giovedì 26 maggio 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“ ’Na lampa ”
Dimmello tu si t’arricuorde ancora
‘e corze ca facevamo ogni gghiuorno
pe’ ci arrubba’ ‘nu vaso into ‘a controra
senza pensà a chi ce steva attuorno.
Te venevo a truvà appena a sera
e annascuso te dicevo ammore,
ogni carezza era primmavera
ogni suspiro me regneva ‘o core.
Mo’ guardo cchesta lampa annanzo ‘o marmo
e nun ci credo ca staie nchiusa areto,
me roseca ’o core cchistu tarmo,
sulo e arravugliato , nun m’acqueto.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 24 maggio 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIANA LUCCHINI

Giuliana Lucchini – Della perdita dell’ala --- L. C. Poesia – Roma – 2016 – pagg. 89

Giuliana Lucchini ha pubblicato numerose raccolte di poesia; è traduttrice di poesia e articolista e ha al suo attivo numerose recensioni e saggi.
"Della perdita dell’ala" presenta immagini di copertina e interno a cura di Marta Maria Olga Bochicchio. Il libro è scandito in tre sezioni che hanno i seguenti titoli: Angeli di casa, Angeli di città e Dell’ultimo che viene.

La raccolta che prendiamo in considerazione in questa sede si ritaglia un posto originalissimo nell’attuale panorama della produzione poetica non solo italiana. Infatti, in un ambiente letterario nel quale dominano testi neolirici, neo orfici, sperimentali di ogni tipo, nonché libri che sono espressione di poetiche impegnate, civili e politico sociali, Della perdita dell’ala esce da ogni classificazione perché la sua cifra dominante è quella della religiosità, del sacro in senso cristiano, del mistico.
Tale tensione verso il sovrannaturale della Lucchini, tale fede in una religiosità, che a lume sembrerebbe fondata sui valori sinceri dell’essere, nello stesso tempo creatura e persona, più che sui dogmi e le istituzioni e gli insegnamenti della Chiesa, si esplicita già nelle dediche in forma lirica alla sorella Ilva e alla nipote Marta, definite come le assistenti fedeli dell’Angelo Custode di Giuliana stessa.
Tutte le composizioni sono ben individuate anche perché comprensive di titolo. La prima della prima sezione è intitolata Inizio e pare avere un carattere programmatico; è composita e suddivisa in sei strofe.
Protagonista della suddetta è la luce perpetua che brilla nel buio della stelle e che viene vista come dolcissima perdita. Tale luminosità è innalzata dal calice d’oro, la parola da sotto e ci dà una bellezza che fa sconfiggere il dolore della solitudine.
L’ombra del Creatore della luce si veste di bianco e cammina calma con piede d’ala e scende a fondo nella terra e dà eretto slancio il fiore bianco su, dall’inizio.
Chiude il componimento la scrittura in basso: Ogni fine è l’eco di un inizio, che fa riflettere sul tema dell’eterno ritorno.
Attraverso una scrittura connotata da chiarezza, nitore, leggerezza, velocità e luminosità, nonché da rarefatta sospensione e magia, che tendono al neolirico e all’elegiaco, Giuliana Lucchini mette in scena gli Angeli, visti come figure esistenti, vivissime, che accompagnano nel quotidiano gli uomini e le donne per aiutarli nella vita quotidiana che spesso si presenta come una vera e propria lotta.
Gli Angeli stessi detti dalla poeta possono essere di casa o di città.
Interessante il titolo di un libro sugli Angeli: infatti Della perdita dell’alla fa riflettere sulla precarietà della vita, sui pericoli di ogni giorno anche se il bene, per chi crede come Giuliana, è più forte del male.
Quindi,, anche se l’Angelo ha una sola ala, può essere guida sicura verso la felicità non solo ultraterrena.
Non mancano riferimenti alla mitologia classica, quando è detta Diana che scocca la freccia, in quello che potrebbe essere definito un canto, un inno alla vita e alla gioia.
*
Raffaele Piazza

domenica 22 maggio 2016

INTERVENTO PER SHAKESPEARE= GIULIANA LUCCHINI

400 anni dalla morte del “grandissimo” di tutti i tempi
William SHAKESPEARE

2016. È giocoforza ricordarlo.
Senza le Edizioni SignathUr di Dozwil, anche il quarto centenario della prima pubblicazione a stampa dei Sonetti di Shakespeare (Londra,1609) sarebbe passato pressoché sotto silenzio nel 2009. Tante erano state le edizioni presso quasi tutte le Case editrici, nel passato, e in particolare negli ultimi due decenni, che la materia sembrava esaurita nell’interesse pubblico. In Italia ma anche all’estero.
L’argomento era stato risvegliato durante l’ultimo decennio del sec. XX in corrispondenza e a commemorazione dell’effettiva data di apparizione dei Sonetti a Londra quattro secoli prima quando, scritti a mano in ordine sparso e distribuiti fra amici dell’autore lungo la decade, essi furono apprezzati in ambienti aristocratici privilegiati, e alla corte di Elisabetta I.
Con il sec. XXI sono apparse traduzioni complete dei 154 sonetti via via presso tutte le case editrici più note. Mercato saturo. Gli Editori si sono limitati in molti casi a rispolverare le loro vecchie edizioni. Vale a dire traduzioni accademiche o di gusto superato nel tempo.

°°°

Manfred Pfister e Juergen Gutsch, curatori per SignathUR Editore, Dozwil TG Switzerland, hanno dato alle stampe nel 2009 un’opera nuova, che circola in tutto il mondo, degna dell’importanza dell’avvenimento: opera d’arte anche dal punto di vista grafico. Un libro prezioso (bella copertina solida, carta raffinata, grafica essenziale, illustrazioni di poesia visiva, 750 pagine - custodia cartonata; corredato da un DVD, dove tutto il libro, ed altro, si ritrova). Vale tutti i suoi 63 Euro di prezzo, anzi ne vale di più.
Partendo dall’inglese, dall’originale dei testi del 1609, i Sonetti di Shakespeare vi sono tradotti in oltre 70 lingue di questo mondo globale (un lavoro ‘in progress’, in quanto ogni anno si aggiungono lingue mai pervenute prima). Perciò il sottotitolo recita “For the first time globally reprinted” (SSG), in controcanto con l’originale stampato a Londra “Never before imprinted”.
Precede il tutto una “Introduzione” di Manfred Pfister, Professore di Letteratura Inglese presso la Free University di Berlino : Shakespeare’s Sonnets Global “in states unborn and accents yet unknown”, che si apre con l’appropriata citazione da John Donne (‘Meditations, xvi’) : “.. God’s hand is in every translation; and in his hand shall binde up all our scattered leaves againe, for that Librarie where every booke shall lie open to one another..”

Quanto alle traduzioni nelle varie lingue, le nazioni con i loro idiomi si succedono in ordine alfabetico.

Mariangela Tempera, docente all’Università di Ferrara, vi ha curato le traduzioni di lingua italiana, esemplificando sonetti pubblicati in Italia in un arco di 135 anni, prendendo in considerazione fra le più notevoli:
Giacomo Pincherle, 1867; Gustavo Tirinelli, 1878;
Ettore Sanfelice, 1898; Lucifero Darchini, 1909;
Eugenio Montale, 1943; Giuseppe Ungaretti, 1944;
Giorgio Melchiori, 1965; Alessandro Serpieri, 1991;
Massimiliano Morin, 1995; Edoardo Sanguineti, 1996;
Giuliana Lucchini, 2000; Edoardo Vineis, 2002.
Si dimostra come, a seconda delle stagioni storiche e del personale approccio al testo, si dia o no valore alla forma ‘canonica’ del sonetto.
Nel DVD allegato all’opera si trova la lettura di tali traduzioni – per la voce di Giuliana Lucchini.

Giuliana Lucchini (Roma) vi ha curato invece una raccolta di sonetti di Shakespeare in traduzioni ex-novo, mai pubblicate prima, in lingua dialetto di varie regioni d’Italia. I ‘poeti’/traduttori – chi in stretta osservanza del metro e della rima nella forma precisa del ‘sonetto’, chi in verso libero traducendo al proprio ritmo poetico la voce (antica e moderna) di Shakespeare – si adeguano alla materia innestandovi una musicalità di stampo italiano, e personale, di poesia, elaborata nelle caratteristiche di ognuno.
Essi sono : Antonella Anedda (dialetto sardo); Lino Angiuli (dialetto di Puglia); Remigio Bertolino (dialetto piemontese); Luigi Bressan (dialetto veneto); Fortuna Della Porta (dialetto campano); Anna Maria Farabbi(dialetto di Perugia); Assunta Finiguerra (dialetto lucano); Gabriele Ghiandoni (dialetto delle Marche); Mario Grasso (dialetto siciliano); Alessandro Guasoni (dialetto ligure); Achille Serrao (dialetto della Campania); Rosangela Zoppi (dialetto romanesco).

Il DVD accluso al libro testimonia del ritmo di ogni traduzione nella dizione registrata degli stessi lettori- poeti.
*
GIULIANA LUCCHINI

venerdì 20 maggio 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza, ALESSIA, ilmiolibro.it, Napoli-Roma, 2014

Una accattivante copertina, foto a colori, misto di Andy Warhole e di immagine sexy pubblicitaria – le belle gambe di seta per aria danzanti – da un corpo disteso fuori campo – scarpe di smalto rosso, doppia suola, tacchi vertiginosi. Non si dice il nome del fotografo. Un nome proprio come titolo: Alessia. Una semplice vita di donna con ali.
Così Raffaele Piazza presenta il suo nuovo libro di poesia, 114 pagine, formato piccolo, ed. Associazione Salotto Culturale Rosso Veneziano, Napoli, 2014, “ilmiolibro.it”.
Un punto di vista del mondo guardato con occhi privi di malizia, angolazione insolita, punto di vista della giovinezza, un solo nome geniale. Vi passa la vita davanti, nelle trasformazioni dell’occhio della crescita – infanzia adolescenza, sboccio della carne – con il pesco in fiore, il fiume, la grandine, il vino, le mele, il sole, le fragole, l’allodola e la cometa, la luna immancabile, il libro aperto, il paesaggio, e sulle pagine del calendario il tempo che va. Il linguaggio è liquido e fuggevole come l’amore in cammino.
La presenza maschile. La gioia al femminile. La bellezza inconsapevole. Dettagli vari nel quadro della Natura che si identifica in un solo personaggio. Il poeta è il narratore.
La sua lingua è discorsivo-moderna senza problematiche di struttura. Si scrive come si beve, d’un fiato.
Fra il reale e l’onirico passano immagini dall’esterno, che moltiplicano l’istante vissuto da dentro. Visioni di prati e luoghi di città. Tutto si densifica nell’ardore del giorno vissuto con animo puro. La speranza dell’attesa sta, giorno per giorno, nel semplice svolgersi della vita stessa.
Un testo campione : Alessia e la vetrina.

Se in nuove acque naviga Alessia
sul bordo della vita e sta sul ramo
una foglia di salvezza per l’erbario
tra le pagine di un diario e della storia,
nello specchiarsi nella vetrina
vedere l’abito per la festa,
che non finisce nel chiarore
di fiammelle di ceri nell’illuminare
della mente la camera
e la stanza dell’esistere
con le mensole dei libri da attendere

e rileggere nel tempo
con il vestito comprato e indossato
Alessia vede il mondo inargentarsi
tra le cose di sempre tra i sempreverdi
nell’alito di vento
fino a una conca di tramonto
a fare d’arancia il sembiante

che tra i greti della vita appare.

È il 1984. Alessia rosavestita
attraversa lo spazio di un cortile
di rondoni d’argento va a scrivere
contro l’immenso azzurro.


Gentilezza d’animo e amore di poesia si combinano insieme
nell’ingenuità. Il pensiero viaggia per correlativo oggettivo.
Tale impianto prosegue in tutti i testi della raccolta, come un’avventura di vita felice e di nostalgia. Il lato negativo della vita non vi appare. La mente ne è sgombra.


**

Alessia e il libro di poesia

Scrive con vaga grafia, Alessia,
nell’aria disadorna senza fiato,
inchiostro rosapesca come l’estate
o l’inoltrata primavera.
Scatta il volo di un gabbiano
e trasale Alessia azzurrovestita
nell’aria vegetale della consecutiva
attesa. Sulla scrivania I fiori del male,
sua lezione per la vita e la
scrittura accade dalle mani affilate
come un attimo disadorno
come un bagliore Alessia
alla trentesima poesia
del suo libro per la vita,
pioggia a cadere esteriore
sulle cose senza tempo in segno
di vittoria. A destra il mare
a sinistra una nube bluastra
gioca a farsi ragazza o cavallo.
Epifanie del nulla, a poco a poco
tutto si ricompone, ecco lo squillo
del telefono, la voce di Giovanni.

E’ il 1984 attesa sgretolata ecco
il primo appuntamento
ci sono il parco, la panchina e le labbra
da baciare.

Il tempo è imperituro. Si è impresso nella memoria come un affresco. In rosa e azzurro come i colori di cui si veste la primavera della fanciulla che sempre vive, sogno e realtà si sovrappongono, presente e passato si confondono e si fondano fra loro. La scrittura del poeta vi si adegua.
*
GIULIANA LUCCHINI

domenica 15 maggio 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessa coltiva le fragole"

Sera di luna di platino
per Alessia ragazza
sul bordo della serra
delle fragole. Attimi
mistici e sensuali con
gli occhi nel rosso della
fragola e della fabula
i contorni intravisti
con anima sottile.
Bella la vita. Versa
acqua Alessia sulle foglie
della pianta amica.
Risorge in chiara forma
nel verde brillante delle
foglie. Alessia gioca
alla vita a diventare
fragolina di bosco
e trasale e stasera
fa l’amore dopo la
riscoperta delle cose.
*

"Alessia immagina la vita"

Sola nell’albereto – camera
di Alessia volano verso la
luna i pensieri pari a rondini
di platino nell’augurarsi
che Giovanni non la lasci.
Scrive con esatta terrena grafia
sul diario dei giorni e immagina
la vita tutta adesso
nella scatola – stanza
a contenerla. Chi sono?
(pensa Alessia) (l’immagine
allo specchio le risponde).
Si vede bella e il telefono
squilla. Ti amo da lontano,
lui le dice. Suda Alessia
e parole per un minuto
non trova.
*
"Alessia e la gioia di disegnare la vita"

Dietro un rigo di tramonto
una conca di gioia per ragazza
Alessia al colmo della grazia.
Viene il ramo dell’arancio
in sogno con un frutto che
aggetta della tinta della vita.
Culmini di pensieri a galoppare
pari a cavalli in volo dove
era già stata Alessia per scherzo
o mistica magia. Disegna
Alessia con grafia terrena
un affresco policromo sulla
sinopia di parete, il ritratto
di Giovanni e angeli.
*

"Alessia alla sorgente"

Sentiero nell’alba rosa
a portare Alessia alla
sorgente sulla soglia
del mare. Gioca Alessia
alla vita di acque
sorgive nel berle per
infinite rinascite e
il tempo non esiste.
S’inazzurra di Alessia
dell’anima il vetro.
Scrivono le nuvole
nel cielo campite:
non ti lascia.
Felice Alessia trova
di un quadrifoglio
il verde.
*

"Alessia e i gradini di cielo"

Salita azzurra per Alessia
cielovestita per giungere
al posto dell’amore dove
era già stata. Il tempo
prealbare, una ragazza
e la città (Napoli, vede,
ancora esiste). Il luogo
dell’amore è la montagna,
una casa per due.
Cammina Alessia nell’
inalvearsi del pensiero
fino alla vita della camera
dove Giovanni l’attende.
*

"Alessia vede la cometa"

Iridato paesaggio a tingere
la tela della vita di Alessia,
lo sfondo è il firmamento.
Tesse pensieri Alessia
azzurroghiaccio nel sembiante
mentre passa una cometa
nell’interanimarsi con la luce.
Alessia rosavestita nel vedere,
scorgere da richiedere gioia
con la gonna stracciata mentre
tesse per Alessia una musica
il marino fluire senza tempo.
*

"Alessia e la buona domenica"

Appoggiata ad una forma
di trasparenza di brezza,
continua ragazza Alessia
il percorso. Buona domenica
di maggio la forma a
inverarsi dei sempreverdi
e delle palme nei giardini
dei condomini. Invisibile
ossigeno da bere per Alessia
nel rigenerarla a poco
a poco, buona domenica
ai chiari ruscelli infiniti
di bellezza per Alessia
in un soffio di brina sulla
pelle e sul verde coltivato
con pazienza.
*

"Alessia e il lago della pace"

Chiare e fresche di lago
acque per Alessia
nell’immergersi di maggio.
Interanimarsi di ragazza
Alessia con il liquido
elemento nel bere il freddo
della meraviglia a farne
una nuova donna.
Pace per l’anima di diciotto
grammi. Ride Alessia nell’
immergersi fino al fondo
di cinque metri nel recuperare
di una pietra bianca
la politezza nelle affilate
mani.
*

"Alessia e l’invito dell’amica"

Mattinale incantesimo per
ragazza Alessia svegliata
dallo squillo del telefonino.
(è Veronica sul farsi dell’alba
e delle cose, messo a fuoco
l’orizzonte sulla vita, fino
all’acquario portineria)..
Di Veronica la voce
(vedrai che non ti lascia).
Trasale Alessia con le fragole
della colazione che l’attendono.
S’incammina per le strade
Alessia, sparge vita
dalla maglietta rosa e il jeans
attillato: tre ragazzi la
guardano.
*

"Alessia scende in giardino"

Sera di albereto nell’anima
di Alessia di grammi 18.
Nell’aprirsi del limbo
delle idee (non mi lascia,
supero l’esame e cambio
taglio di capelli), scende
Alessia in giardino dove
era stata il primo maggio.
Anelito al raccolto della
gioia nei fiori da cogliere
(gli iris e la rosa rossa).
A poco a poco si delinea
il sembiante nell’interanimarsi
con l’ossigeno nella
sua invisibilità.
*
Raffaele Piazza

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Il segno”

Segno ancora sul calendario con matita a colori
una data precisa per non dimenticare
la stagione che ripete inganno,
e ripiego smarrito in cerca di quel volto
che l’attimo dissolve.
Non cancella l’eccezionale insistenza
la tempesta dei gesti che incidemmo,
il riflesso di una piacevole ombra
che scivola con insistenza.
La speranza che leggevo nell’occhio smarrito
è clessidra interminabile lungo smagliature,
urla sillabe insensate e mi costringe
alle tempie, ossessione indiscreta.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 13 maggio 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RAFFAELE PIAZZA :“ALESSIA”--- Roma 2014

“Era il 1984”. Lo scenario della memoria, dedicato all’amore di “Alessia rosavestita” e di “Giovanni nerovestito” si apre sulla città del poeta, tra i fondali di Capri ed Ischia. Come in una rappresentazione che si snoda in scene fra mondi sacri e profani (Assisi, Salisburgo, l’Università Federico II) Alessia è attraversata dai suoi vent’anni, nel quotidiano dei vestiti, dell’amicizia, nella cornice di una natura che ne accelera i desideri e gli slanci vitali (il fulmine, il fuoco, il giardino segreto). La generosa sensualità verso il futuro popola la sua “radura” mentale del “bene domestico”, dei suoi studi di psicologia, del suo desiderio di maternità del suo Giovanni in attesa del concepimento: "siamo nel 1984, scivola l’auto/ sul ciglio della strada/ tutto accade in attimo di cielo: viene concepito il bimbo/ nel limbo dell’attesa/ di nuova gemmante vita/ " (pp. 78-79).
Un mistico scenario apre le nozze di Alessia celebrate in una candida chiesa di campagna già con in grembo il frutto dell’amore. L’ “annunciazione postmoderna” nello scenario di Raffaele Piazza si attua attraverso un’elaborazione memoriale che costruisce quinte di "angeli/ con panneggiare d’ali infinite/ in quel cielodiperla ad attendere/ l’inizio della fabula/ a confermare il verdetto" testimoni i vetri della cattedrale. Alessia attende l’ostia e il suo Giovanni.
E’ vitale nella silloge “Alessia” una costante drammatizzazione scenica realizzata senza che il poeta dialoghi, ma piuttosto sceneggi emozioni attraverso una ridondanza di assenze, luci, suoni, colori e visioni che, anche se mutamente, significano più delle parole.
Lo scenario degli “anni migliori” onnipresente, tende al visionario: " e vennero nel panneggiare gli/ angeli con liuti, cetre ed arpe/" nel momento in cui Alessia scrive e costruisce tremante il futuro nei suoi "vent’anni/ contati come semi/" (pag. 28).
“Alessia rosavestita” e “Giovanni nerovestito” in quel 1984 affrontano una vita duale sullo “spazio scenico del letto” (pag. 45) trasfigurazione teatrale di quel quotidiano che il poeta preferisce definire “le cose di sempre”. Considerato che “accade il tempo oltre gli orologi” (pag. 55) la vita è in esclusiva dei due e nient’altro. Al di là delle astrazioni, la vita è infatti: "nell’inazzurrarsi di cobalto/ di un cielo sulla pelle/ distesa Alessia nel fienile/ dopo l’amore profano/" (pag.62). Le emozioni per immagini hanno oltrepassato il dato biografico dei protagonisti, persino l’aggettivazione riesce a superare l’abuso quotidiano dei termini.
Dunque “Alessia” di Raffaele Piazza, alla maniera del teatro di Antonin Artaud, vive nel suo palcoscenico mentale, in quel tempo, il 1984, in quel fondale raro e incantato della sua terra, in quell’amore vissuto “degli anni migliori”, attraversato dai bagliori artaudiani, arricchiti di libere associazioni, d’intensi profumi, di spostamenti liberi nel ritmo, in vista di conquiste emotive che oltrepassino barriere tra il poeta e lettore.
*
Franco Celenza

SEGNALAZIONE VOLUMI = MICHELE PAOLETTI

"IL DIONISIACO GIOVEDI’" DI MICHELE PAOLETTI
Nota di lettura di Valeria Serofilli al volume "Come fosse giovedì" (puntoacapo Editrice, 2015) di Michele Paoletti.

Ad un anno dalla scorsa edizione del Premio Letterario Internazionale Astrolabio, è un piacere poter presentare l’autore del testo vincitore della sezione Poesia singola 2014. Un autore giovane ma già in possesso di una personalità ben delineata, in grado di dar vita ad un dettato poetico originale e lontano da molti schemi già mille volte tracciati e percorsi. Il lavoro di Paoletti è poi confluito nel volume Come se fosse giovedì, pubblicato l’anno seguente da puntoacapo Editrice (con postfazione di Mauro Ferrari) nella Collana “I libri dell’Astrolabio” da me diretta.
Un libro nato dunque arricchendo ed ampliando il nucleo di fondo del testo vincitore dell’Astrolabio, confluito in questa nuova e più ampia raccolta caratterizzata da una forte omogeneità e compattezza.
Una pubblicazione prolifica che a sua volta ha dato esito all’opera successiva di Paoletti, La luce dell’inganno, in una fertile continuità ideale, sempre all’insegna del principio oraziano dell’Ut pictura poesis, con poesie dell’autore associate a originali fotografie dell’eccellente Andrea Cesarini.
Sul piano della versificazione si ha un ricco apparato fono-prosodico con rime, allitterazioni, consonanze e assonanze e con un andamento del verso che presenta chiari e ben riconoscibili echi luziani caratterizzati dalla rima nel distico finale e nei tre versi conclusivi.
Luzi dichiarava:
"(…)
Ma tutti la vita li contiene.
Tutti, e procede imperiosamente.
Tu sai questo, e questo ti conviene."
(Da Nominazione in Frasi e incisi di un canto salutare, 1990)
Paoletti gli fa eco, ricalcandone in un primo momento stilemi e cadenze, per poi prendere un sentiero proprio, autonomo e indipendente, memore del prestigioso modello ma orientato verso una personale disciplina linguistica e tematica e verso soluzioni del tutto individuali, come è giusto e opportuno che sia. Paoletti risponde ai versi di Luzi in questi termini:
"(…)
il faro sul soffitto
la botola sul palco
l’attore, lo sconfitto."
(Da Sono il tiranno in Come se fosse giovedi, puntoacapo Ed. 2015)
E ancora:
"Per attutire il suono dei monti
che percorro disattento
cane affamato
che abbaia contro il vento."
(Da Smorto raccolgo cristalli di meduse)
Mentre come esempio di distico finale con rima baciata possiamo citare i versi qui di seguito riportati :
"(…)
un digiuno
un osso da mordere
con denti di pruno
il ricordo di qualcuno.>"
(Da Mi spinsi oltre, in Come se…, op. cit.).

Si noti come le tematiche luziane, la riflessione sul vivere del poeta fiorentino, le sue considerazioni lucide ma mai aliene alla ricerca di un senso, fosse pure di natura filosofica o proiettato in un altrove ancora da definire, in Paoletti assumano una schematizzazione quasi sincopata, come una serie di indicazioni, quasi descrizioni delle azioni e degli oggetti di quel vasto e complesso palcoscenico che è la vita. I versi mimano e riproducono le didascalie di una rappresentazione che è sia descrittiva che simbolica. Come a voler raccontare ciò che accade sia dentro che fuori, nel tempo, nella dimensione cronologica che può essere quella di un giovedì qualsiasi di una vita qualunque, oppure un momento irripetibile, carico di valenze simboliche, allegoriche, quasi sacrali, sia pure nell'ambito del sacro individuale, dei momenti fondamentali per la vita di ogni uomo e di ogni testo.
La versificazione di Paoletti è asciutta, scarna, deliberatamente simbolica. La poesia si insinua negli interstizi tra un verso e l'altro, così come la vita si intrufola, a volte nemica altre giocosa, negli spazi che separano e uniscono i vari giovedì, i momenti che passano e portano con sé le scene a cui danno vita e da cui ricevono il dono e il fardello dell'esistenza.
Il presente contributo intende analizzare, nell'ottica a cui si è fatto qui sopra riferimento, alcuni aspetti della teatralizzazione attuata da Paoletti nel presente volume, accogliendo la definizione di Mauro Ferrari nella postfazione al testo, con occhio rivolto al saggio I giocattoli di Dioniso, studio sul mito dell’invenzione del teatro tramandato dalla tradizione orfica a cura del professor Mastropasqua¹.
Un autore, Michele Paoletti, da sempre appassionato di teatro, come emerge anche da questo suo lavoro poetico. Un poeta “che ha il teatro nel sangue”, per dirla con Lorenzo Spurio. Il giovane autore toscano parte infatti dalla tormentata teatralizzazione del quotidiano per veicolare un messaggio universale: l’antica sentenza silenica secondo cui <>². Frase che di per sé appare annichilente ma che, come una presa d'atto nitida e coraggiosa, ha come conseguenza l'invito a raccogliere quanto di buono e vivibile la vita vera può concedere.
In questa sua opera d’esordio, l’autore sembra giocare nel teatro della vita come Dioniso bambino con gli otto giocattoli della cesta mistica: l’astragalo, la palla, la trottola, le mele d’oro, lo specchio, il vello, il rombo, le bambole pieghevoli.
E se non tutti gli otto giocattoli, nel testo di Paoletti ne ritroviamo almeno quattro:
le bambole – i fantocci che recitano una parte; lo specchio - il cerchio; l’astragalo-la radice; le mele d’oro - i fiori gialli.
Oggetti simbolici che veicolano la metafora di fondo: la vita come spettacolo, fatta di quelle maschere a cui il teatro, e la letteratura più in generale, hanno fatto riferimento in innumerevoli modi e forme, tramutando il concetto in uno dei topoi fondamentali di ogni analisi testuale. La maschera, comica o tragica, seria o assurda, tra Plauto, Pirandello, Ionesco e mille altri. La maschera che è il doppio della persona, eppure essa stessa persona, anche dal punto di vista etimologico. Il tutto nei versi di Paoletti si complica ulteriormente, arricchendosi di altri simboli e allegorie, grazie allo specchio, che riflette e frammenta ciò che è già di per sé duplice e scisso.
Non resta allora che il gioco, la bambola, i fantocci, la ricerca di un altro da sé che possa assumere su di sé il negativo tramutandolo in riso e in apotropaica via di fuga.
Dalla miseria della sorte alla ricerca di una perfezione che forse si raggiunge solo in momenti ideali, nei giovedì vissuti o immaginati, nel canto, nella musica e nel sogno, Lì si trovano le radici dell'essere più misero e sublime, l'uomo. Capaci di fare versi con dei semplici fiori gialli, mentre crea la mitologia delle mele d'oro. Essere continuamente sospeso tra la dimensione mondana e qualcosa che lo atterrisce e lo attrae inesorabilmente, l'altrove, il Cielo, l'Ade, o entrambe le dimensioni che proietta al di fuori di sé in quanto le possiede dentro di sé.
Torna, allora, ciclico e ricorrente, come spesso accade in poesia, il tema del tempo, trattato con schiettezza in questo libro di questo giovane autore che ci propone in questo suoi versi asciutti e teatrali una riflessione accurata ma che non rinuncia al dono della leggerezza e della concisione.
Riportandoci con naturalezza al dettame silenico. Ma, anche se meglio sarebbe non essere nati, non essere, dal momento che siamo al mondo tanto vale vivere nel migliore dei modi, vivere, appunto, come ci indica Paoletti, come se fosse giovedì, calati nel quotidiano ma con occhio all’universale: questo il messaggio dell’Autore.
*
Valeria Serofilli
*
- Caffè dell’Ussero di Pisa, 13 Maggio 2016
1. F. Mastropasqua, I giocattoli di Dioniso a teatro, blog.
2. Nietzsche, La nascita della tragedia.


martedì 10 maggio 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Rassegnazione”

Non credo più nel toccare le cose con le mani
alla sciarada che ogni zero incunea,
al ticchettare che disegna spazi e falsetti ,
mentre fra le spalle gioca un antico smarrimento.
Non è più tempo di segreti alla memoria,
ormai stanco di concedere incertezze,
confondere lo scudiscio della notte
per l’intreccio delle tue ombre in mutamenti.
Sulle mie ossa in bilico
la mia rassegnazione non ha più posto.
*

ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 7 maggio 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = CAPITAINE LONCHAMPS

Capitaine Lonchamps : “Trattato dell’imponderabile” – Edizioni Collage de’ pataphysique – 2016 – pagg. 48 – s.i.p.
Sembra un minialbum, per il gioco della figura che si dissolve nello svolgersi rapido delle pagine , così che la fanciulla raffigurata , dal taglio fin de secle, svanisce in un susseguirsi di evanescenze.
"Trattato dell’Imponderabile" (con 27 immagini dell’autore) tradotto da Tania Lorandi, è libro bilingue: Italiano/francese, delicatamente sospeso in un soffice abbraccio di cultura tutta particolare e ben equilibrata.
Capitaine Lonchamps dimostra patafisicamente l’imponderabile in due modalità simultanee e pratiche: dal punto di vista della scrittura e dal punto di vista delle immagini che appaiono e scompaiono nel libro. L’opuscolo è un effettivo gioco che comprova l’imponderabile al lettore/spettatore.
Le prime pagine corrono attraverso pensieri filosofici , personalissimi , che offrono spunti fuggevoli come illusioni e tracciano immagini dalle onde profonde , come un breve adagio che ci dice : “la libertà è anche l’assicurazione spontanea di non sentirsi legati né dallo spazio né dal tempo, la capacità di provare pienezza dell’uno e dell’altro senza attaccarsi a nessun aspetto particolare, senza provare a possederli attraverso una frammentazione arbitraria”.
Le sedici poesie , magistralmente tradotte e proposte, alternano in figure e sospensioni nelle quali il giorno e il vissuto hanno la vertigine della fulimazione.
Capitaine Lonchamps è l’inventore del “nevismo” in pittura, è Culminante Reggente sia al Collegio di ’Patafisica sia al Collage de ’Pataphysique, è fondatore e dirige la Facoltà di Defiscienza Applicata (FDA) a Spa in Belgio.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORENZO SPURIO

Lorenzo Spurio : “Tra gli aranci e la menta” – Poetikanten edizioni – 2016 – pagg. 88 - € 12,00 –
“Recitativo dell’assenza per Federico Garcia Lorca” è indicato in sottotitolo , per ben precisare la delicatezza e le profondità che questa lettura offre , in un poemetto che sublima nella musica perfetta di istintiva carezza.
“I temi sono quelli ricorrenti della poetica lorchiana : l’amore , la morte , la commemorazione , la natura come teatro e testimone , come sorella di vissuti , come tutelare , la difesa dei deboli , il teatro della vicenda umana con i suoi drammi e le sue contraddizioni” – scrive Valentina Meloni in una lunga postfazione che da corpo al volume. Le memorie scattano metafore in un crescendo di pastelli colorati, che illuminano la scena della poesia , con un ondeggiare ricorrente fra le figure incasellate e ben incise e le illusioni ritmiche della evocazione. Il canto è quello che riesce a ricamare nella libertà le sollecitazioni della psiche , intrisa come è della chimera velata e trattenuta nel gioco del ritmo.
Il verso ha una struttura tutta personale , quasi a voler fondere il racconto con il palpito della voce , che se bisbigliata o ripetuta riesce a coinvolgere per un flatus intermedio che propone testimonianza. La scelta poetica ed artistica completa l’incontro con il senso compiuto di tutta una stagione culturale che ha segnato anche idealmente un periodo storico della metà del secolo scorso. La rievocazione è delicatamente cesellata, poeticamente decantata , fuori da ogni dogmatismo o velleità ideativa. Il volume si arricchisce di interpretazioni illustrate con schizzi a penna del maestro Franco Carrarelli , e di una dotta prefazione di Nazario Pardini.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 6 maggio 2016

PREMIO ASTROLABIO 2016

PREMIO ASTROLABIO 2016 - per volumi di poesia, silloge inedita di poesie , poesia singola ,fiabe e racconti inediti.
Giuria :
Presidente:Valeria Serofilli (Presidente del Premio, poeta e critica letteraria)
Membri :
Giorgio Bárberi Squarotti (scrittore e critico letterario )

Ivano Mugnaini (scrittore e critico letterario)
Giulio Panzani (giornalista)
Andrea Salvini (antichista)
Antonio Spagnuolo ( poeta e curatore del sito letterario Poetry-Dream)
Scadenza 27 - 11 - 2016
Premiazione aprile 2017 -
Richiedere il bando completo a : valeriaserofilli@alice.it

giovedì 5 maggio 2016

POESIA = MARIO MASTRANGELO

"Pasture"

Pure tu sì pastore e vaje pascenno
- ma maje te firme e maje truove repuoso -
mmiez’a ‘o stupore r’ ‘e spazie sulenne
fitto nu gregge r’ombre silenziose.


"Pastori"

Pure tu sei pastore e vai pascendo
- ma mai ti fermi e mai trovi riposo -
nello stupore di spazi solenni
un gregge fitto d’ombre silenziose.

**

"Gli Eschimesi"

Ora che sai di canto, ora che sai di sonno,
di limpido tramonto che le sue vampe sfoggia,
ora che sai di pace, di spirito appagato
e di dita leggère sopra un’arpa di pioggia,
ora che sai di casa, ora che sai di vetta,
ora che sai d’abbraccio e ne hai il calore intenso,
ora che sai di sacro, ora che vita mia
dispieghi vittoriosa le ali del tuo senso,
vorresti abbandonarmi, qui nella notte fredda,
in un grembo di buio coi respiri rappresi,
come si dice fanno, spietati sulla neve,
coi loro vecchi inutili, al polo, gli Eschimesi.
*
Mario Mastrangelo

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Silenzi”

Rimane solo il silenzio nella penombra,
riconosce i profili ancora incerti,
nelle attese continue di un sussurro
per ritornare ai profumi della tua carne.
Ascolto l’inganno che la sera propone
nell’assurdo trucco della mano sospesa
al vuoto della stanza , in questa vecchia casa
dove tutto è memoria.
Il tuo nome , il tuo nome Elena ricorre
per le mie vene in ultima illusione:
s’innesta la febbre alla polvere,
il capo chino ripete ritorni nel tempo
per sorprendere vertigini nel pensiero che oscilla.
Una disperata finzione mi sorprende
e chiudo gli occhi per sognare il tuo labbro.
*

ANTONIO SPAGNUOLO
*
(traduzione in spagnolo di Gustavo Vega)-

Sólo permanece el silencio en la penumbra,
reconoce los perfiles aún inciertos,
en las continuas contemplaciones de un susurro
para volver a los perfumes de su carne.
Escucho la mentira que ofrece la tarde
con absurdo truco de la mano suspendida
en el vacío de la estancia, en esta vieja casa
donde todo es memoria.
Tu nombre, tu nombre Elena corre
por mis venas como la última ilusión:
se incrusta la fiebre en el polvo,
la cabeza china repite sus movimientos a través del tiempo
para sorprender los vértigos del pensamiento de que fluctúa.
Una desesperada ficción me sorprende
y cierro los ojos para soñar tu labio.
*






martedì 3 maggio 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = VINICIO SALVATORE DI CRESCENZO

Vinicio Salvatore di Crescenzo : “Segreti svelati” – ed. Artemuse – 2015 – pagg. 64 - € 12,90 -

Una poesia piana , tutta tesa nella ricerca di sentimenti ad alto livello , espressi con una notevole padronanza culturale. Le incertezze sfiorano il velo della psiche con il tormento di una tentata risoluzione, che viene sospirata e tradotta in versi abbastanza corposi. Le figure spesso ondeggiano in atmosfera di sogno in attesa di attingere sempre nuove energie. Così ogni verso corrisponde ad una traiettoria che dal ricordo ricuce scarne ferite per sospendere il ritmo in ogni singolo frammento , e corrisponde , quasi a confondere , all’affanno di chi scava nella memoria per ricomporre un percorso. Al di la delle vocazioni o delle incidenze letterarie qui appare un’adesione ad una poetica che è bagaglio tipico di distanze riflettive fra narratore e autore , nella calda autenticità di molteplici esperienze di lettura. Anche se riecheggiano sapori ungarettiani , o montaliani, o zanzottiani , la stesura è senza alcun dubbio personale e ferrata , testimonianza di lacerazioni e singolare richiamo del ritmo.
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 2 maggio 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e le cose nuove"

Chiarità mattinale con
le fragole nel pensiero,
il cielo nel contemplarlo,
lastra polita d’azzurro
per Alessia al sogno
segreto nel rievocarlo
nella camera della mente.
Ragazza Alessia nelle
cose nuove, aprile
impaginato nell’anima,
il Parco Virgiliano,
da guardare la pianta
da rinominare. E coltivare
i verdi e rifare l’amore
e correre scalza nel prato
giocando alla California.
Un canto libero modulato
dal passero affascina
Alessia nel risveglio.
*

"Di Alessia notte mistica"

Camera dell’amore
per il piacere creato
da Dio per ragazza
Alessia con Giovanni
nella fusione dei corpi
e vengono gli angeli
a dissetarli di parole
e spunta un frondoso
albero dai fiori rosa
a irradiare di tinte
l’anima di Alessia.
A poco a poco si apre
il visore finestra sulla
scena di stelle splendide
a illuminare un rigo
della mente di Alessia.
*

"Alessia sul lago sorgivo"

Lucore di acque di lago:
si specchia Alessia come
una donna (sedici anni
contati come semi). Vento
leggero a panneggiare la
gonna, ragazza trepida
nell’interanimarsi alle
alberate nella camera
della mente e in quelle
di pini visibili della più alta
zona del volo dei passeri.
A poco a poco la quercia
agli occhi di Alessia
appare grandiosa come
una visione. Potrebbe
parlare,
dei rami.
Arriva nerovestito Giovanni
e l’auto dell’amore pensa Alessia.
Attende, nessuna voce,
uno stormire
ancora esiste.
*
"Arrivo della lettera ad Alessia"

Trepida Alessia alle porte
della luce, fantasia inalbata
ai lieti colli dell’anima.
Bussa il postino per la radura
dell’anima e torna Alessia
felice con la lettera dove ha
scritto: ti amo da lontano.
E in men che non si dica
spicca il passero in volo
a ovest della vita e porta
di pace nel becco il ramoscello.
E’ buon presagio: sorride
Alessia nell’aurora.
*

"Alessia gioca alla vita"

Anelito di Alessia verso la vita
nel giocarla se non è nuotando
esistere. Il panorama dal Parco
Virgiliano ancora esiste fotocopiato
nell’anima sorgiva. Abbeverarsi
a di campagna la sorgente
nell’attraversare oltre il tempo
la primavera di fiori senza nome.
Le frontiere nell’alba, sapore
di vento oltre fantastiche barriere
per l’Eden di Alessia.
E un gabbiano vola nell’estate
non temere, Alessia, dice.
*
Raffaele Piazza

domenica 1 maggio 2016

POESIA = ROBERTO MOSI

"Canto per piazza Bovio"
*
"La città nave"
La risacca si spezza
sulla prua del faro,
le ciminiere liberano a poppa
i fumi dell’altoforno
al centro il lungo ponte
il Corso costellato di torri.

Dalla terrazza dell’albergo
sospesa alta sulla città
respiro l’aria del mare
scorgo l’isola, la linea
rosa dei monti. I gabbiani
saettano striduli dalle ciminiere
alla prua, padroni del cielo.

Marta passerà nel Corso
sul passeggino, da principessa.
Dalla piazza saluteremo
i traghetti e gli errabondi gabbiani
in un girotondo di risa felici.
Sarà il momento per liberare
gli ormeggi della città nave.

"La città libro"
La nave lascia il porto
sfiora il promontorio,
ecco Piombino dal mare
l’immagine di un libro
aperto, dai contrafforti
della Fortezza all’altura
dove si distende la Cittadella
e la casa di Elisa Baciocchi.

La piazza, al centro
oggi è in festa vestita
delle tende bianche
arruffate dal maestrale,
sui banchi uno stormo
di libri con le ali
di ogni colore.

Si levano in volo
leggeri come pensieri
la musica delle storie
il suono della poesia
il fragore delle utopie.
Tracciano nel cielo
le speranze della città libro.

La città lanterna
La sera di fine estate
mi porta sotto l’occhio
rosso del faro, onde lunghe
si frangono sugli scogli
bianche di spume. Il vento
ha mangiato ogni nube.
Sono al centro del mondo
sotto il cielo stellato.

Lanterne di carta
si alzano dalla piazza
raggiungono il cielo
gonfie d’aria, di pensieri
per la stagione che verrà,
navicelle che portano
in volo sogni e desideri.

Si allontanano in fila
al vento teso dello stretto
incrociano le ombre
che lievitano dalla terra
le luci dei paesi sul mare
le navi di passaggio
le luci delle stelle.
****

"La voce del Mediterraneo"

Dove incontri la voce
del Mediterraneo?

Un viaggio ti aspetta,
lascia a casa l’Odissea
l’Eneide, i libri di Braudel
sul respiro della storia.
Da Ancona parte la nave
Igoumenitza Pireo Salonicco
dormi sul ponte sotto le stelle.
Raggiungi a piedi Ouranopolis
sali sulla barca dei pellegrini,
a Kiriès il Diamonitìron (*)
per il Monte Athos.

Prendi il sentiero sul crinale
dei monti della Calcidica.
La sera appare Vatopedi
monastero fortezza
al centro dell’insenatura,
le mura ornate di loggiati.
Varca il portone di bronzo
assisti nella chiesa d’oro
ai canti scintillanti di voci
siediti in silenzio alla mensa
con i fratelli giunti dal mondo.

Raggiungi la solitudine della cella
apri la finestra sull’oscurità
biancheggiante di onde
segui il moto contro la scogliera,
rispondi alla voce del mare.

Sei tu il Mediterraneo.
- (*) Visto d’ingresso

ROBERTO MOSI ----