domenica 30 novembre 2025

POESIA = FRANCESCA LO BUE


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"Montagna"
-
Il cielo discende.
Sorella neve che ti veli di nebbie e sprofondi nell’abisso sconosciuto,
alla luce vaga di un nugolo di stelle, visione soave di lontananza,
invoca il Padre, il suo Trono gelido.
Padre vento, in un tripudio di cupole,
spingi il cielo a discendere il tuo sedile.
Picchi innevati sorgono da altari di roccia,
rimuovendo pensieri di eternità.
Silenziosi, mi sommergono nel sapore del silenzio.
Immobili, terrorizza la loro potenza,
come i mulinelli del vento bisbigliano leggende
disegnando le impronte di dei preistorici.
Hanno la sublimità di saldezze inesprimibili,
la solitudine della pietra,
il grido straziato che ridesta la speranza.
I vecchi saggi lessero i significati dei sogni,
ruminando profezie in un diletto di infinito e solitudine.
Nella montagna c’è la dignità delle nostre radici,
lo spazio della patria dove nascono ed echeggiano i suoni e i ritmi della lingua.
Cerco nella salita il nettare della luce pura,
la sua duttile fragranza,
il viola etereo dell’aria soave
e il suono armonioso della legge perfetta.
-
Sbuca dai cieli dei cieli
la bufera incandescente del Sole del mezzodì.
Ed è grido di gioia,
matura la vita dai petti straziati dei monti,
i frutti della fecondità, la forza dell’alimento.
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Francesca Lo Bue

giovedì 27 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA SEROFILLI


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"Confronto saggistico tra La morte di Fabrizio De André e Il cappello a fiori (Appointment in Samarra) di Valeria Serofilli"
Nel panorama delle rappresentazioni poetiche della morte, i testi di Fabrizio De André e Valeria Serofilli offrono due modalità espressive apparentemente affini, ma in realtà profondamente divergenti. La vicinanza tematica – la personificazione femminile della Morte – costituisce il punto di avvio di un confronto che rivela non solo differenze stilistiche, ma anche differenti posture esistenziali.
Nella canzone La morte (1967), De André propone una figura essenziale, quasi archetipica: una presenza improvvisa che “avrà le tue labbra e i tuoi occhi” e che si accosta con un gesto insieme intimo e irrevocabile, avvolgendo in “un velo bianco”. La Morte si configura così come un destino innominabile che assume i tratti dell’amato, fondendo eros e thanatos in un’immagine di annullamento dolce e al tempo stesso ineluttabile. L’improvvisazione dell’arrivo – “verrà all’improvviso” – sancisce il carattere fatale dell’incontro, inscritto nella necessità del ciclo vitale.
La poesia di Valeria Serofilli, Il cappello a fiori (Appointment in Samarra), muove da una medesima intuizione – la femminilizzazione della Morte – ma ne sviluppa un’immagine radicalmente diversa. La Signora evocata dalla poetessa non indossa la tradizionale veletta nera: appare invece trasfigurata in una figura luminosa e minuziosamente definita, con “capelli biondi”, “un cappello a fiori”, “guanti di trina bianca” e anelli multicolori. È una Morte decorata, sottratta all’iconografia lugubre e rivestita di elementi che appartengono alla sfera dell’intimità personale e del ricordo. Non c’è brusca irruzione: la Signora potrebbe “chiedere il permesso d’entrare”, tocca con dita affusolate simili a quelle della poetessa “da ragazza”, sfiora, invita. L’incontro si configura come un passaggio cerimoniale, quasi una visita annunciata da una delicatezza rituale.
Se in De André domina la dimensione del simbolo – il velo, gli occhi, il destino – nella poesia di Serofilli prevale la costruzione figurativa: la Morte è resa concreta, corporeizzata nei dettagli, sottraendola alla distanza del mito. Il movimento da un’immagine archetipica a una immagine personalizzata corrisponde a uno slittamento di tono: dal fatalismo lirico del cantautore a un tentativo di esorcizzazione poetica, dichiarato esplicitamente nella chiusa della lirica. La lacrima finale non è resa della soggettività al destino, ma elaborazione emotiva che trasforma la paura in gesto di consapevolezza.
In sintesi, mentre La morte di De André inscrive l’evento ultimo nella sfera dell’ineluttabile e del simbolico, Il cappello a fiori di Serofilli opera un movimento opposto: umanizza, colora, addomestica la Morte, rendendola una presenza quasi familiare. L’affinità iniziale delle immagini si scioglie così in due poetiche divergenti: una centrata sul destino, l’altra sulla trasformazione emotiva, entrambe unite dall’intento di dare alla Morte un volto che la parola poetica possa sostenere e contemplare.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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"La morte"
-
La morte verrà all'improvviso
Avrà le tue labbra e i tuoi occhi
Ti coprirà d'un velo bianco
Addormentandosi al tuo fianco
Nell'ozio, nel sonno, in battaglia
Verrà senza darti avvisaglia
La morte va a colpo sicuro
Non suona il corno né il tamburo
Madonna che in limpida fonte
Ristori le membra stupende
La morte non ti vedrà in faccia
Avrà il tuo seno e le tue braccia
Prelati, notabili e conti
Sull'uscio piangeste ben forte
Chi bene condusse sua vita
Male sopporterà sua morte
Straccioni che senza vergogna
Portaste il cilicio o la gogna
Partirvene non fu fatica
Perché la morte vi fu amica
Guerriero che in punta di lancia
Dal suolo d'Oriente alla Francia
Di stragi menasti gran vanto
E fra i nemici il lutto e il pianto
Di fronte all'estrema nemica
Non vale coraggio o fatica
Non serve colpirla nel cuore
Perché la morte mai non muore
Non serve colpirla nel cuore
Perché la morte mai non muore
=== FABRIZIO DE ANDRE'
*****
"Il cappello a fiori"
(Appointment in Samarra)
-
Quando arriverà la
Signora
avrà i capelli biondi/ e un cappello a fiori
non la solita veletta nera
-
Celesti e non di fuoco gli occhi

Mi chiederà il permesso d'entrare
o forse non me lo chiederà
e mi accarezzerà con lunghe dita affusolate, come le mie da ragazza
in guanti di trina bianca
magari francese
con anelli di pietre dure/ multicolori
-
Sfiorandomi le ciglia
m'inviterà a seguirla
perché sa che sugli occhi/ non voglio alcuna conchiglia
-
E forse l'esorcizzazione /è tutta in questa lacrima.
*
===VALERIA SEROFILLI

mercoledì 26 novembre 2025

POESIA = ROSANNA BADALAMENTI


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"Semmai mi vorrai ferire."
-
Semmai mi vorrai ferire
dimmi che non sono mai stata nei tuoi pensieri,
ma solo tra le tue braccia,
un'ombra di albero senza radici.
Semmai mi vorrai ferire,
dimmi che la distanza tra me e te
era tra il mio e il tuo cuore
e non tra quell'incomprensione perenne
tra la mia mente e la tua.
Semmai mi vorrai ferire,
dimmi che non mi hai mai amata,
e che nei tuoi occhi
non sono mai stata altro che un riflesso
di ciò che desideravi.
Semmai mi vorrai ferire...
mi hai già ferita.
In quelle tue parole dette e maledette
nel peso di sentirle addosso
come macigni per formiche
e io lì,con l' anima denudata, inerme
e tu insensibile e verme.
Semmai mi vorrai ferire,
non ci riuscirai più.
Io ormai sto lontana da te,
anche nel silenzio tra me e me.
***
"Un ghissi scavusu cu simina spine"
(vernacolo)
A strata è longa,
u passu t’accigghia:
cu lassa pena,
pena pigghia.
-
Zizzania spargi?
Spina t’accumpagna:
‘nta l’anima resta
e prima o poi
t’affanna.
-
Unn’ diri mali:
u mali è ventu,
gira, trona,
ti veni ‘n pettu.
A vita è rota:
chiddu ca scanci,
ti torna.
-
Vucca di meli,
cori di feli?
L’ingannu spacca:
specchiu ‘n manu,
tagghiu e sangu.
E a cammisa
di cu è falsu
prima o poi
si leva.

Cu arriri primu
arriri pi ultimu.
=
-
"Non cammini scalzo chi semina spine"
-
La strada è lunga,
il passo ti avvisa:
chi lascia dolore,
dolore ravvisa.
-
Spargi discordia?
La spina rimane:
entra nell’anima
e prima o poi
fa male.
-
Non augurare male:
è vento storto,
gira, ritorna,
ti cade addosso.
La vita è ruota:
ciò che tu lanci,
ritorna.
-
Bocca di miele,
cuore di fiele?
L’inganno si spezza:
specchio in mano,
taglio che graffia.
E la camicia
a chi è bugiardo
prima o poi
si strappa.
-
Chi ride per primo,
ride per ultimo.
****
"Ti amo"
-
Se in qualcosa ho sbagliato,
e di certo avrò sbagliato, perdonami.
Sono tua mamma, ma sono umana.
Se qualcosa ho trascurato,
e di certo avrò trascurato, perdonami.
Sono tua mamma, ma sono umana.
Se qualche volta sono inciampata,
sono caduta
e la mia mano non ti ha sostenuta
era per proteggerti dal mio dolore
Perdonami se ti sono mancata.
Sono tua mamma, ma sono umana.
L'amore di una mamma,
quello sì, non è umano:
trascende ogni limite,
ogni fragilità, ogni confine.
Ricordalo sempre:
cercami dentro di te,
io sarò lì,
nel cuore del tuo essere,
in quell’amore che sfida il tempo
e non se ne va mai.
Non sono carne e ossa,
ma una forza invisibile che resta e ti abbraccia,
anche quando non ci sono.
Sono tua mamma.
Ti amo.
*
Rosanna Badalamenti

martedì 25 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA DI FELICE


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Valeria Di Felice: “Il giallo del semaforo” – Società Editrice Fiorentina – 2025 – pag. 80 - € 13,00
Primo volume della collana “Pasifae”, sapientemente diretta da Mario Fresa, collaudato cesellatore ed investigatore della parola, “Il giallo del semaforo” sembra, col suo titolo, voler invitare il lettore ad un’attesa obbligata di qualche minuto, prima di procedere nel sentiero che il verso potrà realizzare come esplorazione del sub conscio, sempre incantevolmente ricco di occasioni fulminanti.
Ed è proprio come lo scatto dell’acceleratore che ci si immerge repentinamente nella rievocazione di immagini, nell’annuncio di un azzardo, nel sussurro di un accento, nello spiraglio di “un gioco solitario della vita”, nel salmastro di una spiaggia appartata, nella “cabina ossidata della mente”.
“Non siamo la chiamata al cerchio, / ma il respiro slabbrato del tempo/ nella spirale dell’imperfetto. / La zeta messa a capo/ del nuovo alfabeto/ a scrivere i geroglifici del senso.”
Notevolmente ricca di simboli e di aperture semantiche la scrittura di Valeria Di Felice riflette percezioni che parlano da sole di fulgori e luccichii, che dettano elegantemente pensieri dal tessuto filosofico, che stringono tenacemente i nodi della quotidianità, che sfiorano delicatamente i palpiti dell’amore.
Così, diligentemente, le metafore affiorano evocando ricordi, legami indistruttibili con il passato, richiamando animali in un intreccio inestricabile e riprodotto dai colori di una tela pittorica, riflettendo sul deteriorarsi del tempo, additando le immagini del sogno che rimangono “incastrate tra le figure di fosforo delle lucciole in estate”.
La poesia continua incessantemente a ricamare la proiezione della realtà in un autentico esercizio del segno, riuscendo a decifrare apparenze ed esperienze, complicazioni ed innocenza, abbagli e desideri, luci ed oscurità, bottoni d’oro e maniglie del futuro.
*
ANTONIO SPAGNUOLO (25-11-2025)

sabato 22 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANCARLO BUSSO


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Giancarlo Busso: “Campagne” – Fallone editore 2025 – pag. 100 - € 16,00
Opera prima ricca di componimenti poetici e di prose poetiche, preziosamente ricamate in un susseguirsi di impreviste meditazioni, di vertiginosi fotogrammi quotidiani, di impennate filosofiche, di tessiture immerse nel realismo.
Il tentativo di raccontare, di raccontarsi, è riuscito in pieno, lacerato da un esplodere di simboli che fanno della parola elemento stilistico che arricchisce la frase ed il verso.
“Essere sepolti nel proprio egoismo. Essere improvvisamente insofferenti, ma servili. Il verbo è ancora attendere, ma già si annuncia l’assenza. Camminare in una direzione, forse, ha senso?”
Ogni testo sembra avere un continuo altalenare tra il ritmo delle sillabe ed il plasmabile delle soluzioni. Soluzioni molto spesso richieste quasi come implorazione per un continuo accostarsi dei riflessi intimi. I sentimenti vengono stemperati in un’ amalgama di recupero, mentre il susseguirsi delle azioni abitudinarie vengono giocate sia dai finestroni dell’infinito, sia da repentini mutismi.
L’autore giostra abilmente con le allegorie che a tratti diventano materia palpabile in accenti precisi di sorpresa: “Parole trasmettevano altre parole/ fino a liberarle solo più a gesti/ nello spostare rumoroso di sedie/ tra boccali nebbiosi e improvvisi silenzi. / Si diceva che tutto fingeva anche adesso/ ma la verità si rigirava vorticosa su se stessa/ lasciando la lingua stancarsi tra i denti.”
I modelli ai quali attinge l’autore sono ritrovati nel semplice gesto del vissuto, e rielaborano menzioni o accennano manifestazioni familiari.
“L’ingresso era tra veli d’edera in stanze divenute ceste di cose, dove lenta si poggiava la neve di Natali passati. Postino di ricordi lasciava la corrispondenza ai piedi di un santo, in un angolo votivo dipinto sul muro, ormai da tempo sbiadito.”
“Il vicino è un tale che non conosco/ ma quando lo vedo capisco di essere solo/ tanto solo da essere non lontano dalle sue patate/ non lontano dai suoi peperoni/ molto vicino al gatto che scappa/ e ha paura di quel rantolare.”
Ogni tentativo di luminosità descrittiva si rifugia nella ricomposizione dell’esperienza privata, satura di cosciente delicatezza.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 20 novembre 2025

POESIA = EVA DI PALMA


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" I "
-
L’alfabeto Morse
con cui ti farò leggere il mondo
sarà il mio corpo,
i pori della mia pelle
ti guideranno
lungo il tessuto muscolare.
Su questo testo
esemplare unico
conoscerai il sacro fluire
di tutte le cose
e nulla ti apparirà sconosciuto.
Farai di tutto per farmi fremere,
oseranno morsi a vuoto
i tuoi bestiali denti masticatori.
Sotto le tue dita
avide lettrici
esisterò
e tu stesso finalmente sarai
attraverso ciò che sente
la mia carne.
***
" II "
-
La mappa di ciò che faccio
è nella carne,
nella pelle esposta al vento,
nelle ossa minerali.
Lo scorrere degli eventi
si specchia nel sangue
che inonda le vene pulsanti.
Il mio credo
è tutto in questa carne regina
e nella nobiltà del suo inciampo.
Sono effimera, dunque eterna.
Sono effimera, dunque sacra.
****
" III "
-
Il cielo è una città,
ripeteva oggi il bambino
sul treno.
Aveva una maglietta a righe
blu, il bambino biondo
e sfogliava un libro
sui dinosauri,
girava le pagine sgualcite
con mani piccole
dalle unghie annerite
sulle punte.
Guardava le code minacciose
dei grossi animali estinti,
erano buffe per i suoi
occhi di gioco
paurose per scherzo.
-
Non c’è città
sotto questo cielo
sospeso su binari
dalla meta indecifrata.
Eppure una strada che va
dalla tua casa alla mia
c’è ancora,
ma il bambino biondo
con la maglietta a righe
non lo sa.
*
EVA DI PALMA

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA PACILIO


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Rita Pacilio: “La prima parola” – Ed. Di Felice edizioni- 2025 – pag. 64 - € 10,00
Sotto il velo dell’allegoria la profonda consapevolezza di essere per interi immersi nel ritmo incalzante dei versi Rita Pacilio costruisce, cesella, ricama un vero e proprio poema, in cui l’attore principale è la parola che prende il corpo, in una visione simultanea tra forma resa linguaggio e linguaggio fuso alla quotidianità.
“La prima parola possiede la vita, / una pietra nera è la rotta che avanza/ voce aperta sul punto esatto. //Si muove così la storia, una mano/ per volta o un pugno caduto/ come una carestia sul cuore.”
Le immagini che tratteggiano un percorso policromatico si addensano tra le sillabe che come una cascata ininterrotta diventano progressiva visione dell’io che ondeggia tra sentimenti, accadimenti, tremori, illusioni, invocazioni, banalità e certezze, nel piano estensibile del nostro ego. Per la poetessa la tematica anche se uniforme nel dettato è variegata e cerca di testimoniare una quotidianità che vaga dal tentativo di rifugiarsi nei ricordi alle aguzze ampiezze filosofiche.
“E’ l’aurora il tempo sublime: /tutte le persone di fronte/ al sole / imbambolati ma svegli / in mutamento /con il dominio della conoscenza / condizionando la volontà-.”
Con estrema precisione Eliza Macadan scrive in postfazione: “Il poema nasce dalla luce di una prima parola – immagine originaria, quasi biblica – e abbraccia l’intero spettro dell’esistenza: la morte dei genitori, il mistero dell’infanzia, la gioia dell’amore, la precarietà del tempo, l’invocazione di Dio. Tutto respira in successioni ampie, a spirale, dove la memoria personale diventa memoria collettiva”.
Viaggio lirico che avvolge il destino in una vela musicale, che al vento diventa il nastro adesivo colorato, accelerato da improvvise rivelazioni e da fermentazioni in grado di accompagnare la coscienza nel tuffo della ricerca simbolica.
“Un giorno avremo parole/ perfette per il nostro viaggio/ tra le stelle/ fisse sul lino del cuscino/ e la mia faccia.”
Così la scrittura limpida adotta dinamiche fondamentali per la tessitura di un continuo impatto speculativo, tra suggestioni e congetture da difendere anche per il naturalismo meccanico dei nostri giorni e per un realismo rimodellato che non sarà mai ripiegamento solipsistico.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


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"Alessia alla mostra di pittura"
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Quadri campiti nel bianco
di pareti per ragazza Alessia
nell’agglutinarsi a quelle
tinte. Fuori piove acqua fredda
dal cielo per Alessia al colmo
della grazia salvata dai dipinti
di marine e corse di cavalli.
Scendono le scene fino
a di bellezza l’anima
e stupore di fronte alla verità
dell’arte che è vita e battesimo
perenne. E scrive Alessia
una poesia ispirata alla scena
delle ninfe nel lago della pace
sottesa a redenzioni ad ogni
sillaba detta o non detta
a farsi parola.
==
Raffaele Piazza

lunedì 17 novembre 2025

POESIA = FRANCESCA LO BUE


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"Il libro delle lingue"
-
Solo una via conosco,
di un sentiero sono sicura.
Nominarti e rubare il ricordo
poiché è caduto il segreto dell’oro nel gorgo del passato.
-
Il vivere di ogni momento arranca da un adesso che fu.
Angustia per quel io ormai distaccato,
di ieri, essere incosciente e inconsistente.
Si può ricomporre quello stato o descriverlo?
Ha una tematica?
È la posizione nella rottura il suo luogo, è un vivere nello
stagno della linea divisoria. Si dimora nella breccia, in una
atmosfera di non appartenenza, quel contatto identificante
si spezzò.
Non sono più là, mi guardo come fossi in un quadro…sono
al di là della finestra ma sono qui,
sono fuori, sono estraneo. È respirare, ma in un altro luogo
o forse in ogni luogo.
Non c’è la voce, non c’è una lingua, o ce ne sono due, tre…
Forse è il dono delle lingue?
-
Assecondo la prospettiva di un abisso
e medio a una distanza.
Un paese di nebbia e uno specchio secco.
Nella casa con braci di vento c’è un Pierrot alla finestra…
E c’è neve morta
Rivolgiti al Dio della Sapienza,
non cadere nell’abisso di colpa,
non essere scelto dal dito nero,
dal vento rosso nel crepitare dei ginepri.
****
Da "Il Libro Errante"
FRANCESCA LO BUE

domenica 16 novembre 2025

SPERIMENTAZIONE = QUARANTA ANNI FA'


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Dal volume di Antonio Spagnuolo: "Candida" - edizione Guida - 1985

POESIA = MARIA EROVERETI


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DALLA RACCOLTA INEDITA "RISONANZE"
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=
"I"
Perché
perché non siamo rimasti
atomi infecondi vaganti nello spazio
o ignari fotoni ondulanti
nel vuoto del cosmo?
-
Qualcuno ha esibito potenza
germinando cellule senzienti.
-
Dolore e follia
"né le preghiere in molte lingue”
son servite.
Ma cos’è l'onniscienza?
Vano il sacrificio del Figlio.
-
Ingannevole verbo
fonte di sangue e di morte
di roghi che affiorano ancora
dai miasmi del tempo
e lacerano identiche carni.
-
Ancora dal fondo dei secoli
si levano le ceneri
di storie cancellate
e "sperse nel silenzio, molte voci
taceranno l'indicibile
orrore della fine" 1
-
Luglio 2025
*********
"II"
In "un esibito chiasso muscolare"
è asilo il silenzio
ristoro le pagine di voci sorelle
malfermi nell'irrilevanza
“Siamo qui e non ci siamo". 2
-
Marzo 2025
********
"III"
-
Ignoto il nome
arcana la forma
forse un'estesa Mente
fluido micelio
che i verdi viventi annoda
fronde di gemme gravide
abbracci di screziati effluvi
calore di creature madri.
-
Ampio soffio nel petto
all’aura del risveglio
"...dentro
un
respiro totale"
sommersi dal prodigio
e "non capire
stupire
ogni volta
stupire"-3
-
e interrogare …
=
Novembre 2024
=====
MARIA EROVERETI

1 Silvana Sonno, EVANESCENZE, Genesi Editrice, 2024.
2 Mariangela Gualtieri, RUVIDO UMANO, Einaudi, 2024, pagg. 8-9
3 Angela Donna, dalla sezione Preghiere del volume Le anime in piazza, Genesi Editrice

mercoledì 12 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA TERESA ZANCA


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MARIA TERESA ZANCA: “Tra carezze d’autunno e parole nel vento” – Grace Edizioni – pag. 38 - € 8,99
– Agile rincorrere dei versi in una scrittura che si rivela vaporosa e corposa insieme, per il fulcro che primeggia nella raccolta come avvisaglia dell’imprevisto o dell’imprevedibile, nel tornado di una gioventù trascorsa con intermittenti soste e ripiegamenti.
L’intimo della poetessa appare completamente svuotato da tutte le illusioni del quotidiano, e sembra necessario attendere con dispetto gli anni nei quali di sicuro si distruggeranno anche i ricordi, per divenire umana dimensione sbattuta tra le onde, necessariamente obbligata ad aggrapparsi allo scoglio impervio “senza più nulla attendere/ con quella fame bulimica/ con quella rabbia atavica/ che ti porti dentro/ anima ribelle/ scavata come una ferita/ scalfita sotto la tua pelle.”
Il tempo diviene un piccolo manifesto di evasione e di resistenza interiore. Il soggetto poetico cerca un luogo mitologico dove “catapultare in un microcosmo di ieri”, con un movimento di fuga o di rallentamento per non smarrire del tutto la propria radice sensibile e conservare una memoria che dia ancora un senso all’esistenza. Le rughe sono soltanto tracce indelebili di attimi/sorrisi, sono solchi invalicabili, sono scie inestricabili.
Ogni poesia vive di contrasti ben calibrati, che danno ritmo e tensione al testo, nella capacità di fondere elementi tangibili del presente con l’oscillazione della presenza-assenza capace di stordire anche il subconscio. La musicalità spezzata della scrittura rispecchia egregiamente un tessuto metaforico che allude continuamente alla “perdita” ed improvvisamente “come un atomo in fissione/ cerco un Dio/ in questo universo/ di Barabba e falsi profeti.”
“Sopravvivere è bruciare a fuoco lento” scrive Maria Teresa e cerca disperatamente una tempesta che sia capace di sconquassare il cuore.
La parola poetica conserva intatto il potere di rivelare le continue ondulazioni delle coincidenze e delle impossibili aggregazioni della relatività, avvolgendoci nel vertiginoso testimoniare del provvisorio e dell’eterno.
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ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 11 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANGELO GACCIONE


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Angelo Gaccione: “Una gioiosa fatica” (1964-2022) – Ed. La scuola di pitagora – 2025 - pag. 160 - € 16,00 –
Rigogliosa raccolta di componimenti che abbracciano lo strumento stilistico in maniera coinvolgente e correttamente incastrato nell’equilibrio della parola simbolo. Una accorta taglia del verso suggerisce la natura razionale del meditativo, per capitoli che accarezzano lo scorrere degli anni, partendo dal 1964 con: “Le ritrovate” , quindi a seguire “Le illuminate”, “Le straniere”, “Le milanesi”, “Le disperse”, “Le arrabbiate”, “Le sacre”, “Le dolenti”, “Le liete”, “Le diverse”, “Le incivili”, “Le ultime” (del 2022), in un susseguirsi della dimensione temporale che abbraccia mezzo secolo.
Interessante diviene il leggere quanto Gaccione scrive in apertura.
“La poesia mi è appartenuta. Io sono appartenuto alla poesia. E stato un rapporto cominciato presto e non si e mai interrotto. Ho scritto le prime poesie ch’ero poco più che un ragazzo; di quella stagione in questa raccolta ce ne sono due brevissime, le uniche non andate disperse. Ho letto e continuo a leggere i poeti di ogni luogo e di ogni tempo, e senza prevenzioni, tanto che posso con semplicità affermare che la poesia ha riempito la mia vita e me ne sono nutrito. In maniera discreta, ma continua, l’ho sempre praticata….
Ne sono contento perché gli anni mi hanno permesso di inserire altre sezioni che io giudico, stilisticamente e contenutisticamente, di un certo interesse. (Milano, gennaio 2025)”
Per il poeta il vivere altro non è che il continuo avvicendarsi di occasioni che possono luminosamente agganciarsi alle relazioni personali per evaporare nella spira dei sentimenti e della contemplazione.
Non solo, ma anche gli accadimenti storici segnano nella poesia una traccia che incide nel pensiero:
“Dachau, marzo 1981-
-
L’errore e stato di averci messo una pietra sopra.
Bisognava dissotterrare, invece,
sventrare le fosse in ogni dove
tirare fuori i corpi, disseppellire.
Allineare i cadaveri nelle vie,
mostrare i poveri resti,
far sentire il fetore.
E stato fin troppo comodo cosi.
Lavarsi in questo modo la coscienza.
Come se una cosa come questa
ci fosse mai stata nella Storia.
Io quei morti non li vidi, la terra li aveva ricoperti.
Io vidi solo le fosse mute, le camerate troppo linde,
i forni tirati a lucido e foto che non sono sangue.”
Tutto ciò che ha valore diviene così interpretazione che vincola come verità condivisa e riscontrabile, cercando di incollare i frammenti dell’inevitabile alle percezioni luminescenti dell’esperienza quotidiana.
Un monito ci trasporta verso sfumature e sottigliezze che sottolineano l’incidere di quelle accortezze che possono diventare esempio di equilibrio, dentro ad un processo evolutivo degno della incandescenza individuale.
“Se non vi siete riconciliati del tutto con la realtà,
se non vi siete lasciati trascinare alla deriva,
se dentro di voi e rimasta una musica pronta a svegliarsi
contro chi vuole mortificare la vita,
se vi opponete a quanti alzano muri troppo alti,
se conservate ancora un’ombra di nostalgia,
se non ponete limiti alla liberta che vogliono negarvi,
se possedete come noi una passione eccessiva,
insomma se siete rimasti vivi.
Allora non sarete mai mediocri e potete come noi levarvi in volo
verso l’azzurro, verso la luce che vogliono oscurarci.”
Gaccione riesce a ricamare i suoi versi con quella forza antropologica che accende una equilibrata estetica, per la quale il luogo testuale imbocca la strada della piena maturità.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 10 novembre 2025

POETI DA RICORDARE = ALBERTO CAPPI


ALBERTO CAPPI (1940 - 2009)

domenica 9 novembre 2025

NOTE INTORNO ALLA POESIA CONTEMPORANEA = IVAN POZZONI


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Commento di Alessandro Cesareo sul tardomodernismo letterario
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La malattia del disinteresse, ovvero uno dei mali forse più diffusi e più difficili da diagnosticare nei nostri tempi, è quel disagio, sottile ma invadente, che purtroppo allontana gli uomini dalla realtà e che nel contempo lì separa dalla realtà, dimensione di cui avvertiamo invece un disperato bisogno, secondo una delle più importanti linee narrativo-interpretative alle quali Ivan Pozzoni fa magistrale riferimento anche grazie all'impiego di un linguaggio complesso sì, ma non criptico, e comunque di elevato profilo espressivo e comunicativo.
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"CINQUE RIOTS TARDOMODERNISTI"
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NOI ABBIAMO TRUMP
I funzionari dell’UE devono stare sereni con le loro retribuzioni d’oro, abbiamo Trump
Israele non riesce a chiudere la neutralizzazione dell’Iran, 14 bombe GBU-57 su Fordow
in tre giorni l’ayatollah Khamenei, come un fachiro indiano, da sottoterra, è andato in slump,
continua lo sterminio dei gazawi, c’è Trump: negozia con i leader di Hamas, tipo show
mi vien da chiedermi come mai sono morti 50.000 Palestinesi e Hamas è rimasta intatta,
c’è Trump, organizza, anni d’anticipo Gaza Riviera, lasciando le Brigate al-Qassam nell’ovatta.
=
Droni e aerei russi sconfinano fin su Malta, c’è Trump, a discutere con il Presidente Putin
io ti dono l’Ucraina, tagliando i fondi della Nato, e tu non appoggi ogni reazione dell’Iran
fino alla Serbia è territorio russo, fino all’Azerbajan è territorio UE, scambiamoci un câlin,
Kiev alla Russia, Sofia e Chişinău all’UE, ballano Serbia e Bosnia, c’è Trump che fa pendant,
la marina militare cinese conclude l’usuale inutile dimostrazione nelle acque di Taiwan
c’è Trump, che blocca la realizzazione della Belt and Road e schiera testate atomiche a Guam
Formosa ha arroccato le coste, bastano i Zhōngguó Rénmín Jiěfàngjūn Kōngjiàngbīng Jūn hàn
e venti missili termonucleari sparati sulle basi navali americane dal satellite Pyongyang.
=
C’è Trump, il debito americano è in mano ai cinesi, Bruce Lee vigila Fort Knox,
Xi Jinping, in recessione, non attaccherebbe mai i suoi maggiori debitori endorsement
si chiude un occhio, a mandorla, sullo sterminio della nazione uigura, ingoiando fluox
l’attenzione mediatica è su Gaza, c’è Trump, in USA maestro di doppio impeachment,
pontifica, nel resto del mondo, come il suo burattino Robert Francis Prevost,
ite, missa est, c’è Trump, l’Arabia Saudita distrugge lo Yemen, bombe a catinelle
l’obiettivo del presidente è difendere, ad ogni costo (umano) le nuove Sette Sorelle,
e il mondo brucia ogni speranza come se dimenticasse, nel tostapane, 20 min, un toast.
=
C’è Trump.
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"EPIMILLIGRAMMA TARDOMODERNISTA"
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Hai speso centinaia di zecchini, fiorini, ducati e ti sei fatto fare un ritratto da Caravaggio,
nei musei non sei nominato, sei un umile volto, con la targhetta dell’artista di ingaggio
modernista italiano, ti cedo aggratis la mia invettiva e la mia feroce ironia
tra trecento anni, troveranno il tuo cognome nelle mie sillogi, scatena adesso la tua euforia.
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"LE FILTER BUBBLES DELL’AMOR FOUA"
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L’amore - come relazione tra individui- è diventato un λέγειν molto indisciplinato
non unisce, non lega (con corde bondage), non connette, è arbitrio del libero mercato
il future sale, il future scende, il future diventa past tense in una settimana
e la futura compagna/sposa si sente libera di sperimentare un’altra Durlindana.
-
Amor fou, in ogni senso, inclusa l’escalation della norma di un delirio ossessivo
Israele, come conseguenza di duecento scomparsi, ha organizzato 50.000 morti,
tu, donna, infame, DCA, mi accusi di un disturbo narcisistico istrionico aggressivo
fibromialgico, moltiplicato dall’ansia, sono ASPD come i merli dei contrafforti,
canto, dopo l’accoppiamento, e, nell’attesa, mantengo un rigoroso silenzio
con te ho vocalizzato in eccesso, meritavi l’uomo medio, allergico al dialogo
avrei salvato un rapporto inutile, con centinaia di rassicurazioni come un catalogo
di Jorge Luis Borges o di Italo Calvino, surreale e tossico come l’assenzio.
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Questa è una praxia d’amore, nel tardo moderno storico baumaniano,
il verbo amare è transitorio, cade davanti ad un unico errore,
credo che un’orgia, un threesome, un rapporto occasionale da Vulcano
strappi la rete di Ares e Afrodite, con l’animo di un animal in calore,
scorra la lava, a fiotti, senza nessuna costante rottura di c....i
di una compagna/o con pretese di consiglio o di comando
si scopa, ci si saluta, il partner torna dal marito/fidanzato zerbini,
e l’avventura non ha un finale funebre come la Canzone di Orlando.
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"L’HILAROTRAGICOMOEDIA DELL’HIC ET NUNC FUNEBRE"
Davanti al continuo imperterrito sfaldamento delle relazioni tra uomo e donna
tra uomo e uomo, tra uomo e trans, tra uomo e trav, tra uomo e dromedari,
a Ostuni, terra di Califfato e di cassa del Mezzogiorno, si è contraddetta la sunna
LSB, LGBT, LGBTQIA, PSDI, PRI, non hanno ascoltato l’imam di Bari,
Muḥammad, إرادة قوية, non ha lasciato nessuna forma di iurisdictio,
nel meridione si applica il codice (in)-civile dell’aquae et ignis interdictio.
-
Il marito, con Mercedes, è finito nel canale, e, nel momento di annegare
ha avvisato, con lo smartphone da 3.000€, la consorte che lo seguiva in Punto,
di norma le compagne attuali non riflettono due minuti nel lasciarti affondare
è un bias sociologico - come l’actio dei cartaginesi nell’assedio di Sagunto-
un harakiri erotico, con la coscienza che con una donna ci stanno tutti
lui l’ha avvisata, con amore, di non avanzare senza mollarla nelle rogne
lei ha assistito alla tragedia, impotente, incapace di dominare i flutti
del canale di deflusso, dove lottava il marito, evitando di finire nelle fogne.
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La coppia era una coppia di boomers, non delle generazioni a due incognite
X, Y, Z, selfie, con empatia 0, simpatia 0, complicità 0, Renato 0,
con un eredità a sei cifre sarebbe scattata la festa delle Incoronate recondite
nel recupero dei c/c, in Liechtenstein, senza dovere imboccare il marito al ricovero
l’amante 1 diventa nuovo marito, l’amante 2 diventa amante 1, l’amante 3
ad uso threesome con il 2, non c’è 2 senza 3, c’è incremento del divorzio
sotto i 40 anni, un marito che sacrifica la vita e salva la moglie è scacco al re
di norma si tende alla rovina reciproca come tra i soci di un consorzio.
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"SONO UN BUGIARDO CRONICO"
Sono un bugiardo cronico, donzelle, accorrete: non mi chiudo nel silenzio e vado a Troia
come Achille urlo e strepito, me ne frego di Agamennone, e come Andrea dico: «Diooomede»,
nell’assalto delle navi non faccio il mirmidone, cicala e non formica, malata di paranoia
l’importante è che ci cala, le braghe, brucio erbe aromatiche su un treppiede,
niente hashish e marijuana, inalo incenso dei seminaristi dell’arte moderna
che vedono Di Dio ovunque, come Tommaso, ubriacati dal mito della Taverna.
-
Purtroppo - a detta di una malata mentale di DCA- sono una sorta di mentitore seriale
ricercato in ogni foro dell’Unione Europea come un insidiosissimo serial liar
tento, innocente, di riempire ogni Foro dell’Unione Europea senza l’imbecillità di Re Lear
i fori sono tre, li ho riempiti tutti, ho l’esperienza di Rocco Siffredi eletto al Quirinale
sarà una questione di 6 cm, sono cultore della materia e della lingua, ho il dono della Durlindana
Presidente del Pornasio, sono tornato sul mercato, ragazze e donne «è arrivato l’arrotino»,
distruggo la vostra insoddisfazione erotica, da uomo-medio, come un novello mago Merlino
chi non è soddisfatto avrà un rimborso, urla Baffo, in natura, direttamente alla Fat(t)a Morgana.
-
Sono un bugiardo cronico, adorato dalle donne, mi sento scaparezzato dal non capire la bugia,
ogni cosa dica è sbagliato, ogni email truccata, ogni teste concordato, ogni conferma falsa
nella foresta delle (mie) fantasie schizofreniche mi sento il vitello dai piedi di Balsa,
con il rischio che arrivi l’orsetto ricchione e mi causi un eccesso di sciatalgia,
non ho niente contro i froci, contro i negri, contro i terroni e contro i rom
essere stato della Lega Lombarda secessionista non mi configura come razzista,
ho i Maroni all’ingrosso contro deputati e senatori del Regno, che brindano a Dom Pérignon
sono un bugiardo cronico, faccio i milioni all’estero e mi dichiaro anti-capitalista.
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giovedì 6 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIA EROVERETI


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Maria Erovereti: "Lontane vicinanze" - Ed. Macabor 2025 - pag. 86 - € 13,00
Anche il titolo diffonde un'energia plastica per quel suo altalenante rapporto tra due punti che in apparenza si oppongono, ma che con uno sguardo lampeggiante si fondono in un alito di vento ricco di ossigeno.
Con un segnale del tutto personale la poetessa ci accompagna attraverso numerosi sussurri che cercano di indagare le nervature urgenti e doloranti della memoria. Una memoria che diviene di volta in volta riaccesa come in una fucina, nella quale l'idea del già vissuto diventa spina dominante capace di risolversi in realtà sempre più presente.
Ogni testo è una breve storia che include ed esclude l'intercettare profondo del tempo, forse beffardo ma sicuramente troppo veloce. Ella si affonda tra i versi nei quali si aggrumano segreti moti psicologici in continuo excursus che spesso contraddistingue vicende o squarci folgoranti di una vita quotidianamente rinvigorita nel tocco delicato e magico di un suono ritmico ritrovato nelle immagini.
"Quello che è stato vissuto - scrive Bonifacio Vincenzi nella prefazione - si trova inglobato in un testo, il quale, una volta che è legato alla poesia, acquista una propria esistenza, molto diversa da quella già vissuta, perchè ha in se una carica di magia nostalgica che nella realtà di quel tempo lontano non avrebbe potuto mai avere."
Il canto lirico ha in tutta la raccolta un equilibrio personale, potenziato dal forte impulso dell'ispirazione, quale arsenale che rende la sillaba un'armoniosa implosione dell'immaginario.
Governata da una accesa musicalità la poesia è condita da un'ampia scelta di appuntiti aculei e da quella percezione emotiva che proviene dal remoto.
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ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 5 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = BRINA MAURER


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Brina Maurer: “Architetture poesie tridimensionali” – Ed Macabor – 2025 – pag. 104 - € 13,00
Avvolto vertiginosamente da una scrittura che stordisce per la sua ininterrotta esplosività, eccomi alle prese con una silloge che sfida orgogliosamente la tradizionale stesura della poesia per affondare precipitosamente in un dettato che si propone la rimozione del plasmabile a favore della ipotesi indefinita.
Le pagine che si susseguono con ritmo cadenzato mostrano quali siano gli addensamenti della ricerca contemporanea, tutta tesa allo smembramento della frase per dire e non dire le capacità dell’indicibile.
Ecco a sorpresa alcuni passi: “Algoritmi ed euritmie/ ampliano/ i vuoti dell’anima/ tra sfere di piombo/ e proiettili di cristallo,/ sotto un cielo scabro.” – “Felci immaginate/ proiettano/ ventagli e ombre trasparenti/ su blocchi di marmo pario.” – “Insonnia. / Bagliori tremuli/ disturbano/ occhi chiusi inutilmente. / Pareti di piombo/ cadono sul letto.” – “Aculeo irreale, / chele fatali, / una rosa scagliata da un finestrino/ trafigge/ una gota inusuale. / Occhi iniettati di plasma cruento.”
Un’architettura questa di Brina Maurer che richiede l’impegno del fruitore per la continuità del ciclo che si perpetua in tensioni che segnano mano a mano una spiccata profondità di evoluzione stilistica.
Molto interessante è la traduzione al fianco di ogni componimento sostenuta dal noto amico Luigi Bonaffini, il quale riesce con sobrietà ed arguzia a mantenere splendente la musicalità del verso.
Lo scoglio interiore accoglie apparizioni pungenti e perlacee, policromatiche e trafiggenti.
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ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 3 novembre 2025

POESIA = ELINA SVENTSYTSKA


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Elina Sventsytska
Donetsk – Kiev – Anzio
-
***
1
-
Polverone, polverone...
Sta ballando l’ubriacone,
sta ballando l’impazzito,
l’anima esaurita
troppo stanca, spaventata
per volare, per tornare
dall’orgoglio tant’amaro...
L’ubriacone sta piangendo:
"Dove sta la casa mia?
Quella morta coccinella –
io l’ho buttata via...".
Il nostro viaggio è eterno.
Le valigie sono pronte
per andare nell’inverno,
per tornare molte volte.
***
2
Il mondo è solo un vecchio tram,
il tram stanco passa e va avanti, avanti
dentro sono la gente assonnata, la pazza del villaggio,
lunghe ombre che si abbracciano l'una con l'altra
che sussurrano di una complotto, che nessuno sa niente,
di non sapere quando e dove scoppierà la guerra,
ma è chiaro che sta per scoppiare...
Frena, accelera, sferraglia –
e non c'è via di uscita,
lungo la strada passano i binari ,
sempre gli stessi binari,
e non c'è via d'uscita...
-
La mia memoria, sei colma di queste lunghe strade,
ogni minuto l'immagine cambia -
c'è una donna - Biancaneve, abbandonata dai nani,
ecco un ragazzo - un mostro che non bacerà mai la Bella,
ecco una vecchia - una maga cattiva
che ha dimenticato tutti i suoi incantesimi.
Tutti passano e vanno, vanno, vanno....
Che il tram non si fermi....
-
La mia vita, sei il mio bigliettino del tram,
dove il giorno, l'ora e il minuto
sono scritti chiaramente
e il tempo a dispositione sarà presto esaurito.
Quanto costa il mio bigliettino?
È una piccola moneta, una piccola goccia.
Se la perdi, non piangerai,
Abbiamo già perso cose del genere, va bene così.
...Perché ti tengo in tasca,
mio bigliettino sporco e stropicciato?
****
"Gabbiano romano"
-
Che cosa ci stai facendo, gabbiano, in questa grande città?
Tra questi muri di pietra e freni stridenti
di auto perse in vicoli intricati,
autisti che hanno dimenticato le regole della strada?
-
Terribilmente... atrocemente... tremendamente...
La gente grida, quanto vorrebbero gridare via il suo dolore...
I bambini dormono indifferenti a tutto...
ma tu, gabbiano, perché vorresti stare qui?
-
Le strade lunghe sono aggrovigliate in anelli morti,
i monumenti con occhi bianchi guardano in cagnesco,
l'aria è rovente e il calore fa male di testa...
Cosa desideri dal caos della vita?
-
Vado come un cane solitario in un vicolo polveroso,
di nuovo vedo questo ridicolo uccello che ha dimenticato il mare,
che tutto il giorno vola sopra i bidoni della spazzatura,
gridando nostalgico: "Sono un gabbiano, un gabbiano!".
**
ELINA SVENTSYTSKA

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONELLA ALFANO


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“Linfa rara è la lacrima di una cicala” di Antonella Alfano (Eretica Edizioni, 2025 pp. 84 € 16.00) raccoglie il richiamo dell'archetipo poetico per rappresentare, in una visione teatrale e simbolica, l'arcana divinazione dell'esistenza, il significato terapeutico delle parole, la congiunzione magica tra l'intuizione e la ragione lungo il percorso iniziatico della vita. Antonella Alfano attraversa un itinerario di conoscenza e di esperienza intorno all'aura splendente capace di illuminare la sua strada, incrocia il tramite comunicativo tra l'essere umano e il suo inconscio, approfondisce la paura e l'inquietudine, guarda allo specchio dell'anima riflettendo il complesso e denso viaggio di ricerca e di crescita personale. Il libro, composto da seducenti poesie e ipnotiche illustrazioni, racchiude il suggestivo e carismatico potere dell'ispirazione, percorre, nell'immaginifica impronta di un superbo contesto espressivo, il solco di una introspezione disgiunta dalle tormentate reazioni interiori, circonda la magnetica, imperscrutabile e segreta coscienza del poeta, descrive l'approccio lirico ed emotivo delle sentenze stilistiche, concentrando, sulla natura allegorica dell'evocazione elegiaca, la dimensione profetica di una visione del mondo che combina l'essenza ultraterrena con la caratteristica umana. L'autrice misura il miracoloso strumento poetico per dare forma e contenuto alle proiezioni metaforiche, emblemi di un'originale opera letteraria che espone l'elemento figurativo e la motivazione letterale delle sensazioni, sospinge le prodigiose direzioni dell'illuminazione linguistica itinerante, suggellata dalla padronanza dei passaggi personali tra l’Italia e la Francia, testimoni di sostegno delle considerazioni e delle indagini sull'umanità. La documentazione drammaturgica, intellettuale e mistica dei versi rafforza il presentimento della provvisorietà, esprime la mutabilità degli eventi e l'evidenza palpabile del pensiero nutrito dall'uso incantevole dello stupore. Antonella Alfano allestisce l'aspetto scenografico immersivo nelle pagine, donando l'effetto di una lettura performativa, dove lo sguardo di una solenne e oscura previsione interiore si posa sul fremito del cuore e sulla percezione dello scoramento esistenziale, sul turbamento dell'amore e sulla tensione della morte, sulla provocazione delle relazioni e sull'amarezza degli abbandoni, sulla rincorsa dell'entusiasmo e sull'impulso delle passioni. La poesia di Antonella Alfano si nutre del principio dell'immaginazione come esortazione alla realtà, guidato dalla silenziosa e insinuante interazione tra l'evoluzione personale e il coinvolgimento dell'altrove. Un libro che mette in scena il luogo di una personificazione individuale come riproduzione universale delle corrispondenze umane, riferisce l'intangibile ideale della sensibilità, genera l'atmosfera visiva delle corrispondenze, compone un modo originale e cabalistico per omaggiare l'universo classico del poeta e la tradizione della sua fedele musa. Antonella Alfano giustifica l'adattabilità del tempo nella prospettiva della limitatezza, nel dettaglio evanescente della solitudine, nella desolazione dolorosa di un cammino errante verso la memoria di un invito primitivo, antico e mitologico, dove il sentiero vertiginoso dei componimenti si spinge oltre la capacità sensoriale di vivere e di esaudire la tessitura fiduciosa della libertà artistica.
**
Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
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TESTI SCELTI
=
"CHIMERA"
-
Il collo s’incolla di spine,
la dorsale espia la torsione.
Lo sguardo di bocca tesa
sfiata l’alito di refoli felini.
La lingua è muta,
il leone è cieco.
**
"IL LATENTE DOLORE DEL RIMEDIO"
-
Uccisi
il dragone
con un colpo
di gigli.
Anonimo
m’è ancor
il gesto
che compii.
**
"TIC dei TAC"
-
Il tic dei tac-chi a spillo
concerta il tonfo cromatico della pioggia,
disordine di gocce e di suole.
Lesto è il fruscio
di mantelli discreti,
contromuro di schiene fonde di passioni.
Il bavero corteggiato di ricami
fuma l’eleganza del secolo
e la seta
insiste
sensuale
nello staccar il chicco dal grappolo.
Labbra seducenti di bistrots,
odori sarcenti di risa e ingoi,
zuppe confuse d’ingredienti maldestri.
I tetti,
alti occhi dallo sguardo ingiurioso,
svegliano il prete assonnato
e la campana bestemmia l’adulterio d’ottone
scarso fratello dell’oro.
**
"INOUBLIABLE" - Per caso un piede
-
E se il caso vi destinasse
d’incontrar il mio piede
offritegli una scarpa
così che possa continuar il passo
lungo le tracce della Memoria.
**
"LA POSA"
-
Il passaggio d’una suola intaglia
d’ombre il cremisi dei mattoni.
Son vuote le scarpe di dita
eppur l’attesa s’anima al cammino.
Scorgo lontano la finestra d’oltre quadro
e assaporo l’antico andar degli artisti
che tra follia e fede
s’apprestano a goder del mattino.
La sera è dei Poeti.
**
"DI COLPO IL COLPO"
-
Suole incappucciate
tracciano
tragici
tragitti.
Sulla scacchiera di mattoni
il pedone cade
e
il Matto
scappa
scoppia
scocca.
Scacco.
-
Possa giammai la polvere
assopirsi sul ciglio d’una rosa.
******

domenica 2 novembre 2025

POESIA = MARIA TERESA ZANCA


***********************************
"Serendipità"
-
Mollare tutto
abbandonarsi
come l’onda che si frange
scivolare
come lo sciabordio del mare
dove il respiro è quiete
e l’anima sola puó approdare
-
Quante volte ho stretto i pugni
osando sfidare il vento
cercando l’amore che non si trova
in un battito del firmamento
-
Lo cercavo fra le nubi torve
della mia tempesta
tra le macerie del tempo
e le briciole di ciò che resta
-
Non so come e nemmeno quando
non so perché né dove stavo cercando
guardavo altrove eppure l'ho trovato
il motivo di credere
che avevo a Dio invocato
****
"Quanto mi manca"
-
Avanzare impavida verso l'aurora
camminare scalza
nell'abisso che mi sfiora
e continuare ancora
senza contare
né i passi né l'ora
-
Nuotare
come foglia sulla spuma
fluttuare
senza più combattere
abbracciare la corrente
e lasciarsi approdare

dove vorrà il vento
-
Quanto mi manca
quel semplice sospiro
che tende lo sguardo al cielo
e squarcia della bruma
l'ottundente velo
***
"Fragranza d'aurora"
-
Come un sussurro di primavera
si leva nell’aria
la fragranza di un'alba nuova
che mi esalta e mi frastorna
con i suoi inebrianti effluvi
avviluppandomi
tra le spire del desiderio
di nuove sponde da lambire
-
È l'aroma invitante
di nuove ebbrezze
è l'effluvio allettante
di soavi carezze
è il profumo pungente
della vita che fugge
****
MARIA TERESA ZANCA

SEGNALAZIONE VOLUMI = MASSIMO CECCHINI


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Massimo Cecchini: “Anni in testacoda” – Ed. Fallone – 2025 – pag. 40 - € 13,00
Cercando di comprendere l’imput del titolo di questo volume ci imbattiamo nel significato del vocabolo, che ci avverte per una sbandata di auto, in conseguenza della quale esso viene a trovarsi con la parte anteriore nella direzione di marcia opposta a quella precedente. Praticamente siamo coinvolti in un tragitto policromatico che partendo dalla memoria insegue ribaltamenti del quotidiano per meditare sul vissuto e legarci allo sgretolamento delle vicissitudini.
Poesia densa, realizzata in un mosaico di fotogrammi che uniti gli uni agli altri riescono a far trasparire le pressanti onde del pensiero e dell’immaginazione, quasi in un fluire di scansioni che si incollano tenacemente a frammenti e rinverdiscono emozioni.
La speranza, l’illusione, l’amore, il dubbio, il credo, la meraviglia, i bagliori, racchiusi ostinatamente nel sub conscio, sono qui percepiti attraverso il linguaggio specifico delle metafore e dei significati, quasi come un’analisi che cerca di ricomporre il variare delle interpretazioni, approdando al ritmo suggestivo del verso.
In effetti il poeta ci prepara ad un viaggio: “Avviso ai viaggiatori:/ sono in transito./ Scarrozzo / col respiro grosso/ fino alla coda/ degli ultimi vagoni,/ nascosto tra coloro/ a cui non spetta più/ l’orizzonte del locomotore.” E con poche parole dichiara l’umore titubante che aggredisce il pellegrino.
Le sensazioni alla pelle si susseguono: “raccolgo il mio dolore/ disperso nella carne,/ quello che avvelena/ i giorni di velluto/ del rotolare umano” – ed il passo si sospende nel quotidiano: “perciò non ti stupire quando scopri/ pietanze da osteria e fuochi da stelle/ nel tuo unico piatto d’affamato.” e come possa agire anche lo sconforto: “Abbi ora pietà del mio corpo stanco./ M’invento vivere non conoscendo/ strade che fuggano via dal mio cuore.”
Molte le immagini che tengono accesa la lanterna in componimenti plasmati con attenzione e cura dell’armonia, stilati con delicata disciplina.
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ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 1 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIA CATRICALA'


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Giulia Catricalà : “Reboot del sentire” – Ed. Fallone – 2025 – pag. 40 - € 12,00
Volumetto tascabile ed elegante nella sua veste tipografica, che riflette una scelta sobria e affascinante. Solo dodici poesie, che si assaporano tutte d’un fiato, ricche come sono di un afflato ipotetico, capace di coinvolgere per la ricerca di uno scandaglio esperto nel rovistare tra gli anfratti della nostra immaginazione.
Così come il “rebboot”, operazione di riavvio del computer, anche la poesia può essere atta a recuperare il videogioco che si presenta come nuovo inizio di una serie di emozioni, e del “sentire”.
“Anche oggi/ con gli occhi fissi sullo smartphone/ cerco il senso/ succhio una radice/ dallo schermo”.
Un vero e proprio gioco all’inseguimento del pensiero, di quel pensiero che ci attanaglia quotidianamente, senza che noi lo richiedessimo, per limitare l’ansia seminascosta e rimbalzare al riscatto della semplicità.
Accadimenti familiari come il semplice incontro in ascensore, o le sincronie affettive come il ricordo della nonna: “all’improvviso, controluce, / uno sfolgorio di briciole/ mi abbaglia la vista. / La cerco – lo sguardo alienato:/ è un glitch in grembiule,/ una frame di un’altra epoca.” O la sospensione del fantasticare: “in sogno/ non riesco a replicarti il volto/ sei pixelato, incerto, lontanissimo.” O lo stupirsi dell’innovazione: “Sei arrabbiato/ con parole non tue/ tratte dalle viscere/ di un’intelligenza artificiale…”
Qui la poetessa cerca di non guardare più all’indietro e volge lo sguardo verso le variegate soglie che disimpegnano la memoria.
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ANTONIOSPAGNUOLO