Poetrydream
martedì 30 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = ELISABETTA BALEANI
**Elisabetta Baleani: "Una doppia assenza" - Ed. V. Conti - 2023 - pag. 228 - € 18,00
Come un semplice diario la narrazione si apre con la descrizione dettagliata di una neoplasia che affligge la scrittrice. Morbo che distrugge e deforma, annienta e stordisce, ma in questo caso sprona ad una introspezione che rende lampeggiante la scrittura.
Le figure allora si susseguono disegnate con mano di abile cesellatore e offrono quadretti che sono variopinti acquerelli. Si affaccia tra le prime una vereconda Olga, che non sa fare conti, ma si destreggia simpaticamente con il pianoforte, sfociando troppo spesso nell’assillo fastidioso. Ed il suo frignare si ripresenta in ricordi di estati trascorse.
“Fra galli dello stesso pollaio non si usava spennarsi”, ella racconta entro vicende varie che colorano questa sua passeggiata tra memoria e attualità, tra spunti di ricami e intrecci personali, declinando di tanto in tanto pensieri filosofici che attanagliano facilmente.
“Eppure, rughe e odori sono personali, la mente è impersonale. Non ha estensione, non ha identità, non lega se non con se stessa e produce quelle che i greci hanno chiamato idee e che noi moderni potremmo tradurre con astrazioni. Non siamo migliori degli altri esseri” reclama in un adagio che sorprende il lettore. Mentre l’azione di sviluppa in pagine dedicate agli eventi più vari.
In effetti potremmo dire che i vari capitoli sono dei veri e propri racconti che si intersecano in un contiuum capace di rivelare richiami, che con le figure disegnate compongono una strategia di riferimenti con la realtà vissuta e da vivere, e dove la voce interrompe le lunghe sedute silenziose delle sospensioni. I personaggi sono delineati.
“Il padrone di casa: indegno esemplare della razza umana, era il padrone dell’abitazione in cui alloggiavamo, di quelle di fronte, della bottega del calzolaio e del barbiere, del negozio del fornaio e del salumiere, di ville, coltivazioni, poderi; non aveva acquistato il mare perché non era in vendita. Dietro la sua porta ogni ventisette del mese si accodava gente per saldare conti e regolare prestiti. Il suo giro d’affari comprendeva, oltre ai fitti di locali e attrezzature, garanzie su assegni e cambiali, crediti a tassi smodati, emissioni di polizze pseudo assicurative. Non aveva pietà per niente e per nessuno e spalleggiato da un paio di sgherri, sedeva quadrato e tranquillo dietro la sua scrivania, pancia a bomba e giro vita sul punto di detonare. Non c’era pianto di donna.”
Così dalla negatività vengono fuori altre sagome.
“Tra le allegre ziette due arcigne zitelle, non solo brutte e antipatiche, ma anche pelose e zoppe. Il duo compariva sottobraccio e sottobraccio se ne andava e quando la zia Pina accorciava la zampa villosa, la zia Adelaide la allungava. Avevano sempre vissuto insieme e dicevano di avere molto da fare, mentre l’unica cosa di cui si occupavano era impicciarsi di noi per sputare sentenze e così sentirsi in pace con la coscienza, che coltivavano”.
E più oltre un profilo.
“Si chiamava Sciarbé, era un omaccio rattrappito, nero e dai lineamenti urtanti e disposti a picco, paragonabili a quelli del rastrello che utilizzava per raccogliere fogliame e aghi di pino. Aveva la mania di costruire pire di ramoscelli e di frasche sistemando il tutto a piramide, tanto che in duplice omaggio alla sua carnagione scura e alle sue edificazioni, l’avevo battezzato l’egiziano. Il comune l’aveva relegato a zappare lì perché aveva il vizio della bottiglia e già alle sei di mattina la punta del suo naso, vermiglia e rubizza, pareva una mela rossa male abbarbicata su un condotto di scarico”.
Occhiate e sentenze oscuravano il sole tra le numerose vicissitudini che la scrittrice propone, come un album da sfogliare con attenzione e molto spesso con man sospesa perché sconosciuto “l’inaccessibile codice della materia sacro dominio del silenzio”. Molte le frasi che accalappiano il pensiero poetante e sino alla conclusione ci vengono offerti dei piccoli spunti di riflessione: “la cultura non arride agli empi né agli stolti. E perché l’erranza, di cui fosti sommo cultore con o senza cavallo, è di per se stessa approssimazione!”
Scrittura scorrevole, con attenta scelta del vocabolo, e con generose proposte di indagini psicologiche, quando a tratti viene a galla il metro che contraddistingue il sub conscio. Un susseguirsi di brani lampeggianti dove ogni episodio serve a mettere a fuoco le variabili connessioni con il mondo che circonda. Ogni espressione serve a spingere il lettore verso l’impersonale, mentre il tessuto narrativo apre visioni della realtà avvincente.
Il tragitto si chiude a fine con la sorpresa quasi ovattata che la patologia, della quale si accenna in apertura, sembra vinta e l’equilibrio psicofisico riabilitato.
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ANTONIO SPAGNUOLO
lunedì 29 gennaio 2024
mercoledì 24 gennaio 2024
UNA DIVAGAZIONE SU TEMA = NADIA CAVALERA
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Nadia Cavalera=
La solitudine perfetta di Hirayama
In una terra che già dal primo novecento apprezzava i gabinetti tradizionali, concepiti interamente, secondo Jun'ichirō Tanizak nel suo saggio Libro d’ombra (1933), «per il riposo dello spirito», vedere, in piena pandemia l’apertura a Tokio, in alcuni quartieri residenziali, di 15 bagni pubblici, firmati con grande umiltà da architetti molto famosi, è stato un avvenimento accolto con grande interesse. E tale che lo scrittore e produttore Takuma Takasaki a fine maggio 2020 ha invitato Wim Wenders ad andare a vederli. Per lo spunto di qualche iniziativa. Un lavoro fotografico? un documentario? No, i luoghi, era convinzione di Wenders, non bastano a colpire l’immaginario e sfidare il tempo. Ci voleva un racconto e decise di farne un film. L’ha scritto, in seguito, a Berlino, a quattro mani con lo stesso Takasaki (che ne sarà anche il produttore). Dopo aver individuato una storia e sapendo già l’attore che l’avrebbe impersonata (Koji Yakusho aveva dato subito il suo assenso a scatola chiusa). Per Wenders averlo in mente era una condizione indispensabile allo sviluppo della sceneggiatura, “cucita” su misura. E alla quale ha contribuito anche la moglie Donata che, con l’aiuto di una sua piccola troupe e una location scout giapponese, ha girato e si è montata da sola le sequenze di sogno contemplate dal copione. Quanto alla musica, nessuna partitura strumentale. Wenders si è affidato alla colonna sonora della sua vita, tra gli anni sessanta e settanta: The House of the Rising Sun degli Animals, Perfect Day di Lou Reed, (Sittin’ On) The Dock of the Bay di Otis Redding Pale Blue Eyes dei Velvet Underground, Redondo Beach di Patti Smith, Walkin’ Thru The Sleepy City dei Rolling Stones, e tanti altri, oltre a brani di The House of the Rising Sun, nella versione giapponese scritta da Maki Asakawa.
Nasce così Perfect days di Wim Wenders, girato in 16 giorni e nelle sale dal 4 gennaio di quest’anno. Racconta la vita metodica, sempre uguale di Hirayama, un uomo addetto alla pulizia dei bagni pubblici di Tokio. Vive in una zona della working class con viuzze strette e case di legno. In un quartiere di minuscoli caffè, ristoranti al banco frequentati dalle solite persone, solitarie come lui; la libreria che vende a un dollaro Patricia Highsmithm; il bagno turco, la lavanderia e una cara amica ogni giovedì. La sua giornata si svolge in perfetta routine (tranne piccoli diversivi) tra il suo lavoro fatto con estremo scrupolo e le sue passioni: piante, libri, fotografia e la musica in vetuste cassette degli anni 60-70, ascoltate nel suo furgoncino.
Hirayama ha un passato borghese alle spalle e ha scelto volutamente questa vita semplice nel paradosso della solitudine che gli regala un “incontenibile senso di sicurezza”, per dirla col Wenders di Falso movimento. E ogni giorno quando esce da casa, all’alba, guarda il cielo per ringraziarlo con un sorriso. Quello che non nega a nessuna delle persone con cui entra in contatto. Anche agli alberi (soprattutto una quercia) davanti i quali fa la sua pausa pranzo e che fotografa, affascinato dal «komorebi», la visione dei riflessi del sole tra le fronde degli alberi. Le stesse che senza colore ritornano nei suoi sogni oscuri, con scene dell’infanzia, quale inquietante controcanto da pagare per la loro rimozione di giorno.
Il messaggio che ne ho tratto? La vita è quella che è, va accettata con gioia ed entusiasmo seguendo le nostre inclinazioni nel rispetto degli altri, e qualsiasi lavoro ha la stessa dignità in quanto va visto non come la nostra realizzazione, ma come contributo alla vita in comune cui siamo tenuti per vivere insieme. Ecco il culto del bene comune, sparito dopo il lockdown in Europa e altrove, si è, per Wenders, rinvigorito invece in Giappone. Dove non si vive «ognuno per se», ma «ognuno per gli altri».
Hirayama non è un pulitore di cessi (attività che esercita come fosse un’opera d’arte, «kata»), ma un uomo buono e sensibile, pieno di interessi e di saggezza zen che, dacché ha compreso la preziosità della vita, la nostra unicità nell’esperirla, ha deciso di goderne ogni attimo. Prima che fugga. Lontano dal flusso metropolitano, gioisce di ogni piccola cosa in un presente assoluto, che grida felice in bicicletta alla nipotina fuggiasca che è andata a trovarlo: «Adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta». E lo conferma nella risata finale (al volante della sua vita si direbbe più che del suo minivan), che si trasforma quasi in un pianto. A ricordarci la dualità tra felicità e tristezza di ogni esperienza, ma anche la zona d’ombra che permane in ogni tentativo di acquisizione di senso.
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martedì 23 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = PAOLO PARRINI
Paolo Parrini: "Il quinto tempo" - Samuele editore 2023 - pag. 92 - € 13,00
“Il quinto tempo” ammette il trascorrere del tempo come concezione ermeneutica dell'esistenza e modello interpretativo degli eventi, carichi di significati spirituali ed emotivi. La poesia di Paolo Parrini esamina la realtà, ne vive l'inquietudine e ne preannuncia la solitudine, esplora il mondo soprasensibile attraverso l'esperienza interiore di un dialogo che è sempre voce accesa e preghiera riconoscente alla vita e alla sua grande verità. I testi suggeriscono una riflessione intimista, seguono il pensiero umano delle infinite frantumazioni del sentire, raggiungono l'essenza dei ricordi, sostando nell'ascolto delle vibrazioni che ogni sentimento concede al suono prolungato e autentico della parola donatrice di senso. Paolo Parrini conserva la declinazione del ritratto esistenziale come una rappresentazione carica di estensione poetica, romantica e lucida, sottratta all'azzardo di svanire nel distacco dell'assenza, misura la consapevolezza della nostalgia nella proporzione delle eclissi relazionali, concentra l'inesauribile fonte d'ispirazione dal passato, nel patrimonio commovente della sincera affinità, tra l'intonazione del paesaggio e il rilievo dell'anima. “Il quinto tempo” varca la dimensione del divenire nella misura intuitiva e sensibile dei versi, presenta il dono delle immagini in continua trasformazione verso la natura molteplice dello spazio - tempo, illustra il tentativo di condividere la direzione dell'impercettibile, nel filo tangibile dello svelamento del vivere. Paolo Parrini rimuove la polvere intermittente dell'instabilità, conosce la revocabilità del conflitto spirituale, ricerca la congiuntura conseguente al passaggio del dolore, convive con la contingenza della percezione, scardina il legame di appartenenza tra le stagioni dell'essere e la cadenza ciclica delle apparenze, sconfina l'orizzonte dell'estetica dell'effimero, declina la destinazione della soggettività umana nell'etica cognitiva dello sradicamento. Allontana il vincolo dello smarrimento riscattando la naturalezza e la spontaneità dell'equilibrio con la natura e la corrispondenza degli affetti, cristallizza la visione della dissolvenza lungo l'instabilità affranta del dolore, orienta la consolazione taumaturgica dell'attesa e la resistenza costante della speranza. “Il quinto tempo” deduce la condizione metafisica della memoria come luogo della comprensione terrena e come tensione trascendente nella consistenza premurosa della maturità amorosa. La funzione elegiaca della poesia di Paolo Parrini forma l'unicità dell'uomo, scandisce le oscillazioni del cuore, plasma le contratture del presentimento freddo dell'indifferenza, attraversa la trasformazione di impulsi oscuri in slanci luminosi di desiderio e di promesse, esprime la distensione di ogni contemplazione, dichiara la saggezza nell'esitazione dell'imprevisto. Il cammino del poeta si discioglie nel selciato mutevole di ogni viaggio errante, nella contingenza delle dinamiche personali, scorge l'itinerario emblematico ed evocativo della dolcezza, incrocia la malinconia carismatica della perplessità. Paolo Parrini regala al lettore un'opera compiuta, elegante e delicata, ci insegna che cercare qualcosa dentro di sé significa sempre rinnovare la propria proiezione del mondo e di noi stessi, suggerisce di anteporre alla fugacità la continuità, come strumento di conoscenza che alimenta il fuoco dell'arte persuasiva.
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RITA BOMPADRE
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testi scelti
Non sempre occorre spiegare,
a volte basta scegliere,
un tavolo dimesso,
il silenzio del mattino
tra i fili bianchi dei capelli.
Non sempre serve dire e fare,
seduto a respirare caffè
fermando il tempo
e la morte.
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Potremmo esserci persi
in quell'ora calda
della sera, quando luglio
tagliava il grano e la polvere
era densa nell'aria.
I covoni allineati con cura
presagio d'un'altra nascita,
d'un'altra primavera.
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In una foglia secca
accartocciata sul viale
spira la vita dell'albero
che l'ha perduta.
Muore piano questo sentire,
come una pioggia stanca
che bagna intermittente il verde.
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Grazie per il dono,
per questo giorno freddo che scorre,
il suono della radio in sottofondo,
i brividi d'amore e di gelo.
Tutto concorre al creato,
alla casualità che si fa domanda.
Niente passa senza ragione
anche questa colazione solitaria,
anche il cammino tra due ali
di verde e d'asfalto.
Grazie per averti riconosciuto
per un istante
nella melodia che sfuma
e negli occhi umidi.
Nella mano che si posa sul cuore
e si commuove al battito.
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Altre voci spente
come la tua
per chi sente solo acqua
che scorre forte
è un mancamento,
un passare dentro,
un infinito.
Sfiorare le tue ciglia,
vederti finalmente aprire
i petali tormentati
e sbocciare.
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Sera d'inverno
vissuta dai vetri chiusi
senza odori.
Sera che sfuma
in un vuoto bicchiere
l'imbrunire addosso
coperta sottile.
Non sei qui
a camminare con me,
pareti e silenzio.
Il cielo vorrei trovare,
il tempo nostro
perso.
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sabato 13 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = TIZIANA MARINI
Tiziana Marini: “L’inclinazione di una foglia alla luce” – Ed. Ensemble 2023 – pag. 90 - € 13,00
/> Il poeta corre senza freni per una sorpresa del fato che gestisce la malinconia e regala alle annotazioni l’oggetto magico che serve a districare illusioni e ricordi. Alterna, con una scrittura semplice e plasmabile nel ritmo “le tracce di un passaggio tra i campi orlati di strigoli” e la solitudine, “la stessa degli alberi, delle fontane antiche”, o l’intervento cruento in sala parto e le ombre che “hanno la luce dei giorni passati ed ogni cosa va al suo posto. Anche i baci”. Un tramonto al quale non si avvolge il filo per riconoscerlo e la fortuna della povertà, “che veste il bello, il poco e quei desideri che non si possono avere, mentre le ossa affiorano”. L’immaginario e la memoria si fondono in una serrata escursione fra il vuoto ed il probabile, tra il minuto che ci sfugge inesorabilmente e la concretezza di una tavola imbandita, tra l’incontro di una domenica mattina e la stanchezza che ricerca nuovi colori. Un ascolto acuto e intelligente dei richiami della psiche, tradotto in una saggia scelta del vocabolo che conserva intatto il valore del simbolo e dell’incanto momentaneo, ricama versi dal ritmo incatenato e realizza approfondimenti del pensiero filosofico divenendo più volte lo scandaglio che riesce a trasmettere il messaggio.. L’elemento poetico, cioè la necessità di tradurre in versi gli accadimenti della vita quotidiana, o gli interrogativi dell’infinito da scorgere e conglobare, o le improvvise folgorazioni delle immagini e dei personaggi, diviene in queste pagine l’orientamento estetico e musicale legato all’incarnato. ANTONIO SPAGNUOLO
mercoledì 10 gennaio 2024
POESIA = FRANCESCA LO BUE
*****Draghi calcinati****
Il prode s’accinge verso la montagna,
cingendo la spada d’ossidiana
percorre il sentiero verso il sole.
Si ferma nel cuore del prode
l’eco delle guerre di là dai margini della terra.
Raggiungerà gli atri degli aurei baluardi,
chiederà misericordia per gli scampati,
sgomenti e nudi con l’enigma del suono.
La montagna del sole ascolta
il ritmo triste del canto dei confini,
porta debiti di gratitudine,
cambiali di malattia e bocche in oblio.
Grida di fetide prigioni e brusio di ladri
che sotterrano i tesori delle anime.
Il prode porterà le lucerne nei pendii scoscesi.
C’era un uomo che scendeva da lontano.
All’imbrunire, con utensili e i buoi,
portava una domanda nel cuore,
una tristezza nella bocca sigillata.
Non t’affacciare alle spade disfatte di sole e nuvole,
alle aurore rosse.
Sono i draghi calcinati!
Fumano verso le pire del sole abissale.
Non t’affacciare, non ridere
dal tuo balcone verde di terra.
Il fumo si disperde fra le ombre del crepuscolo.
Fu la pace dei morti.
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"Dragones calcinados"
El héroe se acerca a la montaña
embrazando una espada de piedra.
Recorre el sendero hacia el sol.
Se detiene en el corazón del héroe
el eco de las guerras allende los confines de la tierra.
Alcanzará los atrios de los áureos baluartes,
impetrará misericordia para los náufragos,
terrorizados, desnudos por el enigma de los truenos.
La montaña del sol escucha
el ritmo triste del canto de los confinados.
Lleva deudas de gratitud,
pagarés de enfermedades y bocas cerradas por el olvido,
gritos de fétidas prisiones y rechinar de ladrones
que entierran el tesoro de las almas.
El héroe llevará lucernas para el camino abrupto.
Había un hombre que descendía de lejos,
al anochecer, con utensilios y bueyes
traía una pregunta en el corazón,
una tristeza en la boca sigilada.
No te asomes hacia las espadas deshechas
de sol y nube,
hacia las auroras rojas.
!Son dragones calcinados!
Humean hacia las piras del océano abismal.
No te asomes ni rías,
desde tu mirador verde de tierra.
La humareda se pierde entre las sombras del ocaso.
Fue la paz de los muertos.
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Poesia di Francesca Lo Bue
RIVISTA = NUOVO MERIDIONALISMO
*** E' in distribuzione il numero 240 (settembre-novembre 2023) della rivista "Nuovo Meridionalismo", brillantememente e sapientemente diretta da Generoso Banigni e Giuseppe Iuliano - con redazione in Avellino.
Firmano questo fascicolo, ricco di policromatici interventi: Generoso Benigni, Luigi Mainolfi, Malatesta, Amato Michele Iuliano, Alfonso Attilio Faia, Antonio Spagnuolo, Mino Mastromarino, Paolo Saggese,Gennaro Iannarone, Matteo Claudio Zarrella, Aldo De Francesco, Clara Spadea, Emanuela Sica, Franco Mangialardi, Paola Ronca de Lorenzo,Teodoro Russo,Mirella F. Iannaccone, Mirella Napodano,Lauramaria Anzuoni, Albina Zarrella, Raffaele La Sala, Gennaro Iaverone, Gerardo Iuliano, Giuseppe Iuliano, Riccardo Sica, Gerardo Cioffi, Antonio Pulcrano, Raffaela Vallese, Michele Sessa, Gaetano Troisi,Basilio Fimiani, Vincenzo Napolillo.
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Per contatti: giiuliano@tiscali.it
martedì 9 gennaio 2024
RIVISTA = KENAVO'
*****E' in distribuzione il numero di Gennaio 2024 della elegante rivista "Kenavo'" ideata e diretta dalla inistancabile Fausta Genziana Le Piane.
Firmano questo fascicolo: Riccardi Renzia,Nicola Tindaro Calabria,Antonio Spagnuolo, Iole Chessa Olivares, Paolo Carlucci, Lidia Popa, Giuseppe Tacconelli, Roberto Casati, Pasqualina Di Blasio, Clara Di Stefano, Leopoldo Attolico, Maria Rosa Catalano, Paolo Ruffilli,Michele Cioffi,Fausta Genziana Le Piane, Giorgio Boccolari, Francesco Dell'Apa,Elio Camilleri,Monica Martinelli, Rosario Napoli.
Per contatti: faustagenzianalepiane@virgilio.it
SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLA MALERBA
**“La milionesima notte” di Carla Malerba (FaraEditore, 2023 pp. 64 € 12.00) è una raccolta poetica delicata e preziosa che consegna la sottile inquietudine di un tempo in bilico, arreso ai titoli delle sezioni che compongono la silloge.
“Attese”, “Segnali”, “Tracce” danno già il significato interpretativo del percorso introspettivo dell'autrice e delineano l'espressione ermeneutica delle parole. Carla Malerba affronta la consuetudine insistente e ossessiva della vulnerabilità umana, comprende la dolorosa invariabilità dell'inconsistenza, subita nell'assenza, canta la superficie delle emozioni, descrive la percezione della malinconia e la consapevolezza della proiezione inesorabile della fragilità, insegue la luminosa nostalgia del desiderio, contro la crudele vacuità del tutto. Diffonde l'inclinazione del suo pensiero poetico, attinge nella risorsa spazio-temporale dell'attesa l'indicazione positiva per accogliere l'evoluzione dell'anima, esplora la forza inalterabile dell'invocazione, intonata alla toccante solennità della propria sensibilità, nel vivo clamore di ogni risonanza, capace di amplificare l'oscillazione delle immagini nell'inabissamento prolungato della memoria, di rimuovere l'intervallo incerto e indolente della dissolvenza.
Concentra l'illuminazione di una trasmutazione vitale, cerca con energica fermezza di oltrepassare l'indefinita e assorta provvisorietà per poter infine manifestare le indicazioni della gioia, attraversare il confine silenzioso di un epilogo e di un nuovo principio. La poesia di Carla Malerba si posa lungo gli argini dell'oscurità, nell'indugio esitante delle notti insonni, nella mancanza, nella speranza fiduciosa di poter recuperare l'agilità della vita. Nel torpore del succedersi tra il giorno e la notte la protettiva salvaguardia dei luoghi familiari subisce un restringimento, ma il segnale inequivocabile della presenza consola e incoraggia la conversazione dei pensieri, valica la fenditura degli eventi angosciosi degli ultimi anni, affianca l'epifania del vivere e del morire.
“La milionesima notte” conta la progressione della parabola esistenziale, include la disorientante discordanza delle reazioni dell'uomo, spiega l'inafferrabile solitudine della comunità, commenta il lento affievolimento delle relazioni nel tentativo vano del loro annientamento, trasferisce la mutevole e indefinita destinazione della psiche nelle confessioni delle percezioni intime e confidenziali. Carla Malerba riscatta il proprio turbamento attraverso la pacatezza dei versi, guida la trasparenza sensibile della funzione disvelativa della sua poesia. Legge la propria realtà nelle pagine tracciate dalla tenerezza dell'inconscio, stimola l'orizzonte empatico della riflessione e lo svolgimento autentico dell'osservazione quotidiana.
L'espansione dell'esclusione dei contatti umani, subita nel devastante provvedimento durante la pandemia, è per l'autrice una nota fondamentale per la sua poesia che affranca il tracciamento e l'identità di ogni territorio interiore, finalizza una lacerazione nel presente, indispensabile per riscrivere la biografia dei ricordi, per inseguire le tracce che riportano l'energia coraggiosa della vigilanza al senso dell'appartenenza. L'agguato disincantato della consapevolezza di sé è un'interazione privilegiata con la necessità di illuminare le esperienze in sintonia con l'esilio poetico e l'attitudine generosa di amare.
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Rita Bompadre -
Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
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testi scelti=
**
Il buio ci sorprende
quando la luce indora
un poco le montagne
e precipita il giorno
oltre il crinale
così di fretta
tra un aprire al mattino una finestra
e richiuderla appena si fa sera.
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Un piccolo lume
in questa veglia
nel chiuso delle case
l'amore un filamento
di fumo parola impastata
dal sonno corrotta
dall'abitudine.
Lo sguardo
si allunga a spiare
barlumi di faville
che brillano nel buio
il tempo di un batter di ciglia.
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Quello che resta in fondo
è la poesia.
Non ti ricorderai
di chi l'ha scritta,
ma sempre e perdurante
il senso dato,
il respiro allargato
nella sosta, nel sogno
dire ti ho incontrato,
ho provato in quel giorno
ed in quell'ora lo smarrimento
dell'anima che sola
ancora
non ha scorto la salita.
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L'oro dei girasoli
mi hai portato
invade la stanza
riverbera di luce
tra pareti che sanno
quanto vorremmo
per un giorno almeno
essere girasoli
in mezzo a un campo.
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SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA PINA CIANCIO
***Maria Pina Ciancio ( a cura di ): “La scrittura che rivela” – Ed. Macabor 2023 – pag. 142 - € 15,00 –
“Dialogo con quarantatré autori contemporanei” è il sottotitolo di copertina, che mette in evidenza con precisione un tracciato che difficilmente si realizza in questo momento storico della nostra malridotta cultura generale.
Il risultato di questa inchiesta invece è di notevole spessore e di particolare interesse perché risponde “all’idea nata qualche anno fa dal bisogno di conoscere e divulgare come poeti e narratori, favolieri della parola, insomma, vivono il complesso rapporto della scrittura con se stessi e con la realtà che li circonda, nella consapevolezza che la poesia non è una cosa morta- come sosteneva bene Sanguineti – ma vive una vita ai margini.” - La domanda delle curatrice era: “Scrivere è un atto solitario, intimo e privato. Ci vuoi raccontare che significato ha per te la parola scritta e come vivi il rapporto della scrittura con l’altro e il mondo esterno.”
Stuzzicante imput per sciorinare senza indugio tutto quanto si nasconde nel sub conscio degli autori che hanno accettato l’invito.
L’esperienza della “parola” come libertà assoluta si manifesta in tutti gli interventi che hanno l’ondulazione di quella creatività che distingue ogni singolo scrittore, tra l’angoscia della pagina bianca e la sfrontatezza del dicibile, tra l’appagamento di pudore malcelato e la responsabilità della sacralità.
L’atto solitario dello scrivere consente di metterci in ascolto di noi stessi, ma nel medesimo tempo cerca di esplodere per interrompere il silenzio e comunicare delicatamente emozioni, meditazioni, esperienze, interrogativi, preghiere che riescano a coinvolgere l’altro.
L’elenco è nutrito ed ogni pagina ha una sua fascinazione ben distinta, una particolare raffigurazione di infinito.br />< Il patto aperto con la pagina non giustifica l’irrazionale e agevola la creatività in un connubio tra razionalità e momento storico, così che la solitudine del poeta entra in perfetta simbiosi con il simbolo, sì che la voce dell'autore è affidata alla strategia psicoanalitica che indaga nel profondo del subconscio.
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ANTONIO SPAGNUOLO
lunedì 8 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA PINA CIANCIO
**Maria Pina Ciancio: "D'argilla e neve" Ed. Giuliano Ladolfi – 2023 – pag. 76 - € 10,00 -
Lo spazio che chiede ogni giorno la poesia è sempre un alito di sospensione, che alimenta con insistente sottigliezza e invita ad immagini eteree e gratificanti insieme.
Maria Pina Ciancio ci racconta, con queste sue delicate composizioni poetiche, il ritaglio della delicata resistenza immaginifica che sovraneggia nel dipanarsi della quotidianità, sempre monotona e ripetitiva, ma edulcoratamente accettabile.
Uno scorrere di pensieri e di illuminazioni, di tremanti memorie e di inebrianti reclami ad un gesto pacifico, di preghiere reinventate all’occorrenza e di lacci sciolti ad un varco di ruggine. Urgenza di andare oltre, di esternare qualche suggestiva alternanza al silenzio per dove sostava il padre”, aggirando nei vicoli in cerca di un approdo o reinventando un rammentare momenti di quotidianità, quasi sempre vissuti con la compartecipazione delle emozioni, rivedendo la piazza dove nascevano i sogni o “misurando le orme dei passi gesto di coraggio, confondendo uno smarrimento per la nebbia ai battiti del cuore o calpestando impaziente qualche zolla da amare.
Pagine tutte, queste di Maria Pina Ciancio, nelle quali gemma qualcosa di ignoto, per quella bellezza nascosta ma non inavvicinabile che il ritmo riesce a creare, nella scrittura piana, autentica e rivelatrice, ben ricamata in ogni frammento capace di rimettere in sintonia sentimenti e fulminazioni.
Arricchiscono il volume cinque poesie in dialetto lucano, luminosamente snocciolate con raffinata dettatutra.
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ANTONIO SPAGNUOLO
SEGNALAZIONE VOLUMI = LEDA PALMA
**Leda Palma: "Ho deciso di non morire" - Ed. Campanotto 2023 - pag.144 - € 14,25
C’è in Leda Palma – bene lo osserva Walter Tomada nella agile ma comunque acuta e sensibile prefazione a questa ultima raccolta della poetessa friulana appunto intitolata "Ho deciso di non morire" – una marcata, forte circolarità nei versi.
Tornata a vivere nella sua regione dopo un prolungato e proficuo soggiorno a Roma, l’autrice di "Ingiurie e silenzi" ha deciso di ambientarvi le solitudini (esistenziali, fantastiche, immaginative) cresciute dentro le sue liriche sin dall’adolescenza e insieme dentro i «giorni di vita» raccontati in un testo della prima sezione del libro. Dopo averle proiettate sui campi della sua terra d’origine ed espanse su un piano globale in quei resoconti sempre poetici di viaggio che l’hanno anche recentemente caratterizzata (leggeremmo anche in questo modo quelle sue escursioni nelle lontane province del globo), stavolta tutte queste solitudini e inquietudini e gioie sono state spinte a perdersi nel tutto. In un accrescimento di metafisica ma ancora una volta di una fisicità, che investe non tanto o almeno non solo le sue esperienze ma ancor più il corpo della sua poesia.
La raccolta compare nella collana della Campanotto fondata da Lucio Klobas sotto la direzione e la guida della rivista “Zeta” ma non si rimette – come è giusto che sia – ai paradigmi editoriali da quella previsti o almeno cercati e praticati. Il tasso di ricerca mai accordandosi intenzionalmente all’obbligo di tecnicismi e di una stretta sperimentazione formale ma invece muovendosi in una zona – sempre aperta e impregiudicata, anch’essa sperimentale - di percorsi inesplorati, in ondeggiamenti nell’anima o forse meglio ancora nella psiche e estensivamente nello spazio e nel tempo. Filtrando all’interno di un paesaggio friulano ripensato e ritrovato, cioè in una natura profonda che comprende anche la dimensione soggettiva e inconscia e insieme la memoria date anche le sensazioni di perdita e di fine che attraversano e trafiggono il libro.
Soltanto però che a un certo punto sopraggiunge qualcosa da cui Leda è da sempre suggestionata e magnetizzata. La prossimità a ciò che la circonda, cose persone esperienze, quella relazione che è tipica della poesia in generale ma ancor più dei poeti italiani della sua generazione. Quel «Tenersi vicino» che offre titolo all’ultima composizione e nel quale si metaforizzano le immagini della salvezza, o almeno della ripresa, e dove si raccoglie la circolarità alla quale ci si è richiamati all’inizio di questa scheda.
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GUALTIERO DE SANTI
sabato 6 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = NATALIZIA PINTO
**Natalizia Pinto: “Intrecci” – ed. Faso 2020 – pag. 40 – s.i.p.
Elegantissimo omaggio per Giuseppe Panella, filosofo, scrittore, saggista, poeta, prematuramente scomparso all’età di 64 anni nel 2019. Laureato in Storia delle filosofia presso la Scuola Normale di Pisa, dove poi ha insegnato Estetica. Uomo docile e sempre pronto al confronto ed all’ascolto ha dedicato tutta la sua vita alla diffusione equilibrata della cultura in genere. Ha scritto saggi di capitale sagacia, affiancandosi con calore a molti giovani poeti.
Natalizia Pinto ricama pagine delicatissime, alternando alcune sue composizioni poetiche, alcuni suoi interventi critici a pagine firmate da Giuseppe Panella, come la bellissima poesia “Il cielo è trapunto di piccole stelle” o “Memorie di Firenze”. Ella stende un tracciato ben preciso che si snoda fra ricordi e incontri, fulminazioni e figure, memorie personali o familiari ed il simbolo del vestito bianco.
“In questo libro – scrive Ivano Mugnaini nella prefazione- non c’è mai un accento eccessivo, sguaiato , non c’è un dolore gridato né smaccatamente vistoso. C’è il rispetto per la memoria, c’è la pena, acuta, per la perdita di un compagno di viaggio, ma c’è anche la gioia, grande e vibrante, di aver intrecciato il proprio cammino con il suo ricavandone emozioni, fonti di riflessione e di ispirazione che sono e resteranno vivide nella mente e nel cuore.”
Preziose in fine le numerose note critiche, la rassegna stampa, l’intervento critico di Panella per i “Canti orfici” di Campana, che chiudono egregiamente il volume, *
ANTONIO SPAGNUOLO
venerdì 5 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA PEZZOLA
**Laura Pezzola: “Tutti i no sono saliti al cielo” – Ed. Ensemble – 2023 – pag.126 - € 15,00
Scanditi con meticolosa precisione tutti i mesi di un anno, cerchiamo con larvato timore quali siano questi accennati “no” che sono saliti al cielo. Una corsa alla cancellazione delle negatività? Una sospensione immaginaria del possibile? Un ritornello mascherato alla ricerca delle illusioni?
Il “diario” ci accompagna con raffinatezza attraverso escursioni del pensiero poetante, che attraverso la parola realizza “un libro prezioso di autocoscienza e contemplazione sapiente di ogni istante– come scrive Plinio Perilli in prefazione – dal cuore più intimo, sia lieto che rabbuiato, svolato di blu fino all’orizzonte amico e devoto della luce.”
Una sospensione caldissima sussurra: “Con il peso degli anni sulle spalle/ Gesù di legno è sceso dalla Croce/ nascosto nei bunker da chi crede/ che qualcosa ci salvi dalla guerra./ Un chiodo – una lacrima – un sudario/ un volo di polline sul tetto di una chiesa.// La cenere scolora nella cruna/ un campo di grano abbandonato/ colma gli occhi arrossati delle madri.// Miserevoli noi perché sappiamo/ di quanti figli si nutre questa terra/ e ci battiamo il petto e la cravatta/ seduti nello scranno stile liberty.” Con la semplicissima ricerca dell’endecasillabo, il quale rende omaggio ad un ritmo incalzante di emozioni.
I testi sono tutti compiuti per una continua introspezione che propone vertigini variegate, dal gesto privato di una carezza al turbamento di una esplosione di macerie, dal sussulto caldissimo di un amore alla furia di Caino che nei bivacchi racconta inutili storie, dalla esplosione di un fiore che rovescia squame dorate alla speranza riposta nella polvere delle stelle.
Intuizioni liriche ricamate con abile tessitura.
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ANTONIO SPAGNUOLO
martedì 2 gennaio 2024
SEGNALAZIONE VOLUMI = ROCCO SALERNO
**Rocco Salerno: "La meraviglia dell'amicizia" - Ed. Macabor 2023 - pag.72 - € 13,00
Una girandola di dediche trasporta queste nuove liriche di Rocco Salerno in un susseguirsi di ritmi dalle numerose stelle fosforescenti, per cantare a momenti e a sussurrare in un avvincente rondò poetico.
Tutte poesie eleganntemente elastiche, che si offrono alla lettura con l'agilità di smascheramento tali da diventare una rapida escurisione tra ricordi e meraviglie, illusini e speranze, offerta e preghiera.
Ogni pagina contiene una propria intrinseca occasione, e la poesia appare maggiormente implicata nel dire cosa sia l'affetto che possiamo nutrire per l'amico.
Sapiente equilibrio viene alla luce tra l'eaderenza delle simmetrie e la vertigine dell'emozione, con un linguaggio che appartiene sicuramente ad un elemento prigioniero delle occasioni, nell'interminabile catena di desideri e bisogni nell'ascesi di un'esperienza ormai non più formativa, bensì adatta allo sciogliersi della passione.
La sintesi degli innumerevoli momenti di armonia, fatta di parole parlate, si manifesta in una poesia sempre protesa ad una dimensione umana, quasi una corsa senza soste per sfuggire ai distratti e lambire la percezone dell'incontro interpersonale.
Una raccolta che presenta immagini tangibili nella fusione equilibrata dei timbri, della scioltezza espressiva, della plasticità della scansione che aleggia in un ricamo di serpeggianti dialoghi.
ANTONIO SPAGNUOLO