DONATO DI STASI: “Dentro spazi di rarità” – 9 – Antologia Nuovi Fermenti Poesia--Fermenti Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00
Fermenti Editrice, prestigiosa casa editrice romana, diretta da Velio Carratoni, con la quale hanno collaborato, tra gli altri, Giorgio Bàrberi Squarotti, Dario Bellezza, Giacinto Spagnoletti, Domenico Cara, Mario Lunetta, Antonio Spagnuolo, Gualtiero De Santi, Aldo Rosselli, Vito Riviello ecc. ha in catalogo numerosi testi di poesia, saggistica, narrativa e anche molti volumi antologici, come quello che prendiamo in considerazione in questa sede, intitolato “Dentro spazi di rarità”, curato da Donato Di Stasi.
Nell’introduzione il redattore compie una disanima ricca di acribia sull’importanza etica, estetica e anche salvifica del discorso poetico, che non smette mai di impastare la storia.
Nella suddetta premessa individua un malessere esistenziale, tipico della vita nel nostro postmoderno.
In questo ambito, connotato da uno sviluppo in progressione geometrica dei mezzi mediatici, nell’epoca della globalizzazione, riscontra nella poesia l’unico antidoto alla decadenza della cultura e dei valori nella nostra società.
A livello storico si è realizzato uno slittamento che crea uno smarrimento, perché il tempo si manifesta sempre in anticipo o in ritardo su se stesso e il presente non attende nulla di definitivo.
In sostanza Di Stasi si chiede quale sia veramente il senso della pratica della poesia nella nostra contemporaneità.
Afferma il Nostro che chi scrive versi sul serio (non seriosamente) sa di poter classificare lumache e supermercati, di poter irrompere sulla realtà, per scovare il punto dove si nasconde l’eterotopia imprevedibile e inquietante del possibile.
La poesia, per quanto oscura, ambigua, iperarticolata rimane pur sempre un testo esibito, un display text, una spia accesa per segnalare la defezione dall’umano.
L’arte poetica vera è un momento forte e fondante e, attraverso la stessa, si riscopre la natura selvaggia della vita e si giunge ad una migliore fusione con l’universo, superando la scissione con la bellezza, tipica della nostra epoca.
Allora la normalità smette la sua ordinarietà e diventa a suo modo prodigio (anchilosi del quotidiano, immissione di contemplazione e stupore).
Soltanto che alla meraviglia non è lecito giungere con il trucco del sentimentalismo, bensì con l’opera fiera e sudata dell’intelletto.
Non ci si può ridurre a riunire autori più o meno affini, se non si dispone di uno straccio di progetto, di un filo rosso che permetta al lettore di tenere ferma la bussola, navigando per labirinti semantici e contrometafore.
Il critico nomina gli spazi di rarità, che sono quelli che consistono nelle poetiche alte degli autori selezionati, con i loro esiti rari.
Tali risultati vanno contro la massificazione della società, quella che lui definisce clonazione imperante di corpi, anime e oggetti.
Presenta un’antologia che ha qualcosa di labirintico per il lettore, che può accedervi soffermandosi a suo piacere sulle sue varie sezioni e sui molteplici stili dei poeti contenuti in essa, attraverso le loro varie regole di scrivere in versi.
Con coraggio e ostinazione i poeti inclusi espongono le proprie opere, con la fiducia di incontrare un pubblico di lettori che possa trovare stimoli e piacere dalla fruizione delle stesse.
Quanto su esposto avviene in un contesto, come quello attuale, nel quale proliferano siti e blog, accedendo ai quali, chiunque può improvvisarsi autore di poesie, per superare l’incomunicabilità e la solitudine, che è spesso disumanizzante.
Il presunto poeta getta nel mare magnum della rete la bottiglia con il messaggio, che a volte diviene quasi un SOS, nella speranza di trovare qualcuno che presti attenzione, magari addirittura con un commento, alla sua opera.
Bisogna sottolineare, per quanto riguarda i versificatori suddetti che, pur se a livello estetico spesso risultano deboli e inadeguati, a livello morale i loro incerti sforzi vanno considerati lodevoli e significativi.
Infatti sono sottesi ad una onestà di intenti, facilitati dalla rivoluzione del verso libero, grazie alla quale anche i bambini possono scrivere poesie.
Sono proprio i bambini che, anche se non spesso, riescono a comporre lavori letterari affascinanti.
“Spazi di rarità” perché, comunque, nella mentalità dell’inizio del terzo millennio, la poesia resta un fatto elitario, che va controcorrente in un mondo dominato dall’apparire, nel quale, tutto è sotteso all’esteriorità e al censo.
Non si deve dimenticare che, fin dall’antichità, tranne che nei pochi casi dei premi in danaro, o in oggetti preziosi nei concorsi, carmina non dant panem.
Tuttavia chi pratica il discorso poetico è spesso narcisista e le moltissime manifestazioni letterarie incoronano a volte autori di dubbio talento.
Fare parte della moltitudine dei poeti, spesso aggregati in gruppi che fanno capo ad un settore geografico, può divenire un atto di sfida, risultato del salutare pensiero divergente, tipico di ogni arte, della creatività.
Pessoa ha scritto un libro intitolato “Il poeta è un fingitore”: questo è vero in parte, senza dubbio, ma, nello stesso tempo, il medesimo poeta è l’unico che, come è detto nell’Antico Testamento biblico, si salverà, incapace di malizia e inganno.
Un libro di qualità anche perché molte antologie del nostro panorama non sono così esaurienti a livello interpretativo.
In questa sede, invece, il curatore, con un lavoro attento, si sofferma, tramite le note critiche, su ognuno degli undici poeti, due volte, una con un discorso generico e un’altra entrando nel merito delle varie sillogi presentate.
Spazi di rarità, che divengono esercizi di conoscenza, attraverso il fascino della parola.
Raffaele Piazza