venerdì 30 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = SUD, I POETI

"SUD , i poeti" -- Ed. Macabor 2018 - pagg.220 - € 20,00
A cura di Bonifacio Vincenzi esce in questi giorni il secondo volume della meravigliosa collana "SUD , i poeti" che si preannuncia ricca di ben venti tomi , dedicati alla poesia del meridione- Un lavoro di ricerca e di scavo , di impegno e di precisione , che rende giustizia alla storia della letteratura italiana contemporanea . Il primo volume è stato dedicato ad Antonio Spagnuolo . Il presente ci offre la poesia di Domenico Cara tra "metamorfosi e labirinti" - Dopo la ricca bibliografia si alternano gli interventi critici di Gabriella Colletti, Gualtiero De Santi , Flavio Ermini , Marcela Filippi Plaza, Vincenzo GUarracino , Massimo Pamio , Gianni Mazei , Antonio Scatamacchia , Francesca Serragnoli , Claudia Manuela Turco.Un nutrita "Antologia poetica" offre una scelta da alcuni volumi editi in precedenza e tre poesie inedite - Questo elegante volume si completa con il ricordo di autori scomparsi negli interventi di numerosi autori : Pasquale Pinto (Silvano Trevisani) ,Rocco Antonio Messina (Bonifacio Vincenzi), Beppe Salvia (Marta Celio) , Ottaviano Giannangeli ( Andrea Giampietro) , Gilda Trisolini ( Gianni Mazzei) . Infine la presenza di alcuni giovani : Saverio Bafaro nell'intervento di Francesco Martillotto , Annamaria Ferramosca nell'intervento di Ivano Mugnaini , Vincenzo Frungillo nell'intervento di Laura di Corcia , Franco Araniti nell'intervento di Pierluigi Pedretti , Giacomo Leronni nell'interveno di Antonio Spagnuolo. Chiude il lavoro una puntuale rubrica di notizie sugli autori presenti.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 29 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO RONDI

Mario Rondi : “ Il cartiglio del vento” – Ed. Fermenti – 2018 – pagg. 178 - € 17,50
Il rapporto tra il canto che consuma fiato per suggerire illusioni, che rimanda frequentemente al dettaglio, e la solida posizione della irriducibilità del sussurrare, per rincorrere il ritmo, si coniuga in queste pagine , ove la ripetizione affannosa e continua della rima riesce a suggellare figure a sillogismi , pensieri a prospettive , narrazioni a folgorazioni.
Mario Rondi non è nuovo per questo tipo personalissimo di scrittura e tutti i sui testi hanno la struttura sistematica dell’endecasillabo in rime sigillate , senza timore.
Non stanca l’apertura ad una strana musicalità che sembra giocare tra i versi per accompagnare il lettore attraverso passaggi segreti o improvvisamente esplosivi , attraverso una simatica levitazione di parole o di dimensioni esistenziali .
Egli rincorre speranze di riverberi , brume di paesaggi assonnati , ritornelli allo spicchio di luna , le tenere parole truffaldine , il frammento dei sogni nel taglio della luce , e si illude di “trovarsi il fringuello canterino/ che vola di palo in frasca, smarrito”.
Poeta che cerca un’operazione di spoglio nella frequentazione continua e approfondita del rigo che risponda ad una ricerca equilibrata del carteggio poetico.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = FRANCA DONA'

"Il pianto dei violini"

Sul terreno disfatto
gli alberi urlano la morte
divelti, falciati, strappati dal vento
viscere di fango e radici.
Scheletri incolori
sparsi tra le note dei violini
perse le foglie rosse dal sapore d’acero.
Usciranno dal camino
come ad Auschwitz
e allora qualcuno sentirà
ancora Stradivari sopra i monti.
*

"Oltre i confini delle nuvole"

Quante volte ancora giocheremo - noi -
che del gioco abbiamo perso il tempo
non il senso o l’aspettativa del sogno?
Quante stelle vedremo frantumarsi
sui cigli consumati, sulle rive ormai deserte
tra cocci di bottiglie e messaggi naufragati
noi, che mentiamo anche a noi stessi
per non perdere il vizio della vita?
Toccherà chiudere gli occhi - forte -
per vedere oltre i confini delle nuvole
comprendere il perchè dei nostri passi
conoscere cos’è che tiene in pugno il mistero dei destini,
credere al miracolo della nostra imperfezione, e non morirne
*

"Io sono mia"

Ne ho viste tante sai
di donne senza volto
la luce spenta dentro agli occhi
il seme nelle carni, di paura.
Le ho viste sfigurate in viso
accoltellate, carne da macello
le ho viste calpestate, arse vive
violentate, deturpate, vilipese
e tutto in nome dell’amore.
Ti prego non amarmi
di questo amore insano
di questa che tu chiami malattia.
Non fingere carezze con le dita
le stesse che si chiudono sul collo
non soffocarmi mai di gelosia
non impedirmi di essere me stessa.
Ti prego, non amarmi
io sono mia.
*
FRANCA DONA'
*
Franca Donà nasce a Cigliano (Vercelli) il 3/06/1957 dove attualmente vive, opera nell’ambito della psichiatria riabilitativa. Esordisce sul web con il nickname di astrofelia. Le sue opere sono presenti in molte antologie letterarie e collabora, come autrice, con blog letterari e associazioni culturali. Di recente data la sua partecipazione ai premi letterari, in cui consegue svariati riconoscimenti: due volte I°classificata al Premio Internazionale di Poesia “Dal Tirreno allo Jonio”, ancora vincitrice al Premio Nazionale “Golfo dei Poeti” a La Spezia, quindi a Roma, Porto Recanati, a Bari e in varie città italiane. Nel 2015 è “Autore dell’Anno” a Torino, e pubblica la sua prima raccolta dal titolo “E non mi basta il cielo” con Edizioni Santoro. “Fil Rouge” è la sua nuova raccolta, neonata creatura insieme a Kanaga Edizioni.


mercoledì 28 novembre 2018

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia e il libro di poesia"

(a Sylvia Plath)

Scrive con vaga grafia, Alessia,
nell’aria disadorna senza fiato,
inchiostro rosapesca come l’estate
o l’inoltrata primavera.
Scatta il volo di un gabbiano
e trasale Alessia azzurrovestita
nell’aria vegetale della consecutiva
attesa. Sulla scrivania I fiori del male,
sua lezione per la vita e la
scrittura accade dalle mani affilate
come un attimo disadorno
come un bagliore Alessia
alla trentesima poesia
del suo libro per la vita,
pioggia a cadere esteriore
sulle cose senza tempo in segno
di vittoria. A destra il mare
a sinistra una nube bluastra
gioca a farsi ragazza o cavallo.
Epifanie del nulla, a poco a poco
tutto si ricompone, ecco lo squillo
del telefono, la voce di Giovanni.

È il 1984 attesa sgretolata ecco
il primo appuntamento
ci sono il parco, la panchina e le labbra
da baciare.
*
Raffaele Piazza

martedì 27 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = KETTI MARTINO

Ketti Martino : “Il ramo più preciso del tempo” – Ed. Oèdipus – 2018 – pagg. 96 - € 12,00 –
“ascoltare il fermento dei crepacci” suggerisce in un verso la poetessa , quasi un invito a scandagliare silenziosamente nel profondo del nostro subconscio per ritrovare quelle ondulazioni che comprimono il pensiero ed esplodono improvvise tra l’illusione e la sorpresa . La natura del personaggio che cerca di portare alla luce la radice pulsionale di una confessione involontaria si evidenzia nel dettaglio del simbolo , nel ritaglio della parola , che attraverso il gioco multicolorato del verso ricama una pagina preziosamente armonizzata.
L’originalità di questa scrittura consiste nel proporre dei testi variamente realizzati sia nel contenuto , che si dipana in perfetta consonanza con il quotidiano , nel ritmo di strade , voci , onde temperate delle ciglia , tra le mura di casa , o nell’umido squarcio della pioggia , sia nella forma , che gioca elegantemente e sobriamente dall’endecasillabo al verso breve , o brevissimo , capace di folgorare la lettura per sospendere un’attesa o un’immagine.
Tre le sezioni del libro : “Liturgia della casa” , “Rotazioni” , “ Distanze” , ed ognuna con una particolare consistenza che le rende al momento stesso ben distinte fra loro , ma in contemporanea ben articolate alla radice , perché il linguaggio è continuamente in perfetta consonanza con il tema che si propone, dal nido che accoglie alle articolazioni del tempo “nel rigore dei giorni” , dalla “febbre che fonde / negli avanzi e dice che l’azzurro è ubriacatura avara” , al “travaso di sassi sulle spalle / nel gesto perfetto del commiato/ nel gesto che noi dobbiamo decifrare.”
Ketti Martino assiste con sospensione alle stagioni che evocano magiche atmosfere e tenta con successo di sostituire il mondo reale con le metamorfosi colorate dell’inconscio , il quale riesce a porre fuori dalla nebbia le insistenze del sogno , le incredulità della fantasia , le astrazioni delle intemperie , per “essere causale narrazione / senza condanne , senza ribellione./ Essere congedo / riuscire a roteare/ guardare ovunque”.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 25 novembre 2018

POESIA = VILLA DOMINICA BALBINOT

SOTTO L’ETERNA SIEPE VERDE

…Sotto l’eterna siepe verde
la notte era molto tranquilla
linda e senza vita
nel sole occiduo:
sul nudo pendio
anche le rovine sembravano
naturali- innocue-…

Ma nessun luogo era invulnerabile;
oh tutte tutte quelle linee dure de l’Innominabile
sulla carne ferita
con le sue violacee ombre
– quelle accumulate agonie
[E quei giudizi accidentali,
ne le casuali uccisioni,
– le stragi piccole,
il lungo inutile squarcio]
Ora la luna sorgeva
sui vecchi campi – e le case sfregiate-
e il ragazzo giaceva tranquillo
tra i piccoli fiori silvestri rossi e violacei:
era molto pallido come fosse morto da sempre.
( E c’era una luce mista di blu secreti
– e di lillà–
sulla innominata acqua scura,
-e quell’abbandonato flutto
sulle tristi ossa di tutti gli annegati..)

30 luglio 2017
*
COME UNA ESTINZIONE PICCOLA

Sulla linea netta delle colline
-nella quiete dei grandi spazi-
(con sulle sponde le radici immerse dei cipressi)
vi era come una organica disperazione
piena di significato,
una purpurea onda...

Da tutti quegli alberi
grondanti e nudi
(dai coloriti sclerotici)
fluiva
irrorando e allucinando molle
un qualcosa di secreto e suppurante
- porporino e crudele
come una estinzione piccola,
quella inconsistenza
(E nei termini del proprio esaudimento.)

16 settembre 2018
*
VILLA DOMINICA BALBINOT

sabato 24 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = EDITH DZIEDUSZYCKA

Edith Dzieduszycka – “…così con due gambe…”-- Genesi – Torino – 2018 – pag. 135 - € 14,00

Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di racconti e un romanzo.
La considerazione preliminare per entrare nel microcosmo del libro di poesia di Edith Dzieduszycka che prendiamo in considerazione in questa sede, volume non scandito, che per ognuno dei componimenti presenta una graziosa e intonata illustrazione di Paola Mazzetti, è sottesa proprio al suo titolo che non è casuale ma che è espressione dell’acuta coscienza letteraria dell’autrice.
Infatti, attraverso le poesie e i disegni con esse interagenti, la poeta crea una ironica e realistica galleria di tipi di figure maschili e femminili e l’essere umano è fornito di due gambe.
Espressione della quotidianità del nostro frenetico postmoderno occidentale i personaggi messi in scena dalla Dzieduszycka vivono un caleidoscopio di situazioni, di emozioni, sentimenti e aspirazioni tipici dell’era di internet, della TV, dell’e-mail, dell’SMS, ecc.
Con acume psicologico la poetessa dimostra di conoscere bene le pulsioni delle persone adulte nel bene e nel male e le loro sensibilità e penetra nell’ambito delle più svariate situazioni del mistero della vita.
Tutti i componimenti sono privi di titolo e sono strutturati ognuno in quattro quartine libere elemento che dà un senso d’armonia all’opera nel suo insieme.
Ci sono chiarezza e nitore nello stile della poetessa che ha qualcosa di narrativo e affabulante nel tratteggiare le sue creature con leggerezza e nello stesso tempo icasticità, con versi brevi, scattanti, luminosi e precisi.
I versi sono raffinati e ben cesellati sottesi ad una fantasia creativa spontanea e inesauribile nel puntare Edith la sua cinepresa sulla realtà nelle sue più svariate contingenze.
Il libro presenta un’acuta e puntuale prefazione di Lorenza Mazzetti e uno scritto di Sandro Gros-Piero sul risvolto di copertina esauriente e ricco di acribia.
Un’ironia serpeggiante connota tutti i lavori della poetessa e per l’interazione dinamica dei due livelli espressivi della letteratura e dell’arte figurativa il volume potrebbe essere considerato un ipertesto.
La vena introspettiva si amplifica in componimenti come quello in cui è detta con urgenza una figura indefinita che braccava il sapere e alla quale piaceva imparare, poesia dell’interiorità.
In più casi nelle composizioni emergono attori che compiono azioni e questo elemento accentua la sensazione di narratività di cui si diceva che pervade l’opera in toto.
Tra le descrizioni più svariate, da quella della donna depressa che trova gioia solo nel mangiare cioccolata a quella dell’avvenente e avveduta segretaria che denuncia il capufficio per il mobbing subito, da quella dell’eterea pattinatrice che sul ghiaccio scivolava al suono di una musica soave e dolce a quella del maschio narcisista che passava ore davanti allo specchio a rimirarsi, da quella di colui che trascorreva il tempo contando le sue monete e diceva di non essere avaro a quella della donna perseguitata dalla fisima dell’obesità che si pesava più volte al giorno, un catalogo di tipologie realizza con intelligenza l’autrice, figure nelle quali per qualche verso potremmo tutti identificarci.
*
Raffaele Piazza

POESIA = CHIARA DOMENICONI

“TALLONE D’ACHILLE”

Purtroppo so dove farti male e tu sai dove far male a me.
Il bello di conoscersi è un’arma a doppio taglio,
se sbaglio….se sbagli…
Inutili consigli, considerazioni,
quando la testa va fuori non si controllano né emozioni né azioni.
Si diventa cattivi e coglioni, discussioni…
Pentimenti a posteriori.
Pensiamoci prima, che dall’alba al tramonto,
è un attimo quel che conto.
*
“VERSO CAPOVOLTO”

Verso capovolto, come un risvolto,
come una barca in mezzo a un porto,
uomo a bordo,
il mare è un’autostrada senza corsie,
i porti sono caselli senza vie,
gli scogli sono incidenti senza polizie,
le secche sono come le gole di pescatori dopo una giornata al sole.
Mare che fa sognare,
mare che fa mangiare,
mare che fa soffrire.
Mare amaro, ma è un verso capovolto.
*
CHIARA DOMENICONI
*
Chiara Domeniconi è nata il 27/11/72, diplomata al liceo classico, libera professionista nel campo immobiliare, ha già partecipato a qualche concorso poetico ottenendo ottime recensioni....

venerdì 23 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA PIA QUINTAVALLA

Maria Pia Quintavalla : “Quinta vez” – ed. Stampa – 2018 – pagg. 96 - € 13,00
La profondità psichica di penetrazione, con l’uso particolarmente equilibrato del simbolo, coniuga una tensione tutta da scoprire , fra le pagine che riescono a svelare la scelta della rielaborazione del subconscio. I profili si stagliano con delicata precisione , per quelle incisioni che la parola poetica riesce a ricamare tra le semplici dissolvenze della memoria ed il chiaro incanto del sogno , quasi un rincorrere le segrete fulminazioni del ritorno . Nella prima sezione del libro , dedicata ai non nati , con il titolo “Pre-natale”, Maria Pia Quintavalla ferma la sua scrittura in pagine che sono in effetti prosa poetica , con un equilibrio di dizione offerto dalla tradizione ed immerso nella precisione musicale del contemporaneo . Un colloquio che penetra nella percezione , senza mai smarrire il raggiungimento della realtà memorialista , cauta nel dire e precisa nel ricordare. E’il personaggio di “China” che ricompare , in un percorso lineare che la riprende nella sua sottigliezza , nella sua cadenza in tocchi ritmici , nelle sue apparizioni luminose.
La seconda e terza sezione “Mater” e “Mater II” hanno il tremito che la poetessa riconosce , assecondando il respiro ed il sussurro degli infingimenti che il riflesso propone. “Due sono una” è il titolo della prima poesia , che cerca di aprire l’orizzonte che le mani dolcemente sfiorano: “Lei non ascolta, se cammina non ti vede più/ sei tu alle spalle, la conosci/ dal silenzio dei passi, lei non corre/ più accanto alla tua vita ma davanti,/ la sospinge e spinge via…” – Ella rievoca il fragile distacco madre figlia e nel mito del silenzio cerca di incidere le frasi che allontanino l’agguato della follia e della disperazione .
“Quinta vez, o del ritrovamento” è , come la poetessa dichiara , breve allegoria della seconda vita di “China” , qui madre fanciulla , risorta in terra di Castiglia , in una storia che continua la biografia precedente, presente in “China” del 2010 , ne è una metamorfosi .
Chiude il volume un atto unico : “Le sorelle” , per un incontro serale nel giardino silenzioso di S. Ulrich , tra il verde degli alberi in penombra, una panchina verniciata da poco , un ragazzo rumeno sdraiato all’umido del viale. Un dibattito che ha l’ansia ed il vortice delle parole, quasi una sfida che penetra nel buio e gioca nei misteri della femminilità.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = MASSIMILIANO CICORIA


"Sospeso"

Sospeso fluttuante
trabocco di
sale e
puro
spazio sotto la roccia del Cetus, di
pura
materia, di
fichi zuccherosi, di liquirizia e di
te, arabesca acqua
marina.
In
lontananza si
cerca
ciò che è
vicino.
*

" La falena"

Il
paesaggio era
composito. Il lume
custodiva la
luce e la falena accese il
lume (come
Prometeo) e
dispiegò le
ali di
pergamena. Disse
di z i t t i r e: qualcosa di
eclatante
sarebbe accaduto, sarebbero
passate
di là anche le
formiche e
forse
la
mosca entrata per
rinfrescarsi. Nella
casa assegnò i
nomi alle
cose (quasi
fossero sue): vide
il
mestolo e le parve un
pensiero
poetico; gli
occhiali e tutto fu veramente
vero. Poi
si alzò una
montagna; una montagna vide alzarsi. La
montagna sbuffò, tre
volte
sbuffò, sbiascicando nulladinuovoancheoggi e
spense la
luce, spense
l’e c l a t a n t e.
*
MASSIMILIANO CICORIA
*

Massimiliano Cicoria nasce a Napoli il 25 aprile 1975.
Dopo gli studi classici, si laurea in giurisprudenza e continua a frequentare l’Università dove consegue il Dottorato di Ricerca e riceve la nomina a Cultore della materia e la Docenza di attività didattica integrativa.
Recensisce sentenze su riviste del settore e scrive articoli su tematiche metagiuridiche tra le quali la capacità giuridica, la persona, il corpo, l’oblio e il dono.
Nel 2018 viene pubblicata la sua prima raccolta di poesie intitolata ‘quarantatrè’ (Editore “la compagnia dei trovatori”)

giovedì 22 novembre 2018

RIVISTA = NUOVO CONTRAPPUNTO

NUOVO CONTRAPPUNTO - anno XXVII - N° 3 - luglio - settembre 2018
Sommario
Ricordo di Silvano Demarchi
Elio Andriuoli : Marina Cvetaeva , Corradino di Svevia
Guido Zavanone : Riflessioni , Messaggio
Corrado Calabrò : Amazzone , Luna blu , Senza parole , S'alzano prima
Manrico Murzi : Di porto in porto , Il mio tempio , Qualcosa c'è
Francesco Patrone : Seduti in riva
Recensioni a cura di Elio Andriuoli , Davide Puccini , Lucilla Lijoi
Operagrafica di Francesca Lorenzi -
*

mercoledì 21 novembre 2018

POESIA = RAFFAELE PIAZZA -



"Alessia e il libro di poesia"

(a Sylvia Plath)

Scrive con vaga grafia, Alessia,
nell’aria disadorna senza fiato,
inchiostro rosapesca come l’estate
o l’inoltrata primavera.
Scatta il volo di un gabbiano
e trasale Alessia azzurrovestita
nell’aria vegetale della consecutiva
attesa. Sulla scrivania I fiori del male,
sua lezione per la vita e la
scrittura accade dalle mani affilate
come un attimo disadorno
come un bagliore Alessia
alla trentesima poesia
del suo libro per la vita,
pioggia a cadere esteriore
sulle cose senza tempo in segno
di vittoria. A destra il mare
a sinistra una nube bluastra
gioca a farsi ragazza o cavallo.
Epifanie del nulla, a poco a poco
tutto si ricompone, ecco lo squillo
del telefono, la voce di Giovanni.

È il 1984 attesa sgretolata ecco
il primo appuntamento
ci sono il parco, la panchina e le labbra
da baciare.
*


"Alessia ha voglia"

Ha voglia di fare l’amore
Alessia ragazza (sedici anni
contati come semi nel letto
del risveglio). Si apre della
cameretta – porto la porta
e lui entra e Alessia è nuda
a parte il nero delle calze
autoreggenti sottesa a dell’
anima magica il desiderio.
Bacio ardente tra i fidanzati
e poi lui entra in lei a sciogliersi
di piacere – gioia Alessia
nell’afrore del corpo – fiore.
Stellata Alessia dal fresco
di finestra nella fisica gioia
della parola Amore.
*

"Alessia tesse la tela della vita"

Sottesa alla pervicace azzurrità
di fine novembre Alessia tesse
la tela della vita (amore, scuola,
lavoro, viaggi) e sta infinitamente
ragazza Alessia in quell’agglutinarsi
a del mare della domenica le acque.
Giorno bello e il sole fa capolino
tra le nuvole a tessere messaggi
di vittoria per Alessia rosa – vestita
nella conca di tramonto nell’emozione
dello squillo del telefonino
rosso come l’amore. E si accende
Alessia in sincronicità con di lui
la prima parola (amore).
Poi occhi negli occhi prima del letto.
*

"Alessia sceglie"

Ha ricevuto per uscire
due inviti ragazza Alessia
dal biondo e dal bruno
Mario e Giovanni per la
festa in maschera.
E Alessia ha scelto il bruno
nell’emozionarsi e nello
sciogliersi per la sua voce
nel telefono della vita
dopo aver detto pronto.
Sicura perché al cuore
non si comanda anche
se Mario è bello e ricco.
Di Giovanni figlio di operaio
cassaintegrato e barista
è innamorata Alessia
e con i sentimenti leale
con sé stessa anche se
i soldi piacciono ad Alessia.
Bussa il citofono e vanno
a piedi alla festa perché
è rotto il motorino
di Giovanni.
*


"Alessia e il Parco Virgiliano chiuso"

Sono caduti alberi al Parco
Virgiliano sottesi alla forza
di natura e per raggiungerlo
per Alessia è chiusa la via
per l’auto da guidare come
una donna (sedici anni contati
come semi). Con un rigo del
pensiero Alessia entra nel
Parco con il ricordo e lo
rivive e rivisita nella sua
cameretta che già fu un porto.
Cammina tra le piante
nello spessore asettico
e respira l’aria di farfalle
come di Alessia il sorriso
sotteso a redenzione ad ogni passo.
*
Raffaele Piazza

lunedì 19 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = UMBERTO PIERSANTI

Umberto Piersanti – "Tra alberi e vicende" -- "Poesie 1967-1990" – Archinto – 2017 - pag. 321 - € 14,00

Umberto Piersanti nasce ad Urbino nel 1941. Qui vive e lavora insegnando Sociologia della Letteratura all’Università; Piersanti è uno dei poeti italiani più affermati e si è imposto alla critica con la trilogia, pubblicata nella collana bianca einaudiana, composta da I luoghi persi (1994), Nel tempo che precede (2002), e L’albero delle nebbie (2009). Il volume che prendiamo in considerazione in questa sede, raccoglie i primi cinque libri di poesia di Umberto Piersanti: si tratta di raccolte che percorrono l’infanzia e l’adolescenza del poeta. In queste raccolte la dimensione urbinate, per lo più ambientata nella campagna rinascimentale, richiama una matrice intessuta di ricordi e un’eredità che proviene dall’età dell’infanzia, perfino del tempo primo della nascita, e recupera quella tradizione umanistica, dell’arte figurativa di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Raffaello, fonte di alimentazione per un grande poeta naturalistico, il maggiore del secondo Novecento, dopo Attilio Bertolucci. Soprattutto si sente l’influenza di Raffaello nel cercare quell’armonia totale con il mondo, un bisogno di misura e di equilibrio e di bellezza rintracciabile nelle colline prospicienti l’Appennino. Rispetto alle tre raccolte della suddetta trilogia einaudiana, nella quale l’autore trova una dimensione autentica di maturità espressiva, nelle cinque raccolte giovanili, racchiuse in questo volume, Piersanti si esprime con una forma più acerba e meno compiuta, seppure alta, che racchiude, in stato embrionale, quello che sarà lo sviluppo successivo della sua opera a partire da I luoghi persi: quello che è una costante, nella poesia di Piersanti è il tema della descrizione del paesaggio, della natura dei suoi luoghi natali, una natura interiorizzata e amata dal poeta, natura che fa da sfondo al paesaggio dell’anima, in una descrizione minuziosa di elementi vegetali e specie animali. È tutta una fitta rete di tasselli naturali, quella di cui parla Piersanti nel suo libro unico, così si potrebbe definire l’opera omnia del nostro, secondo il comune denominatore della natura, che è il filo rosso che lega tutta la produzione di Piersanti. Umberto Piersanti ha dimostrato, a partire dal 1967, anno di uscita della sua prima raccolta La breve stagione, una forza demiurgica legata alla terra, la sua terra. Così da rendere universali gli altipiani a Sud di Urbino, le Cesane, patria elettiva, luogo privilegiato di un canto lirico mitopoietico e mitografico. Perché questi luoghi sono attraversati da una storia personale e quindi seguono un percorso proprio. La componente anacronistica dei versi si collega al valore salvifico già presente nel suono e nella pronuncia de I luoghi persi, che consacrò il poeta ad un pubblico più vasto, raccolta edita nel 1994. e ad una critica che fino a quel momento non aveva allora trascurato il valore della sua produzione, anzi ne colse già in parte l’originalità nel proseguire una poetica della tradizione, senz’altro la più incisiva del secondo Novecento italiano. Tanto che si possono individuare similitudini oggi più che mai con l’opera di Attilio Bertolucci, pur con qualche distinguo. In Piersanti figura anche una dimensione fantastica e visionaria, mentre Bertolucci è sempre concreto e preciso. È probabilmente Giovanni Pascoli il poeta al quale riallacciarsi con più nettezza per una dotazione di mistero che non è di certo esente nei versi di Piersanti. Tanto è vero che nel libro Il canto magnanimo, a cura di Roberto Galaverni e Massimo Raffaeli, nel colloquio con i due critici, il poeta afferma perentoriamente: - “Pascoli mi ha insegnato a guardare tra le foglie, per cui posso vedere che c’è un frammento di legno che galleggia in un piccolo lago, che si è formato dentro un tronco, notare lo Scotano rosso e l’uccello che ci si muove dentro. Ho sempre bisogno anche io di nominare i vari tipi di erbe e di piante.

Ma non potrebbero essere ravvisati accostamenti con la vocazione a cogliere il senso di finitudine umana e l’energia di un piccolo spazio totalizzante di Cesare Pavese, così come il rapporto assoluto con la campagna senese e fiorentina di Mario Luzi, che assomiglia a quella di Piersanti: un paesaggio che spinge a ricreare una sorta di predilezione per quell’”altrove” che rifluisce nel tempo. Si notano meno similitudini con Andrea Zanzotto, che rimane un grande poeta tellurico nel sottosuolo della lingua stessa e c’è da notare che in Zanzotto c’è anche il tema ecologico. Il canto della poesia lirica è possibile, e lo è ancora in questo terzo Millennio che segue un secondo Novecento, convulso, dove si sono alternati il grande stile e l’avanguardia, stelle polari di una disputa alla quale Umberto Piersanti ha contrapposto anche isolatamente, una resistenza fatta di vicende esistenziali, di tempi e luoghi insuperati. Questa è anche la ragione di un’ulteriore testimonianza centrale nella distinzione e pienezza di visione del luogo residenziale inteso come postazione universale. Va detto che, se Piersanti è da intendere come un poeta naturalistico, è riduttivo limitarsi ad inquadrarlo esclusivamente come tale, senza aggiunta di altre peculiarità di una matrice che soprattutto si è delineata in qualità progressiva a partire da Il tempo differente, seconda raccolta in ordine cronologico, uscita nel 1974. Le altre raccolte incluse in questo volume sono La breve stagione (1967), L’urlo della mente (1977), Nascere nel ’40 (1981) e Passaggio di sequenza (1986). Si snoda, dunque, attraverso un lungo iter, la produzione di Umberto Piersanti, che si rivela un esercizio di conoscenza del poeta, una conoscenza di sé stesso, in rapporto con la natura dei suoi amati luoghi.

Raffaele Piazza

sabato 17 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI =FRANCO CIARELLI

Franco Ciarelli : “La danza delle gru della Manciuria” – Ed. Tabula fati – 2018 – pagg. 96 - € 9,00
Pennellate dai molteplici colori si amalgamano in queste pagine ove le immagini scorrono velocemente fra tratteggi quotidiani e sussurri da plenilunio . Il poeta affonda nel respiro della natura , tra il silenzio cosmico e le luci intermittenti , cercando di dare una voce al “pulsare del cielo” o al fluttuare delle vele . Le variazioni cromatiche suggerite da molti versi nascondono l’incanto o manifestano lo splendore di un rigoglio , sia della incandescenza che dei sentimenti per fluttuare con lo sguardo e con il simbolo tra persone e cose , paesaggi e sogni , risvegli ed astrazioni. Anche l’incommensurabile potrebbe non sfuggire alla dolcezza irrequieta, che insinua ritmi e musicalità delle occasioni poetiche , quando “il cielo è flessuoso / le stelle si infilano nel taglio del suo ventre/ la marea rapisce/ e sente l’odore della pelle / attraverso la profondità dell’infinito.” Il pensiero tratteggia ricordi , cercando di sciogliere gli enigmi della memoria , tra il racconto errante di una lettura e un discorso che “mitiga il senso di solitudine”,
tra la rugiada che svapora in ozio e la danza di ginestre. Scrittura piana, cesellata nelle armonie, ed attenta a non concedere luoghi comuni, per rimanendo nella semplicità del dettato, nel quale la parola accompagna motivi di introspezione o di esplosioni del subconscio .
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 15 novembre 2018

POESIA = DOMENICO ALVINO

"Affacciato alla balza"

--------«C’è davvero tutto questo posto per tutto questo

passato, per tutti questi rimpianti, dentro di me?»

Chiara De Fernex, Il moto minore, Subway 2007, p. 7.---
*

Quanto posto ci sarebbe
ora in te
che passato
quanto a spalancarsi con visi e pianti
e letizie e giorni
quanti
a dolere ed a gioire
mentre sto alla balza affacciato
e guardo in giù
che mi verresti incontro salendo lieve
o sovraccarica traendo dietro
la lunga fila di bagattelle
degli anni tutti stracolmi
dei minuti e secondi e più ancora
degli attimi che ti fronteggiano
e poi via dietro il momento.
E i lembi
quanti
simili di passato
perché saresti morta
e trascorsa come sei
se di te vuote le spalle volgessi
all’incombere del mio tramonto
cartapestaio.
*
Domenico Alvino

mercoledì 14 novembre 2018

SEGNALAZIONE RIVISTA = ZETA -

LA RIVISTA ZETA -
Nel mese di giugno di quest’anno è uscito il numero 118 di “Zeta”, storica “Rivista internazionale di poesia e ricerche”, di cui è direttore Carlo Marcello Conti e attorno alla quale si è sviluppata, sin dal 1977, la Casa Editrice Campanotto (fondata durante l’anno precedente a Pasian di Prato, in provincia di Udine), di cui è stata presidente Franca Campanotto.
Si tratta di una realtà editoriale che, seppur piccola, in modo esemplare è riuscita a conservare per decenni il proprio aspetto “militante” attraverso riviste e quaderni e molteplici pubblicazioni e attività, soprattutto in relazione alla poesia sperimentale.
La Redazione di “Zeta” è composta da nomi di primo piano, come Lamberto Pignotti e Paolo Guzzi, e così pure l’elenco dei collaboratori e delle Redazioni estere risulta di rilievo.
Il numero 118 della rivista è un ricco concentrato di argomenti, riflessioni, contributi critici, poesie e racconti, tra immersioni nella realtà più concreta e necessarie astrazioni. Accanto a nomi di autori e critici famosi compaiono anche nomi meno noti, essendo la casa editrice sempre attenta alle novità provenienti dalle voci più giovani, oltre da quelle più importanti, come attestano i tanti riconoscimenti ottenuti.
La prima parte della rivista è riservata ai Saggi. In “Essere e la poesia” Carlo Marcello Conti si interroga su cosa sia la poesia: L’amore è una cosa semplice, canta Tiziano Ferro, e non è molto diverso per la poesia, difficile invece cercare di definirla, e impossibile ingabbiarla in una formula. Tuttavia, come osserva Carlo Marcello Conti: «Dopo questo limite illimitato dell’essere totale della poesia che non dice come essere semplicemente esistere è la sua totalità.».
Segue la Relazione scritta da Lamberto Pignotti, riguardante “Enrique Vila-Matas”, nell’ambito dell’edizione 2017 del Premio Feronia. Indagando su cosa possa vedere l’occhio dello scrittore al giorno d’oggi, si prende coscienza del fatto che in generale l’occhio cattura sempre più spesso la “realtà virtuale” anziché quella naturale. Pignotti accenna anche a quanto la nostra società, in realtà, sia poco divertente e troppo prevedibile, a ben vedere poco stimolante: «C’è troppa furbizia e troppa poca genialità in giro.».
Seguono le pagine piacevolissime firmate da Paolo Barozzi, che i lettori affezionati alla rivista di certo attendono, autore tra l’altro di Peggy Guggenheim – Una donna, una collezione, Venezia (Campanotto Editore, 2011), Peggy Guggenheim di cui è stato amico e collaboratore. Nel numero 118 di “Zeta” egli ci rende partecipi del suo “Incontro con Gore Vidal a Venezia”: come apprendiamo dalle sue stesse parole, «prima delle grandi invasioni dei turisti e delle grandi navi, Venezia offriva spesso la possibilità di incontrare degli scrittori famosi. Quasi ogni giorno incrociavo il poeta Ezra Pound con Olga Rudge durante la loro passeggiata mattutina alle Zattere dove abitavo. Nel mese di agosto vedevo spesso aggirarsi per la città Sartre e Simone de Beauvoir.».
Gore Vidal, durante questa intervista-conversazione, ebbe modo di dire, riguardo alla stesura dei suoi libri: «sono sempre io l’ago della bilancia. Non sono mai del tutto chiaro; senza ambiguità non c’è arte.». Durante il suo incontro con Paolo Barozzi, ci fu l’occasione per ricordare P. M. Pasinetti, troppo spesso dimenticato e apprezzato anche da Italo Calvino. La testimonianza qui riportata si chiude con il ricordo dell’arrivo di Joanne Woodward, la quale doveva recarsi insieme a Gore Vidal al teatro La Fenice. E Paolo Barozzi li accompagnò per un tratto di strada.

Dopo questa appassionante e coinvolgente lettura, seguono gli approfondimenti relativi a “Il fenomeno Hirst e la 57ₐ Biennale di Venezia” di GianCarlo Pagliasso e le “Prospettive aperte; poligrafia quarta” di Curzio Vivarelli.
Dopodiché, come tutto venga fagocitato nel susseguirsi delle stagioni, viene colto dalle parole di V. S. Gaudio con toni poetici e giocosità di forme e colori, in “Passilence – Mini-Lebenswelt con Joan Mirò / Silence”: in «questa macchia rossa di Joan Mirò, c’è quasi tutto il silenzio, c’è anche una “O”, e solo la “S” in alto a sinistra è fuori dalla grossa macchia di rosso, ma è un po’ macchiata da una schizzata di rosso. Se ci si mette, ad aspettare che lei passi, di lato, sul rettangolo giallo, intanto tu pensi che, basta poco, e arriva l’inverno».
La tappa successiva proposta da questi Saggi ci conduce a “I viaggi simulati di Ginzburg”, con uno scritto inedito, risalente al 1980, di Mario Perniola sull’arte di Carlos Ginzburg, a ricordo del filosofo da poco scomparso (in questo numero di “Zeta” si ricordano anche Gillo Dorfles, Angela Felice e Angelo Tonelli).
Successivamente, “William Butler Yeats” e il suo interesse per la simbologia magica, l’esoterismo e lo spiritualismo sono al centro delle riflessioni di Elisabetta Salvador, la quale sottolinea l’importanza dell’immaginazione intesa quale «luogo mentale di sopravvivenza». Pertanto, anche se la maschera «rappresenta iconicamente l’ambiguità della condizione umana», ambiguità necessaria all’arte come sosteneva Gore Vidal (qui si manifesta soltanto uno dei tanti fili invisibili che legano tra loro vari contributi di questo numero della rivista), «l’impossibilità di distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è ha però un suo fascino».
La sezione dedicata ai Saggi si conclude con i “Trent’anni di Photoshop” di Annalisa Moschini, la quale si sofferma sulle varie possibilità di manipolare le immagini. Viene spontaneo pensare al ritocco fotografico e all’eliminazione dei difetti, ma si dovrebbe invece tenere presente l’importanza di quanto rimane al di fuori della fotografia, come si dovrebbe prestare attenzione sempre anche alle parole non dette.
La seconda parte della rivista è occupata dalla Poesia. Nei versi proposti di alcuni autori, vita e morte si compenetrano, nel destino di fragilità che accomuna tutti gli esseri viventi, tra fughe grida e silenzi. Facendo una rapida carrellata, in “Nigredo” di Cristina Caloni il cane, il padre, l’amico e tutti gli altri cari che non ci sono più, grazie alla parola vengono riportati per un attimo tra noi. In “Poesie” di Antonio Napoletano, «nel cuore ladro di signora / trapassa in maschera parola / è il compianto per la gazza / morente nell’afa del giardino». In “Aprire vie di fuga” di Alfonso Lentini, la formica «non sa dello specchio / e perciò non vi cerca sua figura / (e niente sa neppure / di se stessa. // come siamo formiche» anche noi umani, non meno fragili, non meno deboli. In “Entroltre” Bruno Conte, invece, ci rivela: «È un grido / la forma nocchiuta / della conchiglia / animale chiuso che grida / contro il chiuso cielo / del cielo». Chiudono la sezione dedicata alla poesia Carletto Negri con “Imago – (Non)” («avrei dovuto essere più attento / non pensarmi estraneo») e Miodrag Golubovič con “Il segno” («l’urlo ha ululato»).
Segue la sezione dei Testi con “Presente semplice – Bianca, manica lunga, botton down, senza tasca” di Giancarlo Sammito, alla ricerca di una camicia bianca (racconto da leggersi possibilmente, se si desidera seguire le indicazioni dell’autore, con l’accompagnamento di Astor Piazzolla, Histoire du Tango, per arpa e flauto traverso).
Si prosegue “Nel labirinto” di Natalia Milocco: «Mi avviai lungo uno stretto corridoio che immetteva in un vasto capannone le cui pareti, interminabili, come anche il pavimento erano tappezzati di libri disposti in modo un tempo forse ben ordinato. C’erano pile di volumi di varia grandezza, fascicoli, fogli e cartoni riproducenti poesie visive ormai dimenticate, recanti i segni di un nobile passato, esaltato da premi, ingentilito dalla presenza di illustri personaggi, testimoniato da mostre innovative, forse troppo innovative per il sentire comune, così molti lavori erano rimasti là accatastati». Così immagino possano essere gli spazi fisicamente occupati dalla casa editrice Campanotto.
Ancora di Natalia Milocco il commovente racconto “Piccola storia d’amore”, in ricordo di Blanche, per un lutto pieno, vissuto per una creatura innocente che ha portato solo gioia nella propria vita.
Seguono, nella sezione dedicata a Mostre e recensioni varie, “Bonjour à monsieur Julien Blaine” di Patricia Blasutto («Poesia, pane quotidiano, esiste anche in formato senza glutine. Medicina priva di ricetta medica, senza trafila burocratica»), “Tre libri tedeschi” di Vincenzo Cioni, “Rachid Ouramdane: Sfumato – In tournée in vari teatri europei” di Alberto Gabriele, “La 57ₐ Biennale d’Arte di Venezia” di Inga Conti, “Giri di parole” “Butta and Toppa” “Da Djagilev all’Astrattismo 1898-1922” di Carlo Marcello Conti.
*
BRINA MAURER

POESIA = CHIARA TAORMINA


"I"
Posso chiamarti amore
senza traccia di rimpianto
nella notte di lucciole
sul cammino della vita
ho petali d’avorio tra le dita
Posso stringerti al petto
ora e qui con una foto sbiadita
nel cuore che batte di armonie silenti
Posso averti nei pensieri
che si spengono come candele
soffiando sull’anima
ma il buio invade le siepi oltre l’orizzonte
lontano dal mare che un giorno
ti porterà da me

*

"II"
Guardo ancora le tue orme
sulla sabbia del cuore
impresse a fuoco
sulla pelle del domani
vedo ancora i tuoi sorrisi
tra ombre di ricordi
ho ancora spazio
per piangere tra le rose
e strappare le spine
dalle mani della notte

*

"III"

Ti ho lasciato una strada
da seguire oltre il dolore
nella terra del sud
tra ulivi e fragranza di mare
ho adornato il giorno
con il suono del vento caldo
attendo che una foglia stanca
voli nel palmo del tempo
sentire il rintocco della campana
evoca le domeniche del passato
ero bambina e non sapevo
che la pioggia avrebbe reso il cuore
stanco e triste
e che le aurore avrebbero acceso di fuoco
il cielo operaio di ogni speranza
Io figlia del sud attendo che la madre terra
abbracci il canto dell’infinito
*
CHIARA TAORMINA
*
Chiara Taormina nasce a Palermo nel 1973 dove vive e lavora.
2013 Cammy e il tempio del sole (Edizioni Il Ciliegio)
2014 Zeus e la sua magica avventura (Edizioni Il Ciliegio)
2016 Cammy e i pirati dell’ovest (Edizioni Il Ciliegio)
2016 Antologia haiku Hanami estate (Edizioni della sera)
2016 Antologia Haiku tra meridiani e paralleli (Fusibilia Edzioni)
2017 Ruggero e la macchina del tempo- edizioni Il Ciliegio, con la speciale prefazione di Luis Sepúlveda
2018 Sam Paprika, cacciatore di fantasmi – edizioni Nulla die

domenica 11 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIO SUCCI

Valerio Succi : “Primo” – Ed. Terra d’ulivi – 2018 – pagg. 68 - € 8,00
Giovanissimo studente di Lettere moderne presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna Valerio Succi offre al pubblico un elegante volume di poesie , intrise di una pasta morbida che affonda nel sentimento profondo della meraviglia e della sospensione. Alcuni testi si alternano ad espressioni di incredulità , per affermazioni sociali o psicologiche che investono l’interlocutore , mentre altre pagine si colorano di scambi voraci per immagini e figure che sfiorano l’illusione. Con il sussurro , la parola , la preghiera , gioca tra i versi per alcuni abbandoni della pelle , della carne , del sorriso , o disilluso pronuncia “Inesperto , analfabeta d’amore / come roccia sotto la cascata/ respingo le gocce, via da me / troppo impermeabile a quest’affetto…” –
“Rivolta” , “Manifesto”, “Realismo terminale”, “Provincia” , “Bologna”, “Residui” sono i sei capitoli che realizzano un viaggio temporale e materiale del poeta , fra il vissuto quotidiano e le irruzioni storiche , tra l’urlo di una generazione e le imperfezioni della politica, fra l’ignoto delle ore ed il timore dell’abbandono, fra l’indifferenza della periferia e l’illusione dell’evasione. Il suo ritmo incalza “…non conosce pause, perciò / se succede qualcosa, tutti sanno / e criticheranno tutti, se qualcuno osa fare…” – La custodia dei segreti diviene il labirinto capace di custodire le frecce che la poesia scocca ad ogni meriggio .
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 9 novembre 2018

PREMIO = SIGILLO DI DANTE

LA SOCIETA' DANTE ALIGHIERI BANDISCE IL PREMIO "SARZANA DANTESCA - SIGILLO DI DANTE" -- PER POESIA SINGOLA E SILLOGE INEDITA -
Scadenza 31 gennaio 2019 - premiazione 25 marzo 2019 in Sarzana - Grand Hotel S. Caterina - richiedere il bando completo a sergio.riggio1950@libero.it -

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia verso dicembre"

Intensità di azzurro di novembre
a sottendere ragazza Alessia
e entrarle nell’anima. Dopo la sosta
nella villa di Mirta riprende
la vita infinita e sta nell’albereto
della casa di querce e pini.
Inaccessibile è il Parco Virgiliano
dopo la bufera e altro degli alberi
caduti. La Valle dei Re è una chimera
perché la strada è chiusa.
Si rianima Alessia, si veste,
prende lo zainetto e per la scuola
dei responsi s’incammina.
*

"Alessia serena nell’albereto"

Attimo aurorale per Alessia
nell’albereto della mente
e dei pini e delle querce
centenari. Istanti rosa pesca
nella tinta del cielo dopo
la caduta per il maltempo
degli alberi su Napoli
che ancora esiste. E vengono
angeli a portare di pace
un messaggio e sa Alessia
ragazza di essere viva
oltre internet e-mail e TV.
Meglio la natura pensa Alessia
nel raccogliere portafortuna
una verde pigna.
*

"Alessia e il disegno della luna"

Selenica meraviglia ad irradiarsi
nell’anima di Alessia
luna ostia di platino a pervaderla
vista dalla Villa Comunale
e sta infinitamente Alessia
tra le centenarie querce e altri
senza nome alberi. Attimi
di sogno ad occhi aperti
e l’Acquario ancora esiste
visitato con l’amica due anni fa.
Disegno della luna nell’interanimarsi
Alessia con le sue tinte
e i mari della tranquillità.
Pensa al suicidio di Mirta Alessia
abbeverandosi alla luce
della compassione.
*

"Alessia contenta di esserci"

Scrive con affilata grafia
una poesia Alessia del rosa
della farfalla contenta
sul balcone intravista del sole.
Mare e cielo non mancano
sul visore della vita
e dell’amore di Giovanni
è sicura. Poi prende il Rosario
Alessia e prega e viene l’angelo
custode a darle gioia.
Poi bussa alla portineria
che spiava la sua felicità
con Mirta.
*

"Alessia sottesa alla luce"

Mattinale incanto nel risveglio
di ragazza Alessia, azzurrità dai
volatili solcata nell’irradiarla
la luce a invadere di Alessia
l’anima e la linea cielo-mare
a determinare la gioia di natura
ridestata senza nuvole grandiose
a panneggiare nell’interanimarsi
Alessia con la vita e a guidarla
l’angelo invisibile. Stupita Alessia
il giardino segreto guarda
e oggi non piove mentre farfalle
volano nel senso della vita
sempre nuovo.
*
Raffaele Piazza

giovedì 8 novembre 2018

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Leggende”

Mentre tu , severa , intrecciavi tarantelle
nel rimpianto di una festa promessa
Io cancellavo fantasmi
inseguendo i furori della luna,
nel grembo più veloce
era il brusio di meraviglie
oltre il gioco del sogno.
Poi l’angoscia in misure irrisolte
gocciolava emozioni
invecchiate come noi al sussurro di leggende.

Un’ombra appena l’ostaggio delle braccia,
nostalgie dei silenzi alle caviglie,
trasparenze delle tue pupille.
Giocavamo ai papaveri nel brivido annunciato,
il tuo seno delicatamente si offriva
al proscenio , stranito ed improvviso,
e le ombre avvolgevano lenzuola.
Alle pareti il fragore del nostro pentagramma
grottesco ed infinito di passioni
confonde nel racconto lungo ciglia
per cancellare il richiamo
soffocato nel vuoto .
Forse ho incendiato i ricordi
e sono qui a scrivere sciocchezze
per una fanciulla nuda inesistente.
*
Antonio Spagnuolo

mercoledì 7 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = FABIO BARBON

Fabio Barbon : “Femminili impronte” – Ed. Biblioteca dei leoni – 2018 – pagg. 112 - € 12,00 –
Quasi un diario , cucito nell’arco di alcuni anni, che vanno dal 1995 al 2018 , nella tessitura di un continuo sussurro di amore , nel ricordo delle immagini che il tempo ha inciso nella memoria e nell’inseguire gli attimi di un vissuto che divora inconsapevolmente la fiamma dei sentimenti. L’orizzonte è colorato dai variegati ritmi che ripetono con insistenza il ritornello dell’inquietudine, per il quale il sussurro d’amore è l’accordo ed il tema dei colori accesi dall’illusione. Qui tra le pagine il tempo ha consumato mille sogni , fra il tepore della intimità e l’emozione degli sguardi , dai vortici dell’attrazione al sospiro delle attese, compilando con delicatezza ed ottima scrittura quella tela che ci avvolge nel percorso , vibrazioni di presenze , condivisione di ritrovamenti . Segmenti e metrica hanno durata variabile , ma un razionale controllo delle variazioni caratterizza la struttura di quest’opera, che riesce a far emergere la filigrana preziosa di una poesia sganciata magistralmente da ogni condizionamento.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = ILARIA ORABONA


"Riflessioni… un dì agostano"

Lenta è l’angoscia
fugace la stasi
ed io sempre lì,
immobile,
a sfuggire l’una e ad afferrare l’altra
in un vortice senza tregua
come l’ombra e il sole
*

"I tuoi occhi"

Non calare
le Sue palpebre
La luce ancora filtra
attraverso i Suoi occhi
come a riverberare
il mio animo
straziato
Non mestizia,
non pena,
o voi,
che,
con timido silenzio,
entrate
Forte vibra
l’assenza
della Sua presenza,
e ancora pulsa,
nonostante l’ombra
abbia ormai
invaso
il sorriso del mattino
La notte ora
ci culla
in un unico respiro,
non di aria anelante,
ma di un annullar
continuo
*

"Vento"

Vento,
che ti agiti
tra le crepe dell’oscurità
di una notte come tante,
frastorni le creature che
albergano indolenti
nei meandri di una
coscienza sospesa
tra veglia e realtà
*
ILARIA ORABONA
*
Nata a Napoli, laureata in Filosofia; specializzata in Bioetica, Pedagogia clinica e Psicopedagogia. Vive da tempo a Padova con il marito Massimiliano , dove insegna Lettere in una Scuola Secondaria di Secondo grado; è abilitata all’insegnamento di Filosofia e Storia ed ha lavorato con alunni diversamente abili come docente specializzata sul Sostegno.
Ha pubblicato con la Casa editrice Pagine una raccolta di poesie che andranno inserite in un volume di 16 autori intitolata: Nuova Collana Le tue parole.
Ha pubblicato con Il Mio Libro.it una Silloge di 27 poesie, in vendita presso La Feltrinelli, IBS, Amazon

domenica 4 novembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORIS MARIA MARCHETTI

Loris Maria Marchetti – Stazioni di posta----Edizioni dell’Orso – Alessandria – 2018 – pag. 75 - € 13,00

Loris Maria Marchetti (Villafranca Sabaudia 1945) ha all’attivo una ventina di opere poetiche, spesso premiate, due volumi di racconti, un romanzo breve e alcune raccolte di elzeviri e prose varie. Ha curato l’edizione di opere di Pascoli (Marietti, 1976), di Nievo (Utet, 2006) e (con traduzione e commento) di una scelta del Musicae Compendium di Decartes (in Opere filosofiche, I, Utet, 1994). Collaboratore di “Lettere Italiane”, “Nuova Antologia”, “Sigma”, “Prometeo”, “L’altra Europa”, “Lunarionuovo”, “Margo”, “Schema”, “Astolfo”, “La clessidra”, “Issimo”, “Rassegna Musicale Curci”, “L’Umanità”, “Il nostro tempo”, ecc.
"Stazioni di posta", la raccolta di poesie di Loris Maria Marchetti che prendiamo in considerazione in questa sede, è un libro composito a livello architettonico nelle sue sei scansioni numerate intitolate: Séguiti, Fatti di Eros (e Psyche), Alice sempre attuale, Altri séguiti, Connivenze convergenze e Sensi obbligati e conti improrogabili, sezioni seguite da Note.
Il titolo del volume farebbe pensare all’intento dell’autore intuibile poeticamente di volere mandare in varie ripartizioni delle missive al lettore sotto forma di componimenti poetici, idea in sé stessa molto suggestiva.
Il poeta, a livello eidetico, al posto di lanciare nelle acque marine la bottiglia con il messaggio, usa la suggestiva metafora della poesia come lettera inviata ai fruitori del suo testo.
Attraverso un poiein sotteso a strumenti scaltriti, una vasta cultura e una notevole sensibilità empatica, Marchetti crea in tutta la continuità dell’opera immagini cariche di magia e di rara e condensata bellezza.
Si ha l’impressione di affondare nella pagina attraverso la lettura di queste composizioni che sono icastiche, dense e tuttavia leggere.
Non si può definire tout-court lirica la scrittura del Nostro anche se, talvolta, specialmente nelle descrizioni di una natura sempre molto rarefatta, i versi creano immagini con accensioni fulminanti che rasentano addirittura l’elegiaco, raffigurazioni che continuano spesso in spegnimenti.
Ogni singolo sintagma nel connettersi agli altri è luminoso e preciso, scattante e veloce.
Il ritmo nei componimenti è incalzante e crea una maliosa e suggestiva musicalità che rende piacevole la lettura.
Cifra essenziale delle composizioni di Loris Maria è quella di un’apparente narratività e chiarezza tendente all’affabulante, che però sottende una complessità nella profondità dei sentimenti e delle sensazioni che vengono evocate partendo dallo stato di quiete nel decollare dei versi in ogni singola poesia.
I versi raffinati e ben cesellati fluiscono con eleganza formale e sono connotati da un forte nitore.
Tema ricorrente in molte parti del libro è quello dei luoghi, località straniere e italiane che vengono raffigurate attraverso l’occhio interiore di Marchetti che sa cogliere in ogni situazione descritta la profondità del senso della vita.
A volte le poesie sono risolte in un unico respiro nel fluire armonico delle parole in ininterrotta sequenza.
*
Raffaele Piazza