domenica 28 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = SILVIA ROSA


********************************
Silvia Rosa: “L’ombra dell’infanzia” Ed. peQuod – 2025 – pag. 88 -- € 15,00
Silloge corposa, vorrei dire pregna di impulsi cromatici, che accendono pagina dopo pagina il tremore della pungente e brusca realtà quotidiana, capace di fomentare improvvisi “imprevisti” durante l’intero arco dell’esistenza umana.
Sin “dall’alba dell’infanzia” si celano tranelli che possono incidere e dare voce, invece di tacere necessariamente ai fantasmi, a momenti di sgomento e di palese paura di una fanciulla, e “di come/ diventano le mani di una bambina quando/ scavano in bocca una fossa di silenzio.” il tragitto che segna indissolubilmente l’evoluzione di un individuo, che involontariamente cade nella rete maligna di un pervertito.
In sette sezioni: “C’era una volta”, “L’ombra dell’infanzia”, “Tutta tenebre”, “Il Dio dei bambini rotti”, “Decalogo di sopravvivenza per bambini sotto scacco”, “Ciò che hanno fatto di noi”, “Il gioco delle nuvole” un vero e proprio tragitto che bisogna “tenere in un diario segreto, di quelli col lucchetto in cui esercitare l’arte antica della iettatura: sei autorizzata a odiare, ad arrabbiarti, a desiderare che un fulmine colpisca chiunque ti abbia fatto del male.”
Scrive Franca Alaimo in postfazione:
“La rivisitazione radicale del proprio sé implica una decostruzione, a monte, di ogni ovvietà e ipocrisia del linguaggio corrente, soprattutto quello del maschio aggressore che lo userà in modo falso e ambiguo a propria discolpa. Bisognerà tenerlo in conto, senza illudersi che qualcuno che non abbia vissuto le stesse esperienze possa comprenderle fino in fondo, come sottolinea l’autrice nella sezione dedicata alle “sorelle” («Sorelle mie, abbiate pazienza, / non possono comprenderci, e per questo non sanno / quel che dicono»). Distrutte per sempre la gioia e la leggerezza, crolla, inevitabilmente, anche il lessico infantile nella nominazione del mondo: la poeta lo carica di lemmi grevi, luttuosi («macerie, cieli duri, lacrime acide, corrosive, chicchi d’uva avvelenati»), inventa metafore dolenti («sono un guscio svuotato / nel becco impietoso d’un corvo») e si avvale di una simbologia trasfigurata da una fantasia compassionevole, trovando la figura dell’infanzia dissacrata nell’uccellino che le viene in sogno «con le ali spezzate, senza / acqua né cibo.»
La folgorazione lacera improvvisamente l’ingenuità e da questa guerra spietata del maligno contro l’innocenza nascono i versi che Silvia Rosa riesce a ricamare in un ritmo a volte musicale e tenero, a volte tenacemente irruente tra il simbolo e l’intaglio, sufficienti a consentire la lettura in senso catartico e relazionata ad un ruolo che scolpisca le metafore in un gesto di ribellione.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 26 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ELEONORA BELLINI


********************************
Eleonora Bellini: “La metamorfosi del fungo” – ed. Macabor 2025 pag. 58 - € 13,00
Quasi come indovinello il titolo ci raggiunge con un sottile sorriso per invitare il lettore ad indagare circa i fingimenti o i cambiamenti di un organismo, né pianta né animale, che è capace di nutrirsi di sostanze organiche assorbendole dall’ambiente.
Così, ben numerate da uno a ventuno, nella prima sezione del volume, le poesie intrecciano un percorso che illumina sapientemente l’agire umano, tra effimerità e saggezza, tra illusione e riconoscimenti, tra scontri ed impegni, tentando di scoprire quel respiro sottile che si agita vertiginosamente tra l’amore e la morte.
“Lì tra l’erba, ai piedi del tronco/ raschiato dalla lama/ degli anni e dalla fame/ delle larve, un gruppetto/ di funghi se la conta:/ come sarà il tempo e quanti giorni/ di rugiada e quanta siccità e il nostro/ ombrello siamo noi. Pur/ liberi, abbiamo il nome e un numero/ tatuato sul gambo o impresso/ nella carne. La vita è una faccenda/ di angoli e di numeri, di conche/ d’acqua e di aridi interstizi, a volte/ i sole e vento e di silenti lune.”
Pennellate variopinte che risplendono tra foglie e tetti, anche quando i ricordi si affacciano prepotenti per riallacciare l’esilio dimenticato e sorpreso.
“Nella seconda sezione – scrive Elisa Nanini nella prefazione- il conto ricomincia, si rinnova, ma trascina un segno di dolore indelebile all’interno della danza del tempo.
L’atto artistico viene interrogato nel profondo, si accusa un vuoto: per appendere i versi “mancano chiodo e martello/ (e forse pure il muro).” Le poesie rintoccano con numeri che hanno perso consistenza verbale, sono testimonianze mosse dal soffio di ricordi e future assenze.”
“Qui c’è ancora chi pensa che la luna/ ci guardi di lassù/ e se c’è l’ecclissi strizzi l’occhio/ ai furbi e ai buontemponi d’ogni specie.”
La continuità di queste composizioni si esprime nel desiderio di obbedire ai principi della spontaneità, nel gusto dei salti, nelle decantazioni del ritmo, nella mediazione degli opposti, nella sorpresa del simbolo, con una scrittura amalgamata e corposa.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


**********************************
"Alessia alla scuola delle stelle"
Sera mistica e sensuale di
Alessia distesa sul verde
dell’erba al Parco Virgiliano
a scorgere attraverso l’ossigeno
del firmamento d’inchiostro
le stelle. Luce siderea a entrare
in ragazza Alessia dagli occhi
e dalla pelle e a insegnarle ad
essere felice. Parlano ad Alessia
le stelle: sii te stessa nella tua
nuda crudità e vedi che lui
non ti lascia, parla poco e
vedrai la gioia nella storia
dei baci e degli amplessi.
Ridestatasi Alessia impara la
lezione. Squilla il telefonino
ed è Giovanni.
*
Raffaele Piazza

giovedì 25 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANNI MARCANTONI


*****************************
Gianni Marcantoni: “Cuoia” - Fara editore. 2025 – pag. 96 - € 12,50
Un determinato impulso incendia questa silloge, che nei suoi numerosi componimenti scolpisce quella perenne tensione che sospende giorno dopo giorno l’interrogativo corrosivo del dubbio.
“Scala il senso, ascolta l’ora/ che più ti sovviene, / le interiora, da una biforcazione/ sono rimaste annodate dalla paura./ I resti sono stati tenuti nell’argilla/ a un passo dall’ignoto, / fino alla discesa supina.”
Nelle strettoie che si affacciano nel consueto passaggio dei pensieri, misteriosamente agglomerati nel sub conscio, ecco che il verso riesce a stanare lo scarto incolmabile degli istanti per aprire un policromatico ventaglio di rappresentazioni, ben delineate ed incise con un ritmo armonico delle sillabe.
Ci sono “melodie agonizzanti di spasmi”, ci sono “parole che assumono tono e corpo”, ci sono inviti “a non rischiare di cadere”, ci sono tentennamenti per “non fissare con insistenza un rimorso”, ci sono sussurri in cui “contiamo le ore che ci passano sopra”, e ancora semplici riaccensioni della memoria, con esplosione di ricordi o “fluttuazioni nel cosmo imbiancato”.
Ininterrotta concatenazione di angoli acuti che, nella sobria continuità della scrittura, illuminano il gusto della spontaneità, la priorità dell’istante, i momenti del vissuto, la mobilità dell’inquietudine, la mediazione degli opposti, le fratture della provvisorietà, le gioie dell’incontro, la custodia dei sentimenti.
Gianni Marcantoni immerge il suo pennino attraverso progressive decantazioni del simbolo per rappresentare, con bagaglio ideologico molto chiaro, quelle schegge della realtà che ci rincorrono nelle vertiginose epifanie del quotidiano.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 24 settembre 2025

PREMIO EMILY DICKINSON

XXX Edizione - 2025-2026 PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE "EMILY DICKINSON"
MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
II premio si articola nelle seguenti sezioni:
A) Libro edito di narrativa o saggio edito;
B) libro edito di poesie, anche in dialetto;
C) libro o racconto inedito;
D) silloge inedita (max 10 poesie);
E) poesia inedita in lingua o in dialetto (max 40 versi);
F) sezione speciale riservata agli studenti;
G) sezione speciale Dott. Ing. Ruggiero Cenere" (opere incentrate su tracce valoriali di rilevante peso: autenticità dell'anmore, impegno etico, legalità etc.).
I concorenti stranieri accompagneranno le loro opere con una traduzione in lingua italiana
Inviare a Centro culturale "Emily Dickinson" via Elio Vittorini, 10- 80129 Napoli ITALY in triplice copia con plico raccomandato, inserendo un foglio recante nome, cognome, luogo e data di nascita,numero di telefono, ricevuta versamento.
La giuria, costituita da scrittori, professori e giornalisti, verrà presentata al momento della premiazione che si terrà nel mese di giugno 2026.
Ai primi tre classificati di ciascuna sezione saranno consegnate coppe e diplomi, verranno altresi attribuite segnalazioni.
E possibile, inoltre, la partecipazione a più sezioni, pagando le rispettive quote. Si fa presente che nessun manoscritto o libro sarà restituito e chei premi dovranno essere ritirati personalmente e non potranno çssere spediti. pena l'annullamento.
Ilgiudizio della Giuria è insindacabile.
Per ulteriori informazioni tel. 39 081 556 98 59, del Premio Letterario Internazionale «Emily Dickinson" e dell'omonima Associazione Culturale
Napoli, 10 giugno 2025
Prof.ssa CARMELA POLITI CENERE
(docente, giornalista pubblicista, poetessa, scritrice.

domenica 21 settembre 2025

POESIA = SERGIO D'ANGELO


**************************
"Acqua al cuore"
Il nostro addio è sempre là, a portata di mano, divide i telefoni
chiede in prestito un bivio, aggiunge capitoli alla collera
dove si dissipa anche Dio.
La stanchezza continua a spremere sbadigli.
Non c’è spazio per riaggiornare le margherite
se i sentimenti continuano ad arrivare tardi.
Guarda la pasta, cuoce a vuoto, come un cavallo a dondolo
si incenera del nostro sapore.
L’amore non cerca referenze, si divide in ansia e mobili a trasloco
per poi svendersi a saldo.
Invento il tuo corpo sulle mie stesse rughe.
Ē tutto un indurire di polvere.
I melograni ripetono la scena, profumano d’orgoglio
si dividono, non cercano recinti dove scambiare gli esiti.
Vuoi davvero che il muro si svesta della nostra carne…
Ci vorrebbe un catalogo dove appuntare la gioia
e ripeterla a memoria, quando i dubbi seccano i giardini
e finisce per mancare acqua al cuore.
La strada è un singhiozzo in attesa di radici,
una confessione su cui fare attecchire la luna
che come noi si allunga su una mano sola.
E senza luce, vive di vertigini
dentro la stessa pietra.
*************************************
"Voragine che risale verso l’alto"
Cosa siamo se non litigi che scappano a cumuli
doveri che mi fissano come una voce.
Non c’è cura per chi si nasconde in una scena già vista.
Ho voglie che rimangono esempi appesi alla ringhiera
fremiti che mi appannano dentro.
Cosa importa se il desiderio resta un elenco di cose da fare
cosa ti importa se ogni daccapo dura quanto un passo.
Tu, vuoi assunti dove porre ragioni, bende per anestetizzare i lividi.
Replichiamo rifiuti, ansie che mi dissotterrano la pelle.
L’amore è un vizio capitale che retrocede sino all’albume,
il tuo è condanna che non sazia le pozzanghere
ingrediente che non va aldilà del sale.
L‘amore che tu vuoi è una palpitazione che si perde tra le tende
un cenno che ha chiuso le braccia.
Senza ganci il cuore abbaglia come del fumo
e finisce per aggiungere ragnatele agli occhi.
L’idea che ho di noi coincide col baricentro del filo
con lo scollamento del mare che ricuce i cocci
con la voragine che risale verso l’alto.
*
SERGIO D'ANGELO
( dal volume "Chiodi e altalene - 2022)

sabato 20 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


*******************
Antonio Spagnuolo: “Più volte sciolto” la Valle del Tempo, Napoli, 2024 – pag.64 - € 12,00
È un piacere e un impegno, poter parlare di un altro libro di Antonio Spagnuolo: egli è per noi uno dei poeti comunque più rappresentativi della poesia, per via degli evidenti risultati che da molto tempo gli vengono riconosciuti, conseguenza d’un investimento sulla poesia superiore ad ogni diversa attrazione della vita, come promessa di durata, fatto senza riserve, a prescindere, a latere della prestigiosa attività professionale. Lo attesta anche la ristampa anastatica, edita in quest’anno 2025, di "Ore del tempo perduto" del 1953, con la lettera (datata in quell’anno) di Umberto Saba a riconoscere la lunghissima fede poetica di Spagnuolo.
Poesia è qui promessa di durata. Perché sembra evidente che scommettere sulla poesia sia spesso tale: avvertire che la poesia è anche una promessa (a p. 9, con “intenzioni”) di continuare oltre il proprio tempo, promessa che può essere mantenuta a certe condizioni, e dunque scommettere sul realizzarsi di questa promessa, che la poesia è; ma “durata” è anche il resistere, nel tempo della memoria, di attimi – il durare d’ogni momento o fase dell’esistenza: in questo secondo senso, lo si trova a p. 16. Ora è evidente che la durata ha a che fare con il concetto di tempo: e quante volte i poeti hanno scritto di questo sottile e sfuggente elemento nel quale siamo e non siamo? Da Borges a Leopardi a Handke (e in ognuno, come in tutti gli altri che non menziono, l’immagine sembra rendere un senso alquanto diverso). Come evidente risulta, fin dal titolo, che del tempo e della vita canta il poeta: il “più volte” allude infatti a quella nostra forma di visione del tempo, che consiste nella ripetizione, e che in ogni lingua che io conosca trova il suo corrispettivo.
Ma "sogno" è vita, durata, tempo: anche questo, che viene da un’antica saggezza. Troviamo in chiusura di libro questa parola, Sogno (p. 57) come titolo dell’ultima poesia. Il tempo, dicono, è il nostro nemico più crudele. Questo carattere ostile del tempo è presente sempre, nel libro di Spagnuolo. Innumerevoli volte e fin dall’inizio: nel componimento si trova alla prima parola, accompagnato poi dalla nostalgia, dal simbolo della meridiana, da passaggi quasi leopardiani (“oltre i monotoni affanni/rivolti a rimembrar le scosse…” e infine, in modo alquanto realistico, “Improvvisa giunge la vecchiaia” (p. 15), “… quando il fuoco/di una lunga agonia ha sfigurato/l’incerto sembiante” (p. 7), “ora che il nulla morde la mia carne” (24); “Il mio soggiorno sta per terminare” (p. 51).
Integrerei che il tempo è questo ma, insieme, è il nostro amico fidato, la condizione per/in cui esistiamo oppure, se si preferisce, perché possiamo sognare. Intanto, per via della “sfida delle attese” che interpreto come speranze e aspettative, per quanto il “cielo” venga detto “vuoto di speranze” (p. 8, due volte) e dunque tale momento venga definito “inutile” (sempre a p. 7): perché inutile? Perché avvertito come tale, se il poeta non vuol nutrire né trasmetterci illusioni oltre quel che è consentito: infatti la speranza “protegge/la mia stessa paura” (p. 8), e questo è atteggiamento di sincerità dovuto nell’autentico fare poesia. È l’avvertire che “le tue sembianze scolpiscono/una tregua ad esistenza avverse”, ed è adesso: “è subito un passo che fiorisce” (p. 19); “rapida si accresce meraviglia” che fa poesia, per quanto sia “immagin(e) di un percorso inutile” (p. 20).
Per il dolceamaro momento dei ricordi che si estraggono, a volte da sé, dal repertorio: “l’abbraccio delicato/che mi cullava improvviso…” quando “filtrava ancora amore”, laddove “dalla fiaba” si deve adesso parlare di “rottami e crepacci” (10); il libro ne è pieno, di questo atteggiamento in cui “Prigioniero dell’orizzonte tento di acchiappare/un nuovo giorno... ridestando il tuo grido di gioia” (p. 11).
“Inafferrabile” viene avverita la religione (in almeno tre componimenti), le cui sublimi figure vengono aspramente contraddette da “guerre fratricide/e nella falsità delle parole” (p. 12; ma v. anche p. 15 sulla difficoltà di credere).
Lo sfondo è “Il mistero”, ben presente nel suo punto interrogativo a cui non possiamo rispondere, nel “vuoto … scorre l’esistenza,/che alla fine si compie troppo in fretta” (p. 18); è l’enigma (p. 46).
Il senso di vanità che avanza: “Qualcuno ancora si affatica in vicende/senza ragione…” (p. 25), con eco di alcuni passi dell’Ecclesiaste. Perché anche questo è poesia, quando parola d’altri, senza volere, ci trova, e ci facciamo voce di tutto il tempo.
Il verso libero (ma a volte anche in metro) si presta bene all’espressione controllata, elaborata, di uno stato d’animo vero.
La dimensione del ricordo sembra pure prevalere nella seconda parte, da p. 31; ma il ricordo, per definizione, è qui, sempre nell’ora (v. “adesso”, p. 47), come attesta l’uso del tempo presente accanto ai tempi del passato. Il titolo dice, in più, “sciolto”. S’intende sciolto da qualcosa e forse per qualcosa. Di che potrebbe trattarsi? Il momento tragico fa parte dell’esistenza insieme al comico. È forse questo? Se fosse, verrebbe ben espresso qui dove su sfondo lirico viene spesso in primo piano, sempre disciplinato in verso, il momento dell’epos. Ma così si spiegherebbe un titolo, non un libro di poesia, che non si spiega, credo.
Fra la grande luce e l’ombra profonda
l’arte è soltanto una frazione
della nostra memoria
per estrarre un coltello dal petto (p. 26).
L’arte, nel caso la poesia, è allora “essere sciolto”, il provvisorio trovarsi “solutus” dagli affanni connessi all’esserci:
… l’immagine è leggerezza
Che non premette misure nel mistero… (p. 27).
Il canto stesso, come nel passaggio, talora – è scritto – si “scioglie” e così il verso in misura:
Come il falco anch’io vorrei le ali!
… Sospeso al crinale dei giorni
come corde di un arco nel potere
di un sogno sfuggito alle gardenie,
nel vorticare di abbracci (p. 37).
Questo libro può, come il titolo stesso, voler dire molte cose e mi trasmette, come un avvertimento, il senso paradossale, aspro e dolce, di un’esistenza: la vita di ognuno resa nel modo unico di un poeta.
*
Carlo Di Legge

giovedì 18 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIETTA GNERRE


*****************************
ANTONIETTA GNERRE: “Umano fiorire” – Ed Passigli 2025 – pag. 88 - € 12,50
*
“Non domandare nulla. / La primavera arriva/ per rimarginare/ il perimetro di una ferita:/ il ghiaccio dell’eterno/ portato sulle nostre dita.” Un incipit che improvvisamente illumina il pensiero di chi è preda del dubbio e gli indica la sapiente attesa di un’ora che sappia dirimere la paura che Thanatos incute quotidianamente.
La ricostruzione tassello per tassello di quei momenti del passato che hanno lasciato un’impronta policromatica si traccia in versi che ad occhi socchiusi ricamano improvvise figure, lampeggiamenti del pensiero, riaccensioni di memorie, rievocazioni di appuntamenti, sussulti di illusioni, frammenti di premure, cercando quasi con una lanterna le ombre dei turbamenti.
Antonietta Gnerre offre al lettore un viaggio poetico profondo ed intimo, esplorando il legame tra qualche pensiero filosofico ed una personale natura trascendente, e insieme costruendo un dialogo tra vita personale e respiro universale della terra.
La raccolta si distingue per la delicatezza delle immagini e per la capacità di trasfigurare l’esperienza quotidiana in simboli della banale routine del singolo. Alcuni elementi della natura – fiori, alberi, montagne, mare. nuvole – diventano così il luogo privilegiato per meditare su temi come il tempo, la rinascita, e la grande bellezza che risiede nella semplicità. Gli sfondi sono pennellate che evocano interpretazioni con l’umano, con l’inestricabile rapporto delle tracce visibili.
Poesia delicata ed allo stesso momento densa di consapevolezza, fedele ai valori di una cultura poliedrica, che è capace di cantare con il ritmo serrato delle sillabe l’amore ed il sussulto, “nuove stelle marine”, “il suono del vento sulle foglie dei platani”, “la ripetizione di un segreto a bassa voce”, “il suono di cornamuse inesistenti”, “l’acqua che accarezzerà le stelle”, insistendo con “cerco l’identità di un ceppo, / il profumo del legno/ si solleva dai secoli”.
Si intravede un suo invito a rallentare la corsa diuturna per soffermarsi con attenzione sulle sorprese che influenzano i nostri pensieri, pronti a riaccendere quei sentimenti che nel mondo contemporaneo si sono assopiti.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 17 settembre 2025

POESIA = DANIELA DANTE


***********************
"I BACI"
Mandami dei baci
a spizzichi
a bocconi, a morsi
purché siano tanti
da riempirmi l’anima
e il vuoto
delle vetrine
di negozi in disuso
mandami dei baci
a mazzi
come rose a maggio
quando ancora fiorivano
mandameli con le labbra
morbide
e gli occhi negli occhi
oggi li voglio sentire
il caldo delle pupille
scure e poi
le mani, un’altra volta ancora
nelle mie.
***
"NON SONO, NON SIAMO"
Non sono quel tessuto di luce che filtra tra gli alberi
non siamo il pizzo leggero che la neve disegna sui rami
salvifico rimedio ai grigi urbani delle città
-
No! non abbiamo lo sguardo bambino che rincorre aquiloni
ma, sempre il cielo ci incanta
-
Il cielo è lì nel suo gratuito essere splendente e intanto
la radio trasmette dolore
donne, bambine, vecchie, strette in girotondo da braccia forti
catene, bavagli, caramelle condite di violenza
-
Quale mondo è il nostro che spezza margherite sul nascere
che impedisce ai passi di giungere a scuola
che brucia ogni possibilità all’amore
-
Un male oscuro, viscido, endemico uccide
schiaccia la volta celeste, opprime
-
Un male tanto grande che per lunghi momenti
mette la mia coscienza a carponi
-
Fatico nel ritrovare la mia forza di stella marina
la mia voce d’uccello nel bosco
per gridare ancora e sempre la vita.
**
DANIELA DANTE

POESIA = TATIANA TESTA


*******************************
"I burattini della guerra"
Nel cielo nero senza più colori,
urlano i bimbi, piangono i cuori.
Case spezzate da un lampo di fuoco,
vita strappata in un attimo, in poco.
-
Macerie e polvere, un mondo che crolla,
sangue che scorre sull’ombra di una folla.
Occhi sbarrati, terrore che avanza,
un padre che urla ma resta in silenzio la stanza.
.
Chi muove i fili di questo dolore?
Chi semina morte nel nome del terrore?
Sono i potenti, seduti a banchetti,
con l’oro sul piatto e il mondo a brandelli.
-
Non sono loro a marcire nel fango,
non sono loro a bruciare nel rango,
mandano a morire chi nulla sa,
chi vive d’amore, chi amore darà.
-
Un bimbo stringe la mano gelata,
di chi fino a ieri gli stava accanto,
il cielo risuona di bombe e tempesta,
mentre la vita si spegne, mesta.
-
Eppure domani cadrà un’altra bomba,
si alzerà polvere sopra una tomba,
finché i padroni del mondo e del male
giocheranno a scacchi con l’odio immortale.
************
"Figlia della tempesta"
Non nacqui dal silenzio o dall’attesa,
ma da un boato secco, senza resa.
Tra fulmini e risacche di parole,
camminai sopra il vuoto delle suole.
-
Non fui promessa dolce o sogno quieto,
ma l’urlo di chi stringe il proprio veto.
Non chiesi permesso per sbocciare,
mi feci vento e sassi da scalare.
-
Cresciuta tra le spine e i no educati,
ho preso i sì dai muri sgretolati.
Le mani mie, che han stretto l’ingiustizia,
ora forgiano fuoco dalla mestizia.
-
Non servo a piacere né a salvare,
ma a esistere, lottare, respirare.
Né santa, né strega, né regina,
sono carne che arde e che cammina.
-
Figlia della tempesta, e non di un dio,
con le cicatrici faccio il mio io.
Non domo il mare, ma ci navigo dentro,
la mia voce è la bussola, il mio centro.
-
E se tremi al suono del mio passo,
è perché porto il mondo sotto il braccio.
Non temo l’urlo, né la sua eco mesta:
sono io, la figlia della tempesta.
********
"Luce d’ombra"
Cammino scalzo sul bordo del sogno,
dove il cielo si mescola al mare
e l’orizzonte non ha confini.
-
Ogni passo è un’eco,
un respiro lasciato nel vento,
un canto che muore prima di nascere.
-
Cerco il silenzio nelle crepe del cuore,
dove il dolore ha inciso storie
che nessuno legge,
e l’amore è un nome che tremo a pronunciare.
-
Ma anche tra le rovine,
cresce il fiore fragile della speranza,
e sotto la cenere delle notti perdute
brilla la fiamma nascosta di un desiderio.
-
Non c’è abisso così profondo
che non possa essere illuminato da un ricordo,
né ombra così densa
da soffocare la luce che porto dentro.
***********
"L'Amore che Uccide"
Diceva d’amare, ma era menzogna,
l’amore non stringe come una gogna,
non lascia sul corpo lividi e segni,
né spegne i sorrisi nei giorni indegni.
-
Lei credeva in quelle promesse,
tra dolci parole e carezze concesse,
ma dietro a quegli occhi c'era il veleno,
un amore che piano si faceva terreno.
-
Ogni bacio era un filo tagliente,
ogni abbraccio una trappola ardente,
e il cuore batteva, ma senza speranza,
mentre il suo mondo perdeva sostanza.
-
Quante donne han visto il tramonto,
sotto la mano di chi le ha tradito,
quante lacrime senza un racconto,
hanno dipinto il volto ferito.
-
Ma l'amore non ferisce, non grida,
non toglie la voce, non dà la sfida,
l’amore non è la paura costante,
non è il dolore che cresce strisciante.
-
A chi diceva d’amare e ha spento la luce,
rimane il vuoto che nulla seduce,
mentre ogni donna, nel buio più nero,
rinasce più forte, più vera, più intera.
-
Perché l’amore è dolce e sincero,
non soffoca mai in un gesto severo,
è un fiore che sboccia, un vento che accarezza,
non una gabbia che toglie bellezza.
-
Ora ogni rosa recisa nel cuore
sarà la voce di chi non ha ore,
e chi pensava di spegnere il sole,
vedrà rinascere vite e parole.
-
Perché nessuna dovrà più morire,
l’amore non uccide, fa solo fiorire,
e nel ricordo di chi non ha voce,
crescerà un canto che il cielo conosce.
**
TATIANA TESTA

lunedì 15 settembre 2025

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


*********************************
“La Croce”
*
Che i miei miseri versi diventino preghiera
verso di Te trafitto sulla Croce,
tra la luce che propone spine
ed il sangue che tinge il fiume in rosso.
Sul legno alto nel cielo le stelle
tentano un ponte per tutto l'universo,
ed io povero artista ho mani vuote,
sogni spezzati, livide illusioni.
Vorrei porti il segreto con verghe d’oro
e con le pietre, e con versi
che non spariranno in fretta,
ma le mie sillabe tremano di fede,
mimando voce del ladrone smarrito.
Tu accogli il mio muto oscillare,
il desiderio di riuscire a credere,
allontanando il dubbio che corrode
e le parole del mio fragile canto.
Lama di folgori la tua passione terrena
è ferita per il mio eterno rincorrere.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 13 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = SEBASTIANO DICIASSETTE


*******************************************
Sebastiano Diciassette: “Acquasantiera” Ed. Transeuropoa 2024- pag. 50 -- € 15,00
*
In apertura scrive: “L’acquasantiera è un elemento architettonico ed ecclesiastico ormai desueto, in ombra, che passa quasi inosservato, inserito di solito all’entrata di un ambiente sacro.
Eppure questo contenitore, nella sua nascosta umiltà, può considerarsi come concreto recipiente di antitesi, poiché incarna, incorporandoli, due opposti estremi.” Quasi a voler indicare al lettore un raggio illuminante del percorso che la poesia tenta di ricamare con gli alterni interrogativi che nascono in quegli individui che hanno la fede malferma.
Con un accento pressapoco di preghiera alcune poesie si distinguono per quell’andamento sereno che tratteggiano i versi, o per l’improvvisa esplosione del pensiero che rincorre memorie o affoga nel dubbio.
“Io e una/ fottutissima sinfonia/ e sul cuore incastrate/ quattro note straziate/ strette implose screziate/ basso oscuro che trancia/ un presente strappato….”
La svolta è quella del raccoglitore particolarmente sensibile a quelle tracce, spesso nascoste, che devono simulare l’aspetto della ricostruzione, selezionando, riconoscendole, ricordandole, quale uomo inquieto che percorre distanze notevoli in un solo giorno.
La sorpresa dell’imprevisto si nasconde tra le nebbie quotidiane, quando “il cielo di velluto ha vibrazioni in gola” o “i vetri sono rotti come in case fantasma”, o ancora “la malinconia diventa un’equazione esponenziale”, o “la paura di non avere sentimenti” propone vertigini del ritmo.
Un ascolto intimo ed accorato per assaporare l’arcano che ci appartiene anche al di là di ogni aspettativa.
Scrittura molto semplice, con versi brevi cadenzati dalle sillabe per diventare specchio dell’avventura fedele che si insinua tra la penna ed il foglio.
Le immagini dotate di movimento tentano di raggiungere una certezza filosofica che non è facilmente manifesta, ed anche tutti i componimenti si proiettano verso l’alto, molto spesso con la musicalità della modulazione.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 12 settembre 2025

POESIA = FAZAL RAHIM FARAHI


*************************
"Tempo"
Non ucciderci, Tempo. Siamo giovani.
Non abbiamo visto il mondo, né siamo felici
Tempo,
attraversa il vicolo vecchio.
Ora è il nostro turno.
Siamo anime vibranti.
=============
" Dolore "
Ho un dolore
vasto come la terra
alto come le montagne
un grande cuore
calmo come il mare
con onde dure
di freddo e di gelo
in questo mondo,
come le statue
con un respiro freddo
sotto la pioggia e la neve
senza ombra
sotto il cielo
le mie mani sono paralizzate
senza lamenti
con gli occhi umidi
e il mio cuore spezzato
all'apice della giovinezza
*
Fazal Rahim Farahi.
***************************************************
Personal Email: Fazalrahimfarahi@gmail.com

POESIA = RI HOSSAIN


***************************************
1
"Lettera"
.
In un vasto nulla,
Cerco di ritrovare me stesso.
Come camminare,
strisciare,
urlare,
toccare o fluttuare,
Brancolo per loro con le mani senza mani...
Eppure qualcuno mi sente,
come un profumo, o una fantasia,
crea un mondo per me nella loro mente.
Mi mandano messaggi,
Scrivi lettere in una lingua sconosciuta.
E ancora,
Le lettere senza parole sono destinate a qualcuno
che non ha un indirizzo...!!
=
2.
"Un faccia a faccia senza fine"
.
Immaginare
Sono uno specchio,
Tu sei un altro specchio,
Uno di fronte all'altro, o di fronte all'altro.
Proprio fino a dove voglio andare; Entro così in profondità...
Questa è una vita eterna,
Questo è un faccia a faccia senza fine...
=
Ri Hossain
*
Ri Hossain è una voce di spicco e appassionata della poesia bengalese, riconosciuta come una figura ribelle e resiliente nel panorama letterario. La sua poesia riflette esperienze personali, conflitti sociali e profonde ingiustizie sociali, rendendolo un commentatore significativo di questioni contemporanee.
E' un poeta della lotta, la cui opera risveglia lo spirito umano ed espone le incoerenze, le ingiustizie e le disparità della società. La sua vita è un esempio di impegno per la società e di una coraggiosa presa di posizione contro l'oppressione. Attraverso la sua poesia, i temi del dolore, della protesta, dell'amore e della profonda responsabilità sociale risuonano potentemente, rendendolo una voce essenziale nella letteratura bengalese contemporanea.

lunedì 8 settembre 2025

POESIA = MARTHA VASKANDIRA


*****************************
"LA CONFESSIONE DI UN ANGELO"
(Una poesia contro la guerra dedicata a tutti gli angeli perduti invano).
*
Gli uccelli neri dispiegano le loro urla.
Avvertimento di solitudine e morte in un luogo dove l'alba è sempre buia.
Mani nude lavano la morte nel fiume.
Così bianchi sono, così innocenti...
Come gigli fioriti sulle rive del fiume che si sporgevano in avanti per baciare i corpi morti degli Angeli che bambolavano le sue acque.
Vomitano guerre nei mari della pallottola d'argento.
Un viaggio pieno di lacrime nel delta dell'inferno.
I falchi spiegano le ali.
La loro ombra seppellì l'amore nelle caverne.
Ingoiò le risate dei bambini.
La mamma sta sotto la pioggia.
Tiene in mano il fiore primaverile.
Troppo presto, è stato raccolto.
I suoi occhi, oceani neri pieni di mondi sommersi.
Il suo bambino di tre anni, più saggio dal dolore e dalla maledizione del suo popolo, ha toccato l'eternità.
Le sue parole come stelle di Betlemme che non tramonteranno mai.
Forte nelle sue orecchie, lentamente, dolorosamente, curva la mente e sradica il corpo.
L'anima si inginocchia davanti al loro Santo sguardo.
''Mamma, quando salirò, dirò tutto a Dio''.
Il miracolo gridò.
*
Martha Vaskandira
Traduzione: Leandra Rossi
*****
"L'UMANITÀ E IL BAMBINO"
Il nostro secolo è stato ammanettato.
Gli indovini svendono la vista per qualche oracolo in più,
le arene sono diventate virtuali,
il riso è stato venduto al pagliaccio dell'abitudine,
E l'umanità è alla ricerca di una buona camicia per apparire bella.
-
Gli schiavi sognano.
I depositi degli ideali sono denaro trasferito
accatastate dietro specchi arroganti e ambiziosi.
Ponzio Pilato dimenticò le mani nel mare,
E l'umanità si chiede perché non si adatti ai propri panni.
-
L'ipocrisia ha riscattato la luce della libertà,
Gli anni, curvi, passano senza alzarsi nell'andatura,
E l'umanità guarda fuori dalla finestra la sua vita che passa.
-
Un bambino appese la sua culla alla cisterna che bruciò la sua città,
giocare accanto alla morte senza paura.
Un bambino il paese, un bambino la terra, un bambino l'universo,
spogliato la guerra.
-
E l'amore sorrise.
Ora l'umanità può lasciare di nuovo la sua casa.
*
Martha Vaskandira
Traduzione: Elias Nassiopoulos

domenica 7 settembre 2025

INVITO PRESENTAZIONE VOLUME

venerdì 5 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALESSANDRO ANGELELLI


*************************************
“Voglio vivere nella fragilità di una stella cadente, /immerso nella bellezza di un fiore, /fino a quasi soffocare di primavera.”. L'invito di Alessandro Angelelli, nella sua raccolta poetica “Attraverso i miei occhi” (La Corte Editore, 2024 pp. €14.90) è ad accogliere tutto quello che è fonte d'ispirazione, farne un dono che arricchisce il mondo interiore con la generosità delle immagini, la bellezza disarmante della vulnerabilità umana, l'abbraccio sincero e incondizionato delle emozioni.
La poesia di Alessandro Angelelli è una celebrazione autentica dell'essenza dell'anima, cattura fotografie del tempo, nell'immediatezza della percezione esistenziale sull'origine materiale e spirituale dei sentimenti umani, definisce la memoria della nostalgia lungo l'itinerario commovente e confortevole dei versi. Alessandro Angelelli ritrae l'inquadratura malinconica delle attese, registra la congiuntura delle parole tra sospensione e conferma, gli scenari ospitali del quotidiano in una visione che identifica il ricordo come intima necessità nel rapporto con l'essere, vincolando il legame dell'identità tra le associazioni affettive e le dimensioni dell'immaginario.
Elabora l'inafferrabilità del dolore e lo trasforma in tramite di risanamento, celebra, attraverso il significato evocativo di ogni esperienza, la dimora dei luoghi come residenza del confine conoscitivo, compie il tragitto verso la consapevolezza, nell'intenzione di coltivare l'equilibrio e l'attenzione al momento presente. L'autore invita il lettore a vivere appieno l'intensità di ogni tempo, accogliendolo nella sua espressione miracolosa di scoperta, nell'incanto di ogni risposta oracolare, accetta l'incertezza e l'imprevedibilità della vita, riuscendo a tramutare la natura delle tensioni in occasione di confronto e di crescita individuale. L'esercizio poetico ristabilisce la cura dalle ferite profonde, allena il percorso dei desideri lungo la strada delle possibilità, ripercorre l'ordine di un pensiero poetante che si orienta nella condivisione della carezzevole asprezza della vita, nelle decisioni necessarie per fronteggiare l'esitazione e l'instabilità del presente. “Attraverso i miei occhi” guarda alla promessa di esplorare e capire il mondo in cui viviamo, fortifica l'empatia, amplifica lo sguardo sull'eredità di un legame inestinguibile tra l'uomo e l'ambiente, inteso come territorio del sentire e contesto di formazione emotiva, sulla tradizione letteraria di un dire originario che decodifica la ricostruzione della propria dimora affettiva.
Alessandro Angelelli intuisce, focalizza e metabolizza la spontanea ed esegetica vocazione della poesia, interpreta la materia antica dell'amore, nelle sue alchemiche stagioni, nella corrispondenza felice dei ricordi, nella drammatica lacerazione spirituale del distacco.
I versi incidono sulla pagina il coraggio intimo, personale della confidenza introspettiva, indicano la direzione del tragitto catartico di crescita e di maturità, rappresentano il riflesso dello spazio bianco della scrittura, riempito dall'incanto di una sincerità linguistica che approda apertamente al cuore del lettore. La capacità di accordare la linearità espressiva e la sensibilità raggiunge ogni parola carica di significato e di appartenenza, ogni osservazione sulle suggestioni sfuggenti delle voci familiari, in bilico sulle incognite della vita. Conquista, tra frammenti e silenzi, la superficie dell'invisibile, simbolo di meditazione poetica e della trama imperscrutabile del ritorno.
*
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/ =============================
TESTI SCELTI
*
"Attraverso i miei occhi"
Guardati attraverso i miei occhi,
loro non vedono quei difetti,
il grigio che ti accoglie appena desta.
-
Guardati e non pensare al tempo
che si rifiuta di passare
salvo poi ingannarti.
-
Cancella le tue insicurezze,
i sensi di colpa e le scelte errate,
perché nulla è come credere.
-
Gli amori più belli
sono quelli non compiuti,
quelli puri, immaginari.
-
Sento le tue labbra fredde ora,
ma non ti sveglierò,
continua a immaginare,
attraverso i miei occhi.
------------------------
Voglio perdere tutto
di questa calda estate,
per poterti ritrovare.
-------------------------
"La maschera"
Sogni sotto quella maschera,
tu che non hai potuto,
o voluto
o forse non avevi immaginazione,
-
nonostante i tuoi sguardi
e quello che raccontano;
giaci sotto la cenere
del tuo passato.
-
Melanconia e brace viva,
pronta a crepitare felice,
ravvivare, bruciare
con tutto l'impeto possibile,
per raccogliere quella parte di me
che non esiste più
e attende una clemente menzogna.
-------------------------
Voglio vivere nella fragilità di una stella cadente,
immerso nella bellezza di un fiore,
fino a quasi soffocare di primavera.
----------------------
Perfette melodie della natura,
risuonano tra i nostri silenzi.
Sento il vento e il tuo respiro.
----------------------
Prima di amare e vivere
ho accolto il dolore,
come il più amato dei fratelli.

giovedì 4 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALBERTO PELLEGATTA


******************************
Alberto Pellegatta: "Piccola estate" - Ed. Guanda 2025 - pag. 116 -- € 16,00
Che il libro di poesia sia diventato ormai un veicolo che non fa molta strada, escluso com’è da un mercato florido e dalla maggioranza del pubblico disattento, nonché dalla crisi generale dei quotidiani, lo sappiamo bene e non ce ne meravigliamo più. Ma fortunatamente la poesia vegeta ancora nelle onde di eventi che disperdono disperatamente l’effimero, così come i numerosi volumi che giungono alla mia scrivania quotidianamente, in cerca di qualche spazio che illumini la creatività.
Piccola estate è la traduzione del termine spagnolo Veranillo e indica l’ultima fase d’una stagione calda che può arrivare fino a mitissime giornate d’ottobre. Momento di sospensione che si prolunga ad interim: non è estate, non è ancora autunno. E si dilunga in morbidezze colorate tra la realtà quotidiana e le nebbie del sogno, tra lo scorrere inesorabile del tempo e l’illusione dell’eterno, uno stato felpato dove immaginazione e plasmabilità si incrociano.
Qui il vertiginoso rincorrersi delle figure circonfuse dal ricordo, per una memoria che accasella nel sub conscio ogni lampeggio, diviene motivo del ritmo serrato dei versi, in una scrittura attentamente variegata pagina dopo pagina, che si alterna occasionalmente a brevi interventi figurativi, nei quali si accendono cortocircuiti capaci di controllare contrasti e appagamenti.
“Amore che metti tutto in disordine/ che accumuli mutande sulle sedie/ non siamo i soli svegli a quest’ora/ ci sono i soldati e, con i turni di notte, i ladri. /Azzurro che bruci i segreti/ e non fai di-stinzione tra scogli e numeri di telefono/ le loro bocche sono un unico spavento/ che bello stare meglio”. Tratteggi che consentono fumose malinconie nelle quali c’è sempre la semplice osserva-zione di un vissuto del tutto temporaneo.
Alberto Pellegatta cesella con eleganza empatica, giudiziosa, ma anche accanita colorazione, lie-vitando il verso tra pubblico e privato: “le tue bugie mi fanno capire/ che la verità serve a ben po-co”.
In queste pagine non mancano anche suggerimenti sociali, come ad esempio indica la poesia “Pia-no per lo spostamento del Vaticano in Argentina” (pag. 56-57), che appare come una corretta e benevola chiacchierata da sottolineare. O interventi in prosa che illustrano usi e costumi, medita-zioni o singulti, interferenze condominiali, riferimenti documentati ad autori del passato, brevi racconti di avvenimenti familiari.
Scrittura policroma, dove l’io è sempre raggiungibile nella sua schietta cifra sia lirica che immaginifica, tra metafore e sorprese che puntellano il sussurro.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = PLINIO PERILLI


************************
Plinio Perilli: La voce comune del mondo – Ed. Macabor 2025 – pag. 188 - € 20,00
“Monografia antologica su Fausta Genziana Le Piane” è il sottotitolo.
Una serrata panoramica di interventi critici stilati per i volumi di poesia, di racconti, di saggi, di lettere, che compongono il ventaglio policromatico di una scrittrice contemporanea dotata di grande intensità e consistenza della stesura.
Plinio Perilli, da par suo, forte di un proprio bagaglio culturale di eburneo valore, si addentra nelle pagine con uno stile elegantemente sobrio e luminoso e riusciamo così a navigare agevolmente fra le corpose composizioni della scrittrice, la cui militanza stilistica è pluriennale, inseguendo amabilmente quel bersaglio che rende la poesia sublime traguardo di sentimenti e illusioni.
Le pause dell’io si fondono molto spesso nel mito che rinnova e suggerisce un’infinità di rivoluzioni quotidiane, o di domande che attendono narrazioni verdi, floride e celestiali, magistralmente celate nel verso.
“Fausta Genziana Le Piane – scrive Perilli – ha divagato e scavato a fondo un po' tutti i nostri scenari e marasmi poetici: ma sempre ci ha dedicato, rivelato, l’Amicizia sincera fra le Arti, il loro rito insieme sacrificale e salvifico…”
Ella accompagna il tranquillo e consueto percorso della saggezza esistenziale, della vertigine del quotidiano, armonizzando i colori delle orchestrazioni sia del pensiero filosofico che delle segrete pulsioni del sub conscio.
Le verità dell’Arte sono il munifico gioco del simbolo, che con i suoi raggi variegati e proteiformi ricama l’inesauribile fascino delle rievocazioni, proposte delicatamente in un affabulante immagine della storia personale.
Ritagli del tessuto esistenziale nella sintesi accorta tra il miraggio rivelato e il fiorire del desiderio.

ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 3 settembre 2025

RIVISTA = KENAVO'


****************************
E' in distribuzione il numero di settembre della elegante ricca rivista KENAVO', diretta sapientemente da Fausta Genziana Le Piane.
Firmano questo fascicolo :William Butler Yeats, Paolo Ruffilli, Antonio Spagnuolo, Francesco Liberti,Ler, Delfina Monella, Dante Maffia, Lidia Popa, Maria Rosa Catalano, Paolo Carlucci, Aurelia Rosa Iurilli, Riccardo Renzi, Clara Di Stefano, Fausta Genziana Le Piane, Roberto Casati, Francesco Dell'Apa, Damiano Ricca, Elisabetta Tassi, Enrico Finocchiaro, Plinio Perilli, Tiziana Marini, Maria Rita Mognante. In aggiunta l'inserto firmato da Paolo Carlucci suggerisce una scorsa nell'opera di Francois Villon. "Lo scaffale verde" in copertina suggerisce alcune novità editoriali.
Pr contatti = faustagenzianalepiane@virgilio.it

lunedì 1 settembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROSARIA DI DONATO


**********************************
“Scrigno” di Rosaria Di Donato (Self-Publishing, 2025 pp. 117) contiene tutta la preziosa e sicura protezione degli affetti più cari, racchiude come un forziere prestigioso la ricchezza dei ricordi e custodisce una liturgia sentimentale per la destinazione delle difese familiari, in nome di un antica e suggestiva eredità emotiva. La poesia di Rosaria Di Donato sorveglia il dono dell'ispirazione attraverso una riflessione intima e privata sulle immagini, i sogni e i pensieri del passato, salvaguarda l'evocazione naturale di un patrimonio in cui la gioia la nostalgia e la commozione intrecciano il significato indissolubile del tempo, difende la testimonianza sensibile di un vissuto illuminato dall'autentica sensazione dell'identità poetica. Rosaria Di Donato preserva la memoria delle proprie esperienze dal territorio della dimenticanza, accorda il profumo e le sfumature dei paesaggi espressivi della natura con le intonazioni eloquenti e incisive dell'anima, conserva la corrispondenza simbolica del proprio universo interiore nelle intuizioni delle visioni, rincorrendo ogni insegnamento del cuore, la devozione sacra dell'infanzia, l'incanto secolare della speranza. Recupera la polvere del tempo, inabissata nella penombra di una solitudine sfuggente e imperscrutabile, traduce il mistero e la forza delle impressioni ai confini di un'entità in bilico tra consolazione e dolore, mescola frazioni di reminiscenze imbevuti di struggente malinconia, concentra la benedizione tangibile delle parole per mitigare la soglia della desolazione, per configurare sapientemente l'orizzonte delle promesse e delle attese fiduciose, per inseguire i segni e le tracce di una magia segreta nella previsione di un itinerario interpretativo delle rivelazioni umane. “Scrigno” include il cammino originario della poesia intorno alla premurosa e gentile affermazione alla condivisione, come fedeltà alla conoscenza e ai richiami del mondo, svela la commemorativa presenza della radice letteraria nella natura comunicativa di ogni riuscita integrazione linguistica nella scrittura che ritrae e disegna la vita, dall'affascinante immediatezza degli haiku all'efficacia ammaliante dei testi in spagnolo e in dialetto romanesco. Rosaria Di Donato insegue con risoluta resistenza l'urgenza della trasmissione empatica, destinando alla poesia il compito di rendersi portavoce di un congiungimento tra la pace e la bellezza oltre la dissolvenza, recapita all'indirizzo del limpido lirismo dei versi, in uno stile originale ed esegetico, la collezione privata delle fotografie corredate a cornice amorevole del libro, consegna la tenera e passionale qualità di rintracciare l'appuntamento con se stessa, con la romantica ricerca delle proprie radici. Risolleva la saggezza delle stagioni della vita con il sostegno comprensivo e il conforto incondizionato dei propri avi, guida l'attenzione impegnativa di una poesia che si fa anche stimolo di azione civile per una consapevolezza sociale ed etica. Sprigiona l'intensa e costante dolcezza nei versi, recuperando, nell'armonia di una risonanza confidenziale e nell'uso di un linguaggio lineare e spontaneo, il contenuto di una sperimentazione introspettiva, dove l'inquietudine e la meraviglia sono lo specchio della stessa esistenza, vista con gli occhi di chi sa oltrepassare il confine degli itinerari spirituali. La delizia essenziale dell'atmosfera familiare porta con sé la riconoscenza della serenità, retaggio culturale e morale inestimabile, da custodire come una scrigno.
*
Rita Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
********************************
TESTI SCELTI
"lascito"
il quartiere
misurato
con il tuo passo
padre
ora mi è più caro
ogni angolo vivo
nel suono – profumo
di gemme in boccio
il tempo intriso
d'attese lo sguardo
che dai muri sorride
nuovo stupore
nei giorni infonde
rinnovata primavera.
********
"autoritratto"
sono nata in un angolo di cielo
dove il vento rincorre nuvole
e spazza via la tristezza
*********
"come rondini"
come rondini tornare
in un paese noto
librarsi in volo su campagne
la distesa del mare
sfida per gli occhi
il confine vicino
un cornicione
*********
"la rotta"
chiedere al vento
dov'è la soglia
che conduce altrove
e disegnare
con lo sguardo al cielo
la rotta per i sogni
irrealizzati
***********
"scrivere"
scrivo perché non respiro
perché non trovo spazio
intorno a me
per i miei sogni
invece nella pagina
si aprono visioni
e la mia anima
vive
*********
"scrigno"
le notti insonni
uno scrigno dischiudo
di lucciole e parole
sembrano piccole stelle
e suoni comparsi
all'improvviso dal buio
volano ballano
s'attorcigliano
come a voler comporre
una canzone in libertà
è la poesia
che uscita dallo scrigno
s'innamora dei sogni
culla le anime inquiete.