sabato 29 giugno 2019

POESIA = CONSOLATA VIVIANI

"EMIGRAZIONE"

Cammino,
la pioggia incomincia
fitta e leggera
nell’alone nebbioso della strada,
di lontano
luce sotto il lampione.
Angoli di strada
deserti.
Abbandonato
all’ebbrezza dell’alcool,
un corpo spossato
marcisce all’umido
sotto un ponte.
E’ notte.
*
CONSOLATA VIVIANI

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia sente caldo

Attimi di gioia di sorgente fresca
di acque chiare a dissetare Alessia
nel deserto urbano nell’interanimarsi
con la pesca frutto estivo. E la pianta
love nel folto della casa sorride a Alessia
rosa vestita per la vita e pensa alla felicità
felice come in amore una donna
e sente Alessia caldo tropicale a entrarle
nella pelle pronta all’amore tra mezz’ora.
*


"Monologo di Alessia"

Se esisto come memoria d’altri
nel bene e nel male è una domanda
di Alessia nel pregare la Madonna
ultima spiaggia per essere felice
e non essere da Giovanni
lasciata che ne morirebbe Alessia
nel meditare sull’ultimo letto
e a pensare che stasera lo rifaranno
come lui ha promesso mentre
pensa Alessia che in un mondo
sporco trionferà e sarà la gioia
il filo del traguardo.
*

"Alessia e la profondità delle cose"

Vede lontano Alessia nel curvarsi
del tempo e dello spazio ad ogni bacio
e profondità dell’amplesso
nel curare del corpo il tempio.
E poi i vestiti libera come l’aria
il futuro nell’osservare dalla finestra
dell’attimo nell’attico. Trema e piange
Alessia per la paura di perderlo
ma forza le dà il sogno più bello.
*

"Alessia nel folto del bosco"

Bosco di centenarie querce
per Alessia nel ricomporsi
del fresco serale nell’attraversare
la vita di ragazza nel sentiero
che alla sacra fonte la porta
per bere acque sorgive
nell’intessersi i pensieri
con il cielo dei desideri
di Alessia (amore infinito
con Giovanni, promozione
e viaggio in Francia).
Lo desidera Alessia l’amore
e presso il lago della pace
e finalmente i suoi occhi.
*
RAFFAELE PIAZZA

POESIA = ANTONIETTA DELL'ARTE

"A Michele"

La valanga gelida
Precipita su di noi
Impietosa
Improvvisa eterna attesa
Vorremmo parlarci
Non osiamo
Solo gli occhi
Conoscono le parole
Del cuore
Spostiamoci svelti
Che non ci travolga
Il sole sarà lontano per un poco
Ma noi ce la faremo
E guarderemo ancora
Il cielo azzurro
E torneremo
Alla verde pianura
Fra le alte nostre rose
E le dolci onde
Del mare di diamante
Che ci vestiranno di poesia
E bisticceremo ancora
Ma amandoci sempre
*
Antonietta Dell'arte

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Movenze”

La tregua delle vene nel segreto trafora ogni impronta
ed è rimasto ad inseguirmi solo un sogno
della tua forma coperta di elitropio:
un dondolio in frantumi,
per fiaccare la schiena oltre i cancelli.
Il rombo dissonante del vento nella notte
trapassa le scritture fuori mito,
dove segnammo il difetto della fede,
l’incendio dell’insonnia,
l’abbaglio di un paradosso per il perpetuo gorgoglio
di una fonte.
Intima crisalide possiedi le movenze
negli occhi sostituendo ansiolitici.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 28 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI =MATTEO CASALE

Matteo Casale – Studi op. 7---- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pp. 115 - € 16.00

Definire la materia poetica oggetto di studio sottende una forte coscienza letteraria del poeta Matteo Casale del quale prendiamo in considerazione in questa sede appunto l’opera Studi op. 7.
Infatti la poesia è sempre esercizio di conoscenza nell’indagare i vari settori esistenziali e in questo libro pare che la partita si giochi nel relazionarsi dell’io -poetante ad un tu femminile, presumibilmente l’amata.
Attraverso l’eros e il pathos dei sentimenti sublimati dalla parola stessa il poeta, partendo da un magma esistenziale nel quale sono quasi totalmente assenti i riferimenti alla quotidianità, va alla ricerca dell’etimo della vita se anche nelle zone d’ombra è possibile incontrare la luce che spunta e quindi non è solo dolore l’esistere ma anche speranza e a volte addirittura gioia.
Il testo è scandito in due sezioni intitolate Dodekanemos (1-12) e L’eloquenza delle lacrime (1-15) e presenta una postfazione di Emanuele Andrea Spano esauriente e ricca di acribia.
Una certa stabile magia delle parole connota la poetica che Casale mette in scena in questo libro.
I componimenti sono tutti centrati sulla pagina e sono connotati da una vaga bellezza nella loro icasticità e leggerezza.
Da notare, fatto saliente, che il ritmo sostenuto e sincopato crea una musicalità ammaliante e incantata che rende un fortissimo senso di sospensione nei tessuti linguistici.
Cifra distintiva del poiein di Matteo è quella di una vena intellettualistica e filosofica.
Nell’incipit della prima poesia l’io – poetante si ripiega su sé stesso nell’affermare che abita un volto di onde lente, un animo largo d’incerto vento con il quale naviga nelle sue nuvole nel calzare rime di perle polvere.
I versi sono densissimi semanticamente e caratterizzati da notevole densità sinestesica e metaforica.
Il tono è avvertito e vagamente epigrammatico e il dettato è a tratti neo orfico.
Serpeggia una vaga inquietudine dominata dal misuratissimo controllo formale
Si tratta di ritrovare tramite le parole l’uscita dal labirinto emblematicamente nei versi nei quali il poeta dice alla sua lei che se è perduta saprà lui stesso i suoi passi perché sa quanto le pesi il suo esilio.
Molto spesso i componimenti sono risolti in un unico respiro e il poeta dice all’amata che è sguardo che rivela tutto.
C’è anche il tema della poesia nella poesia quando al tu il poeta dice che scrive con il lievito delle ferite.
E si può immaginare che lo stesso lievito possa essere la parola catartica e quasi taumaturgica.
Nella seconda scansione si amplifica il senso di tristezza e il poeta arriva a scrivere con urgenza che vive di luce calante l’amore sua morte come una scusa e che c’è una lacrima liquida per una nota di partitura tragica.
Eppure si può vedere quella voce della luce, bella sinestesia, anche se però il poeta si fa cieco alla parola.
*
Raffaele Piazza

martedì 25 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUIGI BALOCCHI

Luigi Balocchi – Atti di devozione--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pp. 95 - € 14.00

Atti di devozione, la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è un testo non scandito nel quale è stabilmente presente in ogni componimento la presenza di un tu, presumibilmente l’amata, della quale vengono fatti veri riferimenti e che resta in un alone di vaghezza.
Le composizioni stesse divengono atti di devozione per la suddetta figura come è detto nel titolo ed è l’amore stesso a rendere infiniti; infatti in Devoti nell’ultimo verso il poeta scrive: Eterni l’un l’altro devoti.
È costante uno stupore che s’invera per l’amata e rimargina la ferita dalla quale scaturiscono i versi stessi.
Ottima la tenuta dei versi lunghi frequenti.
Per il continuum semantico e contenutistico che segue il libro può essere definito come un poemetto attraversato dal filo rosso che è quello della tematica erotica che domina su tutte le altre.
Frequente il tema del sogno inserito in un’atmosfera di rêverie
Cifra distintiva della poetica di Luigi Balocchi è quello di una vena tout – court neolirica nel testo che potrebbe essere letto come un canzoniere d’amore postmoderno molto unitario e compatto.
L’amore stesso può divenire doloroso come in Gris dove è descritto il pathos di un litigio nel quale si sarebbe potuto degenerare perché l’io – poetante si rammarica di non averla presa per il collo e sbattuta contro un muro urlandole di restare.
I versi brillano per chiarezza e sono molto spesso prosastici nella loro leggerezza ed icasticità.
In Deus absconditus nell’incipit si ritrova un senso mistico: Cerchi nell’anima la comunione santa/ quella carezza/ ineffabile, fonda fino alla bellissima chiusa: Il sesso è una via di redenzione.
Ma l’amore stesso, infatti, riserva ineffabili gioie come in Eden nei bellissimi versi dove viene detto con urgenza l’amore che incanta e che svela l’amore per gli amanti che non sono mai usciti dai corpi come angeli carnali alla ricerca del dono che dovrebbe essere la stessa felicità.
Forte il senso della duale corporeità primo gradino per la fusione ontologica delle menti nella compenetrazione psicofisica.
L’io poetante a volte prova un forte senso di tenerezza per la persona amata anche da cullare e consolare dopo che ella esce dalla porta del bagno simile ad una foglia che il vento ha strappato.
S’insinua un tono colloquiale con il quale l’amante io – poetante lancia i suoi messaggi in bottiglia con un versificare raffinato e ben cesellato.
Vengono espressi attimi d’intensa elegia nel dire l’io – poetante che il sogno se l’è ritrovato tra le mani e che sono stati i giorni più belli della vita del poeta perché avevano gli occhi di lei.
La dimensione amorosa è vista come un tramite per uscire dalla solitudine e in Eros l’amore è in bilico tra sacro e profano e in questa composizione si parla non a caso di una nuda santità che è fatta di labbra, cosce, culi e sussurri devoti.
Un’opera sull’amore uomo – donna che sa regalare emozioni al lettore e alle lettrici che hanno sperimentato nella realtà il sentimento e che non possono non identificarsi nella lui e nella lei protagonisti.
Nelle lucide intenzione dell’autore l’amore si realizza come sintesi nell’attimo che racchiude ogni istante dell’amore ricambiato.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = BONIFACIO VINCENZI

BONIFACIO VINCENZI (a cura di) : SUD i poeti - Ed. Macabor 2019 - pagg. 241 - € 20,00
In distribuzione il quarto volume della collana che con passione ed attenta selezione Bonifacio Vincenzi porta a compimento per le edizioni Macabor. Una raccolta ricchissima e degna di ogni attenzione , proprio perché riesce a storicizzare la ricerca poetica svolta nel Sud della nostra patria. Pubblicati i volumi dedicati ad Antonio Spagnuolo , Domenico Cara, Carlo Cipparrone e quest'ultimo dedicato a Giammario Sgattoni.
Le testimonianze per questo tomo sono di Marcello Sgattoni, Pietro Civitareale, Enrico di Carlo, Andrea Giampietro, Renato Parente, Massimo Pamio , Luigi Ponziani, Giuseppe Rosato, Ottavio Giannangeli. L'antologia procede con il ricordo di autori scomparsi : Enzo Valentini a firma di Bonifacio Vincenzi, Marilia Bonincontro a firma di Massimo Pamio, Rocco Scotellaro a firma di Marta Celio, Raffaele Carrieri a firma di Dante Maffia . Infine poesie inedite di Domenico Cirpina con intervento di Enzo Rega, Gilda Policastro con intervento di Bonifacio Vincenzi, Franco Ciarelli conintervento di Antonio Spagnuolo , Rocco Salerno con intervento di Tommaso La Rocca e Giuseppe Vetromile con intervento di Antonio Spagnuolo. Chiudono il volume le notizie sugli autori.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 23 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = VIVETTA VALACCA

Vivetta Valacca – Tu sei la realtà e l’essenza tutto il resto è sogno inquieto---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pp. 111 - € 16.00

Il libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede è composito e articolato architettonicamente, essendo scandito in una prefazione lirica, una premessa dell’autrice stessa, un preludio poetico, la sezione Corpus e in un postludio poetico.
La prefazione lirica è del poeta tedesco Dieter Schlesak e consiste in un componimento poetico in tedesco dedicato alla stessa Vivetta Valacca in occasione del suo compleanno e ha a fronte la traduzione in italiano.
Nella premessa la poetessa chiarisce che la sua raccolta è un dialogo con l’amato e si può aggiungere che i suoi sentimenti nell’amarlo sono nobili e sinceri nella gioia di essere pienamente ricambiata.
Un canzoniere amoroso postmoderno, quindi, esaltazione dell’amore che se fa soffrire può donare come in questi versi ineffabili gioie dei sensi in commistione con le anime.
Nel preludio poetico, composizione verticale, la poeta nell’incipit si chiede rivolgendosi all’amato: è/ un bambino/ con noi l’amore? /… versi delicatissimi sull’innocenza dei bambini e del loro approccio alle cose empatico che è tipico degli amanti.
Inoltre come ha scritto Antonio Porta i figli, che nascono bambini, sono il frutto dell’amore uomo-donna.
Il primo poeta che viene in mente leggendo la raccolta è John Donne di Poesie amorose e teologiche perché il libro è intriso di misticismo ed è evocato subito il ricordo del termine interanimarsi riferito all’unione della poetessa con il suo lui nei versi emblematici: il tuo volto/ era il mio volto/ il mio volto era il tuo volto// nel cielo/ prima che tuo padre/ e tua madre s’incontrassero…/ per questo/ con te mi sono conosciuta/ per questo con me hai conosciuto te stesso/. E il conoscersi non è ovviamente solo quello dei corpi ma anche quello delle menti nel compenetrarsi e divenire una cosa sola.
Da notare che anche l’amato è poeta e che scrive in Vivetta frasi incancellabili e che lei ha l’anima incisa, cesellata dai suoi versi.
L’amore stesso è per la poeta il generatore della poesia che senza l’amore non si scrive.
Un altissimo inno all’amore che ha tra i suoi modelli il Cantico dei cantici veterotestamentario e i lirici greci e latini.
L’amore come estasi delle dualità menti-corpi in un contesto mistico in cui dice Vivetta che lei e lui vedono la luce che passa tra loro, luce che vede anche il Cielo mentre gli angeli ridono con loro.
La raccolta nel suo etimo è spiazzante per la sua nitidissima cifra neolirica, unica nel contesto della poesia italiana contemporanea e di tutti i tempi perché in essa ogni singolo sintagma è pervaso dal senso dell’amore profano e sacro che divengono una sola cosa.
Anche il tempo e lo spazio annulla l’amore e la poeta ha dormito il sonno dell’amore ritrovato dopo il silenzio.
Un’apoteosi del sentimento amoroso che ontologicamente ha una valenza religiosa quando è detto che l’amore stesso ha la luce donata degli angeli calda-accoglienza della benedizione/ liquida luce di Dio.
*
Raffaele Piazza

sabato 22 giugno 2019

POESIA = PAOLA SETARO

"Di una sala d’attesa"

A sfilare l'eccesso
sotto strati composti
sta immobile il corpo,
verticali ferme le ossa
alveari di ingombri,
la sua norma è
schiamazzo diffuso,
la tua è muta consolazione
quando gli dici
sottovoce
questo può guarire
io voglio restare.
*

"Cronaca dell’ombra"

Se decidiamo,
nel bel mezzo della corrente
di ricordare
in un feroce elenco
tutti i fatti in fila,
loro si sfaldano
in un precoce addio
tra corridoi angusti
cieche giornate
tristezze mezzo scolorite,
come fa la luce
che a non camminare
diventa per necessità
caldo involucro di pianto.
Il tempo così ci annega,
in impronte trasparenti.
*

"Senza nome"

Il dolore non è discorso
tema versi o intonazione,
ma solo una corda tesa
dove non vedi l'altro nodo
e forse neanche il primo.
*
PAOLA SETARO
é
Paola Setaro, docente di Lettere nelle scuole, è nata e vive a Napoli, dove sta terminando un dottorato di ricerca in Storia dell’arte moderna. Tre sue poesie sono apparse nello spazio on-line di “Levania”; recentemente “Se la vita è una” è stata pubblicata su “Repubblica”, nella sezione “La bottega di Poesia”.

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza, “Alessia e Mirta”, Ibiskus Ulivieri, 2019---

Sbaglieremmo se leggessimo questa raccolta cercando, poesia dopo poesia, di intravvederne una trama, di chiarirci le idee su Alessia, di comprendere l’enigma di Mirta. Innanzi tutto perché l’ordine cronologico è alquanto arbitrario, e non certo per distrazione ma per consapevole artificio, tanto che perfino nel fluire del verso la sintassi ospita “inversioni” (l’anastrofe) che turbano non soltanto il tempo, ma pure lo spazio degli accadimenti e del senso.
Per cui sì, la storia è quella di Alessia, ma quasi passa in second’ordine rispetto alla lingua poetica, che diviene la vera e unica protagonista, e insistentemente via via che procede la lettura si afferma con maggior forza. Esuberante come il verso, particolarissimo, di Raffaele Piazza. Costantemente a invertire il flusso, a sovvertire l’ordine logico-grammaticale (tradizionale) del discorso, a combinare insieme parole e fonderle in neologismi il cui senso che non è più la somma delle parti, ma un qualcosa di nuovo acquisito attraverso una nuova sonorità.

p. 12

Secondo tempo della vita
di ragazza Alessia,
l’adolescenza tintadifragola
sedici anni contati come
semi nel fertile terreno
a dare verdi piante [...]

Si disordina così il flusso poetico non certo per vezzo, ma quasi per pretendere un’attenta lettura, e anche una rilettura che gusti in sé l’insistenza del suono, la combinazione, le allitterazioni, le rime che a volte fanno lo sgambetto alla voce non senza forzare il rapporto delle parole tra loro.

p. 17

Anima di ragazza Alessia
nell’intravedere dei mattini
la continuazione prosegue
dei baci la storia a ovest
della vita e a est la nuova
gioia nel presagire di stasera
il letto con Giovanni.
Fiorevole attesa dell’esame
di italiano (lei non è né Laura
né Beatrice). Con mosse
leggere dal balcone nella
luna entra con gli occhi
a toccarle l’anima la lamina
d’argento e poi per altre
destinazioni fino al telefono
procede per di bellezza
un’epifania nell’interanimarsi
con dell’amato la voce.

E poi, in quelle poche poesie in cui compare Mirta (che sappiamo morta suicida), ecco che il poetare muta. Il verso si distende, la sintassi perde di esuberanza e si fa intima lasciando parlare direttamente Alessia.

p. 37

Se sul farsi della tela
della sera firmamento
infiorato da stelle margherite
ti penso succede ancora
di fotocopiare la felicità
di quando dividemmo
l’innocenza di un gelato
per rinfrescare le anime.
E la fotocopia può essere
più bella della vita
prima del tuo suicidio,
Mirta, ragazzina di 44
anni dai molti amanti [...]

Libro sorprendente questo di Raffaela Piazza. Enigmatico quel tanto che occorre per volerlo inseguire. Scritto a volte come potrebbe farlo un fotografo, o un pittore che attraverso l’astrazione ottiene ciò che sfugge al realismo, o un videomaker alle prese con il montaggio di una clip di cui ha perduto l’ordine, ma che nel disordine raggiunge l’essenza di ciò che ha filmato. Come se sovvertendo il tempo cronologico (Kronos), il tempo cioè che nel presente raccoglie passato e futuro, prendesse il sopravvento la forza vitale (Aion), cioè quel tempo che, senza presente, consente la coesistenza di passato e futuro, senza intermediazioni e spesso sovvertendoli.
*
Angelo Andreotti

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Sete dell’anima di Alessia"

Ha sete l’anima di Alessia
di un ritorno al Parco Virgiliano
per dissetarsi in gioia nell’
interanimarsi con il roseto
del rosso dei fiori ad arrivare
a di ragazza l’essenza già
captata negli eucalipti nel
condominiale Parco dove
abita e Alessia è levigata
dall’amore di ieri con Giovanni.
Sete dell’anima di Alessia
nel ricordare al Parco Virgiliano
la Lupa Virgilia ricomponendosi
l’affresco in tinte sovrannaturali.
*

"Alessia e il castello di sabbia"
(spiaggia di Torre Gaveta)

Salutare di mare aria polita
nel respirarla ragazza Alessia
in limine alla vita sulla spiaggia
di Torre Gaveta sotto il solleone
ad abbronzarsi e sta infinitamente.
Non castelli d’aria ma di sabbia
Alessia costruisce con secchielli
e palette nel divertire il figlioletto
di cinque anni del fratello.
Linea cielo – mare da attraversare
con lo sguardo prima di pregare.
*

"Alessia e la pianta love"

Pianta a giungere nella camera
tra l’albereto del Parco Virgiliano
nella mente (aghi di pino attenti).
Pianta verde da rinominare
nell’aggettare della tenerezza
delle gemme in stupore di natura
e Alessia chiama il Ficus love
come Giovanni nell’aria polita
a ridestarla nel giorno dell’estate
consecutiva quando doveva
piovere e c’è il sole.
*

"Alessia trova pace nel roseto del giardino di Mirta"

Nel ritrovarsi sola con sé stessa
nell’interanimarsi con i petali di rosa
rossa del di Mirta il giardino
trova pace dove era già stata Alessia
nei giorni prima della felicità
che ora è nelle rose a entrarle nell’anima
di ragazza Alessia la tinta polita
oltre benedizioni ad ogni passo
nel rievocare il giorno delle feste
del Natale e di Pasqua ora che è estate
ed è giusto che sia così nel sudare Alessia.
*

"Alessia pervasa dalla luce"

Nell’intessersi di Alessia
i pensieri con un azzurro
così intenso da turbare l’anima
dalla luce pervasa a attraversare
dal cielo l’aria e toccarle il cuore
si prepara ragazza Alessia all’
amore nello scegliere con cura
il trucco e gli indumenti
che gli piacciono.
Trepida guarda l’ora Alessia
e il citofono suona nel distenderla.
*
Raffaele Piazza

POESIA = MONIA GAITA

"-Il polso alla coscienza-

“Non c’è via d’uscita” –ti dissi –
mentre la torma dei venti
sbatteva gli usci all’unisono
sui rami.
Tu sorridesti
nell’uditorio distratto di gennaio
e io, all’ubbidienza proclive
ad ogni costo,
feci finta.
Poi agimmo
sotto la curatela della sera.
L’irrazionale tremò
con tutta la sua luce,
le nostre bocche si persero
nei tumidi torrenti
della stanza.
Tagliai il traguardo del tuo cuore
e insieme
tastammo il polso
alla coscienza.
Un ostinato serbatoio stravolto,
nel petto un osso che s’inarca:
era completa.
*
MONIA GAITA

venerdì 21 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROBERTA PETACCO

Roberta Petacco – Casuali insignificanze---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pp. 107 - € 16,00

Casuali insignificanze, la raccolta di Roberta Petacco, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una nota critica di Mauro Macario esauriente e ricca di acribia intitolata Una donna in bianco e nero.
Insignificanza significa completa mancanza di consistenza e significato e avere scelto da parte dell’autrice il titolo Casuale insignificanze denota un atteggiamento di modestia della poetessa consapevole e ironico perché i componimenti che ci presenta sono efficaci e convincenti e paradossalmente carichi di significato contrariamente alla sua dichiarazione d’intenti.
Serpeggia nei tessuti linguistici una vena antilirica che si realizza in una scrittura pensosa e intellettualistica connotata da una forte densità metaforica e sinestesica e da una forte intensità semantica che realizza un avvertito ipersegno.
Nel primo breve componimento Luce bassa s’invera una carica di pessimismo: Come al tempo dell’eterno rimandare/ lastricare di ostacoli il cammino/ certi dell’inciampo.
Nella suddetta poesia si realizza il tema del cronotopo nell’essere detto con urgenza il tempo in uno spazio carico di ostacoli certi dell’inciampo.
La poeta riflette stesso sulla parola stessa alla cui radice si affaccia la voragine e non bisogna dimenticare che le poesie sono fatte di parole.
Nella ricerca dell’identità l’io – poetante si sperde in un racconto di sé stesso che rimane incompiuto e si è alla costante ricerca di un filo che tenga, di un varco salvifico nella scissione nei meandri oscuri della vita.
È costante il senso di perdita e i versi sono raffinati e ben cesellati nell’ottimo controllo formale.
Si evince uno stabile richiamo ad un passato imprecisato, ad una provenienza che era felice.
Ma non si ritrova una vana nostalgia ma la tensione verso la riattualizzazione come evento catartico.
Si nota una ricchezza delle immagini che sgorgano le une dalle altre e c’è talvolta nei tessuti linguistici la vaga traccia di una scrittura anarchica.
Si nota il senso della corporeità che si fa verbo, parola e spesso, come nella descrizione di un antenato, aleggia un senso di morte e di disfacimento.
Un sentimento di vaga bellezza all’insegna del dono del turbamento si situa costantemente nei dettati.
La parola si fa magica nel decollare sulla pagina in una riflessione ontologica quando la poetessa dice con urgenza: Ho smesso di aspettarli/ e quel che è meglio/ non mi aspetto più nel rivolgersi a persone imprecisate delle quali ogni riferimento resta taciuto.
Si respira nei suddetti versi un senso inquietante d’attesa stabile di qualcosa che non arriva nel quale si avverte un’indiscutibile influenza del Beckett di Aspettando Godot.
Il poiein dell’autrice partendo dal buio sembra trovare spiragli di luce anche se permane un forte senso d’inquietudine.
*
Raffaele Piazza

giovedì 20 giugno 2019

SEGNALAZIONW VOLUMI = SANDRO BUORO

Sandro Buoro – Perché per gli ultimi non c’è memoria----puntoacapo Editrice – Pasturana – (AL) – 2019 – pp. 67 - € 12,00

Perché per gli ultimi non c’è memoria, il libro di poesia di Sandro Buoro che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una postfazione di Emanuele Andrea Spano esauriente e ricca di acribia.
Tutte le poesie della raccolta non scandita sono prive di titolo e nell’indice sono indicate con il primo verso.
Buoro si esprime spesso con versi lunghi e debordanti dalla buona tenuta che esprimono la sua urgenza del dire.
Il tema centrale dell’opera è quello della trattazione degli ultimi che sono i più poveri e le persone sole e quindi il testo ha una valenza civile e sociale.
Il tono dei componimenti è narrativo e fortemente prosastico nella loro chiarezza nei dettati e nello scarso scarto dalla lingua standard.
Ricorre a fare da sfondo alla messa in scena dei personaggi, in primis l’io narrante, il tema di una natura idilliaca che fa da sfondo, fatta di campi e spiagge, foglie di pioppo e in vari passaggi si realizza una linearità dell’incanto con subitanee accensioni liriche.
La chiusa del primo componimento è programmatica e in essa l’io – poetante, rifacendosi al titolo della raccolta, parla del suo cuore vinto e della voglia di arrendersi perché per lui con gli ultimi non c’è memoria nel soffrire tutti i dolori del mondo.
C’è vaghezza nel primo componimento nel poeta nel suo paragonarsi al povero contadino a giornata senza terra.
Il poeta stesso esprime una sua resa alla vita senza autocompiacimenti e un forte pessimismo senza gemersi addosso sublimando le angustie proprio tramite la sublimazione attraverso la scrittura poetica dei suoi icastici e nello stesso tempo leggeri tessuti linguistici.
Ad accentuare la tensione drammatica serpeggia la tematica della vita come esilio da capire quando l’io – poetante nel fitto della sua casa piange salate lacrime legate al passato nel ricordo dei genitori.
È detto un oceano di dolore per cause spesso imprecisate e centrale è il tema della solitudine come esilio di lontananza dal figlio.
Nel contesto la solitudine non è solo quella del poeta ma in una composizione quella di una donna al tramonto che siede sull’uscio di casa con il cane.
Bello il componimento che si apre con la citazione omerica: - “Come le foglie è la razza degli uomini” prendendo spunto dalla quale il poeta dice di vivere il suo autunno come una foglia con una bella metafora vegetale che sottende una virtuale metamorfosi.
Qui viene in mente l’Ungaretti di Soldati si sta come d’autunno sugli alberi le foglie anche se anni luce separano i contesti in cui si sono espressi Buoro e lo stesso Ungaretti.
Il poeta dunque è al vento come una foglia se l’uomo e canna al vento come diceva Pascal ma canna pensante e i pensieri stessi si traducono in versi.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNA MARIA GUIDI

Anna Maria Guidi : “Esorcismo eretico” – Book Editore – 2019 – pagg. 80 - € 14,00
Un titolo palesemente stuzzicante, irrequieto, inciso quasi con il coltello rovente di un apprendista stregone, che scivola nell’inquietudine delle incognite e cerca di rimanere nella irrealtà delle illusioni. Il tratto della scrittura si manifesta in pagine che coinvolgono silenziosamente, ricche di fascinazioni improvvise: “ il non luogo/ che aspetta l’abiurazione/ a questo mio corpo…”, pagine che riportano ad immagini immerse nella nebbia e prodigiosamente avvinte in un manto, perché “ sinfonico adagio/ accarezza il cielo/ un solfeggio di storni/. Abbrutta il tempo:/ sentono l’odore della tempesta/ nascosta ancora/ nel corpo delle nuvole.” Numerosi i rimandi che dalla mimesi del parlato abbozzano accenni di rappresentazioni, eliminando quella frammentaria insidia che si nasconde nel ritmo per accettare il tempo che modula sull’onda lunga della musicalità.
Anna Maria Guidi accoglie nelle sue pagine emozioni e sentimenti, vibrazioni e memorie, corrosioni del corpo e illusioni, anche quando è “un flebile sole stamani/ che non penetra/ nel midollo delle vecchie ossa/ marcite/ da tanti raggelati inverni.”
Il volume si snoda attraverso nove brevi capitoli, ma il canto che si sprigiona è una suggestiva melodia che si accosta al poemetto.
ANTONIO SPAGNUOLO .

mercoledì 19 giugno 2019

POESIA = FIORELLA REGA

"OBLIO"

Nulla è più vicino al cuore
del dolore.
Colate di cielo nero
a radicare i piedi:
ogni passo è fermo.
La strada della notte allarga
le sue scure braccia.
È inutile mordere istanti
dalle ali spezzate.
Andare oltre le scelte
è la scommessa
dopo l’oblio di giorni confinati.
*
"L’ARIA SI FA NEVE"

Ho freddo.
Non mi scaldano
i tuoi gesti esasperati
— convulsi —
mentre l’aria si fa neve.
Un treno scivola
su binari calpestati,
fischia la vita
che si porta addosso
dal tramonto all’alba.
Mi chiami.
Le sillabe di arrotolano
affannate.
Mi arriva
solo un suono soffocato,
mentre l’aria si fa neve.
Non c’è più tempo.
Le nostre mani
avranno altre carezze.
E gli occhi
che guardavano al domani,
domani
guarderanno nuovi occhi.
Ti sto dicendo Addio.
*
"QUEL CHE RESTA"

Ci restano bocconi di memorie
quando eravamo sazi dei tramonti
scesi sulle cosce
— le spalle nude a graffiare il vento —
le mani a scavare buche
per annacquare fiori tremolanti.
Dune di sabbia rosa
intorno ai nostri piedi caldi
salite e poi discese di parole
come altalene di sussurri
al nostro mondo
disegnato su pezzi di carta lisi.
Ci restano le scritte colorate
sui cartelloni a vista: «Si nasce per morire».
Non ci abbiamo creduto mai.
*
FIORELLA REGA
*
Carmen Rega, in arte Fiorella Rega, è nata a Salerno e vive a Mercato S. Severino (SA). Dopo gli studi classici, ha conseguito la laurea con lode in sociologia all’Università degli Studi di Salerno.
Nel novembre del 2018, ha pubblicato la sua prima silloge poetica, Parole Nuove (Paguro Edizioni), con la quale ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui la menzione speciale della giuria al Premio Internazionale “Giglio Blu di Firenze” 2019 e la menzione di merito e l’inserimento nell’antologia “Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti” 2018.
Scrive sulla rivista letteraria internazionale “Fiorisce un Cenacolo”.
È stata presidente di giuria alla Prima Edizione del “Premio Artistico Letterario San Vincenzo Ferrer” 2019. Per la narrativa, è autrice del racconto breve L’arte di ascoltare pubblicato nel libro Lettere da Babbo Natale e regali indimenticabili (Paguro Edizioni, 2019).
Attualmente è impegnata nella stesura di una nuova silloge poetica, la cui pubblicazione è prevista per il dicembre prossimo.

martedì 18 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = MONICA FLORIO

Monica Florio – Acque torbide--- Edizioni Cento Autori – Villa Ricca – 2017 – pp. 190 - € 12,00

Acque torbide è un romanzo che per i contenuti si potrebbe definire civile suddiviso in venti segmenti numerati tutti forniti di titolo, opera del genere young – adult.
Il libro ha per tema la pedofilia che traumatizza gli adolescenti.
È la stessa autrice a spiegare che la storia amorosa tra la quindicenne Valentina e un pedofilo, il suo istruttore di nuoto Mauro, è impossibile e che questo è dovuto non solo alla differenza d’età ma al fatto che il seduttore è interessato solo al sesso e per averlo ricorre alla manipolazione plagiando la ragazzina.
L’io – narrante è Michele, fratello minore di Valentina, ma vi sono parti della narrazione in terza persona.
Michele è un dodicenne intelligente e intuitivo che come oggetto transizionale ha un orsacchiotto, pupazzo inanimato al quale confida i suoi timori quando si accorge che la sorella sta cambiando nel suo trascorrere ore davanti allo specchio a truccarsi e a provarsi vestiti e qui la Florio affronta il tema della perdita dell’innocenza in cui si realizza un contesto vittima – carnefice.
È vero che l’amore non ha età in letteratura se la Giulietta della tragedia di Shakespeare si suicida per un vero amore a circa 14 anni, ma si deve mettere in rilievo che la protagonista della tragedia e quella del romanzo della Florio vivono in società ed epoche diverse diametralmente tra loro e che se Giulietta è amata sinceramente da Romeo, per Mauro Valentina è solo un oggetto di piacere e di autocompiacimento.
La stessa ragazza è studiosa, affettuosa, simpatica e bellissima. Descrivendo sé stesso il giovanissimo io – narrante dice di essere basso, grassottello, con gli occhiali e con un’intelligenza spaventosa e di essersi identificato in Harry Potter perché il maghetto opera il bene.
Il ritrovamento di una foto che raffigura la sorella con il vile turba fortemente Michele, così come una lettera appassionata di Valentina a Mauro.
Michele si sente sostituito dall’istruttore di nuoto nella vita della sorella anche se sono ovviamente diversi i ruoli di fratello e di amante.
Notevole lo scavo interiore nei personaggi che sono anche i genitori dei ragazzi.
Non a caso con perversione il pedofilo chattando con la sua vittima si definisce uomombra identificandosi nel suo ruolo.
Si realizza la tematica generazionale nei rapporti genitori – figli e adolescente e amante.
Michele pur odiando il nuoto si iscrive alla piscina dove Valentina incontra Mauro per controllarla e pensa di giocare una partita a scacchi con il mostro finalizzata alla salvezza di Valentina.
Il libro è ambientato a Napoli e dopo varie vicende come la separazione in casa dei genitori e l’ammissione di entrambi con i figli di avere degli amanti (quello della madre è Mauro stesso) mentre Valentina sta per darsi al pedofilo a casa sua, in un cassetto trova una fotografia della sua precedente amante una ragazza che le assomiglia molto. Allora Valentina furiosa graffia lo squallido individuo e si precipita a casa e ritrova Michele al quale si aggrappa con affetto.
Il libro si può definire anche un romanzo sulle affinità elettive tra i suoi personaggi.
Nell’epilogo c’è il monologo dell’io – narrante che con un colpo di scena del tipo di quelli che danno un senso profondo ai romanzi ricorda la sua tragica scoperta infantile di essere un orfanello adottato dai suoi genitori e non il figlio biologico.
Michele alla fine si chiede cosa gli riserverà la vita con un ottimismo utopistico ed è una figura nel quale il lettore tende ad identificarsi nella ricerca di un’identità.
*
Raffaele Piazza

domenica 16 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA DI FELICE

Valeria di Felice : “Il battente della felicità” – Ed. Giuliano Ladolfi – 2019 – pagg.76 - € 10,00 –
Una delicatissima tessitura si offre con il tenero colore dei riflessi, in una girandola luminosa che ripete il ritmo delle illusioni, quasi a stemperare il sussurro del sogno amalgamato alla violenza della parola. Un tenero fremito tra i versi sussurra qualche frase d’amore , e “qui che sento di amarti/ nell’antico frantoio di campi di ulivi/ dove ogni intesa di sole è goccia/ che fa germogliare l’oro del seme/ sulla pelle di luna.” Per rincorrere le frenesie dell’immediato o le amalgame corpose dei ricordi. Ed è ancora il parlare sottovoce che incide le memorie per ripetere le certezze che hanno dato luce ai “rifugi dell’infanzia” , alle “ bellezze dell’immenso”, alle “vocali dell’essere donna”. Una figura che cerca di strappare la solitudine anche se il rifugio diviene insofferente al copione quotidiano. Scrittura piana, con l’accortezza della ricerca capace di ricondurre il dettato a qualsivoglia forma di effusività sentimentale o soggettiva, tanto da realizzare un canzoniere che esplode dal segreto inconfessato al cerchio di fuoco, che può divenire vertigine. Numerose riproduzioni di disegni di Gigino Falconi, fotografati da Luciano Adriani, arricchiscono questo volume rendendo palpabile il turbine della parola .
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia trova pace al lago"

Giugno consecutivo per Alessia
ragazza nell’intessersi con l’azzurrità
i pensieri dove era già stata un anno fa
il lago di Telese per Alessia nella mente
e nell’anima nell’entrarle dalle feritoie
degli occhi tra prima e dopo attimo
di limbo che apre il sipario del tempo
sulla vita e sta infinitamente
tra la gente felice le coppie con bambini.
E si rasserena Alessia e sarà madre
(pensa) e le brilleranno gli azzurri
degli occhi. Jet sorvola la scena
e pace si ritaglia Alessia nell’inalvearsi
nelle acque il senso le belle idee.
*

"Alessia si convince"

Attimo a iridarsi nell’anima
di Alessia nuda tra le sue
braccia pervasa dal suo odore.
E lui le entra dentro
guardandola negli occhi
nel pronunciare: non ti lascerò
mai, Alessia!!!
Felice Alessia se ne convince
e si abbandona.
*

"Alessia confeziona un pullover per Giovanni"

Verrà il consecutivo inverno
e forse neve a Napoli
a imbiancare le strade
e di Alessia l’anima. Ora
fa caldo (pensa Alessia)
ma poi verrà il freddo
a gelare le cose dette e non dette.
Giovanni a fine dicembre
o a gennaio il mese del nevaio
avrà bisogno di un pullover
sotteso al ghiaccio della grandine
e Alessia lavora a maglia per
un azzurro indumento
da dargli con amore di donna
di sedici anni contati come semi.
*

"Alessia apre il pacco regalo"

Ansia a stellare Alessia
nell’attimo citofono a bussare
ed è il corriere con il regalo
pacco. Apre trepida Alessia
cartone e carta rosa ed è
di marmo una scultura
di una tuffatrice per Alessia
ragazza al colmo della grazia.
Acque del sabato temporale
estivo a bagnare di Alessia
i pensieri belli a inalvearsi
fino al greto del mare
della mente azzurra come
il cielo nell’entrare Alessia
nel mondo.
*

"Alessia e il raggio di stella"

Attimo tra dolore e gioia
alla marea dei pensieri sotteso
nella sera lunare nel caldo
del Parco Virgiliano
e raggio improvviso di stella
a entrare in di Alessia la vita
per la feritoia degli occhi
dopo i salutari approdi
ai verdi delle piante senza
nome (conosce solo il roseto)
ragazza Alessia al colmo
della grazia elargita dal selenico
incantesimo nel farla
felice come una donna.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = GABRIELE BORGNA

Gabriele Borgna – Apprendistato sentimentale--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 49 - € 12,00

Apprendistato sentimentale, la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Giuseppe Conte che mette in rilievo i punti salienti dell’opera.
Come affrma Conte è importante ricordare il luogo di nascita di Borgna che è Porto Maurizio, che è una delle due parti in cui è divisa la città di Imperia in Liguria.
Facendo un volo nel tempo si deve sottolineare che il titolo del libro riecheggia quello dell’Ars amandi del poeta latino Ovidio, anche se quest’ultima opera non è un libro di poesia ma un trattato di stampo filosofico e pedagogico.
Se l’amore è arte o artigianato ed esiste la capacità d’amare, il nucleo centrale dell’opera è imperniato sul tema dei sentimenti amorosi messi qui in scena nel relazionarsi dell’io – poetante amante con la sua amata e il poeta tocca tutti i temi salienti dell’esperienza amorosa che può essere anche litigio o incomprensione della coppia finalizzati a una superiore armonia.
L’amore fa soffrire nonostante le gioie ineffabili che può fornire e lo stesso amore può finire.
Del resto anche il filosofo Erich Fromm ha scritto L’arte di amare, un libro sulla psicologia dei sentimenti amorosi e Alberoni ha scritto Innamoramento e amore.
Per chiudere il cerchio si può affermare che la stessa capacità d’amare è alleata della poesia e dell’arte in generale e da Petrarca a Neruda tantissimi poeti hanno scritto sull’amore.
L’approccio con l’arte che può essere anche la musica aiuta a trovare la comprensione con la persona amata e non bisogna dimenticare che Virgilio ha scritto ottimisticamente: Tutte le cose vince l’amore.
L’amore si realizza nella comprensione e nel dialogo e amare è donarsi nella piena comprensione della persona amata per tenere vivo il fuoco dei sentimenti dettati appunto dalla conoscenza di sé stessi e dell’altro, del pathos e della forza dell’eros come pulsione che nei sensi è alla radice dell’innamoramento.
La raccolta è scandita nelle sezioni Amori in rilievo e Solitudini di piombo.
Sembra di individuare nel libro una vena neolirica ed elegiaca e i versi procedono fluidi e rigoroso è il controllo formale.
L’amore espresso da Gabriele è per la sua terra nativa e per la sua donna e i due livelli sono spesso connessi.
In Pelle d’aprile nei versi: la memoria delle labbra ancora/ non declina il sapore dell’ostia/ domenicale consacrata nel tempio/ nel tuo corpo scrigno di un presente/ a tre tempi dove tutto s’incontra/ è espresso un forte erotismo mistico.
Fortissima è la densità metaforica e sinestesica che il tessuto linguistico fa emergere ed è presente chiarezza nel dettato raffinato e ben cesellato.
Il poeta esprime anche una parvenza di religiosità nell’essere nominati con urgenza il Natale, la Quaresima, la Pasqua.
C’è una tensione nei versi vibranti che procedono per accumulo ed è presente il tema di una natura rarefatta inserita nell’infinità dell’universo in una visione cosmica.
Si percepisce un senso di ricerca del passaggio dalla creatura alla persona nell’io-poetante e il senso dell’amore stesso si ritrova in immagini cariche di magia e sospensione.
Si avverte il senso della solitudine solipsistica e disperata che nell’amore corrisposto diviene solitudine a due.
C’è anche una poesia sul figlio che deve nascere e qui viene in mente la definizione di Antonio Porta del figlio come frutto dell’amore.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 12 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = VITO GIULIANA

Vito Giuliana – Pioggia lava vento asciuga -- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 115 - € 14,00

Pioggia lava vento asciuga è una raccolta di poesie non scandita strutturata in cento segmenti numerati senza titolo che, per l’unitarietà formale e contenutistica, potrebbe essere considerata un poemetto.
L’opera presenta una prefazione di Gio Ferri esauriente, acuta e ricca di acribia.
Il primo dato che emerge dalla lettura del libro è quello della caratteristica di una suadente musicalità raggiunta attraverso il ritmo sincopato e armonico.
Il suddetto discorso si connette con quello dello stile caratterizzato dal fluire dei versi in lunga ed ininterrotta sequenza, un magma di parole senza punteggiatura dal primo al centesimo tassello di quello che potrebbe essere definito metaforicamente un mosaico.
E anche i primi due versi dell’incipit: pioggia lava/ vento asciuga che danno il titolo al libro sono scritti con la lettera p di pioggia minuscola e questo accresce il senso di arcana provenienza del quale il libro è dotato.
Per lo scrosciare fluido dei versi senza interruzione la forma del testo può essere paragonata a quella del poiein di Camillo Pennati, autore, tra l’altro, di Sotteso blu, Erosagonie e Di una distanza inseparabile.
Infatti anche Pennati si esprime in questa maniera che ha qualcosa di barocco o di Liberty.
I versi sgorgano gli uni dagli altri in una melodia infinita che per un accostamento potrebbe essere paragonata a quella della musica wagneriana.
Una poetica descrittiva tout-court quella che questo libro ci presenta.
Una fortissima densità metaforica e sinestesica dona alla raccolta fascino e bellezza sottesi a quella che si potrebbe definire una cifra neolirica.
Una notevole linearità dell’incanto predomina in un’alchimia di parole suadente, soave e misurata.
Protagonista del libro è la natura esaltata in una fantasmagoria di immagini correlate tra loro con sapienza e non a caso il titolo del libro riecheggia proprio i cicli della natura stessa dell’aria e dell’acqua e spesso è detto con urgenza il mare.
Forte lo scarto poetico dalla lingua standard ed esemplare la chiarezza di un testo nel quale il lettore affonda nell’immergersi nella sua polifonia perfettamente orchestrata nei suoi intenti.
+
Raffaele Piazza

martedì 11 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = EMILIANO D'ANGELO

Emiliano D’Angelo – Trilogia delle ore--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 65 - € 12,00

Trilogia delle ore, la raccolta di poesia di Emiliano D’Angelo che prendiamo in considerazione in questa sede, è costituita da poesie che raggiungono il lettore emozionandolo, componimenti caratterizzati dal dono del turbamento.
Nelle atmosfere pervase da un forte onirismo purgatoriale prevale il senso di un vago maledettismo che ha come presunto riferimento I fiori del male di Baudelaire nel frequente delinearsi di fantasmi e lemuri in contesti notturni di vaga bellezza inquietante.
Molto spesso si rivelano situazioni della mitologia classica come quando il poeta dice il dio e non Dio.
Il libro è eterogeneo e presenta una struttura composita e articolata ed è scandito nelle seguenti sezioni: Densità dell’aurora, Le ancelle del sole e L’ora blu.
In un contesto dove il tempo si rivela come una categoria dominante si stagliano nelle situazioni descritte luci e ombre kafkiane.
La scrittura è vagamente anarchica nel tendere spesso all’alogico e prevale costantemente un senso di visionarietà.
Bene si amalgamano con i testi le inserzioni grafiche all’interno che riproducono acquetinte su disegni di Stefano Di Stasio.
Ricorre a volte un tu femminile al quale il poeta si rivolge e in Tempesta da camera il poeta si rivolge alla donna che ha lasciato al poeta soltanto, parole, parole da amministrare.
Ma la poesia è fatta da parole e quindi nei suddetti versi si realizza la tematica della poesia che si ripiega su sé stessa.
Cifra essenziale della poetica di D’Angelo è quella della rivelazione di una scrittura epifanica che procede tra accensioni e spegnimenti in un’apparente entropia che sottende un ordine.
E infatti la forma è sempre sorvegliata e controllatissima nel suo essere talvolta debordante.
Le immagini sgorgano senza sforzo le une dalle altre di strofa in strofa producendo effetti stranianti.
È presente spesso il tema del male come per esempio in una poesia si parla di Lucifero che parla in sogno a Stravinsky.
Ci sono spesso descrizioni spettrali che si collocano in atmosfere allucinate.
Viene a manifestarsi anche il tema amoroso e pervade l’opera intera una vena intellettualistica.
Fortemente inserita la tematica della corporeità connessa a quella del male quando l’io – poetante a un non precisato Diego Rivera dice che gli artiglierebbe il cuore e che glielo strapperà
Ci sono nella sezione Ancelle del sole anche descrizioni quasi idilliache, dette però sempre in modo quasi umbratile, come in L’impermanenza quando sono indicate le vasche di pietra di Villa Rufolo a Ravello nelle quali il poeta ha udito i rospi vaticinare.
Del resto tutta l’opera è dominata da magia e da un senso continuo di sospensione.
Il libro contiene le note critiche di Anna Bertini e Emanuele Spano e può essere definito come una ricerca sull’identità in una stabile tensione surreale.
*
Raffaele Piazza

lunedì 10 giugno 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"MOMENTI"
Di nuovo si ribella la barriera delle ore,
che inseguimmo sino a ricadere nell’oro
fuso,
cantando angoli di strade in penombra
mentre rispondeva il clamore della sera.
Ogni tessuto cede alle foglie ingiallite
per rinnovare il sogno nato dalla terra,
sostanza ed energia nel raggio breve
chiamato angoscia.
Percorro le tue minuscole letizie
per sottili cammini di sangue,
e cerco il suono limpido delle dita
per il fugace sentiero delle palpebre,
oggi che la tua bocca ha silenzio infinito.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 9 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = MELANIA MILONE

Melania Milione – Come Edelweiss--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 - pag. 49 - € 12,00

Edelweiss è il nome della Stella Alpina, che nell’etimologia tedesca, significa nobile e bianco.
Dal titolo si potrebbe individuare una voluta identificazione dell’autrice con la Stella Alpina nel rinnovare l’eterna simbologia donna – fiore.
Il testo presenta un’intensa ed esauriente postfazione di Emanuele Andrea Spano ricca di acribia.
Edelweiss è scandito in tre sezioni: Eros e Thanatos, La risalita dagli abissi e Resurrezione che progressivamente potrebbero farci intendere un cammino ottimistico dalle tenebre alla luce, dal male al bene.
La raccolta si configura come un canzoniere amoroso – erotico ed è ovviamente protagonista l’amore uomo – donna forte come la morte, sentimento che se fa soffrire può riservare ineffabili gioie.
C’è anche un aspetto mistico nel libro come nei versi è un’intima preghiera quella col silenzio mi adagio nelle sue falde o in quel luogo di morte fissa che l’attende in eterna esasperata orazione.
S’individua nel percorso poetico una forte densità metaforica e sinestesica e a proposito dell’identità della poetessa, la sua autodefinizione, colpisce il suo dire con urgenza: io non sono un poeta, frase ovviamente carica di ironia e nonsenso che usa l’autrice in questa sua raccolta di esordio.
Cifra distintiva della vena di Melania Milione espressa in quest’opera è quella di una scrittura neolirica originale e modernissima.
Le poesie sono raffinate e ben cesellate, a tratti debordanti, e sono tutte connotate da un ottimo controllo formale e risultano efficacemente risolte con precisione, leggerezza, velocità e luminosità.
Tutti i componimenti sono privi di titolo elemento che ne accresce il senso di mistero e di arcana provenienza.
Il libro è tutto un monologo con un tu, ovviamente la persona amata, della quale ogni riferimento resta taciuto.
Si delinea l’io – poetante nel definirsi nei riguardi della figura maschile come fonte che l’abbevera in un sottile erotismo nella metafora della donna - ruscello dalla quale sgorgano le acque.
Sempre in bilico tra gioia e dolore Melania effonde costantemente il suo animo di amante con parole soggettive ma anche universali che si riferiscono all’amore stesso che caratterizza la letteratura di ogni epoca o nazione.
Ogni lettore che ha vissuto l’esperienza amorosa può condividere le emozioni che l’io – poetante effonde e trasmette empaticamente.
L’amore è vissuto come esperienza assoluta pari a un compenetrarsi e interanimarsi di anime e corpi.
È detta spesso una discesa nell’inferno e una riemersione da esso che ricorda versi di Baudelaire e Rimbaud.
Riecheggiano atmosfere del Cantico dei Cantici veterotestamentario e dei lirici greci e latini sottese al montaliano male di vivere e molto a quello che si potrebbe definire mal d’aurora.
Prevale l’aspetto lunare su quello solare e l’amore come sentimento si fa assoluto come duale congiunzione uomo – donna e dei due con la natura e l’universo.
*
Raffaele Piazza

venerdì 7 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH ZIEDUSZCKA

Edith Dzieduszycka – Trame---- Genesi Editrice - Torino – 2019 – pag. 149 - € 18,00

Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di racconti e un romanzo.
Trame, la raccolta di poesie di Edith di cui ci occupiamo in questa sede, presenta una prefazione di Marcello Carlino esauriente e ricca di acribia.
Come scrive il prefatore non c’è bisogno di rammentare quanto valore simbolico sia stato conferito ai vestiti.
Il libro non è scandito e per la sua unitarietà stilistica e formale potrebbe essere considerato un poemetto e questo è avvalorato dal fatto che tutti i componimenti sono senza titolo e quindi virtualmente collegati, connessi tra loro e potrebbero essere paragonati ai tasselli di un mosaico.
I testi sono preceduti dalla poesia del Premio Nobel Wislawa Szymborska Vestiario tratti dalla sua raccolta Gente sul ponte.
La definizione di trama è qui da intendersi come filo che costituisce la parte trasversale del tessuto.
La raccolta ha per tema dominante il vestiario che muta attraverso le epoche e che per ogni persona ne sottende il gusto e la personalità, il censo e la fantasia, la gestualità e l’estro.
I componimenti hanno tutti un tono assertivo e sono formalmente e stilisticamente sorvegliatissimi.
Decollano con leggerezza sulla pagina per atterrare con grazia icastica.
A volte la trama può avere un significato metaforico come nella poesia: Se di colpo/ si taglia/ del discorso il filo/ difficile in seguito/ recuperarlo.
In questo componimento il filo non è quello della stoffa ma quello delle parole in un intrigante gioco metalinguistico.
Quanto suddetto si ritrova anche nei versi: Dal cucito/ maldestro/ ritorto/ del non detto/: il filo dell’ordine del discorso si fa una cosa con quello del tessuto e non a caso testo deriva etimologicamente da tessuto.
In questa situazione la poetessa usa i suoi strumenti con l’intelligenza e l’originalità che la contraddistingue di raccolta in raccolta.
I vestiti e i tessuti divengono quasi animati e sembrano sussistere, a livello eidetico autonomamente, come correlativi oggettivi.
Le composizioni sembrano avere una valenza epigrammatica nella loro asciuttezza e nella loro compattezza semantica.
L’autrice parla dello scovare il punto di rottura, il nodo troppo stretto e quasi non si può non pensare in questo passaggio di un’influenza montaliana.
Vengono dette carne e anima forse ricoperte da indumenti.
Un esercizio di conoscenza e di fantasia nell’interiorizzazione del vestirsi visto come in funzione di una mascherata se per certi aspetti la vita è una recita.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 5 giugno 2019

POESIA = ORLANDO LUIS PARDO LAZO

HIGHABANA

di Orlando Luis Pardo Lazo

http://vocescubanas.com/boringhomeutopics/

La Habana libre es más ligera que el aire./
La ciudad concreta y cruel a vuelo de pájaro se desvanece, se hace otra, renace/
o acaso vuelve al pasado que alguna vez abortó.
Las nubes son parches de alivio contra la batida burda del sol.
La Habana resulta respirable en las alturas, cuando su atmósfera simula ser
menos claustrofóbica pero igual criminal.
La Habana desde un helicóptero o al menos un alero es un magnífico
trampolín para cerrar los ojos y masticar el abismo./
Ciudad ingrávida, incongruente, inusual./
Paisaje de tramoya, cinematografía de gente genial como todos nosotros antes./
Paraje perfecto para planear en una racha de aire./
Páramo donde caer por fin en picada, hasta reventarnos contra las olas/
muertas del asfalto o la tabla sólida del mar./
Un día lo haremos tú y yo, sin duda ni delirio, no en la/
retórica sino en la realidad más rala y real./
De hecho, todos lo haremos un día o, mejor, una de esas medianoches sin/
límite donde la luna gotea demasiado cerca de nuestra corteza cerebral./
Tic… Tac…/
No es un augurio ni una amenaza, es la certeza crónica de una invitación./
Tú y yo, repito./
Todos, pero no juntos./
La violencia del vuelo ha de ser un arte por separado./
Una comunión de todos contra todos./
Una complicidad de la que nadie a tiempo se enterará.

HIGHABANA

di Orlando Luis Pardo Lazo

http://vocescubanas.com/boringhomeutopics/

L’Avana libera è più leggera dell’aria.
La città concreta e crudele a volo d’uccello svanisce, diventa un’altra, rinasce
o forse torna al passato che una volta abortì.
Le nubi sono pezze di sollievo contro i fendenti fiammeggianti del sole.
L’Avana appare respirabile nei cieli, quando la sua atmosfera finge
d’essere meno claustrofobica ma ugualmente criminale.
L’Avana da un elicottero o almeno da una gronda è un magnifico
trampolino per chiudere gli occhi e masticare l’abisso.
Città non gravida, incongruente, inusuale.
Paesaggio scenografico, cinematografia di gente geniale come tutti noi prima.
Posto perfetto per planare in una scheggia d’aria.
Terreno dove infine cadere in picchiata, fino a infrangersi contro le onde
morte dell’asfalto o la tavola solida del mare.
Un giorno lo faremo tu e io, senza dubbio né delirio, non per retorica ma nella
realtà più rara e reale.
Di fatto, tutti lo faremo un giorno o, meglio, una di queste notti senza
fine quando la luna gocciola troppo vicino alla nostra corteccia cerebrale.
Tic… Tac…
Non è un augurio né una minaccia, è la certezza cronica di un invito.
Tu e io, ripeto.
Tutti, ma non insieme.
La violenza del volo deve essere un’arte per separati.
Una comunione di tutti contro tutti.
Una complicità della quale nessuno si renderà conto in tempo.
*
Traduzione di Gordiano Lupi

www.infol.it/lupi
*

Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Traduce scrittori cubani. Tra i suoi lavori ricordiamo: Nero Tropicale (2003), Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura (Stampa alternativa, 2004), Serial Killer italiani (Olimpia, 2005 – Rusconi, 2018), Nemici miei (Stampa Alternativa, 2005), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006 - Historica, 2015), Fellini - A cinema greatmaster (Mediane, 2009). Ha tradotto - per Minimum Fax - La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante (Sur, 2012). ). I suoi romanzi noir più recenti sono Sangue Habanero (Eumeswill, 2009) e Una terribile eredità (Perdisa Pop, 2009). Recente la trilogia maremmana, di taglio intimista: Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino (Acar, 2014), Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano (Historica, 2016), entrambi presentati al Premio Strega, e Sogni e altiforni – Piombino Trani senza ritorno (Acar, 2018), con Cristina de Vita. Blog di cinema: La Cineteca di Caino (http://cinetecadicaino.blogspot.it/). Blog di cultura cubana e letteratura: Ser Cultos para ser libres (http://gordianol.blogspot.it/). Pagine web: www.infol.it/lupi. E-mail per contatti: lupi@infol.it
*

martedì 4 giugno 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia nel guidare"

Nel guidare come una donna
nell’interanimarsi con della
vegetazione il folto di piante
senza nome, nell’intensificarsi
del cielo della tinta a turbare
l’anima di Alessia nel caldo
estivo e lunghe le giornate
pari alle ciglia dello sguardo
del beneventano il sembiante
come persiane d’isola
nel di Capri il ricordo
e del mare tavola salata
spera Alessia che Giovanni
non la lasci.
*

"Attimi d’azzurro di Alessia"

Nell’inalvearsi i pensieri
nel greto sublime fino al mare
senza male Alessia in limine
alla vita se non è Parco
Virgiliano ma la cameretta
porto fino alla scuola dell’anima.
Attimi d’azzurro di Alessia
nell’interanimarsi con il cielo
tinta del pullover che sta
per Giovanni a ferri realizzando.
E così esiste Alessia sottesa
alla vita nova.
*

"Il limbo"

Il battesimo me l’hai donato gratis
anche sul ciglio di balconi d’anima
e tra i capelli,
è venuta la pioggia del prato
che ti ha fatto piacere.
Poi è stato il viatico nella camera
e dei fiori sugli specchi intatti
a consumare il rito a rifletterci per gioco
in trame che nessuno ha visto,
la penombra di ghiaccio a spostare calendari
del tempo, quando ti ho raccolta
dopo che sei arrivata nelle chimere dell’aria
e a respirarti sono rimasto fino a tardi
e mi hai donato il tuo capello
nel mio libro.
*

"Alessia si stupisce"

Sul molo davanti all’infinità
di un nordico tramonto su Trieste
trattiene Alessia il fiato
come una donna stupita dall’immensità
nelle tinte d’arancio e del cielo rosee
e sta infinitamente mentre
nell’anima dura del vento lo stormire.
A poco a poco avviene la serenità
di Alessia perché lui le ha detto:
non ti lascio. Poi il mare il tempo
e di essere viva la fiorevole gioia.
*

"Alessia saluta il sole"

Attimo salutare nell’accendersi
di solari lumi l’azzurrità a pervadere
di Alessia l’anima e sta infinitamente.
“Oh sole vieni da me” dice Alessia,
“Rallegrami oh sole e tu, sole
fa che Giovanni non mi lasci
perché ne morirei”. Lacrime il trucco
azzurro a sciogliere di Alessia
dagli occhi. Un bambino a caso
vede Alessia e le chiede il motivo
del pianto e silenzio e singhiozzi
di Alessia e poi il telefonino squilla:
È lui!!! È lui!!! È lui!!!
Prima di dire pronto Alessia.
*

"Alessia attende la vita nova"

Fiorevole aria nel rimarginarsi
del tempo azzurro per Alessia
e attende la vita nova dell’amore.
Sgrondano dopo la pioggia
le magnolie e ci sarà di felicità
raccolto per Alessia brina pervasa
nel seguire il sentiero per il tempio
fuori dalle durate e spariranno
gli orologi nella chiostra dell’anima.
Fuori fiori per la vita nova
a entrare dentro con lo sguardo.
*
Raffaele Piazza

lunedì 3 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = BASILIO LUONI

Basilio Luoni – I Testimoni---Acqueforti di Giuseppe Bocelli--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 107 - € 15,00

Come scrive Francesco Rognoni nella sua esauriente e attenta premessa "I Testimoni", il libro che prendiamo in considerazione in questa sede, segna il punto più alto dell’ormai quasi ventennale sodalizio tra due personalità artistiche di grande forza e originalità. Raramente una congiunzione di parole e immagini ha saputo impressionarmi e commuovere tanto. E non che i versi di Luoni sarebbero meno icastici senza le incisioni di Bocelli, o queste non così eloquenti nel loro silenzio. Non che l’uno abbia, davvero, bisogno dell’altro: ad entrambi si crede, anche separatamente.
Da notare che tutti i componimenti poetici riportano a fronte la loro stesura in dialetto lezzenese e questo rende ancora più intrigante quello che per certi aspetti si potrebbe considerare un ipertesto.
Il poeta fa parlare personaggi che sono legati prevalentemente alla tradizione evangelica e nei titoli delle poesie è sempre detta la parola Parla riferita, per esempio, a Gesù, Giuda Iscariota, la serva di Caifa o Ponzio Pilato.
L’opera poetica può essere letta come un poemetto per la sua unitarietà tematica e strutturale, e rientra nella sfera della poesia religiosa.
Il linguaggio di Luoni è narrativo e affabulante nella sua chiarezza, leggerezza e luminosità e si avvicina alla prosa poetica.
Ogni singolo componimento può essere considerato un monologo e tutti i testi hanno un andamento che si potrebbe definire teatrale e non è un caso che Basilio dirige una Compagnia teatrale di “dilettanti”.
Luoni dimostra la grandissima capacità di immedesimarsi nei personaggi che mette in scena sulla pagina e il testo assomiglia vagamente ad una sceneggiatura.
Ogni singola figura esprime sé stessa e il suo vissuto e molto spesso vengono affrontati temi tragici come quando è detto il Padrone della vigna che manda i servi con le bigonce per il raccolto, servi che vengono uccisi dai mezzadri. Poi dopo che il Padrone manda altri servi, anche questi ammazzati, manda suo figlio e anche questo viene fatto fuori.
Il Nostro s’immerge nella sua scrittura empaticamente con i suoi personaggi e quasi s’identifica con loro dimostrando una grande vena psicologica arrivando a testi che decollano sulla pagina con efficacia rara nel loro essere perfettamente controllati nella forma e nello stile.
Si può affermare che viene qui affrontato il tema del male non solo attraverso la rilettura di brani evangelici, ma anche attraverso l’inserimento tra i monologanti del veterotestamentario Adamo e anche di una zingara.
Proprio in Parla il teschio di Adamo l’io-poetante, rivolgendosi al Signore, in un’atmosfera tetra di onirismo purgatoriale, afferma nell’incipit che nel luogo dove si trova c’era un giardino, presumibilmente il paradiso terrestre.
Il fatto che sia il teschio di Adamo a parlare e non tout-court il primo uomo accentua il carattere di tragedia del monologo.
Particolarmente realistico il discorso di Longino il centurione spettatore disincantato della crocifissione e morte del Cristo e Luoni sembra riscrivere il vangelo in versi anche se, molte scene da lui dette con urgenza non sono contenute nella sacra scrittura e proprio attraverso la rielaborazione si giunge ad un’efficacissima rappresentazione. Splendide le acqueforti di Bocelli che mostrano volti pensosi ed animali.
*
Raffaele Piazza

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"Cuscino"
Per leggere il nuovo sillabario
delle tue labbra il gioco di sorprese,
contro i fantasmi dell'insonnia
che pungono il cuscino.
Quel delicato solco disegnato
punto per punto nelle guance rosa
racconta ora la cenere di una rapida sorte:
gli attimi macinati fra la luna e l'ultimo anelito.
Senza più parole il segreto di una chiave invecchiata
interrompe ogni scena,
io prigioniero del sogno più crudele
sbrano nel vuoto tremando illusioni,
per comporre lentissimi sospetti
tra cuspidi incallite e il dispetto del nome.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 1 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = FABIO FRANZIN

Fabio Franzin – Corpo dea realtà - Corpo della realtà---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 221 - € 20,00

Fabio Franzin è nato nel 1963 a Milano. Vive a Motta di Livenza, in provincia di Treviso. È redattore della rivista di poesia Smeriliana.
Ha pubblicato numerose opere di poesia e ha riportato numerosi premi.
Come scrive Manuel Cohen nell’esauriente prefazione ricca di acribia intitolata La parola deposta. La poesia della pietà senza posture, Fabio Franzin senza ombra di dubbio, è voce europea tra le più straordinarie della poesia contemporanea, punta di diamante di una generazione nostrana incredibilmente tenuta in ombra (l’autore è nato nel 1963), tenuta in disparte o non valutata da un’appropriata luce critica. La sua scrittura dell’ultimo quindicennio, da quell’autentico choc semantico rappresentato da un libro unico quale è Fabrica (2009) ad altre raccolte si è fatta carico di testimoniare tutto il peso, tutta la violenza, tutta la furia devastatrice di un’epoca sacrificale marcata a sangue da una profonda crisi economica, sociale, antropologica e morale.
Corpo della realtà, l’opera del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, è molto estesa anche perché ogni poesia in italiano presenta a fianco la traduzione in dialetto veneto.
Si tratta di un libro molto composito nella sua struttura architettonica ed è scandito nelle seguenti sezioni: Fabbrica, ancora dentro e fuori, Resistenze passive, Da qua, (All’ombra della memoria), (Nel tempo della vergogna), Reperti veneti.
Le suddette scansioni sono precedute dalla poesia Scrivere cancellare, componimento particolare che ha un carattere programmatico e ha un’incontrovertibile valenza a livello quasi teorico.
In Scrivere cancellare ritroviamo una poesia che ripensa la stessa poesia nell’analizzarne le sue ragioni d’esserci, una scrittura che consapevolmente si ripiega su sé stessa.
In essa ritroviamo sospensione e mistero e c’è da notare, elemento saliente, che è detto non solo lo scrivere ma il cancellare, fatto che evoca il passaggio sottile delle parole dette con urgenza tra detto e non detto.
Una cifra intellettualistica caratterizza il poiein di Franzin che pur parlando di cancellare scrive che le sue poesie sono salve con tutte le loro parole, dimostrando ancora una volta il valore salvifico della poesia stessa per i poeti nel loro essere il diario di bordo nella navigazione della vita nel cronotopo del mondo che va stretto, mondo che però è possibile abitare poeticamente.
C’è un leggero scarto dalla lingua standard nella poetica di Franzin e predominano narratività connessa ad una forma affabulante e il linguaggio è del tutto antilirico e anti elegiaco.
Una caratteristica evidente della poesia di Franzin espressa in questo corposo volume consiste nel fatto che in esso è detta la quotidianità come quella che può essere definita nel lavoro in una fabbrica quando nel poemetto Fabbrica, ancora. Dentro e fuori nel quale è descritta la giornata lavorativa di due operai, uno anziano e uno giovane alle prime armi, le poesie numerate si susseguono riportando l’ora esatta della giornata
lavorativa. Siamo in un mobilificio e il poeta si serve della forma monologante nel rivolgersi nella poesia Il posto un superiore ad un inferiore e Franzin qui dimostra anche una competenza tecnica notevole sul lavoro appunto in un mobilificio.
Il posto e la fabbrica stessa divengono simbolo della vita che trascorre nel bene e nel male e non a caso Fabio ha creato una figura anziana e una giovane per evidenziare il conflitto generazionale.
*
Raffaele Piazza