sabato 25 giugno 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA GRAZIA LENISA

Maria Grazia Lenisa : “Il canzoniere unico” – Ed. Bastogi – 2016 – pagg. 506 - € 35,00
Il ricordo di una poetessa, dal raffinato stile e dalle eccellenti doti di umanità, si concretizza in questo ricchissimo volume , che sostiene e propone l’opera che Maria Grazia Lenisa ( 1935 – 2009 ) ha completato nell’arco che va dal 1998 al 2008. Antologia redatta con cura , nella quale ritornano i testi raffinati , e nella quale compare anche qualche nuovo componimento inedito, testimone di una voce particolarmente personale, che molto spesso ha lasciato ad intendere che la poesia vive dell’attimo stesso in cui viene recitata . La realtà strutturale di tutta l’operazione di ricerca della Lenisa giostra intorno ad una dimensione di fisicità terrena che cerca in tutti i modi di purificarsi nel tentativo del canto , della preghiera , della illuminazione. Il taglio di “invenzione” che decisamente orienta moltissimi componimenti è sostanzialmente originale , nella personale stesura del dettato, ove sensibilità ed intelligenza modellano l’ispirazione. L’esperienza del vissuto compone messaggi che fluiscono con naturalezza in un mosaico di colori capaci di materializzarsi in affascinanti proposte filosofiche. Non mancano i percorsi verso l’amore , un vibrante gioco che rincorre simboli e metafore nella valenza poetica della fiamma che vibra per il battito cardiaco. Ombre anelanti nella fluida massa di parole, che fluttuano nelle zone luminose della psiche e del subconscio , per sostare nelle occasioni di momenti particolari. Non è assente anche la preghiera nella semplice prosecuzione di un discorso puramente etereo , molto spesso ricamato dalla persistenza del dolore umano. Arricchiscono il volume settanta pagine di interventi critici.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 23 giugno 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH DZIEDUSZYKA

Edith Dzieduszycka – “Come se niente fosse” --Fermenti Editrice – 2015 – Roma – pagg. 121 - € 15,00


Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata a Parigi. Ha pubblicato numerosi libri di fotografia, narrativa e poesia, tra i quali “Incontri e scontri”, (Fermenti, 2015).
“Come se niente fosse”, volume preceduto da un’acuta prefazione di Paolo Brogi e da un’introduzione della stessa autrice, è una raccolta scandita nelle sezioni “Interni”, “Esterni” e in una “Conclusione” in prosa.
La poesia moderna, libera totalmente di esprimersi nella forma e nei contenuti, può trattare di tutto, dall’amore alla religione, dall’epica alla storia, dal compianto per una persona cara alla cronaca. Proprio quest’ultima tematica, quella del resoconto su fatti di attualità, è il filo conduttore di questo testo. La Dzieduszycka, nei suoi argomenti trattati nei libri recenti, spazia, dal privato, con la sua connotazione intimistica, all’epigramma che tende alla riflessione solipsistica Così si dimostra poetessa versatile, capace di rinnovarsi completamente di opera in opera, rimanendo sempre coerente con se stessa nella sua impronta stilistica originale, attraverso la sua poetica che è sempre esercizio di conoscenza.
Con “Come se niente fosse” approda ad un genere che esiste fin dall’antichità e che s’inserisce, nel nostro contesto occidentale postmoderno, come specchio, espressione e interpretazione del mare magnum di quanto avviene nel villaggio globale. Sono i mass media, in primis la televisione e poi la radio ed internet, che fanno entrare nelle coscienze, nelle nostre case, numerosissimi episodi, realtà spesso drammatiche e scomode da tutto il mondo, che ci coinvolgono e non ci lasciano indifferenti. Da notare che la ripartizione del testo in Interni ed Esterni fa riferimento, rispettivamente, alle notizie che giungono dal nostro paese e a quelle di portata internazionale..
Edith, tramite la scrittura poetica, è capace di filtrare gli eventi che ci vengono proposti, per raggiungere il loro senso più profondo, fornendo interpretazioni e sublimazioni di fenomeni morali.
Tutte le composizioni sono senza titolo e questo accresce la compattezza dello scritto e crea, pur nelle diversificazioni, una vaga aurea poematica. Stilisticamente le poesie tendono alla verticalità e, nella loro forte eleganza ed icasticità, contengono accensioni e spegnimenti, che si realizzano tramite i numerosi squarci naturalistici in non rari spunti neolirici.
L’ironia, che si rivela in un tono fortemente distaccato, eppure partecipe, sembra essere la cifra essenziale del discorso della poeta. Ella, pur partendo dal turbamento, per eventi come la distruzione di una centrale nucleare in Giappone o l’impiccagione di Saddam, non cade mai in autocompiacimenti. Sa dominare e interiorizzare la materia trattata nella quale predomina il dolore.
Da notare che, anche se la maggior parte dei componimenti ha per oggetto fatti di cronaca, se ne trovano altri che sono delle riflessioni sull’esserci nel tempo e nello spazio dell’io-poetante.
Introduzione è una poesia lunga e corposa, composta da due strofe ed è l’unica non tendente alla verticalità In essa, nella prima parte, predomina nettamente l’aspetto idilliaco nella descrizione di una partenza alla svolta del giorno per monti e vallate e albe neonate. In tale contesto nella sera risuona in lontananza il rintocco ritmato di una campana che conta all’orizzonte ore di armonia.
Ma nel secondo segmento allo sguardo s’impone tutto ciò che è distruzione, sotteso a una pulsione di morte, come rovine ancora fumanti, fili reticolati, muri eretti e cecchini appostati contro bersagli inermi. Sono gli orrori della guerra, condotta da quelli che, nel verso finale, la poeta definisce folli promossi re, presumibilmente i vari dittatori.
Emblematica la poesia dedicata all’evento epocale dell’attentato alle Torri Gemelle a New York dell’undici settembre 2001. Alto e originale l’incipit di questa composizione nel quale è detto che, nonostante le previsioni astrologiche sulla felicità del secolo Acquario, è sceso il lutto sulla terra a causa dello storico accadimento.
Programmatica la prima composizione in Interni nella quale la poeta s’interroga sulla sua scelta degli eventi da trattare, nel tradurli in poesia. Qui afferma che è arduo decidere su quali argomenti soffermarsi e si chiede quali di questi passeranno alla storia e quali cadranno nell’oblio.
Nel brano di chiusura Conclusione l’autrice si sofferma sul tema del male nella Storia, vissuto sulla sua pelle quando, durante la sua infanzia, il padre antifascista fu internato e morì a Mauthausen. Afferma anche di considerare, rileggendo la sua opera, molto deboli i sostantivi e gli aggettivi usati se confrontati con la realtà e si rende conto che tale debolezza deriva da una speranza inconscia di fare scomparire gli errori.
Uno dei pregi delle poesie della raccolta è quello di non cadere mai nella retorica. Pur trasudando dolore i componimenti si aprono spesso ad una speranza. Forse soprattutto per le generazioni future.
*
Raffaele Piazza

lunedì 20 giugno 2016

PREMIO POESIA = PARASIO

CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA
“PARASIO - CITTA’ DI IMPERIA” 2016, 3^ Edizione
Il Circolo Parasio di Imperia indice la terza edizione del Concorso Internazionale di Poesia “Parasio – Città di Imperia” 2016, con il patrocinio della Provincia di Imperia, del Comune di Imperia, del Consolato Generale e Centro di Promozione della Repubblica Argentina (Ministero delle Relazioni Estere e Cultura) e della Scuola di musica “L. Belmonti”, all’insegna del suo costante impegno nella promozione della Cultura a livello nazionale e internazionale, con una giuria completamente rinnovata.
Poesia singola inedita a TEMA LIBERO
Ogni partecipante potrà presentare una poesia a tema libero che dovrà pervenire in tre copie (due anonime e la terza firmata completa di dati anagrafici, numero di telefono, email e breve curriculum) entro, e non oltre, il 31 agosto 2016 (farà fede il timbro postale), da indirizzare a: Concorso Internazionale di Poesia “Parasio – Città di Imperia” 2016 c/o Circolo Parasio, Piazza Pagliari 4, 18100 Imperia (IM).
E’ inoltre richiesto l’invio di una copia della poesia e del breve curriculum in formato elettronico (Word), via email, da inviare a: parasiocultura@gmail.com
Per la partecipazione è previsto un contributo di Euro 15 (quindici) da versare sul conto corrente bancario: Banca Carige Imperia Piazza Serra IBAN IT12A0617510501000000993980 intestato a Circolo Parasio – Imperia.
Copia dell’avvenuto versamento andrà allegata alla lettera d’invio dei testi poetici, assieme all’attestazione firmata che le opere sono frutto esclusivo del proprio ingegno e alla dichiarazione di seguito riportata per il trattamento dei dati personali ai sensi del D. Leg. 196/2003.
Il sottoscritto … esprime il suo libero consenso affinché il titolare e gestore del Premio Internazionale di Poesia “Parasio – Città di Imperia” proceda al trattamento dei suoi dati personali per finalità di archiviazione, lettura e vidimazione dei dattiloscritti inediti forniti in formato cartaceo ed elettronico (Word) alla suddetta manifestazione.
I Lavori pervenuti non saranno restituiti e l’organizzazione non risponde di eventuali disguidi postali o deprecabili plagi.
GIURIA
Ninnj Di Stefano Busà (Presidente)
Giuseppe Benelli (Univ. di Genova)
Davide Rondoni (Univ. di Bologna)
Nazario Pardini (Univ. di Pisa)
Massimo Morasso (Doc., critico letterario, poeta)
Alfonso Vincenzo Mauro (Poeta, traduttore)
Franca Rambaldi (Provv. agli Studi Imperia)
COLLABORATORE DEL CONCORSO
Maurizio Donte (Poeta e scrittore)
COMITATO ORGANIZZATORE
Anna Ansaldi (Segr. Comitato)
Pietro Chersola (Critico)
Enzo Ferrari (Scrittore)
Francesco Lotito (Funz. Biblioteca Civica)
Francesco Milano (Critico)
Sara Rodolao (Scrittrice)
Natalia Shakai (Segr. Rapp. Internazionali)
A insindacabile giudizio della giuria saranno assegnati i seguenti premi:
Al primo classificato Euro 500,00 e diploma di partecipazione
Al secondo classificato Euro 150,00 e diploma di partecipazione
Al terzo classificato Euro 100,00 e diploma di partecipazione
Sono previsti inoltre 7 finalisti di merito con diploma.
I tre vincitori saranno ospiti dell’Organizzazione a cena conviviale con la Giuria in un ristorante tipico di Imperia, offerta dall’Azienda Agricola Il Cascin di Arzeno di Oneglia.
Inoltre ai tre vincitori (e all’eventuale accompagnatore), se residenti fuori provincia di Imperia, sarà offerto il pernottamento con colazione per la sera precedente la cerimonia di premiazione dall’Hotel Robinia e/o dall’Hotel Miramare.
Per i tre vincitori e i sette finalisti di merito, l’Azienda Agricola Il Cascin offrirà altresì una selezione di prodotti alimentari.
La cerimonia di premiazione è prevista nel mese di ottobre del 2016 nella prestigiosa sede di Palazzo Pagliari nel cuore dell’antico Borgo del Parasio.
L’Ente organizzatore si riserva la facoltà di pubblicare a stampa le opere vincitrici e segnalate.
I vincitori dovranno personalmente ritirare il premio assegnato il giorno della premiazione. I premi non ritirati resteranno a disposizione dell’Ente organizzatore.
Per favorire la partecipazione alla cerimonia di premiazione di persone provenienti da fuori provincia, il Circolo Parasio ha stipulato convenzione con strutture alberghiere locali (Hotel Miramare e Hotel Robinia).
Per ogni informazione telefonare al numero 0183 63866 nei giorni di lunedì e giovedì dalle ore 16,30 alle ore 18, o inviare un’email ai seguenti indirizzi: parasiocultura@gmail.com o concorsi@parasioformazione.it
Il Presidente del Circolo Parasio
Giacomo Raineri
Il Presidente della giuria
Prof. Ninnj Di Stefano Busà

sabato 18 giugno 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE

LA ROSA A DUE COLORI PROFUMA
di Giuliana Lucchini---
*
Francesca Lo Bue, IL LIBRO ERRANTE, / EL LIBRO ERRANTE, Edizioni Nuova Cultura, 2013
Si tratta di due libri distinti, cartacei, due volumi che
trasportano ciascuno la medesima lena di poesia, con
l’ansia dell’andare. Due lingue della stessa origine latina.
Alcune poesie stanno in un libro, altre nell’altro, ma in
generale si confrontano, testo a testo, formano la
compagine compatta di un solo procedere del pensiero
poetico nelle parole essenziali. Sembra che una voce
scenda da un unico libro astratto, d’ispirazione eterna,
suggerisca all’orecchio. Come nella citazione di pag. 25:
“già l’aura messaggiera erasi desta”(Torquato Tasso).
Poesia già antica ora moderna, che una donna trascrive,
prefica, dicitrice dell’inesprimibile.
Francesca Lo Bue: molti ormai la conoscono. Di matrice
spagnola, la sua penna trasporta passione nel linguaggio
poetico, sia che scriva in italiano o nella lingua spagnola
che ne informa il carattere.
“Un albero di silenzio radicato nelle ombre della terra,
frutto che acceca in fumo”(cft. “Passione”, pag. 25).
“Un árbol de silencio
enraizado en las ombras de la tierra,
fruto que enseguece en humo” (“Pasión”, pag 16).
Destino involontario. Il sentimento delle parole ne è
guida, conoscenza, fiamma del divenire. Dettato
dell’inconscio.
Chi va in cerca di novità nella scrittura poetica in Italia,
troverà nei testi di questi due libri qualcosa di insolito,
rispetto ai movimenti poetici correnti. La poesia si
esprime in emozione, qualunque sia la lingua, dà
l’impronta del suo essere ‘anima’ in misteriosi lineamenti
individuali offerti alla compagine del mondo.
Nei versi di Francesca Lo Bue si ascolta qualcosa di
diverso dal comune, che sfugge per registri, alto, grave,
musica di contrasti, trombe e corni a turbare l’orchestra,
molta aggettivazione ricorrente per scarti di ossimori
improvvisi, pensiero si fa inseguire ma non raggiungere.
Il “libro errante” può non arrivare a una meta, sbagliare
destinazione, ma sempre continua ad andare perché
quello è il suo compito.
Portatore della lingua. Distillatore di alfabeti.
Cambiano grammatica e sintassi, il lessico in divenire –
Italiano/Spagnolo – ma il ritmo è sempre quello, battente,
fuggente.
“Le lettere, i vocaboli, gli spazi intersillabici, le pause, i
punti, i punti a capo, il ritmo, l’incipit … tutto riporta un
senso, un messaggio, una emozione: è forza di vita che
anela un luogo nello spazio vuoto della pagina” – così è
scritto nella “Prefazione” del libro in italiano.
Resta costante il ritratto intimo dell’Essere unico,
irripetibile, che non si lascia stringere nel pugno.
“E la Regina fuggì nella notte dell’oceano
Fuggì verso la lontananza della storia”.
(cfr. “Il tuo volto multiplo”, pag. 24).
**
Francesca Lo Bue scrive in Italiano e traduce i suoi testi
in Spagnolo, o viceversa. Un lavoro di qualità, di
eccezione, il solo che possa realmente incontrarsi con il
Vero di chi affida alla pagina suoni e significati. Nel
dissidio fra reale e immaginario, si esalta il disegno
ritmico, il gesto rapido delle parole, lo scatto sonoro, il
movimento ‘abrupto’ della mente che inserisce alfabeti di
passo, interviene sui tempi, inscrive esaltazioni e
cedimenti d’immagine linguistica entro i limiti del dettato
psichico. Si allarga nello spazio.
– Vai libro, vai parola, non ti fermare. Trova chi ti
accolga e ti ascolti.
Libro destinato ad andare. Fiaccola del gioco olimpico,
forza di rappresentazione estetica. Opposti di Bene e di
Male bruciano nella sua mano ardente.
…“riapparirai nel tempo di tutti, col libro che scrivesti
nell’aria, / coi tuoi occhi di profeta,/ con le tue mani di
orefice” (cfr. “Il Rabdomante”, retro di copertina).
“… con el libro que escribiste por los aires,
con tus ojos de profeta,
con tus manos de orfebre” (El Rabdomante)
**
Alla ricerca del Luogo di pietra dove sostare, il Libro se
ne va, percorre boschi e giardini, si avventura fra roseti,
viandante o locomotore, cavaliere dell’aria, il vento in
resta, per destinazione di secoli, verso l’avvenire.
La sua Vita si propone simile alla “stele di rosetta”
dell’antichità egizia, inscritta in grafie e linguaggi
diversi, o al“Lapis Niger” del Foro Romano che la
copertina del libro in italiano illustra.
La ricerca non avrà mai fine.
---
"Cercare"
Come fossi lo spirito della lampada
cerco il luogo del Nome e della cima innevata,
cerco nel gioco delle mani la scrittura fatale del tuo destino.
(pag.80, vv.1-3)
"Buscar"
Como si fuera el espíritu de la lámpar
busco el lugar del Nombre en la cima nevada,
busco en el juego de las manos la escritura fatal
de tu destino.
*
GIULIANA LUCCHINI

giovedì 16 giugno 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la luna amica"

Lunare incantesimo, selenica
luce a invadere di ragazza
Alessia di diciotto grammi
la chiostra dell’anima.
Pioggia scesa dagli albereti
di verde su Alessia
nell’interanimarsi con la marea
che sale e il ciclo di Alessia
a sintonizzarsi (luna amica,
fa che non mi lasci).
*

"Alessia nel verde albereto"

Alberi in forma umana
pini e abeti dal verde
gemmante per Alessia,
sul bordo Mediterraneo
da rinominare dove ha
acceso una candela.
Albereto segreto per Alessia
a disegnarsi dove era
già venuta e nel pozzo
d’acque sorgive si specchia
la tinta della luna. Luce
dell’amore nel verde
si spoglia Alessia e non
ha paura.
*

"Alessia e il cielo infiorato"

Attimo nero inchiostro
nel riverberarsi delle
cose del velario della
notte per Alessia infiorata
dalla luna e dalle stelle.
Protettiva natura a cullarla
dove era già venuta
un anno rosa fa. Capodimonte
ad accadere e Osservatorio
sospeso per Marte e Venere.
Luminarie di gioco visibile,
doni nell’elargire di luce
dopo gli occhi chiusi,
e così esiste Alessia.
*

"Di Alessia nuova rigenerazione"

Tempo del caldo nelle fibre
di Alessia nell’uscire nell’azzurro
delle strade. E ride Alessia
come una donna ad angolo
con il mare. Piscina per Alessia
nel nuotare vestita di rosa
nel costume. Poi doccia amniotica
per Alessia e il giardino
specchio frontale per cogliere
un fiore. A poco a poco deterso
è il sudore tra le nuove cose
e il nuovo esame (italiano 2).
*

"Alessia e la rima fiore - amore"

Anima di rima fiore – amore
per incanti di Alessia
(vacanza 2016 nell’isola
verde) (domani con Giovanni
la partenza). Sera precedente
a tagliarsi le vele con un libro
Alessia rosavestita e così esiste.
Mare dal visore finestra contemplato
sottile azzurro a lambire lo spirito,
rigenerarsi entrando nel fiume
con gli occhi.
*

"Alessia e la vegetazione nel parco"

Pomeridiano incantesimo per
Alessia nell’inalvearsi nel Parco,
sentiero di vita elargita da dell’
ossigeno l’invisibilità a piene
mani. Plein – air per Alessia
rosa vestita nel contemplare
degli eucalipti la forma e dei
fiori rosa a entrare negli occhi
e del limone l’albero sotteso
a tersa gioia, il tempo della
palma di speranza. Fino ai
prati del risveglio di Alessia
i pensieri nel coltivare i verdi
con pazienza tra i rosa dei
ciclamini.
*
"Alessia nel sole"

Ad abbronzarsi nel sole Alessia
sul terrazzo polito a San Rocco
di Lucania. Luce ad attraversare
Alessia nel ridere con le cugine,
connivenza nel parlare dei ragazzi.
Piccola donna Alessia nel mostrare
di Giovanni la foto, pari a amuleto
o altro. Mi sono venute, dice Alessia
a Veronica. Avevo paura di portare
in grembo un bambino. Dice Francesca
che festeggeranno stasera.
Squilla di Alessia il telefonino,
è Giovanni. Trasale Alessia e non sa
che dire.
*

"Alessia e il sentiero rosa"

Sentiero nel riflettere polito
di fragola il tramonto
vicino al Parco Virgiliano,
per giungere a di Santo Strato
con la chiesa il borgo.
Percorre il nero dell’auto
di Giovanni a contenere a
due la solitudine nel rinfrescarsi
in acque fredde nel pensiero.
Di Alessia di gazzella agilità
nel del sogno più soave il limbo
nell’interanimarsi
con un bimbo di 4 anni che
la guarda.
Sorride Alessia dove era già
venuta nella quiete immane
poi delle campane l’argento
il suono contro il vuoto.
*

"Alessia nella fontana"

Estate romana per Alessia,
luglio a venirle nell’anima
di 18 grammi. Vede del limone
a entrarle negli occhi
dei frutti il giallo della tinta
a scendere nella pelle
nell’interanimarsi con del
fresco l’azzurro sceso da un
cielo semispento di tramonto,
d’arancia conca. Si spoglia
Alessia nel rimanere in due
pezzi costume e beve del the
il freddo per poi nella fontana
dei desideri gettarsi.
Sente il bene pervaderla
nell’attesa di Giovanni.
*

"Alessia scorge una luce"

Di notte profonda inchiostro
per carte annerare e gettare
poesie per Alessia nel del
letto il lenzuolo sottile, nuda
pari a una ninfa. Scrive nel
diario segreto con mano affilata
spero che non mi lascia
come ha detto Veronica vera
amica.
Sospiro di ragazza Alessa.
E in men che non si dica
vetro di finestra da una luce
bucato (l’aveva sognato Alessia).
Gioia frontale allo specchio
si guarda (sono bella e anche
per questo non mi lascia).
*
Raffaele Piazza

mercoledì 15 giugno 2016

RIVISTA = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - Anno XXV - N° 1 -- gennaio - marzo 2016
Sommario.
La redazione : Ricordo di Angelo Mundula
Elio Andriuoli : A Stonhenge / Indirizzario
Silvano Demarchi : Da bambino / Memorie d'infanzia
HGuido Zavanone : I miei versi / Il tempo
Corrado Calabrò : Verrà l'amore e avrà le tue labbra / Frazione di zero / Senza parole
Enrico Rovegno : Finis / Da Cavi
Recensioni a firma di Elio Andriuoli e Davide Puccini
Opera grafica di Celeste Bruni -
Riferimento : elioandriuoli@alice.it

lunedì 13 giugno 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANLUCA DI STEFANO

Gianluca Di Stefano – "Bianco o rosso, è lo stesso"---Fermenti Editrice – Roma – 2016 – pagg. 85 - € 13,00

Gianluca Di Stefano (Rho – Mi), ha pubblicato, tutti editi da Fermenti, i volumi di poesia I mali del fiore (2004), A passo d’uomo (2005), I segreti del silenzio (2006), Catalèpton (2010). E’ inserito in diverse antologie poetiche. Di narrativa il romanzo I punti di Lagrange (2013).
"Bianco o rosso, è lo stesso" è una raccolta non scandita, che prende il nome da un verso di Fernando Pessoa, tratto da Villeggiatura. Il volume è ben strutturato architettonicamente in un alternarsi di componimenti di diversa estensione e stile; ne comprende uno costituito da distici. I versi brevi o brevissimi di tono assertivo ed epigrammatico sono preceduti da citazioni di autori nostrani o esteri. Altra cifra distintiva è una scrittura icastica, avvertita e ben controllata nella forma ricca di una forte dose d’ironia a volte amara.
In Occhi grossi, occhi buoni viene ricordata l’ostetrica e il poeta neonato che la spinse a dichiarare che la creatura aveva occhi grossi, occhi buoni.
I brani, forniti di titolo, sono connotati da chiarezza e narratività di tono vagamente intellettualistico, del tutto antilirico e antielegiaco.
Emergono episodi che si rifanno ad una dinamica quotidianità, assieme al tema amoroso – erotico come in Eros sorride, in cui il poeta rivolgendosi all’amata le dice che per lui al sapore e all’odore ci pensano le carni e l’invita a sorridere in quanto sta arrivando il suo amante.
La poesia L’amore al tempo del lavoro precario sintetizza il racconto omonimo dello stesso Di Stefano inserito nell’antologia Il quasi nulla, il praticamente tutto (2015, Fermenti).
Sia nella poesia che nel racconto, viene trattato il tema di un amore a prima vista che ha per protagonisti un giovane con scarse risorse finanziarie e problemi di lavoro ed una fascinosa ragazza. I due finiscono con lo sposarsi e vivono la loro passione, fin quando, infatuandosi di un altro, ella lascia il marito.
A volte si evince una nota di ottimismo dalle poesie di Gianluca. Per esempio in Bianca camicia di cotone, nella quale risalta la ripetizione anaforica di datemi all’inizio del primo e del secondo periodo. Il poeta, rivolgendosi ad interlocutori imprecisati, chiede che gli sia data una bianca camicia di cotone fresca e leggera d’appretto e una sera nera calda che non faccia sudare, qualche soldo in tasca e la sua compagna seducente, per conquistare la sua felicità.
Nel dettato dell’autore prevalgono versi luminosi e veloci, eleganti, raffinati e ben cesellati come ne La poesia dice bene nulla.
Nella raccolta, suddivisa in quattordici, parti nelle prime tredici strofe si sviluppano incontri immaginari con autori del passato immersi empaticamente in atmosfere e ambienti che risentono di effetti di una grande suggestione.
Per esempio il Nostro immagina di trascorrere un pomeriggio all’ippodromo con Bukowski a puntare sui cavalli e ad osservare puttane dai culi e dalle tette grosse. Con Borges sogna ad occhi aperti di essere seduto accanto ad una scacchiera immobile, appoggiato alle parole del poeta argentino, rievocando il clima di Aleph.
Sulla società e i suoi meccanismi si esprimono condanne nei confronti della televisione capace di distruggere le migliori menti. A riguardo, Gianluca in Lei c’è sempre elenca una vasta gamma di momenti quotidiani in cui la televisione è onnipresente. Dal risveglio all’amore, dal pranzo al contatto dei figli, fino alle ore del sonno.
Un atteggiamento nichilistico verso l’esistenza sembra essere la concezione radicata dell’io-poetante. Infatti in Solo dopo il cane che serfa, scritta in memoria di Edoardo Sanguineti, Di Stefano, come l’autore del Gruppo ’63, elogia il Nulla. Nell’ultimo verso viene citato il “testamento” lapidario di Sanguineti:-“Non ho creduto in nulla-”. A rafforzare il concetto viene riportata prima del componimento la frase di Goethe:-“Ho puntato tutto sul nulla”.
L’autore sviluppa pure tematiche trasgressive descrivendo coinvolgimenti erotici di una particolarità non solo cerebrale, ma svelata attraverso dettagli sorprendenti, mai banali o qualsiasi.
Una poetica che sottende un atteggiamento attento e intelligente verso la ricerca della sintonia con la realtà, quella del poeta lombardo, sempre in tensione dialettica con il mondo che lo circonda.
Dalla lettura emerge un creatore, riflessivo, carico di stimoli filosofico- umanisti, scaturiti da imprevisti coinvolgimenti.
*
Raffaele Piazza


domenica 12 giugno 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Parole”
Le mie parole hanno il giogo dell’edera,
strette ai rami , irrequiete al vento per ricordi,
cingono la solitudine in quel nodo
che il nostro amore mostrava insaziabile.
Lungo il tempo hanno un palpito delicato
inseguono il rumore della gente
che non conosce la soglia del cielo
e cede all’ombra dei frammenti
tra le ciglia e gli sguardi.
L’orizzonte incide la tua assenza,
che aleggia timorosa indecisa
nell’eterna vendetta dell’infinito.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 10 giugno 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIOVANNI STEFANO SAVINO

Giovanni Stefano Savino : “Versi a bassa voce” – Ed. Gazebo – 2016 – pagg. 164 – s.i.p.
Le illuminazioni , tra l’attesa e la fuga , tra le illusioni e il sussurro , tra la solitudine e il riflesso , scorrono vertiginosamente in questa pagine nuove di Giovanni Stefano Savino , il quale , tenendo fede ad una sua personale ricerca della parola chiude i versi con incantevole fulmineità. Storie o racconti , impressioni o pennellate , immersioni nel quotidiano o fuggevoli appunti di filosofia , sono ordinarie complicità del linguaggio che si sviluppa pagina dopo pagina sia nel senso puro dell’esistenza , sia nel più comune sbocciare del sentimento. “…Cedo/ al tempo che mi resta. Sono stanco:/ abbasso la mia bocca al mio ginocchio./ Graffio il lenzuolo su cui mi riposo/ . E torna un nuovo giorno e nulla porto,/ non invento la vita, la subisco,/ passo la vita con un falso nome.” Comprimere il destino nei silenzi che ci inseguono , sorridere e contemporaneamente pregare , ricucire il gioco delle sillabe per ritrovare il suono indimenticabile dell’endecasillabo, coniugando luminosamente il sublime con l’umile, la testimonianza con l’illusione , la realtà con il contrasto . Nella vertigine allegorica l’avventura letteraria di Savino offre numerosi spunti e delinea una interiorità poliedrica e fantastica , costantemente equilibrata nelle pulsioni.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = VENIERO SCARSELLI

NELL’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DELLA MADRE


1
Oggi il vespro mi coglie qui solo,
a guardia d’una casa abbandonata
in un’ora tanto cara agli dei;
ancora ti ricordo seduta
davanti al nostro pane e al nostro vino
al convito dei miei giovani pensieri,
proprio qui a questo tavolo vecchissimo
che ha rughe e cicatrici quasi umane
e ha conosciuto così tante generazioni
scomparse senza un segno senza un grido
dalla labile memoria degli uomini.
Mi figuro con rispetto e tenerezza
i loro atti semplici e antichi
come in questo pasto frugale:
gli stessi gesti, lo stesso misurato
pensieroso masticare, lo stesso
abbandono all’abbraccio del sonno
nel gran letto di ferro da sposi,
ara del mondo e culla della vita;
appena ieri
anche tu me l’hai consegnato
vuoto e già pronto ad accogliermi,
ma in esso io m’appresto a subire
dal buio delle notti che fuggono
insonne soltanto l’abbraccio
antico del dubbio e del timore.


2
Io solo, ora, resto a vegliare
col lumino davanti a un’immagine
le presenze dei morti che implorano
questa casa così vuota ma che un giorno
fu nido d’anatroccoli impazienti
e poi rifugio cui tornare da lontano
fatti cigni con le ali spezzate.
Ora resto in silenzio a vegliare
accanto ai nostri morti che non parlano,
mentre tutte le caverne della notte
poco a poco si aprono e gli oggetti
esitanti riprendono a muoversi
fra le anime inquiete dei vivi
per farsi lascivamente toccare:
il tavolo, le pentole vuote
appese al muro, gli orologi fermi,
il ritratto dei nonni da sposi,
ognuno con la sua fame d’amore
e la sua piccola speranza, ma le porte
sono chiuse al mondo degli uomini
col pesante coperchio d’un sarcofago;
ad essi è dato solo di udire
il proprio passo fra i vuoti rimbombi
e i lamenti delle stanze, soli echi
d’una casa lasciata morire
che a poco a poco più non vede e più non sente
ed è solo lo specchio di noi
ma che io ho timore di guardare.
Oh, mio amore lontano,
che stasera m’aspettavi fra le braccia
calde e vive del tuo letto umano,
chiamami, ti prego,
avvolgi di forti pensieri
la mia debolezza, fai presto,
prima ch’essa cada prigioniera
di un sonno sinistro pieno d’ombre.


3
Chissà per quanta gente è stato bara
il tuo umile letto di ferro,
nave sfortunata di fantasmi
dove adesso giaccio anch’io con la mia sposa,
ma incapace d’attendere composto
con dignità l’assalto della Morte;
e allora nella stretta del tempo,
come un ragno che ripara la sua tela,
faccio anch’io quell’amore disperato
che si vuole da me, la sola cosa
che conosco per farla retrocedere;
la mia sposa, carne della mia carne,
partorirà con dolore i miei figli
che come me si crederanno immortali
e col loro breve sorso di vita
a loro volta se ne andranno ignari
a riempire le fosse e i colombai,
forse perfino contenti
dei piaceri che la sorte gli ha dato.
Ma come può far retrocedere la Morte
trapiantare questi fragili geni
d’una vita che sfugge a noi stessi
dentro un utero anch’esso di carne
con un atto che chiamiamo d’amore
e che crea altri involucri di carne
senza neanche la speranza che contengano
un’anima a noi somigliante?
Essi forse sono solo estranei
che mai ci apparterranno, altri infelici
obbligati a portarci qualche fiore
il giorno fatidico dei morti
e destinati a scomparire anch’essi
nel vorace pozzo delle specie
mischiati con il fango della terra.
*
VENIERO SCARSELLI - ( 1931 - 2015 )

mercoledì 8 giugno 2016

PREMIO DI POESIA = SANT'ANASTASIA

Il Comune di Sant'Anastasia (Napoli) indice e promuove la XIV Edizione 2016 del Premio Nazionale di Poesia "Città di Sant'Anastasia", avvalendosi dell'Organizzazione e Direzione Artistica dell’Associazione “IncontrArci” di Sant’Anastasia - Circolo Letterario Anastasiano. Al concorso potranno partecipare tutti i poeti residenti in Italia o all’estero, purché i testi siano in lingua italiana.
Il Concorso gode del Patrocinio del Comune di Sant'Anastasia (evento istituzionalizzato).

Regolamento

E' possibile partecipare alla XIV Edizione 2016 del Concorso Nazionale di Poesia "Città di Sant'Anastasia" inviando 3 (tre) poesie in lingua italiana a tema libero, di lunghezza non superiore ai 50 versi ciascuna, in 6 copie, di cui una soltanto completa di generalità, data di nascita, recapiti telefonici ed e-mail, e di una dichiarazione firmata in calce che ne attesti la paternità. E' gradito breve curriculum.
I componimenti presentati possono essere già editi (in questo caso riportare in calce alla copia originale il titolo del libro da cui è stata tratta la poesia, la Casa Editrice, l'anno di pubblicazione) oppure inediti. Possono inoltre essere già stati premiati in altri concorsi.

Si richiede un contributo per spese organizzative di Euro 10 (dieci) da versare su c.c.p. nr. 63401236 intestato all’Associazione “IncontrArci”, con causale: Premio di poesia Città di Sant’Anastasia XIV Edizione. Fotocopia del versamento dovrà necessariamente essere allegata agli elaborati.

Verranno assegnati i seguenti premi:
 1° premio: targa personalizzata, diploma con motivazione, libri e/o oggetti dell'artigianato locale, gettone di presenza di euro 400.
 2° premio: targa personalizzata, diploma con motivazione, libri e/o oggetti dell'artigianato locale, gettone di presenza di euro 250.
 3° premio: targa personalizzata, diploma con motivazione, libri e/o oggetti dell'artigianato locale.

A discrezione della Giuria potrà inoltre essere premiata:

 la migliore poesia ispirata al tema "ambiente e territorio vesuviano";
 la migliore poesia di un Autore giovane (fino a 23 anni);
 la migliore poesia di un Autore residente in Campania.

Saranno infine attribuite, nel rispetto della classifica generale, e a discrezione della Giuria, menzioni di merito, segnalazioni e attestati di partecipazione.

I plichi dovranno essere spediti unicamente al seguente indirizzo: SEGRETERIA DEL PREMIO NAZIONALE DI POESIA “CITTA’ DI SANT’ANASTASIA”, PRESSO SIG. GIUSEPPE VETROMILE, VIA GIOVANNI BOCCACCIO 5, 80048 MADONNA DELL’ARCO (Napoli), entro il 31 ottobre 2016. Si prega caldamente di evitare le raccomandate. E' possibile l’invio per posta elettronica all’indirizzo circolo-lett-anastasiano@hotmail.it In questo caso si dovrà allegare anche la fotocopia dell’avvenuto versamento, oppure indicarne gli estremi.
Gli elaborati non saranno restituiti. L’Organizzazione non risponde di eventuali disguidi postali o mancati recapiti.

I nomi dei componenti della Commissione esaminatrice, il cui giudizio è insindacabile e inappellabile, verranno resi noti il giorno della premiazione, che si terrà in Sant'Anastasia in giorno e luogo da stabilirsi (comunque entro l'anno 2016). I risultati saranno resi noti a tutti i partecipanti tramite posta elettronica e pubblicati in rete. I premi dovranno essere ritirati direttamente dagli interessati. Soltanto in caso di seria e comprovata indisponibilità, è ammessa la delega per iscritto. In caso contrario, i premi non verranno consegnati né spediti. I premi in denaro, essendo legati alla presenza, verranno consegnati solo ed esclusivamente al vincitore se presente alla cerimonia di premiazione, mentre con delega è possibile il ritiro, da parte del vincitore, della targa, del diploma e di quant'altro previsto.
Ai sensi dell'art. 10 della L. 675/96, si assicura che i dati personali relativi ai partecipanti saranno utilizzati unicamente ai fini del Concorso.
Per eventuali informazioni, è disponibile la Segreteria (081.5301386 ore serali); e-mail: circolo-lett-anastasiano@hotmail.it.

RIVISTA = I FIORI DEL MALE

" I FIORI DEL MALE " - MAGGIO-AGOSTO 2016
sommario :
- LETTERATURE:
Roberto Maria Siena : Intervista impossibile ad Albertine
Fausta G. Le Piane : Guy De Maupassante e l'isola della Venere
Sabino Caronia : Tutto Fiore in un solo volume
Paolo Carlucci : Il comico inquietante per Rosalma Salina Borello
Daniela Quieti : Archiloco e la coscienza del se
Ninnj Di Stefano Busà : L'evoluzione delle forme poetiche
Merys Rizzo : Appunti "rubrica"
Francesco Dell'Apa : Il teatro nell'Atene del V secolo
Paolo Ruffilli : Ruffilli intervista Giano Corte Moschin
Plinio Perilli : A Valentino Zeichen
Pasquale Balestriere : Il cuore e il canto di Antonio Coppola
Giuliana Lucchini : La fiamma interiore in Rina Sara Virgillito
Paolo Carlucci : Biografia umana del Triestino Roberto Pagn
Leopoldo Attolico : Và Pensier
Roberto Pagan : Rubrica Cronache dal Nord est , Leopardi a Trieste con Virgilio Giotti
Giuliana Lucchini : Poesia : Fiori del male
Andrea Bucci : I Diritti Sociali secondo John Stuart Mill
Annalisa Colle Forlin : Censura (racconto)
- POESIA:
Francesca Lo Bue
Chrisa Loulopoulou
Antonietta Gnerre
Domenico Cara
Raffaele Piazza
Antonio Spagnuolo
Simone Consorti
- SCAFFALE
recensioni a firma di Andrea Mariotti,Raffaele Piazza, Francesco Dell'apa, Sabino Caronia ,Daniela Quieti, Antonio Coppola , Paolo Carlucci.

martedì 7 giugno 2016

INTERVENTO SU POESIE IN FERMENTI 244

Considerazioni sulle poesie facenti parte del n. 244 (2016) di “Fermenti”.
(“Non ci coinvolse lo spettacolo” di Liliana Ugolini, “La rimozione” di Maria Pia Argentieri e “Ora allora ancora” di Eleonora Bellini).
*
Poesia

Molto ricco per numero di pagine e con un sommario molto articolato il numero 244 di “Fermenti”, rivista a carattere culturale, informativo, d’attualità e costume, pubblicata in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma, diretta da Velio Carratoni.
In questa sede ci soffermiamo sulla sezione poesia, in particolare su “Non ci coinvolse lo spettacolo” di Liliana Ugolini, “La rimozione” di Maria Pia Argentieri, “Ora allora ancora” di Eleonora Bellini.

“Non ci coinvolse lo spettacolo” di Liliana Ugolini, nata a Firenze dove vive, è una serie di sei poesie, tutte senza titolo. Interessante la prima che si potrebbe considerare eponima rispetto al nome della sequenza. In essa si fa riferimento ad un’esibizione della quale vengono detti pochi particolari e che risulta complessivamente essere indeterminata, indefinita.
Nel componimento si realizza un’atmosfera di vaga bellezza, sospensione e magia, con una grande varietà di tematiche e toni. Spicca nella composizione l’eleganza del dettato, costituito da molte frasi che procedono per accumulo. La struttura è controllata e ben coordinata.
Dalla descrizione sembrerebbe trattarsi di uno spettacolo teatrale a partire dall’incipit:-“Un rituale andirivieni/ sul fondo dissordante musicale”. Poi la poeta afferma che non vide che occhi spenti e facce smorte e sembra essere pervasa da una forte disarmonia rispetto all’ambiente che la circonda. Il ritmo è incalzante e si crea una certa musicalità nel sovrapporsi di versi eterogenei per lunghezza.
Si realizza un controsenso nella parte finale quando è detto che, nonostante lo spettacolo non avesse coinvolto, il fine era raggiunto. E così dopo la rappresentazione si diviene liberi di andare (dove?) e si fa avanti la figura arcana di una Gina lavandaia, personaggio riferito ad altri tempi.
Spesso domina una vena anarchica che sfiora l’alogico, con l’avvicendarsi di versi che, nel loro insieme, si realizzano con accensioni e spegnimenti fulminanti. Il senso di mistero si accentua anche per la mancanza dei titoli. e viene detto il tempo, al cui cospetto si sta con occhi bendati.
Nonostante le apparenze si evidenzia un accentuato controllo stilistico e si respira un vago senso neo orfico. Bella la poesia sull’ape che danza la comunicazione in linguaggi comprensibili. Si potrebbe dire che è l’ape stessa nelle traiettorie del suo volare a scrivere i versi e viene detta la storia che travalica sogni e bisogni;. Questa è una poesia descrittiva che si potrebbe definire in terza persona.
Invece nella quarta poesia a esprimersi è l’io – poetante che risulta essere molto autocentrato e viene confermato il tono oscuro, complesso, che è il comune denominatore di ognuna delle composizioni. Nel componimento numero 4 colpisce l’incipit icastico:-“Ho rallentato il passo ed il respiro/ fino a fermarmi immobile/ mentre il caos impazza”-. Chi scrive qui vive un interanimarsi con la natura, una natura che supera i suoi limiti quando si accenna alle bacche che spingono i tronchi fino all’esplosione.
Una tensione verso il sogno e l’indicibile si esprime nella quinta opera che è forse la più alta. Qui protagonista si fa la storia detta in modo metafisico perché definita infinita nel suo ritornare sbucata dalle membra di un anfratto nella piantina precoce dal futuro ignaro. Viene così toccato il tema dell’eterno ritorno.
Poetica che ha come cifra essenziale la lucidità e l’intelligenza, quella della Ugolini, che, attraverso dati sensibili, raggiunge una forte valenza icastica. Coglie nel segno la varietà dei temi affrontati con originalità e con strumenti molto consapevoli e versatili.
Non manca una vena ludica, espressa con rara maestria, derivante dalla forte coscienza letteraria, dalla consapevolezza dell’autrice del suo fare poesia.
“La rimozione” di Maria Pia Argentieri, nata a Roma, è una sequenza formata da otto parti, situate in un’unica pagina. Poetica intellettualistica quella dell’autrice a partire dal titolo, che dimostra i suoi intenti. Per la psicoanalisi la rimozione è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri e residui mnestici.
Sono proprio immaginazioni, situazioni e persone rimosse che divengono la materia della poetica dell’Argentieri in questa sua prova. Dall’inconscio riaffiorano immagini che si fanno poesia, sfiorando spesso l’alogico. Nella scrittura si delinea una fortissima densità metaforica e sinestesica e i versi si strutturano sulla pagina in modo anarchico.
I sintagmi nel loro fluire hanno una forte musicalità e ritmicità e producono una melodia incantatoria di forte suggestione. Il tono è didascalico ed è difficile cogliere il senso detto nelle strofe per lo stile oscuro e criptico.
Interessante il breve distico iniziale:-“La Rimozione salva/ la Rimozione perde…”- Da questi due versi si può evincere che per l’autrice la rimozione stessa ha una natura ambivalente, positiva e negativa.
Da mettere in rilievo la scelta di Maria Pia di scrivere la parola rimozione con la r maiuscola, elemento che crea ridondanza a livello semantico.
Prevale il tema del male detto in modo indefinito e in molte maniere. Infatti si parla di inganni e mente pavida, della guerra in Cambogia e in Vietnam, di rimorsi e dello specchio inesorabile riflesso della rimozione stessa.
Nell’ultima strofa, a sorpresa, l’atmosfera che sottende i versi si fa meno cupa, quasi serena. Infatti qui si parla del risveglio che ci sarà ai rintocchi della campana, quando non resterà che scegliere tra la veglia o un altro sonno, tra l’acqua sorgiva o una dose di buon whisky.
Cifra intellettualistica, tendente al notturno e all’indefinito, tra accensioni e spegnimenti quella dell’Argentieri.
La brevissima silloge “Ora allora ancora” di Eleonora Bellini è suddivisa in due parti: “Compianto sui figli perduti” e “Baluardi”. Nella prima sezione è affrontato il tema attualissimo e doloroso dell’accoglienza in Europa dei profughi siriani fuggiti dalla guerra.
La poeta mostra con molta lungimiranza un atteggiamento di pietà e non di pietismo verso i bambini annegati e la loro morte viene detta con dolcezza e il dolore è controllato e senza autocompiacimenti o retorica: “…/ancora e ancora approdano tra fiori/ d’alga e gusci di conchiglie…”, “…Li veglia/ l’argento della luna/…”.
I versi sono avvolti da una musicalità cantilenante, procedono per accumulo e l’aggettivazione è frequente. Presentano una struttura geometrica con un’alternanza di cinque serie di sezioni formate da due strofe, la prima con l’incipit “Bambini”, la seconda con O vocativo all’inizio.
I bambini morti sono visti con un sentimento materno in quanto sono definiti figli. Inoltre sono paragonati ai nipotini occidentali della poeta che sul divano sillabano una filastrocca e forse si addormentano. Visionarietà e narratività nel tessuto linguistico della Bellini in una vena affabulante sono cifra essenziale del linguaggio
Si delinea una notevole musicalità, raggiunta attraverso un ritmo serrato e sincopato nei versi armonici connotati da chiarezza e leggerezza.
La sequenza “Baluardi” è suddivisa in tre segmenti: “Ora, allora e ancora”. I versi sono articolati e fluidi nella loro scorrevolezza e nel primo segmento incontriamo una suggestiva raffigurazione di un paesaggio alpino non priva di numinosità. Viene detto un ambiente brullo, privo di neve nella siccità, che si potrebbe definire nevaio in un’atmosfera di limbo, in una natura nella quale i ghiacciai del Monte Rosa non risplendono nell’innegabile fascino dell’alta montagna.
Allora e ancora sono entrambi costituiti da due strofe e sembrano avere una certa autonomia rispetto al primo segmento: si tratta di due parti intellettualistiche e protagonista in esse è la storia.
Una storia che non insegna, che non è maestra di vita, come affermano i due misteriosi protagonisti agnostici che scendono a valle lungo la strada provinciale costellata da capannoni e centri commerciali.
Viene espresso un argomento di carattere sociale e politico perché è riportato che, dopo la caduta del muro di Berlino, sono sorte tante altre muraglie munite contro il povero e contro lo straniero in un’aura di silenzio che diviene simbolo del male.
I due agnostici, dei quali ogni riferimento rimane taciuto, nel loro dubbio, incarnano anche il tema religioso. C’è una venatura di sospensione nelle descrizioni di Eleonora che si armonizzano bene con le riflessioni sulla storia.
Nell’ultima strofa in corsivo viene fatto un accenno ad un avvenimento del 2015 che s’inserisce nel contesto della guerra tra Israeliani e Palestinesi. Le ruspe israeliane infatti sradicano ulivi centenari per fare strada ad un muro, la cui edificazione fece perdere i campi a cinquantotto famiglie palestinesi.
Del tutto originali i componimenti della Bellini, che esprime una poetica civile con uno sguardo su avvenimenti della politica internazionale. Il tessuto linguistico presenta spesso accensioni e spegnimenti neolirici nelle descrizioni naturalistiche molto intense e sentite.
*
Raffaele Piazza

lunedì 6 giugno 2016

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia in villa comunale"

Pomeridiano incantesimo, per
Alessia tra degli alberi l’ossigeno
nella villa comunale. L’ippocastano,
il ficus, l’eucalipto e quelli
da rinominare. Meraviglia a
entrare negli occhi di ragazza
tra piante di trecento anni e
quella dai fiori rossi misteriosa.
Vede Alessia un cane spontaneo
ricomponendosi l’affresco e
Giovanni blu vestito giungere
veloce e sorridente nell’anima.
*

"Alessia e la scommessa vinta"

Serale incanto di spiaggia
di sabbia bagnata granelli
infiniti, impronte da Alessia
impresse per chi vuole cercarla.
Verrà Giovanni e troverà le
orme sorgive e cercherà adiacente
alla riva il campo di grano
per l’amore. Attimi di limbo
per Alessia infiorata di stelle,
pace nel fidanzamento e berrà
delle sorgenti l’azzurro acquoreo
e vincerà con il destino la
scommessa scritta nel file segreto
dell’anima.
*

"Alessia disegna la vita rosa"

Sera di tramonto rosa per ragazza
Alessia. Solitudine a due con
Giovanni, partiti gli amici pari
a rondini migrate per l’Africa.
Attenta alla linea cielomare
Alessia la margherita sfoglia
sulla soglia del disegno della vita
in forma di stella, nell’avverarsi
del presagio fortunato. Guarda
nelle lune degli occhi l’amato,
ansia a stellarla e legge il bene.
Poi si spoglia nell’auto dell’
amore
*

Raffaele Piazza

INTERVENTO SU POESIE DI FERMENTI 244

Considerazioni sulle poesie facenti parte del n. 244 (2016) di “Fermenti”.
( Sinapsi della mente di Ariodante Marianni e Tradiombra di Bruno Conte).
*
Poesia
*
Molto ricco per numero di pagine e con un sommario molto articolato il numero 244 di “Fermenti”, rivista a carattere culturale, informativo, d’attualità e costume, pubblicata in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma, diretta da Velio Carratoni,
In questa sede ci soffermiamo sulla sezione poesia, in particolare su Sinapsi della mente di Ariodante Marianni, Tradiombra di Bruno Conte, Non ci coinvolse lo spettacolo di Liliana Ugolini, La rimozione di Maria Pia Argentieri, Ora allora ancora di Eleonora Bellini.

Sinapsi della mente di Ariodante Marianni, nato a Napoli, (1922 – 2007) comprende tre brevi liriche che, come scrive nella nota Eleonora Bellini, sono tratte da cartellette di appunti inediti di Marianni, già scelti dal poeta allo scopo di selezionare poesie destinate ad una revisione prima della pubblicazione, e datano ai primi anni del nostro millennio.
Si tratta di tre componimenti raffinati e ben cesellati, veloci e luminosi nella loro icasticità e leggerezza.. La forma è elegante e il dettato ben controllato,
Si evincono chiarezza e nitore nello stile neolirico del poeta, le cui composizioni sono connotate da una forte linearità dell’incanto.
In Nell’eternità Marianni considera il tempo della sua vita dal principio alla fine come inserito nell’infinito, in una ricerca del senso dell’esistere. Le poesie sono concentrate, compatte e ben risolte a livello stilistico e nella chiusa è bellissima la sinestesia: :-“ …e il mare a occidente/ è fuso metallo luminoso.”-.
Sono presenti il tema del tempo e quello della luce. In Cerco di catturare c’è un tu, presumibilmente femminile, al quale il poeta si rivolge dicendo che vuole catturarne l’immagine che scolora mentre le sue sinapsi della mente si surriscaldano.
Difficile è trovare la via è formata da due distici, nei quali vengono formulate due domande e da una quartina irregolare. Riuscita ed efficace in questo componimento l’espressione surgelare l’istante, mentre il poeta si chiede chi sia capace di leggere i segni e chi sappia pensare l’impensabile. Esprimendo una vena tout-court filosofica Ariodante afferma che è difficile trovare la via e più difficile ancora percorrerla una volta trovata.
Un’esperienza felice quella della scrittura in questi testi di Ariodante, poeta che prediligeva il tema del labirinto a livello poetico e anche figurativo.
Tradiombra di Bruno Conte, nato a Roma, è un’immagine figurativa, di carattere astratto metafisico, unita ad una serie di sedici frammenti poetici con lo stesso titolo, tutti in ininterrotta sequenza, tranne il quinto che è formato da tre periodi.
Poetica concettuale quella di Conte, sia a livello pittorico, sia sul piano della scrittura. Il disegno di Bruno in bianco e nero rappresenta sei riquadri di forma rettangolare aperti in basso, disposti in due serie di tre sovrapposte. Nella prima struttura è inserita la metà di un volto bianco con gli occhi e la bocca chiusi, mentre dal lato destro della sesta configurazione si sporge un viso scuro con la bocca e gli occhi aperti, atteggiato in una smorfia di rabbia o stupore.
Intorno ai rettangoli aleggiano trattini neri che potrebbero essere letti come gocce di pioggia che battono su una finestra. Nella sequenza, osservando le finestre nel loro ordine, sembra quasi di scorgere sei fotogrammi di una pellicola cinematografica che delineano il movimento di un viso con una bocca e due occhi nel loro schiudersi.
E’evocato un senso di mistero e magia nei versi di Conte in Tradiombra: già il titolo pare evidenziare, nell’unione di due parole, la presenza di un’ombra sfuggente che tradisce, appunto, un’ombra untuosa come viene definita nel primo segmento.
Non dimentichiamo che da Jung l’ombra viene identificata come l’insieme delle funzioni e degli atteggiamenti non sviluppati della personalità. Quindi la stessa ombra può essere considerata come qualcosa di oscuro, di inconscio, che deve essere riportato alla coscienza, alla luce.
In effetti, rispetto a quanto si è detto, le poesie di Conte sembrano essere il precipitato di una forma che emerge in superficie, scaturendo da remotissime profondità, per il loro forte contenuto alogico.
Un chiaroscuro anche morale emerge dalle opere testuali dell’artista e non manca, come alternativa, la luce detta in maniera pessimistica e dolorosa:-“desolata luce/ svelata ombra inversa…”-. Anche il tema del sogno viene affrontato in un bellissimo segmento:-“La foglia/ raccolta nel sogno/ diviene fossile/ nella roccia del giorno”-. Qui il dato naturalistico foglia, nel suo essere sognata, si condensa nel risveglio, fino a farsi fossile, una vita che diviene morte.
Pure la tematica del tempo viene inserita da Conte quando in una poesia angosciante viene detta l’attesa in una sala con le ore che si gonfiano e i minuti che pregano nel proprio cuore senza tinta.
Magia evocativa e sospensione caratterizzano Tradiombra che raggiunge un’altissima icasticità anche per l’intersecarsi produttivo delle due linee espressive con una venatura di neo orfismo.
Un poiein tout-court antilirico e antielegiaco, quello dell’autore, connotato da una cifra intellettualistica in un percorso che si fa pieno di senso dall’informale al formale, come un sogno che venga interpretato.
Non manca un riferimento mistico quando viene detta, sempre tra oscurità e luminosità una figura divina che benedice disegnata dal terremoto. Visionarietà in quello che può considerarsi tout-court un esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza

venerdì 3 giugno 2016

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIANA LUCCHINI

Giuliana Lucchini – "Solas Luce"-- LC Poesia – Roma – 2016 – pagg. 89

Giuliana Lucchini si dedica alla poesia con testi, traduzioni, note critiche, recensioni, saggi. Fra i suoi ultimi libri di poesia, “Non morire mai” (2011), “Donde hay musica” (2012), “Amare” (2013), “Della perdita dell’ala” (2016).
“Solitudine della luce/ La Luce è Dio/ Devi bruciare per averla”. Questi sono i tre versi della Lucchini che precedono la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede. Versi di natura programmatica che sottendono la tematica del misticismo, che è presente nell’ultima produzione dell’autrice. Una religiosità cristiana strettamente interanimata con il discorso poetico di Giuliana, per giungere alla felicità tramite l’Amore con la a maiuscola, per Dio, per se stessi e gli altri.
Non siamo creature ma persone amate da Dio stesso, se pratichiamo la poesia come mezzo salvifico (da considerarsi le figure emblematiche di Dante, Petrarca, John Donne), e questo Giuliana lo sa perfettamente avendo intitolato una sua precedente raccolta “Amare”..
Non solo… gli Angeli esistono e ci vengono incontro per indicarci la via del bene, che è quella che porta alla gioia. Il discorso è sotteso alla Fede, non dogmatica della Chiesa, ma a quella autentica. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza, esiste l’Aldilà, l’anima di ogni essere è immortale e la vita terrena è un breve passaggio anche per chi ha la grazia di vivere cento anni. Tutto inizia con il peccato originale, se no saremmo già immortali come esseri umani. Dio non ha creato la morte (Sapienza).
Fatta questa premessa dobbiamo considerare che Solas Luce (e Solas significa Luce in lingua gaelica) è una raccolta composita architettonicamente scandita nelle seguenti sezioni: Sfumature di bianco, Luci di lutto, Colori tre definizioni che si riallacciano al discorso sul misticismo in poesia suddetto. Il bianco sfumato, la morte, i colori che Dio ha creato negli infiniti paesaggi e galassie sono il limite da oltrepassare se siamo convinti, contrariamente a Nietzsche, che Dio non è morto (del resto se era Dio non poteva morire) e che esistono fenomeni morali sottesi alla legge di Dio stesso e ai 10 Comandamenti.
Con accensioni e spegnimenti continui, seguendo un tessuto linguistico icastico, luminoso, leggero, densissimo a livello metaforico e sinestesico, la poeta costruisce con il mezzo della parola un inno alla vita ottimistico anche se, come ha scritto San Giovanni Evangelista gli uomini vollero le tenebre piuttosto che la luce stessa.
Ma la luce esiste e Giuliana lo sa. Niente falsi moralismi o ipocrisie anche della Chiesa Cattolica, arretrata, ipocrita e sessuofobica nel suo catechismo. Il vero bene è un’altra cosa. Bisogna amare la natura perché l’uomo stesso è natura e non è superiore a se stesso.
“L’albero s’agita,/ non si muove di un passo tuttavia”, scrive la Lucchini. Aggiungiamo: “Sarebbe bello se un albero potesse parlare”, per dirla con Ponge.
Tutto è sotteso pienamente ad una visione mirabile del parallelismo etico- estetico, che si fa esercizio di conoscenza e, ovviamente il discorso sulla bellezza può essere apprezzato anche da chi crede nel nulla.
*
Raffaele Piazza

giovedì 2 giugno 2016

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"CAMALEONTI"
*
Il tuo profilo insegue quei colori
che la chioma disperde.
Rincorrere di squarci
per lontanare illusioni
ed occhieggiare venature sospese,
effigiate nelle scisse, a sigillo
di furiosi ruggiti.
Hai sinapsi lente per il beffardo disincanto.
Nel cinabro rinchiudi il balsamo
dei raggi, un azzardo veloce
che traghetta la pelle furiosamente
e cancella indocile la castità dello sguardo.
E' taciuto ciò che resta
nell'attesa di sillabe già ferme
oltre la tua sembianza.
Tormento incandescente
l'umido sorriso che sospetti.
*
ANTONIO SPAGNUOLO