lunedì 31 dicembre 2012

IN MEMORIA DI ELENA





‎- IN MEMORIA DI ELENA -

Prigioniero del vuoto
inseguo ancora la tua immagine.
Tra le foto scolpite per dispetto:
un dispetto che Iddio ha giocato per noi
nel bel mezzo di una storia di amore,
che non conobbe ferite.
Eri ancora il futuro, e raggiungevo
le carezze del sole in esplosioni
ad ogni tuo sorriso delicato,
quasi inganno del canto adesso lacerato
per rincorrere e assaporare il gelo
che ti ha rapito.
*
Antonio Spagnuolo
*
-L'assenza della persona amata per oltre sessantadue anni è qualcosa che corrode senza pietà...non si possono cancellare quegli atti quotidiani che, proprio perché quotidiani ed eseguiti sempre all'unisono, risvegliano quel ricordo che non è gioia, amore, piacere, ma soltanto rabbia , inquietudine , interrogativi ...Dalla tazzina del caffè mattutino al risvolto della coperta a sera si susseguono continuamente stimoli e pensieri , movimenti e soste che alimentano un inferno indescrivibile. Unico desiderio è la "fine" di un tal tormento che non sai come lenire. Non ha forza la ragione, non ha forza l'intelletto, non ha forza alcuna volontà, perché il "tarlo" infierisce imperterrito e dominante.-

martedì 25 dicembre 2012

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

ALESSIA E L’ALBERGO DEGLI ANGELI -

Prologo

Vede nuvole grandiose Alessia
campite nel cobalto
di un cielo azzurro da turbare l’anima
di vetro.
Destinazione l’Albergo degli angeli.

1
Sera di Alessia a contemplare
stelle per gioco infiorate nell’
immenso. Attimi di limbo oltre
le cose di sempre, il mattino
precedente che non torna e

2
occhi negli occhi con Giovanni
nella Nissan nera per costeggiare
le alberate e all’Albergo degli
angeli trovare i giochi dell’amore,
sedici anni Alessia contati
come semi e

3
l’asfalto della strada lungo
di gioia il cammino nel giorno
squadernato nella camera della
mente, se è vita e non esistere
nuotando (Alessia nel fare l’amore).e

4
a poco a poco delinearsi
della gioia la geografia oltre
gli albereti nel tempo altro,
non guarda l’orologio e sente
il senso di rinascita e

5
indumenti per terra nella camera
nell’armonia, la bocca di ragazza
e rise come una donna con il
telefonino tra le affilate mani
l’esame è superato e la siepe
la salta il bianco del cavallo.
*
RAFFAELE PIAZZA

martedì 18 dicembre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = CATERINA DAVINIO

CATERINA DAVINIO : "Aspettando la fine del mondo"-Nota dell’autore / Postfazione di Erminia Passannanti / Con una nota critica di David W. Seaman, Traduzione inglese di Caterina Davinio e David W. Seaman, Roma, Fermenti, 2012, pp. 126, € 12.50.

Attesa della fine del mondo: “reale” – la prevista dai Maya del 21 dicembre 2012 –; metaforica – in essere tutti i giorni nelle guerre d’Africa, per esempio, o presente nell’incontro (con la natura, con la naturalità di chi lì vive) “da fine del mondo”, prendo dalla quarta di copertina e dal secondo poemetto, vissuto dall’autrice in prima persona a Goa, uno dei luoghi più belli dell’India e della Terra –.
Fine del mondo, come limite non più valicabile essendo che tutto è ed è stato sperimentato: il dolore come la gioia, lo strazio come la leggerezza del proprio esserci. Resterà, allora, la parola per significarli oltre se stessi: da un lato testimoniare la disumanità, dall’altro l’incontro con una diversità-divinità vivificante.
Caterina Davinio “entra” nell’una situazione e nell’altra a dire la stoltezza della morte procurata per guadagni e cecità di corvi che non tacciono e la “sapienza” dell’accorgersi della possibilità contraria là dove chiamano (e si odono) solo silenzi eloquenti e invitanti.
Scrive, allora la poetessa, io vi canto, terra martoriata e miei simili dati in sperdimento: «io, il tuo deserto, / il poeta da nulla, l’ultimo , / scrivo le tue dinastie, / i tuoi auspici, / il timore, / lo spazio del tuo villaggio / e delle terre selvagge». Vi canto. Con l’amore della condivisione, perché non vada perduto il raggio della solidarietà e del comune sentire, versus armi e pieghe del potere grigio e tetro, miope e distruttivo, e in sintonia, invece, con i tramonti rosa e azzurri dei tropici, dove «la piccola onda» dice «pace», dove la libertà non è pagata in vite ma paga la vita.
Far entrare la poesia in queste dinamiche di rifiuto e di accoglienza non è né semplice né facile. I temi sono “alti”, lo sono talmente che si potrebbe rischiare l’entusiasmo di chi crede al loro rovescio sic et simpliciter: guerra / pace; infelicità / felicità; realtà / desiderio; ecc.
La poesia di Caterina Davinio, sappiamo da tutte le sue raccolte (ed anche dalle sue performances artistiche), vi entra depurando il verso dal più e dall’eccesso, consapevole di un oggi depurato anch’esso di ogni ottativo illusorio. Ciò nonostante trattiene il desiderio teso a scacciare il nero nominandone la consistenza: perché il tacere sarebbe complicità e persistente propagarsi di orrore, del dominio dei potenti della terra, di negazione di innocenza, ancora esistente là dove «batte il cuore / come il leopardo annusa il vento / come un’illusione di verità forse / mi ferisce…».
Appunto: sentirla, la ferita. E sentire il suo fiorire-finire: «…mi chiedo se sponde lontane degne di approdo / porgano al dannato naufrago una riva / degna di delirio, / e m’innalzo alle vette / e m’inabisso agli inferi / delle tue sabbie tiepide.»
Un mondo. Un altro mondo. Davvero “la fine del mondo”, auspicata nell’un senso e temuta nell’altro.
MARIA LENTI

venerdì 14 dicembre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = FIORELLA CARCERERI

“ZEROVENTICINQUE” il nuovo volume di racconti della poetessa Fiorella Carcereri –
*
La poetessa Fiorella Carcereri è presente in molte antologie edite nel 2011/12 da Giulio Perrone Editore, L’Erudita Editrice, Aletti Editore, Sensoinverso e GDS.
Finalista della Sezione Social Network del “Premio Laurentum di Poesia” (dicembre 2012)
Finalista della Sezione Poesia del “Premio Matteo Blasi” indetto da Edizioni Ensemble (dicembre 2012).
E’autrice della raccolta di aforismi “LA VITA IN SINTESI” pubblicata daLibro Aperto Edizioni nel giugno 2012.
Il suo ultimo lavoro è l’ebook “ZEROVENTICINQUE” (Aletti Editore, dicembre 2012), un’avvincente ed appassionante raccolta di racconti autobiografici di una ragazza degli Anni Settanta. Il libro è in vendita su
http://www.ibs.it/ebook/Carcereri-Fiorella/Zeroventicinque/9788859107569.html
e su tutte le principali piattaforme online.
**

martedì 11 dicembre 2012

RECENSIONE = POESIA AL FEMMINILE

“TRATTEGGI SUL FILO” – Pagine di diario femminili -Ed. Ilapalma, Palermo 2012

Una Antologia scritta ‘solo’ da donne che sembrano raccogliere, nei loro intendimenti, quanto Renato Guttuso, all’indomani di una visita al Cardinale Pappalardo, scriveva all’illustre prelato: “Lei sa quali siano i miei ideali e le mie speranze nei confronti di una organizzazione più giusta della società, ma sempre più mi accorgo, invecchiando, che le riforme debbono partire dall’interno delle coscienze”. C’è, in questo monito del pittore bagherese, un riecheggiare del sempre attuale motto greco: uomo, conosci te stesso. Ed è proprio ciò che si propone il libro- diario cui si accennava sopra, Tratteggi sul filo, per i tipi di Ilapalma, Palermo, uscito di recente.
Il libro si apre con un interrogativo della curatrice, Mariolina La Monica, fine poetessa, scrittrice e operatrice culturale di Casteldaccia: «In un’epoca di scarsa riflessione esistenziale, si chiede e chiede, Mariolina, di mania di protagonismo, di dilagante corruzione dell’essere, può nascere la volontà di rinnovamento sentito che metta al bando l’indolenza di scavare in sé e accostarsi all’altro e conduca ad un diverso modo di esprimere il proprio essere pensante, con la parola nuda, chiara, verace?»
Ed è proprio attorno a questo invito che ruotano le riflessioni di trentacinque donne, trentasei, se comprendiamo anche Mariolina, tutte appartenenti, si intuisce, a vario titolo, al mondo della cultura: poetesse, scrittrici, organizzatrici di eventi culturali, forse anche pittrici, e diciamo forse, perché l’unica traccia che si ha di queste scrittrici sono la data e il luogo dove le pagine sono state pensate e stese, come dire lo spazio e il tempo, l’hic et nunc, il ‘qui ed ora’ dei latini, ma uno spazio e un tempo che si annullano a vicenda, che perdono della loro fisicità, ammesso che il tempo abbia una sua fisicità, per farsi parola, pensiero, riflessione. Da qui la coerenza con quanto auspicato da Mariolina La Monica, vale a dire una scrittura scevra da infingimenti, una sorta di confessione in pubblico, come quando si affidano a un diario pensieri e considerazioni che è opportuno non palesare pubblicamente.
Ne è venuta fuori una raccolta di “pagine di diario femminili”, che è poi il sottotitolo o, se vogliamo, l’altro titolo del libro in questione. E sono pagine ora delicate, dove la poesia vi trascorre con leggerezza (“Osservo il riquadro di cielo alla finestra e sono vento e musica a scolpirmi l’anima”, scrive Alma Adic da Messina un 29 novembre) ora di una ingenuità bambina (Franca Alaimo, in un viaggio verso Brest, in Francia, dopo avere colto le note di un canto religioso, che sembrano carezzare le foglie, si chiede “Posso anch’io pregare il nostro Dio con voi, fratelli alberi, foglie bambine?”), ora di quella franchezza che si affida proprio a un diario (Francesca Guajana confessa che avrebbe voluto fare la cantante lirica e che non essendoci riuscita si è data allora alla poesia divenuta col tempo il suo «tutto», ‘mentore’ il noto poeta e saggista Salvatore Di Marco). Danila Guérin, emigrata con la sua famiglia, scrive da uno sperduto villaggio della Svizzera e ci racconta della sua seconda vita che «ha riconsegnato al mio umore la tranquillità che desideravo» pur nell’inevitabile nostalgia dei luoghi «dove hai lasciato la tua infanzia e la tua giovinezza, impresse sui muri di quelle case, sui ciottoli di quelle strade.»
Impossibile richiamare le singole autrici con brevi citazioni per ovvi motivi di spazio; pure, dopo le prime due con cui abbiamo aperto queste note, e la Guajana e la Guérin, che si collocano alfabeticamente al centro delle trentasei riflessioni, vogliamo chiudere con le due scrittrici che chiudono il volume: Francesca Simonetti e Francesca Vella, che offrono due spaccati diversi dell’universo femminile, due sensibilità opposte e che proprio per questo si integrano, si completano.
Francesca Vella volge i suoi occhi a quelli che oggi definiamo con terminologia più umanizzata e umanizzante ‘diversamente abili’, sicché apprendiamo che mensilmente si tengono dei concerti in casa di persone disponibili ad ospitarli tenuti da questi nostri fratelli meno fortunati di noi, un messaggio, quindi, forte, quello lanciata dalla Vella, che pone sotto diversa luce la condizione di queste persone, una luce che si fa solidarietà convinta e concreta.
Altrettanto forte il richiamo alle nostre responsabilità dell’altra Francesca, la Simonetti, che apre con il noto hobbesiano, homo homini lupus, ‘l’uomo lupo all’uomo’. E mai, forse, come oggi, questa massima così disgregante . così violenta, così corrosiva si attaglia alla realtà e società odierna, dove il cosiddetto dio denaro e la dea corruzione la fanno da padroni. Da qui il grido della Simonetti: «Qualcuno dovrebbe riflettere sul da farsi, prima che sia troppo tardi. La distruzione è sotto i nostri occhi, specie ogni sabato sera, e rischiamo di vagare su zattere pietrificate alla deriva». Zattere pietrificate alla deriva.
Vogliamo chiudere qui, con questa potente immagine, queste considerazioni su un libro che è tutto da leggere e da scoprire. C’è solo da sperare che l’uomo torni a guardarsi dentro, a interrogarsi nel profondo della propria coscienza, a trovare in se stesso la soluzione dei problemi che sembrano travolgerlo, come auspicava Guttuso e come è nel messaggio delle trentasei donne che hanno dato vita a questo libro. Diversamente le zattere di cui diceva la Simonetti è fatale che vadano a infrangersi contro rocce che la ridurrebbero in frantumi difficili poi da ricomporre.
VITTORIO RIERA

giovedì 6 dicembre 2012

RIVISTA = IL MONTE ANALOGO

IL MONTE ANALOGO - anno IX - ottobre 2012 . (semestrale)
Sommario :
- L'Editoriale
- Giampiero Neri : Un poeta marchigiano
Flavio Vacchetta : Al poeta Giampiero Neri
Angela Passarello : Una breve nota sulla poesia di Giampiero Neri
-L'inventario : 17 poeti : Maria Carla Baroni, Maria Grazia Boccoli,Federico Bock,
Alessio Casari , Pasquale Ciboldo, Massimiliano Damaggio,Ruben Garbellini, Enzo Giarmoleo, Maurizio Gramegna, Giacomo Graziani , Pia Janin, Pancrazio Luisi , Raffaele Piazza , Marilena Salvarezza, Lucia Sansonetti, Carlo Testa , Claudio Zanini.
- L'incontro
Meeteen Nasr : documenti sulla poesia di Silvio Giussani
- L'intervista
Sergio Dangelo con Roberto Sanesi
Commento di Ruben Garbellini
- Il saggio
Meeten Nasr : Ernesto Sabato - sopra eroi e tombe - 1961
- Le recensioni : a firma di Sandro Boccardi, Meeten Nasr, Angela Passarella, Nino Iacovella, Alessandra Paganardi, Raffaele Piazza.
Riferimento : s.chiappori@tin.it

mercoledì 5 dicembre 2012

PREMIO DI POESIA L'ORTICA

Premio Letterario Nazionale "CITTÀ DI FORLÌ"

Il concorso si articola in quattro sezioni:
Premio "Sandra Mazzini" per la poesia inedita in lingua italiana. Ogni concorrente deve inviare 3 poesie inedite, mai premiate in altri concorsi, della lunghezza massima di 30 versi ciascuna, in 7 copie dattiloscritte, anonime, debitamente titolate e spillate in gruppi da 3. Va unita alle opere una busta chiusa contenente i seguenti dati: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono dell'autore ed eventuale e-mail, e titoli delle poesie inviate;

Premio "Jacopo Allegretti" per la traduzione, riservata quest'anno alle seguenti lingue: francese, portoghese, spagnolo, inglese, slovacco. Ogni concorrente dovrà inviare la versione italiana inedita di due poesie di un poeta straniero, scelto dal traduttore, unitamente ai testi in lingua originale, in 6 copie dattiloscritte, anonime, debitamente titolate e spillate in gruppi da 2, indicando il nome e la lingua dell'autore tradotto. Va unita alle opere una busta chiusa contenente i seguenti dati: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono ed eventuale e-mail del traduttore, nome dell'autore straniero scelto e titoli delle poesie tradotte;

Premio "Irene Ugolini Zoli" per la prefazione a un volume di poesie. Inviare tre copie del volume edito non anteriormente al 2007, indicando nome del prefatore, indirizzo, numero di telefono, eventuale e-mail. È accettato l'invio sia da parte di case editrici che dagli stessi prefatori;

Premio "Foschi Editore" per il romanzo inedito. I concorrenti devono inviare un romanzo inedito, mai premiato in altri concorsi, in 3 copie dattiloscritte. Va unita alle opere una busta chiusa contenente i seguenti dati: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono dell'autore ed eventuale e-mail, e titolo dell'opera.

I concorrenti di età inferiore ai 14 anni, dovranno indicare la data di nascita all’esterno della busta contenente i dati anagrafici.

Non è richiesta alcuna tassa di partecipazione.

Le opere dovranno essere inviate, per posta ordinaria, entro e non oltre il 31 Dicembre 2012 al Centro Culturale L'Ortica - Via Paradiso, 4 - 47121 Forlì (indicando la/le sezione/i a cui partecipa). Tel. e fax: 0543/092569, e-mail: premiocittadiforli@anardia.it

RECENSIONE = LUCETTA FRISA

LUCETTA FRISA – “L’emozione dell’aria” - Edizioni CFR – Piateda –(SO) – 2012 – pagg 187 - € 12,00

Lucetta Frisa è poeta, traduttrice, lettrice a voce alta.
L’emozione dell’aria è un testo scandito nelle seguenti sezioni: Basso ostinato, Desiderio senza parole, Les amusements, Peace Piece.
La raccolta si presenta composita e articolata e ben strutturata architettonicamente. La musica e la sua teoria sono spesso legate all’ordine del discorso.
Basso ostinato, il primo segmento, può considerarsi, in se stesso, come un poemetto composto da vari frammenti e che ha per sfondo il mondo delle note.
Le parti che lo costituiscono sono brevissime e tutte senza titolo; i piccolissimi brani che lo compongono sembrano essere tra loro collegati e si possono leggere come un insieme unico.
Ogni singolo pezzo inizia con la lettera minuscola e c’è quasi una mancanza totale di punteggiatura.
Il tono è caratterizzato da una vaga bellezza e la poetica dell’autrice può considerarsi di matrice lirica.
Notiamo magia, sospensione e leggerezza nell’incedere dei versi, che ha un tono quasi affabulante, nel suo fluire in brevi ed ininterrotte sequenze.
Alcuni brani sono scritti in corsivo e sembrano, per questa caratteristica, essere delle variazioni su un tema, per usare un termine di carattere musicale.
La forma è molto evocativa e si nota un marcato neo orfismo nei versi che possono essere letti spesso come venati da un certo carattere anarchico e che procedono per accumulo.
Assistiamo ad una forte concentrazione delle parole nella loro compattezza ed elevata concentrazione.
Si nota spesso una mancanza di senso e le immagini, costituite da brevi sintagmi, sono spesso indefinite, nel loro fluttuare sulla pagina.
In Basso ostinato i frammenti sono disposti in modo sparso sulla pagina ed evocano una certa astrattezza.
Nitidezza e luminosità del dettato vivono in queste pagine, che sembrano una partitura musicale, di un tipo di musica più dodecafonico che tonale.
Sembra che molto in questa poetica sia legato a sensazioni percettive.
Centrali i versi:-“…/la musica/ desiderio senza parole/…”-, , versi che sembrano essere in sintonia con il titolo della raccolta L’emozione dell’aria.
Il senso di quanto si legge si ricostruisce alla luce di un gioco tra detto e non detto.
In Desideri senza parole le poesie hanno tutte per nome temi di brani musicali: a conferma di quanto la stessa musicalità pervada questa raccolta: Allegro, Andante con moto, Presto, Con fuoco, Largo, Minuetto, Tempo di marcia, Passacaglia, Capriccio, Berceuse, Fuga, Finale, Credo.
La poeta riesce ad articolare un gioco originale e composto, fondato su un uno sapiente di una parola veloce, precisa, leggera ed icastica.
Nel suo insieme la raccolta presenta una grande unitarietà ed è presente spesso l’elemento della corporeità della voce poetante, nel suo relazionarsi con le parole, che costituiscono il tessuto linguistico sempre controllato e mai debordante, formato da versi anche di una sola parola.
Un libro che si potrebbe definire polifonico per le sue svariatissime sfaccettature.

RAFFAELE PIAZZA

*
da orecchio a orecchio
una scossa
la testa invasa
si sente nascere

tra le galassie
nel sottomare
sotto la sabbia
sopra le foglie
dalle crepe dei numeri
e del pensiero

voci
voli
fiato
di chi ama a muore
l’emozione dell’aria trova il suo alfabeto.
*

martedì 4 dicembre 2012

POESIE = NINNJ DI STEFANO BUSA'

CRISTALLINO –

Come il vasaio riplasmo
il tuo respiro, i riflessi dell'accensione,
il fuoco che divora e lene ogni febbre:
il tuo cristallino,
rinfocola l'inespresso desiderio.
Bacio la tua carne
mentre alimenta
i lampi felici dell'estate.
Che sia giorno o notte,
nessuno come noi accende
l'ora divina della grazia
e quel silenzio, bersaglio d'arco
che scocca dalle risorgive
luci del giorno
ci coglie impreparati.

***
AURORA –

L'aurora scorre come fioca luce
sulle nostre braccia.
Riconosco in te la bellezza
del disegno, l'afflato tenerissimo
tra ramo e foglia,
l'oblio che già si spande
con le tenebre non ci fa paura.
Come foglia al sole imperturbabile
la luce si allunga, seduce
il tuo sguardo con avidi silenzi,
si connette la vita al travaglio
che svuota il suo nulla.
La nostra morte sorride al turbamento,
non sa contenere
che onde di piacere.
Ogni giorno sconfigge le ferite,
le varianti delle consunzioni.
La bellezza sfiorisce,
sconfina come il tordo d'inverno
dal recinto del nido.
*
( da "Eros e la nudità" di prossima pubblicazione )
NINNJ DI STEFANO BUSA’

RECENSIONE = CIRO VITIELLO

CIRO VITIELLO : “L’opera poetica” – volume primo – Ed. Guida 2012 – pagg. 400 - € 30,00 -
L’Opera poetica di Ciro Vitiello è proiezione e trasfigurazione delle forme che la caratterizzano.
Un corpo unico, come roccia di minerale durissima che taglia nettamente il traguardo da altre forme di linguaggio, nel riformulare una voce che unifica e trasferisce il messaggio lirico nella sua limpidezza, nonché nel poematico spazio di un pensiero che si fa di volta in volta riflettente, immaginifico, recettore di un mondo apparente che però ha la capacità di trasformarsi in tensionale, sentimentale, inquieto, interpretativo di processi mentali che hanno il senso della realtà, ma l’attitudine ad essere altro da sé, in un altrove immaginico, fino alle massime punte della visionarietà. È un procedimento mentale che sa cogliere la visione del mondo e orchestrarla per suo conto, con l’emotività che gli è congeniale, attraversando tutte o quasi le occasioni di percezioni valoriali, morali, sociali, amorose.
Il componimento si erge con tutta la carica prorompente del tratto fisiologico-biografico. Una stesura essenziale, una inquietudine e un travaglio che gli derivano dall’essere per tentare elementi di reinvenzione iconografico-espressive.
Vi sono tensioni a livello emozionale nella sua produzione poetica. Ciro Vitiello si mostra in tutta l’ampiezza del suo territorio interiore, fatto di travaglio e di tormentato stupore, di abbagli e consapevolezza, di apparenti sondaggi all’interno della propria esperienza di vita che direttamente si connettono alla matrice profonda del suo verso. Invece che interpretarla egli la determina la parola, in una scrittura ampia e ben dosata nei dettagli, che sa ottenere un esito compiutamente e felicemente raggiunto a mezzo di un lessico visivo, sofferto, senza essere mai destabilizzante, vigile, maturo, fruibile in tutta l’ampiezza del contenuto metaforico e dell’apparato correlativo, attraverso adeguate e trasfigurative rappresentazioni.
La scansione e il ritmo sono l’antefatto di una sigla letteraria perfettamente autonoma che sa variare la scrittura a seconda delle circostanza e delle esperienze, evidenziandone una puntuale e acuta totalità d’intermediazione tra i vari elementi. Colpisce di questo autore la grandiosa e sapiente modalità di concatenazione che avverte in profondità un rapporto privilegiato con la poesia, e ne sa conquistare l’anima mundi, ne sa estrapolare e agglutinare l’esemplificazione verbale, attraverso il gioco interferente dei raffronti delle componenti lessicali, aprendosi all’indagine a 360° per approfondire le dinamiche delle immagini, donarsi alla vita con tutta la carica ontogico/ sperimentale che ne moltiplica la potente e definitiva sintassi espressiva. Si evince la compostezza del verso che riproduce in motivazioni vaste e ben delineate le istanza amorose più intime, così come quelle sociali, morali, coniugandone l’archetipo della pagina con le modalità delle diversificate sinergie liriche. “Quando il sole taglia il viso e s’inerpica sugli aranci,/ tu non fingerti eco di pene, ma rivèstiti di luce, Jole-/ circoscritta di grazia nella bionda chioma”. (pag.30, Todestrieb).
Vi è in tutta la produzione lirica di Ciro Vitiello ben delineata la configurazione allegorica che si mostra ad un andamento costitutivo dell’io e del noi, una formula felice che contempla l’esistenza di un altrove, di un abbinamento tra noi e il Nostos, tra l’impianto erotico e la vita, tra il bene e il male, tra la verità e il dubbio. Ben individuati sono i raccordi e le concatenazioni di pensiero che cercano il congiungimento metafisico con la realtà circostante, trepidanti giochi di solarità appaiono certi enjambement, certe controversie che detengono andamento di narrazione, nella cangiante partitura delle accensioni testuali.
L’invenzione immaginifica resta sempre alta e presuppone un’astrazione di riverberi talvolta abbrividenti, altre solari: “Mi fonde alla luce la soave luce/ del crepuscolo” (Rflesso magico e anche in Ripiegamento).
Molto ben costruiti questi versi che sanno coniugare stratificazioni e significati di una introspezione non secondaria, che si ricollega al processo mentale attraverso la scomposizione degli elementi di saldatura: “ Dissolversi è destino, ma basta una sillaba, /una sola, perché il tempo si ripeta e duri! //...// dissipo le fervide vocali, sfioro l’amaro/ istante, ritaglio le forme del nostro fiato per incidere” ( Dissolversi è destino).
Notare il continuum tra la simmetria dell’insieme e la rarefazione di certi stadii preesistenti, la quasi vivisezione, che determina la scissione delle istanze simboliche e la trasfigurazione concettuale si articola dalla proiezione dell’io stesso dall’altro di sè nell’imperturbabilità mimetica della ragione antinomica che s’instaura, tra la verità e il suo nulla, in cui si dibatte l’io indifeso quando dall’assenza riformula la coesistenza del riscatto liberatorio, per superare l’analogismo della -- perdita e la dimensione morfologica metastorica del logos, dei simboli --
Vitiello è senza dubbio una voce ampia e forte nel diorama della poesia del secondo Novecento perchè la concrezione si avvale di procedimenti linguistici che sono percettivi e ispirativi di tutta la sua soggettività individuale.
NINNJ DI STEFANO BUSA’

lunedì 3 dicembre 2012

PREMIO DI POESIA

PREMIO DI POESIA "TRA SECCHIA E PANARO"
1) Il premio è diviso in quattro sezioni:
Sez. A - Poesie inedite: da una a tre poesie di max 40 versi ognuna, inedite e in lingua italiana.
Sez. B - Poesia edita: volume edito, senza alcun vincolo della data di pubblicazione.
Sez. C - Poesia dialettale: da una a tre poesie di max 40 versi ognuna in uno dei dialetti d’Italia con traduzione in italiano.
Sez. D – Premio giovani ‘Monica Mazzacurati’ (riservato a tutti i giovani di età inferiore a 18 anni): da una a tre poesie di max 40 versi ognuna, inedite e in lingua italiana.

2) Il premio è a tema libero e senza preclusione alcuna a linee di tendenza stilistiche ed espressive.

3) Gli elaborati e i volumi, in 4 copie di cui una dovrà recare in calce nome e cognome (per gli autori con età inferiore ai 18 anni si richiede anche la data di nascita), indirizzo e numero telefonico dell’autore chiaramente leggibili, nonché la firma, come autentica della composizione, dovranno pervenire alla Segreteria del premio “TRA SECCHIA E PANARO” c/o Circoscrizione 4 S. Faustino Madonnina, via Newton, 150/b - 41126 Modena. E’ gradita l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica per eventuali comunicazioni. I verbali della giuria saranno inviati esclusivamente per posta elettronica, salvo i vincitori che riceveranno comunicazione telefonica o postale.
La scadenza è fissata per il 30 aprile 2013 (farà fede il timbro postale).
Premiazione 9 giugno 2013 -
Per riferimenti : annesci@libero.it -----

RIVISTA = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - N° ottobre - dicembre 2012
Sommario :
Liana De Luca : Il vecchio / Canto marino / Medicamenta
Davide Puccini : Sbrè / Lo carabeo
Antonio De Marchi Gherini : Amore in novembre / Suoni / Il viaggio / Ombre /
L'ora morde il giorno
Bruno Rombi : Cercami / Un viaggio
Carmelo Pirrera : Per discorsi non fatti / Proustiana
Gianni Rescigno : Il cane legato
Viviane Ciampi : Grandine / Il raggio verde
Leopoldo Gamberale : Mamma
Giovanni Brusco : Mattin de primmavia
Recensioni : a firma di Elio Andriuoli , Silvani Demarchi .
Riferimento : elioandriuoli@alice.it

venerdì 30 novembre 2012

RECENSIONE = PIERLUIGI D'AGOSTINO

PIERLUIGI D’AGOSTINO : “Sogni di un satiro danzante” – Ed. Scrittura creativa – 2012 – pagg. 64 - € 12,00
Il vortice della danza , la danza di un satiro , potrebbe coinvolgere ogni verso , ogni musicalità , nel ritmo dei frammenti che scherzosamente o con irrequietezza si susseguono pagina dopo pagina.
Anche il sogno ha un suo respiro , una sua ebbrezza, celata fra il riverbero del bosco , quando il sole tenta di sfiorare con i suoi raggi i rami che ondeggiano al vento, nel mentre l’eco delle illusioni rimbalza di zolla in zolla , o scivola nel dormiveglia.
Pierluigi cerca il gioco dei simboli , cerca il momento delle metafore , per raccontare una favola richiusa in un viaggio , al di la della solitudine e delle prigionie.
L’ampiezza competitiva del “verso” sembra orientata verso la verifica dello scritto , nei moduli attenti del diario, che non affonda nell’esistenziale , ma vive come di uno implicito spazio del sublime.
Le corporeità si intrecciano al di fuori del dubbio per affrontare un ritiro , un destino capace di proporre il dialogo : “Ora sono rami le braccia , ora faville la pelle vergine; / e… soccombo al gioco della mia vista. / Cosa accada tra le siepi, gli urli lo rivelano. / Se solo potessero centellinare quell’attimo ! / Vedo le lacrime delle bestie consacrate sull’altare: sono solo spirito , solo incenso profumato./ E’ già l’autunno, la vita finisce qui ? / Tiranno è il mio dolo, si annida sulle spalle esili./ Grido Vendetta ! Non posso più sorreggere / il presente o la mia fantasia.”
Oscillazione tra finito e infinito, un dondolio accattivante tra i sensi ed il sentimento.
ANTONIO SPAGNUOLO

RECENSIONE = FLORIANA COPPOLA

FLORIANA COPPOLA – “Mancina nello sguardo” – Ed. La Vita Felice – Milano – 2012 – pagg. 87 - € 12,00 -

Floriana Coppola, scrittrice poeta e collagista, vive a Napoli, dove insegna materie letterarie negli istituti statali superiori.
Mancina nello sguardo è un testo non scandito e anche questo elemento ne accentua il senso di una vaga compattezza poematica; tutti i componimenti sono senza titolo e tale caratteristica accresce il senso di coesione e di unitarietà dell’opera nel suo insieme.
Spesso i componimenti sono preceduti da brani in corsivo, che sembrano delle riflessioni di carattere speculativo, dal tono filosofico.
Le poesie, tutte suddivise in strofe, scorrono in lunga ed ininterrotta sequenza e rarissimi sono i segni d’interpunzione, in un fluire che si potrebbe definire barocco, nel suo procedere per accumulo.
L’io – poetante è molto autocentrato e si constata una forte densità metaforica e sinestesica.
Interessante la prima poesia della raccolta dal carattere programmatico e che riflette sulla poesia stessa:-“…Cibo parola/ poesia come pane/…la poesia marca il territorio/ con i suoi picchetti di carta e di fumo/…-”.
In questa composizione riscontriamo una forte fiducia nel potere salvifico della poesia che, almeno per chi la pratica o la legge, può diventare proprio come il pane, elemento indispensabile per il sostentamento dell’anima e del corpo.
I versi sono icastici, precisi e si riscontra una certa leggerezza, che si coniuga a velocità nel dettato scattante, sempre luminoso e armonico..
Il titolo Mancina nello sguardo ha una valenza sinestesica; frequente è l’aggettivazione e, a volte, si riscontra un tono intimista.
La poeta intesse un discorso fatto di riflessioni su varie tematiche che spaziano da eventi minimali legati al quotidiano, a temi ontologici come la morte e il tempo.
Si nota una volontà drammatica messa in atto per resistere ad un esistere che può diventare tragico:-“…/ strappo/ la buccia della vita/ a brani/ cibo miele amaro rappreso tra le mie dita/...”..
Continua e stabile è l’effusione dell’io-poetante carica di pathos legata alla corporeità e la poetica in questo libro è caratterizzata da un forte senso di inquietudine anche rispetto alla natura, che potremmo definire neoromantica
Un senso di tensione traspare nei versi, segno di un io precipitato nel baratro del tempo mediatico del postmoderno occidentale, che s’interroga sul tema del destino personale e anche su quello di varie categorie penalizzate da mali sociali, come quella degli operai cassaintegrati, o quella dei disoccupati.
Nel suo relazionarsi con la realtà, la poeta vive una forte ansia, che si risolve e si realizza in immagini pervase da dolore e da una notevole tensione verso tutto quello che la circonda.
Il rapporto con un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, un tu maschile, presumibilmente la persona amata, che s’incontra frequentemente, nel corso della lettura, è molo travagliato e carico d’angoscia.
Nonostante il forte dolore espresso nei versi, la poeta non si geme mai addosso, e gli stessi versi non sono mai debordanti ed è presente un forte controllo formale e la versificazione, nonostante la materia trattata, è sempre sorvegliata e precisa, nitida e icastica.
Si dimostra coscienza letteraria in un acuto esercizio di conoscenza.
RAFFAELE PIAZZA -
*****
Ho solo tre lacci nelle mani
uno rosso per gli occhi
uno corto per la gola
l’ultimo che non conto
per un volo senza atterraggio
ho lanciato il cuore e i piedi
da u marciapiede all’altro
per incontrare le ruote dei passanti

volevo farla finita
ma non hanno voluto
la strada mi ha rapito
non conosce tregue né soste
al sovrano sconcerto del dolore
ma vuole ancora il racconto il canto
sono nata a maggio

ho il vento di aprile nei capelli
e sono mancina
nello sguardo.
(*)

martedì 27 novembre 2012

RECENSIONE =UGO MAGNANTI

IL TRIDENTE E LA FANCIULLA - Inventario dei poeti relativi a Nettuno ed Anzio
a cura di Ugo Magnanti – con una nota di Angelo Favaro

Il presente testo costituisce una mappatura completa, un inventario dei poeti residenti a Nettuno ed Anzio.
Possono i luoghi esercitare un’influenza sui poeti che li vivono, determinando in misura maggiore o minore la forma della loro scrittura?
Non è questa la domanda che sottende le ragioni di questo inventario; i luoghi di per se stessi possono costituire delle occasioni per le poetiche.
Non per niente il mare che bagna Nettuno ed Anzio è uno dei temi più trattati dai poeti e dalle poetesse incluse nell’opera.
Scrive Ugo Magnanti nel brano introduttivo, intitolato Energia e purezza di un inventario, che il libro stesso trova le sue ragioni in una visione critica della poesia, nell’ambito del contesto dove essa si realizza, nel tempo in cui è calata, perché ogni scrittura poetica, senza ulteriori specificazioni, è già scrittura impegnata in quanto il suo semplice esercizio può esprimere, perfino in una sorta di purezza, qualche forma di resistenza a quei contesti pseudorazionalistici ed utilitaristici che angustiano i nostri tempi, ove la poesia appare inutile ai più, priva di valore, rimossa da un’attualità irresponsabile e marchiata da inesauribili distanze.
Il testo è corredato da suggestive fotografie in bianco e nero; ognuno degli autori inclusi è presente con due poesie e con una breve nota bibliografica.
Le varie poetiche sono molto eterogenee tra loro; questo libro è un modo per richiamare l’interesse della comunità, per concedere un altro tempo di riflessione, anzi di ragionamento, ai cittadini di due città che pure sono state più volte attraversate o sfiorate da una storia poetica alta, si pensi solo, per fare qualche nome, ad Antonio Ongaro, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Sergio Corazzini, Corrado Govoni e che oggi possono riconoscersi nella cognizione e nella persistenza di un’arte raziocinante, finanche con la a minuscola e di un’espressione del pensiero che può appartenere a tutti.
Così, attraverso la poesia, e attraverso un incontro tra coloro che scrivono in un “linguaggio non comune” con l’occasione di un evocativo inventario, si può addirittura, abbracciando una nuova condivisione, reagire ad un’attitudine spesso prodotta in questi luoghi dagli eventi, e cioè quella di una prospettiva laterale, quasi difensiva, che proviene da un passato fatto di continue e devastanti incursioni via mare, dai saraceni e dagli anglo- americani, e che forse ha generato una sorta di ripiegamento, una malia straziante per l’orizzonte marino, e una certa predisposizione all’isolamento, al disincanto, vissuta, in qualche circostanza, come distacco dal presente.
Nell’impossibilità di entrare nel merito delle singole scritture dei numerosissimi poeti inclusi, va segnalato che il denominatore comune di queste poesie è la loro alta qualità.
Le tematiche trattate sono diversissime e ogni autore presenta testi che vogliono divenire un tentativo di emersione dai mali della civiltà mediatica che ci assedia.
RAFFAELE PIAZZA

lunedì 26 novembre 2012

POESIA = PIERLUIGI D'AGOSTINO

LA VERITA' DEL SOGNO
*
A chi conviene il mondo ?
Le voci della mente sono quelle più longeve,
non rifiutano i solchi della valle morta,
non generano alcuna nube notturna.
Una dopo l'altra, antepongono l'inedia
alla febbre trascurabile della realtà:
Fame ! il male della fertile favilla;
l'angelo sopravvissuto si sta pietrificando.
Esistono le contiguità degli opposti,
non esiste un unico confine certo;
esistono due parti inconfrontabili e trasparenti,
più quella che giace nel giusto mezzo.
Sono servo dei compagni della foresta;
odio ognuno di loro, ma sono condannato.
Erede della loro fortuna preziosa - Vita !
Re delle Ere! Matrone antiche! Sono l'ancella;
tremo al vostro bastone impunibile.
*
PIERLUIGI D'AGOSTINO
( da "Sogni di un satiro danzante" 2012 )
*
Pierluigi D'Agostino è nato a Roma nel 1992 , studia
filosofia presso l'Università di Tor Vergata.

sabato 24 novembre 2012

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

IN MEMORIA DI ELENA
*
"Aspetto ancora il tuo respiro inventare

sospiri per le mie illusioni,

ma sempre più breve l’incanto

ora che hai dato ogni tutto ed hai tradito

le attese.

Il maligno alligna i suoi scherzetti

per distrarre l’angoscia,

legata prigioniera ai miei ricordi,

che sono presenza del tuo viso .

Non appaghi le ore che nel giorno

mi stanno accanto come delle arpie.

La luce sale , preda dell’inganno,

mentre il tuo sangue gela nella tomba."

*
ANTONIO SPAGNUOLO -
*
Elena Strano Spagnuolo è deceduta, all'età di 76 anni, il 5 novembre 2012 ,
dopo breve fulminante malattia, lasciando il vuoto più assoluto fra quelli
che le hanno voluto bene per le sue doti di dolcezza, semplicità, amore,
dedizione, cultura, generosità.

mercoledì 21 novembre 2012

POESIA = LILIA SLOMP FERRARI

FOSS’ ANCHE

Foss’anche l’ultimo respiro
urlerò la mia rabbia
a questa vita soffiata in una bolla
ultima di sapone, scoppiata
al primo vento sciroccale.

Foss’anche l’ultimo momento
che mi resta da sfogliare
mi metterei un bavaglio
per rapinare la banca degli addii
silenziosamente, come fa il gatto
sul sette capriola
che gli rasoia la gola,
proprio quando il verde si attorciglia
alla luna dei camini.
*
(da “All’ombra delle nove lune” 2005)
*
INCANTI

Ci sarà un porto, un’isola
per le barche di carta naufragate
insieme alle sillabe d’inchiostro
su quaderni dalle pagine strappate.
L’amarezza del rosso di quel voto
da celare è ancorato nella gola
come tronco gigantesco nell’imbuto.
Nessuna giustificazione per l’assenza
all’ultimo tema in classe giocato
alle ciglia del fosso. Testimone
il bocciolo di papavero rosso
per incanti ballerini sulla mano.
Oh, l’amarezza di coscienza muta
nel richiamo, lo strappo sulla gonna
alla godè impigliata all’intrico
dei rami, il singhiozzo di bugia
ammaliato nel rammendo a punto
di formica sulla foglia protesa,
l’attesa della sua caduta, della mia.
*
(da “Come goccia di vetrata” 2008)
*
LILIA SLOMP FERRARI
*
Lilia Slomp Ferrari è nata e vive a Trento. Ha pubblicato diversi
volumi di poesie , ed è presente in numerose antologie.

martedì 20 novembre 2012

POESIA = SANDRA EVANGELISTI

PERSONE
Di tanto in tanto
me lo chiedo.
Perché la scena
si ripete,
con la stessa convinzione
siamo noi stessi amanti
e mai gli stessi ?
Allora tutto
mi sfugge
dalle mani,
non più protagonista
ma comparsa.
**
PIACERE
Si, solo per amore
L'amore
sciolto
dal contraccambio
Non c'è compenso
più grande
di quello
che lo abbraccia
e tiene.
**
SANDRA EVANGELISTI
( da " Cuore contrappunto" - ed. Del Leone 2012 )
*
Sandra Evangelisti è nata a Forlì nel 1964.
Lavora presso il Tribunale della sua città.
Ha pubblicato alcuni volumi di poesia e collabora
a portali e associazioni culturali .

martedì 13 novembre 2012

POESIA = GIULIO DI FONZO

UN BAGLIORE
Se si piega la vita nell’ombra
se si umilia la vita nella cenere
un bagliore umano d’amore
un lampo di pura umanità
ravviva la brace sopita.
Scintillazione dell’animo sereno.
*
LA ROSA DEL VOLTO
Duri nel tempo la rosa del volto
che è pari alla luce
alla luce che spandi all’intorno.
Sei sole che illumina notte
tanto con sguardo di luce ti volgi
così che la notte diventa preziosa
scandire di stelle e di gioia
e delicato il tempo s’invola
per me che contemplo il tuo volto.
*
GIULIO DI FONZO
*
Giulio Di Fonzo è nato a Roma nel 1956 . Docente presso la secondo Università di Roma ha pubblicato monografie su Foscolo, Leopardi, Penna, Pierro, e numerosi saggi sul Novecento , da D’Annunzio a Ungaretti. Il volume di poesie “I disegni della luce e della notte" è del 2003 .

lunedì 12 novembre 2012

POESIA = LILIA SLOMP FERRARI

A PAOLO –
Quando tremo al calore della tua mano
mi sento ancor tutta un brivido
una voglia di baciarti come allora.
Sento il bollore del sangue nelle vene
l’argento dei capelli bianchi che si dissolve
come onda del mare che s’incanta
alla conchiglia bianca appassionata.
E’ la tua mano così bella nella mia
la poesia di tutta questa mia vita
ed io sono una betulla spettinata
dai venti di contrada faccendieri.
Pare ieri e sono già quarantanni
di ricami di giorni ai piedi del sole.
Ho ancora voglia del tuo abbraccio stretto .
*
LILIA SLOMP FERRRARI
( da “Ombrìe” ed del Leone – 2012
Poesie in vernacolo --)
*
Lilia Slomp Ferrari è nata e vive Trento. Ha pubblicato numerosi volumi sia in dialetto che in lingua , ed ha conseguito molti premi. Collabora a riviste di varia cultura

sabato 10 novembre 2012

POESIA = DI SPIGNO

EPIGRAFE –

ti sei guardato distruggere, carne su carne,
brandello su brandello, come se non fossi
tu a distinguere il sangue che bolle dallo sfacelo.
e questo lo hai chiamato grandezza,
con la faccia di chi vede la fine:
quando sei solo il re delle cose,
l’imperatore della sofferenza.
– e se non ti basta, ecco il primo capello bianco, il decadere
del corpo: e l’anima, l’anima, e la mente che non molla –
ma sei fuori di ogni verità. presto ti accorgerai
che siamo davvero perduti, e la voglia ti passera
di giocare al soldatino caduto
per amore del niente.
*
IERI –

Anche tu hai portato la cravatta, Signore,
quando i lampadari rilevavano un’ infanzia a sazietà
e un pianeta di rimessa proteggeva i suoi figli
puntando su di noi la luce dei suoi fari.
Chi vive si macchia di peccato: ha la colpa di perdere
i fratelli. Vince i ricordi, si annaffia di realtà volentieri
chiama morsa l’abbraccio, bacio la corsa, meta la fossa.
Se ho visto farsi nulla i miei cari e se tu
hai permesso che cadessi nel letame,
non hai finito l’opera, non hai perso anche me.
*
STELVIO DI SPIGNO
*
Stelvio di Spigno vive a Napoli dove e nato nel 1975. E laureato e
addottorato in letteratura italiana presso l’universita “l’orientale” di
Napoli. ha scritto articoli e saggi su leopardi, montale, Gadda,
pavese, zanzotto, Claudia ruggeri e sulla post-avanguardia poetica
italiana, insieme alla monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo
Leopardi – Analisi psicologica cognitivo-comportamentale (l’orientale editrice,
napoli 2007). per la poesia ha pubblicato le raccolte di versi Mattinale
(sometti, mantova 2002, premio andes; 2ed. accresciuta Caramanica,
marina di minturno 2006), Formazione del bianco (manni, lecce 2007),
La nudità (pequod, ancona 2010).
*

mercoledì 31 ottobre 2012

POESIA = LUCIANO NOTA

SONO GIA' DENTRO

Oggi è così:
la cervice del giorno
all'interno dello sterno
è un vivo colare di sfondi
ove tutto si schianta
al meglio
senza brusio.
Tra un po' mi farai cenni
mi darai il meglio del nervo.
Sono già dentro.
Ti aspetto!
**
A SARA

Sei campo
quando il grillo ti parla negli occhi
e negli occhi l'azzurro è più denso
della volta
del fuoco verticale fatto di gloria.
Sei cielo
se cento volte sorridi
se sul labbro cresce il senso del cerchio
senza sostegno
luce di tiglio
che non blocca parole.
Sei giorno
se dentro mi guardi
montagna fatta d'acqua
che schiacci la notte
incantevole massa cortese
che allieti la presa.

LUCIANO NOTA



domenica 28 ottobre 2012

NOTIZIE = RIVISTA

Viene distribuita in questi giorni "POMEZIA NOTIZIE" , mensile diretto da Domenico Defelice - Dal sommario :
Intervista ad Antonio Spagnuolo - a cura di Nazario Pardini
Ilia Pedrina :Domenico Defelice cantore del mito e della donna
Sndrea Pugiotto :I complessi
Liliana Porro Andriuoli : Maria Luisa Spaziani e la volpe
Ilia Pedrina : Un intreccio di tensioni creative
Luigi De Rosa : Il rapporto madre-figlio inGianni Rescigno
Ilia Pedrina : Amicizia nella parola
ed interventi di numerosi autori .

lunedì 22 ottobre 2012

POESIA = ALESSANDRO MONTICELLI

LETTER FROM HOME ---

In questo mutuo disordine gli ultimi istanti di gloria
Permeano i tetti delle chiese, delle moschee, delle sinagoghe.
Prigioni di vetro dalle serrature di sughero
Che custodiscono anime di porcellana di una commedia autunnale.
Altrove in un tempo inedito, nascosto,di luce brulicante tra le foglie
Si agitano insospettati oppositori dello scintillio estivo
Sui sudici sanpietrini romani.
Ma resta in un respiro di pece
L’isolato rumore di passi in una fredda domenica mattina verso casa.
L’odore di legno antico che emana da una mela tagliata a metà.
Che dirti?
Come animale prima che la terra tremi…..lo sento.
Ora che vivo in quella casa a pochi passi da Alexanderplatz
E mi tengo ben stretto tutto quello che non conosco.
*
ALESSANDRO MONTICELLI
*
Alessandro Monticelli (1973), nato a Sulmona (AQ),
ha pubblicato le raccolte poetiche:
"Medicine Scadute" - Mauro Baroni Editore (Viareggio) - 2004
"Made in Italy" - Edizioni Progetto Cultura (Roma) - 2004
"Favole da un Manicomio" - Il Foglio Editore (Piombino) - 2006 2° edizione 2007-
Concerto di un re minore | Nuovi echi | La scuola di Pitagora editrice
www.scuoladipitagora.it e-book 2011
Suoi testi sono pubblicati su diverse antologie e riviste letterarie nazionali e internazionali
ecc.
ha partecipato a numerosi reading e festival di poesia.

domenica 21 ottobre 2012

NOTIZIA = ACHILLE SERRAO

ACHILLE SERRAO , poeta , saggista , delicato amico , è morto alla vigilia del suo settantaseiesimo compleanno , distrutto da un tumore che lo insidiava da tempo.Nato a Roma il 20 ottobre 1936, la sua famiglia era di Caivano in provincia di Napoli , e nel dialetto napoletano egli aveva creato la sua maggiore espressione poetica. Con sensibilità moderna era riuscito ad innestare la classica scrittura del vernacolo con nuove sintassi.Numerosi i riconoscimenti per la sua opera sia in Italia che all'estero.--

venerdì 19 ottobre 2012

POESIA = CINZIA CAVALLO

IL FILO
*
Teseo, afferra il filo che Arianna
ti ha lanciato per proteggerti
dalle insidie di un labirinto, ove
la tua coscienza vaghi indistinta
a caccia di visibilità e potenza.
Accogli la saggezza antica di
un femminile che risana, perché
resta aderente alla terra dei suoi
demoni e non li combatte con lance
acuminate che perforano corazze
resistenti, ma lasciano dolente ed
intatto il centro oscuro del potere.
Segui il filo che si dipana teso da
inesplorate profondità e vedrai in te
la ferita aperta che altrimenti esige
battaglie infinite e senza senso
per conquistare territori già tuoi e
di cui nell'ansia puoi godere solo
come immagini di sterile progresso.
Quel Minotauro, che tu uccidi ogni
volta nei tuoi riti arcani, non ti ha
insegnato a sconfiggere te stesso,
a consegnarti inerme e disponibile
alla tua anima selvaggia, come la vita
esige dagli eroi che , per cambiare
il mondo, dovranno ora ed ovunque
trasformare se stessi fino in fondo.
*
CINZIA CAVALLO --
( da "Laddove si quadra il cerchio" - Edizioni del Leone - 2012)

giovedì 18 ottobre 2012

POESIA = M. B. CERRO

***
Non ti chiedo di amarmi
- estatico e mite il filo di parole
inattuabili che alimentano
il segreto fiume del sogno -
Rapisci le caste ore delle selve
- cappe dissolute coprono i fiori -
Versa nelle pupille l'indaco
e il verde di intatte collane.
*
MARIA BENEDETTA CERRO
( da "La congiura degli opposti" Ed. Lietocolle - 2012 )

POESIA = ORNELLA SPAGNULO

PROSTITUTE
*
Rimossi i pesi
dei sassi,
annacquato il brodo che
conteneva poca acqua,
respinte le colpe del Purgatorio
davanti a preti che non sanno
perdonare.

Aggiungere un po’ di sale
alla minestra con le verdure,
dormire con in braccio una dote,
o un gatto,
o un sogno spento.

Capire l’amore impuro
dei mille amori
che abbiamo avuto.

Scansare, dietro un destino
ricoperto di lastre di marmo,
di cocci spaiati e
sbrilluccichii sulle onde,
la nostra rabbia,
col mantello giudicante
grigio e nero.

Rivestite d’azzurro e di rosso,
andiamo sul mondo perduto,
progredendo leggere e
dimenticando
per sempre il malaffare.
*
ORNELLA SPAGNULO ---

martedì 16 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = FILIA

FRANCESCO FILIA – La neve - Fara Editore – Rimini – 2012 – pagg. 54 - € 12,00
La neve è un testo composto da trenta frammenti; si tratta di una silloge compatta che può essere letta, scrive Giuseppe Carracchia, come un poema dell’assurdo.
Ogni segmento della raccolta è associato a Napoli, a una data, e a volte ad un luogo o a una situazione.
Il testo ha vinto il concorso “Faraeditrice”, giunto alla sua seconda edizione.
La scrittura di Filia è caratterizzata da una luminosa chiarezza ed è pervasa da magia e sospensione.
I versi sono in massima parte lunghi ed hanno un’ottima tenuta. Lo stile del Nostro rasenta la prosa poetica essendo caratterizzato da un minimo di scarto poetico dalla lingua standard.Tutto l’ordine del discorso è intriso di magia e sospensione e la forma è leggera scattante e veloce.
Sono dette espressioni come saremo, non raccoglieremo, come se la voce poetante rappresentasse una collettività. La spazio scenico in cui si svolge la vicenda è Napoli, che vive la presenza – assenza della neve, che diviene simbolo, correlativo oggettivo di vita e di morte, di bellezza e freddo nell’anima.
Il tessuto linguistico lascia trapelare un forte senso di richiamo alla morte e al senso materico e corporeo della vita. Vera protagonista sembra essere la città di Napoli con le sue vie, il suo fascino e il senso del cronotopo, dello spazio e del tempo dei quali è imbevuta.
L’io – poetante vive il suo passare immaginario e materiale, nello stesso tempo, per la città e si abbandona ad incontri con gli altri passanti. C’è un ansia e un senso di comunione cosmica con quelli che vede e incontra, che siano ragazzi o adulti, borghesi o persone che vivono e dormono in strada, vivendo di espedienti, come ce ne sono tanti a Napoli.
Filia riesce a produrre un’opera alta ed originale, nella quale tutto è pervaso da un forte senso di mistero, così come è la città partenopea con i suoi retaggi storici, le sue stratificazione nel tempo e nello spazio a livello architettonico e antropologica e con il suo fascino. La scrittura è avvolgente e icastica , veramente efficace e ciò che colpisce il lettore è il ritmo sempre uguale e l’avvicendarsi dei frammenti, come fossero variazioni su uno stesso tema..
Il tema della neve, come dal titolo è ricorrente (correvamo con la neve in tasca). Il nevicare a Napoli, avvenuto storicamente e in forma lievissima solo agli inizi degli anni settanta,, può anche essere letto come qualcosa di beneaugurante per Napoli, un presagio di redenzione, un San Gennaro che fa la grazia, una vincita al lotto o forse anche come una salutare risata di un cittadino anonimo nella contemplazione di una regata da Via Caracciolo,,una redenzione, un riscatto, qualcosa di fresco per il corpo e l’anima..


“La neve, quella vera, non l’abbiamo mai vista
se non nella bocca di un vulcano
nei pochi giorni di cristallo dell’inverno come una minaccia
che ricorda quel che non abbiamo tentato abbastanza
ma il gelo, quello si, è dentro di noi fino alle ossa”.
*
RAFFAELE PIAZZA -

sabato 13 ottobre 2012

POESIA = PASQUALE BALESTRIERE

= XI =
Mille volte siamo morti,
madre, quando la pelle tua di cera
ci minacciava il trapasso
- occhi chiusi e bocca serrata -.

Ma siamo ancora qui,
con te a bere la luce del sole,
tu a piccoli sorsi, noi
come capita. Ed ecco
che mi chiami, riemersa
a stato di coscienza,
perché controlli la giustezza
dei farmaci. A guisa di fresco
lavacro ogni tua
parola scorre sul mio volto
d'aride rughe che , se tu potessi,
vedresti col dolore della madre
che d'improvviso scopre
il figlio già canuto.
*
PASQUALE BALESTRIERE
( da "Il sogno della luce" - Ed. del Calatino 2011 )

POESIA = FRANCESCO FILIA

XX FRAMMENTO
*
A volte si ritorna per capire se qualcuno o qualcosa
riconoscerà i nostri lineamenti ispessiti, la fosforescenza
che attraversò la nostra adolescenza, l'ardore
che avvampa le notti e le albe che ci ha resi
vivi, per specchiarsi nei vetri infranti del passato
nelle voci imprigionate tra marciapiedi e mura
per risolvere l'enigma che ancora ci divora per
capire che siamo, sempre, quel che non abbiamo
voluto, tra macerie che seguono i nostri passi
e una città che ci ha voltato le spalle.
*
FRANCESCO FILIA
( da "La neve" - Fara editore 2012 )

venerdì 12 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = RIENZI

ALFREDO RIENZI – “La parola postuma” (Antologia e inediti)
puntoacapo editrice - Novi Ligure (Al)- 2012 - pagg. 127 - € 13.00

Alfredo Rienzi, l’autore del libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Verona nel 1950 e vive a Torino; è autore di numerose raccolte di versi..
La parola postuma è un testo composito e presenta una prefazione di Giorgio Linguaglossa e, nella parte finale, uno scritto di Mario Marchisio intitolato Alfredo Rienzi, un poeta esoterico.
Il libro è accuratamente strutturato a livello architettonico; si riscontra un’eterogeneità di stile nelle parti che costituiscono la raccolta, estrapolate dai vari volumi del poeta; nella sezione finale incontriamo anche diversi inediti del nostro, che ci danno una compiuta idea delle sue poesie più recenti, più in limine.
Notiamo, nella poetica di questo autore, spesso l’accadere di epifanie nelle quali la parola, i sintagmi, si trasfigurano per accensioni e spegnimenti e i versi procedono per accumulo, spesso in lunga ed ininterrotta sequenza, piuttosto che per frasi staccate.
I componimenti della prima sezione sono tratti da Il costo della sopravvivenza, 1994 e la poesia eponima di tale parte ha un carattere programmatico.
Le strofe che la compongono sono ben levigate e cesellate; in essa si riscontra una forte musicalità dei versi, raggiunta attraverso un ritmo leggero e cadenzato.
C’è grande chiarezza nel dettato, una forte icasticità e una notevole eleganza formale e il tono è magico e ricco di sospensione nell’ ordine del discorso.
Si ritrova una certa crudezza nei sintagmi che l’autore produce, elemento costante nella sua poetica.
Il costo della sopravvivenza,è una poesia composta da tre strofe: nella prima si ritrova chiaro ed evidente il discorso della crudezza, presente in questo autore, della quale sopra si diceva: Rienzi scrive che il costo della sopravvivenza reclama spietato il saldo continuamente al flagello di carni e coscienza rinserrando mascelle: è una scrittura incisiva e quasi gridata, che dice il maggiore male possibile esprimendo l’idea del flagello di carni, legato, appunto, come dal titolo, ad un forte desiderio di sopravvivenza: sopravvivere a che cosa? Questo non viene espresso, ma continua nella seconda strofa a serpeggiare il tema nel male, commisto a quello del dolore, quando viene detta l’indifferenza come coltre su un bambino malato e nudo, posseduto e perso. Nella terza strofa si trova una luce, una vaga forma di riscatto da questo buio plumbeo quando vengono detti minuetti luci e comete sul fondo del pozzo. Pur dicendo eventi tragici in Rienzi c’è una possibilità di riscatto, una agognata idea di salvezza dal male, un varco, per dirla con Montale.
Nella seconda scansione tratta da Simmetrie, 2000 possiamo leggere la sezione Nigredo, strutturata in quattordici poesie.
I componimenti che compongono Nigredo sono tutti centrati sulla pagina come dolci trivelle perforanti; sono caratterizzati da sospensione e fluidità. In essi l’autore descrive una natura rarefatto e assistiamo qui ad uno scrosciare liquido dei versi che si potrebbe vagamente paragonare ad acque fluviali. Il Nostro qui diviene in parte poeta della metafora vegetale, somigliando moto lontanamente a Camillo Pennati.
“Certe nebbie scendono a nascondere
i fianchi delle valli e le radure,
lungo strade e sentieri non segnati
sulle carte. Nascondersi e smarrirsi
è un’esigenza come tutte le arti.”
*
RAFFAELE PIAZZA


sabato 6 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = DI GIACOMO

FELICE DI GIACOMO: “ Canto silenzioso” – Edizioni del Leone – 2012 – pagg. 80 - € 9,00 –
Il percorso che Felice Di Giacomo intraprende con le sue poesie è un percorso singolarmente semplice, quasi ingenuamente segnato , per quel suo proseguire tra figurazioni eteree, o immagini in chiaroscuro, o illuminazioni vaporose, che tratteggiano testi incisi con la grazia del “liceo”.
Il poeta non propone voli pindarici , ricerche azzardate, ingorghi stilistici, ma abbozza sussurri , silenziosi scampanii di carezze, pentagrammi per ritmi sincopati: “Conosco una musica dolce/ di là fra le stelle luccicanti,/ conosco un quadro/ disseminato fra mille pensieri,/ conosco un punto/ dove cielo e terra si toccano,/ conosco un luogo/ dove un giglio profumato e puro/ di giorno han calpestato./ Conosco un posto/ dove vigili pensieri d’agonia/ fremono in fiume azzurro…” –
Il tuffo nella memoria , o il riscontro del quotidiano si piegano agli scalini che le trasparenze virtuali riescono a concepire con metafore e pregnanze. Lo scavo nel divenire lambisce i segreti delle visioni , in una molteplice varietà di recitazione, a volte impressa nella incantata prosa poetica che traspare tra i versi lunghi fuori dalla metrica. Il poeta sa scavare tra i segreti che il rintocco delle campane diffonde per vallate ed anfratti, sa ritrovare il brivido che la pioggia gelida intreccia tra le foglie rinsecchite, sa schiudere i ritagli che l’eco delle onde marine portano a riva , sa riallacciare i sentimenti che il fragile profumo dell’amore effonde tra la sabbia ed il cielo.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 5 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANZALONE

SALVATORE ANZALONE : "Parole mancine" - Edizioni Simple - 2012 - pagg.72 - € 12,00
"Prefazione"-
Il limpido riflesso, che filtra pagina dopo pagina nella continua pronuncia dell’amore, si allarga a volte in un coro perfettamente rappresentato dalla voce scenica, che innesta il gioco delle luci nelle sequenze armoniose del canto. Spessore e significato dell’eterno rincorrere quell’astratto e pur carnale “Eros” , perfettamente tangibile nella speranza e nel desiderio , nel sogno e nel timido quotidiano. La tradizione tende a confermare il mito , per il quale ogni sospiro viene ammaliato dalle visioni musicali della figura muliebre , in tutte le sue variopinte tracce, richiamando chiaroscuri e luci , morbidezze e plasticità che ripercorrono istantanee e memorie.
“…sei lo specchio dell’anima di sera/
quando tutto sembra spegnersi lontano/
tu arrivi dentro la mia vita.”
Salvatore Anzalone struttura questa sua narrazione con una merlettatura tutta personale, nell’intercalare frasi a stringati ornamenti del linguaggio, si da dare ritmo e cadenza per una pluralità di figurazioni, sapientemente orchestrate nel personaggio chiave della sua illuminazione.
* *
Uno sguardo posto nella circolarità della fascinazione femminile, con elementi che compongono una recitazione coerente e a volte deliziosa , quasi a rendere traboccante un temperamento che rincorre e aggancia la immaginosa avventura dei due sessi. Così il fruscio delle foglie primaverili o il più semplice battere delle ali di una farfalla sono stimolo palpitante per riaccendere fantasie e ricordi, per concedere nuovi brividi al poeta che accarezza profumi e materializza sussurri:
“Torni come le stagioni che si
assiepano lungo i giardini
con sciami di farfalle e bambini/
tornano le tue stagioni/ le nostalgie
i campi da gioco / le fantasie
con l’erba a quadrifoglio/ i rami fioriti…”
La vita ha un umore policromatico, se i pensieri che si snocciolano racchiudono il tesoro di minuti , di fulmini , di improvvisazioni che conducono ad imprevista felicità. Una realtà che essa stessa un punto di arrivo tra le braci assopite o le improvvise visitazioni.
* *
Vero e proprio “canzoniere”, che sfoglia, con l’eleganza di un ricco corredo, le emozioni di chi cerca di fasciare delicatamente l’indeterminatezza degli atti d’amore, nel gusto manieristico dell’accostamento dei contrari o nella sospensione delle apparenze.
Alcuni paragoni si accendono nel barocco, nell’intento di una narrazione che produce metafore molto significative, quasi sempre nel candore di una ingenua sfumatura. Il verso compatto si snoda in immagini che tendono a ripetere l’incantesimo sempre presente , abbagliato tra le circonvoluzioni cerebrali del poeta.
La visione della donna , capelli lunghi sciolti in una cascata di colore, è un dipinto armonioso che trascina , il simbolo che apre gli spazi rivelando antiche ed al tempo stesso modernissime misure del ritmo , la certezza che qualcosa di palpabile possa rimanere a suggello del “momento”:
“…Le tue carezze dovrebbero stare
per sempre nel museo della vita.”
* *
Continuo montaggio che gioca con le possibili prospettive del filtro, che pronuncia meditazioni e divagazioni fantasiose eppure sfuggenti, fluide fino al punto di coagulare la passione nascosta con l’illusione gustosamente iperbolica.
“…Forse in un’altra vita saremo due aquile,
per andare lontano ad ali spiegate nel cielo
tra la terra e il mare, o forse lo siamo già.”
Il fuoco prometeico cede al gioco delle cadenze e rimbalza all’interno delle corrispondenze, quasi a suggerire uno sconvolgimento del presente per la sconfinata illusione di un futuro iperbolico.
*
“…M’innamoro di te e mi arrendo
all’infinita attrazione l’inquietudine muta,
smussata dal gesto libero dei baci,
l’orizzonte è perduto, sfumato
dall’appagamento lascivo dei sensi
la camera da letto è lo spogliatoio dell’anima.”
Il discorso poetico finisce con l’ebbrezza degli infingimenti e senza ambiguità la parola accetta sostanza e affermazioni ad indicare un preciso punto di arrivo un’assoluta conquista del “possesso” , fra mente e sangue, fra corpo e anima.
L’entità femminile fisicamente si trova nel canale inquietante della valenza pittorica , è presente in ogni composizione ed è percepita nel messaggio come vivo miraggio.
*
“…essenziale bellezza che si annusa
dentro il cotone della tua maglietta.”
*
Il “continuum” della scrittura è operazione che ben si delinea in questi testi, ove l’incisione interviene a completare la frase, ove il significato si appoggia energicamente alla parola, ove i parametri tentano con semplicità il patrimonio memoriale, fuori dalla ridondanza e tenacemente vincolato al quotidiano, ed in fine rigorosamente composito per un suo ordine architettonico.
ANTONIO SPAGNUOLO --



NOTIZIE = NGUYEN CHI THIEN

Il poeta vietnamita Nguyen Chi Thien, è morto in California dove viveva dal 1995.
E' stato il più noto intellettuale dell’opposizione anticomunista al tempo del Vietnam del nord trascorrendo 27 anni tra campi di rieducazione e carcere.
**
"Lettera dal padre"
E’ così tanto che non ci arriva una tua lettera –
moriamo dalla voglia di avere tue notizie.
Ti dirò in breve come va qui a casa.
Mamma è diventata mezza cieca dei due occhi,
giorno e notte ciondola per casa.
Io non sono molto più di vecchio rimbambito adesso,
le gambe mi tremano tutte quando muovo un passo.
Solo per l’indirizzo sulla busta, devo sforzarmi la testa!
Vorrei tu fossi a casa ad aiutarci.
Pensandoti piangiamo sempre,
non sappiamo se stati al campo di prima
o se ti hanno trasferito chissà dove.
Mamma continua a chiedere in preghiera
Che tu stia ben al sicuro, e non malato.
Quando ricevi questa mia, vedi
di scrivere a casa – vogliamo tue notizie.
Disdetta, che nei tuoi giorni giovani e folli
Pensasti pensieri sbagliati, discutesti, protestati!
Ora devi pentirti con tutto il cuore:
solo allora ti perdonerà il Partito
e noi potremo sperare di rivederti
prima che entrambi passiamo a miglior vita.
Non sappiamo proprio che altro dire –
ma permettici di ricordartelo: bada alla salute.
Sei ancora giovane!
Sopravviverai senz’altro, figlio mio.
Crediamo ancora che il cielo e la terra
non manderanno in rovina la gente semplice, buona.--
**
da Nguyen Chi Thien,
"Flowers from Hell"


SEGNALAZIONE VOLUMI = CATERINA DAVINIO

CATERINA DAVINIO – “Il libro dell’oppio” – puntoacapo Ed. – Novi Ligure (Al) – 2012 – pagg. 165 - € 16,00
Caterina Davinio, nata a Foggia nel 1977, è cresciuta a Roma. Il libro dell’oppio è un testo non scandito e, per questo, può essere definito di natura vagamente poematica.
Il suo fulcro, il suo etimo, è quello dell’assunzione delle sostanze stupefacenti e del loro effetto sulla psiche umana.
I componimenti sono quasi tutti forniti di data e sono stati scritti negli anni ’70 e ’80, in prevalenza, ma anche negli anni ’90.
Il libro può essere definito uno spaccato delle culture giovanili di quel periodo, della generazione forse più colpita dalla droga..
Tutte le poesie sono pervase da una forte dose di corporeità, di fisicità, che hanno come elemento fondante l’incontro dell’essere umano con le droghe, che determinano nella coscienza paradisi – inferni artificiali.
Si tratta di testi scritti in genere in lunga ed ininterrotta sequenza e la lunghezza dei singoli sintagmi è eterogenea. Ottima la tenuta dei versi lunghi.
In Il libro dell’oppio assistiamo all’inverarsi di una poetica le cui parti procedono per accumulo.
L’autrice descrive efficacemente l’interanimarsi, anche erotico. di corpi maschili e femminili sotto l’effetto dell’eroina.
C’è da sottolineare l’eterogeneità delle poesie di questa raccolta, che sono di diverse lunghezze: infatti incontriamo testi lunghi. di media lunghezza e anche brevissimi.
Oltre al tema della sensualità dei corpi, sotto l’effetto delle suddette sostanze, è presente il tema mistico e vengono detti Dio, dio e gli angeli.
Da notare che la compresenza dei due temi antitetici rende intrigante il discorso della poeta: infatti si tratta di elementi, che, pur essendo tra loro molto distanti, sono pervasi dalla vita nelle sue manifestazioni più corporee e d’altro canto più eteree.
Molte poesie sono senza titolo e questo fattore crea, nell’ordine del discorso del testo, qualcosa d vago e, magico.
C’è sospensione e levigatezza formale in questa raccolta e, a livello espressivo, l’autrice presenta uno stile preciso, leggero e icastico.
E’ presene anche il tema della quotidianità come nel breve componimento, molto efficace e condensato, nel quale vengono dette delle prostitute nei pressi di una stazione serale, meretrici diverse tra loro nel loro aspetto: qui la poeta dice che si andava a comprare l’amore, ironicamente, visto che l’amore non si può comprare (il sesso invece e una merce).
A volte l’io-poetante è protagonista dei testi e la poeta tende a riflettere su se stessa: è molto autocentrata nel complesso tessuto linguistico che, senza sforzo, produce.
Altre volte le poesie sono descrittive e forse, in esse, si riscontra un calo di tensione, rispetto alle altre, pur essendo anche queste sempre ben strutturate ed efficaci.
E’ un libro composito anche perché alcune poesie, in massima parte composizioni verticali, sono composte da periodi interrotti da segni d’interpunzione.
Emana un fascino indiscutibile dai versi di Caterina Davinio, che presentano, come afferma Mauro Ferrari, nella postfazione, una frequente presenza della figura dell’ossimoro, che diviene elemento dominante.
RFFAELE PIAZZA --

giovedì 4 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCO FILIA

FRANCESCO FILIA : “La neve” – Faraeditore – 2012 – pagg. 56 - € 11,00 –
Tempo di incursioni tra strade , vicoli, archi , sculture, chiese, stazioni , di una Napoli tutta da rivisitare e godere , anche se la neve non la si potrà facilmente vedere , se non occasionalmente qualche volta sulle falde del Vesuvio. Perché poi la neve è così importante per Francesco Filia ? Metafora della caducità , metafora del fragile , impalpabile, inafferrabile, e pur meravigliosamente vera, come la manna che non riusciremo mai a toccare. Tra mura e stanze abbandonate , tra piazze e giardini rigogliosi, tra il riverbero di una spalliera ed un orizzonte vermiglio, tra palazzi graffiati dal tempo ed il fuoco della memoria, tra gli assedi della lentezza e la fuga degli amori, si insinua il vocio della gente, pronto a sgranare preghiere o ad impastare lacrime. I volti hanno il segno dei millenni per quelle parole sussurrate , per quei pensieri che non giungono mai allo stupore , ma inseguono la ruggine per strappare bagliori.
Una poesia, questa dei “trenta frammenti” dedicati alla sua città, che trascina pagina dopo pagina, con una pastosa compostezza , realizzata nella struttura del testo da una carica culturale severamente distillata.
L’abbondanza della “parola” sembra qui rimestarsi nelle ombre di visioni, continuamente rivelantesi per un labirinto simbolico, che gioca tra presente e passato , tra vaghezze e perfezioni, tra percorsi e trasformazioni , che rendono la lettura costantemente significativa.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 3 ottobre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = STEFANO VITALE

STEFANO VITALE: “Il retro delle cose” puntoacapo Editrice – Novi Ligure (Al) – 2012 – pagg 127 - € 13,00
Stefano Vitale è nato a Palermo nel 1958 e vive e lavora a Torino; ha pubblicato numerose raccolte di poesia, tra le quali ricordiamo La traversata della notte, puntoacapo, 2007.
Con Il resto delle cose l’autore si apre a nuovi orizzonti della sua poetica, raggiungendo una compiuta maturità espressiva.
Il testo, prefato da Gabriella Sica, è strutturato in quattro scansioni: quella eponima, Nato per caso, Il teatro della memoria e Movimenti naturali.
Come scrive la prefatrice già il titolo della raccolta suggerisce il rovescio da scoprire, il buio e il nascosto agguantati con “occhio sghembo”.
Non è d’altronde il nostro poeta della luce e della trasparenza se non raggiunta per vie tortuose e complicanze intermittenti.
Vitale, attraverso le sue parole compie una ricerca salvifica del vero senso.della Dalla sua poetica trapela il disincanto per il secolo passato, ma balenano anche rovine e macerie di epoche felici.
Quasi tutte le poesie sono strutturate in lunga ed ininterrotta sequenza e sono ricche di densità metaforica e sinestesica.
Solo le poesie della sezione eponima sono centrate sulla pagina e per la loro forma possono essere viste come trivelle dentate.
Quasi tutti i componimenti sono senza titolo e ciò contribuisce a dare al libro una certa unitarietà poematica.
Varie e composite sono le tematiche affrontate dall’autore ed è elemento costante nei versi una forte aggettivazione.
Uno dei temi ricorrenti è quello della quotidianità, ma non mancano riferimenti ad aspetti di tipo ontologico e riguardanti l’infinito. E’ presente una forte fluidità nell’ordine del discorso e assistiamo ad un vero e proprio scrosciare limpido dei versi.
Spesso i componimenti hanno un tono filosofico e molto scarsa è la punteggiatura: le poesie sono spesso caratterizzate da venature intellettualistiche..
Ci troviamo spesso a contemplare un vago naturalismo, come quando l’io-poetante è interanimato con gli alberi, e qui si assiste ad un vago senso di metamorfosi, di simbiosi, tra umano e vegetale.
Il retro delle cose, inteso da Vitale, è quello che si nasconde all’esperienza sensibile.
E’ presente un tono affabulante e notiamo una forte intensità nei sintagmi, una incisiva icasticità.
Ottimo è il controllo formale nei versi e le immagini sono evocative e suggestive: tutti i componimenti sono ben risolti. I versi sono irregolari e di diversa lunghezza.
Raramente le composizioni sono formate da strofe e sono quasi sempre connotate da una forte compattezza.
Nello scritto intitolata La tentazione ermetica di Gianluigi Matta leggiamo che l’oscurità e l’enigma affascinano il poeta. Stefano Vitale guarda a Stravinskij, nelle sue poesie si affrontano incomprensibilità e fascinazione, che il musicista chiamava dissonanza ed il poeta chiama poesia ermetica.
Le poesie di Stefano sono un enigma dove l’ombra di una soluzione può servire da parola chiave per svelare l’immagine poetica e rendere trasparente l’oscurità.
L’io poetante è fortemente autocentrato e la dizione è caratterizzata da chiarezza ed eleganza.
Un esercizio di conoscenza tout-court, quello messo in atto da questo poeta, nell’esplorare tutti i campi esistenziali. Le poesie, che procedono per accumulo, si stagliano ognuna sulla pagina, come singoli tasselli musivi di un insieme più vasto, fino a formare policrome forme.
Talvolta il poeta descrive immagini naturalistiche molto levigate e condensate.
Molto spesso è presente una riflessione solipsistica e c’è una forte dose di bellezza accattivante, che si rivela attraverso il giustapporsi dei sintagmi che compongono i vari componimenti.
Una discesa negli inferi, quella di Stefano Vitale, ma anche un emergerne attraverso una parola mai alogica e e a volte velata da una luce tenue.



Il retro delle cose
sono ombre e fili tirati
sciabole di luce e catene e prati
possenti ritratti di ombre tese
che mute avanzano nelle gabbie
di fari allineati occhi sgranati
di uccelli notturni immobili e inquieti
oltre il respiro della tenda rossa
che si apre e si chiude nel gioco di specchi
oltre le grigie pareti di nastri d’acciaio
insospettabili strumenti di tortura
governati da nascoste mani sapienti.
*
RAFFAELE PIAZZA

martedì 2 ottobre 2012

NOTIZIE = RIVISTA

L'ORTICA - ottobre 2011 - marzo 2012 (nr.9/110)
Sommario :
Claudia Bartolotti : Difficoltà della parola
Yves Bonnefoy : Equipollente ( traduzione di Pasko Simone )
Giovanni Vecchio : Le ali del vento
Fabio Cortini : La masnada del Tabarro
Davide Argnani : rovistando riviste nel mondo
Marco Mazzoli e Jenny Laghi : Il ragazzo dei gorilla viola
Salvatore Cifalinò : Inediti
Alessio Pelusi : Inediti
Davide Argnani : Segni e segnali
Wilma Minotti Cerini : Una cerimonia particolare
Ultime pubblicazioni dell'Ortica
Tam - Tam
Giovanni Trimeri : Approfondimenti critici (Fiori di carta)
Davide Argnani : Sandro Sardella
Concorsi-
Riferimento : centroculturalelortica@gmail.com

giovedì 27 settembre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO FRESA

MARIO FRESA : “Uno stupore quieto” – Ed. La collana stampa – 2012 – pagg. 80 - € 11,00 –
“Gli sguardi incuriositi sfiorano, adesso, l’ospite strano. / Mi ci vorrebbe lui, sicuro. / Cosa saresti diventato, dice , senza di me?.../ La sua risposta è pronta, disarmante: la voce querula , / ma colma di delizia…..” Un imprevisto insinuarsi di sottili dubbi nel vorticoso soffio delle illusioni. Il tempo è filtro delle decisioni , calmo ed inesorabile , pronunciabile e conciliabile , nello spessore delle ore che appaiono quali riprese della memoria, o di quella quotidianità che cerca a tutti i costi di dare un senso alla precarietà . Non meraviglia il semplice racconto di un pomeriggio trascorso nel profumo di “un nugolo di foglie” , tra sorrisi e frasi , tra barba mal curata e domande gentilmente a tema. Mario Fresa riesce con il suo verso, quasi sempre lungo , fuori da ogni misura metrica, a ricucire il pensiero poetante con il poter dire la “parola”, e ciò con l’entusiasmo unico della precisione. La ricerca di una perfezione nella qualità stilistica è determinata da fulcri appassionati e sinceri, sempre determinati da occasioni , da sentimenti , da percezioni , da rappresentazioni , ove il controllo e l’asciuttezza hanno la maturazione indiscutibile della lirica.
ANTONIO SPAGNUOLO ---

domenica 23 settembre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANITA PISCAZZI

ANITA PISCAZZI : “Maremàje” – Ed. Campanotto 2012 – pagg. 46 - € 10,00 –
Le immagini si susseguono in un tessuto serrato , nel quale ogni parola sembra essere cesellata per sospingere lo sguardo e l’ascolto verso figure che richiamano armonie. La fragile primavera ha colori che mutano a seconda del pensiero poetante, in merletti ricuciti sottovoce, quasi sussurri che a stento rimuovo il silenzio, mentre l’urlo di una preghiera – a volte - cerca di smuovere la quotidiana inerzia degli umani : “Contro l’ira degli uomini mi velo / di Maria e urlo preghiere:/ c’è vuoto sulla croce…” . Anita ( nata ad Acquaviva delle Fonti nel 1973 )riesce a descrivere con una maestria tutta propria e ricercata le lacerazioni che trafiggono il corpo di Cristo , tra il pianto della Veronica o la delicatezza di una Maddalena, per rinascere al di là degli altari e al di là delle miserie dell’ignavia. La terra , la sua terra , ritorna alle memorie più volte per raccontare la sete dei campi o i deliri dell’inverno, quando l’ansia del “ginocchio” si piega alla sospensione dei venti.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 21 settembre 2012

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIANO NOTA

LUCIANO NOTA : “ Tra cielo e volto ” – Edizioni del Leone – 2012 – pagg. 80 - € 10,00 –
Per una realtà , positiva o negativa che sia , il sussulto della poesia qui si distingue fra numerose e luminose metafore, tutte concepite nella più pura analisi culturale , per la “parola” incisa e ripetuta. “Mangio l’osso/ d’ogni tua parola/ e arrosso quando essa/ fa d’oca la pelle./ Ogni stilla/ ogni sangue/ è zinco e marmellata./ Rosa dichiarata/ ogni tua parola.” – Numerose le figurazioni gradualmente inserite, come toni pacati di una stagione tiepida e carezzevole, ed allora anche liberarsi dal sogno potrebbe essere una richiesta, che il poeta rincorre per assaporare quei passi che alternano l’illusione alla speranza , il non detto alla frequenza dell’imprevisto. Qualcosa che la memoria avvolge per ripetere le fantasie dell’amore , tra le audacie del subconscio e le accensioni dei ritrovamenti, in versi rapidi e lievemente sospesi.
In un ritmo quasi sempre pacato e coinvolgente le percezioni anticipano le misure assolute di quei tratti cromatici che rendono cangiante le tensioni , in quanto l’apparenza trova un immediato riscontro in variopinti orizzonti, in inusuali testimonianze, fra accensioni e riprese, che nei tempi della poesia sono gli aspetti quotidiani dell’immagine soggettiva. Luciano Nota sospende le sue occasioni ad un tessuto sublimato, per non essere confuso con frange e strappi , ma per risolvere quel labirinto inesauribile che è la invisibilità di qualche destino. “Ti seguo seguendo il verso/ del merlo e del fagiano./ Mio caro, è un brivido/ vedere il tuo capo/ riflesso nel canale/ non è stabile./ Sul labbro un vocabolo fermo: / resta./ Avrai pure un soffio / da darmi / un veliero. / Resto: / avrò pure da darti / un’inezia / un pensiero.” –
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 20 settembre 2012

NOTIZIE = PREMIO ALBEROANDRONICO

PREMIO ALBEROANDRONICO 2012 --
Possono partecipare tutti i cittadini, ovunque residenti, solo con opere in lingua italiana.
Alla sezione A si partecipa con una poesia dattiloscritta, che non deve superare i 40 versi.
Alla sezione B si partecipa con un massimo di 8 poesie dattiloscritte, ognuna delle quali non deve superare i 40 versi. Alla silloge occorre dare un titolo e un indice.
Alla sezione C si partecipa con un elaborato (racconto, saggio, favola, articolo) che non deve superare le 8 cartelle dattiloscritte, ciascuna di 2000 battute spazi compresi.
Alle sezioni D, G ed H si partecipa con un elaborato letterario, svolto in poesia (che non deve superare i 40 versi) o in prosa (racconto, saggio, favola, articolo) che non deve superare le 8 cartelle dattiloscritte, ciascuna di 2000 battute spazi compresi, che approfondisca il tema indicato.
Alla sezione E si partecipa con un volume edito dal 1 gennaio 2002 alla data di scadenza del Premio, da inviare in 5 copie.
Alla sezione F si partecipa con un testo per una canzone, dattiloscritto, che non deve superare i 40 versi.
Alla sezione I si partecipa con una poesia dattiloscritta, in dialetto, con traduzione in italiano a fronte, che non deve superare i 40 versi.
Alla sezione L si partecipa con una fotografia inedita a tema libero, da inviare in 5 copie, a colori o in bianco e nero, con formato di stampa di cm.20 x 30. Dovrà inoltre essere allegato un CD-Rom contenente un file in formato jpeg per Windows non compresso. Alla fotografia deve essere attribuito un titolo da indicare sul retro delle copie. Saranno ammesse solo immagini prodotte con apparecchiature fotografiche e non alterate tramite fotomontaggi e/o fotoritocchi tali da snaturarne l’idea fotografica e la sua valenza artistica. Per questa sezione è necessario inserire nel plico anche la scheda compilata e firmata, scaricabile dal sito http://www.alberoandronico.net.
SCADENZA 30 SETTEMBRE 2012 ---

venerdì 14 settembre 2012

NOTIZIE = RIVISTA

INCROCI – semestrale di letteratura e altre scritture –
Gennaio – giugno 2012 –
Sommario :
- Editoriale -
- Marcello Marciani : La corona dei mesi
- Crisi e crisalidi : testi di autori vari
- Francesco Giannoccaro : Qualche domanda a Pierluca Cetera
- Vincenzo Mascolo : Intervista a Emmanuele Francesco Maria Emanuele
- Salvatore Francesco Lattarulo : La parola arrabbiata : poetica della crisi e premodernismo in Fabio Pusterla.
- Domenico Ribatti : Parole in crisi
- Milica Marinkovic : Interculturalità e dantismi nel Tommaseo dei Canti illirici.
- Dorella Cianci : Nazariantz , poeta d’incrocio
- Teresa Zonno : Per una cultura europea come Cultura dei Ponti.
- Isabella Di Bari : Pagine sfogliate sullo schermo : Zurlini tra Pratolini e Buzzati.
- Vito Attolini : Il passo fermato di Theo
- Raffaele Nigro : Intervista a Theodoros Angelopoulos
- Schede : a cura di D.M. Pegorari, P. Civitareale , G. Stella Elia, M. Alunni, S. Ritrovato, G. Pedicini , F. Medici, F.R. Recchia Luciani, M. Scalabrino , C. Tedeschi, D. Ribatti.
-- RIFERIMENTO : incrocionline@libero.it

INTERVENTI = LA POESIA DI NAZARIO PARDINI

ASPETTI E MOTIVI DELLA POESIA DI NAZARIO PARDINI

Io non so quale e quanta valenza artistica possano avere le migliaia di premi letterari banditi ogni anno in Italia né con quanta onestà, correttezza e competenza essi siano condotti e realizzati. So però che essi sono un’occasione di conoscenza, talvolta di frequentazione (anche se solo telefonica o più generalmente telematica), più raramente di amicizia.
È così che ho conosciuto Nazario Pardini, come uomo e come poeta. Del tutto encomiabile nell’una e nell’altra prospettiva.
L’humanitas, nel senso più ricco e profondo del termine, connota splendidamente la personalità e l’opera di questo sapido toscano, colto e gentile, generoso e ispirato; e perciò il lettore, cui non difettino cuore e sensibilità, può disporsi ad una straordinaria avventura, ad un percorso poetico intensamente emotivo, risolto in una dimensione di classica armonia e compostezza.
Già nelle prime raccolte è ben evidente quale sia per Pardini la realtà che, urgendo in lui, lo spinge irresistibilmente al canto, reclamando voce e vita propria: è la pervasiva e transeunte bellezza della vita, è la natura intesa come “bella d’erbe famiglia e d’animali”, ma soprattutto come profonda essenza vitale, è il mondo degli affetti familiari, è l’amore, è il mito della bellezza e del mondo antico. Già nelle prime raccolte Pardini mostra di possedere gli strumenti del poeta: scrive in versi liberi, ma impiega con una certa frequenza l’endecasillabo e il settenario; ricorre a rime, assonanze, consonanze, allitterazioni, metafore, iterazioni con l’intento di sottolineare, anche attraverso scarti semantici, i momenti salienti del suo canto.
E posso dire, ora che posseggo più dei tre quarti delle pubblicazioni del poeta pisano, che la sua poesia ha sempre sicura ed elevata dignità letteraria, accentuato spessore umano, capacità di penetrare nel cuore e nella mente del lettore, suscitando affetti ed emozioni.
Ma è nella splendida silloge Alla volta di Leucade (Mauro Baroni Editore, Viareggio-Lucca, 1999, pp. 126, con prefazione di Vittorio Vettori e postfazione di Floriano Romboli) che il poeta, con risoluta dolcezza, prende il lettore per mano e lo guida nel suo mondo, a sentirne l’estrema ricchezza di elementi fisici, così necessari nella sua dialettica creativa, e l’intensità dei sentimenti, la quale ben si coniuga con un nitore formale che rivela una lunga frequentazione di autori classici: greci (in particolare Omero e i lirici), latini ( soprattutto Lucrezio, Catullo, Virgilio, Orazio, gli elegiaci), francesi (tra gli altri Baudelaire, Verlaine, Rimbaud), italiani (Dante in primo luogo, poi Foscolo, Leopardi, fino a Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti, Montale).
Leucade, innanzitutto: l’isola delle bianche rocce, del salto di Saffo e della catartica soluzione degli amori impossibili. Non sono certo che qui, in qualche modo, Leucade richiami ai Dialoghi con Leucò di Pavese, come pur sostiene Vittorio Vettori nella prefazione . Mi pare piuttosto che il titolo ci riporti a un nome, Saffo, poetessa molto amata da Pardini per fatto umano e artistico, e a una condizione: il ri-acquisto della serenità, intesa come affrancamento dal turbinio delle passioni (il “gran salto” liberava -come è noto - in un modo o nell’altro dalla sofferenza d’amore); ma soprattutto il titolo ci riporta a un mondo, quello classico, paradigma di bellezza, misura, armonia. In più il bianco (λευκóς -> λευκάς -> Λευκάς -άδος, Leucade), con tutta l’area semantica che a questo colore si richiama ( chiaro, brillante, splendente, limpido, candido, sereno), allude ad un processo di purificazione e di elevazione, ad una conquista quasi metafisica di sé, cui anche un moderno sacerdos musarum non può sottrarsi; o magari a un’ideale condizione da perseguire, se non da conseguire: quella di un terso e vivo equilibrio, in cui i fili del tempo si dipanano senza sussulti per una sottesa solida filosofia che aderisce saldamente alla vita e alle cose, pur nella consapevolezza della loro precarietà. Anche le scelte lessicali, che talvolta rimandano al parlato (querci, rame, ragia, moreccio, ecc.), cospirano a realizzare questa condizione di adesione al mondo esterno nel quale e con il quale Pardini snoda il suo percorso umano e poetico.

E che ricchezza poetica, che spessore creativo in quest’opera densa e omogenea sotto il profilo dell’ispirazione! Le sezioni che la compongono (quattro: Stagioni -con la sottosezione Canti liguri -, La sera di Ulisse - Poemetti serali, Fuga da settembre, Sulle rive del Biondo e dello Xanto - Canti arcaici ) sono cementate dai temi di canto che percorrono la silloge in ogni direzione e dichiarano la vita, gli affetti e gli slanci del cuore. Ci troviamo di fronte a una poesia piena e matura, descrittiva e riflessiva, di assenze e di ritorni, di scoperte e di stupori, di ricordi e, talvolta, di rimpianti. Eppure la rievocazione non è mai fine a sé stessa: immergersi nel passato non solo consente al poeta di recuperare e rivivere esperienze e sensazioni, di aver consapevolezza del fluire delle cose, ma anche di indagare la singolarità, e quasi la fissità, dell’attimo, numero primo e realtà indivisibile della vita dell’uomo.

Inoltre, la natura. Si tratta di una presenza sostanziale e dialettica nell’intero iter creativo del poeta di Arena Metato, che ad essa fa riferimento prima e più ancora che agli esseri umani; la natura come magna mater, compagna di viaggio, presenza vitale; come vigore, misura, bellezza; come maestra, esempio, monito. Natura a cui aderire come a realtà affascinante e necessaria, non annullandosi però, non naufragandoci, ma conservando coscienza di sé e della propria umanità. Non c’è da meravigliarsi dunque che il cielo (o il mondo arboreo ) sia animato da colombi, passeri, rondini, falchi, tortore, aironi, cormorani, poiane, alcioni, usignoli, folaghe, tordi, beccacce, fringuelli, allodole, procellarie, nibbi, merli, gipeti, gabbiani, rondoni; né che i prati, i campi, i boschi esibiscano un’opulenza vegetale: pésco, alla rinfusa e a piene mani, gigli, ginestre, glicini, girasoli, biancospini, ninfee, equiseti, acacie, castagni, elci, rosmarino, mirto, timo, corbezzoli, ginepri, fichi, limoni, faggi, crescione, cipressi, pioppi, querce, peri, betulle... Vale la pena di fermarsi qui. Ma queste occorrenze naturalistiche non hanno assolutamente nulla di gratuito o scontato, perché ogni animale, ogni essenza arborea, arbustale o erbacea è, nella poesia di Pardini, strettamente funzionale al singolo momento creativo o ne è addirittura sostanza e fondamento; ed anche perché qui la natura è segno e metafora della vita nei suoi vari aspetti e sviluppi; e provoca (al)la poesia.

Ma torniamo a Leucade, alla luminosità del sogno, alla dimora dello spirito, all’avvincente grazia e nitidezza del mondo classico rivissuto dal poeta con grande acutezza, padronanza e personalità, se convoca e coinvolge nel canto i grandi poeti dell’antichità, se dà loro voce per esprimersi, se affianca ad essi i classici moderni, se degli uni e degli altri recupera forme, stilemi, spunti, provocazioni poetiche insomma, per dare vita a testi squisitamente suoi, a versi che scuotono l’animo e comunicano sensazioni irripetibili. Con in più un pizzico di malinconia, soprattutto nella sezione Fuga da settembre, dove la poesia eponima (e finale) rappresenta, in linea con le altre, la triste dolcezza di questo mese tanto caro al poeta, forse perché racchiude i significati dell’autunno, di ogni autunno che -è opportuno ricordarlo- è anche la stagione della pienezza e della maturità.
Eppure a me pare che soffermarsi solo su qualche lirica farebbe torto all’intera silloge. Alla volta di Leucade è tutta interessante, appassiona e avvince in quanto prodotto letterario di assoluto rispetto e testimonianza di voce poetica sicura e verace, polimorfa e vibratile, essenziale e sofferta. Che è quella di Nazario Pardini.
PASQUALE BALESTRIERE

domenica 9 settembre 2012

POESIA = IVAN POZZONI

COCKTAIL MOLOTOV

«Riempire una bottiglia di benzina»
[Mi nutro di vita]
«Avvolgere uno straccio attorno al collo della bottiglia»
[Penso ad una soluzione]
«Bagnare di benzina lo straccio»
[Chiamo: nessuna risposta]
«Accendere l’innesco»
[L’animo indignato si infiamma]
«Spaccare la bottiglia tra le mani»
[La morte dell’artigianato]

Le istruzioni, viviamo ormai senza cartine, sono impresse a sangue
negli ostraka ateniesi, o su vasi dozzinali etruschi,
sui muri dei bordelli di Pompei, o negli intonaci delle celle di esicasti bizantini,
sulle lettere di cambio dei mercanti veneziani, o nelle trincee della Grande Guerra,
tramandandosi / tramandandoci di era in era, di millennio in millennio,
dai cantastorie aedici ai contastorie cibernetici,
e continuano a ustionar l’(in)umano, comburente e combustibile allo stesso tempo,
consumandolo nelle fiamme dell’incendio, inesauribile, dell’arte,
che brucia, spegnendoti, senza mai spegnersi.
*

I MIEI VERSI HANNO TITOLI DIFFICILI

La dimensione narcisistica dell’ego
spiazza ogni tentativo di scendere in piazza
schizza ogni abbozzo di mistico schizzo
condannando l’artista all’impiego,
salario fisso, a far da torcia, lungo la via Salaria
votandosi a mendicare voti, di casa editrice
in rivista, insinua la mania di esaurire un’inusitata collezione
di bollini di presenza da incollare a una tessera annonaria.

Il maestro A consiglia maggiore stringatezza,
il maestro B non teme vincoli d’estensione
il maestro C inneggia a maggior levigatezza
il maestro D chiede abrasione,
e, in mezzo, l’autore junior a barattare illibatezza
contro un warholiano quarto d’ora d’attenzione.

Scrivi sulle città in fiamme,
no, canta della società annacquata,
oh, infiamma di sesso i versi,
ehi, versati acqua nelle mutande,
metti su fogli bianchi A4
il contrario di ciò che ti chiedono i critici
o una critica di ciò che ti chiedono i contrari,
accetta l’omaggio di tutti, tutti sono maestri di tutto.

Tu resta, a vita, l’allievo d’un sogno distrutto.
*

L’IMPICCATO

Quando ti è venuta a mancar l’aria,
strozzato da bollette, fatture, decreti ingiuntivi,
dalla recessione, creata ad arte, da un capitalismo mobile
interessato a mandare a fondo nazioni intere
con la celerità inafferrabile dei movimenti informatici in rete,
e ogni banca, sempre disposta a mendicare aiuti,
ti ha rifiutato l’elemosina di un sostegno,
e ogni strozzino, sempre disposto a conceder credito alla fame d’aria,
ha rassegnato le sue dimissioni,
e ogni ufficiale giudiziario, distratto dal sogno di diventar docente
di diritto romano in Università Statale,
ha disseminato di sigilli i tuoi incubi,
e ogni amico, assillato dal terrore di raggiungerti
nella zona rossa della cartografia dell’inferno,
ha rinunciato a dare ascolto ai tuoi noiosi rammarichi,
e ogni senso della vita ha deragliato dai soliti binari,
boicottato da bollette, fatture, decreti ingiuntivi,
trovasti come rimedio, contro strangolamento finanziario,
l’ultimo respiro d’impiccarti a un albero.
*
IVAN POZZONI
*

Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell’Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico; collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2012 sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi, Androgini, Mostri, Galata morente e Carmina non dant damen con Limina mentis, Lame da rasoi, con Joker; tra 2009 e 2012 ha curato le antologie poetiche Retroguardie (Limina mentis), Demokratika, (Limina mentis), Tutti tranne te! (Limina mentis), Frammenti ossei (Limina mentis) e Labyrinthi (Limina mentis); nel 2010 ha curato la raccolta interattiva Triumvirati (Limina Mentis). Tra 2008 e 2012 ha curato i volumi: Grecità marginale e nascita della cultura occidentale (Limina mentis), Cent’anni di Giovanni Vailati (Limina mentis), I Milesii (Limina mentis), Voci dall’Ottocento I II e III (Limina mentis), Benedetto Croce (Limina mentis), Voci dal Novecento I II III e IV (Limina mentis), Voci di filosofi italiani del Novecento (IF Press), La fortuna della Schola Pythagorica (Limina mentis), Pragmata. Per una ricostruzione storiografica dei Pragmatismi (IF Press) ), Le varietà dei Pragmatismi (Limina Mentis) e Elementi eleatici (Limina Mentis); tra 2009 e 2012 sono usciti i suoi: Il pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni (IF Press), L’ontologia civica di Eraclito d’Efeso (Limina Mentis) e Grecità marginale e suggestioni etico/giuridiche: i Presocratici (IF Press). È direttore culturale della Limina Mentis Editore; è direttore de L’arrivista - Quaderni democratici.

sabato 8 settembre 2012

POESIA = LUCIANO NOTA

E' QUESTO NOSTRO ANDARE

E' questo nostro andare
menti ocra e mani rosa
sbozzati da intonaci fluenti
in mezzo litro di ginocchi.
Notti dopo notti
vedremo crescere le coppe
daremo acqua ai Dioscuri.
Ma se il tatto e le parole
i fatti e le correnti
ci vedranno ancora incerti
cercheremo nel non detto
nel non fatto
il getto intero.
*
PRIMA

Verrai a trovarmi lì
non per riconoscenza
ma per tenue ricordo.
Sono stato un cliente mobile.
Di fiumi ne ho visti
ne ho gustate di piaghe.
Ti chiedo di pesarmi
odorarmi almeno
sul punto di lasciarmi.
Poggiarmi su un flutto
laddove ho mancato tutto
prima.
*
LA NOCE

Qui si sente calore.
Il buio non ha voce.
La noce voltola
giunge ai piedi
di un tavolo giallo
al cui centro s'incrociano alluci.
Qui si sente odore
di monili sottili.
Lo spazio di un ardore.
La noce rivoltola
svolta a destra
si consuma
fissa arguta la stanza.
Muore al centro di un armadio
al cui lato s'infiamma la danza.
*
LUCIANO NOTA
*
Luciano Nota è nato ad Accettura in provincia di Matera. E' laureato in Pedagogia ad indirizzo psicologico e in Lettere Moderne. Vive e lavora a Pordenone svolgendo l'attività di Educatore. Ha pubblicato: "Intestatario di assenze" (Campanotto 2008), "Sopra la terra nera" (Campanotto 2010), "Tra cielo e volto"(Edizioni del Leone 2012, prefazione di Paolo Ruffilli, postfazione di Giovanni Caserta). Sue prime poesie sono state pubblicate su varie riviste letterarie e in diverse antologie: "Solo buchi in un barattolo" (Ibiskos- Ulivieri 2011, a cura di Aldo Forbice), "Poesie del nuovo millennio" (Aletti 2011), "Arbor poetica" (LietoColle 2011), "Dedicato a...Poesie per ricordare" (Aletti 2011), "Parole in fuga" (Aletti 2011), "Tra un fiore colto e l'altro donato" (Aletti 2012), "Agenda 2012" (Ibiskos-Ulivieri). Nella trasmissione di Rai RadioUno Zapping a cura di Aldo Forbice sono state ospitate molte sue liriche. E' presente sul blog di Poesia Rainews24 a cura di Luigia Sorrentino, sul blog di Nazario Pardini "Alla volta di Leucade", 2 poesie sul blog di RaiRadioTre. Una sua lirica è stata ospitata nella trasmissione "L'uomo della notte" sezione "Poetando" condotta da Maurizio Costanzo