attenzione al contatto , avviando il lettore ad uno scandaglio, a tratti malinconico , a momenti tagliente della realtà , nei suoi punti di fallo o nei suoi momenti di splendore.
Nazario Pardini scrive nella postfazione :”La parola segue puntuale e generosa con tutte le sfumature prosodiche, con tutti gli ammicchi retorici , la profondità del pensiero, gli scarti vertiginosi delle emozioni….Il fatto sta che il poeta copre spazi plurali con le sue meditazioni, con i suoi personali agganci ai risvolti della vita…”
La nostalgia che guarda indietro, in tempi non meglio precisati , diventa essa stessa luogo raggiungibile , strumento di difesa contro il vuoto che circonda e momentaneo involontario processo di ribellione .
“Il poeta tinteggia di fucsia / la pagina arsa, / ne vive la trama di filigrana/ in scandagli endoscopici di forma./ Spezia insipidi vocaboli/ in giullaresche cucine all’americana/ con il sale della coscienza/ e l’olio viscoso della verità./ La memoria condisce la pasta di noi/ e l’ascendenza del senso d’essere/ è una salsa amara / che ne infetta la struttura / e la distrugge lentamente./ Dinanzi a un frigo chiuso.”
A volte il verso “sembra più un pianto disperato/ di un’anima sofferta tra gangli” per interrompere “le velleità arrugginite delle ore” , o per sussurrare il “vapore che non ha barriere”.
Il raccontare poetico ha il potere di evocare tempi e figure , illusioni e testimonianze , nostalgie o invocazioni , navigando sia nel magma dell’inconscio che nella sublimazione della musica.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 18 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MAURIZIO CLEMENTI

Maurizio Clementi : “L’inesausto grembo” (la poesia dell’ultimo Leopardi) – Ed. Mimesis – 2018 – pagg. 104 - € 10,00
Sei brillantissimi saggi , una introduzione , una conclusione, alcuni testi del poeta e bibliografia essenziale , queste le pagine che Maurizio Clementi ci offre in un ricco panorama critico , ricostruttivo e meditativo, intorno agli ultimi anni di vita di Leopardi , trascorsi tra Napoli città e Torre del Greco.
Il linguaggio usato ci dimostra che l’autore non ha inteso per nessun motivo compiere un’azione di vertigine , ma ha cercato di ridare forza poetica ed emotiva a quegli elementi quotidiani che hanno inciso in maniera determinante sulla salute e sulla creatività del Leopardi. Un lavoro di analisi e di indagini , cucito e ricucito intorno a scritti ed occasioni , pensieri ed incontri , parole scritte e singulti , che caratterizzano un arco di sospensione per quella identità perduta e ritrovata, nel mezzo delle verità che è fatta di frammenti, accesi e che grondano di vita per quei minimi sussulti che il poeta è riuscito a scandire nel percorso finale della sua esistenza. Un Leopardi che ricordavamo già come uomo impegnato sino al delirio ma che affonda nel semplicissimo urlo della golosità , tra franfellicchi e gelati , cioccolato e fritture , leccornie e coppi profumati , nel mentre sfiora con sapienza incontri di nobili ed intellettuali, giornalisti e filosofi .
L’amico Ranieri asseconda questi momenti di debolezza e di nevrosi , anche quando il poeta cerca di invertire il ritmo sonno veglia per cercare anche di notte compagnie o visioni che possano mutare le tenebre.
Autentica intersezione fra realtà e presenza perseguendo un disegno raffinato di studioso e di esperto ricercatore .
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 17 ottobre 2018

POESIA = ELETTRA VERGANTI

"NEL TUO NOME" *

Sugli orli e ai palmi
sfrondano i petali
dei tuoi "anemonen"
spalancati al rovo
della troppa notte
Da lì, con voce germanica
fecondano in me sementi
Poi umidi steli nel sonno
del loro buio - algidi, albini
come al chiuso misterico
degli stipi delle sagrestie
nei sette giorni sepolcrali -
Se ne inerpicano corolle schiuse
avide del suono lucido, smaltato
di perfetto, rifinito come il marmo
venato, sacro nelle alte cattedrali
Non ho voce che per poetare senza verbo
Così fa sull'onde una "conchiglia prodigiosa".
-
* all'amato Rainer Maria Rilke
-
ELETTRA VERGANTI

martedì 16 ottobre 2018

POESIA = MARIAGRAZIA PIA

Da : "Il tempo della veglia" (inedito)

"Passato"

C'era il sole quel giorno
e accanto la realtà
si era disposta con discrezione
in silenzio e la dolce sensazione di appartenenza
sfiorava il sospetto
del miraggio.
Ora altri occhi
per un'altra luce
ancora incerta.
Richiamo invano almeno le ombre
di quelle realtà solidali:
è rimasto il segno chiaro sul muro,
come unico avviso dell'antica presenza
della desolante assenza.
Mi rimane il ricordo
e la stanca volontà di resuscitare
l'immobile materia del perdono.
*

"Ballata di una sirena muta"

Lascia che ti parli con parole d’amore
nessuno sente, fatti più vicino.
Il mare tra di noi
come un ponte
di pensieri paradossali
agitati dal vento, da correnti
profonde tra pesci e crostacei
chele robuste.
Le sirene tacciono
hanno perso la voce
le gambe hanno voluto
per principi e danze
tristi e abbandonate
giacciono sul fondo
come i nostri sogni assolati
di estati trascorse
quando eravamo vicini
ma ci siamo evitati
entrambi ostriche chiuse
su una perla non finita
ora non possiamo
offrircela in dono,
non più.
Lascia che ti parli con parole d’amore
nessuno sente, fatti più vicino.
Ricordi i miei passi, accanto a te.
Pia Mariagrazia Il tempo della Veglia
L’ombra si allungava e forse
nell’ombra ci mescolavamo
solo lì, impalpabile desiderio
intercettato dal corpo
Ricordi i miei occhi
socchiusi a mezzogiorno
Tu guardavi altrove
sempre
mi sfuggivi
ti sfuggivo.
Lascia che ti parli con parole d’amore
nessuno sente, fatti più vicino.
Ora che il tempo
è finito
resta il ricordo
di un rimpianto
quel mare non lo attraverseremo
mai insieme;
la tua isola
resterà lontana
come te, come me a te.
Le sirene mute
ci circondano
hanno ancora
fame di uomini
ma con Ulisse
hanno perso la voce
Pia Mariagrazia Il tempo della Veglia
la seduzione ascoltata
rifiutata
è stata cancellata.
Lascia che ti parli con parole d’amore
nessuno sente, fatti più vicino.
Come sirena di un mare assolato
anch’io muta
posso solo nuotarti lontano
non si ode il canto
soffocato dall’acqua
di pensieri
pesanti come pietre.
Lascia che ti parli con parole d’amore
nessuno sente, fatti più vicino.
*
MARIAGRAZIA PIA

lunedì 15 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA DE LORENZO

Maria De Lorenzo : “Sul filo dell’attesa” – Ed. Fermenti – 2018 – pagg. 330 - € 21,00
Ricca e colorata antologia , postuma , che propone i testi della poetessa , nata nel 1921 e deceduta nel 2013. Dai testi di “In bilico” del 1974 a quelli di “Un lungo desiderio” del 2014 , il lungo racconto della poesia si dipana attraverso pagine di particolare luminosità musicale e si offrono per svariate incisioni di palpitazioni. Pubblicata a cura del marito Nino Borsellino , la severa scelta delle cartelle è un’ ampia e suggestiva esplorazione nel mondo intimo e straordinariamente intarsiato di una scrittrice, che ha dedicato la sua passione per la letteratura alla pagina bianca per ricamare il ritmo della lirica in tutte le sue modulazioni .
Lo scavo si approfondisce tra i versi che cantano arie bucoliche ed il suono delle figurazioni astrali , tra i versi che accarezzano un sogno “sollevato il pesante lenzuolo” ed il brillare di una scommessa di amore “se un frammento di stella/ si stacca e cade giù”, tra il disegno accennato di una semplice favola “sbiancando lini / e alimentando fuochi” ed il tocco di gioia quando “emergendo dal caos/ sembra avvistare una riva”.
La poetessa si mette al centro dell’universo , modesta ed umile , e si guarda intorno cercando la luce che potrebbe dilagare dall’immensità , nel sottile gioco delle analogie e delle metafore , dei rimandi e delle visioni , delle lacerazioni e delle promesse.
Interprete della preghiera e della illusione ella non cede a suggestioni di incantamenti e nel suo equilibrio lirico dimostra espressività tematiche che diventano colori accesi della meraviglia .
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 13 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = STEFANO DI UBALDO

Stefano Di Ubaldo : “Verso un forse” – Ed. Antipodes – 2018 – pagg. 82 - € 7,00
Elegante volumetto che offre quarantaquattro poesie , tutte cesellate in un arazzo multicolore , che con esemplare cautela traccia figure e riflessi particolarmente elaborati da una personale compatta regia. Giovanissimo poeta non sembra essere un semplice qualunquista in cerca di referenze , ma con onesta partecipazione affonda la sua penna nella musicalità dei versi , a seconda delle cuciture che la scrittura richiede per situazioni che si prospettano o per determinate inflessioni sentimentali che incidono.
La natura dell’uomo nella sua quotidianità piega arcane pulsioni per partecipare agli eventi che la storia propone, e tra luci ed ombra , tra visioni e illusioni , tra speranze e memorie , tra preghiere e canti , traduce il verso in tensioni vertiginose.
Stefano Di Ubaldo traccia pensieri che sfiorano la filosofia per figurazioni che oscillano tra gli interrogativi sociali e sentimentali , tra soliloqui e riflessioni , tra storie sussurrate tra le ombre e sfide nell’ottica di un sogno . La sua nuova esperienza di scrittura cerca un traguardo da raggiungere e la semplice pienezza del sentire lo accompagna in un fiorire di versi che sono già in linea per una esatta ricerca.
ANTONIO SPAGNUOLO


POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia al Bar Celestiale"

Mattinale battesimo di pioggia
per Alessia al Bar Celestiale
con Giovanni. Il luogo è il
Parco Virgiliano e l’ora non
ha senso del 22 ottobre su Napoli.
Occhi negli occhi i fidanzati
nel lieve lucore del sole occhio
di Dio a farsi spazio tra le nuvole
e ci saranno raccolto con salvezza.
nell’ebbrezza dei sensi nel letto
stasera per di redenzione piacere
per Alessia rosa vestita per la vita
quasi una divisa scaramantica.
Mentre si diradano le ombre
dal cielo e dall’anima di Alessia
ed è sereno tempo delle fragole
al loro posto esatto.
*

"Si sveglia Alessia"

All’improvviso si sveglia Alessia
appoggiata all’albero della gioia
(forse un melograno dai fiori
rossi a entrarle negli occhi e
all’anima giungere). Ripetizione
del sorriso di Giovanni a
inebriare Alessia ed eccitarla.
Vuole rifare l’amore Alessia
pari a corolla nel tingersi con
l’acqua dei petali dalle radici
immerse nella terra come
della vita l’albero e sta
infinitamente Alessia e lui
accetta e lo rifanno. Poi si
veste Alessia e va nel Parco
condominiale ad ammirare gli
eucalipti del buon odore
delle foglie di quel verde slavato
per giocare alla vita.
*

"Alessia va alla sorgente"

Cammino nel bosco per Alessia
prima di dire pronto nel telefonino
che squilla. È il suo numero
e risponde Alessia e lui dice:
ti amo!!! Trasale Alessia tra i lecci,
i pini, le magnolie e gli eucalipti
dalle foglie dal buono odore
l’aria vegetale a pervadere.
Poi continua a passeggiare
nel folto Alessia come di 16 anni
una donna e l’angelo le dà coraggio
e deve alla sorgente giungere
per acque di rinascita a ringiovanirla
e prende il sentiero della luce.
Giunge alla freschezza di platino
e beve Alessia.
*

"Alessia nell’aliscafo per Capri"

Scia di mare bianca d’acque
per Alessia nel contemplarla
d’aliscafo la forma nel lasciarla
e nell’albereto dell’anima
alberga la tinta candida per
redenzioni ad ogni sguardo
della limpida distesa di altri
colori del mare per salvifici
naufragi nel pensiero quando
invece si arriva al sicuro
porto franco per ragazza
Alessia nell’ansia rosa – tramonto
a stellarla e sta infinitamente
Alessia nel respirare l’aria
di salsedine intrisa e diventa
felice Alessia come una donna.
*

"Alessia compra calze nere"

Nel folto della vita
ad angolo con il mondo
ragazza Alessia nel
negozietto di intima
biancheria entra sottesa
ad una vita intera.
Arrossisce Alessia ragazza
davanti al commesso
e calze nere autoreggenti
chiede pensando a lui
ansia a stellarla e al piacere
da provare pensa.
€ 4 paga Alessia e pensa
agli slip neri che gli piacciono
tanto quando glieli toglie.
Poi a studiare la vita ragazza
Alessia torna.
*

"Alessia scorge l’azzurra farfalla"

Sentieri dell’anima e del Parco
Virgiliano per Alessia. Spazi
infiniti per senza nome alberi
e cerca Alessia ragazza la gioia
nel tratto del sorriso di lui
nel ricordo dell’attimo di luce.
Poi l’azzurra farfalla scorge
Alessia ed è attesa della felicità
che giunge nello squillo del
telefonino prima di dire pronto.
Fatti bella per stasera, Ale,
dice Giovanni nell’emozione
di Alessia a intessersi con del
cielo la tinta a farsene
una veste Alessia
*

"Alessia compra un jeans"

Jeans azzurro cielo nella vetrina
serra d’indumenti per ragazza
Alessia nell’entrare nel negozio
ansia a stellarla mentre piove
un battesimo dall’azzurrità
pervicace ad accadere dove era
già stata e sta infinitamente
ragazza Alessia nel toccare
l’amuleto al collo e crede nella
fortuna Alessia. Nella cabina
dell’anima si spoglia Alessia
e il jeans indossa a modellarla
sinuosa e sensuale. Alla cassa
paga € 20 e si chiede se piacerà
a Giovanni sempre il limine
alla vita Alessia.
*

"Alessia alla fontana"

Sparge intorno la fragola
Alessia rosa vestita per la
vita nova dell’amore.
Attimi belli nel pensiero
dell’ultimo letto a casa
di Giovanni. Panneggino
nuvole davanti all’azzurrità
e se ne veste Alessia di
bellezza. Poi il telefono
squilla: è lui!!! è lui!!! è lui!!!
e la luce sul verde della
montuosità si trasfigura
in istanti di ametista
e dolce approdo di Alessia
alla fontana delle acque
dell’infinita giovinezza
*
RAFFAELE PIAZZA

POESIA = MARINA PIZZI


DA : " L'ABBECEDARIO IN GOLA"

2018-


1.
Ingrigisce la rosa purpurea
Prende vigore la paura
L’insania balorda della lurida
Sconfitta d’indirizzo.
A me non resta che il panico gemello
L’ilarità contesa da ladroni
Sirenetti di spiagge senza dune di giglio.
Gerundio epocale perdere gli anni
Le elemosine perpetue dell’attesa
Quando si muore lentamente singoli.
Vetuste entità quest’avvenire
Liso. Panico strenuo nudo attendere
L’arringa della difesa
Ma ormai è tardissimo.
Festività conserte l’esercito in morte.
2.
Ho perso il viaggio strette ore
Tremendi astucci tutte le tane
Crepuscolari. Scolari solari
Le ali degli stinchi quando
Brevettano giochi fasti poveri
Con giocattoli casalinghi la vita
Ai rottami. Avevo gli orizzonti
Sulla nuca alberghiera per l’uso
Della calca di gioia e la bufera nulla.
Al vento ho certo lo pseudonimo
Tanto per il valore cortese
Di sillabare la notte lunga già lunga
Grafico d’inedia sopportare il giorno.
Ho ottenuto un permesso da apolide
Per rinfrescare la luna cadente
E la fantesca credula di dio.
3.
Al termine il giramondo
Si girò sul fianco
E tracannò di rantoli.
4.
Periferia dello sguardo
Terminano gli anni
Il letto la bara di ogni notte
Nel baratro del pendolo che oscilla
Quale dirupo apprendere di assioma.
Compleanno anziano ogni poeta
Zattera il rimedio di andarsene
Curvi viali le rendite di zero.
I tulipani lirici battezzano
Le cornucopie pallide e malate
Letargiche nutrici oasi del nulla.
Gimcane di amanti perdere l’amore
Oasi di sale chiudersi blasfemi
Dentro le rotte frigide del pane
Azzimo.
**
MARINA PIZZI
*
*
MARINA PIZZI ( 1955 ) Ha pubblicato i libri Il giornale dell'esule (Crocetti, 1986), Gli angioli patrioti (Crocetti, 1988),
Acquerugiole (Crocetti, 1990), Darsene il respiro (Fondazione Corrente, 1993: pubblicazione del
Premio), La devozione di stare (Anterem, 1994: Premio Lorenzo Montano), Le arsure (LietoColle,
2004), L'acciuga della sera i fuochi della tara (Luca Pensa, 2006), Dallo stesso altrove (La Camera
Verde, 2008, selezione), L’inchino del predone (Blu di Prussia, 2009), Il solicello del basto
(Fermenti, 2010), Ricette del sottopiatto (Besa, 2011) Un gerundio di venia (Oèdipus, 2012), La
giostra della lingua il suolo d’algebra (Edizioni Smasher, 2012); Cantico di stasi (Cantarena, 2013:
edizione parziale), Segnacoli di mendicità (CFR, 2014); Plettro di compieta (LietoColle, 2015);
Cantico di stasi (Oèdipus, 2016: edizione definitiva), Declini (Macabor, 2017), Miserere asfalto
(Afasie dell’attitudine, 2007-2017 ) (La linea dell’Equatore, 2017, selezione). Miserere asfalto
(Afasie dell’attitudine, 2007-2018) (Terre d’Ulivi, 2018.)
In formato digitale, on line, ha pubblicato - interamente o parzialmente - le raccolte La passione
della fine, Intimità delle lontananze, Dissesti per il tramonto, Una camera di conforto, Sconforti di
consorte, Brindisi e cipressi, Sorprese del pane nero, Staffetta irenica, Il solicello del basto, Sotto le
ghiande delle querce, Pecca di espianto, Arsenici, Rughe d'inserviente, Ricette del sottopiatto,
Dallo stesso altrove, Miserere asfalto (afasie dell'attitudine), Declini, Esecuzioni, Davanzali di
pietà, L’eremo del foglio, L’inchino del predone, Il sonno della ruggine, L’invadenza del relitto,
Vigilia di sorpasso, Il cantiere delle parvenze, Soqquadri del pane vieto, Cantico di stasi, La cena
del verbo, Estinzione di chiarìa, Il vestitino bizantino, L'alba del penitenziario. Il penitenziario
dell'alba.
Nel 2004 e nel 2005 la rivista di poesia on line “Vico Acitillo 124-Poetry Wave. Electronic Center
of Arts”, coordinata da Emilio Piccolo (1951-2012), ha nominato Marina Pizzi poeta dell’anno. Fa
parte - insieme a Massimo Bacigalupo, Milo De Angelis, Franco Loi, Tomas Tranströmer, Derek
Walcott e altri autori - del Comitato di redazione della rivista internazionale Poesia. È redattrice del
litblog collettivo "La poesia e lo spirito" e collabora con il portale di cultura “Tellusfolio”. Ha
lavorato presso la Biblioteca di Area umanistica Giorgio Petrocchi dell'Università degli studi Roma
Tre. È stata tradotta in persiano, inglese e tedesco.

giovedì 11 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MAURIZIO CLEMENTI

< SCHEDA IN ANTEPRIMA > : Maurizio Clementi, "L'inesausto grembo. La poesia dell'ultimo Leopardi" - Milano Mimesis 2018

Il volume, piccolo ma molto denso, sviluppa in sei capitoli un'interpretazione abbastanza innovativa dell'ultimo periodo della poesia leopardiana.
Esaminandone i cambiamenti dal punto di vista stilistico e tematico rispetto agli Idilli, l'autore riscontra da un lato un avvicinamento all'Oriente (un Oriente comunque differente rispetto al mito contemporaneo dei romantici tedeschi), e dall'altro un avvicinamento a un'idea bruniana della natura, metamorfica e in continuo movimento, incarnata perfettamente dall'immagine di Napoli. Corollario di questa interpretazione è che il poeta, a Napoli, soprattutto, è tutt'altro che passivo o remissivo nei confronti della realtà politica e civile dei suoi contemporanei; dunque viene messo in discussione dall'autore l'assioma di un Leopardi sempre e comunque non politico, in favore di un'immagine differente, di uomo sempre alla ricerca di occasioni umane, di incontri ispirati, in uno sfondo di idealità illuministiche ancora fortemente presente, ma divenuto consapevolmente anacronistico...

SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA FICCO

Laura Ficco – "Se parla l’anima"--- Grafiche Ghiani – Monastir (CA) – 2018 – pag. 95 - € 7,50

Laura Ficco, poetessa genovese residente ad Assemini in provincia di Cagliari, nasce artisticamente negli anni ottanta come pittrice creativa in vari generi espressivi, partecipando a varie mostre ed estemporanee.
Dall’anno 2003 come poetessa ha ripreso a esternare i pensieri dell’anima, già coltivati in età adolescenziale, componendo varie liriche e contraddistinguendosi particolarmente nella tematica della sensibilità verso il prossimo.
Ha pubblicato svariate raccolte di poesia e ha partecipato a numerose manifestazioni culturali di musica e poesia.
Ha riportato numerosi e prestigiosi premi in concorsi letterari.
Se parla l’anima, il libro della poeta che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Giovanni Melis Omnis ricca di acribia.
La raccolta non è scandita ed è illustrata in copertina e nell’interno da opere pittoriche dell’autrice caratterizzate da un forte cromatismo.
La cifra essenziale della poetica della Ficco espressa in questo volume è connotata da una grande chiarezza ma non è assolutamente elementare.
Nella sua scrittura sempre in bilico tra gioia e dolore Laura rivela un animo sensibilissimo e ci sono componimenti che toccano l’estasi nell’esternarsi della gioia dell’io – poetante e altri che descrivono situazioni dolorosissimi sia del quotidiano sia storico – epocali.
Il linguaggio è assolutamente lirico fino a giungere all’elegia e in queste caratteristiche la Ficco si discosta del tutto dalle tendenze espressive del nostro panorama che privilegiano gli sperimentalismi e l’oscurità.
Quindi il pregio di questo volume è da cogliere nei consapevoli intenti della poetessa di dare vita alle emozioni del suo animo in una sentita esternazione del suo essere con immagini vibranti e luminosi sia che sia detta con urgenza l’Assunzione della Madonna in cielo, sia che si parli dei campi di sterminio nazisti, sia che l’oggetto del poiein sia il suono di un’autoambulanza che rattrista la Ficco e le evoca penosi pensieri, sia che si descriva un concerto nel quale note celestiali toccato soavemente le corde dell’anima.
Una vena religiosa e mistica sembra sottendere l’ordine del discorso di questi versi nei quali vengono nominati Dio e gli Angeli e tutto pare filtrato attraverso la sensibilità di una donna credente, fatto raro nelle poetiche contemporanee e di sempre.
Di componimento in componimento il lettore ha la sensazione di affondare nella pagina, nei densi tessuti linguistici dell’artista connotati da una fertile capacità di toccare tutti i settori della vita.
Anticipe ti interroghi/ sono già nell’infinito? è un distico veramente emblematico della concezione dell’autrice e qui non si parla di un infinito di tipo leopardiano caratterizzato da un naufragio nella natura ma di un infinito che implica una concezione cristiana della vita.
I dipinti di Laura che illustrano il volume nella loro figuratività s’intonano bene alla sua vena creativa semplice che però è anche complessa a livello concettuale per le idee che esprime.
È anche una poesia degli affetti familiari che si estrinsecano nella lirica Soffio di giovinezza dedicata al sedicesimo compleanno della figlia.
*
Raffaele Piazza

martedì 9 ottobre 2018

POESIA = GIUSEPPINA SCIORTINO

" GIUDIZI" - Ottobre 2018

Tu dici che il genio è inconcepibile,
che amore e furia non differiscono.
Io fingo bellezza
-mi crogiolo nella sospensione del giudizio-,
ma gli indici che scrutano mi tradiscono.
Potresti dire di avermi vista, gli occhi aridi, i pugni mistici, al buio dei tuoi distici?
Sono tutta d'un pezzo, fatta di acqua e argilla, come gli esseri della terra.
*
GIUSEPPINA SCIORTINO

lunedì 8 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA SEROFILLI

"Taranta d’inchiostro"----Silloge inedita di Valeria Serofilli


La taranta è una danza tradizionale della Puglia fortemente ritmata.
Con il suggestivo titolo "Taranta d’inchiostro" la poeta intende delineare una musicalità nella sua opera che, per sua natura, se si tratta della versione cartacea, è supportata appunto dall’inchiostro con il quale sono scritti i versi.
La silloge è scandita in quattro sezioni: La taranta, Ragnatela del mondo, Nidi di ragno e Al di fuori della tela.
La poetica espressa in questa sequenza dalla Serofilli s’incentra sugli affetti, sia che Valeria si rivolga all’amato, sia che ricordi suo padre, sia che parli dell’amica scrittrice defunta o del suo gatto tragicamente scomparso.
Prevale la figura della persona amata, un tu al quale la poetessa si rivolge in modo tenero, affettuoso e passionale, interlocutore del quale ogni riferimento resta taciuto.
Nella poesia iniziale della prima sezione l’uomo della poeta diviene metaforicamente contro veleno dopo che l’io - poetante è stato morso dal ragno in una vittoria completa dei sentimenti.
I versi dei componimenti sono scattanti, raffinati e ben cesellati e sono molto ritmati nel produrre sospensione.
In "Ti ha morso la taranta" con una forte dose di erotismo è detta la descrizione di un amplesso con grande efficacia.
Il poiein di Valeria è connotato da una forte chiarezza e da luminosità del dettato ed è leggero, chiaro, narrativo e icastico. Sono presenti talvolta allitterazioni.
La Serofilli in Africa tocca il tema politico – sociale esprimendo il suo utopistico desiderio di aiutare in qualche modo i bambini africani. In questa composizione è molto bello l’incipit Vorrei farmi Africa, che delinea una virtuale espansione dell’io – poetante. Qui è molto bello il verso Delle capanne/ fare castelli che ha il tono di favola in versi e anche il verso carico di speranza soave Finché una nuova aurora sorgerà.
In L’umanità sono descritte scene di quotidianità quando l’io – poetante cammina nella folla tra una scia di giapponesi e una fiumana di studenti
Nella strofa finale del componimento la poetessa cambia registro e mette in scena il ricordo del padre che aveva detto con maniera mordace che le ballerine delle Folies Bergère hanno la lordosi.
Nella scansione Nidi di ragno nel primo intellettualistico componimento la poeta fa, traslata in versi, una descrizione del funzionamento della mente umana come se questa albergasse in un altro pianeta sopra le nuvole esponendo la fantasiosa teoria delle onde delle sinapsi in cielo. Si tratta di un testo originalissimo e l’occasione che l’ha generato è un viaggio in aereo, un volo per Tenerife.
Toccante e tenera la poesia A Cachemire dedicata al gatto persiano morto tragicamente investito. In questa, con un’immagine intrigante, Valeria afferma di vedere il gatto stesso in cielo nella forma di una nuvola in più.
Il tema del felino domestico è ripreso in altri due componimenti: La gatta e Donnagatto. Nel primo è detta l’immagine surreale della gatta che sorride mentre nel secondo l’autrice afferma di graffiare come una gatta anche se con un altro tocco.
Incontriamo bellezza nei versi della Serofilli sottesi tutti ad armonia formale e stilistica.

Raffaele Piazza

sabato 6 ottobre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIANO LUISI

Luciano Luisi : “Lungo la strada” – ed. Manni – 2018 – pagg. 144 - € 18,00
Vincenzo Guarracino firma una dotta ed esaustiva prefazione , nella quale sottolinea che “ il risultato è una ricca galleria di presenze, in cui si allineano e trovano spazio tutti , persone, storie , e situazioni che compongono la multiforme trama dell’arazzo della vita , di una vita non priva della giusta dose di tristezza e insieme di amabilità , sempre comunque ricca di fascino , quale quella che qui si dispiega attraverso le sette sezioni del libro…” –
Nel dettato che si ricama in queste liriche , dallo spessore culturale alto e pregnante , la musicalità riesce ad ottenere passaggi e fantasie che diventano la benevola invenzione del ritmo. Le aspettative delle metafore acquistano visibilità e senso in una entità non astratta e ben realizzata nel tempo, che dà luogo a descrizioni di paesaggi , di illuminazioni , di personaggi , di sentimenti , di pensieri , che si dipanano tra la vita reale , del quotidiano , e l’illusione dell’incompiuto. Il bagaglio che Luciano Luisi ha realizzato attraverso la sua lunga esperienza di scrittore si apre qui in una multicolore tavolozza di incisioni , tra la ricerca attenta della parola simbolo e la caratteristica singolare e personale della voce recitante. Molti gli accenti che si distinguono nelle poesie , dalla preghiera sussurrata a fior di labbra alla proposta di illusioni altalenanti , dalle figure tratteggiate di personaggi alla fiamma che caratterizza spazio e tempo , dal ricordo di giorni tristi per la perdita della figlia Annalisa al saltellante vigore della cronaca quotidiana . L’esperienza vissuta riattraversa il percorso simbolico verbale ritagliando profili nell’ambito estetico, tangibile nel crogiuolo originale e naturale della mitica rappresentazione figurativa.
ANTONIO SPAGNUOLO -

venerdì 5 ottobre 2018

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– Sillabando

Sillabando alla luna ho riversato
l’inganno di parole , come broccato antico,
giocando ironie o rovistando
bacche spinose per il fraseggio.
Ero nell’ombra e tu eri fanciulla.
Quando le lunghe ore sono troppe,
sospese nel ritaglio delle note
che rintoccano a sera,
ritaglio l’infinito tra i segnali dell’amore
che tendeva occasioni.
L’attesa che distrugge ultimi scatti
ha stupore, come il telo bianco
che ha coperto il tuo viso,
e ripete preghiere inascoltate.
*

ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = CLAUDIA MANUELA TURCO

Claudia Manuela Turco ( Brina Maurer ) : “ Il centauro malato" – Ed. Robin- 2018 - pagg.264 - € 15,00
“Poesie 1998 – 2010” nel sottotitolo , indicando con precisione un arco di tempo nel quale la stesura dei testi ha visto la pagina bianca colorarsi nella musicalità del verso , tra la fascinazione delle visioni , i riflessi delle vicissitudini delle analogie , l’attivazione dei sentimenti in toni sempre amalgamati e gustosi.
Anche i vari capitoli portano con dettagli le date di preparazione, con insistente indicazione dei mesi : Frecce di luce (maggio-agosto 1999) , Citazioni (maggio-ottobre 1999) , Dardi avvelenati (settembre –novembre 1999) , Poesie sparse (1999-2000), Mille stille (2000), Divagazioni intorno a duetti solisti (2000) , Passeggiando tra i colori (2002) , Maternità floreale / I figli di Lir / Frammenti di donna (1999-2004), L’età dell’oro e della ruggine (1999,2003-2005), Metastasi di rosa / Omaggio alla ragazza di Arthur(2006 , 2008), La solitudine di Alex labbra verdi-diario poetico , Omaggio a Rodolfo Valentino , Il principe Raibl (2009-2010) . Un susseguirsi di occasioni e di illuminazioni per una poesia che si attanaglia tra la memoria e le illusioni , tra il pensiero alto ed il segreto , tra il sussurro privato del subconscio e la parola evocata dalla preghiera. Sorridenti lampeggi si distinguono fra i ritagli di “traiettorie tracciate dal cuore” , si disperdono al fuoco fumando “come ferri di cavallo roventi” , si rinchiudono nel tremore “come un animale che divora le sue stesse viscere” .
Una ricca galleria di presenze, nella quale si allineano e trovano spazio persone , storie , visioni , pennellate, incisioni, che compongono la variegata tessitura di un arazzo ricco spesso di fascino , esposto alla inquietudine , all’attesa , al canto . Brina Maurer verga palinsesti e graffiti, rincorre parole che rimbalzano , cerca nel simbolo parentesi di incanto, accompagna metafore tra i raggi di un sole seminascosto , contratta immagini nel ritmo per elaborare inattesa promesse.
ANTONIO SPAGNUOLO-
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martedì 2 ottobre 2018

PREMIO "ASTROLABIO 2018" = GIULIANA DONZELLO

Premio Astrolabio 2018 per la poesia singola -
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"Il suonatore di foglie"

Piccola foglia
gialla,
fra cento di una vecchia poltrona
verde
mi rannicchiavo
nel suo ventre
di panno consunto.

Lo sguardo teso al cielo
nebbioso, in attesa
che il sole guidasse
viva
la speranza di un ritorno.

Da un fondale di latte
sospinto dall’aria salina
arrivava
il suonatore,
silenzioso
nel suo cappotto logoro,
gli occhi gentili come le note
del suo flauto di foglie,
nascenti da nostalgie antiche
e riproposte.

“Chi sei? Come ti chiami?”
gli chiese la mia voce bambina.
“Rom sim.
Sono un Rom, sono venuto
a donarti l’infanzia”,
rispose, restituendomi poesia
con un gesto rituale
dell’archetto del suo violino.
“Sono venuto
ad accendere
i tuoi sogni”.
*
GIULIANA DONZELLO -
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MOTIVAZIONE DEL PREMIO FIRMATA DA ANTONIO SPAGNUOLO:
"La memoria ricuce immagini che hanno lo spartito della musica , per accedere al simbolo tra le piccole cose della quotidianità e le improvvise apparizioni di fantasmi. - La folgorazione misterica dell'attimo dilata i significati di una visione onirica , mentre il ritmo stringe nel reinventare insicurezze ed illusioni".

lunedì 1 ottobre 2018

POESIA = GIANCARLO STOCCORO

- I -
La posa degli aggettivi trova
spesso terreno in poesia
Di rado fa luce
quando si dovrebbe ascoltare
il rumore dei passi
Qualcuno mette a fuoco il soggetto
lo estrapola dal contesto
lo tiene in pugno come una lucertola
catturata in sala da pranzo
A me interessa la coda che si è staccata
non il moncone che ricrescerà più scuro
*
"Polcevera"

Quale scempio fanno gli occhi
quando guardano le periferie
lasciando i corpi senza meta

Il paradiso dei selfie
cementa sguardi felici

E tu lo chiami deserto del vivere
tra una partita e un funerale di stato
non ci sono ponti che uniscono
*

"Divertissement"

Quell’uomo prende in mano i piedi
e li ammaestra per camminare
sulle nuvole non si preoccupa
di lasciare una minima traccia

La terra è affamata d’aria.
*
GIANCARLO STOCCORO
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Giancarlo Stoccoro (Milano 1963) è psichiatra e psicoterapeuta.
Studioso di Georg Groddeck, ne ha curato e introdotto l'edizione italiana della biografia ("Georg Groddeck Una Vita", di W. Martynkewicz, Il Saggiatore Milano, 2005) e altri saggi ("Pierino Porcospino e l'analista selvaggio", ADV Lugano, 2016; "Poeti e prosatori alla corte dell'ES", AnimaMundi Otranto, 2017). Suo è il primo libro libro che esplora il cinema associato al Social Dreaming (Occhi del sogno, Roma 2012).
Ha vinto diversi premi di poesia e pubblicato numerose sillogi (tra queste: "Consulente del buio", pref. di Giovanni Tesio, L'Erudita, 2017 e
"La dimora dello sguardo", Fara editore 2018).
Cura i blog ladimoradellosguardo.it e ciaksisogna.it