giovedì 30 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = STEFANO BALDINU


**Stefano Baldinu: “Storie” – Ed. Centro culturale l’Ortica – 2023 – pag. 38 – s.i.p.
Stefano insiste, con la sua appassionata diligenza, nel ricamare un susseguirsi ininterrotto di immagini e profili, riflessioni e aforismi, folgorazioni e morbidi calchi, che fanno del racconto lo scrigno prezioso di un rapimento.
Le dimensioni del tempo incombono in ogni componimento, volendo trasportare il lettore sull’onda variegata dei sentimenti, fra le delicatezze dell’amore e le incisioni della corrosione corporale, fra l’abbecedario delle storie personali e le ombre dense dell’assenza.
“Ora che la primavera è un’immersione/ di atomi di luce fra i fiordi della mia pelle/ non c’è nulla di male a rimanere per un istante eterno/ più che immobili sul limitare della penombra/ mentre il nastro della memoria ha il sapore/ delle corse a perdifiato, la nostalgia delle origini.”
Nei suoi versi si attraversa in un solo baleno l’arco degli anni che sono trascorsi, consapevolmente articolati tra gridi e suoni, che hanno inciso il loro taglio e che idealmente propongono un futuro nell’incertezza dell’infinito.
Anche il dettato ricuce questa tensione irrisolta in ogni suo ritmo, fino ai limiti, ai confini di un assoluto che cerca di rendere dicibile anche l’indicibile.
“Ogni notte assopirsi è giocare d’azzardo con l’eternità. / E sarà per questo che al mattino il cuore ha un battito in più/ a dissolvere le nubi per assaporare gli sitanti che Dio ancora mi concede.”
Presenza e vuoto fanno eco alle parole sussurrate, rimandando al senso del determinato e dell’astratto, per giocare con qualche metafora e per scolpire un respiro filosofico che possa accompagnare tra le connessioni dell’assoluto.
Ogni pagina diventa quindi per il poeta un intarsio “fra l’oscillazione di un segno di croce e il respiro/ di un amen appena accennato in una liturgia di acrobazie incomplete.”
E’ chiaro che egli naviga in una speculare e plasmabile istanza del metafisico, ricucendo “uno strappo di luci nel cielo alla timidezza delle dita”, “in un equilibrio incerto fra la diagnosi e l’angoscia”, e questo quando il nulla non finisce mai e rifiuta ogni limitazione ed ogni determinazione.
Stefano Baldinu non cerca un messaggio ben preciso, ma scompone la “storia” per “riordinare” gli ormeggi della irradiazione del simbolo, anche quando il cristallo diventa buio e un flutto incerto accompagna gli impulsi del subconscio.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 29 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = EVARISTO SEGHETTA


**Evaristo Seghetta: “Il geranio sopra la cantina” - Ed. Puntoacapo – 2023 – pagg.114 - € 16,00
* L’impatto con la tela, dove vengono armoniosamente ricamati i policromatici tocchi della pittura, snodando fluide immagini che impegnano lo sguardo del poeta, diventa nel rincorrersi dei versi un immediato ed efficace ricamo miscelato elegantemente alla capacità evocativa.
“La poesia di Evaristo Seghetta, - scrive Francesco Ricci in prefazione- è una poesia prima della fine, non dopo la fine, una poesia, dunque, che non esibisce la resa, ma immagina e inventa la resistenza. L’infanzia e la primissima adolescenza, la bellezza, specie quella naturale, l’amore, l’amicizia restano varchi ancora aperti che lasciano entrare qualcosa di radicalmente altro rispetto all’impoeticità – la non-grazia di una condizione emotiva ed esistenziale contraddistinta dal noto, dal seriale, dallo scontato, dall’inautentico, dall’imposto.”
La capacità evocativa si manifesta con garbo tra le pagine intessute dai vari temi, trattati con delicatezza o a volte con l’impeto di un grido. Anche le illusioni ritornano nel ricordo per riaffiorare spesso in una dolente preparazione verso il divenire.
Seghetta si abbandona allo sguardo che sfiora “il geranio sopra la cantina”, mentre la fanciulla dalle labbra rosso rubino accarezza con celata passione.
O insiste nel programmare il da farsi perché: “Abbiamo sempre un vuoto da colmare/ con la sabbia le buche sul percorso/ con il vino quelle aperte sul cuore./ Si riempie la notte di tante stelle/ e se sono più deboli del sole/ la loro luce brilla e non vacilla.”
L’interpretazione del vissuto per il poeta quasi sempre lievita sulle parole, e l’emozione dell’attimo divino avviluppa il pensiero in un susseguirsi di metafore che bene tratteggiano il simbolo. “Siamo pagine bianche, da scrivere, / sul retro solo storie scolorite,/ pezzetti di noi stessi che stentiamo/ a ricomporre, lasciati fluire/ nel vortice del tempo, alla spirale/ del dimenticare e dei sogni infranti.”
Il sentire si fa sempre più intenso nello scontro con la realtà quotidiana, esplodendo in una energia che smuove figure e passioni, gesti e accadimenti, speranze e disillusioni, molteplicità e solitudine, matrice mistica e i puntini dell’immutabile, in quell’atmosfera che la memoria fornisce e definisce un colore tiranno. Le particolari descrizioni che incontriamo in alcuni testi ci mostrano, con sobri fraseggi, quadretti di vita candida, trascorsa senza malizia e tinteggiata da un fantasioso dipanare di lampeggi, ben equilibrati dal bagaglio ideologico dell’autore.
Lo spazio ed il tempo non conoscono limiti ed un’ingenua preghiera ricerca allora la probabile relazione tra il nulla e l’essere.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 28 novembre 2023

POESIA = MICHELA RICCHIUTI


"Sigari"
Mi lasci sul comodino
della camera da letto
e poi ti fumi un sigaro
che sa di amaro.
-
Sono un libro che hai già letto,
dalle pagine giallastre,
che però, in fondo,
non hai mai compreso:
veloci correvano le scritte,
lentamente camminava il tuo cuore.
-
Mi ha colpito, di te
che fumassi solo sigari cubani,
Ti ha colpito, di me
che non sapessi dove andare.
**
"Divorata"
Urlare
fino a sentire le corde spezzarsi,
vibrare, graffiarsi
-
per poi cacciare
a pieni polmoni anche l'anima
osservarla avvolgermi
prima di rompersi
-
La guardo negli occhi,
le chiedo che cerchi
da sola a vagare senza una meta
-
e non ha ragioni,
non ne ha ragione,
ricambia il mio sguardo,
sorride e scompare.
-
Entrambe sappiamo che tornerà
è un gioco che tanto le piace giocare
e ormai ne conosco ogni singola parte
-
Mi agito e fugge
perchè cerca altro
qualcosa di grande
così da rompersi,
-
così da sfamarsi
che io non le basto
di me resta poco
-
E ha sempre più fame.
**
"Il giardino"
Beato chi, di notte, ti sfiora
e accarezza ogni tuo singolo petalo,
beato chi, di giorno, ti bacia,
e imprime sulla tua fronte
piccoli e rosei boccioli.
Beata la luce che emetti,
santissima la tua voce.
Ma maledetto sia tu,
perchè così terra
e maledetta sia io,
perchè così erba.
**
MICHELA RICCHIUTI

lunedì 27 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA BALISTRERI


* Valeria Balistreri: "inaltreparole" - Eretica edizioni - 2023- pag. 130 - € 16,00
“#inaltreparole” è una suggestiva e carismatica silloge poetica che seduce il lettore attraverso la dinamica magica e intrigante della parola. Valeria Balistreri sa dosare il complesso significato dell'eredità espressiva, le dona una percezione assoluta verso l'essenza emotiva, ipnotizza il canto dei ricordi, condivide l'intenzione di una vita intensa, attraversata dalla possibilità felice degli incontri, dall'elogio indispensabile dei sentimenti, sostiene l'incavo archeologico dell'elemento linguistico. Relaziona il pensiero presente con l'entusiasmo di chi conserva l'esercizio affascinante della riflessione con l'analisi sincera della propria identità, rivolge l'autentico miracolo della corrispondenza nel mondo interiore, oltrepassa le inquietudini del quotidiano sovvertendo il senso di estraniamento dell'umanità, impiegando altre parole che non sono dissonanti ma rispondono al dono dell'empatia.
La poesia di Valeria Balistreri inaugura una semantica privata, trasmette la chiara e distintiva invocazione di ogni modello analitico interpretativo, rinnova la funzione comunicativa del linguaggio, l'adesione a una realtà in cui ogni enunciato linguistico è identificato con la poetica del cuore e dell'appartenenza. Valeria Balistreri segue la volontà di recapitare, con i propri versi, una nuova visione intorno a tutto ciò che osserva con i propri occhi, adopera il taglio obliquo di ogni approdo esplicativo. Le parole di Valeria Balistreri sono la disposizione sincronica della rappresentazione emotiva, trascinano il riferimento abituale della pronuncia eloquente nella confidenza dei contenuti mutevoli dell'uomo, spiegano la densità dell'emancipazione e l'evoluzione di un'autonomia esistenziale che riveste la spontaneità verbale svincolata dalle intelaiature ordinarie e accorda il favore dei contesti letterali alla funzionalità colta dei versi.
La raccolta poetica è composta da tre sezioni: Parole per dire, Parole per amore, Parole per strada.
I versi descrivono un universo intimo avvolto nella necessità di manifestare la traiettoria temporale e sentimentale delle occasioni, incrociano la consistenza della vita con il passaggio della bellezza scandita dal riparo dei luoghi, trattengono il precipizio amoroso nel coraggio di ogni verità improvvisa, nello sguardo interrogativo verso ogni fragilità, nella trasparenza del distacco, nell''epifania dei cambiamenti. L'ultima parte del libro è dedicata alla rivelazione del dialetto siciliano, espone un romantico approfondimento di fonemi arcaici e familiari, dotati della propria capacità emblematica, rappresenta un confidenziale itinerario verso la memoria e la profonda identificazione del vernacolo come segmento prezioso delle origini. Valeria Balistreri racconta il senso ontologico della parola laboriosa, artefice della propria efficacia. Ascolta il privilegio di creare e diffondere il dettaglio di ogni esperienza e il riconoscimento dei territori introspettivi.
Le parole si fanno strada lungo il patrimonio affettivo di ogni voce che sorveglia un cammino ed entra come una sfumatura sussurrata nell'anima, sul germoglio accennato di una citazione che indica: “fra l'ultima parola detta/ e la prima nuova da dire/ è lì che abitiamo” (Pierluigi Cappello)
*
Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti
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venerdì 24 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ELEONORA BELLINI


Eleonora Bellini: “Stanze d’inverno” – Book Editore- 2021 – pag.178 - € 20,00
Giunge sulla mia scrivania, purtroppo soltanto dopo due anni, un elegante volume di poesia che si legge tutto d’un fiato per la sua elegante palpabilità della scrittura e per il vertiginoso succedersi dei versi.
Stanze d’inverno accolgono il ritmo serrato del tempo, quando il freddo ci da brividi anche se nell’ “Antivigilia del solstizio e manca/ ogni coreografia: niente neve né infido ghiaccio,/ nessuna galaverna in vista/ sul bosco e sugli stecchi.” Ma un sussurro si affanna “Beati gli astri, che delle nostre/ angosce non si curano” quasi nel timore che un imprevisto moto possa sconvolgere le pause della quotidianità. Presente e futuro, certezza e illusione, essere o non essere, rincorrere o sostare, si alternano in un gioco policromatico di armonie che rivelano una poetessa tutta protesa verso la molteplicità della cifra, per accedere e sostenere la gravitazione di un vincolo di rimando, il quale fa dell’infinito una sovrapposizione alla tensione sonora.
L’innesco della fertilità si dipana nei vari capitoli: “Stanze d’inverno”, “Pagine di diario”, “Punti cardinali”, “Avvento”, “Crome e biscrome”, “Minime e semiminime”, “Intervallo”, “Cappelli”, “Pause sospese”, ognuno detentore di una propria ricchezza nel progresso di una forza narrante, che si ispira alle vicende comuni, agli incastri del sentimento e della evasione, all’avvenimento che si sposta continuamente fra i piani temporali, quasi come se la poetessa si muovesse con la macchina da presa, tra una carrellata e l’altra.
L’umore intimo traspare timidamente: “Uno, dieci, mille alberi di Natale,/ affacciati ai balconi, dietro le finestre,/ nelle piazze esibiscono luccicanti/ colorate cianfrusaglie. Tra questa/ anche le mie. Infinite solitudini/ non fanno né popolo né festa.” E sottolinea lo sconforto che si registra con estrema naturalezza negli spazi completamente nudi della narrazione: “scrivi quello che vuoi, allora/ ma metti almeno sugli occhi/ un po’ di ombretto, tingi/ le labbra di rosa col rossetto.”
Un viaggio transeunte, per il quale molti componimenti ricamano frammenti di memoria e occasioni di incontri, meditazioni sulle illusioni e incisioni della realtà attuale, considerazioni filosofiche e immersioni nel sentimento. Il tutto nello sguardo lucente della contemplazione.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 19 novembre 2023

POESIA = MONICA CALABRESE


** "DIO MENO DIO"
Zero grammi di allegria
solo un po' di follia
Zero grammi di leggerezza
solo dolce malinconia.
Ho incontrato i dubbi
lungo il selciato
scavalcato le paure
senza risultato.
Anche lo zero
mi ha abbandonato
nel vuoto infinito
Chi verrà a salvarmi —
L’ immenso immerso nell' Universo?
C’è chi lo chiama Dio
chi destino.
Prego
cammino
impreco
vivo .
Due passi avanti
due indietro —
mi vedi?
sono Io
la beata niente
che rinasce
qui.
**
"FUTURA FORTUNA"
Tu che mi sorprendi
di nascosto
dentro sistemi
corrotti
Io che i valori
lì ho raccolti
in casa, nel bianco latte
la voce di mia madre
Speranza dirada
il suo grido
nel dolore del parto
Vita futura
dietro le sbarre:
perché ti nascondi?
Rispondi - muta parola Fortuna.
**
"S t a n z a 17"
Lola veste di seta
sui tacchi
a cielo aperto
in cerca di fortuna
Sotto lampioni senza stelle
la notte non è sincera
nei baci censurati
nella S t a n z a 17
Lui la guarda
Lei si riveste di seta
terminata la sera
Tra le ginocchia
il frutto di un corpo
in trasformazione
Lola cammina
lontano da casa
da un padre cieco
all’evidenza
Verso sogni in lontananza
**
MONICA CALABRESE ///// ///////// //////

sabato 18 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARINA PETRILLO


*Marina Petrillo, Indice di Immortalità, (con un saggio introduttivo di Francesco Solitario), Prometheus, 2023 - pag. 128 - €18,00
Compito arduo, quello di Marina Petrillo, adatto solo ai “prischi sapienti” o ad una rara tipologia di poeti come quelli che Károly Kerényi chiamava i Dichter, ammantati di qualità divinanti, immersi nella grazia simultanea di vedere e creare ‘Figure’ o ‘Immagini’, poeti vocati ad una sofferta contemplazione ed inclini a uno stato mistico, in un utopico e sofferto “esser fusi” con il mondo. Di certo una categoria inattuale, quasi del tutto estinta nella contemporaneità razionalista e desacralizzata, in un ambiente-mondo artefatto e violento quale il nostro.
Vates, originariamente era il poeta interprete della ‘lingua sacra’, l’arcaica ‘lingua degli uccelli’, o ‘lingua angelica’ che attraverso il canto ritmato consentiva l’accesso ai piani superiori dell’Essere. In seguito, sia il Poema che il Poeta, profanati nelle loro peculiarità spirituali degenerarono in significazione profana: il Vates diventò volgare indovino e il carmen (identico al sanscrito Karma), da verso taumaturgico dell’azione rituale, si risolse in “incantesimo”, operazione di bassa magia popolare.
Eppure la Petrillo persiste e rivendica quasi un diritto all’ispirazione, alla vocatio, alla tensione verso la parola pura dei sommi lirici, quella dei suoi poeti d’elezione che ‘de-cantano’ in queste pagine-crogiuolo, e con i quali si rivela necessario intrattenere un lungo e inesauribile colloquio.
E qui i suoi padri-poeti, apostoli di una contemplazione solitaria (Hölderlin, Leopardi, il Pessoa esoterico, Blake, poeti ma anche mistici, filosofi, cabalisti, da Martin Buber a Isaac il Cieco) si intrattengono ad illuminare la via notturna dell’afasia, di un cammino verso il linguaggio che estrapoli da un oltreumano Silenzio che precede il suono, uno spartito simbolico. E come ricorda René Guénon: «Il simbolismo è il mezzzo più adeguato per l'insegnamento delle verità d'ordine superiore, religiose e metafisiche, cioè per tutto quel che lospirito moderno rspinge o trascura, esso è esattamente il contrario di ciò che conviene al razionalismo...», auspicando in tal senso una riforma della mentalità moderna che reintegri i simboli tradizionali della loro portata intellettuale.
Dunque un libro stratificato, densamente simbolico, carico di riferimenti dottrinali e misterici dal titolo ineludibile e rilevante, ‘Indice d’Immortalità’, una sorta di diario spirituale tramato nella molteplicità del senso, dove la parola poetica tende all’astrazione e alla risalita verso un Verbo atemporale, eterno che prefigura dimensioni altre. Dimensioni irraggiungibili e inesprimibili che solo la lingua della poesia, della follia o della mistica possono prefigurare. In questo i mistici sono imparentati ai poeti, proprio perché l’esperienza di riferimento attinge ad un piano dove la parola e il linguaggio stesso sono negati.
Ne ha profondamente meditato un filosofo quale Wittgenstein che da logico positivista approda ad un’idea di mistica. Mistico è ciò che balugina agli estremi confini della “dicibilità” del mondo: «Ma v’è dell’ineffabile. Esso mostra sé, è il mistico». Eppure a tale proposito, Pierre Hadot chiarifica che questa identità di “mistico” e “indicibile” è qualcosa che si situa in un ordine affettivo, emozionale, etico o estetico. Dunque interiore e spirituale. Allora, comprendiamo che il cuore pulsante di questa poesia è in prima istanza una qualità spirituale, modo eminente del ‘dire’ che sia cenno di un ‘rivelare indicante’. E la parola poetica vuole essere ricalibrata nella sua originaria integrità di “Tempio”, luogo fecondo di una rinnovata interrogazione metafisica.
Sentiero interrotto di erranza mistica, come nella lezione di Blake, la Poesia è figlia non della memoria ma dell’ispirazione. La Poesia è visione, profezia, tensione al sublime, intuizione simbolica. Da qui un discorso dalla forte propensione all’astrazione là dove spesso la poetessa trova un aggancio “espressivo” nella solidità della natura naturans, nella geometria della materia creata, nelle concordanze delle forme o dei frattali: «La delicata maestria della Natura plasma sentinelle fulgide di clorofilla a dimora di un frattale unico» ...«Si imprime l’idioma in cellula votiva».
Tutto il libro è calibrato su una tonalità ieratica del discoro poetico e sul fascino ancestrale di un mistero o enigma. La parola poetica definisce la sua genesi in un corpo a corpo con l’assoluto, nella consapevolezza di quanto sia chimerico voler definire una significazione certa, così come l’espressione chiarificatrice e definitiva. Latente l’ombra del fallimento espressivo.
Ogni verso impone i suoi enigmi, mentre va tramando una mappa degli Assoluti, oltre l’apparenza e il contingente. Conseguentemente ogni testo di questo libro meriterebbe una meditazione o una lunga seduta immaginale sulle tracce di un’intelligenza intuitiva che liberi il condensato di simboli, riferimenti, miti.
Sebbene l’autrice coadiuvi il lettore, incastonando di tanto in tanto, come punti luminosi, alcune dichiarazioni su una vertigine platonica del fare poesia:
"Improvviso, un fiore rammenta del Creato la meraviglia. Non appare, emerge dalla materia trasmutando in etere. Nell’ invisibile corolla rammenta i suoi petali e dona a Platone l’emblema della forma. Non fu ma torna ad essere, sostanziato dalla sua stessa linea di confine. Seme indescritto nel molteplice, flebile caule gemmato in solitudine".
*
Come fiamma divampa scintilla
del Primo Essere, tacito patto
in spirito difforme cui l’Alto Consesso
memore traccia candida impronta.
La terra brama l’indefinita tela
Al compagno impavido arreca offesa il primo
universo infranto a peritura visione.
Anime incarnate in primavere vizze
da impietoso, primigenio conclave
Apocalisse scomparsa al giudizio
e in sua meraviglia, la celeste caduta.
Si recano tracce oltre le sabbie
Le acque coprono le scolorate impronte
Ultimo atto reso alla materia
essere prima dell’in-canto.
In fondo si tratta di uno smarrimento che ci riporta all’ordine cosmico delle cose e del tempo.
Tempo destinale, immobile giacimento delle profondità dell’Eterno. Il tempo dell’immortalità non asseconda il tempo lineare e cronologico dell’esistenza ma lo spia da lontananze siderali. Dalle vastità di una memoria mistica. Da quell’ora vasta e solenne, immensa come lo spazio” che Baudelaire scorgeva talvolta negli occhi dei gatti.
*
LETIZIA LEONE

giovedì 16 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE


**Francesca Lo Bue: “Il pellegrino dell’alba” – Ed. Società editrice Dante Alighieri – 2023 . pag. 94 –
Con traduzione in spagnolo a fronte ecco le ultime poesie di una feconda poetessa, che si distingue nell’attuale panorama editoriale per quella sua incisiva capacità di offrire una scrittura sempre agevolmente piana e comprensibile, che riesce a colmare i troppi vuoti della ricerca fuori confine.
Un discorrere continuo tra immaginazioni e sospensioni, tra la costanza del tempo e le numerose conferme del destino, tra il tratteggio delle figure e la determinazione del mistero, tra un non essere incompiuto e la concessione di una forma.
“Poesia ovvero sentimento e succo di parole. Le lettere sono disegni che, procedendo tutti insieme in flutti scritturali (versi, paragrafi, capitoli) configurano determinate forme, diverse e uniche. – è scritto nell’introduzione – Questi flussi di segno sono intraducibili, totalizzano il sentimento, indicano e suggeriscono.
La parola è un’immagine interpretabile e scomponibile; è un qui ed un adesso che si inoltra nel passato per significare l’attuale e il futuro.”
I versi si rincorrono con ritmo incalzante, cercando forza nell’indicibile per trovare una relazione tra il concreto e l’immaginario, come indizio del reale sussurro che si intreccia prepotente nella musica.
Un’operazione quindi che supporta l’incantesimo e contemporaneamente crea quel senso di vertigine che ogni poesia vera cerca di trasmettere con le sue ondulazioni.
“Come riscattare il nulla,/ fiore sfumato nella brezza della pienezza?/ Quel nulla che è soffio vuoto,/ ombroso contorno cancellato,/ essere che non è e non c’è./ Vivere col vuoto trasparente di esso/ è uno stare instabile./ L’unico che è e permane è la parola,/ fumo che s’afferra nel pietrisco scivoloso,/ ossimoro di ogni espressione,/ la parola è prodigiosa officina./ Nella vastità sommersa di stelle,/ con me, dentro di me,/ la parola dice quel che è e appare,/ l’adesso e il dopo.”
A volte la fede nel Padre può vacillare, ma la brace della solitudine riesce a rinfocolare il sentimento. Gli aruspici gridano al destino per trovare i semi della vita, ma il perdono come la bilancia e abbaglia indiscreta. L’anelito dell’anima cerca un nome da imprimere nell’impeto del cuore, ma le alchimie hanno il colore di ramaglie bruciate.
Il commento intimo di Francesca Lo Bue si alterna a pagine di soffice filosofia quasi in un percorso che da strade diverse determina un pensiero dominante.
Chiude il volume un intelligentissimo “Poema alfabetico”, nel quale brevi composizioni si avvicendano saltellando tra le lettere che incidono.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


**Alessia accarezza il mare**
Sguardo di Alessia al folto
delle onde con gli occhi
nel lambirle a poco a poco
sottese all’azzurrità del cielo.
Accarezza il mare Alessia
dal belvedere del Parco Virgiliano,
l’aria a dissetarla nella tersa
stagione (la quinta che oltre
gli orologi esiste). Azione
di Alessia nell’intensificare
le tinte nel leggere la marina
distesa (il graffito: non ti
lascerà)
*
Raffaele Piazza. .

MONOGRAFIA PER LA PITTURA = GIOVANNA SAVONA


**Maurizio Vitiello con la sua vertiginosa abilità di divulgatore, sorretta da un bagaglio culturale di notevole compattezza, allestisce, presenta, e diffonde un brillante volume per le opere di pittura dell'artista Giovanna Savona , dal titolo "Attese e abbracci". Nel ricco catalogo, che raccoglie numerosissime illustrazioni, splendidamente stampate, e golosamente accolte, egli scrive: "L'espressionismo prepotente, energico, diretto della produzione dell'artista Giovanna Savona è a una svolta, ma è ancora carica di pregiudiziali sostanziali, che motivano questa prima monografia...le sue pennellate brevi, spezzate e struggenti s'accostano a dimensioni umorali dense e coerenti.Insiste e modella parzialità fisiche o figure per incidere con toni nettamente e fortemente espressionistici nel rispetto di un codice, sempre più approndito...Questa pronuncia estetica divora le fattezze, le ingobla, le stria, le compatta, le distribuisce su nastri cromatici e li segmenta."

sabato 11 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONELLA DORIA


**Antonella Doria: “Conversazioni sull’orizzonte” – Book editore – 2023 – pag. 96 - € 16,00
“In pagine mai scritte/ cerco fra massimi sistemi/ qualcosa proprio rasoterra/ uno sfogatoio una turca o/ latrina una udienza pubblica/ una lingua arcaica forse/ una forma di resistenza/ di qualità della vita/ per partito preso…/ Nel mentre che…dicono/ si dice…peggiorata la/ Bellezza immaginelatente/ ( ‘na parola ) nei quartieri/ in Periferia.”
Forse riesci a comprendere quali sbandamenti possano incidere nel pensiero della poetessa, nella ricerca di qualche appiglio che la inchiodi alla realtà quotidiana e la inserisca in una sospensione che oscilla tra inconscio e verbo.
Il gioco delle parole ed il ripetersi delle frasi sono un continuo saltellare tra la materia che aggredisce i sensi e l’incisione delle illusioni, riprodotte dagli interrogativi incalzanti.
Il continuo soffio della coesione alla terra nativa si rivela nelle intime connessioni della memoria, che rispecchia testimonianze e presenze, percezioni e plasma, giochi e speranze, ripensamenti e incitamenti.
Una corretta suddivisione presenta i vari capitoli: “Conversazioni sull’orizzonte”, “Si riparano ricordi”, “Volumetrie”, così come un registro, che varia dalla pura presenza del dialogo, dal semplice ricucire memorie, al rincorrere pagine in bianco da abbozzare.
La centralità della voce attraversa ed ingloba l’azione significativa dei significanti, in un’ottica da laboratorio, cercando di uscire dalla linearità della scrittura dove la frammentarietà dimostra una decisiva sonorità, in forma di ritmo e di scansioni.
Polisensi verbali attraversano il registro dal mormorio all’urlo, per indicare il termine di una valenza supplementare, quasi laboratorio artistico che invita al superamento del già detto.
“Nella acque della poesia – scrive Maria Enrica Castiglioni nella postfazione – nella loro matericità e trasparenza, Antonella Doria ci trasporta e fa nuotare, conscia che senza l’arte la vita sarebbe solo una tragedia, un’esistenza comica…”
Corpo a corpo anche l’amore trascina in una malia che ricuce l’incantamento, ha “stupori potenti nello spazio”, insegue esplosioni, afferra distese colorate, elude ossessioni e solitudini.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 10 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = GABRIELLA FRENNA


Gabriella Frenna – "Amata terra" (Mosaici di Michele Frenna) -Guido Miano Editore – Milano – 2021 – pag. 73 - € 16,00
Gabriella Frenna è nata a Messina e risiede, fin dall’infanzia a Palermo. È stata sempre affascinata dai narratori, dal modo di descrivere e di trasportare il lettore all’interno delle loro creazioni. Dalla dipartita dal mondo terreno della sua amata sorella maggiore e del padre Michele si è interessata alle opere che proiettano l’animo umano verso il mistero del divino, proponendosi di diffondere i principi cristiani impressi mirabilmente nei mosaici.
Il volume presenta una prefazione di Enzo Concardi acuta e ricca di acribia che ne mette in luce i molteplici aspetti.
Alle poesie della Frenna sono associate le immagini dei mosaici con tasselli di vetro del padre Michele raffigurazioni che diventano tout – court motivi ispiratori dei componimenti stessi e per le due linee di codice parallele che interagiscono tra loro, in un certo senso, l’opera nel suo insieme potrebbe essere considerata un ipertesto.
Strutturalmente le composizioni sono genericamente improntate alla verticalità che ne determina la compattezza e l’icasticità nel loro decollare sulla pagina per poi planare dolcemente nelle chiuse. Cifra essenziale della poetica di Gabriella pare essere quella della scelta neolirica ed elegiaca nella sua assoluta onestà e il lettore da composizione a composizione si stupisce per la capacità salutare della poetessa nel sapersi meravigliare della realtà che la circonda.
E la suddetta realtà pare trasfigurarsi nel cronotopo spazio – tempo e nel dualismo natura –storia.
Innamoratissima della sua lussureggiante Sicilia la Frenna la decanta su due piani congiunti quello della stessa esuberante bellezza naturalistica soprattutto con l’esaltazione di specie vegetali nelle tinte magiche di alberi e frutti, e quello dei monumenti architettonici che l’abbelliscono che dal sacro pagano giungono anche a costruzioni cristiane come quella dedicata alla Madonna.
E nell’ordine del discorso s’inseriscono gli splendidi mosaici del padre a movimentare la fruizione e il piacere del testo e Michele spesso diviene il tu al quale Gabriella si rivolge e si ha l’impressione che l’autrice veda in lui una guida per addentrarsi nei suoi percorsi della scrittura.
Una caratteristica del poiein della Frenna è quella dell’estrema chiarezza e immediatezza dei suoi dettati, modalità che raramente s’incontra nel nostro panorama letterario contemporaneo dominato dai nei – orfismi e dagli sperimentalismi che arrivano ad esiti oscuri difficili da decriptare.
Qui invece domina incontrastata la linearità dell’incanto come intelligenza evidente del lavoro della Frenna che trova nell’effusione spontanea dell’io –poetante il suo modo per dire con gioia i suoi sentimenti di amore per la terra amata della quale sa mirabilmente cantare gli aspetti elegiaci e di vaga e spesso numinosa bellezza producendo emozioni che a loro volta emozionano il lettore.
E l’elemento religioso di cui si diceva si stempera a partire dalla creaturalità dell’io – poetante stesso, trampolino di lancio per diventare persona nel filtrare natura e arte nell’esperienza creativa della scritturara poetica.
*
RAFFAELE PIAZZA

mercoledì 8 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = LAVINIA ALBERTI


Lavinia Alberti : "Fiori emersi" Ed. Ensemble 2022 - € 13,00
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"Tu lo sai bene cosa voglio, / perché non vieni a galla? / Ho bisogno di sapere / quali furono gli impasti originari, / da cosa nasce l’assenza di pelle / e quel bruciore nell’anima. / Bastano degli occhi o delle parole vacue / a scompigliarmi mente e cuore. / Ma non sono solo quella. / Io sono oltre il mio dolore".
Inizia con questi versi la terza silloge, “Fiori Emersi” (2022), di Lavinia Alberti, nella prima sezione, “Inconscio”, che dà anche il titolo al componimento. Come nelle raccolte precedenti (Gocce, 2019 e Incoerenze, 2020), anche questa è soprattutto un viaggio all’interno del proprio mondo interiore. Un percorso sempre più profondo che questa volta vuole sviscerare gli “impasti originari” per scoprire la genesi della propria estrema vulnerabilità, “l’assenza di pelle / e quel bruciore dell’anima” in cui però la poetessa non si riconosce pienamente, “Ma non sono solo quella. / Io sono oltre il mio dolore”. E, attraverso “Un vortice informe di inumani silenzi”, riscopre chi fu un tempo insieme ad un “tu” amato ormai assente, ma sempre vivo in lei. La ricerca avviene percorrendo “dedali infiniti…” nella propria “astrattezza indefinita” per trovare la via di salvezza dell’anima, consapevole che “La più grande verità: / è ciò che non si vede / il tuo scrigno più prezioso”.
Nella seconda sezione, “Conscio”, continua l’esplorazione del sé, “ritrovarsi” è fondamentale per scoprire la propria collocazione nel mondo e la via è la conquista della consapevolezza attraverso l’autoanalisi, scavando nella memoria e ripercorrendo il tempo fino all’infanzia “dimenticata”: “Non possiamo trovare la pace, / accomodarci in un nido / se prima non ci troviamo… / Se non ti ritrovi in nessun luogo / guarda dentro di te, / nel pozzo del tuo smarrimento…”. Gli inciampi, come già emerso nelle raccolte precedenti, fanno parte del processo di crescita, “Ciò che era ombra / è diventata infine / luce” e la poesia, insieme con lo scavo interiore, è ancora una volta per Lavinia medicamento e rigenerazione: “Nei miei spasmi d’anima e di poesia / ho trovato qualcosa che mi appartiene, / e nelle pagine di psicoanalisi la mia essenza: / la mia sparuta quotidianità / a lungo silente… / Una sola missione: / sbocciare in mezzo al caos”, dal quale, mediante versi brevi e delicati, sgorgano sprazzi luminosi: “Una perla di felicità / nel deserto. / Brivido acuto. / E una mente librata/ nel cielo”. E ancora: “Il mio corpo / come cielo d’estate. / La mia mente / immenso orizzonte”.
Nella terza sezione, “Amore”, emergono ancora una volta “le ferite traboccanti di suture” provocate dall’assenza che per la poetessa è “la più terribile delle presenze”; la persona amata è “balsamo” per lacerazioni “desiderose di unguenti”, le cui origini s’inabissano in un tempo remoto: “Un frastuono interno, / non so da dove arriva… / Radice antica il mio sentore; ancestrale dolore / non so dove finisce…” Componimenti tormentati, dunque, da un’assenza schiacciante che “…attorciglia il collo / e… fa mancare l’aria”; fragorosi silenzi, “vuoti assordanti” di chi abita “un altrove presente” che provoca “un nodo in fondo al cuore. / Grumo purpureo. / …immenso dolore”. Se il presente è assenza e rimpianto, il passato, seppur bruciante, riaffiora però in tutta la sua dolcezza come “…un oceano / di sguardi infiniti…”, col ricordo degli abbracci “distese di infinito calore senza tempo”, dei momenti in cui “…i desideri fluivano come parole di una canzone”, colmando la mente di “…sguardi pieni di complicità… / intrecci di mani… / …occhi pieni di dolcezza / … calore di abbracci tremanti”.
La quarta e la quinta sezione, “Morte” e “Pandemia”, sono molto brevi. In “Morte”, alla scomparsa reale di un amico, “Le anime non hanno dimora. / Sono nuvole vaporose; mutano continuamente / nella speranza di una pace”, si contrappone, ancora una volta, la desolazione legata all’assenza: “La morte non è niente. / …Non è niente in confronto / ai vuoti, /…agli abbracci soffici / che mancano all’appello, / alla presenza che muta in assenza”. E poi ci sono le piccole morti transitorie, quelle che inducono al mutamento e alla rinascita, consentendo di sciogliere i nodi più profondi “Ogni giorno / piccole morti passeggere / solo per dirci / che la vita si riempie così / tra un vuoto d’aria e un altro / prima di poter decollare”.
Nell’ultima sezione, inizialmente la pandemia viene accolta come la possibilità di una metamorfosi per liberarsi dalla schiavitù del “caos senza senso”, del “vortice inumano e spaventoso” in cui si correva come “schegge impazzite” incapaci di “solidarietà per le anime / piene di lividi nel cuore, / per gli sguardi innocenti…”. Ben presto però la mente viene offuscata dai “disumani silenzi”, dal “tempo senza tempo” in cui tutto ristagna. Ma, anche nell’improvviso vuoto che ha sommerso il mondo, Lavinia vede il “perenne mutare” che conduce alla consapevolezza di sé e della vita: “Forse il silenzio / prima di diventare silenzio / è stato suono e voce / che ha urlato così tanto / da diventare infine muto. / Una trasformazione necessaria / rivelatrice di ogni cosa”.
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novembre 2023
MARIA EROVERETI

domenica 5 novembre 2023

POESIA = PETER GENITO


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METASEMANTEMATICHE
"NELL'INTERSECO DEL MALACCIO"
nell'interseco del malaccio
oltre il cespio e la tranfulla
serpiollando s'indrillano
beglimbusti e cataforni
nell'output asintotico
del sillabico tratratra
fintantoché le babboie
non s'intruppino sviscolando
ben prima che i rimbrottardi
spantizzino l'orlimbergo
noi gnufiamo il limito
nell'inclita smocchia
nel reuptake di un bismondo risemantizzato
finché il nulla quantico non prevalga
inesorabilmente
sul tutto cosmico
vieppiù imbimbolatobr /> **
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"I NORI DELLO STIRBO RIFFANO"
la gnirza e il chiucco fanno l'antarlo
con il fuppito sotto trinciatura
poi si sdilinquono e smazzificando
rindorellano lo zummolo
ciascuno come gli pare
lombrisce il prullo,
vultaggia la zostica
si vede che i' lullone s'è abbercicato col drippo
e allora i nori dello stirbo riffano tutti insieme
una poesia normale, d'amore
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"SPOGLIATI"
Spogliati degli umori grevi,
dei pesi sul cuore,
delle frecce
ancora sanguinanti,
degli affanni.
Spogliati delle ceneri, delle ansie, delle paure.
Spogliati degli sguardi
di chi non riesce più a guardarti.
Spogliati dell’inessenziale, delle inosservanze, dei pensieri sbagliati, ricorrenti. Dei marasmi affannati, dei desideri impietosi, che conducono al nulla. Delle chiacchiere noiose degli invidiosi.
Spogliati delle bugie dette a te stessa per esser sempre te stessa, della mancata pietà verso il mio sacrificio. Il mio attenderti fedele, felice.
Spogliati delle sensazioni
che non celebrano le emozioni.
Ci sono soltanto
le vibranti attese della carne.
Spogliati di ciò che è cupo,
del buio interiore. Del non amore.
Quanti dolori parcheggiati nei lembi di un corpo che ansima, vibra, sangue e fibra.
Spogliati delle negazioni di me, approdi al mio presente.
Spogliati ancora,
Spogliati sempre.
Vieni alla mia ora,
puntuale e gioiosa.
Celebriamo insieme la luce, la vita,
in un cominciare sempre nuovo.
Finché resto qui, abitiamo questo attimo meraviglioso, insieme.
Quando finiti saranno i miei giorni
sarai tu a dovertene occupare,
con la cura e dedizione
che meritano i ricordi piu' intensi.
Soltanto questo è ciò
che davvero desidero,
cui unicamente anelo.
Butta tutto, fai un grande mucchio,
il fuoco ardente, il fuoco che libera.
Spogliati dell'intesa ardente con me,
della crescita, del perdono, dei doni.
Siamo finalmente due strumenti accordati all’unisono!
ConSONIAmo alla perfezione.
Quante nuove primavere
ci attendono, nel vivere.
Spogliati, spogliamoci di tutto.
Nudi, corriamo alla meta
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PETER GENITO

sabato 4 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = PAOLO PEDRAZZI


**Paolo Pedrazzi: "Optica" -Eretica Edizioni, 2023 - pp. 86 € 15.00
"Optica" è una propagazione dell'iridescenza poetica, una illuminazione colta e fluttuante sull'unità inscindibile della percezione umana. Dissemina il contenuto elegiaco intorno alla visione inconscia di ogni spazio di oscillazione, riflette l'eco dei luoghi occulti del possibile, distende le giunture nella curva dell'inatteso. Paolo Pedrazzi concede alla superficie incrinata delle parole il significato originario della sorgente linguistica, impugna l'abrasione di una realtà opaca con il riscontro della deviazione del mistero umano, con il risultato di una successione dei contrasti. La poesia di Paolo Pedrazzi imprime una intuizione profonda nei confronti della autenticità, distingue il bagliore della materia immaginativa nell'andatura ferita del mutamento, segue il battito dell'inquietudine, obbedisce profeticamente allo stimolo visivo ogni volta che interagisce con la comprensione delle illusioni.
I testi si misurano con l'assegnazione spettrale della coscienza, confermano la vibrazione dell'incarnazione emotiva, dissolvono il dispositivo esegetico della capacità introspettiva attraverso l'appropriazione contemplativa delle immagini. “Optica” racchiude l'espressione spirituale e materiale dell'inconoscibilità, coniuga l'etica della scrittura nelle relazioni metafisiche sul senso dell'esistere, elogia la consapevolezza interpretativa dell'ombra, nella labirintica e sorprendente emanazione del temibile disorientamento, simboleggia l'arcana memoria della riserva divinatoria di chi sprigiona il sigillo oracolare della nostalgia nella deriva mistificatoria dell'infinito. Paolo Pedrazzi dona l'inesorabilità dell'oscuramento alla distorsione della provvisorietà, oltrepassa la sospensione dell'abisso con la selezione filologica dei versi, nell'artificio intellettuale dell'orizzonte ontologico dei vocaboli. Comprende la direzione del paradosso, nell'inevitabile avvertimento, influenzato dal discernimento dell'ombra che elude la ragionevole verità, definisce il passaggio dell'esitazione nella voragine di ogni miracolosa appartenenza, giustifica l'indulgenza nella remissione temporale dell'innocenza, svela l'enigma magmatico della perplessità.
I contenuti di Paolo Pedrazzi consacrano il percorso dell'intangibile, richiamano il profilo delle interferenze dell'assenza, consegnano all'indirizzo della finitezza umana, il bagliore del deserto e dei suoi miraggi. Concentrano l'esigenza della ricerca verso la possibilità concreta dell'uomo, diffondono l'accentuazione trascendentale dell'assoluto, l'immanente riflessione sulla solitudine, gli interrogativi fenomenologici sul mondo, riscontrano una filosofica aporia nell'indecifrabile ostacolo alla natura dell'uomo e del suo pensiero, attestano le contraddizioni inesorabili e le provocazioni nella loro spontanea etimologia. Paolo Pedrazzi insegue l'origine di ogni monolitica eloquenza scardinando la frammentarietà della dottrina ermeneutica, glissando l'esitazione esistenziale, scompone il dominio delle illuminazioni con la sacralità catartica dell'ispirazione, sorveglia il principio sinuoso di ogni orizzonte.
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Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti”
https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
Alcuni brani scelti
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CREPUSCOLO
I profili del ponte all orizzonte
laggiù, dietro il più alto campanile,
sono e non sono; nel pulviscolo
celeste e nel vapore acqueo, misti
in una specie d opera al rosso,
sta il rischio più grosso: tramontare
senza nessuno che ti stia a guardare
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ECLISSI
Hai interpolato fra lo sguardo truce
del sole e il tuo un corpo celeste, quello
bagnato dall inchiostro delle meste
parole. Così ti potrai salvare
forse da tutta la luce che investe
inesorabile il bucato, steso
a candeggiare contro le finestre.
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IL RITO DEL FIAMMIFERO
Si sa che l'Achmatòva, intercettata
ventiquattr ore al giorno in casa propria,
ovunque spie! per non farsi carpire
dalla gerarchia i versi più scomodi,
fingeva di parlare in compagnia
del più e del meno; scriveva intanto
fitto sopra un bigliettino. Quindi
lo dava una per una alle sue amiche
perché se lo imparassero a memoria.
Dopodiché bruciava tutto quanto
in un piattino, fine della storia.
Ma sono invero salve al Sacro Fuoco
di questo mondo le sue parole?
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venerdì 3 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = MAURIZIO DONTE


**Maurizio Donte: “L'arte del sonetto” - Maurizio Vetri Editore - Enna – 2023 pag. 88- € 13,00
Insistere religiosamente nella composizione del sonetto potrebbe apparire come un azzardo di sfida con il lettore contemporaneo, ormai avvezzo alle poesie pubblicate a destra e a manca negli stili diversificati e diversificanti, tra incredibili acrobazie verso il nulla. Poesia contemporanea che offre svariate ricerche del ritmo e della musicalità, molte volte inutilmente affrontate, precipitando nel già detto e nel macero labirinto del vacuo.
Così Maurizio Donte ricama incurante della contemporaneità, versi e sonetti che cercano uno spazio vitale con generosa gaiezza
Simpaticamente la raccolta inizia con l’incontro con Francesco Petrarca, invito chiaramente provocatorio ma efficientissimo per immergersi tra le rime e gli endecasillabi tessuti con arguzia e competenza.
Tutto egli tocca con saltellante ricerca degli eventi e anche per l’amore il suo pensiero vaga:
“Per te mi persi, amore, al primo sguardo/ e tutto intorno a noi smarrì il colore:/ né tenebre ci furono al riguardo,/ né giorni in cui per noi fosse il dolore.// Così ricordo sai, quel nostro ardore:/ passione travolgente il suo traguardo,/ lampi di gioia pura nell'amore;/ ma or, che il passo mio s'è fatto tardo// e si disfa il ricordo di quei giorni,/ in mezzo al mare guardo e mi lamento,/ perduta giovinezza si sospira,// sperando invano ancora che ritorni/ l'età fuggita insieme al sentimento/ che fino in fondo all'anima respira.”
Il salto verso la rima presuppone probabilmente il credere in essa, ma lo supera cercando di approdare alla certezza in una accezione musicale che rinvigorisce il dettato. Tale movimento rappresenta uno scatto di un poeta che conosce ed ama, e tanto più ama più vuole conoscere, e viceversa, in un gioco di parole che riesce a conquistare la stabilità de dettato.
Maurizio fornisce idealmente una risposta a tutti, in qualunque condizione si trovino: credenti e non credenti, gioiosi e tristi, entusiasti e iracondi; “uomini e donne”, “amici o parenti”, “liberi e schiavi”: nell’ambito di probabile scrutatore che è invitato ad utilizzare la torcia del proprio Smartphone, puntarla su di una superficie apposita e fare l’esperienza del proprio bagaglio culturale.
L’anima canta ed “il silenzio gira attorno e danza la tenerezza che m’hai messo in cuore” con l’espressione di fuochi pirotecnici che fanno del sonetto un esercizio e contemporaneamente un arduo simbolismo di sfrenata evocazione. La paura del futuro, i sogni infranti, la preghiera a Dio, il tramontare lento della speranza che non è mai finita, la sorpresa che “la vita è un fuoco finto nato in noi per gioco”, la menzogna di una “fanciulla vaporosa”, la fine di un amore, un refolo che passa così lento da non muovere i rami alla marina, tutto si scandisce nell’incantesimo della poesia.
Settanta sonetti tutti perfettamente allineati in una classica armonia, dove l’urgenza della parola immagine riconosce la sorpresa dell’immediatezza.
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ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


**Alessia a Firenze**
Nel distendersi di nuvole
grandiose sulla stazione
di Santa Maria Novella
di Alessia a Firenze l’arrivo
nel captare dal vento
l’ossigeno. Un segnale.
Il pittore a dipingere
sul Lungarno il fiume
infinito tra le cose e le case
veloce a inalvearsi.
Silenzio azzurro ad accadere
in di Alessia di vetro
l’anima e nella mente
dei musei il pensiero
(già visitati 5 anni fa).
Stagione quinta fuori dal
tempo, vita da rinominare.
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Raffaele Piazza

POETI DA RICORDARE = BENITO SABLONE

BENITO SABLONE (1935 - 2023) dal volume "L'angelo di Redon" 2000 **

mercoledì 1 novembre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = EMILIO PAOLO TAORMINA


**Emilio Paolo Taormina: “Poesie scritte all’aria aperta” – Ed. Ladolfi – 2023 – pag. 134 - € 12,00
Una valanga di scintillanti poesie, tutte senza titolo alcuno, si snocciola in queste pagine, tutte avvolte dalla freschezza dell’aria aperta, aria nella quale, suggerisce l’autore, queste sono state scritte al tavolino del bar, o seduto placidamente su di una panchina, o accostato ad un ripiano del gazebo, in una atmosfera, immaginiamo, di incanto che i suoi limpidi ottantacinque anni gli offrono con serenità.
E la certezza di immergersi con energia ancora nella quotidianità con lo slancio della immediatezza e della contemporanea fascinazione delle illusioni si traduce per Emilio Paolo Taormina nell’incastonare con energia il gusto della rappresentazione ed il riverbero delle memorie in un continuo canto, che diviene al momento stesso poemetto da recitare a voce alta.
“si disfà la corda che mi lega/ al tempo/ non ho presente e passato/ il futuro è senza orizzonte/ la barca è ferma/ il mio mare ha perso l’odore/ salmastro i miei boschi/ il profumo dei frutti selvatici/ quando dalla spazzatura/ una bambola rotta mi guarda/ con occhi innocenti/ sono i tuoi occhi/ se i giorni della merla sono pochi/ la tua voce tornerà a riscaldare/ il mio orecchio.” La poesia si rivolge allo scorrere del tempo, alla meraviglia che il corrodersi riesce ad incidere nelle nostre contorsioni, alla risonanza dell’imprevisto ancora possibile, incastonando moltitudini e associazione con la natura, sempre presente nello sguardo policromatico del poeta.
Anche la materia memoriale riesce a scandire emozioni tra una rassegnazione più dolce e una saggezza più umana, che si traducono in un ritmo incalzante del verso quasi come una commozione da vena elegiaca distesa in una nuova dolcezza paesaggistica. Sogno e realtà si fondono nella bellezza delle immagini, trepida e pura conquista dei sentimenti, tra passione e delicatezza, tra foga del sillabare e aggressione del silenzio, in cui il vissuto ritorna e diviene nuova avventura.
L’amore per la compagna non si affievolisce nell’assenza, nella cenere di un fascio di passioni, ma cerca appigli tangibili umanamente riconoscibili. Ella è presente nei lineamenti che potremmo accarezzare, nelle parole d’amore che sembra ancora sussurrare, nei lampeggi delle apparizioni in un contatto con la meraviglia.
“come faccio a cancellarti / dagli occhi / se le mie mani ogni cosa / che toccano / toccano te / sei la cravatta la sigaretta / la tazzina del caffè la matita / il taccuino le rose del giardino.”
In varie proiezioni ritornano alcuni momenti che coinvolgono: il cavalluccio di legno dalle briglie colorate, i colombi che spiumano su balcone, “il tramonto che fuma la pipa di terracotta sul comignolo”, il compagno di giochi nella solitudine, la solfatura delle vigne con gesti e suoni antichi di secoli, il fonografo che gracchia motivi antichi, la farfalla sul fiore dell’ibisco.
Scrive fra l’altro Guglielmo Peralta in prefazione: “Potenza della Poesia che toglie le antiche illusioni e certezze, ma non il gusto della felicità suprema che essa rappresenta per il Nostro e che è anche il frutto dell’amore per la donna e per la bellezza, che non ha mai smesso di accompagnarlo, e che egli ha cantato e declinato in tutte le espressioni, vivificandolo ed eternandolo in tutte le sue opere. “Qui e ora”, come non mai, è la Poesia, che tutto sostanzia e volge in meraviglia; che dell’«aria aperta» ha il respiro in questa silloge, dove ogni spazio ed elemento della natura…s’infinitano nell’intimo legame fra lo spirito e il corpo…”
L’avventura poetica di Emilio Paolo Taormina trova la sua personale espressione proprio nel ricamare versi attraverso un intimismo che non è ripiegamento ma un semplice metro per rivivere le stagioni precedenti.
Scrittura scorrevole, nel ritmo incalzante della musicalità che viene da una squisita espressione letteraria, degna di una poesia immersa nella urgenza tumultuosa del pronunciarsi, tra l’innesto del vecchio tronco e il connubio tra espressione e frammentazione, nella orgogliosa scaltrezza della tecnica e del simbolo.
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ANTONIO SPAGNUOLO