venerdì 29 novembre 2024

POESIA = ARTHUR MARTINS FILHO


(Brasile)
E' un po' di tempo che volevo scrivere qualcosa sulla sensazione che provo quando vedo le famiglie unite. E oggi, ispirato a ciò, ho scritto questa modesta poesia: "LA FAMIGLIA"
=
LA FAMIGLIA
La famiglia è il luogo dove c'è l'armonia di ogni essere umano
Un luogo profondo, dove si trova la fonte
di tutta la creazione
Non c'è modo di non vedere i legami
al di là di ciò che semplicemente incontra l'occhio
Un luogo dove si trova anche il nucleo della vera amicizia
Ho già tentato di cercare di capire la bellezza che si irradia all'interno di questa famiglia
E non c'è modo di comprenderlo attraverso l'intelletto,
poiché è la fiamma fervente e intangibile
che circonda i misteri del cuore.
*
(Arthur Martins Filho, Poeta lirico e scrittore, 28/11/24)
==
ZEZINHO AUGUSTO
La vita agisce dietro i pensieri
Versando tra le righe emozioni e sentimenti
L’essere esubera
l’eloquenza perduta dell’anima.
Manifesta la facoltà interiore
nell’anima ripiena.
Le parole pronunciate per iscritto
denotano il valore di un’anima beata.
Rallegrati in ogni momento!
Nota la brezza del vento sul tuo viso.
Il capriccio della natura è il valore del tempo
Perseverate nei momenti di grande dolore.
Perché contengono
grandi misteri intrisi di tanto amore.
La scrittura è un dono perenne,
un processo senza fine
emerso da un piccolo seme.
Vivere la vita dolce e amara
è così…
Traduci su un piccolo foglio di carta bianca
La gioia immensa, infinita…
**********
NOTA CRITICA
(Angela Kosta, Novembre 2024)
=
Sul libro del poeta brasiliano Arthur Martins Filho i lettori si trovano dinnanzi ad un incantevole oasi della vita, dove il punto d'incontro sono i pensieri i quali agiscono fluidamente, versandosi in rime ed emozioni. ZEZINHO AUGUSTO è ricco di contenuti esclamando con timbro decisivo ciò desidera trasmettere e trasparire. "Scrivere denota il valore dell'anima quieta e beata", dice l'autore, includendo tutta l'importanza della quietudine con una penna tra le mani e un foglio bianco davanti agli occhi. "Carpie diem", ci dice l'autore: rallegrati in ogni momento/ nota la brezza sul tuo viso, sono aspetti di un autore con noto stile francescano, poiché la natura ci accompagna con tutte le sue meraviglie, in ogni verso.
"La scrittura è un dono perenne", conferma Arthur, perché sa che è stato e sarà così per sempre. Traduci in una carta bianca (dillo in tutte le lingue del mondo), la tua gioia, il benessere e l'immensità, svela Arthur il suo essere in generale. Lui stesso è molto positivo verso la vita, il futuro e la famiglia "il luogo di ogni essere umano" come lo evidenzia nei suoi versi scritti di recente. "La famiglia è la fiamma fervente e intangibile/ che circonda I misteri del cuore", ci dice l'autore e con ciò, completa tutto il "dizionario" della legge della natura.
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Tradotto in italiano da Angela Kosta Direttore Esecutivo della Rivista MIRIADE giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice, traduttrice, promotrice

giovedì 28 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = GABRIELE GIULIANI


**Gabriele Giuliani: “Quartine” . Ed. RPlibri – 2024 – pag. 160 - € 16,00
Rigorosamente controllate, incontriamo una valanga di quartine che si offrono alla lettura con la leggerezza di una melodia, la quale non incontra ostacoli nella sua ascensione.
Il giovane poeta (nato a Foligno nel 2003) è capace di ricamare immagini policromatiche quasi come fosse racchiuso segretamente in un cespuglio, dal quale trasferire “magnetici respiri” o “luci d’un mare mosso/ in un verde ipnotico di fronde”. Queste poesie a tratti possono sembrare anche epigrammi scritti per inseguire le numerose battute che il cantiere del subconscio rilascia di volta in volta, per accendere pensieri ed illusioni, memorie e desideri, palpitazioni ed affanni, scenari e figure.
Le caselle hanno allora le somiglianze dei fotogrammi e scattano per la loro fulmineità: “Tra le foglie il sole/ trainato da una rondine./ Nel cielo un nido vuoto/ il pianto di un usignolo.” Traendo spunto dalle mille improvvisazioni della natura “Tra piccoli spazi bianchi e fumose nuvole azzurre/ le coreografie d’uno stormo di nere farfalle.” O dalle tribolazioni della quotidianità: “Sento i rumori della tua carne/ fondersi ai suoni delle mie vene,/ in una danza con sette veli/ che ci trasforma in statue di crisolito.”
Una nutrita carrellata di tinteggiati simboli diventa la morbida musica che insegue con attenzione il ritmo dei versi e schiude il forziere dei sentimenti per accennare a sentieri sconosciuti o ad effetti delicati, naturalmente senza alcun desiderio da parte del poeta di mostrare con queste sue quartine un probabile scherzo letterario.
E’ un attento lavoro di cuciture sospese tra il luccicare della parola e l’architettura della composizione.
Scrittura cadenzata ed equilibrata nella quale le sillabe scandiscono con armonia il ritmo necessario al magnetismo del dettato e delle testimonianze.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 26 novembre 2024

NOTA DI LETTURA = PER FRANCESCA LO BUE

***
***NOTA DI LETTURA a “PANE DI TENEBRA” da I CANTI DEL PILOTA di FRANCESCA LO BUE
*
"Ho l'inferno nel cuore" dice il personaggio dell'Innominato al Cardinale Borromeo in procinto di maturare la propria conversione nel cap. XXIII dei Promessi sposi. Il dolore del cambiamento, e, con esso, la gioia, mettono di fronte all'uomo vecchio l'uomo nuovo, contrasto dilaniante già esploso in tutto il suo dramma la notte precedente.
Si può supporre che la poetessa Francesca Lo Bue si sia ricordata di queste celebri e immortali pagine nella poesia Pane di tenebra, all'interno di una silloge, I canti del Pilota, che naviga - come il navichiere del titolo - in un profondo mare di intertestualità e rimandi.
L'Innominato, che mai aveva avuto fede e anzi aveva dedicato la propria vita a manifestarne l'opposto, sente rimescolarsi nella fatidica notte: "E la notte? la notte, che tornerà tra dodici ore! Oh la notte! no, la notte!".
La notte, come il risucchio di un vortice che rende più sconquassanti le angosce.
Tale condizione, antropologica e universale, si rimembra nei versi "siamo divorati dall'abisso/come lucciole nella notte,/inghiottiti dalla Luna/che s'affaccia con filo tagliente./ Siamo destino d'oblio e pane di tenebra".
Quest'ultimo spicca come una sorta di drammatico ossimoro: il pane - la vita - è tenebra. Ma gli stessi antichi ritenevano che l'oblio della morte dovesse essere placato con un pane, con del cibo. Pensiamo ai classici Enea e Dante che gettano da mangiare ai guardiani infernali; oppure Psiche, che, dovendo scendere agli Inferi per una delle sue prove, deve portare con sé delle focacce in dono. D'altra parte, è uso nella cucina popolare di certe regioni preparare un 'pane dei morti' per la ricorrenza del 2 di novembre.
Tale attenzione alla dimensione infera fa da complemento a un ritorno di immagini del sottosuolo, cui è anche dedicato un testo, bilingue come tutte le altre della raccolta: Il sottosuolo, El subsuelo, pp. 46-47.
Così, fuori da tutte le reminiscenze letterarie, si può pensare che tali immagini vi abbiano un ruolo spirituale e mistico più ampio, il ricordo di una purificazione che viene dal basso: " Sei il fondo/la sede di Paradiso dove c'è bellezza di occhi limpidi". E a chiudere la poesia: " Prostarsi a mani conserte/quando il passato pungola obliato/nei sotterranei ". **
Prof.ssa Rosa Rempiccia
============
"Pan de tinieblas"
Cuando se está fuera de Él
se es sombra de sepulcro que baila,
ninguno, nada.
Hay un tribunal en el aire
y el ruiseñor trae los sollozos.
Estamos devorados por el abismo
como la noche a las luciénagas
tragados por la luna
que se asoma con su filo cortante.
Somos destino de olvido y pan de tinieblas.
Vienes despacio desde la lejanía,
vienes a mi inquietud con voz sinuosa
y con un oscilar de balanzas
me impones deberes.
Búscame en los laberintos de las hojas,
¿sombra de muertos huídos?
Búscame en el agua tranquila de tus amores
entre los rostros que no conozco.
Búscame entre las piedras dislocadas
en el silencio de las calles asoleadas.
Búscame en los innumerables sueños de las noches,
búscame para ser aún receptáculo de vida
en las horas que huyen en la niebla sin tiempo.
Dame aquel bien extraño e invisible,
palabras justas, fervor vígil.
=====
"Pane di tenebra"
Quando si sta fuori di Lui
si è ombra di sepolcro che danza,
nessuno, niente.
C’è un tribunale nell’aria
e la pernice ne porta i singulti.
Siamo divorati dall’abisso
come lucciole nella notte,
inghiottiti dalla Luna
che s’affaccia con filo tagliente.
Siamo destino d’oblio e pane di tenebra.
Vieni piano dalle lontananze,
vieni alla mia inquietudine con voce sinuosa
e con un oscillare di bilance
m’imponi doveri.
Cercami fra i labirinti delle foglie,
ombra di morti fuggiti.
Cercami nell’acqua tranquilla dei tuoi amori,
tra visi amati che non conosco.
Cercami fra le pietre dissestate,
nella solitudine delle strade assolate.
Cercami negli innumeri sogni delle notti,
cercami per essere ancora dimora di vita
nelle ore che fuggono nella nebbia senza tempo.
Dammi quel bene strano e invisibile,
parole giuste, fervore vigile.
****

lunedì 25 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = DONATELLA NARDIN


***Donatella Nardin: “Poesie velate” – Ed. Il convivio – 2024 – pag. 64 - € 11,00
Ancora una volta viene offerto dalla prolifica poetessa una ricerca attenta e raffinata intorno alla parola, sussurrata ed incisa allo stesso tempo, per rielaborare il pensiero segreto che nel nostro sub conscio appare improvviso, abbandonando la solitudine e scandagliando tra figure, colori, memorie, spiegazzature, illusioni ed aneliti.
I passi scelti che si susseguono, con lampi di luci improvvise, ci introducono in un perenne vagheggiare visioni e incisioni sia del tempo, che scorre rapidamente, sia del pensiero che si sofferma con meraviglia tra simboli e colori.
“Entrai nella notte per spremere/ fino all’osso la tenebra scura/ e da lì rinascemmo:/ io, come era già stato, dalle calde/ tonalità del suo respiro, lei,/ sommessa e silenziosa, dall’onda/ bianca di ricordi trascesi./ E fu un momento grondante/ di dolcezza infinita quella/ compenetrazione amorosa,/ sempreverde, come di bimbo,/ una chiarissima natalità.”
Lievemente la narrazione è composta con un’alternanza che riesce a sospendere i tratti incisivi della realtà, in un vissuto che modula le dimensioni anche dentro i circuiti del corpo e degli innesti della volontà.
“Eppure noi siamo vivi in questo/ immenso rogo di vita, vivi in questa nostra inaudita/ inermità […]”
La parola, in questa inermità, si rivela uno strumento importante – scrive Giuseppe Manitta in prefazione -per fare il punto su se stessi e sul mondo, per condurre alla meditazione e alla coscienza di un indomani incerto per il quale, però, bisogna lottare.
Un ardente fiammeggiare registra e mescola il linguaggio, fra alcuni momenti che potremmo definire colloquiali ed alcune testimonianze che chiariscono con partecipazione personale la quotidianità esistenziale.
Scrittura, questa di Nardin, che sa scrutare i rilievi aspri dell’incertezza e la contemplazione del dettato culturale, corpo a corpo con il simbolo.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 23 novembre 2024

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


**Alessia a cavallo**
Pomeriggio fiorevole al maneggio
sottesa all’attesa della gioia
dei sensi dell’incanto per
Alessia: la palizzata la salta
il bianco del cavallo amico.
Poi nel costeggiare il
Mediterraneo azzurro intenso
linea dell’orizzonte
conca di tramonto d’arancia
per Alessia al galoppo
nelle cose di sempre.
Poi il sole dopo che dio
ha tolto dal sembiante nuvole.
Arriva Giovanni e l’amore
a farlo nel fieno afrodisiaco,
negli occhi lo guarda Alessia
(comprende: non mi lascia).
*
Raffaele Piazza

POESIA = SONG JAIHAK


***SONG JAIHAK - COREA DEL SUD
Il poeta Song Jaihak (宋在學), nato a Yeongcheon (永川), Corea del Sud, nel 1955, ha trascorso la sua infanzia vicino a Pohang e al fiume Geumho. Dopo essersi laureato all'Università Nazionale di Kyungpook (慶北大學校) nel 1982, è diventato un dentista. Come poeta ha debuttato nel 1986 attraverso World Literature (世界文學).
Le sue raccolte di poesie degne di nota, includono: "Poesie di ghiaccio" (1988), "La casa salesiana" (1992), "Lotta contro la luce blu" (1994), "Ricordi" (2001 e 2016) e "La mattina ha proposto un matrimonio" (2022).
Song ha ricevuto numerosi premi importanti, di cui: il Pyunun Literary Award (2014), il Lee Sang Poetry Literary Award (2012) e il Sowol Poetry Literary Award (2010). La sua raccolta del 2022, Morning Asked for a Wedding, è stata elogiata come "una delle migliori raccolte di poesie pubblicate in Corea nel 2022" dal Symbology Institute, come ha evidenziato anche il noto poeta Euisu Byeon.
=
"EGLI MI TOCCA IL VISO"
Quando il viso mi tocca
beato a sonnecchiare mi appoggio
al lungo percorso d'acqua, il profumo di gardenia arriva
anche se non c'è nessuno che può tornare.
Come il rosa di dianthus di garofano
fischiando alla soglia della serata
per non svegliarsi mai.
Ora pure un lato ha sigillato, questa foresta
dove la luminosità e l'oscurità si mescolano
come ai vecchi tempi pieni di farfalle.
Il modello delle ali di farfalla sta seguendo
come il numero di pilastri eretti dalla luce del sole,
le lampade in anticipo si abbassano.
Quando come ogni farfalla
gli occhi si aprono
piango anche se non fragorosamente.
Quando mi tocca il viso
simile a un nuovo germoglio, cresco
fino a lui...
a volte come foruncoli, a volte come salice.
*
SONG JAIHAK
******
Tradotto in italiano da Angela Kosta Direttore Esecutivo della Rivista MIRIADE giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice, traduttrice, promotrice

venerdì 22 novembre 2024

POESIA = RITA NAPPI


**"LIBERTA'"
Bisognerebbe vivere di nuovi inizi.
Avere l'ingenuità delle prime volte,
la curiosità dei primi passi,
il coraggio di perder l'equilibrio.
=
L'incoscienza di liberare il palloncino
e non abbandonare la mano della madre.
Bisognerebbe ridere ad ogni caduta,
sorprendersi di non poter guardare il sole.
=
Si vive di ragioni e arrendevolezze.
Basterebbe tornare a sognare,
tornare a viaggiare
e chiedersi perché...
======
======
"SLEGATA DAL TEMPO"
Liberati da questa pelle
e dalla carne.
Liberati da queste ossa
e dal peso.
Liberati dalle catene
e dai lucchetti.
Non tardare,
Non compiacere il tempo.
Sii portento e studio,
inizio e prosieguo.
Liberati dal respiro
e da ogni fibra.
Cerca il filo che unisce
il tempo di adesso...
Ché tutto il fare di ieri
è già passato.
***
RITA NAPPI

sabato 16 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


** *Antonio Spagnuolo: “Più volte sciolto” Ed. La valle del tempo – 2024 – pag. 64 - € 12,00
Con la celerità che ingiungono i suoi novantatré anni Antonio Spagnuolo insegue ancora la parola, quella parola che quotidianamente gli suggerisce la inesauribile riserva del sub conscio per accendere senza tregua l’immaginazione, assopita tra i pensieri inespressi.
La parola al di qua o al di là di ogni idea di scrittura è la testimone dell’esistenza dell’uomo, la sua giustificazione o la sua condanna, il desiderio di essere o la linea della fecondità, la scoperta o l’illusione, ed il poeta ricama la sua scrittura intessendo con policromatici ceselli quei sentimenti che fanno della vocazione letteraria il substrato delle figurazioni e della rappresentazione.
In queste nuove pagine ritorna incessantemente la irrequietezza caratteristica dell’innamorato che cerca con ostinazione di ghermire gli sguardi e le lusinghe della donna venerata. Un effluvio di memorie rimbalzano nei versi più significativi della raccolta quasi un diario che ripropone il desiderio di riaccendere almeno nell’illusione o nel sogno quelle ore, quegli eventi, quei turbamenti che hanno segnato appassionatamente alcuni momenti del tempo trascorso.
“Nel sogno riappare la tua carne. / Io con violenza la palpo/ per accertarmi che sei di nuovo viva, / nuda tra i cuscini roventi./ Quasi per celia l’invito di un sorriso/ offre l’amplesso e io affondo/ senza più il timore, già fatto galeotto./ Aspettavo il momento in cui adornavi/ il crepuscolo malandrino e complice, / ed accettavi il lento brusio dell’abbandono. / Il trabocchetto ormai rivela gesti abbaglianti/ spartiti co la mia accortezza.”
Per Spagnuolo il fiume infinito di idee, di pensieri, di immaginazioni che investono la mente confusa e irrazionale, ma nel contempo sublime ed elegiaca, rivela l’aspetto più genuino ed introspettivo dell’io. Il mistero della psiche, incontrollabile, si propone giorno dopo giorno come un abbraccio universale che traccia le sospensioni dei sentimenti e le celate speranze di un riflusso.
Spulciando qua e là tra i numerosi fotogrammi proposti in queste pagine risalta luminosamente la ricerca insistente del simbolo. Così il gabbiano diviene foriero di abbagli, il mouse indaga nel regno dell’inconscio, i calzari inchiodano lo sguardo, lo smeriglio sfida il destino, il violino scarta l’ignoto, il poppo ha carezze infrante sul volto, un asterisco naviga in sorprese. Un ricamare l’appassionato rapporto tra le battute degli appunti e il sopraggiungere della fantasia.
Con accortezza la cifra stilistica ha una linearità del tutto particolare, empirica e trascendentale ad un tempo, che convoca insieme la parola e l’icona, tanto quanto realtà ed illusione riescono a fluidificare la materia del verso.
Il poeta sembra offrire il consenso ad accedere ad un privato meditare, dove lo spazio del reale gravita nella potenza endoscopica ed estende ribaltamenti di un gioco delineato dalle cromie primarie, e dove l’immersione cronologica riaccende il rituale che accende l’esistenza.
“Questo silenzio serba l’ultimo segreto/ nel mezzo di uno sguardo che fruga/ e mi riporta al tempo del solfeggio./ Tra polveri di brace e ombra di un muro/ codesta sillaba secca stampa ancora/ ricordi tra pergamene consunte./ Il palpitare lontano che gorgoglia/ tra sonnolenze e rimpianti/ ha il nulla dentro per l’inganno/ che addenta tra ciuffi dell’azzurro./ L’abbandono sembra anello che non tiene/ e scroscia bruciando per non credere/ che ci sia un ritorno.”
*
Anonimo / per il sito “Poetrydream”

martedì 12 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI : FLORIA BUFANO


**Floria Bufano: “Ialine trasparenze” – Ed. La valle del tempo – 2024 – pag. 94 - € 14,00
* Negli ultimi anni il mondo digitale della rete ed i social media in tutte le loro forme e declinazioni sono diventati un supermercato al quale troppi sprovveduti attingono a piene mani, senza porsi domande culturalmente valide, fra interventi di comune accettazione e proposte che rasentano quotidianamente il vuoto. Nessuno si chiede quanto sia valida la immissione in internet di qualsiasi tipo di scrittura, molto spesso dagli estremi talmente lontani dalla vera cultura da rasentare il risibile.
Fortunatamente la poesia sopravvive ancora con la perseveranza di quei generosi autori che cercano di realizzare gli ultimi sguardi della comunicazione genuina. Tentando di raccogliere molti saperi, molte incisioni di creatività, corroborate dalla fermezza di un nutrito studio e di una preziosa chiave di richiami.
La poesia secondo me deve sempre e comunque dire qualcosa di elevato. Il disvelamento di un amore sopito ed improvvisamente esploso fra anime elette, il sussulto delle emozioni incise dall’incontro di personaggi sull’orlo del sobbalzo, la rabbia focosa innanzi agli eventi bellici, che pur senza una evidente ragione politica distruggono cose e bambini, villaggi e donne, uomini e coltivazioni; il palpito ritmato che investe il pensiero nell’ascolto di una musica sublime, il fervore dei vari sentimenti che nutrono l’animo umano.
Una grande conca profonda ricca di suggestioni che illuminano speranze, illusioni, memorie, emozioni, in una rappresentazione che coinvolge ed avvolge nel battito delle sillabe, in una visone della realtà che si fonda molto spesso sulla fermentazione dei segreti del nostro sub conscio.
La semplicità con la quale Floria Bufano ricama questa sua scrittura, in un rincorrersi di periodare con eleganza, è decisamente densa di significato, per la realizzazione di un canto che si sviluppa fra memorie e desideri, sussurri ed incisioni, considerazioni e disincanti. Si avvia così un compendio tra la indeterminatezza ed un vago sentimento dell’assoluto, per il quale la sospensione tra il tempo attuale e lo spazio dell’immaginazione coinvolge nella creatività, che da sola può determinare quella particolare predisposizione d’animo che diviene realtà fantastica e fonde lo straniamento con la fuga nel sogno.
Non dispiace imbattersi in pagine schiette ed ingenue come l’adagio di questi pochi versi: “Amori sbagliati,/ amori uccisi,/ amori traditi./ Quanto costa l’amore, cara non amata?/ Uno schiaffo, un calcio, un pugno/ o ancor più terribile al pensiero,/ una parola…seppellisce il tuo fragile corpo, e ammutolisce il tuo spirito./ E piano piano,/ con implacabile spregio/ ti raggela la mente,/ ti rivolta lo stomaco,/ ti trattiene il respiro/ ti ferma il cuore!!!/ Lub dub,/ lub dub, lub dub/ Fiiiiiii.” Una dichiarazione dalla limpida e consapevole dolcezza, afferrata all’angolo per poter vibrare con tenerezza.
I processi di percezione sono al centro dell’attenzione dell’autore e rappresentano egregiamente la sperimentazione del linguaggio, del suo rapporto con le cose della vita, dei suoi valori, delle sue probabili mistificazioni.
La parola, al di qua o al di là di ogni idea di scrittura, è la testimone dell’esistenza dell’uomo, la sua giustificazione o la sua condanna, il desiderio di essere o la linea della fecondità, la scoperta o l’illusione. Per mezzo della parola il poeta è o non è, comunicando il possibile della sua presenza, dal quotidiano all’assoluto, dalla rivelazione ai limiti dell’apparenza e nella misura delle precisazioni. Il destino della parola è comunque qualcosa che segue lo scrittore come un’ombra che non lo abbandona mai. E Floria sa accortamente scegliere bene la parola per incastonare con fervore il simbolo ed il significante nell’impasto ottimamente lievitato dei suoi versi.
Mi piace immaginare che il poeta abbia usato il pennello al posto della penna, così dettagliatamente colorati sono tutti i fotogrammi che appaiono negli oggetti e nelle figure e nelle fluttuanti parole ricamate per queste liriche. Il tutto amalgamato alla riconquista del desiderio. Un desiderio che contemporaneamente è emozione che vibra sorda ed è preludio che annuncia l’impulso corrispondente. E ci dice:
“Potessi far tornare indietro il tempo/ ti porterei in spazi che non conosci,/ in posti mai vissuti:/ per verdi prati di dolci colline/ farti aspirare forte l’odore di un fiore,/ e, trattenendo poi il respiro,/ subito ti lascerei abbandonare/ inebriato, interamente pervaso,/ dalla fragranza del suo profumo./ Tenendoti poi la mano,/ ti condurrei su selvaggi lidi/ dove batte vigoroso il vento/ e le onde del mare, ruggendo/ ingoiano la riva/ e il loro alito di salsuggine/ viva energia in te profondono./ Sotto il braccio ti accompagnerei poi,/ per le strade, per i vicoli,/ là dove il fango melmoso inghiotte l’asfalto/ il putrido rigagnolo scorre lento/ e l’aria fetida del pattume inquina il respiro,/ e pur là soltanto potresti ammirare/ la bellezza della vita,/ la forza dell’amore,/ che ormai è diventato pietra nel tuo cuore.” Una strana confessione che racchiude il bisogno di rifugiarsi nelle utopie del fabuloso, del malizioso, del fabulante.
Il luogo della rigenerazione è allora tra le mura domestiche che proteggono quotidianamente il dialogo incrociato che approfondisce sempre più il bisogno di amore, o questo luogo ricercato è tra la sospesa metafora dell’invocazione. -. Tra le vicissitudini improvvise e le cadute nell’oblio, così come quando si affonda nel proprio impulso e la frammentazione della visione onirica diviene parte risolutiva per un galleggiamento che possa ridonare fiato.
Sono, queste poesie, frammenti carpiti da occhi vigili e sempre accesi, segreti presenti tra forza e passione, escursioni che talvolta serpeggiano nella mente come attimi di irrequietudine e di permeabilità. Anche il sonno ha momenti intimi nei quali carezzare il velo sottile che si presenta dolcemente, e un crescendo di trepidazioni fonde il tragitto poetico che qui viene mostrato in vibrazioni, in tenerezza, in fede, affascinati anche da tentennamenti per una malcelata paura del subconscio. Subconscio che non teme di avviluppare fatalmente la ricerca spasmodica che il poeta sostiene. E Floria ha arricchito e approfondito i suoi strumenti di scrittura cercando di ricavare effetti di maggiore sottigliezza e lusso nella continua rappresentazione degli sguardi collegati costantemente a una riflessione sullo strumento comunicativo, al prodotto genuino della notazione, al di là dell’astrattezza e collegato sempre al limite della presenza benigna. “Ma che fatica quest’amore:/ rincorrere il tempo/ affannoso, vorticoso,/ e ritrovarti in fine/ in brevi attimi di felicità.”
La vita delle parole si costruisce come una realtà che alla fine si concretizza nell’idea colorata che appaga la potenza di una identità facilmente vulnerabile.
Avvenimenti di ritornanze riempiono il luogo del verbo capaci di varcare la soglia dell’inconscio in un intenso sommarsi musicale, che suggerisce in armonie variegate l’interezza di quell’inciso tempo-sussurro, sottraendo distanza alle distanze di quegli squarci magici che soltanto il simbolo riesce a concretizzare.
Qui anche l’invocazione si aggrappa e protende verso orizzonti che varcano i confini della terrenità, nella scioltezza dei motivi che cercano l’apertura verso l’infinito, non azzerando mai passioni, sentimenti, esultanze, fedeltà, per scavare di volta in volta, tra l’immaginazione e le calde effusioni, così come l’intreccio tra asimmetrie e delineate presenze.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 7 novembre 2024

NOVITA' EDITORIALI = ANTONIO SPAGNUOLO

Da oggi sette novembre e' in distribuzione il nuovo volume di poesie "Piu' volte sciolto" di Antonio Spagnuolo. Reperbile anche direttamente presso l'editore ( info@lavalledeltempo.it )

martedì 5 novembre 2024

POESIA = FOSCA NAVARRA


**Tre poesie dalla raccolta "Perdutamente" (Ensemble ed.)
********
"Interruzioni"
Le storie non continuano
si accasciano nell’insignificante
come i bimbi abbandonati
nelle macchine ad agosto.
==
"Roma/Firenze"
Era un respiro al mattino
sui queruli prati, sui bronchi morenti
che stanno a pregare il maestrale,
che stirano afflitti
le fronde alla chiara galera,
riapparsa ai confini tra il bene
e il delirio, a tal punto tenace
che io ridivengo memoria
e insensate speranze
e anelanti radici
alla cima di tutto quel vento
che nutre le greggi
e mi affama.
==
"I limiti dell’amore"
Vedo negli amanti il mio fallire
e nell'amarsi la mia arsura
il mio delitto di sonnambula
le sbarre in pieno giorno.
Fuori, libertà di sete
libertà di crollo e di caduta
lusso di ringhiere;
fuori, negli amanti
il compimento universale
di ogni limite. Non c'è
né in me né in ogni solitudine
volere di confino per il mondo.
Vedo negli amanti esaltazione
e sfregio all'abbandono;
vedo la mia invidia e il mio fallire
contro quel passivo e riflessivo
osanna dell’amore.
Vedo negli amanti la più eccelsa
forma idolatrata di egoismo.
*****
FOSCA NAVARRA

POETI DA RICORDARE = MICHELE SOVENTE


MICHELE SOVENTE (1948 / 2011)

lunedì 4 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = DAVIDE CAVA


** Davide Cava: "Mi sto poetando sotto" - Eretica edizioni 2024 - pp. 74 - € 15,00
La raccolta poetica ritrae la considerazione intensa e contrastante sull'esistenza, traccia la linea di confine, dileguata nella soglia della comprensione tra realtà e finzione, dichiara la necessità di interpretare il pensiero, l'incalzante desiderio di una mente inquieta di comunicare il proprio pensiero poetico, concentrato nella diffusione lirica di uno spirito sfrenato, incontrollato, avvolto nella dissolutezza delle parole.
Davide Cava conosce il potere evocativo della poesia, compone l'indagine rappresentativa della sensibilità, assicura l'incalzante e stringente volontà delle affermazioni provocatorie all'autenticità del moto istintivo, rinnova la contaminazione delle assenze e del distacco attraverso la capacità catartica ed escatologica di accompagnare in versi il dolore, ne trasfigura l'essenza nell'esperienza estetica creativa e letteraria. La poesia di Davide Cava insegue il miraggio emotivo, rielabora la natura dei sentimenti nell'inesauribile territorio delle incertezze, consegna il richiamo del proprio vissuto all'invocazione della materia espressiva fulminante e incendiaria, allarga la consonanza della memoria nella dignità celebrativa della nostalgia. Il poeta racconta la commedia umana trafitta nella coscienza, sotto il peso incombente e irrequieto della vertigine, dischiude lo sguardo acuto, ostinato e interrogatorio sul sipario del mondo, risveglia le sensazioni dell'universo interiore, confrontando l'indifesa ed evanescente ansia delle risposte. Mette in scena, nelle esortazioni solitarie e misteriose del tempo, la realtà del presente, immersa nelle confessioni malinconiche del passato, insegue il cammino dell'incoraggiamento lungo i sentieri delle rinascite.
Davide Cava scandisce l'intreccio degli innamoramenti, portandosi addosso l'insegnamento degli inganni, svelando il suggerimento del cuore che non rinuncia alla preghiera inaspettata e imprevedibile dell'amore. “Mi sto poetando sotto” diffonde il suggestivo e intuitivo profumo dei ricordi, decifra l'uso deformato ed ermetico del vuoto nell'esercizio letterario di una tecnica poetica capace di trapassare la dimensione tormentata dell'essere e riempire il brivido sapiente dei sogni, accomunato da un lirismo oggettivo di consapevolezza. Davide Cava plasma i suoi versi intorno all'illuminante ricerca della parte più suscettibile e impermeabile dell'anima, afferma con velata ironia la nitida e inesorabile condizione dell'uomo, coglie la previsione vitale dell'arrendevolezza e della fugacità. Il libro invita ad addentrarsi nel labirinto dell'ombra e nella linearità della luce, a valutare il vincolo eloquente delle impronte relazionali, la virtù divinatoria del senso segreto delle cose, l'incontro con l'instabilità della tenerezza e la durezza delle ostilità. Il costante e vertiginoso riferimento all'irrimediabile indifferenza della mancanza fa sì che la poetica di Davide Cava raggiunga il lettore nell'indugio invisibile della transitorietà, assorba, dal palcoscenico illusorio delle immagini, la seduzione del disorientamento, descriva una poetica traboccante dove la punteggiatura di ogni speranza si mescola all'avventura romantica della quotidianità. Davide Cava incrina l'equilibrio delle certezze, smantellando la dedizione inaspettata di un appetito insaziabile per la vita, nello sconfinamento di una conversazione intima e profonda con il sottosuolo delle identità, nella terra d'approdo dell'arte poetica.
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RITA BOMPADRE
centro di lettura "Arturo Piatti" ======================
TESTI SCELTI
*** "MENTRE TI PERDO"
Chissà come passi i minuti
mentre ti perdo.
=
Mentre osservo risicati ricordi
e mi aggrappo fortissimo
a sguardi che - forse -
non mi hai rivolto mai.
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"SOLD-OUT"
Si sta come
nell'era delle prestazioni
sulle anime
i macigni.
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"DENUNZIA"
Ma chi ti ha dato il permesso
di accendere la luce
mentre muoio?
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"SE MI VUOI"
Probabilmente mi troverai
su una panchina scolorita
ad aspettare il treno del 31 febbraio
diretto verso il passato.
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"DEDICA RANCOROSA"
A te piacevano le mie poesie,
quelle lunghe,
quindi eccotene una.
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"LUNGIMIRANZE"
Ci vedevamo lungo da bambini
a pensar che l'amore si facesse
tenendosi per mano.
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"CAPEZZALE"
Avrei dovuto essere
più cordiale
coi miei sogni.
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"PERCHE' TU SEI ILLEGGIBILE"
Hai gli occhi che parlano,
e cantano canzoni d'Amore universale.
Due sfere scure nelle quali
chissà quante anime
hanno letto il proprio destino
senza mai leggere il tuo.
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"MERITOCRAZIE E CRATERI"
Brillavi tanto
che mi toccò farti andar via
una volta finita
la crema lunare.
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"IRRAGGIUNGIBILE"
Sei dove non posso raggiungerti,
nella casa dei ricordi di un Altro,
che non ha neppure una poltrona
per questo mendicante d'amore.
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SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE IULIANO


**Giuseppe Iuliano: "Cantimbanco" - Ed. Delta3 - 2024 - pag. 16 - € 3,50
Elegante opuscolo, quasi tascabile, offre dodici poesie di Giuseppe Iuliano, vergate in uno stile elastico e personale, e in un ritmo cadenzato che fa del verso un originale tocco di armonia.
Con determinata precisione egli dichiara: "La mia scrittura solco di penna/ è pugno di semenza senza grano./ Concima fatiche e sfinimenti/ dentro e oltre l'autunno e le sue pieghe./ Appunta fogli di inquietudine/ diario a pratica di giorni/ lacci di pena, spine di rabbia e noia." E manifesta in tutto il tragitto la disillusione che attanaglia quotidianamente chi nel luogo natio continua a sfuggire alla corrosione degli intervalli e alla scomparsa dei valori essenziali per una valida realizzazione del futuro.
Apre questa silloge il desiderio di approfondire, anzi di vedere "scorte di grano/ e ruota che sfarina sazietà/ a bocche di fame". Un chiaro naufragio che riprende tessitura di continui rimandi di solidarietà e distilla il nutrimento per una fase di ribellione.
Una consumata perizia stilistica, di uno scrittore che ha impegnato approfondimenti in decine di anni di studio, una pulsione dionisiaca, ma nello stesso tempo controllata o addirittura moralistica, un rigore di scrittura che avvince, diventa il liquido amniotico del routinario per una poesia che si stempera "con gambe di rifiuto e cuori di diserzione".
Iuliano cerca di porre un freno alla realtà fittizia e sceglie di rimanere nel tangibile come rappresentazione di immagini in un plastico livello comunicativo, che riemerge spesso dalle costellazioni della rappresentazione, perdendo quel carattere di fissità che rende la poesia incomprensibile.
Ogni cosa concreta allora cerca o crea la sua tempesta nello scenario delle proprie zolle, della propria storia, nel proprio "granaio di spighe vuote".
Concreto porgere di sillabe che dispiegano in consonanza un flusso che vorrebbe apertamente riscattare le sospensioni.
Scrittura bilanciata e consapevole, ricca di improvvise successioni che disvelano il canto delle proiezioni.
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ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 2 novembre 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = CLAUDIA MANUELA TURCO


**Claudia Manuela Turco: “Biancabrina e le sette nine” – Macabor editore 2023 – pag. 180 - € 16,00
Rapidamente si sfiorano dimensioni variegate e coinvolgenti, per quelle improvvise sospensioni del dettato che fanno del pensiero poetante un accostarsi timoroso all’inevitabile corrosione della quotidiana presenza umana.
Con affabilità non sospetta nella nostra realtà affiora un tono di comunicazione semplice ma nello stesso tempo inquietante.
Lo sguardo viene più volte impegnato negli improvvisi ostacoli che possono comparire nel tragitto diurno o nelle sospensioni notturne, e con tocco da magistrale percezione la poetessa racconta vicissitudini ed incubi che possono assillare l’individuo che si trasforma in un paziente da operare o in un mendicante che cerca conforto.
Le pagine, molto ricche di fraseggi, raccontano le peripezie che una fanciulla affronta durante l’arco della sua esistenza, una favola che non nasconde assolutamente nulla di misterioso, ma che disegna gli accadimenti con la precisione del cesellatore.
“Spaccano il capello in quattro
ma poi sragionano tra poli opposti
ignorando ogni complessità.
Anche quando classificato in-colore,
rimane colore in entrambe le sue facce,
il Bianco/Nero.
Neraneve ha un debole sia per il colore nero,
sia per l’alta luminosità dell’acromatico bianco,
colore acrobatico, senza tinta.”
Cosa seleziona con cura il suo inconscio?
Tra le false parvenze e la verità, tra realtà e inventiva il poeta si affida agli infingimenti della riflessione e ricama l’accettazione di una consapevole proiezione del continuo divenire attraverso fotogrammi che chiudono la monade dell’attimo fuggente.
La cagnetta Nina è protagonista a tutti gli effetti, sia nella disperazione che nelle gioie improvvise e inaspettate, né giovane né vecchia, né sana né ammalata, che ritaglia i momenti sempre incerti dei tre sfortunati/fortunati coprotagonisti della fiaba.
Claudia Manuela Turco scrive con eleganza, con un più che abbondante fluire di frasi e incisioni, in un alone di cultura valida capace di mescolare registri e linguaggi in una sorta di pastiche, che descrive le accattivanti alternanze di uno schermo dal ritmico candore.
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ANTONIO SPAGNUOLO