domenica 27 febbraio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = FAUSTA GENZIANA LE PIANE


**Fausta Genziana Le Piane: “La notte per maschera” – Ed del Leone- 2003 – pagg.64- €8,00
Immersioni corporali in un viaggio per il quale la fantasia sboccia in policromatici ricami intessendo l’avvicendarsi di un oggetto maschera e di una trepida quotidianità avvinta dalle illusioni.
Coscienza ed immagini , colloquio e sussurro, caso e fatalità, giocano nella misura del fattore tempo, inteso come progredire di illuminazioni e timide aperture verso l’ignoto.
“La dinamica vitale di questa poesia- scrive Paolo Ruffilli in prefazione – oltre che la sua energia intellettuale, è la contrapposizione costante dell’altro(cosmo-mondo-storia) all’io (persona) rappresentata dalla metafora capitale del mare (il mare della vita in cui si compie il gioco d’azzardo del destino e in cui, alla fine, l’unica vera consolazione è l’aver dato il nome ad un’amore.”
“L’amore non è più/ che un rantolo/ e gettato sul pavimento/ da esausti tentacoli/ regala gli ultimi spasimi/ a chi/ indifferente/ fece olocausto dell’Innocenza.” Versi all’interno dei quali si coglie l’ansia di una ricerca che non trova i vocaboli che leghino il passato al miraggio che la memoria personale tenta di riaccendere.
Modello fondamentale degli eventi il cortocircuito che la maschera , l’apparenza e la realtà, riesce a decifrare tra gli interrogativi di un tocco filosofico ben centrato.
“Medusa di notte/ non vuole sguardi interrotti:/ esigente accelera il passo/ e mta addita l’orizzonte/ dove la sua morte/ darà vita all’amato.”
L’immediatezza oggettiva del vissuto sorprendentemente non riduce a brandelli il contesto dell’essere ma riesce a centellinare “l’inganno delle parole/ l’innocenza della penombra/ l’arcobaleno del ricordo,/ la fertilità del sangue che percorre / spazi aperti del corpo.” - L’armonia diviene rinnovamento del verso attraverso il quale è lecito interrogarsi e sbirciare quel barlume che lascia ricostruire le incostanti note del fantasma.
ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 26 febbraio 2022

POESIA = SANGIULIANO


(I)
Come che sia, gli schermi delle radio
sempliciotte d’un tempo, cruscotti d’auto
con le spie colorate, città di notte
punteggiate di luci immancabilmente
ti sottraggono agli obblighi e danno forma
spigliata ad un sentire che ti consente
di godere il respiro. Magari il meglio
è correre nel buio tagliando il vento
che pulisce i pensieri.
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(II)
La gente mi esiste comunque
e mi muore intorno,
perdura nel ricordo e più passa il tempo
più mi provoca a dire ma le parole
non ce la fanno a chiedere perdono,
coprissero almeno lo scandalo del cadere
infondato dell’anima, fatta apposta
per esser sempre e invece palesemente
incerta e tanto fragile che si rompe
e ricompone in seno al corpo vivo
per consegnarsi controvoglia al niente
quando questo vien meno, e neppure è giusto
che si dissolva tutta intera in una
coi pensieri del mondo anche dal momento
che non prendono spazio.
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(III)
L’invenzione del dio, le sue conseguenze,
occuparono gli uomini prima ancora
di ogni altra cosa, sì che la paura
fu l’unica osservata serbando il nome
solo verso il peccato, la tentazione
di viver fino in fondo. Ce la giochiamo
per lo più mascherata nei sentimenti
della fede e il rispetto, le mille astuzie
che la mente apparecchia, di volta in volta
rimediando a vergogna che pur non cede
se ti guardi nel cuore.
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SANGIULIANO (da "Il fondo del barile" - Joker 2020)
*
SANGIULIANO, Critico letterario e filosofo dell’arte, storico e teorico della canzone, filologo classico e pedagogista, è nato a Roma nel 1942. Ha pubblicato in poesia: Geometria del cuore (1976), Il presente impossibile (1978), Notizie dall’uomo (1980), Bestiario ’80 (1980), Erbario ’81 (1981), Inventario con lessico (1983), Ordine chiuso (1983), Ipotesi di lettore (1985), Teorema fragile con argomenti (1988), Il serpente a sonetti (1988), Ode a Balzani (1992), Palme e altro mondo (1996), Tre malumori (2005), Le ragioni del canto (2008); Atlante privato (2009), Studio d’orchestra (2010), Emozioni esplicite (Joker, 2014), Il fondo del barile (Joker, 2020) Nuovo Bestiario (Joker, 2022); come narratore: Roma d'autore. Memorie, canti e incanti di una città (2009); come saggista: Il mito America. Hollywood e Fitzgerald (1983), Quando Roma cantava. Forma e vicenda della canzone romana (1986), Balzani fra spettacolo e folklore (1986), Il tempo della finzione. Modi e orizzonti della creatività (Premio Internazionale Città di Marino, 2004); come antologista: Eidolon. Le rovine e il senso (poesia italiana contemporanea,1983), Tanto pe’ cantà (canzone romana,1994), I giorni della Fenice (poesia contemporanea mediterranea,1999), Canzoniere per Borges (poesia italiana contemporanea,1999). Come autore di canzoni e brani strumentali ha pubblicato il DVD Roma d'autore (2009). Ha rappresentato ufficialmente l’Italia e la città di Roma in vari incontri internazionali di poesia. Ha presieduto, dal 1975 al 1984 il Premio di Poesia FLORIDA, tuttora presiede dal 2019 la nuova edizione del Premio FLORIDA ROMA, insieme al Centro Internazionale di Cultura omonimo, dirigendone le edizioni; ha diretto il Museo dell'Aeronautica Militare Italiana di Vigna di Valle, la collana di poesia L’altro silenzio delle Edizioni Ferv di Roma, nonché, come critico d’arte, la galleria Campioli, e all'interno di questa la Collana Internazionale di Poesia in piego Le parole contate (con Enrico Ghidetti, Giuliano Manacorda, Norbert von Prellwitz e Achille Tartaro). Collabora a importanti riviste di cultura in Italia e all'estero. Vive nella campagna di Aprilia in un giardino botanico di interesse internazionale: gli Horti Sangiulianei, sede anche di un museo di scultura all’aperto. Si sono occupati della sua opera i più bei nomi della cultura (non solo) italiana: fra gli altri, Luca Canali, Pietro Civitareale, Carla De Bellis, Franco Campegiani, Enrico Ghidetti, Massimo Grillandi, Pawel Krupka, Luca L. Lamperini, Stefano Lanuzza, Mario Lunetta, Giuliano Manacorda, Francesco Mannoni, Walter Mauro, Cesare Milanese, Geno Pampaloni, Vito Riviello, Aurelio Roncaglia, Roberto Sanesi, Gennaro Savarese, Riccardo Scrivano, Vittorio Stella, Achille Tartaro, Ferruccio Ulivi, Norbert von Prellwitz.

giovedì 24 febbraio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALFREDO PANETTA


**Alfredo Panetta: “Ponti sdarrupatu” (il crollo del ponte)- Ed. Passigli 2021 – pagg. 192 - €18,50
Scrittura scattante avvinghiata alla musicalità di un vernacolo molto serrato, che con la poesia diventa frequenza all’interno della quale si coglie il coraggio di una semplice interpretazione della realtà.
Sono 43 poesie che raccontano il percorso umano della negativa esperienza conclusa con il crollo del ponte Morandi di Genova, una specie di servizio giornalistico e riepilogativo che mette al centro le 43 persone vittime dell’incidente. 43 “pilastri” che urlano al vento e registrano la memoria, in pochi rapidi flash, dei singoli individui.
“C’è sempre nei versi dialettali di Panetta – scrive Giovanni Tesio in prefazione – la concretezza estrusa di una parola incarnata, che coltiva gli schianti e che pare sporgere dalle rughe o dalla crepe profonde del vivere…” Ma la versione in lingua che segue ad ogni pagina è determinante per la comprensione del dettato, così attenta e prestigiosamente significativa nella sua misura del verso.
Panetta riesce a concludere la splendida sospensione dell’accaduto con un policromatico sussurro che diventa di volta in volta urlo, denuncia, allarme, illusione, vibrazione, disperazione, sfrontatezza, follia di una piaga, ipocrisia di un’avventura. La partecipazione emotiva ha il suo abbraccio timoroso: “Contano gli sguardi/ i ricordi condivisi/ conta il dolore che saprà/ illuminare i volti./ E contano le talpe/ che nutriamo nei sogni.” “Io sono quel soldato giapponese/ che dopo quarant’anni/ faceva la guerra al bosco/ e alle sue ombre. Chiedo aiuto/ a finire questa poesia, ciascuno/ c’infili gli aghi che crede…” Le sue parole qui non hanno fretta e cercano di allontanare quelle ombre che potrebbero offuscare la realtà di un avvenimento che potremmo catalogare come socio-politico, nell’accento di una denuncia alla natura predatoria del politico e della incapacità di provvedere alla realizzazione di un equilibrio stabile. Le singole voci hanno tutte un richiamo ben preciso , indicando con attenzione i vari nomi che hanno disgregato la propria esistenza: a Stella di Napoli e al fidanzato, a Mireo operaio, a quattro ragazzi di Torre del greco, ad Alessandro Campora, a Francesco, a Giorgio maestro d’ascia, a quattro ragazzi francesi che dovevano imbarcarsi per la Sardegna, ad Andrea, Claudia, Emanuele e Camilla, ad Alessandro di 50 anni, a Vincenzo camionista.
Immagini scaturite da intense percezioni sensoriali ed espresse da parole potenti ed incisive, tali da apparire come pennellate di un pittore espressionista. Capacità di rendere il segno duttile e comunicativo ad ogni livello.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


**Assenza”**
Soltanto un bacio ancora
per inchiodare la memoria all’infinito.
Malinconia vortica in pensieri
serpeggia impudicamente disperata
nel tragico regno della resistenza
ora che le tue labbra non ci sono più.
Feroce àncora che accende l’assillo,
ciondolo segnalibro ormai sbiadito,
esigenza segreta del possesso
mentre è fallito ogni tentativo
di evasione.
Tutto sembra pulsare senza senso!
*
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 22 febbraio 2022

POESIA = FRANCESCA LO BUE


**SCIENZA OSCURA -nota della professoressa Rosa Rempiccia**
**Francesca Lo Bue ci propone in "Scienza Oscura" un'alchimia di simboli da decifrare. Non è un caso che il testo compaia nella plaquette Poeti nelle lingue del mondo a Roma, breve raccolta di poetesse bilingui che vivono nella Capitale.
La nostra autrice spesso fa, nei propri libri, l'accostamento libro-mondo, parola poetica unificatrice di realtà distanti, come distante è la patria-lingua che nella doppia produzione spagnolo-italiano tenta di recuperare.
Scienza oscura è una poesia potente e fortemente ispirata, ricorda le profezie delle antiche sibille i cui oracoli erano scritti sulle foglie. Qui le giare di un pozzo, umanizzate, chiedono acqua intonando un'elegia al crepuscolo. Una logica, che c'è ma non si vede, permea questa natura, un creato regolato da numeri di giustizia. Anche le pietre prendono vita e aspettano. Aspettano il sussurro della poesia contenuta nel libro sparpagliato della vita.
Si noti che le pietre sono un elemento ricorrente nell'affollata fantasia delle poetessa che di frequente nei componimenti inserisce richiami dotti a gemme, animali rari, fiori, piante, quasi a rendere le proprie poesie una stanza delle meraviglie fatta di parole. Quali parole?
In Scienza oscura esse possono essere chieste ai dimoranti nell'oscurità della terra. Abbiamo dunque il buio che ci porta la luce, gli esclusi e gli estromessi che offrono forza, sapore e sapere di realtà.
In definitiva la poetessa ci sta ricordando che la natura non parla con una grammatica umana, non ha lineari rapporti tra significante e significato; vive al contrario di simboli destrutturati che possono far riemergere solo verità effimere, inconsistenti, non perché concretamente tali, ma perché solo superficialmente accessibili alle nostre limitate capacità, se non sostenute da un'adeguata spiritualità, limitate come quelle spighe sgranate dal sole con cui la poesia viene suggellata.
"Scienza oscura"
Prima che oscurità sia,
nel crepuscolo del sole,
l’elegia si stacchi dal pozzo
e le giare chiedano acqua.
Cos’è il sole di ogni alba?
Cos’è l’acqua del torrente e la freschezza della fonte?
La pienezza di uno sguardo fugace e inquieto.
Che cos’è il creato in consistenza?
Un numero di giustizia,
la chiave di un fascio di fragranze nel disegno di un nome sublime,
il sigillo di uno scongiuro di ferro
che acquieta l’ombra fugace di un corpo fragile.
Qual è il luogo consistente nella durezza delle fondamenta?
L’alba è sempre la prima, l’unica, la stessa.
Di che t’occupi?
Della scienza oscura del libro sparpagliato,
con la poesia nelle sue parole,
del salice al confine della città,
di quel padrone senza faccia
nascosto tra i ripieghi degli alberi.
La pietra aspetta.
Chiedere a loro,
a quelli che dimorano nell’oscurità radicale della terra,
la forza, il sapore e il sapere nel tempo breve.
Per ciò chiedo.
Come servo senza obolo
scendo nella pioggia feconda ch’è sussurro di pace.
Come sole irruento nelle spighe che sgranano.
*
"Ciencia oscura"
Antes que la oscuridad sea
y la endecha se desprenda del aljibe
y las jícaras pidan agua,
¿Qué es el sol de cada alba?
¿ y el agua del torrente y la frescura del manantial?
La plenitud de oro de la mirada fugaz.
¿ qué es lo creado en consistencia?
Un número de justicia,
la clave de un haz de aromas que dibujan el nombre sublime,
el sello del conjuro de hierro que aquieta la sombra fugaz
del cuerpo endeble.
¿cuál es el sitio consistente con dureza de fundamento?
El alba es siempre la primera, la única, la igual.
¿De qué te ocupas?
de la ciencia oscura que brota del libro desmigajado
con la poesía que está en las palabras,
de ese sauce que está confinante la ciudad,
de aquel dueño sin rostro escondido
entre los pliegos de los árboles.
La piedra espera.
Pedir a ellos, a los que están en la oscuridad radical de la tierra
la fuerza, el sabor y el saber en el tiempo breve.
Por eso pido,
como siervo sin óbolo.
Desciendo en la llovizna fecunda que es susurro de paz,
como sol irrumpente en las espigas que estallan.
*
Francesca Lo Bue

lunedì 21 febbraio 2022

INTERVENTI = PER "RICAMI DALLE FRANE"


** "Eros e Thanatos nella poetica di Antonio Spagnuolo" - nota critica per il volume "Ricami dalle frane"
Se per gli antichi greci e romani, l’eros era sinonimo di trasformazione del sentire emotivo di un individuo, nel senso che lo stato dell’innamoramento poneva l’attenzione sulla sua esperienza creatrice e costruttiva di nuovi orizzonti e sentimenti, nella regione dell’intelletto tale stato ne accoglieva i frutti edificando neo-livelli di concentrazione del percepire e, quindi di essere, i quali a loro volta si proiettavano nella dimensione cognitiva.
Eros, dunque, come afferma Platone nel Simposio, quale possibilità di rinascita che interessa l’apparato multi-sensoriale, non come fattore biologico, quindi che investe la sola sfera del piacere e della procreazione, ma canale privilegiato che una volta stimolato, si predispone ad insorgere energie impensabili, capaci di invadere lo spazio-tempo e conquistare altre forme di pensiero derivate dalla sana sperimentazione vissuta in sé la quale amplifica la consapevolezza di “essere” infinito tra finitudini e la cui equazione porta gli individui tutti a intraprendere innovativi modus vivendi, funzionali ad identificare ulteriori classi umane sperimentali di processi ed evoluzioni del vivere e del viversi - Dunque eros come forza compulsiva del viversi e thanatos, la congiunta ed opposta pulsione di autodistruzione, non minore alla forza di esistere! Un duello perenne, quello che eros e thanatos mettono in scena dai primordi e che il tempo palesa con profili e coscienze estetiche diversificate. Tale premessa è d’uopo per innestarvi la poetica di Antonio Spagnuolo la quale è attraversata da una forte tensione esistenziale, tanto pronunciata che si rende “necessario” l’ausilio del corpo, come materia d’amore la cui duttilità si scopre indispensabile per convertere i molteplici stati d’animo dell’uomo, in plasma metamorfico - Oltrepassare questo elemento, a mezzo della polisemica esperienza linguistica, giunge la poesia a rendere realtà la quale, denudata dall’inquietudine originaria, transita nella pelle, una pulsione immaginifica rappresentata dalla visione che di sè stessi riflette uno specchio “autentico” il quale non ritorna le fattezze fisiche, ma quelle inconsce, quelle emotive, quelle delle lotte intrapsichiche, congenite e irredimibili - Da “Rapinando alfabeti:”_ "Ormai nel breve soffio/il tuo corpo/simile al battito di gabbiani/riappare alle illusioni/alle domande/e comprendo che imparerai a baciare anche i fantasmi”- In Antonio Spagnuolo il dato che delimita la dimensione intimistica dell’essere, è rappresentato da una diffusa febbre sensuale che si esprime sul filo dell’attrazione pan-conoscitiva, capace di precipitare nel tempo, tra rinnovati linguaggi sperimentali, avvenimenti ed accentazioni, per lo più fisiche le quali rimandano, seppure in misura marginale, al vate per eccellenza, Gabriele d’Annunzio - Da: “Erba sul muro”, - "Hai l’acre odore di ginepro/intorno al seno turgido-nascosto: spinge una freschezza repressa/quasi per scherno pudica/ma tante volte /nel silenzio delle coltri/aperta alle carezze della notte" -
Un sentimento di assenze brucianti, di svanimenti ineluttabili e abrase armonie appena somatizzate, di dolore che una ricognizione consolatrice respinge, si incastrano nella potente evoluzione della conoscenza sapientemente intrattenuta da Antonio Spagnuolo mediante una poetica che solo accennando i versi, preannuncia congenita, una coscienza propria, libera da ogni dettato e convenzione - Per questo la posizione del poeta, nel tempo si è allontanata sempre più dalla tradizione alta italiana, per confermarsi timbro di personalissima soluzione il cui stilema è un saldo contatto, paradossalmente proprio con le evanescenze che pur si mescolano trasmutando il desiderio, in urgenze puntuali - Desiderio che infine per l’autore, è superare limiti, schemi e interdizioni del corpo il quale, diretto da maestre accensioni misteriche, filtrato da fatti e sperimentalismi, addiviene a misura precisa d’uno spirito sapiente di tutta la potenza che implica. Proprio nel testo “Ricami dalle frane”, più convinta diviene l’idea che solo la bellezza femminile possa, attraverso il canto a lei dedicato, accudire l’assurda visionarietà d’un viaggio la cui ripetitività si fa vertigine, mentre il corpo sosta impotente davanti ad esso e, lo stesso poeta S., diviene in sé sottilissimo enigma, entra in scena e vive la vita, verso per verso!
Siamo sull’orlo e contempliamo le ombre/che sottendono alla resa del cielo/per il rifiuto dell’attesa che violenta/e rende vano ogni sogno - Un linguaggio come germoglio d’equilibrio vissuto, cercato e inseguito, trasmuta l’idea generatrice della poésies di A., in aperture improvvise, miste a squarci teneri e mai indulgenti - La voce itinerante, mentre si dissocia, parimenti instaura nella struttura interna, una liaison privilegiata, a testimoniare il connubio, oramai indissolubile tra assenze, rinnovi e realtà impensabili che il tempo fa scorrere nelle ferite pensate inguaribili - Ma altre ne apre consegnando alla vivezza delle bende candide e interminabili, la possibilità di esistere costruendo dentro l’uomo, l’infinita sequenza delle sensorialità che, una ricognizione attenta e visionaria, prima accende e poi prende in flagranza!
"Svincola nel volteggio di un sussurro/s’insabbia nelle pieghe della carne/il conteggio dei giorni che rimangono/ Mi investe il suono/e vedo ombre/nell’ampia sala delle memorie/dove posano i brandelli ne scorgo il riflesso/Blocco lacrime ad ogni ritornello indistinto/che sfiora la luna ferendo le pupille/Rosso nel fuoco dello sguardo/ho taglienti castighi e mani ferme/nella cristallina malia delle immagini/Ora un salto mi allontana dall’incendio/di speranze disconnesse:/tra le fragili dita disegno forme nuove del dissidio".
*
ALFONSINA CATERINO

SEGNALAZIONE VOLUMI = BERNARDO ROSSI


**Bernardo Rossi: “Poemetti” Ed. L’undicesima copia – 2022 – pagg. 132 - € 10,00
Nella collana di poesia “Gli attuali” diretta proprio da Bernardo Rossi appare con elegante manifattura editoriale un volume che presenta notevole gradevole pegno di trasmissibilità. Sono poemetti composti nell’arco molto ampio di tempo, che tocca la gioventù del poeta e propone un attraversamento negli anni e quindi nella memoria. Sei capitoli ben centrati e intitolati “Giacomo Ferrara”, “Vari amori lontani”, “Poemetto del santo imbroglione”, “Poemetto del borgo nativo”, “Pellegrino Rossi”, “Poemetto sugli amici”. Un viaggio che diviene discorso, che realizza un ventaglio di avvenimenti e di sospensioni che rendono la lettura accattivante e coinvolgente. Il sussurro che la poesia propone è un tocco levigato e plasmabile, un ricamo delle tematiche esistenziali che possono intrecciare azioni e pensieri, metafore e bocconi amari, disorientamenti e sospetti, vittorie e illusioni, incontri contagiosi e preghiere luminose, amori consunti e mutamenti indefinibili.
Un segno a parte merita il “Poemetto del santo imbroglione” che – come scrive Bernardo Rossi nell’introduzione – cerca di affrontare un argomento che si porta dietro sin dall’infanzia: il rapporto Fede/Ragione: “io cerco di essere credente, ma la paura della morte mi blocca, cioè la Ragione mi induce a pensare che dopo questa vita non ci sarà più nulla, ma nello stesso tempo cerco con la Fede di allontanare questo pensiero. E’ una lotta che credo interminabile, che si svolge tutta nel mio animo.”
“Chi sono io? Una luce opaca/ che non avrebbe mai visto,/ ascoltato, toccato, odorato/ e assaggiato l’universo.”
Chiarezza a livello concettuale , senza alcun fraintendimento, per imprimere una musica ritmata in pagine che fanno della poesia il colloquio necessario fra sentimenti e tensioni dell’ inconscio, divincolando lo spirito umano dagli aspetti più inquietanti di questo tempo convulso e faticoso in cui stiamo precipitando quotidianamente.
Bernardo Rossi estende l’azzardo della parola in una pluralità ricognitiva, alla ricerca di meravigliose equivalenze sempre al di fuori della complicanza dei nessi.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 20 febbraio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO RONDI


Mario Rondi: "Avventure di un seduttore mancato" - Genesi editrice 2021 - pagg.280 . € 18,00
Un sorriso sotto i baffi è improvviso, spontaneo, quasi complice di quelle impertinenze che Mario Rondi sa offrire in uno stile sobrio ed elegante, lontano da quelle impennate che qualche sapiente interlocutore della cultura contempoeanea cerca di ammannire come esperimenti estemporanei di avanguardia.
La scrittura è piana, graziosamente plasmata da quella scorrevolezza necessaria al racconto breve.
Tutto si svolge tra inattese incursioni erotiche, che hanno molto spesso soluzioni inaspettate, tra increduli abbracci e impossibili baci, tra affannose ricerche e delicate illusioni, tra paesaggi abitati quasi sempre da mansueti o irrequieti animali, e qualche "sgradevole sensazione di prostazione".
Il conforto di una carezza nella solitudine allevia affanni mentre gioca insistente il chiodo fisso di una aspirazione al volo.
"Il centro focale della scrittura di Mario Rondi - scrive Sandro Gros-Pietro in prefazione- è sempre rappresentato dalle abitudini, dai tic, paure, pusillanimità, sfortune, testardaggini e quant'altro di simile si possa esaminare nei comportamenti umani tipici degli anti-eroi."
Ogni pensiero può anche diventare gioco così come un pegno d'amore può essere soltanto un semplice tappo si sughero.
Con il registro policromatico delle avventure Mario Rondi riesce ad arricchire come una prosodia e un tatuaggio.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 17 febbraio 2022

POESIA = CARLA MALERBA


"VIA ETNEA"
Come nel quadro di Boccioni
pieno di squarci di colore
la folla si muoveva
in diagonali rapide
sui marciapiedi
sull’asfalto della strada
sui gradini di accesso
a villa Bellini.
Di notte
tra luci e caseggiati dalla fama oscura
per consumate storie d’amore
e morte
ci avvolgeva la nostra gioventù
in turbini di vita
onde magnetiche
flussi di energia.
Era il 1968
(inedito)
*
"QUALI TERRE DI MARE"
Quali terre di mare
elette per caso,
dove soffia un vento
per ogni tempo e stagione,
dove poco cambiano
i segni sui tronchi nodosi,
ho abitato per oscure ragioni?
Quali terre di mare,
attratta dalle lunghe strade
del silenzio,
dove l’erba respira
all’ombra di tumuli antichi,
ho scelto per oscure ragioni?
Quali musici infanti
ricerco
e infine dispero
di ritrovare uguali
a quelli del sogno?
Si accordano come note le musiche vane del cuore.
(da Vita di una donna,2015)
*
"CORNAMUSA D’ESTATE"
Si perdono
le note di una cornamusa
dentro un perfetto tramonto
che non conosce
sbavature di profilo.
Prevaricano
sul sospiro dell’acqua
leggero.
Inducono
all’anima assorta
un’indolenza amara.
Intridono d’universo
una scomposta teoria
di pensieri.
Perché l’estate non è stagione di cornamuse.
(da - Di terre straniere 2010)
*
CARLA MALERBA

SEGNALAZIONE VOLUMI = MATTIA CATTANEO


** Mattia Cattaneo:"Partiture di pelle" - 2021 - € 12,00
(Nota di lettura di Carla Malerba) Mattia Cattaneo, poeta e diffusore di poesia, con la raccolta “Partiture di pelle” si propone di compiere un percorso poetico che, nato dal dolore possa, fin dal primo verso all’ultimo, trovare parole che alimentino perennemente l’amore tra madre e figlio, tra chi parte e chi resta.
L’assenza che viene subita è difficile sempre da rielaborare e superare e induce nei versi del poeta il ricordo della protezione materna : – “spingevi il giorno e il male lontano” -
mentre ora tutto è vuoto e silenzio, un silenzio ingigantito da altri eventi che hanno reso ancor più fragile il senso dell’esistenza . Ma se da una parte il luogo ostile, quella terra dei morti da cui non si ritorna sembra rendere a volte vana la ricerca della parola e annullare la speranza di un reciproco ritrovamento, l’appiglio per non cedere si affaccia, come scrive Mattia, da un “cantico di ripresa” che solo la scrittura poetica fa intravedere offrendo l’alternativa ai giorni del dolore e della solitudine: è la dolce voce della scrittura – “la scrittura che mi salva” – ad alleviare in parte la sofferenza.
Mattia dunque raccoglie il disorientamento legato agli eventi e l’esperienza della perdita quasi fossero il principio di una rinascita e riesce a trasformare il riscatto dal dolore in un dono che la madre gli indica e che si rinnova in un dialogo mai interrotto. Così l’autore ricorre al ricordo e improvvisamente si aprono marine, si ripercorrono luoghi: la presenza-assenza è quasi tangibile, si sprigiona dalla forza del pensiero.
Il poeta formula propositi, costruisce un’intesa che, tramite la parola, gli restituisca la madre: e, quando è necessario, quando il dolore della realtà lo trafigge, ricorre ad una forza salvifica, a un luogo dove si possano sussurrare parole soavi “…ti scrivo contro le paure/ conosco il varco che riporta a me” Cattaneo nel suo viaggio mentale cerca attraverso il varco-parola quel qualcosa che si colloca tra la sua vita e quella della madre, ma sa anche che i versi sono pur sempre “afflitta scrittura/…/ linguaggio liquido” che non fa che esasperare il sentimento dell’impotenza umana nel frangente del distacco e delle avversità. I versi seguono l’andamento del cuore, specie quando l’assenza si fa più forte: “Vorrei vivere/ nel mio viso accanto/ al tuo” Qui la parola si fa alata, sognante perché nel sogno tutto si ricompone. Poi l’uomo torna improvvisamente bambino e si svela non nella debolezza, ma nel gesto rievocativo dell’amore: “spalanco porte/della casa materna/ per appoggiarvi la fronte” Con appropriata parola Mattia definisce l’ordine delle cose un ordine “disfatto”: intorno a lui cielo, grandine, sera, acqua, sono le voci che si addensano nel mistero, sono i luoghi sconosciuti dove a tratti si rischiarano le fulgide immagini affettive che si collocano nei suoi versi.
Questo protendersi verso un linguaggio che sia espressione di un profondo sentire rimane alla base della ricerca di “Partiture di pelle”, una silloge che conduce il lettore ad una assorta meditazione sull’amore, sul dolore e sulla poesia.
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Carla Malerba

lunedì 14 febbraio 2022

INTERVENTI = PER ALESSIA


**LUCIDI ENIGMI DISCHIUDONO IL SOGNO - (nota critica su "Alessia" di Raffaele Piazza).
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È un’istantanea di repliche, l’immagine di Alessia che scatta sé stessa e transita, lungo un campo visivo illimitato. Illimite è sentire, attendere, svanire e insorgere nel futuro climatizzato dal vetro delle visioni, delle illusioni ed anche lungo i giorni belli del tempo, del sogno che lo abitano sostanziandosi d’un movimento inesplicabile che si fa voce e l’attraversa. Raffale Piazza, con una scrittura riferibile alla superficie dell’acqua, fa del suo poema “Alessia”, una raccolta corale di poesie-quadri, la quale plasmata da un tessuto materico inesplicabile, attraversa pagine di vita ed altre inventa - Per ogni riga, sosta l’azzurro e valica il corpo alle ombre dell’universo. Ne scaturiscono elementi irriducibili, lucidi nella volontà misterica di accostare l’assenza al possibile, la poesia al respiro schiudendolo a sfere che superino la dimensione dell’essere vivi e valichino l’eternità come passaggio di energie - Versi come gettiti metamorfici, fantastici, a tratti crudeli, scattano inquieti sui segni del reale, espropriano la pelle al corpo recitante di Alessia e lo rappresentano quale attimo sognante l’infinità - Accade così che nasca, tra scosse di significanza, un’apparenza che impasta combustioni e conduce le creature oltre le proprie identità, anche presso disarmanti normalità incastonate tra sogno e realtà, amore e dolore, bene e male - Tutto avviene alla presenza della realtà, ma i fatti sfuggono, si dissolvono nella vacuità pensosa e penosa sospesa tra il niente e il colmo, tra vita e morte, su fili di coscienza che sentono la presenza, la catturano e già essa è fuori da ogni confine - Venti anni contati come semi/sul filo delle cose di sempre/sguardo al vetro di balcone/sul mare e vedere in quel visore/ il futuro: (ansia stellante a sommergerla nell’inalvearsi col pensiero nella radura del futuro, anni a manciate ad attenderla al varco). È un ritratto intriso di pelle Alessia, vestita di senso per mano del poeta Piazza, scintilla nei passi volitivi, audaci e primaverili, mentre nuove sembianze di sé, accrescono vergini e, la conoscenza funziona da disincanto. Sfamarla contamina il corpo di voglie e, sono i fiori scolpiti nel marmo a raccoglierne urgenti colloqui con il tempo continuamente distratto, e a coincidere il destino combaciando la sua spirale eccentrica, come convenuto al principio, nel giuramento fatto al cospetto degli dei … - Come piani scenici, teatrali e al contempo fervidi di ambiti realistici, fisici e passionali, la volontà di R. Piazza, si profila ora tratteggio della figura di Alessia, poi raffinatissima immagine che giunge al lettore in un complesso processo creativo il cui ritmo alterna purezza e ossessione, confermando la precarietà di tutto lo scibile, dell’esistenza che resiste la sua vorace voglia di esistere. Alessia divora il magma vitale amando, corrompendo tutti gli spazi, risucchiando loro la linfa che abbatte i confini e sfocia nel mai visto. Espande la sua figura in mille e mille anime, Alessia; sono tutte connesse all’accensione immaginativa e, attraverso un ampio respiro metamorfico, insorgono e fluiscono nella scoperta d’altro che attende dietro pannelli opachi - Così si dipana condensandosi, la tensione linguistica, attraverso filtri sapientemente operati dall’autore. Essi si palesano infatti tra bisbigli suadenti, poi affermazioni incisive attestano una terrestrità sensuale azionata all’interno del circuito - Vitrei altri elementi, ulcerati d’in appartenenza, ossidano la difformità alla radice e ricompongono la carne quale inquieta sacca di dolore e colore, inaccettabili. Alessia illuminata, plenilunio/mistico e sensuale sulle cose di sempre/la casa, la stanza, la città/il rosso del telefono. Tutto si ferma/Tutto accade. Alessia rosavestita/per la vita nell’attesa dell’incontro/tende ai petali del fiore d’arancio/matrimonio nel futuro anteriore/della vita che la contiene. Individuazioni della provvisorietà umana, le irretisce un linguaggio a tratti familiare, poi assorto e duale, quando diviene bisogno accorato. Raffaele Piazza conduce con rigore ogni verso nel cui scatto rivelatore, la vita brucia, si fa luogo segnato di presenze capaci di emanare, un avanzamento onirico di paesaggi e forme recondite che differiscono da tutto, mentre sperimentale e personalissimo, il linguaggio si attesta rigenerativo, in tutta l'opera.
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ALFONSINA CATERINO

sabato 12 febbraio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCO ZEVIO


***Francesco Zevio – Liriche randagie--Puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2021 – pag. 100 - € 13,00
Liriche randagie, la raccolta di poesie di Francesco Zevio che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta uno scritto introduttivo coltissimo e ricco di acribia di Alessandra Paganardi intitolato Diario di un’utopia.
Il testo è strutturato architettonicamente nelle sezioni Assenza, Assenzio è in quella eponima Liriche randagie. Cifra essenziale della poetica di Zevio pare essere una vena umbratile che si realizza, s’invera in armonie di onirismo purgatoriale in atmosfere che hanno il dono del turbamento e in realtà nel dipanarsi dei versi per accumulo si avverte una certa tensione conturbante dell’io-poetante, che pare essere scisso anche se teso consapevolmente verso il compimento di un’armonia perduta che potrebbe essere solo un’utopia secondo quello che afferma la Paganardi. Il pregio e la consapevolezza di queste composizioni è sotteso alla scaltrita coscienza letteraria di Zevio che è consapevole di partire dal caos, dall’entropia, dalla ressa cristiana montaliana e contro queste cose il poeta sa che c’è un solo modo per combatterle ed è proprio quello dello scrivere poesie che risultano tuttavia, pur essendo debordanti e icastiche e gridate, sempre controllate. La natura pare essere protagonista, ma non negli squarci idilliaci di paesaggi iridati, di prati e fiori che abbelliscono la terra o alberi belli o albe e tramonti o rondini di platino eliotiane, invece la natura qui è proprio la corporeità, la carne del poeta stesso che si fa parola che è anche quella delle svariate figure femminili dette con urgenza al quale Francesco si rivolge.
E allora tutto risulta randagio come dal titolo, ibrido, la quintessenza di una tensione che potrebbe essere adolescenziale in senso salutare nell’esprimersi tramite le rime e i frequenti endecasillabi in una scrittura anarchica a tratti ma che non sfiora nemmeno l’alogico. Anche una materia affabulante pare essere espressa dal Nostro in un risultato creativo poetico che ha poco scarto dalla lingua standard nel dipanarsi in modo narrativo dei versi attraverso la ricerca consapevole che non è né sfogo, né gemersi addosso anche se la vita dà scacco. Implicitamente in tanta crudezza non può non avvertirsi il tema del male nei fraseggi forti del poeta che toccano tutte le corde dell’essere nell’inverarsi di caleidoscopiche immagini che contengono qualcosa di filosofico nella spumeggiante luminosità che è tenue non solare ma lunare, inconscia.
Pare una poesia proveniente da un inconscio controllato che affiora nei versi nell’attimo atemporale del dire le cose con urgenza e non senza naturalezza. E la corporeità, la carne che si fa parola, ha un ruolo decisivo in questo poiein nel reificarsi anche in immagini volgari come quando Zevio afferma che ha pisciato in parchi bui e pioppeti di notte e tra l’edera selvaggia e che ha pisciato sbellicandosi in faccia alla luna e ai suoi tisici poeti, in un’immagine densa di senso e non senso e non priva di humour e nello stesso tempo di tristezza. Non può assolutamente considerarsi lirica ed elegiaca la poetica del Nostro anche se talvolta tra magistrali accensioni e spegnimenti si avvertono subitanei squarci lirici quando è menzionata una natura primeva e forse uno dei maggiori desideri del poeta detti tra le righe è quello di fusione con la natura stessa che ha come risultato anelato fondamentale quello del fondersi con l’anima e con il corpo di una delle figure femminili dette con sapiente psicologismo.
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RAFFAELE PIAZZA

mercoledì 9 febbraio 2022

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


"Parole"
Le tue parole hanno l'oblio del peccato:
nude tra i rami neri e le foglie,
improvvise e interrotte solo alla fine
del tempo.
In un gioco senza sosta che rende martirio
ho saputo che ritorna primavera,
eppure ancora il sussurro apre ogni stanza
con un gesto delicato e un turbamento
che gioca all'incanto.
Ci sono manovre che marcano il ritorno
disegnando finzioni e intermittenze
rinnovando gli spazi assieme ai sogni.
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ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 8 febbraio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA LUIGIA CHIOSI


**Maria Luigia Chiosi: "Dopo la marea dei giorni" Ed. Biblioteca dei leoni - 2021 - pagg. 136 - € 12,00--
In un gioco senza fine che rende la lettura plasmabile nelle varie angolazioni del dettato la poesia si adagia in vari modi alle numerose circostanze che il dettaglio di una realtà riesce a decifrare. Legata sostanzialmente ad una dinamica vitale la puntualità cosmo-storia-psiche diviene chiave di un percorso caratterizzato sempre da una vigile attenzione al coinvolgimento che il vissuto offre alla creatività. Gli incontri diventano qualche volta risposta agli interrogativi mossi dagli impulsi ritmici della introspezione ed il verso si dipana con leggerezza e musicalità, breve, rutilante, fascinante. L’illusione trascina il poeta “nel gioco senza fine che rende meno atroce/ il sole all’orizzonte”, come in un fotogramma che cerca di mantenere intatta la coscienza drammatica della nostra individualità. Così la ricerca verbale scava nei moduli espressivi per raggiungere sempre una verità oggettuale nel simbolo e nella narrazione. Esperienza e ricordo si fondono nel diario, che propone momenti e circostanze, opportunità e speranze “per generare onde rombanti/ come tuoni”, con la scrittura ricca di cultura e che diviene filigrana sui temi della presenza sia per contrasti e abbinamenti, sia per tensioni interiori che cercano il contatto nel colore. Il poeta proietta oltre la barriera dell’ignoto una vicenda che ha sempre interrogativi aperti perché “se allunghi la mano/ accarezzi solo un vuoto/ e / non ti sai rassegnare”.
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 6 febbraio 2022

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALFREDO ALESSIO CONTI


**Alfredo Alessio Conti: “Sulla soglia dell’infinito” – Ed Biblioteca dei leoni – 2021 – pagg. 96 - € 12,00 –
Sin dal titolo di questa elegante raccolta si percepisce il fremito della parola di un credente, nel desiderio di riuscire a palpare il riflesso di quell’arcano che sospende ogni individuo, interrogazione ripetuta mille e mille volte quando il pensiero volge al mistero. Profondamente legato al rapporto semplicità / sacralità l’autore ricama con una percepibile matura vocazione poetica un policromatico ventaglio per quel difficile rapporto che lega l’uomo alla preghiera, nell’aspirazione al sublime di un risveglio, di uno scioglimento ben definito oggetto di sentita devozione e dondolio della ripetuta illusione.
“Tutto, nella poesia di Alfredo Alessio Conti, le figure, le cose, le situazioni, i paesaggi; tutto batte – scrive Paolo Ruffilli in prefazione- secondo l’intimo pulsare cristiano di una materia che è anche psiche, riscatto, sublimazione, amore. Secondo gli accenti netti e cristallini di una scansione misurata, nella forma, ma aperta all’apporto di elementi vari che si intrecciano in un tessuto stratificato.” Continuamente variato nella vicenda soggettiva gli incontri rivivono di una singolare profondità, nella quale ritroviamo concrete lezioni morali nell’avvio incerto della realtà.
“Ho visto/ cadere tutte le stelle/ e non mi rimane/ che un ultimo desiderio/ vivere/ un’altra vita/ non più da solitario/ non più da errante/ non più da straniero./ Ho visto/ cadere tutte le stelle/ il cielo si è oscurato/ a nulla è valso/ il mio pensiero/ a te che abiti/ lontano/ dal mio cuore.”
Vigile alle reazioni del subconscio il significante ha il codice di formule e parole limpide in un continuo sforzo di riscatto dalla superficialità e proponendosi come fede impastata nel segreto, che diventa spesso emblematico attraverso l’esercizio della esperienza e della suggestione.
Componimenti brevi, fiammeggianti, in un continuum ritmico, nelle ondulazioni di riprese “sullo spartito della vita”, “tra le righe del tempo”, tra “il rumore delle foglie portate dal vento” o tra “le fiamme che trepidano di dolore”.
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ANTONIO SPAGNUOLO