sabato 31 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = STEFANO VITALE

Stefano Vitale – La saggezza degli ubriachi--- Ed. La Vita Felice – Milano – 2019 – pag. 79 - € 13.00
Stefano Vitale (1958), vive e lavora a Torino. Ha pubblicato numerose raccolte
di poesia tra le quali “Angeli” nel 2013 che ha dato vita a uno spettacolo di teatro –
danza andato in scena al teatro Astra nel maggio 2014. Sue poesie sono state pubblicate
su riviste a antologie. Per le scuole e le biblioteche conduce laboratori e corsi di lettura,
scrittura creativa e ricerca poetica.
La saggezza degli ubriachi, la raccolta del Nostro che prendiamo in
considerazione in questa sede, è scandita nelle seguenti sezioni: quella eponima,
Guerre civili, Punti di vista, Dal terrazzo, Moments musicaux.
La raccolta inizia con la poesia eponima nella quale è esplicito il riferimento
dell’io – poetante alla sua propriocezione al momento del risveglio mattinale quando
afferma di sentire il corpo come un peso abbandonato alla deriva della prima luce.
Nel componimento seguono versi nei quali s’intendono la vita e la giornata come
difficile lotta quando sono detti piani segreti metaforici, mappe di resistenza, campi
minati e barriere di filo spinato. Per poi alla fine richiudere la porta sul mondo e deporre
un fiore rosso ai piedi del letto della nostra piccola pace.
Una vena esistenziale è detta dall’io-poetante fortemente autocentrato
nell’incipit di una composizione: - “Ci muoviamo verso il fondo/ ignari archeologi di
noi stessi/…- “.
Tutto il discorso condotto dall’autore è sul senso della vita umana e il poeta nel
suo solipsismo si ripiega su sé stesso in modo del tutto antilirico e anti – elegiaco.
Quello che vale per Vitale vale per tutti quando Stefano afferma: - “Desideriamo
soste felici di sospensione/ nella congettura che gli altri hanno di noi/.”.
Quindi una vena intellettualistica e riflessiva è la cifra essenziale della raccolta,
uno scavare nei meandri della psiche.
Scrive Alfredo Rienzi nella prefazione che l’obliquità del titolo del libro,
suggestivo e provocatoriamente ossimorico, è la lente prismatica che Stefano Vitale ha
usato nella poiesis di questa raccolta e che consegna al lettore perché possa accedere
agli strati della realtà esplorata e narrata.
I componimenti sono quasi sempre privi di titolo e ognuno di essi si può definire
una meditazione ontologica sull’esserci nel divenire della vita e la forma dei versi è
avvertita, raffinata e ben cesellata nel procedere per accumulo dei dettati
filosofeggianti.
La raccolta ha una vaga affinità con quella di Flavio Ermini Il compito terreno
dei mortali quando il poeta scrive: - “Il nostro compito è scambiare parole/ tra le pareti
delle strade e i bordi delle stanze/…”.
Ovviamente a livello formale i due autori sono molto distanti tra loro.
È una costante nei componimenti il loro decollare sulla pagina nei loro inizi per
poi planare con dolcezza nelle chiuse.
Per l’unitarietà del carattere contenutistico e formale di ogni singola
composizione il libro potrebbe essere considerato un poemetto nel suo delinearsi toutcourt come intelligente esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

--ANTONIO SPAGNUOLO:UNA GRANDE VOCE POETICA DEL SUD --
"POLVERI NELL'OMBRA" - ED. OEDIPUS 2019 - pagg.96 - € 12,50 -

Chi segue i percorsi della poesia italiana,certamente conosce il lungo e intrigante itinerario poetico di Antonio Spagnuolo(nato a Napoli nel 1931),che è stato fondatore della rivista "Prospettive culturali",ha curato collane di testi,dirige "le parole della Sybilla" e la rassegna on line "poetrydream".Soprattutto-però-Spagnuolo è un poeta di grande levatura:autore di numerose sillogi di poesia,la bibliografia sulla sua opera letteraria è assai vasta(Massimo Pamio,Plinio Perilli,Elio Grasso,Bonifacio Vincenzi, Carlangelo Mauro, hanno pubblicato monografie sulla sua poesia).E' tradotto in diverse lingue.
Il volumetto che ho fra le mani si intitola "Polveri nell'ombra" ed è fresco di stampa(luglio 2019),edito da Oedipus. Occorre subito dire che è un magnifico libro,che si situa lungo una linea più discorsiva e lirica,rispetto alle sue opere precedenti(il primo Spagnuolo era certamente più sperimentale e più ermetico,a volte di difficile lettura).
"Polveri nell'ombra" nasce dal sentimento di una 'perdita'(la compagna di una vita).Le parole più presenti sono appunto:solitudine,silenzio,ricordi,assenza,attesa,in un contesto che però non è mai di disperazione,piuttosto di tenero rammemoramento:"Il tuo bacio aveva anche il sapore/del temporale di agosto" e "ora ti cerco di notte,tra l'uggia e il viola,/nella vecchia illusione dei capelli,imbiancati dal tempo in solitudine".E' palpabile il senso di un'assenza 'fisica'(questa è anche poesia della 'tenerezza' del corpo),che vive oramai solo nel sogno:"Ma tu ormai non sei più con me!".Il poeta si aggira delicatamente fra i ricordi,dando vita a versi memorabili:"Ero nell'ombra e tu eri fanciulla").La figura femminile era "la ninfa dal viaggio indefinibile".La lingua del poeta è di una trasparenza davvero rara,unita ad una grande sapienza letteraria.Vedi il testo 'Tormento',con una serie di assonanze e rime interne(tormento,lamento,tradimento)Il libro si chiude con un testo dall'incipit originale e affascinante:"Un Dio complicato mi ha concesso in comodato gratuito ossa e carne per un corpo..."ora sono pronto a restituire l'involucro...".
Libro di tenerezza e di ricordi,che parte dall'esperienza personale dell'Autore per divenire a tutti consonante.Universale.
*
DANIELE GIANCANE

giovedì 29 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ENRICO MARIA'

Enrico Marià – "Fino a qui"--- puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2019 – pagg. 81 - € 10,00
"Fino a qui" è una raccolta di poesie non scandita e tutti i suoi componimenti non
presentano titolo. Motivo conduttore, argomento del testo, è quello dell’infanzia
negata, connesso a quello di un’adolescenza a rischio vissuta nel mare magnum di un
ambiente a rischio, costellato da tanti aspetti negativi, come la droga e la delinquenza
minorile. Non si può affermare con certezza che il testo sia autobiografico, tuttavia ci
sono molti indizi che potrebbero confermare questa ipotesi. Quella di Marià è una
poesia non metaforica, a tratti elementare e quasi ingenua, poesia che trova la sua
espressione dominante in un linguaggio di taglio narrativo, affabulante, espressione
di una poetica a tratti minimalista; si tratta di una scrittura cruda che ci trascina dentro
gli eventi. Come modelli Maria prende i poeti americani della beat generation e non
solo quelli; del resto la sua scrittura, per certi aspetti, può essere considerata on the
road; un senso di nichilismo pervade questa raccolta. Descrizioni dolorosissime,
come quella del padre alcolizzato, caratterizzano il testo che, anche se solo in rari
momenti, si apre alla speranza. È l’urgenza del dire che salva il poeta, la parola nel
suo pronunciarsi, la poesia stessa, e il poeta non si geme mai addosso, anche se la vita
lo mette sotto scacco. Come in Cesare Pavese è qui presente il tema della memoria
dell’infanzia, che però qui, contrariamente che in Pavese, non viene mitizzata, come
un periodo idilliaco, felice. Al contrario qui viene messa in luce un’infanzia on the
road, nella quale il gioco preferito era quello di stare nello scheletro di un palazzo
demolito. I componimenti poetici sono di diversa estensione: alcuni sono brevissimi,
quasi epigrammatici, mentre molti altri sono molto lunghi e più articolati. La scrittura
di Marià è quasi del tutto priva di densità metaforica e semantica, tuttavia spesso
riesce ad essere icastica e tagliente. Tema dominante è quello di un quotidiano che si
realizza sulla pagina in quadri e immagini di forte pregnanza e sofferenza. Vengono
qui detti tutti i termini dell’abiezione umana dall’alcolismo, alla droga, fino alla
mercificazione del corpo. In un tessuto linguistica elementare i versi per la loro
diversa lunghezza, procedendo per accumulo, raggiungono un forte senso del ritmo e
una venata musicalità. Sembra delinearsi nelle pagine una variegata umanità di
giovani a rischio, detti dall’io-poetante (Claudio è morto, Stefano entra ed esce da
galera). Incontriamo nei versi una forte rabbia dell’io-poetante, che, in un passaggio,
dice di urlare come una bestia ferita e che in sé stesso non trova nessuna verità.
Quella di Marià è una scrittura antilirica e piana anche se, a volte, si apre in
improvvise accensioni, davvero molto alte. È centrale nel libro il conflitto
generazionale: emerge, a questo proposito il difficile rapporto con il padre violento
che non rispettava la madre. In realtà l’io poetante non aveva nessuna forma di
dialogo con suo padre e in una poesia, per cercare di annullare questa distanza, il
poeta indossa dei vestiti appartenenti a suo padre, quasi per esorcizzarne l’assenza;
tutto il testo è pervaso da una stabile tensione verso una vita più felice. Le poesie di
Marià sembrano delinearsi come un’accorata riflessione sul proprio vissuto, nel
tentativo di trovarne il senso più profondo; ne emerge, a tutto tondo, la tensione verso
un’ansia forte, davanti ad un esistere costellato da un ripetersi di solite azioni e
situazioni, davanti alle quali bisogna accostarsi nel tentativo di realizzare al meglio il
mestiere di vivere, per dirla con Pavese. Spesso c’è un tu al quale il poeta si rivolge,
del quale ogni riferimento resta taciuto. Un tono colloquiale caratterizza il dettato di
queste poesie, nelle quali emergono gli aspetti più tristi della nostra società, come, ad
esempio, l’intervento degli assistenti sociali, nei quali l’io poetante non ripone
nessuna stima. Sono presenti anche le tematiche della disoccupazione e della povertà.
Secondo una certa ottica, queste poesie potrebbero essere considerate come dei
monologhi in versi. Questi componimenti sono caratterizzati da una grande chiarezza
e da una forte vena descrittiva. Come afferma Luca Ariano nella prefazione, intitolata
Enrico Maria post beat pavesiano, il poeta, dopo una vita vissuta così non può che
essere pervaso da un demone interiore, non certo di stampo romantico, ma un demone
che ogni giorno divora l’esistenza, una bestia che fagocita tutto. Questa bestia ci
ricorda certe poesie di Caproni, soprattutto nel nichilismo che pervade tutta la
raccolta di Marià. La raccolta del poeta piemontese merita di essere letta e riletta e
sicuramente non lascia indifferente chi legge e ci si accorge di essere davanti a un
poeta che ha vissuto la vita come una coltellata, ma nonostante tante immagini e
vicende dolorosissime si riescono a trovare squarci di profondo lirismo: - “Voglio
vedere/ l’ultima onda di Genova/ trafitta dai raggi del sole/ ed esserne travolto e
marchiato sulla pelle/ per avere la certezza/ che nulla muore per davvero/” -.
Raccolta originale quella di Marià, spiazzante per le tematiche affrontate, che
raramente si riscontrano nell’odierno panorama italiano.
*
Raffaele Piazza

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"RIFUGIO"
Sei tu il sapore di autunno , della stagione livida
che ti ghermì per sempre,
della tremenda immagine che imbruna con le tenebre.

Rifugio cieco nella notte
per avvolgere il mio grido in una nuvola
come canto inquieto.
Muta la speranza che nella imprudenza
ha chiuso ogni tremore, ogni sussurro,
per riproporre lingue infinite di vento.
Incrocio disattenti testimoni
per quel misto di eucalipto, quasi incandescente,
tra le mura di cemento ingiallito
e la salsedine che batte agli scogli
ove correvamo col tuo nastro al vento.

D’improvviso continua il gioco dei gradini
e si assopisce il tempo delle piccole cose
così il rimpianto del sentiero che non ritroviamo
per sussurri e silenzi.
Lento intervallo del respiro,
lento il passaggio imperdonabile:
qualcosa è sparita
o cessa d’esistere dentro la realtà.
Finzione
come lo spazio per essere in contraddizione.
E di nuovo m’avvince questo incanto:
una scrittura prediletta del possibile:
nelle tue mani affilate ,
la precedenza in cui t’avevo sognata
come t’avessi vista ieri , ma ora sei inganno:
una collana d’ambra intorpidita
cercando di carpire ombre impazzite.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = SERGIO GALLO

Sergio Gallo – Beccodilepre--- Poesie sulla montagna (2006 – 2018) puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2018 – pag.118 - € 19,00
Sergio Gallo è nato a Cuneo nel 1968; ha pubblicato varie raccolte di poesia e ha vinto numerosi premi.
Beccodilepre è un lavoro antologico che contiene il meglio delle poesie sulla
montagna dei tre precedenti (Canti dell’amore perduto, Pharmakon e Corvi con la
museruola) più un cospicuo gruppo di poesie inedite sulla stessa tematica.
Il testo è scandito nelle seguenti sezioni: Testa, Spalla, Costola, Dente e Piedi.
Le suddette parti sono precedute dallo scritto di prosa poetica La chiamata e
presenta una prefazione di Beppe Mariano e una postfazione di Cristina Raddavero.
Nell’incipit il protagonista si trova sulla cima di Punto Roma, montagna della
catena delle Alpi Cozie alta 3070 m.
In La chiamata riconosciamo un brano in terza persona affabulante e permeato
da un alone d’inquietudine.
Il titolo potrebbe essere riferito alla poesia come fatto in sé stesso, poesia che
proprio tramite l’ispirazione chiama il poeta.
Nel brano è detta una natura idilliaca che emerge nella linearità dell’incanto.
Colpisce una forte attenzione al dettaglio descrittivo e il protagonista creato da
un narratore onnisciente s’interroga sul senso dell’idea della sua scalata e si pone molte
domande essenziali sulla vita.
La discesa dalla montagna può essere tragica e s’intende il tema della sfida con sé stesso.
Alcuni componimenti sono scritti in corsivo mentre altri sono senza titolo e si
ritrovano chiarezza, nitore e narratività nei dettati leggeri icastici e vibranti.
Uno dei protagonisti del lavoro antologico è la natura che è connotata dal senso
dell’idilliaco e che è espressa in maniera rarefatta e che evoca nel lettore un forte senso
di stupore e meraviglia.
Vengono nominati molti animali selvatici e volatili che divengono correlativi
oggettivi della vita.
I versi sono caratterizzati da un ritmo sincopato che crea una suadente musicalità.
Serpeggia una traccia di magia esaltata dall’eleganza formale e stilistica e dalla
densità metaforica e sinestesica e si ritrova un controllo rigoroso dei tessuti linguistici.
Architettonicamente anche per il carattere antologico il libro è strutturato in
modo composito e articolato.
L’escursione sulle montagne ha un carattere ambivalente perché può essere
vissuta come spensierata ma può anche divenire dalla difficile soluzione e sono detti i
pericoli che incontrano gli escursionisti che rischiano la vita e purtroppo nelle cronache
massmediologiche sono riportati con una certa frequenza casi d’incidenti mortali in
montagna.
La stessa natura diviene così superiore all’uomo nel dominarlo ed è presente un
senso di precarietà visto l’argomento trattato e centrale è il senso del pericolo avvertito
tragicamente e costantemente.
A proposito degli animali trattati si può dire che Gallo costituisca un vero bestiario con competenza quasi di naturalista.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 28 agosto 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“E’ stato bello”
E’ stato bello!
I tuoi quindici anni
avevano il riflesso di eliotropio,
il sussurro delicato di vaghezze
non ancora assaporate, ma sfrecciate
al verdeazzurro dei miei desideri.
Incorreggibile destrezza degli anni
l’intreccio della fiaba e del timore,
se madreperla a merletti ricamava
l’impertinente speranza delle labbra.
Tu indecisa a ghirlande
piegavi il gioco al sogno della sera
per comporre tasselli di tutta la mia storia.
Una storia che non ha conosciuto
penombre nel candore di un preludio
incandescente.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 25 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = IL CONVIVIO - RIVISTA

Il Convivio – Fondato da Angelo Manitta e diretto da Enza Conti--Trimestrale di Poesia Arte e Cultura dell’Accademia Internazionale “Il Convivio”
Castiglione di Sicilia (CT) – Italia – maggio – luglio 2019
Nel panorama odierno delle riviste di poesia e arte cartacee italiane un posto
rilevante spetta a “Il Convivio” pubblicazione fondata da Angelo Manitta e diretta da
Enza Conti, giunta adesso al diciannovesimo anno di vita.
Scorrendo il sommario del presente numero possiamo leggere la Lettera della
direttrice, di Enza Conte, i saggi Il cuore perso a Cipro, di Denis Poniz; Kjell Epsmark,
La creazione, di Corrado Calabrò; Luigi Mazzella: una narrativa moderna, avvincente
e legata alla realtà dei nostri giorni, di Angelo Manitta; La nascita di Giovanni Verga…
avvenne a Tebidi, di Giovanni Cristaldi.
Seguono le sezioni: Racconto, Poesia italiana, Poeti nel Mondo, Pittura,
Recensioni, Libri in vetrina, La vetrina delle notizie, Concorsi letterari.
Nell’addentrarsi nella lettura de “Il Convivio” coglie nel segno la notevole
acribia dei saggi pubblicati in una rivista degna di considerazione anche per la discreta
longevità e per la costanza delle sue uscite.
Piacevole nella sua veste tipografica questa rivista che include l’interessante e
originale sezione dedicata alla pittura con la riproduzione a colori di quadri di
interessanti artisti e artiste, seguita da una nota critica su ogni singola opera.
A proposito di arte figurativa è notevole il quadro di Rosa Maria Taffaro
intitolato Blue eyes raffigurante un bellissimo e affascinante volto di donna molto
sensuale con occhi azzurri che si staglia su uno sfondo dalle tinte neutre.
Considerevoli i poeti pubblicati per la loro notevole qualità e per la loro
eterogeneità di stili e argomenti trattati.
Un caleidoscopio di poesia e pittura diviene questa rivista che testimonia, in una
contemporaneità dominata dai valori massmediologici di televisioni, internet, e-mail e
sms, la continuità nel tempo della poesia che è viva anzi vivissima, contrariamente
all’assunto di Adorno che ne stigmatizzava la fine dopo gli eventi epocali
dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale.
Si diceva vivissima la poesia sia perché nell’era del verso libero tutti possono
scrivere poesie, come detto da Eugenio Montale, sia per la proliferazione di iniziative,
come quella che prendiamo in considerazione in questa sede, che possiede anche il sito
WEB www.ilconvivio.it. Inoltre esistono tantissimi Blog e siti di poesia sui quali tutti
possono pubblicare i loro versi.
Un’ondata di aria buona per i poeti e gli amanti dell’arte questa rivista
trimestrale, a testimonianza che la vera cultura sopravvive alla televisione spazzatura
e a quella delle sue forme più perverse che sono una speculazione sul dolore.
Raffaele Piazza

sabato 24 agosto 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia vede Mirta all’idroscalo"

Milano dinamica nella metropolitana
dell’anima Alessia tra la gente
e sta infinitamente fino a giungere
all’idroscalo tra le acque librate
sottese al cielo azzurro della perseveranza
nella vita Alessia pensando alla Napoli
nativa e alla sua casa dell’eucalipto
ragazza Alessia al colmo della grazia.
E in un barlume di stella Mirta –
apparizione le si manifesta e la nuvola
in più è Mirta nel cielo nello sfioccarsi
elementare e viene presto sera.
Leggera Alessia il sorriso
di farfalla di lei a guardare
del mare in assenza.
*


"Alessia e la fiorevole verità"

Fiorevole verità per Alessia
dell’azzurrità la tinta
così intensa da turbare l’anima.
Fiorevole verità il segreto
giardino di Alessia
nel piangere di gioia
davanti alla natura
del condominiale giardino.
E Napoli ancora esiste.
Vede Mirta Alessia nello sfioccarsi
di una grandiosa nuvola e poi ci sarà
l’estivo temporale del morale
chiaroscuro di luminosità
e ombre nell’intessersi il cielo
con il mare.
Pensa all’Amica Mirta Alessia
che le insegna ora l’arte di disegnare
la vita, lei che l’aveva dimenticata.
*
Raffaele Piazza

venerdì 23 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = CAMILLO SANGIOVANNI

Camillo Sangiovanni – Ricamo infinito---PASSI puntoacapo – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 81 - € 10,00
Camillo Sangiovanni nasce a Milano nel 1944. Le sue poesie hanno trovato
pubblicazione su riviste specializzate e antologie. Si è classificato secondo al Premio
Nazionale di Arti Letterarie 2006 “Città di Torino” e primo al Premio “Città di
Tortona” 2009 nella sezione Poesia Religiosa.
La sua prima raccolta poetica è Come solletico tra le dita (Novi Ligure 2006),
seguita da Rosso aperto (ivi 2006).
"Ricamo infinito", l’opera del Nostro che prendiamo in considerazione in questa
sede, presenta una postfazione di Mauro Ferrari ricca di acribia.
Il testo non è scandito e per la sua unitarietà formale, stilistica e contenutistica
potrebbe essere considerato un poemetto.
Da notare che tutti i componimenti sono provvisti di titolo e che ogni titolo è
scritto con la lettera minuscola iniziale e in corsivo, procedimento che non sembra
casuale e che accentua il carattere di magia e arcana provenienza dal quale sono
permeate le poesie.
Il primo dato che colpisce il lettore è quello dell’estrema verticalità di tutte le
composizioni e ogni singolo verso è costituito spesso da un’unica parola e quasi mai
da più di tre unità minime.
Il suddetto procedimento conferisce alle poesie una qualità umbratile scabra ed
essenziale che è veramente rara nel nostro panorama letterario odierno perché nella
loro essenzialità le composizioni possono essere considerate delle schegge luminose
nel loro scorrere fluido in lunga ed ininterrotta sequenza ed è da mettere in rilievo che
la prima parola del primo verso è scritta sempre con la lettera minuscola e questo
accentua il senso di un’arcana provenienza.
Le poesie nel loro dipanarsi e decollare sulla pagina procedono per accumulo e
delicatissimo e intenso risulta il loro ritmo che crea una musicalità interiore per cui
ogni sintagma potrebbe essere considerato come la nota eseguita da un pianista di una
composizione musicale dodecafonica più che mozartiana proprio per la connotazione
modernissima che caratterizza il poiein di Sangiovanni.
L’effetto dei versi martellanti risulta piacevole per chi legge e sembra di essere
rapiti, affondando nelle pagine, in atmosfere di onirismo purgatoriale ma anche di
linearità dell’incanto in un discorso che alla fine risulta ontologico essendo tutto
connotato dal tema dell’essere e dell’esserci.
La poetica di Camillo non si può considerare lirica tout-court perché è pervasa
da un forte intellettualismo e la vena delle scarne composizioni talvolta ha qualcosa di
anarchico.
A livello empatico sembra trasudare un certo ottimismo dai versi in questione;
infatti in sogni così leggiamo: - “notti/ desideri/ esauditi/ al sogno, / sarà/ mio/
compito/ primo/”.
Infatti, nella suddetta poesia, è veramente confortante lo scorrere delle parole
desideri esauditi al sogno e i versi successivi infondono nel lettore una forte venatura
neo- orfica con quel sibillino sarà mio compito.
L’ottimismo di Sangiovanni, connesso ad una salutare capacità di stupirsi, va
decisamente controcorrente perché il più delle volte i poeti contemporanei e di ogni
tempo affrontano il tema del dolore in una vita che spesso dà scacco.
*
Raffaele Piazza

giovedì 22 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALBERTO RIZZI

Alberto Rizzi : “2017-2018” ( un annuario ) – Autoprodotto per Youcanprint- 2019- pagg. 44 - € 6,00
Dodici mesi ben distinti ed elegantemente programmati nello scorrere di motivi che agganciano il quotidiano e tessono immagini che il giorno cerca di imprimere al di là di possibili nebbie. Il richiamo dell’inverno ha il potere di incidere parole in un cerchio che avviluppa il cuore e la mente, per il respiro che sostiene brividi e aritmie. Il sussurro allora ha inquieti presagi di luce, fra il suolo e il cielo, che attende riflessi. Lo sguardo avvia improvvise apparenze anche se la primavera avanza tra il riverbero di un “cielo lordato dalla nostra schiuma” ed i mesi ritornano irrequieti con l’odore “d’acacie/ lungo le rive delle strade/ ed uscire poi (ma)/ quasi con entusiasmo che riluce/ dopo che una pioggia incauta/ abbia teso i profumi della terra.” Il poeta continua il suo canto dal verso ritmato e morbido nella quiete di giugno quando “coscienza s’aggrappa ai verdi/ torna a gestire un tempo/ foriero di ritorni più gentili/ più atti a chi non chìnaschièna…” e abbraccia l’orizzonte con il cipiglio avido della melanconia. Il percorso è ricco di figure, di abbagli, di ritorni, di sorprese, di memorie, di illusioni, di denunce, di speranze, nelle pause che rimbalzano sulle “vene d’asfalto” o nel pigro ricambio dei colori.
ANTONIO SPAGNUOLO


mercoledì 21 agosto 2019

POESIA = SIMONA BENIGNI

"A Filippo"
Una folata di vento è entrata nella mia stanza,
mi ha destato dal torpore.
E' come se fosse arrivata la primavera che mai ho visto.
I miei occhi non vedevano il blu del cielo,
il colore dei fiori,
fin quando non sei arrivato tu...
che con il tuo amore li hai aperti.
Fosse solo la visione di un attimo,
l'illusione di aver visto...
basta per dire sono felice...mio blu.
*
"Bianca, fredda, maledetta tu sia, l’hai strappato da me".
Non vedrò più il suo corpo,
non lo troverò ad aspettarmi,
non troverò la sua guancia da baciare.
Bianca e fredda, maledetta hai raccolto i suoi panni…
Non avevo chiesto questo.
Bianca e fredda, ovunque lui sia, il suo cuore batterà per me,
ed il mio per lui sempre, ovunque lui sia.
*
SIMONA BENIGNI
*
Simona Benigni nasce a San Benedetto del Tronto il 27 maggio 1970, dove vive attualmente con suo figlio Lorenzo. Ha iniziato a
scrivere durante le terapie iperbariche necessarie per curare la fibromialgia artrosica da cui é affetta. Le sue poesie sono autobiografiche in
quanto legate alla sua vita, a momenti tragici vissuti, alla sua famiglia che ama profondamente.

SEGNALAZIONE VOLUMI = RIVISTA LE MUSE

"Le Muse" -- Bimestrale per il mondo dell’arte e della cultura – Anno XIX – Giugno 2019
Le Muse è una rivista d’arte e cultura fondata da Paolo Borruto e Maria Teresa
Liuzzo diciannove anni fa e quindi può considerarsi storica nel nostro panorama
letterario, scenario nel quale molte riviste di questo genere chiudono i battenti dopo
poco o pochissimo tempo dai loro inizi.
Le Muse è organo ufficiale dell’Ass.ne Lirico – Drammatica Arte e Cultura
Pasquale Benindende.
Maria Teresa Liuzzo ricopre i ruoli di Editore, Direttore Responsabile e Direttore
Pubbliche Relazioni.
I vicedirettori sono Davide Borruto e Stefano Mangione e lo stesso Borruto è
Direttore della Redazione e gestisce i rapporti con gli Istituti Culturali.
Molto nutrito il Comitato Letterario di Redazione del quale ha fatto parte la
figura di spicco di Giorgio Bàrberi Squarotti.
Le Muse annovera Corrispondenti Esteri in Romania, Spagna, U.S.A. e
Argentina.
La Direzione e l’Amministrazione di Le Muse sono a Ravagnese di Reggio
Calabria e tra le riviste artistiche cartacee del Meridione, quella che prendiamo in
considerazione in questa sede può considerarsi una delle più serie ed eclettiche.
Ricchissimo il sommario che presenta l’Editoriale di Davide Borruto per la
memoria di Andrea Camilleri recentemente scomparso.
Seguono parti dedicate a poesie di poeti dei quali spesso sono inserite le
fotografie e sezioni che contengono poesie di poeti italiani celebrati all’estero come
Delma Cigarini tradotta in lingua spagnola e Aldo Sisto tradotto in lingua albanese.
Il personaggio del mese è Chiara Ortuso, insegnante, scrittrice e poetessa della
quale è pubblicata la foto a colori in copertina.
Nel bimestrale s’incontrano saggi e recensioni di qualità e una Rubrica è dedicata
agli Aforismi di Antonio Martone.
Una lettura impegnata, un caleidoscopio di articoli e testi poetici connotati dal
comune denominatore della qualità a dimostrazione che ancora una volta scommettere
sulla poesia e l’arte in generale si rivela una scelta vincente per i valori dell’essere che
sono ancora in piedi in un mondo dominato dalla mentalità dell’avere.
Un’immersione tout-court nella bellezza che supera di gran lunga la mentalità
del mero apparire.
*
Raffaele Piazza

martedì 20 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Riceviamo e pubblichiamo: --
Ho ricevuto "Polveri nell'ombra", edito da Oedipus, una raccolta nella quale la trenodia assume - anche con un "nuovo registro" - la drammaticità del confronto tra il rinnovato dolore dell'assenza e il proseguire, infiammarsi perfino, delle riflessioni sul sé che soffre e prosegue e cerca nell'ombra, insegue l'ombra, sa dell'agguantare di "Belfagor" che riassume la paura dell'infanzia, che è, si riconosce nell'avanzata maturità, paura delle paure. Eppure - trenodia, dunque - non rinuncia al canto, sulla lama dell'affanno e a spezzare l'affanno. Ed è furia, è esilio, è urlo che frange l'elegia, eppure muove, muove ancora, i passi di danza di una lacera e non zittita utopia. Grazie. Anna Maria Curci

SEGNALAZIONE VOLUMI = GERMAIN DROOGENBROODT

Germain Droogenbroodt – Controluce (Traduzione di Tiziana Orrù) - FORMAT puntoacapo – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 53 - € 8,50
Germain Droogenbroodt è nato in Belgio nel 1944, vive e lavora dal 1987 ad
Altea in Spagna. È poeta, traduttore, editore e promotore di poesia moderna
internazionale. Ha tradotto dal tedesco, italiano, inglese, francese e castigliano e ha
realizzato adattamenti di poesia cinese, coreana, arabica e persiana.
Agli inizi del 1998 ha dato avvio su Internet al progetto “Conciencia Planetaria”,
con la pubblicazione di poesie scritte da famosi poeti di tutti i continenti, per denunciare
l’inquinamento ambientale e intellettuale.
Ha pubblicato numerose raccolte di poesia. Per il carattere universale della sua
opera – le sue poesie sono state tradotte e pubblicate in sedici lingue – e della sua
personalità, è invitato frequentemente a dare letture e conferenze in diversi paesi del
mondo. In Egitto gli è stato conferito il “Dottorato honoris causa” in letteratura, per i
suoi meriti come poeta, traduttore, e editore di poesia internazionale.
Controluce, la raccolta di poesie del Nostro che prendiamo in considerazione in
questa sede, presenta una nota introduttiva di Luca Benassi esauriente e ricca di acribia.
Il testo non è scandito e per la sua unitarietà stilistica e contenutistica potrebbe
essere definito un poemetto.
I componimenti sono tutti brevi, scabri ed essenziali e ogni pagina del libro
presenta in alto la traduzione di una composizione di Tiziana Orrù e in basso il testo
originale.
La cifra essenziale che pare caratterizzare la poetica di Germain, espressa in
Controluce, pare essere quella di un connubio, un binomio, un’endiadi tra le descrizioni
naturalistiche e la sfera dei sentimenti che sembrano fondersi mirabilmente in tutte le
poesie che costituiscono l’opera producendo effetti stranianti.
Una parola che sa essere magica e piena di stupita malia quella del poeta belga
nella quale si alternano continuamente metafore e sinestesie mirabili in tessuti
linguistici fluidi formalmente e concentratissimi.
Per esemplificare quanto detto finora leggiamo la poesia Itaca che apre la
raccolta e pare avere un carattere programmatico: - “Col papavero dei sogni/ dipinge
il sole un giorno nuovo/ attizza scintille/ sulle cime ocra e gialle dei monti/ spande sul
Mediterraneo/ un fiume d’argento e madreperla/ colora il cielo d’azzurro/ e nubi
bianche/ cancella dalla memoria/ il morbido accrescersi dei ricordi/” -.
Quindi, nel poiein dell’autore, che si potrebbe definire tout-court neo lirico e
tendente alla linearità dell’incanto, si realizza la sintesi tra parole come sogni, memoria
e ricordi con nomi come giorno, monti, Mediterraneo, madreperla e azzurro in
un’affascinante affresco di immagini che hanno una bellezza primeva nella loro
profondissima elementarità.
Pare anche d’intravedere tra le caratteristiche formali e stilistiche dell’opera una
vena elegiaca veramente rara nel panorama odierno della poesia.
Una vena anamorfica sembra caratterizzare i sintagmi, le singole unità minime
nel loro comporsi e disporsi sulla pagina e questa caratteristica s’intona perfettamente
con il titolo della raccolta Controluce parola che in pittura e in fotografia significa
l’effetto che si ottiene quando il soggetto è illuminato da dietro e che ha anche il
significato di luce che modifica quella proveniente da una sorgente luminosa.
Del resto il poeta nomina con urgenza spessissimo la luce che pare essere quella
del sole all’alba e tra le caratteristiche delle sue poesie oltre a quelle della leggerezza,
dell’icasticità e della velocità c’è quella della luminosità che ogni singola unità minima
contestualizzata nel discorso generale pare emanare.
*
Raffaele Piazza

domenica 18 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = SERGIO GALLO

Sergio Gallo – Canti dell’amore perduto--- Puntoacapo Editore – Pasturana (Al) – 2019 – pagg. 247 - € 20,00
L’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede, Sergio
Gallo, è nato a Cuneo nel 1968 e risiede a Savigliano (CN) dal 1981. Ha già
pubblicato alcune raccolte di poesia. "Canti dell’amore perduto" è un testo composito,
dalle molte sfaccettature e significati ed è di un’insolita lunghezza, per essere una
raccolta di poesie. Il libro è scandito in nove sezioni ed è interessante e ricco di
tematiche; inoltre in esso, la densità semantica, e metaforica del tessuto linguistico,
tra detto e non detto, si carica di molti significati che rimandano ad altro, per una
forte dose d’ipersegno. Il testo è scandito nelle seguenti sezioni, molto eterogenee tra
loro; le scansioni, in tutto nove sono: La sestuplice ricchezza, La triplice sofferenza,
Luoghi del passaggio estremo, Alate parole, Il veliero sommerso, La parola
naufragata, Memorie di Tommaso Gastaldi, speziale, Sulle tracce di Giacomo Della
Rossa, Abate in Staffaria. La scrittura di Gallo e chiara, luminosa e ha una certa quota
di narratività. La poesia di Sergio Gallo spazia attraverso molte tematiche, da quella
naturalistica, a quella amorosa. Veramente alta la poesia che apre la raccolta intitolata
Presso il Ginko biloba, che ha qualcosa di programmatico e della quale si cita il
bellissimo incipit: - “Lo diceva anche Pasolini che il sapere altro non consiste/ che in
una speranza di luce. E così seguendo il pulviscolo/ madreperlaceo, le macchie
accese sotto le palpebre, / per vie imperscrutabili sei giunto nel cortile del vecchio
ospedale, / presso l’albero centenario. Non sequoia, cipresso o ulivo/…”. È presente
in questi versi una minuziosa descrizione della pianta Ginko, in tutte le sue parti C’è
una particolareggiata analisi botanica e filogenetica del Ginko, in tutte le sue parti e il
procedimento stilistico avviene per accumulo. Il Ginko diviene simbolo di una forma
di conoscenza naturale, che può essere superiore a quella di un libro. Nelle poesie di
Gallo ci sono molti versi lunghi, che sono ben controllati, in un contesto in cui
emerge una forma compiuta e risolta. Interessante la composizione Quoelet, situata
nella prima sezione. costituita da diciotto brevi strofe irregolari; è una poesia dal tono
gnomico, nella quale l’io-poetante si rivolge ad un immaginario interlocutore, in un
modo serrato e con un tono pacato. È evidente in questa composizione un
procedimento anaforico, consistente nel porre all’inizio del testo le particelle dell’o di
o del, associate ad un complemento di specificazione; in questa poesia l’io-poetante si
rivolge ad un “tu”, di cui ogni riferimento resta taciuto, enucleando argomenti che
toccano tutti i settori della vita, con un tono vagamente biblico (vedi il titolo della
composizione). Questa poesia è detta con un tono vago e allusivo, che tocca la
struttura della vita dell’uomo, per trarne il senso, il suo etimo profondo. Si tratta di
una riattualizzazione del libro veterotestamentario, improntata a considerazioni sul
tempo presente, che stiamo vivendo, il postmoderno occidentale, con tutte le sue
contraddizioni e lacerazioni. È costante, nella poesia di Sergio Gallo, la ridondante e
frequente aggettivazione. In qualche parte delle poesie del libro, il poeta descrive
scene di quel perduto amore, che viene detto nel titolo, con un senso di accorata
nostalgia; qui le emozioni sono ben contenute e, come in ogni parte del libro, la
forma è controllata. Viene detta, in modo icastico, la natura in tutte le sue
manifestazioni, da quelle inanimate geomorfologiche, a quelle del momento del parto
di una donna, a cui è dedicata una poesia. La poesia eponima è situata nella sezione
intitolata La triplice sofferenza. C’è un forte senso di sospensione, nella poesia di
Sergio Gallo. Riscontriamo una forte eterogeneità nelle composizioni di Sergio Gallo:
infatti alcune hanno una connotazione discorsiva, narrativa, mentre altre sono più
complesse, sia a livello di temi che s’intrecciano e s’intersecano, sia per lo scarto
dalla lingua standard, fino a divenire quasi oscure. Traspare anche, spesso, un forte
senso di magia e mistero. Tutti i componimenti sono di notevole estensione e
costituiti da diverse strofe; spesso il poeta utilizza il verso lungo, che riesce a
controllare molto bene. Come scrive Mauro Ferrari nella postfazione, il presente
volume costituisce un unicum nel panorama italiano della poesia contemporanea.
Scrive Ferrari che Gallo ha gradualmente affinato la propria lingua poetica, ma
soprattutto un catalogo delle cose da dire con coerenza di visione e si presenta con
un’opus di straordinaria ricchezza ed originalità. Attento alla natura e ancora di più
alla naturalezza, alla naturalità, il poeta piemontese si inserisce nello stretto novero
dei poeti davvero in possesso di un vocabolario personale – ma, caso quasi unico, non
cade mai nell’idiosincrasia linguistica, nell’idioletto eccentrico, riuscendo ad
inserirsi, da questo punto di vista, nella scia di Bacchini, (piuttosto che Neri, di cui
non condivide il programmatico abbassamento tonale) – a cui, tra i riferimenti
stranieri, aggiungeremmo Neruda Withman e Williams.
Un testo coinvolgente, venato da una forte carica intellettualistica, quello di
Sergio Gallo, che costituisce tout-court, un esercizio di conoscenza sull’uomo
proiettato nella natura e nel mondo contemporaneo, detto attraverso la parola poetica.
*
Raffaele Piazza

sabato 17 agosto 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Incantamento”
Balze della memoria si rincorrono
per un sottile incandescente filo
che riporta fantasmi a nuovo incanto.
Si riaccende ogni gesto
e nell’anfratto annido l’incerto mormorio
del nulla, che circonda od infrange
nell’alienarmi tra le coronarie,
per incidere variopinte angosce.
Annullo e ti rincorro perché ogni traccia
nel cemento ormai incalza,
circùito inaspettato al tuo negare,
quando il tempo arrossava nelle sere
ripetendo quest’oggi il senso dell’ignoto.
Mi disperdo abbagliato nell’inconscio,
scrivendo vaporose premesse
in questi giorni d’agosto senza tregua
invermigliato tra le bizzarrie in fuga
delle ore che battono all’arteria.
Perdura il tratto breve tra le radici e pietre
qui nella sera per rinverdire i ricordi
come un adagio a consenso di una fugacità
inespressa.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e la duale solitudine"

Sono i capelli di Alessia all’aria
sparsi, il biondo nei meandri
del Parco Virgiliano nel trarre
gioia dalle farfalle in volo
pari ai sorrisi di ragazza Alessia
nello squadernarsi dallo strapiombo
il mare e pensa Alessia
alle amiche che la salvano
nel magma della solitudine duale.
Passa un jet lasciando una scia
bianca nella pervicace azzurrità
e le rose selvatiche a Napoli
ancora esistono.
*

"Sabato infinito di Alessia"

L’azzurrità dopo stelle semispente
a pervadere l’anima di Alessia
nel caldo agostano della Villa
Comunale sottesa Alessia ragazza a gioia
di rinascita tra le querce centenarie,
i lecci, il ficus grandioso e il pino
insolito e sta infinitamente
nel sabato Alessia come in amore
una donna (sedici anni contati come
semi, Alessia dai seni rotondi).
Sabato consecutivo al calendario
del pozzo del cuore, infinità
sorgiva dell’attimo tra dolore e
gioia e così esiste Alessia.
*
Raffaele Piazza

venerdì 16 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza - "Alessia e Mirta" - Ibiskos Ulivieri – Empoli (FI) – 2019 – pag. 51 - € 12,00

La prima lettura di Alessia e Mirta (Ibiskos editrice, 2019) porta a pensare ad un romanzo di formazione: due vite, anzi una vita e una non vita, che si intersecano senza incontrarsi se non nello spazio poetico della pagina, due storie, due viaggi – uno fisico, l’altro psichico – l’iniziazione all’eros per la prima e al non luogo del ricordo per l’altra.
Raffaele Piazza, nella circostanza, gioca sui personaggi, li vive con il filtro emotivo della scrittura, rendendoli al lettore nella luce metafisica di una realtà opaca, giustificabile attraverso i riferimenti ai luoghi, alle situazioni, all’essere che si trasforma senza mai reificarsi, soprattutto in un caso.
Verrebbe da associare la scrittura di Piazza a quella di Valentino Ronchi che, in Anna e Mélanie (Lampi di Stampa, 2012), percorreva una ricerca simile, pur partendo da presupposti diversi, più cerebrali, metapoetici. In verità, per Alessia e Mirta il processo di personificazione e di formazione deriva da una forte esigenza, anzi disperata, di realtà. Alessia, ovvero l’adolescenza compiuta, è in sé e per sé sia se stessa, sia l’iniziazione sessuale, la spinta verso una vita da vivere, scoprire, abitare nelle sue necessità fisiche, emotive, plastiche verrebbe da dire; Mirta, in perfetta antitesi, è rappresentazione figurale della vita che si è data e tragicamente conclusa e l’Autore la tratteggia quasi fosse un personaggio in bilico tra D’Annunzio e Ivan Graziani (come non pensare alla splendida Signora bionda dei ciliegi?); è un dato di fatto, Mirta, fantasmaticamente viva nel ricordo, come nel miglior Lee Masters.
Ben nota la Serofilli, nell’acuta prefazione, di una spiccata tendenza del Piazza alla ricomposizione diaristica del fatto poetico, alla didascalia, quasi per esigenza di verità, realismo.
Certamente il fattore autobiografico gioca e molto nella ricomposizione emotiva del ricordo, del già dato e per sempre. Eppure non è possibile circoscrivere Alessia e Mirta al semplice e riduttivo riferimento storico o del vissuto. Alessia pulsa in sé, Piazza la dà al lettore per negazione (lei non è né Laura né Beatrice), la tratteggia, anzi la staglia come dal marmo, con l’idea di mettere in ordine la vita: così l’esigenza è il dato, il puro senso di ogni giorno ne detta le mosse, i respiri (mi sono venute, non mi lascia e sono stata promossa). Vive così, per accumulazione emotiva, un personaggio che annota, prova, sperimenta, gode, quasi l’esistenza si riducesse all’attimo da carpire pienamente e drammaticamente.
Mirta, al contrario, è in sé per sempre, fotograficamente: un’icona molto vicina al Visiting angel così caro a Montale: è Mirta a dettare parole (grazie per avermi dettato questa poesia cfr. pag.38), la sua consistenza è un riflesso nello specchio, così verosimile, duro da toccare, prendere nel buio. Il suicidio, poi, la reifica nell’atto finale per sempre e – torna in aiuto Montale – la sua essenza sopravvive come portafortuna, augurio di felicità.
È dunque un mondo ossimorico quello che ci rende Piazza, in cui gli opposti, pur tanto lontani tra loro, tendono a coincidere nella drammaticità dello spazio poetico. Eppure è così dolce l’anima vergine di Alessia, così lucente Mirta (esisti più di prima ora d’estate, cfr. pag. 42) che non è possibile ridurre la ricerca poetica dell’Autore al semplice realismo biografico. Piazza, al contrario, ha in sé il respiro metrico e connotativo dei poeti veri, completi e riconoscibili per forza visionaria e resa plastica dell’emozione. Cosa rara, oggi.
*
Ivan Fedeli

giovedì 15 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA DEL NOCE

Rita del Noce: “Il tuo sguardo, l’orizzonte” – Ed.Ibiskos – 2019 – pagg. 34 - € 12,00
Il ritmo che Rita Del Noce imprime ai suoi versi è martellante, ma nello stesso tempo delicatamente sussurrante, per quel suo insistere nel fulmineo accento del segno e nel ripetersi di metafore. Il suo sguardo insegue le vicissitudini dei migranti “ e anche di innocenti/ che vanno/ lasciando a eco/ madre e padre/ se l’onda si fa matrigna/ e a cuscino la sabbia/ a tomba il mare.” Il viaggio, nello sguardo smarrito che volge intorno per ritrovare figure e certezze, è un rincorrere e sorvegliare perché “la paura/ non ha fiaccato/ chi ammaestrato è/ all’arte del terrore.” E’ quella incertezza che rende pericolosa la sosta, perché il tempo perso non riesce a fermare la “storia” ed incrina ogni speranza. Il gioco del nostro quotidiano si rivela con ogni fascino ed attinge sobriamente fra le emergenze che ci attanagliano per ricamare una poesia che si palpa tra il virtuale e la luminosa realtà.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 14 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = AGOSTINA SPAGNUOLO

Agostina Spagnuolo : “Il tempo giusto” – Ed. Controluna – 2018 – pagg. 72 - € 9,90
“Un giorno ci diremo le cose, quelle/ che non dicemmo al tempo giusto./ Era troppo presto allora/ per infrangere la barriera della pelle/ che ci ha reso isole.” Emozione controllata e sussurrata per attraversare il tempo che ci avvolge inesorabilmente nella quotidianità, quasi sempre disattenta e inaspettata, con l’ardire del canto che cerca di aprire spazi tra la memoria che colora gli attimi e l’evento che suggella l’attimo. La poetessa ricuce delicatamente l’attesa: “siamo come canne/ al vento/ appoggiati con la schiena/ alla siepe/ che ci dia sostegno…” e nel contempo traccia con il pensiero arroventato intervalli d silenzi che sorprendono e scolpiscono nuove vertigini. Se la preghiera, lungo i nostri intervalli dell’anima, è il canto che traduce il dolore il mistero aleggia con sorpresa nell’impenetrabile sogno di redenzione. “Il tempo ci ha ingoiato negli spazi/ avuti in prestito, segmenti/ dove scrivere parole per dire/ della luce dai ghiaccioli sospesi/ alle grondaie quando il sole s’alza/ e scioglie il freddo diradato.”
Il canto diventa atemporale, capace di controllare sembianze e metafore, per quella parola poetica che rivela il senso della dimensione spazio temporale in collusioni risolte con eleganza e originalità.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 13 agosto 2019

INTORNO ALLA POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Dichiarazione di poetica"---

La poesia è ancora viva, anzi aumentano di giorno in giorno i poeti in Italia e nel mondo. L’assunto di Adorno riguardante la morte della poesia, l’afasia, dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, non si è realizzato nella storia della letteratura.
Espressione del suo tempo, la poesia stessa, come asserito da Focault, specchio delle varie società nelle situazioni contingenti.
La produzione poetica va dai due estremi, quello che privilegia l’intimismo (amorosa o esistenziale), fino alle forme politico – civili. Queste ultime si realizzano anche nella Siria contemporanea dove esistono voci che, andando fuori dal coro, denunciano la dittatura e la guerra, le offese all’umanità che lo sono anche all’intelligenza.
Paradigmatico il caso del poeta Jack Hirschmann che, per affermare le sue idee pacifiste in poesia e a livello ideologico, perse la cattedra universitaria negli Stati Uniti d’America per il suo impegno etico contro l’intervento e le atrocità nella guerra in Vietnam. E tuttora lo stesso Hirschmann continua a tenere readings in tutto il mondo per denunciare con rinnovato coraggio tutto quello che va contro la vera democrazia e la civiltà.
Quindi nel nostro Paese e ovunque, ora che con il verso libero anche i bambini possono scrivere poesie (e ne hanno scritte di splendide), la poesia salva la vita, come affermato in un saggio divulgativo da Donatella Bisutti.
Scrittura di versi come antidoto al male di vivere di montaliana memoria e al mal d’aurora di tanti ragazzi e giovani. Poesia come fusione di conscio e inconscio, di fisico e psichico nella sua creazione, quanto nella fruizione.
La poesia viene alla luce come testimonianza di quanto suddetto, quando si moltiplicano siti, blog, concorsi e piccoli editori coraggiosi per assecondare le esigenze dei poeti. Sono iniziative tutte politically correct, anche se esistono rivalità e litigiosità tra i rappresentanti di questo settore e ci sono sempre state.
Una vera polifonia si è venuta a realizzare negli enunciati diversificati tra loro dei poeti contemporanei che vanno da quello sperimentale a quello tout-court neo lirico, finalizzati tutti, innanzitutto, alla libertà di scrivere prima per sé stessi, che per l’esigenza e l’urgenza di essere letti.
Un’antologia di poesie, nel suo includere vari autori e non uno solo, può divenire un ipertesto e la sua lettura può essere stimolante tramite i confronti per i lettori (dei quali la maggior parte saranno essi stessi poeti).
Esistono anche antologie sottese ad un tema specifico, mentre il altre si dà ai partecipanti inclusi la più completa disponibilità di scelta nel presentare i testi.
È da sottolineare che ogni poeta trova la sua strada pubblicando libri, plaquette o su riviste cartacee o on-line.
La poesia a parte i narcisismi degli autori e delle autrici (stimolati dai premi vinti e dalle recensioni), è soprattutto un fatto interiore.
I versi sono, per usare una metafora fotografica, il negativo delle fotografie delle immagini della vita più intense e, di poesia in poesia, di raccolta in raccolta, ogni scrittore scopre, diacronicamente, la sua provenienza.
Si potrebbe applicare per chi scrive la metafora del messaggio in bottiglia, del segnale gettato nel mare per raggiungere un pubblico, che sia la persona amata, gli amici o i critici letterari.
La poesia è lanciata nel circuito dell’alterità dall’autore, che sarà lieto di vederla apprezzata e commentata.
Rispetto a quanto fin qui affermato, Maria Luisa Spaziani parlava, alla fine del primo millennio, di inflazione della poesia e dei poeti stessi, paragonando la tanta carta stampata per i libri di poesia alle borse piene di banconote, usate dalle donne della Germania nazista per andare a fare la spesa. Con la nascita del fenomeno internet, oltre che ai libri e alle riviste, l’ambito dell’inflazione stessa si allarga alla diffusione della poesia sul web.
In effetti, visto che tutti possono scrivere e quasi sempre essere pubblicati, a livello generale, c’è uno scadimento della qualità anche se, sul piano etico, è sempre opportuno e meritevole scrivere pure se i risultati sono elementari.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORENZO SPURIO

LORENZO SPURIO : "LA GIOVANE POESIA MARCHIGIANA" - Ed. Santelli - 2019 - pagg.280 - € 12,90
(Prefazione)
L’impegno che il presente volume richiede è senza alcun dubbio di alto valore culturale, sia per le molteplici poetiche indagate sia per i variegati testi presentati, in quel fascino assoluto che l’attimo della lettura accenda tra l’immaginazione e la preziosa scoperta del segno.
Lorenzo Spurio con certosina cura esamina e propone ventitré interventi critici, veri e propri saggi, per numerosi autori , poeti tutti nati o residenti nella Marche. Una regione ricca di storia e di arte, che ha dato i natali a diversi personaggi , e che ancora oggi si distingue per il tono sostenuto sia in campo sociale che in prospettive di variegati recuperi.
Immergersi nell’ opera richiede questa volta una spiccata capacità di coinvolgimento, perché le pagine sono pregne di ottima scrittura e di notevoli incisioni delle voci, pronte ad accoglierci all’interno di un complesso edificio , variegato nella sua struttura e singolarmente codificato nella sua forza espressiva. Si conferma l’autenticità della parola poetica, nutrita di vita, di passione, di proteste o di denuncia, nella fedeltà dei suoi modelli, e nella molteplicità della sue forme.
Tra le riga dei saggi il viaggio diventa particolarmente interessante, perché le copiose presenze si alternano in un caleidoscopico vortice che tocca svariati approdi. Così un “autore, in un suo poemetto composto da dieci stanze di dodici versi che esordisce con una citazione di D’Annunzio, ci trasporta in giro con lui in scenari mediterranei assolati, densi di profumi della natura, ambientazioni suadenti e da sogno, in una sorta di vacanza mitica negli scenari più fertili, culla di civiltà e popolazioni con una storia rispettabile degna di menzione.”
O improvvisamente apprendiamo che la body poetry è una danza fondata sull’interpretazione, concezione legata alla forma dell’assolo, che si sviluppa nella danza moderna, e concordante con l’idea che la danza debba essere finalizzata all'espressione delle emozioni, obiettivo che può essere raggiunto solo tramite la ricerca interiore e una maggiore attenzione alle capacità del corpo. Segni e puntualizzazioni che scaturiscono dalle indagini che critici sono riusciti a evidenziare nel loro percorso.
Ricca di sorprese la raccolta, per una convivenza, mai artificiosa o forzata, tra scienza e realtà , ricerca e puntualizzazione , vertigini ed illusione di arrangiamenti, con un frequente ed intelligente ritorno alla capacità analitica, mai sterile. I cortocircuiti si rincorrono ed illuminano quelle zone d’ombra che possiedono il fascino dell’assoluto, quasi a voler realizzare un modello di riflessioni innestate nella concreta descrizione del testo.
Nell’alternanza delle sue architetture, l’antologia si affaccia nella leggenda dell’età moderna, ricca di accenti, che conservano, fortunatamente, molte tracce del suo travagliato cammino, sufficienti a ricostruirne l’identità di una scrittura che sfida la materia pulsante e si esplicita tra rigo e rigo nella totalità delle espressioni.
La parola è scelta con minuzia, a cesellare gli interventi verso un dove aggregante i correlativi oggettivi che spesso occorre ricercarli, operare ribaltamenti per ripescare il giusto filo di quella che è una narrazione d’istanti, ma pur sempre una narrazione di eventi lirici, perché poetare è raccontare se stessi. L’asservimento alla comunicazione – elemento fondativo di approccio sociale e di democratico scambio – non deve inceppare in sistemi di silenziazione dell’oralità che possono davvero significare il ritorno di spaventosi spauracchi; mentre è cosa saggia e determinante sottolineare con particolare veemenza la forza delle parole, il peso specifico di ciascun vocabolo, l’esorbitante e vaga misura che esso riesce a concepire nell’intimo della correlazione tra le frasi. Le sospensioni del discorrere sono una esperienza incessante del cammino che ogni singolo autore ripete nell’attingimento edenico dell’ascolto , il trovarsi al centro di un mondo da sognare nel rapimento estatico delle apparizioni, o di ripensare attraverso l’annientamento del se l’oblio della mortalità.
Poesia e incisività critica che nascono da una spontaneità d’intenti, nella quale gli autori qui presentati affrontano tematiche cariche di sentimento e di partecipazione, testi ricchi di una cultura maturata negli anni e convinta di riallacciare i richiami di visioni o di paesaggi, di memorie conservate gelosamente o di scatti del sub conscio, sempre pronto a svelare i segreti dell’intimo , del segno difficile a leggersi , anche quando tutto sembra possibile possa accadere. Ogni capitolo ha una sua esigenza particolare, è un’anima istrionica ma non ingannevole, è una illuminazione di ciò che nella realtà ogni testo possiede per un tono di misura, per una traccia che consente di elevarsi al di sopra dell’aria greve della quotidianità, della polvere che insiste per accecare , distrarre , immobilizzare le apparenze, mentre l’intero “corpus” ha la solida compattezza di complessa rivelazione . Dalla fascinazione di un policromatismo femminile che degrada nelle visoni emozionali fuori dal romanticismo, per una sua pregnanza materica, alle sintesi irrequiete di lotte , condanne , ingiurie , che pullulano nel nostro contemporaneo. Dalla favola alle tradizioni popolari, che consegnano narrazioni di intrattenimento, alle frantumazioni di elementi soggettivi, che rivelano segreti e sentimenti nella traccia impietosa del gioco. Non manca il tema attuale dell’immigrazione, affrontato, con la difficile fonia della forma poetica , da una giovane scrittrice. Di particolare interesse si presenta il capitolo XXIII nel quale, senza firma, vengono esaminate le opere di alcuni giovani poeti, in un lungo discorso critico che diviene la sfida alla semplice audacia dello sviscerare versi, tra accenni di passioni civili , di coinvolgimenti erotici , di sussurri clandestini , di scaltrezze giovanili, di fluidificazioni politiche, di vibrazioni deflagranti .Oscar Scartarello, Raffaele Rovinelli, Fabrizio Sgroi, Matteo Piergigli, Lorenzo Fava, Michele Veschi,Cinzia Perrone e Fabio Strinati vengono presentati per quei fugaci ritorni in cui senti la poesia crepitare, la senti più vicino da percepirla a te circostante. Ed ecco allora che la ricerca si fa impetuosa per afferrarla a salde mani, per stringerla, per sconfiggere il non dicibile e restituire l’aria che fagocita il sacro ed il nulla. Vengono dettagliatamente centellinate le opere di Marco Ausili, Francesco Innocenzi, Martina Luce Piermarini, Eugenio Kaen, Marco Fortuna, Mauro Cesaretti, Lella De Marci, Jessica Vesprini, Gianni Palazzesi, Sabrina Galli, Michela Tombi,Piero Talevi, Alessandra Gabanelli, Andrea Ansevini, Marco Squarcia, Giorgia Spurio, Fabio Grimaldi, Lorena Zampa, Rita Angelelli, Renata Morbidelli, Elvio Angeletti, Asmae Dachan, Valtero Curzi, Rita Marcheggian, Morena Oro, Bruno Mohorovich, Camilla Dania , in un rincorrere di dati biobibliografici ed in uno approfondimento innovativo che rende il volume senza alcun dubbio prezioso, affondando ogni radice nel magma di grande valenza dotrinaria.
ANTONIO SPAGNUOLO -

lunedì 12 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALBERTO TONI

Alberto Toni – Mare di dentro--- Puntoacapo Editrice- Pasturana (Al) – 2018– pag. 71 - €8,50

Alberto Toni, poeta e traduttore è nato a Roma nel 1954 ed è morto nel 2019. Negli anni ’80 ha partecipato a numerose letture e ha pubblicato su molte riviste di letteratura; è autore di varie raccolte di poesie. Già dal titolo della raccolta, che prendiamo in considerazione in questa sede, possiamo dedurre che il mare, detto dal poeta, sia un mare interiorizzato, simbolo di vita, un mare che pervade, grazie alla sua forza numinosa, tutto l’immaginario di Toni e che, partendo dalla percezione del dato fenomenico, si fa parola: . (p. 8). Mare di dentro, composto tra l’agosto e il settembre 2008, non presenta scansioni ed è molto unitario e coeso, di componimento in componimento, anche perché tutte le poesie raccolte non hanno titolo: per tutti questi elementi si può affermare che la raccolta ha una forte valenza poematica e può per questo essere definita come un poemetto che ha per protagonista il mare. C’è un tono vagamente lirico, che caratterizza questo testo e, in esso, incontriamo paesaggi marini incantati, del tutto inconsueti nel panorama italiano attuale; c’è anche il tema della corporeità del’essere umano immerso nella liquidità del mare, quasi come se fosse liquido amniotico. Incontriamo, spesso, nella raccolta, un “tu” femminile al quale il poeta si rivolge. non a caso lo stesso mare e la donna hanno a livello archetipico qualcosa di comune, per la simile essenza genetica. La presenza del “tu” femminile si collega alla presenza del tema erotico - amoroso. Incontriamo nell’opera l’incombere di una natura vagamente neorfica, misteriosa e inquietante, che si realizza in una luce lunare che fa da sfondo alle parole dette, controcampo. Incontriamo nel libro un versificare ben controllato e leggero e anche preciso e scattante. Tutto il testo è caratterizzato da una vaga dolcezza, che immerge nel mistero della vita; da notare la ripetizione del termine legno che si manifesta iterativamente, con una certa insistenza e che indica un'altra forma di vita, di cosa animata, in questo caso vegetale:< Ma il mare è nella barca, il legno/ dei giorni passati, / appena ieri forse, amore, dentro/ di un cuore rosso, /…> (pag. 9). La poetica di Mare di dentro è quella di un naturalismo che non è rappresentazione della natura tout-court, né tantomeno di una natura oleografica, al contrario è espressione di un dialogo interiore del poeta con la sua materia, dialogo dal quale scaturiscono le parole sulla pagina. C’è nel testo, e questo è un pregio una forte luminosità e una grande densità metaforica e semantica:. (pag.31). È presente la tematica etica in questi versi appena citati: infatti in essi si parla di perdono, o meglio di un tentativo di perdono, perdono da una colpa di cui ogni riferimento resta taciuto. A livello stilistico formale, la scrittura di Mare di dentro è chiara, nitida, onirica e sognante
*
Raffaele Piazza

domenica 11 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = CLAUDIA PICCINNO

Claudia Piccinno: “La nota irriverente” – Ed. Il cuscino di stelle – 2019 – pagg. 72 - € 12,00 –
Sgorgano tra le riga versi delicatamente piani, in un alternarsi di ritmi cadenzati che rendono la poesia di volta in volta palpitante e suadente. Un poemetto ricamato con le energie che il quotidiano stabilisce, perché : “Resta di quei giorni/ una discarica di promesse,/ differenziata raccolta di parole,/ vuoti a perdere senza rimborso.” Un cadere inconfutabile contro ogni illusione che l’amore potrebbe concedere. La certezza allora traballa , accenna ad una inconsistenza che procura vertigini , “ trucchi da prestigiatore nei tuoi giorni/ culto della passarella nei tuoi clic”. “Ma il dolore è sempre alla porta – scrive Nazario Pardini nella prefazione- a suscitare meditazioni che tanto ci coinvolgono coi ritmi aggressivi di una poesia verticale dove le parole si rincorrono le une le altre uscendo con impeto da un cuore addolorato.” La poetessa gioca con i colori e dal bianco del foglio , del lenzuolo d’ospedale, del sale urticante, ricava un interludio che cerca di nascondere il dolore per avviare verso quell’amore che si nasconde tra le braccia in concava conchiglia. Sentimento e bisogno di spiritualità per avvicinarsi sempre più alla fragilità della nostra psiche, desiderosa di esplodere con impeto e chiedere : “amami nella mia imperfezione/ e nei miei errori,/ amami nella misteriosa inquietudine/ che si avviluppa alle mie radici:/ Amami Dio/ in ciò che ho di buono/ e ancor più in ciò che ho sbagliato..” Lo scenario si recupera nella parola che ha lo sguardo primigenio capace di controllare ogni anfratto e ogni sussurro.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 10 agosto 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Con Evelina nella danza della vita"

Mi dai responsi felici, amica Evelina,
nel tendere alla vita. Bionda e solare
tu ragazza del coraggio a infondermelo
nell’anima e attendo la tua telefonata.
I gatti di Baudelaire ti aspettano
per amorose cure e l’esistere senza
paura affronti e sei amica dell’amata.
Ora l’azzurrità non mi turba né
il solleone e in un barlume d’immenso
ritrovo il me stesso mio.
*

"Ferragosto di Alessia senza Mirta"

Tre lacrime di Alessia a disfarle
il trucco nel ricordo di Mirta suicida
(si chiede Alessia se poteva salvarla).
Il solleone incombe e liquidità
di pianto di Alessia a unirsi al sudore
di ragazza in cerca della verità,
la parola che salvi. Prende il Rosario
Alessia con tremanti mani
e un cero sul bordo del Mediterraneo
ha acceso e Napoli ancora esiste.
*

"Villeggiatura di Alessia a Ischia"

Poi sull’aliscafo a solcare
le onde (pensa Alessia come
mare di Ulisse la nave)
nel dissetarsi con la sorgente
della favola ad acque oltre
il tempo nella magia del giorno.
Passa il confine del mistero
dei sogni e Ischia Porto
ancora esiste, isola verde
nell’incielarsi senza nome
i volatili nel prendere il Rosario
e pregare
*

"Un po’ del mio tempo migliore con Mirta"

Mirta rimembri ancora il tuo
aprirti dell’anima con me
dei tuoi amanti uomini sposati
e dei tuoi amori, di 44 anni ragazzina.
Ora ti sei ammazzata, Mirta,
ma ricordi le nostre cene
ai ristoranti dei vivi e che mi volevi
bene, Vera Amica, Mirta.
Fotocopiare la gioia di noi
nel giardino della tua villa
e ora riposo a volte nel letto
dove dormivi. Vita con te Mirta
al saggio di flamenco e trovo pace
nella tua fotografia e negli oggetti
da te toccati, reliquie nella cristiana
ressa e questo resta.
*

"Alessia dopo il mare"

Sinuosa e sensuale scivola nelle acque
di Capri Alessia nella gioia fisica
del nuoto, mare fresco d’agosto
per Alessia pari a ninfa e ci sono
gli angeli. Sente il sale del liquido
elemento poi al sole sulla spiaggia
dove lui la porta a fare l’amore
e lo fa Alessia che sa di sale la pelle
nella camera in affitto del porto
sepolto dal piacere.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO -(10- 8 - 19)
Gent. mo Antonio Spagnuolo,
finalmente ho trovato il momento di tranquillità per dedicarmi alla sua raccolta di poesie "Istanti o frenesie"…
Sotto l’ombrellone in una spiaggia tranquilla ho colto l'occasione per gustarmi di nuovo quei versi che avevo soltanto scorso in una precedente lettura.
Ho apprezzato la sua capacità di rendere poesia elementi impalpabili dell’esperienza ("La zagara ha uno strano profumo / questa sera, / tra le fogli ingiallite e l’ombra umida / che intristisce il cammino”), mediante la quale riesce a trasmettere al lettore una percezione personale.
La realtà, tuttavia, pulsa e palpita nell’esistenza e il poeta la ripercorre con intima sincerità: “L’ultimo di questo narrare senza trucchi / mi lacero al destino che ti offende / gettando sulle spalle la furia / di un brutto sogno, tentato contro il Vangelo”.
“L'assurdo poema dell’illogico sognare”, pertanto, deriva dalla disponibilità ad accostare e a discostare una lente che consente di afferrare i messaggi che la vita lancia quotidianamente.

Complimenti e cordiali saluti

Giuliano Ladolfi

venerdì 9 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIACOMO BELLITTO

Giacomo Bellitto – Clinical Diary--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 85 - € 12,00

La raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede non è scandita.
"Clinical Diary" presenta uno scritto introduttivo dell’autore stesso nel quale egli espone le ragioni del suo poiein e della sua poetica intitolato Appunti sulla scrittura, teoria dello scompenso piccolo e una postfazione di Emanuele Spano esauriente e ricca di acribia.
L’io – poetante è molto autocentrato nel suo effondere un’intensissima tensione antilirica.
I versi delle composizioni estese e articolate nella loro architetture hanno un’ottima tenuta e anche quelli lunghi sono bene controllati nella loro eleganza formale e stilistica.
Le parole con leggerezza e icasticità si delineano decollando e planando sulla pagina con precisione e velocità.
Nelle immagini che sgorgano le une dalle altre prevalgano visionarietà e sospensione e a volte è raggiunta un’aurea di magia.
I componimenti poetici sono intervallati da frammenti di prosa poetica di natura riflessiva ed esistenziale e si avverte fortemente il senso della corporeità che si traduce in pensiero e poi in versi.
In Porcellana si realizza un accorato rivolgersi del poeta ad un tu che è presumibilmente l’amata e in questo struggente effondersi dell’animo dell’amante si rivela l’amore stesso con tutto il suo eros e pathos.
Sembra che nel suddetto componimento si crei un rapporto di dipendenza e sudditanza dell’io – poetante nel rivolgersi alla donna nell’essere nominati anche altri uomini forse amati da lei e l’amore fa soffrire nonostante possa anche essere apportatore di gioie ineffabili.
Nelle atmosfere di Clinical Diary si respira il senso di una forte drammaticità e inquietudine che sfiora la disperazione sebbene il poeta non si gema mai addosso ma cerchi di reagire alle contingenze della vita con l’arma della poesia stessa e di questo pare essere conscio.
Si respirano sensazioni di forte onirismo purgatoriale e il tono è affabulante e minuziose e accattivanti sono le descrizioni.
Lo stile è narrativo e prosastico e forte è la chiarezza dei dettati e in alcuni passaggi particolarmente intensi il poeta pensa di fare l’inventario della sua vita in versi e non in versi.
Prevalgono i temi di una vaghissima memoria e del rimpianto nonché quello della morte e in un passaggio il poeta si esprime con una preghiera struggente a Dio nel quale crede e non crede.
Sono presenti i sentimenti della perdita e della solitudine nella descrizione nei brani in prosa del personaggio in terza persona che è una proiezione dell’io – poetante stesso.
Sono sottesi al discorso del poeta un forte senso del mistero nelle descrizioni naturalistiche rarefatte.
L’io poetante si pone interrogativi assillanti in un solipsismo che sfiora il nichilismo nei seguenti versi: - “se il senso della vita è non incontrarsi mai neanche/ con sé stessi/ cosa significa incontrare gli altri?” -.
Il titolo "Clinical Diary" fa pensare a una malattia più della psiche che del corpo e quello che potrebbe considerarsi un poemetto ha un andamento di giornale di bordo della navigazione della vita intrigante nel coinvolgere il lettore che nel poeta può trovare sé stesso perché esprime dubbi universali.
*
Raffaele Piazza

giovedì 8 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ADAM VACCARO

Adam Vaccaro : “Tra lampi e Corti” – Marco Saya Edizioni – 2019 – pagg.92 - € 12,00
L’urgenza dell’urlo, del canto improvviso, segnato nella parola che fugge e rimbalza, che incide e sospende, che allarma ed illude, si manifesta in pagine colorate, ricamate dal verso, che pretende di soggiogare il quotidiano per divenire canto. Una costante invenzione del riflesso, di quella rivelazione che il racconto indica con la vulcanica attività delle incisioni, per allontanarsi dal silenzio e raggiungere la musicalità, affondando nei rapporti dell’inconscio e nelle variopinte attrattive dei sentimenti. Il poeta sciorina numerose tappe in una manciata di incontri e immersioni, con le pagine che partono dai “lampi” dell’utopia e sfrecciano tra “tempi” e “dediche”, da “radici di pace” a “quadriglia gitana”, da “sapori di vino” a “corti”, da “stranieri” a “oratorio aquilano” per diventare un vero e proprio canzoniere, che attanaglia e lascia sospesi. Ricamando figure e paesaggi, memorie e speranze, sussurri e inviti, ogni trama gioca con il destino tra un azzardo o un pensiero accattivante per divenire musica, e “fame e sete” , o “perduti semi del nulla…nel sogno di acciuffare il tempo”. Adam Vaccaro riesce ad offrire una scrittura dal sapore particolare per quel suo saper ascoltare ciò che sussurra l’insolito e ciò che si affaccia tra le varie fessure del pensare o del ricordare, così che la scena della parola si puntualizza sulle trasparenze al livello del corposo e del reinventato, nello spazio temporale che aggancia il dettato. Anche il simbolo ha la sua partecipazione nella voce della poesia che si aggancia spesso ad etica o a canto, all’intuizione o a illuminazione, all’ascolto o all’incontro al margine della colorazione.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 7 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = IVAN FEDELI

Ivan Fedeli – A margine--- Giuliano Ladolfi Editore – Borgomanero – (NO) – 2019 – pag. 103 - € 18,00

Ivan Fedeli (Monza 1964) insegna Lettere e si occupa di didattica della poesia.
Ha pubblicato diversi percorsi poetici, tra cui Abiti comuni (Il Ponte Vecchio), Dialoghi a distanza nel volume Sette poeti del Premio Montale (Crocetti), Vie di fuga (Biblioteca di Ciminiera), Un mondo mancato (Il Foglio, finalista Premio Caput Gauri), Inventario della specie opaca (LietoColle, finalista Premio Sandro Penna e Teatro naturale (puntoacapo).
Gli sono stati assegnati il “Premio Montale”, il “Premio Luzi” per l’inedito, il Premio Gozzano” e il “Premio Vent’anni di Atelier”.
Il libro composito e curato architettonicamente, con maestria ed equilibrio tra le parti, è preceduto da uno scritto introduttivo di Giuliano Ladolfi intitolato C’è aria buona in giro.
Seguono il componimento Appartenersi in corsivo, che ha un carattere programmatico e le scansioni: Amici, Pendolari, Il mare dei poveri, L’amore imperfetto, Cieli, Ca’ di matti, Casa vacanza, La copertina rossa, Il numero tredici, A chiudere.
La chiave interpretativa dell’altissimo e originale volume ce la fornisce lo stesso Ladolfi nella prefazione quando parla, a proposito del clima in cui sono stati concepiti questi versi, di una vera e propria dossologia elevata alla vita, vita comune, vita di tutti noi.
Dossologia perché il poeta, senza nascondersi la fatica del vivere, sa chinarsi sull’umanità per riscoprirne il lato positivo.
Questa concezione nella quale la vita si fa vita in versi, per dirla con Giovanni Giudici, è vagamente simile a quella del poeta Roberto Mussapi quando parla di epica del quotidiano e qui viene da riflettere sul fatto che la nostra quotidianità è inserita in un postmoderno occidentale pacifico ma che quella di altre generazioni è ed è stata vissuta in tempi di guerre e dittature e quindi, se esistere è sempre difficile, è un privilegio abitare in una Milano dei nostri giorni che è lo spazio scenico di questo libro che ha una venatura teatrale.
È il senso del profitto domestico, del quale parla Antonio Riccardi, a essere l’etimo del discorso di Fedeli, profitto domestico come senso comune alla specie e siamo tutti sotto specie umana per dirla con Mario Luzi e quindi. come dice il prefatore, il margine del titolo si fa centro.
La vita stessa diviene, dunque, degna di essere vissuta abitando poeticamente la terra e vivendo poeticamente ogni momento come affermava Borges.
Il tessuto linguistico è fatto tout-court per un’immersione totale in esso del lettore e domina un senso di stupore creaturale dell’io – poetante che proprio scrivendo diviene persona ritrovando la propria identità.
Se il poeta è comunamente considerato dalle masse soggetto allo spleen e allo streben, persona malinconica nella vita e felice nella poesia (e qui viene in mente l’archetipo di Giacomo Leopardi) Ivan riesce a ribaltare questa concezione con un ottimismo e una capacità di stupirsi veramente rari nel panorama letterario di tutti i tempi ed è veramente bello il modo in cui viene detto non raramente Dio, immanente e quasi connivente, Dio come possibilità (zampino di Dio, mano di Dio).
Immensa la quantità d’ipersegno che trasuda dai componimenti di questa raccolta per la sua densità semantica nel discorso e coglie nel segno Ladolfi sul fatto che ogni singola composizione richiederebbe un’analisi e grande approfondimento perché qui la vita pulsa in ogni verso.
In questo inno alla vita a Milano, aggiungiamo, riecheggia lo slancio vitale di un poeta lontano anni luce da Fedeli che è l’indiano Tagore.
E oggi la poesia esiste e salva, scusandoci con Adorno per ritrovare quella che Pasolini chiamava "La religione del mio tempo", anche se da allora molto è cambiato.
*
Raffaele Piazza

lunedì 5 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = PIETRO SECCHI

Pietro Secchi – Solo gli occhi ci possono salvare -- PASSI --– puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 135 - € 13,50

Pietro Secchi è nato a Roma il 22/9/1974. È Dottore di Ricerca in Filosofia e collabora con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ha pubblicato la monografia "Del mar più che del cielo amante. Bruno e Cusano", con prefazione di Michele Ciliberto, Storia e Letteratura, Roma 2006, oltre a numerosi saggi sulla filosofia rinascimentale. In poesia, ha pubblicato le seguenti raccolte: L’altro emisfero, con prefazione di Giorgio Linguaglossa, Lietocolle, Faloppio (CO) 2007; Le arance dormono ancora, con prefazione di Dante Maffia, Lepisma, Roma 2008. È presente in varie antologie edite da Lietocolle e da Aletti.
Solo gli occhi ci possono salvare, il libro di poesia del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una postfazione di Luca Benassi esauriente e ricca di acribia.
Il volume è corposo e non scandito e tutte le poesie incluse sono senza titolo: anche per queste caratteristiche, oltre che per la compattezza stilistica e formale può essere considerato un poemetto.
Complessivamente questa raccolta, carica di sospensione e magia, va intesa come un’effusione dell’io – poetante in ogni singolo componimento e lo stesso io - poetante coincide tout – court con il poeta.
Serpeggia un senso d’inquietudine e non è assente un sentimento del male di vivere montaliano o di quello che Compagnone definiva mal d’aurora, un senso di spleen, di malinconia controllata che nella poesia stessa trova la sua redenzione perché il poeta non si piange mai addosso.
Se la filosofia è una visione critica della realtà c’è da affermare che una vena filosofeggiante connota questo libro che tenderebbe al pessimismo e quasi al nichilismo, ma il varco salvifico è implicito fin dal titolo quando il poeta appunto nomina il potere salvifico degli occhi che sono il primo tramite per relazionarsi con la realtà.
Non a caso Secchi è Dottore in Ricerca in Filosofia e questo lo dimostra perché ogni composizione sembra trovare la sua genesi nell’interrogarsi sulle questioni fondamentali dell’essere e dell’esserci, poetica ontologica dunque.
Con una concentrazione nei sintagmi nel versificare la vicenda dell’io – poetante è inserita nella quotidianità della vita che potrebbe essere quella di ognuno di noi ed è detta con urgenza tra accensioni e spegnimenti subitanei che sottendono un’attenzione ad ogni gesto alla stessa vita – recita che catarticamente è tradotta in poesia.
Vagamente una vena anarchica trapela nelle poesie ma il poeta si mantiene in un regime di chiarezza senza mai sfiorare la l’alogico.
Una dizione criptica aperta all’ipersegno connota stabilmente l’associarsi dei sintagmi negli scattanti e sentiti tessuti linguistici che risultano icastici e leggeri e non mancano aperture alla serenità come nella chiusa: Il bene è domani/ l’ora è la notte.
Cifra intellettualistica raggiunge l’autore con una ricerca avvertita e originale che s’invera in testi raffinati e ben cesellati.
A volte la poesia riflette sulla poesia stessa come nell’incipit: Tutte le metafore sono false, Altrimenti non sarebbero metafore/ Direbbero quello che è/ con la durezza dell’inutile. Qui prevale l’ironia che è un altro ingrediente di queste composizioni: Perché i poeti? / Ormai è stato detto tutto/ ed è stato pure taciuto/ ma paradossalmente proprio dicendo questo l’afasia è superata e superato è l’assunto di Adorno sulla fine della poesia dopo l’Olocausto e la Seconda Guerra Mondiale.
*
Raffaele Piazza

sabato 3 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI =RAFFAELE RAGONE

Raffaele Ragone : “L’amaro delle noci” – Ed. Guida – 2018 – pagg. 152 - € 12,00
Una poesia piana, delicatamente decantata nelle colorazioni del dettato classico, in cerca di quella musicalità che il verso riesce a ricamare ogni qualvolta incide con energia nella pagina bianca. Il racconto delle scansioni trascorse in compagnia della propria donna si alterna a memorie che insistono tra gli eventi del quotidiano e le voci che sussurrano nel quieto delle stagioni, nella semplicità di un sospiro o nella stretta veemente di un addio.
“Ma se davvero/ puoi, lasciati indietro le sofferenze, già/ che un albero cresce alle mie pene,/ e si tormenta alle sue foglie/ l’amaro liquore delle noci.” Una lama affilata innesta le ore tra gli agguati improvvisi delle incertezze insolite e le luccicanti immagini delle illusioni, pronte a coinvolgere il pensiero natante, così che un abbraccio accende la luce del giorno, per stringere perdutamente il racconto dei colori, o temerariamente tra quattro mura si imbriglia il tempo del dolore per un canto sommesso di un’eterea inconsistenza.
Il verso libero cerca il fondamento del riavvio di una perlustrazione rivolta al mondo interiore, che si manifesta là dove le assonanze ritrovano lo spazio del racconto, fuori da ogni ermetismo, ma ben saldo nel simbolo. La prefazione di Matteo Palumbo è un intervento dall’ampio respiro, nell’intero suo avvolgere lo scandire dei tesi. Molte poesie in questo volume sono in lingua inglese.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 2 agosto 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANDREA GERVINO

Andrea Gervino – Extremis serale---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 63 - € 9,00

Andrea Gervino, nato nel 1959 ad Acqui Terme (AL), vive a Masone (GE). Perché il titolo della raccolta Extremis serale? In extremis significa in latino in punto di morte e sembra che il poeta riferendosi anche alla sera, che è la fine della giornata, voglia compiere con questo libro di poesie una riflessione in versi sul senso del limite della vita e delle cose, limite incontrovertibile ontologicamente.
Mario Luzi ha scritto che la poesia è al livello della struttura e che c’è un limite perché nello scorrere del tempo lineare ogni essere umano potrebbe morire virtualmente nell’attimo successivo dell’arco della durata.
Del resto per dirla sempre con Luzi siamo tutti sotto specie umana e ogni cosa è transitoria e qui entra in scena la poesia come varco salvifico, uscita di sicurezza per vincere la partita contro una quotidianità che dà scacco.
Il libro è scandito in due sezioni, quella eponima e L’autunno del giocoliere e presenta Una dovuta Postfazione dell’autore stesso.
I versi dell’intrigante e originale libro hanno per cifra distintiva un etimo intellettualistico e non a caso il primo componimento è intitolato Ricerca e ha un carattere programmatico.
Una struttura anarchica che sfiora l’alogico connota la suddetta composizione come le altre della raccolta tutte controllate, raffinate e ben cesellate.
Serpeggia nelle immagini che Gervino ci presenta una forte inquietudine e leggendo i componimenti che si librano sulla pagina per poi planare dopo voli acrobatici si entra empaticamente con il mondo, la psicologia dell’io-poetante che riesce a dire cose che il lettore stesso conosceva a livello inconscio ma che non erano mai affiorate alla coscienza.
Scrive Andrea che C’è un veto/ nei limiti dei nervi, un pazzo/ a riva del mercato dei pensieri. / Chiuso in un anfratto/ che m’illumina veleno, / sfioro l’afasia:/ con occhi di gatto la notte mi cerco/.
Questi versi citati sono un tentativo di rendere in poesia un senso di ansia e angoscia che spesso ognuno prova ma che non si riuscirebbe a definire.
E il poeta dice di sfiorare l’afasia paradossalmente perché lo fa proprio esprimendosi in un modo criptico ma nel quale ci sembra di identificare il senso del disagio e della perdita; ma proprio attraverso la parola detta con urgenza si arriva alla liberazione e allora è presumibile che anche se con un grande sforzo sia possibile abitare poeticamente la terra.
Poesia gridata quella di Andrea Gervino che s’interroga sul mistero dell’esserci in modo veramente icastico e nonostante la materia trattata non si riscontrano nel fluire della lettura ingorghi sintattici o semantici.
E la vita si realizza nello stringere la paura della sera/ in una lacrima che l’occhio tiene/ come goccia/ rugiada del cuore.
Viene in mente la famosa sera foscoliana distante anni luce da quella del Nostro e dopo la sera stessa viene la notte con i sogni che alimentano la poesia.
E sempre nella poesia eponima il poeta scrive che ha imparato/ a chiudere in casseforti/ tristi inquietudini e altre fantasie e allora il male di vivere può essere superato.
*
Raffaele Piazza

giovedì 1 agosto 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Venerdì”
Il tuo chiaro riprendere tenaglie
ed il rorido scrigno della pelle,
fra piede e piede, fra dita e dita,
ha svagate passioni di archi tesi.
Tutto è silenzio intorno e nel terrazzo
il mugolio delle schegge sempre eguale.
All’orizzonte scruto
lo stupore della tua gioia galleggiante,
rosa gazzella nel discreto segno,
nel regno ormai lontano degli affreschi
del tuo fianco tiranno aperto alle delizie.
Clausura di fobie la censura corrosa di persiane,
per una nuova notte sprovvista di poesie.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia nell’iridarsi nel paesaggio"

Arcobaleno dopo il battesimo d’acquata
nel rigenerarsi Alessia ragazza
nelle sette tinte a scendere
nell’anima di ragazza e segue
la linea infinita dell’orizzonte
Alessia e sta infinitamente
quasi in una messinscena.
Iridarsi dell’anima di Alessia
fino alla linea dei sempreverdi
e prosegue nell’abetaia il silenzio
oltre il paesaggio a delta della gioia
e della felicità del finale a sorpresa lieto.
*

"Alessia naufraga nella gioia"

Nel Parco spira la musica del tempo
amica di miti rarefatti va modulandosi
col soffiare del vento
e ne afferra ragazza Alessia il senso.
Naufragio nel mare della gioia
e non c’è di Leopardi la siepe
ma sul mare lo strapiombo
con il cielo azzurrissimo del libero
arbitrio. Al delta sceglie Alessia la felicità.
*

"Alessia si compiace"

Nuda dal lenzuolo a emergerne
dopo sogni di candidi cavalli
campita Alessia ragazza nello
specchio si vede bella: degli
occhi l’azzurro, dei capelli
il grano, i seni rotondi e stretti
i fianchi per Giovanni.
(ho l’amore, ho gli amici,
guadagna bene il mio lui,
partiamo per Praga domani
e sono stata promossa).
Decide Alessia di essere felice.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = DOMENICO CARA

Domenico Cara – Lume degli occhi--- Laboratorio delle Arti – Milano – 2019 – pag. 155 - € 15,00

Domenico Cara è nato in Calabria e vive a Milano. Ha pubblicato innumerevoli libri di scritture creative, critica letteraria e d’arte. Ha fondato o diretto diverse riviste di ricerca poetica e organizzato esposizioni itinerali d’arte in diverse città d’Europa. Alla sua opera sono state dedicate monografie negli anni: 1987, 1992, 2003, 2006.
"Lume degli occhi" è il titolo del libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede.
Il volume è composto da aforismi e pensieri che non sono entrati nel precedente intitolato I flautini dell’occhio.
Come scrive lo stesso autore nella nota introduttiva, preceduta da un’Introduzione di Carmine Tedeschi esauriente e ricca di acribia, il libro è costituito da microtesti, didascalie, nuclei di evento sull’occhio e sullo sguardo, a cui sono stati aggiunti esempi di maestri d’ogni tempo.
La raccolta composita e articolata architettonicamente è scandita nelle seguenti sezioni: L’Oriente dello sguardo, L’iride cerca il tempo reale, Vedere il re (nella dissipazione degli occhi).
Gli occhi stessi sono stati oggetto di attenzione e ispirazione di molti poeti: basta ricordare Cesare Pavese che scrisse Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Anche Alfonso Gatto parlava della forza degli occhi e dello sguardo e proprio attraverso gli occhi ci si può affacciare e guardare e come ha scritto Charles Baudelaire: Da ogni finestra/ non vedo che l’infinito, versi riportati sulla quarta di copertina della raccolta.
L’autore è entrato nel tema del sacro con l’immagine di copertina che raffigura un particolare dell’opera pittorica Santa Lucia di Francesco Del Cossa.
Nel suddetto dipinto si staglia una mano campita su uno sfondo giallo che regge uno stelo vegetale le cui estremità a delta sono vicine a due occhi dalla forte intensità e non si deve dimenticare che la stessa Santa Lucia fu martirizzata tramite l’accecamento.
Si tratta di aforismi e pensieri densissimi semanticamente velocissimi, leggeri e di una icasticità vibrante, scritti frammentari tutti collegati tra loro nei quali il lettore penetra nell’affondare nei concetti elevatissimi a livello intellettualistico e imbevuti di una fortissima valenza introspettiva e filosofica e quello che colpisce è, che nonostante l’unitarietà della materia trattata, Cara non si ripeta mai creando una incredibile fantasmagoria di immagini che provocano suggestione e magia.
Del resto nella realtà di ogni giorno il guardarsi negli occhi diventa sempre più raro nella liquida realtà del postmoderno occidentale e come ha scritto Francesco Paolo Casavola il guardarsi reciprocamente negli occhi avviene raramente, forse solo nell’innamoramento che è uno stato di grazia fugace, in una contemporaneità veloce dove e tutto standardizzato e stabilito dalla tecnologia.
In ogni passo della danza, come si muovono i tuoi occhi? la vita? il cuore? scrive Domenico e in questa concentratissima stringa di parole crea un immenso ipersegno per cui se ne potrebbe scrivere veramente molto così come è densissimo ogni pensiero riportato.
E gli occhi possono essere buoni, cattivi, intelligenti o svagati e spetta ad ognuno di noi interpretarli in un esercizio di conoscenza.
*
Raffaele Piazza