Gemma Forti – “Spille da balia - Punte di diamante” - (Poesie 2013 – 2016)
Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 105 - € 16,00
Gemma Forti, poetessa e scrittrice, vive a Roma dove è nata. Ha pubblicato per la poesia: Zeffiro cortese (1996), Finestra in alto (1997), Gli occhi della genziana (2000), Candidi asfodeli vezzose ortiche (2004), Zeero (2007), Il pollice smaltato (2013). Per la narrativa è autrice di: La casta pelle della luna (2002), Ruvido lago (2010), e numerosi racconti.
“Spille da balia - Punte di diamante”, raccolta prefata da Marcello Carlino, presenta in copertina un’immagine policroma di Bruno Conte. Questa si può considerare un collage, raffigurando una mano ed un aereo stilizzato. Lo stesso aereo, che pare ricavato da un foglio di quotidiano con le sue scritte, pare planare sulla mano stessa colpendola con la sua punta.
All’interno il libro è illustrato da icone in bianco e nero dello stesso artista vagamente figurative, magiche ed evocative. Il testo è scandito in sei sezioni: “Vox, Vento di scirocco, Punte di diamante, Il colletto bianco, Arcadiette e d’intorni e Forse”.
A livello tematico si deve sottolineare che la maggior parte dei testi hanno un carattere civile, toccando argomenti politici e sociali e anche fatti di cronaca e costume. Altri componimenti riguardano la sfera dell’interiorità e sono vagamente neo lirici.
Si può considerare questo libro, per quanto riguarda la struttura e i contenuti, in continuum con quella precedente “Il pollice smaltato”, che pure contiene opere pittoriche di Bruno.
Per la forma delle composizioni la poetica dell’autrice si può vagamente considerare visuale a causa della disposizione sulla pagina dei versi. Questi presentano caratteri di dimensioni varie e tipi dei caratteri stessi eterogenei. Infatti si alternano lo standard, il corsivo e il neretto nei sintagmi e nelle strofe che si susseguono con un ritmo sincopato che crea una suadente musicalità.
La suddetta forma si coglie pienamente nell’affascinante connubio tra le poesie e le figure di Conte. Tra esse esiste una relazione che crea un senso di mistero e di vaghezza nella sinergia dei livelli espressivi.
Quindi Gemma riesce a produrre una struttura permeata da un affascinante sperimentalismo, unico nel nostro panorama, che si realizza anche nelle linee in inglese con effetti intriganti. Inoltre, nel suo insieme il libro è bene costruito architettonicamente e anche in maniera composita. Tutti i componimenti sono centrati sulla pagina, elemento che ne accentua l’icasticità.
Comune denominatore delle composizioni è quello di un dettato connotato da nitore, chiarezza e immediatezza e i righi spesso sono brevissimi. Sono costituiti anche da una o due parole, elemento che accentua le suggestioni dei tessuti linguistici.
Ogni singola poesia può considerarsi come un poemetto autonomo, una sequenza non irrelata con le altre.
A volte la Forti utilizza parole del gergo fumettistico come splash o crash. In altri casi nel versificare inserisce riferimenti intellettualistici come la stringa “squarcia il velo/ del pensiero unico/ orizzontale/” che fa parte di Great Wall, prima poesia del volume nella scansione Vox. In essa, dopo l’incipit ridondante “Down down/ giù giù/ Great Wall/ giù giù”, si prosegue con una originale descrizione della storia recente riguardante la caduta del Muro di Berlino nel 1989, evento centrale nei fatti della fine del comunismo dell’URSS.
Insieme alla falla aperta nel muro, episodio epocale, si realizza un invito alla speranza, nell’aprire ad essa i cuori: si gioisce, ci si abbraccia, si canta e si balla con gli altri che divengono amico, amica e sorella mentre s’inneggia alla vittoria che è quella della libertà.
Eppure nella terza parte di Great Wall, in un’atmosfera che potremmo definire di gelo, astratta, da sola si erge una prima pietra, poi una seconda e poi una terza. Così a poco a poco si costruisce una muraglia che si staglia immensa, più alta, più grande di quella appena abbattuta. Quindi, pur rimanendo nel vago, la poesia ha una fine pessimistica con il realizzarsi imprecisato di una nuova barriera fisica ed ideologica, visibile ed invisibile.
Altre sequenze civili sono quella sull’omicidio di Pasolini e quella nella quale vengono dette con cruda efficacia le atrocità del terrorismo dei nostri giorni dell’Isis.
Completamente diverso il tono e gli argomenti nella parte eponima Punte di diamante. In quest’ultima, in “Cosmogonia”, c’è un tu al quale l’io – poetante si rivolge, una bambina della quale ogni riferimento resta taciuto.
Ella, nelle sere estive cariche di fascino, osserva con occhi smarriti e stupiti la volta celeste illuminata da miriadi di punte di diamante, le stelle. In quella che sembra una narrazione per l’infanzia è detto che la piccola ascoltava col fiato corto le sciocchezze del nonno sulle costellazioni. Nella sua ingenuità, si alzava in piedi sulla sedia nella speranza di afferrare quei lumi. Ma inesorabilmente più saliva in alto più aumentava la distanza tra lei e gli astri stessi. Queste vicende vengono descritte in una maniera ludica e intrisa di dolcezza.
A proposito del discorso cosmico si parla in “Cosmogonia” di stelle polari e comete e viene citato il “Cantico delle creature” di San Francesco. Qui si fa riferimento in modo intrigante anche al pianeta Kepler che secondo la NASA è a 500 anni luce dalla terra e nel quale forse c’è vita. Nel finale viene menzionato l’universo infinito dove abitiamo in un pianetino sperso tra miliardi di altri per un gioco del caso, ma anche della necessità.
Molto alta nella sezione Forse la poesia Amistà sull’amicizia che viene paragonata ad acqua sorgiva che sgorga pura dalla vetta alta del monte. Al componimento sono associate varie massime profonde di filosofi e scrittori sul tema dell’amicizia stessa.
Il poiein, nella sua unicità, è assertivo e non manca una vena gnomica che si mescola a ironia e sarcasmo.
Andando controcorrente Gemma Forti nelle ultime raccolte produce una poesia impegnata, di attualità, toccando anche il fatto di cronaca dei recenti sismi che hanno devastato l’Italia. Compone con maestria ed equilibrio una sintesi in versi di fatti sia storici che di fantasia.
Il discorso realizzato dall’autrice è intriso di bellezza ed eleganza, alto e sempre ben controllato, nella sua vena affabulante e nitida, luminosa e leggera.
Così, ancora una volta, la poeta conferma la sua piena consapevolezza e coscienza di intenti. Essi si inverano nei versi luminosi che procedono per accumulo e, spesso, in ininterrotta sequenza, piacevoli alla lettura nell’affondare nella pagina.
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Raffaele Piazza