giovedì 28 febbraio 2019

RIVISTA = FERMENTI

FERMENTI - anno XLIX - N° 248 -2019 - € 26,00
Numero di 570 pagine , volume da collezione e dal sommario ricchissimo per gli interventi di : S. Agosti, Jannis Alìtis-Vomvas, G. Alvino, G. Baldaccini, E. Bellini , R. Bernini, N. Borsellino, E. Bucci, E. Caporiccio, D. Cara, M. Carlino, V. Carratoni, S. Ceccotti, B. Conte, U. Conti, A. Contiliano, S. D'Amaro, Jannis Dallas, G. De Santi, G. Di Stefano, F. Ermini, F. Ferrucci, G. Fontana, G. Forti, M. Goni, V. Guarracino, P. Guzzi, M. Lenti, A. Marianni, G. Memeo, C. Milanese, F. Muzzioli, M. Nocera, Luis Palès Mato, M. Palladini, A. Pasterius, R. Pennisi,M. Piazzolla, B. Pieri, M. Pieri, A. Pizzuto, I. Pozzoni, M. Presutto, D. Puccini, A.M. Ripellino, L. Rogozinski, M. Rondi , M. Rossi, P. Sacco, P. Sanavio, C. Sangiglio, I. Scotti, L. Stegogno Picchio, V. Verzieri, D. Villatico, G. Vincenzi . Richiedere copia in redazione : ferm99@iol.it -

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – "Istanti o frenesie" - Puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 57 - € 12,00

Antonio Spagnuolo è nato nel 1931 a Napoli dove vive. Poeta e saggista.Redattore negli anni 1957 – 1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso, ha fondato e diretto negli anni 1959 – 1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna “Prospettive culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza” Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia, per le quali ha riportato molti prestigiosi premi, e varie opere in prosa. Ha curato diverse antologie ed è presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali. Collabora a periodici e riviste di varia cultura. Attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna “poetrydream” in internet. Tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo, rumeno. Della sua poesia hanno scritto numerosi autori tra i quali A. Asor Rosa nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” (Einaudi).
"Istanti o frenesie", la raccolta dello storico poeta napoletano di cui ci occupiamo in questa sede, non è scandita e potrebbe essere considerata per la sua unitarietà stilistica e contenutistica un poemetto.
Tutti i componimenti hanno un titolo tranne quello a pagina undici che è denominato nell’indice con il suo primo verso Porfido il sangue a scoprire l’interno.
Qui il porfido, roccia eruttiva, che può diventare pregiato materiale ornamentale, diviene, associato al sangue, simbolo della vita, di eros e thanatos.
Si potrebbe affermare che questa poesia ha un carattere programmatico nel suo diversificarsi dalle altre proprio per la mancanza di titolo.
Il libro presenta una postfazione di Ivan Fedeli esauriente e ricca di acribia.
In primo luogo si deve mettere in evidenza nelle composizioni di "Istanti o frenesie" la stabile presenza di un tu che è identificabile nella compagna di vita del poeta scomparsa, che è al centro di tutta la sua recente produzione con la sua presenza riattualizzata e la sua assenza.
Una venatura di vaga dolcezza nella dizione icastica e acuminata, magistralmente orchestrata, pare essere una componente nuova nel poiein di Spagnuolo in questa raccolta.
È importante chiedersi perché il poeta nel titolo abbia scelto la definizione temporale di istanti e non di attimi o momenti, vista la sottile differenziazione tra i tre termini.
Il poeta evoca atmosfere cariche di pathos che sono lievissime e leggerissime quando solo la forza della parola poetica detta con urgenza riesce a mutare il dolore in gioia lunare, notturna.
Fortissimo lo scarto poetico dalla lingua standard ma rimane la chiarezza in andamenti cristallini.
Spesso la vena è affabulante nella magia luminosa dei vocaboli e fortissima è la densità metaforica e sinestesica.
Si registra una musicalità dei versi tra accensioni e spegnimenti, versi che sono raffinatissimi e ben cesellati nella loro inconfondibile maniera.
In ogni incipit le poesie decollano sulla pagina per poi planare con maestria nelle chiuse.
Come dal nome dell’opera si ritrova una frenesia nei versi debordanti ma sempre controllatissimi a livello formale.
*
Raffaele Piazza

martedì 26 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE FLORIS

Raffaele Floris – "Senza margini d’azzurro"- Poesie (2013 – 2018)--Puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 81 - € 12.00

Raffaele Floris, l’autore del libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Pontecurone (AL) nel 1962.
"Senza margini di azzurro" è un testo composito e articolato a livello architettonico ed è connotato da un’incontrovertibile originalità a livello contenutistico e stilistico – formale.
Si tratta di una raccolta scandita in tre sezioni: quella eponima, Haiku ispirati alle opere di Mario Fallini e Haiku ispirati alle opere di Fabrizio Falchetto.
L’opera presenta un’acuta postfazione di Mauro Ferrari sensibile e ricca di acribia.
Nella prima sezione prevale un tono colloquiale e l’autore si esprime con un linguaggio piano e chiaro e con una scrittura densa e intrigante nello stesso tempo che crea emozioni forti nel lettore nel suo immergersi nella pagina.
Nella poesia eponima, che è la prima del libro, è evidente un certo pessimismo, elemento che serpeggia come filo rosso in tutti i componimenti.
Tale suddetto elemento si esplicita nei versi la finestra ha un cielo angusto contro i vetri.
Anche nel titolo della raccolta prevale una vena malinconica, un senso di perdita, e si potrebbe evincere che con esso l’autore voglia intendere una mancanza di coordinate nella vita, l’assenza dell’azzurro rassicurante nelle ore diurne come tetto per il poeta e per tutti quelli che vorrebbero abitare poeticamente la terra.
Le poesie della prima parte sono piuttosto brevi e compatte e quasi tutte risolte in una sola strofa.
In ogni composizione internamente il poeta si avvale di una certa cura per la punteggiatura e le parole non sgorgano in lunga ed ininterrotta sequenza, elemento che accresce l’icasticità dei dettati che si combina con la leggerezza.
Viene indicato spesso un senso di quotidianità con i temi della città e del tran tran quotidiano dell’impegno del lavoro.
A proposito della tematica del cielo viene detta con urgenza e ironicamente l’espressione al settimo cielo.
I tessuti linguistici dei componimenti sono lineari e si configura uno scarso scarto poetico dalla lingua standard nella tendenza narrativa dei dettati.
La poetica di Floris ha come cifra dominante una vena intellettualistica che si stempera con dolcezza avvolgente sulla pagina.
In Incontro, il poeta si rivolge ad un tu femminile, presumibilmente l’amata, e qui bellissimi sono le parole amorose sono reduce del tuo sorriso; se l’amore tra uomo e donna è una partita che è bene che finisca patta, l’io – poetante sa di non aver regalato
nulla alla sua donna.
In Non c’è rimasto niente si avverte, come spesso accade nella lettura, un forte senso del dolore che è comunque senza autocompiacimenti e il poeta non si geme mai addosso
È caratterizzante un’eleganza intrinseca nei sintagmi, ben raffinati e ben cesellati e una pacatezza prevale nei tessuti interrotta spesso da metafore e sinestesie fulminanti.
*
Raffaele Piazza

POESIA = ROXANA MIRANDA RUPAILAF


Da "Serpi di sale"

"Eve"

Sia fatta la terra.
Le metteremo vento nell’ombellico,
e mare tra le gambe.
Siano fatte la luna e le stelle.
In sogni celesti andrò oltre nella notte per non essere vista.
Siano fatti i pesci, gli animali, gli uccelli:
moltiplicatevi e abitate il regno dei miei fianchi.
Siano fatti fiori e frutti
simulazione di una festa.
Sia fatto l’uomo dal fango della mia gola
perché dalla saliva esca a cantare.
Sia fatta la donna a mia immagine
con la dolcezza divina del linguaggio.
*
( Da "Serpi di sale")

Mangia la mela
mia cara.
Lascia bava-rosso
nelle due fiamme.
Morditi la carne
e mischiato con sale
otterrai denso il succo.
Divorati i frutti in fuoco
e mostra il desiderio
a coloro che dormono.
*

(Ancora da "Serpi di sale")

Sono la maledetta:
colei che ha messo la mela nella tua bocca,
colei che ne ha dato anche agli altri
condannandoli sotto il sole a piegare la schiena.
Colei che ti bacia quando ti tradisce.
Intanto tu,
in questa storia ti lavi le mani.

Nota:

Questa silloge Serpi di Sale é scritta in mapudungun, che la stessa autrice poi verte allo spagnolo.

La mia traduzione si rifà a questa versione spagnola.
L’anticonformismo dell’autrice risponde a più di una ragione: appartenere a una minoranza culturale e linguistica sebbene tanto nel sud del Cile come dell’Argentina dove i mapuches risiedono, parlano spagnolo. E poi l’essere donna, qualità ancora non apprezzata ovunque e nella sua integrità.
Ed ecco che Roxana Miranda esprime questo stato di cose aggredendo con eleganza e raffinatezza poetica e intelligente i miti che la cultura occidentale non osa infrangere. Per esempio: espulsione dal paradiso; divieto e disobbedienza; essere mela or rossa, or verde, in conserva, con i vermi, ossia le diverse sfaccettature della tentazione; essere serpente ingannatore riguardo ad Adamo e con lui e in lui a tutti i maschi.
E a questo simbolo del serpente lega un altro mito, si direbbe folklorico: la lotta del serpente della terra e del serpente del mare, mito e simbologia molto adeguati; metafora perfetta che ben conviene alla geografia del sud del Cile.
Dico apparentemente folklorica perché la lotta primigenia, la lotta tra animali della stessa forza e fattezza, per il predominio sul mondo –la terra- appartiene a tutte le culture.
Ma le serpi che Rupailaf propone sono sazie di veleno che usano per corrompere,…ma nell’autrice provocano la ribellione: confesso che non mi pento.
Evas primo poema che propongo, è enunciato al plurale: sta a significare tutte le femmine le creatrici, le portatrici di vita.

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Da "Mele rosse"

"Io, peccatrice"

Confesso,
che ho ucciso un fiore a tradimento, sulla schiena,
e ho sparato alla cicogna.
Confesso
che ho mangiato tutte le mele
e che sospiro tre volte
quando si accende la luna.
Che ho mentito all’innocenza
e ho percosso la tenerezza.
Confesso che ho desiderato i miei prossimi
e ho pensieri impuri
con un santuzzo.
Confesso che mi sono venduta per denaro.
Che non sono io
e che ho peccato in pensiero
parola e omissione
e confesso che non mi pento.
*
(Da Le tentazioni di Eva)

"Vuoi una donna affettuosa?"

Denudami
e troverai la mia innocenza che trema.
Vuoi una donna violenta?
Baciami
ti sfido a combattere contro la mia lingua.
Vuoi una donna con esperienza?
Umilmente dichiaro
che basta l’esperienza delle mie gambe
che hanno camminato tutta la terra
e il mare, in cerca di te.
O forse no.
La desideri inesperta e ogni tanto tonta?
Ebbene,
ti invito ad assistere
ai miei sogni infantili
nei quali tu sei il super eroe
che riscatta il mio cuore da tutte le povertà.
Forse la vuoi intelligente e con personalità!
Allora, lo ammetto.
Sono una dea cavalcioni sul sole mentre mastico una gomma.
Vuoi una donna?
Io sono una donna.
A volte animale,
a volte uccello.
*

ROXANA MIRANDA RUPAILAF
*
Traduzione di: Aurelia Rosa Iurilli

domenica 24 febbraio 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"A Martina" (morta suicida a 19 anni)

La fotografia su Leggo,
la notizia e poi nell’anima
il silenzio dell’innocenza.
I tuoi capelli biondo tinti
degli occhi la disperazione.
A Firenze. Nell’Arno.
Fiorevole la vita nella
città di Mario Luzi,
turisti nella felicità a
inalvearsi per le strade
dei volatili di cui i nomi
non sapevi il loro liquido
canto a sporgersi nell’aria
per il ricordo di 8 anni fa.
Non ti conosco, Martina,
il tuo trucco pesante
(non so se dirti bella).
Adesso qui a Napoli,
tutti per un domestico
profitto giocano le vite
per le strade dei piccoli
e dei grandi.
Dirti, piccola, è poco.
19 anni contati come semi
si schiudono petalipervinca
nel fiore del risveglio.
*

"Alessia e la creazione"

Stupore e meraviglia
di Alessia al Parco
Virgiliano ragazza
nello scorgere la linea
mare – cielo e sta
infinitamente. Oggi
sole di marzo e acqua
assente per il giocare
dell’astro. Belvedere
di brezza fredda e delle
farfalle le tinte nell’
aria polita nell’illuminarsi
Alessia dopo l’amore
in auto nel viale profano.
Alberi alberi alberi.
*

"Alessia nella casa abbandonata"

Acquata a cadere dal cielo
sulla casa abbandonata di Alessia
e lì ci sono i morti non segnacoli
d’inesistenza e parleranno
a ragazza Alessia e la rassicureranno.
Scogliera dei pensieri sulla casa
abbandonata a La Gaiola dove sta
sola Alessia e felice vorrebbe
essere senza avere paura.
Distante una madre dalla gioia
s’inciela docilmente nell’azzurro
e poi prega.
*

"Alessia corre veloce"

Al Parco Virgiliano sottesa
all’azzurrità che la pervade
e la veste di cielo ragazza
Alessia al colmo della grazia
nel correre nel freddo tra
le piante del verde di febbraio
e sta infinitamente. La corsa
di gara della scuola la vince
Alessia e di essere felice
non ha paura nell’intessersi
i pensieri con del mare
della domenica le acque
e Napoli ancora esiste.
*
Raffaele Piazza

venerdì 22 febbraio 2019

POESIA = LILIANA MANETTI

"La mia nuova Psiche".
(poesia inedita dedicata alla protagonista del mio ultimo romanzo breve “La
nuova favola di Amore e Psiche”, che mi ha ispirato lo spettacolo teatrale dell’attrice
Chiara Pavoni dedicato al romanzo).
*
...L'Oriente nelle mani...
L'Oriente nelle braccia…
L'Oriente nei movimenti gentili...
L'Oriente nei piccoli passi...
tu...delicata come il loto appena sbocciato...
…candida come la porcellana...
...sensuale come una geisha...dallo sguardo ammaliante...
ci hai condotti pian piano, attraverso la tua danza antica...in una dimensione
sognante...la dimensione del cuore!
Mia nuova Psiche...ti ho partorita dal mio grembo di idee colorate...in un giorno
di sole…
…sostando anch'io sotto il rosa pallido dei fiori di un ciliegio...
…tu...
... mia creatura d'Amore e per Amore!
*
Liliana Manetti.

giovedì 21 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARLA MUSSI

Carla Mussi – "Amore di frodo" --Puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 - pag. 79 - € 12.00
Amore di frodo, il libro di poesia di Carla Mussi che prendiamo in
considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Giancarlo Pontiggia ricca di
acribia.
Il testo è composito e articolato architettonicamente ed è scandito nelle seguenti
sezioni: L’invenzione del ricordo, I luoghi e Il rumore della notte, parti diversificate
tra loro a livello contenutistico.
Come scrive lo stesso Pontiggia la metafora venatoria applicata al tema amoroso
è antica come la poesia basti pensare ai poeti elegiaci latini, a Properzio, a Ovidio,
soprattutto, maestro d’amore – e di rime contro l’amore – fino all’età moderna: ma
Carla Mussi sa scandirla in forme nuove, disegnando un paesaggio d’inquietante
astrazione che deve forse qualcosa all’ultima poesia di Giorgio Caproni.
E il prefatore coglie nel segno perché la poetessa rivela come cifra essenziale
della sua poetica una vena umbratile, neoromantica, simbolistica, che ha ben poco di
lirico ed elegiaco.
Elemento che fa da sfondo a molti componimenti è quello di una natura boschiva
che diviene interiorizzata ed è introiettata nelle figure dell’io – poetante e del “tu” al
quale la poeta si rivolge, presumibilmente l’amato, del quale ogni riferimento resta
taciuto:” / Il rosso di una volpe/ è la lucerna in fuga sulle labbra/ dentro i tuoi occhi
nudi/ l’orbita dei miei fianchi/ baccanale celeste per saltimbanchi/” -.
Un tono assertivo e meditativo sottende le composizioni nelle quali l’eros si fa
religione in una stabile tensione verso l’appagamento e la felicità.
La fisicità è centrale nei componimenti (la scacchiera del corpo).
Le poesie nella loro chiarezza e luminosità sono connotate da una fortissima
densità metaforica e sinestesica, da un grande scarto poetico dalla lingua standard e
sono raffinate, ben cesellate ed eleganti, sottese ad un notevole controllo formale che
ne fa precisissimi quadri.
Anche il tema del male è presente con il riferimento alle punte delle unghie della
poetessa, alla corda dell’impiccato e all’uccisione dell’amato, per fare solo qualche
esempio.
La sensualità è presente esplicitamente nei versi “dovresti infilarti in me”.
Pare che lo scarto e lo scatto poetico prendano il loro incipit proprio
dall’elemento corporeo, biologico.
Alcune poesie sono brevi e concentrate e hanno un’essenza epigrammatica.
Nel discorso sulla suddetta metafora venatoria che caratterizza i componimenti
la specificazione di frodo potrebbe indicare una concezione e visione dell’amore visto
anche come trasgressione ed espressione del pensiero divergente.
È una parola icastica, gridata, quella della Mussi, eppure sapientemente
controllata.
I versi procedono per accumulo e sono connotati da un ritmo sincopato che crea
musicalità.
Atmosfere vagamente kafkiane riesce ad evocare la poeta che dà corpo e vita ad
emozioni nell’immaginario del lettore nel suo identificarsi con le situazioni.
Un esercizio di conoscenza detto attraverso un’educazione sentimentale che
possiede il dono del turbamento.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE

Francesca Lo Bue: "ITINERARI" Società Editrice Dante Alighieri 2017 pp.152 Euro 8,00
VERSO IL GIARDINO DELLA NASCITA
Gli itinerari di Francesca Lo Bue cercano la Casa antica, dove finalmente trovare il
libro.
E’ il libro oscuro della poesia, dove le parole intessono l’enigma da decifrare dentro
sillabe nascoste nel sogno. Sogno e Sognare si ripetono nei versi diciotto volte circa :
sono un sogno e un sognare che vivono, parlano, interrogano e rispondono di notte.
La notte, infatti, è regina degli ITINERARI dell’autrice che cerca di farsi aiutare dalla
Luna per trovare la strada maestra, bussola, l’iride del cuore. Ma la via è oscura,
cosparsa di astuzie e trappole e Luna e cuore non bastano. Francesca, allora, ricorre
ai semi, quelli contenuti nei nobili alfabeti, sicura che possano salvarla e li spande
pagina dopo pagina, certa che non la tradiranno. Ricordo che, anni fa, dopo la
presentazione d’un suo libro, a Firenze, proprio alla Casa di Dante, Francesca mi
donò un piccolo vaso decorato con dentro alcuni semi, dicendomi parole gentili che
nel tempo sono germogliate e che continuano a farlo, libro dopo libro… Di altri
semi/parole ha cosparso le pagine della silloge ( ho contato dieci volte il termine
semi ) che porta al libro per eccellenza, alla parola che cerca se stessa, dopo essere
stata in esilio : alla Poesia, dunque, che, secondo la bella definizione di Francesca,
diventa un nuovo libro quando viene letta, perché il lettore immette la sua
interpretazione, traducendo la lingua del libro attraverso il sentimento del proprio
cuore.
A pagina 96 di ITINERARI c’è una poesia dal titolo VISIONARIO, ma è visionario tutto
il libro di Francesca, che, tra Pizia e Sibilla, sentieri enigmatici dove la Fenice risorge,
l’Angelo veglia e il Padre ha occhi e presenza di giovinezza ( p.142), si disegnano
sogni, trance e ispirazioni dove l’autrice cerca il verbum dell’origine che, dall’esilio, la
porti finalmente a casa : là dove si trova l’albero della vita nel giardino della nascita.
Una ricerca, un’ansia, una tensione, queste, dovute alla mancanza celata nel più
fondo dell’autrice, una mancanza che le avvolge lo sguardo come benda su una
ferita. Così riesce a riconoscere i fantasmi e ad aprire scrigni d’immagini e nomi con
la chiave dell’inconscio e del mito. Tutto ciò, presente nel suo ultimo lavoro,
percorre ogni spazio dell’intero itinerario poetico di Francesca Lo Bue.

Mariagrazia Carraroli

mercoledì 20 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

RAFFAELE PIAZZA, "Alessia e Mirta" -
Ho letto Alessia e Mirta di Raffaele Piazza e non posso che sottoscrivere l’esordio della
prefazione, firmata da Valeria Serofilli: «La poesia di Raffaele Piazza è basata su dati precisi
e tempi e indicazioni esatte di gesti, cose dette e fatte. Si tratta di annotazioni, come se avessimo di fronte un diario». Le due protagoniste, pur nella concretezza del dettato, si pongono
tuttavia anche come due tipi ideali e contrapposti di femminile: Alessia viva e carnale, Mirta
evanescente nella carenza di energia vitale. Vengono in mente (si licet parva magnis,
naturalmente) le montaliane Esterina e Arletta, alle quali certamente pensava anche l’autore:
e non sorprende che sia proprio Arletta-Mirta, pur nel minor spazio dedicatole, la principale
ispiratrice. Il libro è anche un racconto erotico stilizzato, quasi una poetica sfilata di stampe
giapponesi, alla maniera di Utamaro. Alessia vive con Giovanni la propria iniziazione
sessuale, il monologo interiore in presa diretta adolescente, con tutte le preoccupazioni e
frivolezze dei sedici anni; Mirta rimane acerba come un fiore non colto (una bambina di 44
anni, scrive l’autore) e muore suicida, presumibilmente anche per mancanza d’amore. Proprio
Montale è ricordato esplicitamente come argomento di conversazione fra il poeta e l’amica,
quasi una sorta di anti-Galeotto che non ha, questa volta, saputo innescare la scintilla fatale
della passione. Forse il poeta intende mostrarci un’allegoria dell’amor sacro e profano: non a
caso si sottolinea che Alessia «non è né Laura né Beatrice» e si moltiplicano per Mirta i
riferimenti metafisici, dalla sera firmamento all’oltrecielo, al vetro infinito, all’anima di ragazza
e di Dio. Le poesie costruiscono in qualche modo anche un Bildungsroman, anche se i tempi
non vengono mai precisati: l’adolescenza resta in un’epoca sospesa, ma il telos della vita è
l’adultità con tutto il suo grigiore (quell’abito nero che Alessia, già presaga del dopo, indossa
sotto i vestiti della gioia). Tra boschi, voli astrali, riti di passaggio dentro e fuori dall’acqua
iniziatica e qualche neologismo, ovviamente di vago sapore dantesco (fiorevole, selenico,
interanimarsi), non manca l’evidenza dii termini ben meno vaghi e, quasi in ogni testo,
l’insistenza su modi e luoghi dei vari convegni amorosi. La luminosità della figura
maggiormente adattata alla vita si staglia a tutto tondo, come una sorta di Primavera
botticelliana, su uno sfondo estetizzante vagamente preraffaellita: sembra suggerirlo la stessa
struttura del libro, che chiude Mirta – cioè i non molti componimenti a lei dedicati – nel
copioso album fotografico intestato ad Alessia. Ci aspettiamo un seguito della storia e
possiamo azzardare qualche ipotesi, se non di contenuto, almeno di atmosfera: la vita che
prosegue dopo lutti e dolori, all’inevitabile prezzo di veder tramontare il fiore della giovinezza,
spegnersi la fiamma della passione: in altre parole, la «solita storia» verghiana, quand’anche i
protagonisti non fossero più gli stessi.
*
Alessandra Paganardi

martedì 19 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = VINCENZO GUARRACINO

VINCENZO GUARRACINO (a cura di): "Lunario di desideri" - Ed. Di Felice - 2019 - pagg.358 - € 25,00
Almanacco della poesia italiana contemporanea questo elegante e sobrio volume che Vincenzo Guarracino è riuscito a realizzare con sagacia ed attenta selezione. La prefazione , che in certo qual modo spiega i criteri della scelta , è una rilettura critica simpaticamente agile del "Liber" di Catullo. Un canto senza confronti intorno all'amore, nel linguaggio amoroso che caratterizza il dono e la voce del poeta. Oltre duecento autori presentano qui i loro testi , con un ritmo serrato di creatività ed autenticità, ed ogni testo viene arricchito da Guarracino con un cappelletto che richiama un verso del poeta Catullo. Da Lino Angiuli a Raffaele Piazza , da Franco Buffoni a Raffaele Urraro ,da Luigi Cannillo a Ottavio Rossani, da Carlangelo Mauro a Maria Luisa Vezzali, da Maurizio Cucchi ad Antonio Spagnuolo , da Tomaso Kemeny a Salvatore Ritrovato , da Ivano Mugnaini a Paolo Valesio , per citarne soltanto alcuni, l'indice sviluppa una infinita sequenza di nomi, che segna una severa crestomazia, attenta al momento oltremodo complesso del popolo della poesia, il quale declina troppo spesso testimonianze che nulla hanno a che fare con la cultura necessaria per una produzione "alta". Guarracino ha saputo raccogliere da par suo un consuntivo che produce un inestinguibile processo di storia.
*
Antonio Spagnuolo

lunedì 18 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIOVANNI SATO

Giovanni Sato : “Cambiamenti di stato” Ed. Biblioteca dei leoni – 2018 – pagg. 334 - € 14,00 –
Nutrita raccolta di poesie questa di Giovanni Sato , edita con cura ed eleganza da Paolo Ruffilli, nella quale primeggia un sottile strato di filosofia, immersa nella quotidianità con il semplice afflato della speranza . Adagiato nelle immagini che circondano le figure il poeta cerca negli spazi finiti quelle linee del tempo che scolpiscono il divenire, tra l’incanto dell’acqua sorgiva o la linfa di foglie rinverdite, tra la pienezza di un limpido bacio o l’ossigeno esploso nel sole, tra le sillabe che cadono nel mezzo involontariamente ed un suono che disturbi il sonno.
La “forma”, senza alcun dubbio corretta e musicale, diviene accattivante , pagina dopo pagina , per quel ritmo che l’autore ha saputo imprimere, determinato ed equilibrato, nel ricamare versi che schiudono alcune promesse o tratteggiano lampeggi di sospensioni. Egli cerca con attenzione il filo conduttore del pensiero, che, sfiorando la saggezza del sopravvivere, determini quegli adagi che rendono la ricerca una continua illusione e speculare riflesso. “Effluvio:/ flusso di me su di te,/ messo in vocali/ colorate d’indici/ e dita fra le labbra/ sussurrando/ il dolce del tuo viso/ in sillabe d’oro.” Il tocco ha la nettezza dell’improvviso , che tramuta il cristallo nel variopinto arcobaleno.
ANTONIO SPAGNOLO

domenica 17 febbraio 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"INCOGNITE DI RETE"

C'è un tale nell'Irpinia
che si proclama vate
rigonfio di stoltezze
e spara coglionate.
Io mi permisi , ingenuo,
di dare l'evidenza
d'un premio suo poetico
a brogli e connivenza.
Invece di chiarire
il prode mi ha bannato
e di vergogna insulsa
è chiuso ed arroccato.
L'ottimo risultato
di questa sua impennata
è che ogni azione sua
per me s'è cancellata!
*
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Alessia nell’incantata natura"

Attimo tra freddo e gelo
dove c’è l’esistere di sotto
la neve il seme per Alessia
che sarà verde pianta
nel giorno più bello
della vittoria nella vita
di ragazza Alessia
nel congiungersi a Giovanni.
Poi storia di albereti
dove era già stata Alessia
con Mirta felice. E fotocopia
quella gioia Alessia
con l’Amica presente
come anima dopo essersi
ammazzata. Prega Alessia
*

"Alessia attende la vita"

Fiorevole aria del freddo
febbraio a interanimarsi
Alessia con la sua resistenza
nell’attendere la vita, la felicità
nel gioire prima della telefonata
di Giovanni per l’appuntamento
all’Albergo degli angeli
per fare l’amore e del telefonino
guarda l’ora e lo squillo
di trenta minuti ritarda.
Prende Alessia nelle mani
affilate e le unghie smaltate
di rosa e curate e prega.
Poi avviene la musichetta
del segnale.
Prima di dire pronto Alessia.
*

"Goal segnato in sogno"

Strani sentimenti se l’alba trasale
e sono sempre all’alba delle cose:
non ha luogo la partenza, la rinascita,
tutto guida ad una stasi di laghetto,
senza increspature, ma dopo?
Nei verdi prati del campo di calcio,
abbandonato a un sogno di vittoria
segno il mio goal sfiorato
dal portiere (o era una casa il campo
di gioco, la luce accesa sopra i nostri sogni?),
sillabe inargentate da una musica
troppo bella per essere udita si spandono
nell’attimo della rete segnata
del felice ramo del risveglio.
*
Raffaele Piazza

sabato 16 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE

Francesca Lo Bue : “I canti del Pilota” – Ed. Soc. Editrice Dante Alighieri – 2019 – pagg.138 -€ 9,50
Con testo in spagnolo a fronte la silloge offre un’ampia e suggestiva canzone, fra pensieri insondabili, che dell’esistenza esprimono le incertezze e le illusioni variopinte, e magnetiche sequenze, che riescono ad illuminare la parola poetica. Un susseguirsi di visioni, figure ed incisioni, che, quali maschere guizzanti, giungono a tessere la continuità di un dettato, nel quale passo dopo passo si riconosce la consapevolezza di una quotidianità dal linguaggio contenuto e coinvolgente. Le immagini vagano dalla trasfigurazione della gemma immersa nell’acqua alle aure di un’assenza per la quale svanisce anche la speranza, dalle armonie della rugiada nella chiarezza mattinale agli assolati marciapiedi dei sogni, si che il canto ha un’armonia sua propria, che allude molto spesso al gioco dell’infinitudine. Nella “introduzione” la poetessa lancia con destrezza ed ottimo bagaglio culturale un decalogo dedicato alla metafora, nel quale e con il quale disegna la ricerca della vibrazione poetica nel fluire delle fugacità dell’esistere.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LUZZIO

Francesca Luzzio : “Cerchi ascensionali” – Ed. Il Convivio – 2018 – pagg. 136 - € 13,00 –
Alla mia richiesta di come interpretare il titolo di questo volume , quasi in richiamo ai cerchi della Divina Commedia , la poetessa ha risposto: “Volendo, sì! dalla terra arrivo al cielo: io, nelle mie problematiche esistenziali e nella mia espansione interiore ed operativa: verso la mia famiglia, verso la società attuale, verso il metafisico. Insomma è la mia vita in versi.” Ed ecco che la raccolta si sviluppa in quattro “cerchi” che propongono una elaborazione poetica ricca di metafore e pregna di significazioni, con una creatività delicatamente colorata , per figurazioni e immaginazioni al di fuori di ogni ombra.
Dal fastidioso ronzio di una zanzara alla musicalità di uno scroscio d’acqua il cadenzato ritmo diviene lampeggiante, e “in terra torno e sono umana./ Guardo il cielo,/ ma non risento i tamburi,/ batte solo il cuore che vive/ l’attesa, odierna e futura.” Il quotidiano fiorisce in circostanze vecchie e nuove, che rendono la voce un sussurro continuo , capace di trattenere illusioni e memorie, “natural processo/ di cui nessuno conosce il perché.”
Francesca Luzzio ricama una sua personale tela, sospendendo il segreto del sub conscio tra le spire della poesia, e, dalla semplice consapevolezza della finitudine alla tumultuosa vertigine del sociale, dalla colorata memoria sino al misterioso nodo dell’umano, realizza il verso nella realtà del policromatico.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 15 febbraio 2019

POESIA = CARLA BERTOLA

"Scomposizioni = Posizioni Scomposte"
Molte parole della lingua italiana, possono essere
scomposte (poste) in due o anche in tre parti, (arti) a volte
ognuna di queste parti è una nuova parola, altre (tre) volte
invece (vece) una parola nuova (ova)si nasconde (nasco)
(onde) in quella ori-gin-aria e bisogna (sogna) “scoprirla”. Alcune parole, ne suggeriscono altre, in certi
casi, l’inizio di una parola si può staccare dal corpo e
costituirne una nuova ostello =
oste-llo, oste-nsione oppure è (purè) il finale a staccarsi = la
povera vera era. Una parola la si può anche trasfor-mare
cambiando una vocale:
la bella balla il bullo è bello..... Con le parole si può giocare
e si possono comporre testi divertenti da leggere e
interpretare. Vi sottopongo questi due poemi ludici
proponendovi :
1° di leggerli ad alta voce,
2° di creare voi stessi dei nuovi testi seguendo “l’esempio”.
COMPOSTARE = Stare Composto nel
posto a sedere
senza ledere le
edere
COMPOSTELLA = ella sta composta alla
posta
si apposta e
ap posta
sposta
l’ ostaggio che
osteggia
senza scomporsi se entrano
orsi
or si or no.
*

"Poema d’amore in 10
arti coli"
1 - in contr’arti
2 - salut’ arti
3 – desider’ arti
4 - baci ‘ arti
5 - invit’ arti
6 - am ‘ arti
7- giur’arti
8 - sospett’arti
9 - odi ‘ arti
10 lasci ‘ arti
(ritrov’arti)
*
CARLA BERTOLA

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALESSANDRA PAGANARDI

Alessandra Paganardi – "La regola dell’orizzonte"-- Puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2019 –pag. 91 - € 12,00
Alessandra Paganardi, nata nel 1963, vive e lavora a Milano. Ha vinto il Premio
Astrolabio 2008 con la silloge Frontiere apparenti.
La regola dell’orizzonte, la raccolta della poetessa che prendiamo in
considerazione in questa sede, è connotata da testi poetici nei quali le parole che
costituiscono i componimenti sono dette con urgenza.
I versi procedono per accumulo con accensioni e spegnimenti fulminanti, icastici
e nello stesso tempo leggeri, luminosi e veloci.
Il ritmo è sostenutissimo e crea una vaga e intrigante musicalità.
Le poesie sono sottese ad un forte fascino nel loro essere ben cesellate e costruite
con rara raffinatezza.
Tutti i componimenti sono senza titolo e questo elemento ne potenzia la carica
di sospensione e mistero.
È presente il tema della natura che è tutta interiorizzata e rarefatta e spesso viene
pronunciato il mare e il discorso è caratterizzato da una magia della parola attraverso
il tono assertivo nel quale domina una grande precisione essendo tutte le parole
incastonate secondo un ordine coerente nella pagina e nulla è affidato al caso.
Sembra che ogni unità minima nel congiungersi con le altre, costituendo i vari
tessuti linguistici, sia come un tassello che si unisce con gli altri formando mosaici che
hanno una vaga vena surreale.
Spesso entra in scena un tu del quale ogni riferimento resta taciuto che diceva
non tornerò ma che rimane per sempre.
Tutte le composizioni, anche quelle suddivise in strofe, fluiscono in lunga ed
ininterrotta sequenza e le stringhe di vocaboli sono sempre ben calibrate e i versi sono
sorvegliatissimi e ben modulati intrisi del senso del passare del tempo che crea
dissolvenza.
Domina nel discorso della Paganardi una notevole densità metaforica e
sinestesica e vengono dette parole che esprimono sentimenti con rara capacità
combinatoria come nella memorabile sinestesia invidia di cemento.
Nell’entrare nel merito del senso che la poetessa vuole dare al libro e per
addentrarci nei meandri della sua poetica e del suo poiein, è fondante sottolineare che
nel titolo è detta La regola dell’orizzonte.
È presumibile che qui Alessandra alluda poeticamente alle regole della vita
stessa che ogni persona adulta deve conoscere per riuscire in quello che Cesare Pavese
chiamava Il mestiere di vivere.
L’orizzonte stesso è di per sé qualcosa che s’intravede in lontananza e qui
diviene simbolo del futuro che si apre ontologicamente dopo l’attimo.
Il libro è sapientemente strutturato architettonicamente nelle sue varie e
articolate scansioni.
Si crea attraverso una parola vagamente neolirica una tensione salutare nel
dispiegarsi dei versi che crea un effetto ammaliante per i loro fortunati lettori.
Ogni sezione è preceduta da una citazione da vari poeti come per esempio Paul
Celan e non manca una vena mistica quando sono detti gli angeli guardiani.
*
Raffaele Piazza

giovedì 14 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

ALESSIA E MIRTA - di - RAFFAELE PIAZZA
Ritroviamo la presenza quasi lancinante di Alessia in questa nuova raccolta di Raffaele
Piazza. Alessia, ormai parte integrante del suo percorso poetico al punto da non più
riuscire ad immaginare l'uno senza l'altra.
Raffaele segue lo sbocciare della sua eroina, l'accompagna nella sua scoperta della vita
in ogni occasione, sotto ogni aspetto, del suo amore per Giovanni, amore presto carnale
e concreto che trasforma la ragazzina acerba in una donna sensuale e appassionata. La
segue al mare sulla barca, in aereo nel cielo, in viaggio, negli alberghi, nei posti dove
fanno forsennatamente l'amore (con un pensiero preoccupato di lei al preservativo:
reggerà ?!)
Sempre di rosa vestita nell'attesa di Giovanni, delle sue telefonate, del suo arrivo, del
letto e dell'amore che li aspetta, con l'eterna domanda: mi ami?
A volte luce luna vestita, sempre pronta all'amore tra le foglie si congiunge.
Alessia sul ciglio del 2015 ripensa sotto il piumone agli studi, a Natale e Capodanno,
ai festeggiamenti oltre il male e il mare.
Ma appare all'improvviso Mirta, l'amica suicida, pari a una dea sul fondale di una via.
Mirta, sottofondo di dolore e di perdita, Mirta come colpa di Alessia, per non aver
capito la sua sofferenza, colpa per amare la vita e l'amore al di là e malgrado il ricordo
amaro incancellabile.
Amare la vita, con l'acquisto delle calze nere autoreggenti che Giovanni le toglierà con
gesti lenti e sapienti che faranno crescere il loro desiderio. Cosa sono 4 € confrontati a
questo piacere immenso?
Ecco che riappare Mirta ad oscurare la gioia, Mirta memoria dolorosa, Mirta cenere,
presto cancellata dallo squillo di Giovanni. Intreccio eterno Eros-Thanatos. E' lui! E'
lui!... Oggi ha fatto l'amore due volte... anima e corpo...
Sempre pronto ad accoglierli l'albergo degli Angeli... tutta la notte fino al termine... Si
guarda sudata, spettinata e nuda... e pensa al primo orgasmo da sola... Donna Alessia,
16 anni contati come semi... nel fieno afrodisiaco, all'hotel Paradiso (Angeli e
Paradiso...) Alessia, anima di stelle e luna... e tacchi alti.
Poi di nuovo Mirta, come i tocchi lugubri di una campana in lontananza, Mirta,
ragazzina di 44 anni, il cui ricordo volteggia, appare, scompare e riappare sempre nel
fondale dell'anima. Mirta volata via dal terzo piano della Reggia. Amicizia, fiore
raro... Mirta animo di luna, ti voglio bene e ti rifletti nel mio specchio... mi hai spezzato
il cuore... Però lasciami essere felice.
Parole della luna: sarai felice se sarai tu stessa... luminosa come me. Anche le stelle
parlano ad Alessia e confermano: sii te stessa, nella tua nuda crudità, parla poco e
vedrai la gioia nella storia dei baci e degli amplessi... E si accendono le speranze...
pari a fuochi d'artificio.
Sempre più appassionata, nuda allo specchio dell'anima, calda e sudata. Squilla il
campanello. Giovanni Giovanni...
Ma ad Alessia parlano anche i morti con tono leggero, ad Alessia vestita sotto di nero.
Il nero, colore dell'erotismo e della morte.
Edith Dzieduszycka - Febbraio 2019

POESIA = GIUSEPPINA SCIORTINO

“Il mio nome"

Tu non pronunci mai il mio nome,
da questo ho capito che non m’ami.
Tu non accarezzi i miei capelli,
lo so che non mi pensi.
Ho indossato il vestito azzurro,
non te ne sei accorto.
Non è per me che ti vesti a festa,
me ne rendo conto.
Io non voglio conoscere i tuoi sogni,
non ne ho il diritto.
Se almeno mi mostrassi mani pulite, aperte,
non avrei più nostalgia dei fiori.
Mi ricordi mio padre quando dormi,
eppure non ti ho visto spiarmi
mentre mi fingevo priva di sensi.
Oggi non ho ancora sentito la tua voce,
né un saluto, un augurio, un consiglio.
Hai tossito forte, poi ti sei girato dall'altra parte.
Vorrei solo sentirti pronunciare il mio nome una volta.
*
GIUSEPPINA SCIORTINO

lunedì 11 febbraio 2019

PREMIO POESIA E ARTE = APOLLO DIONISIACO

Il Premio Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo dionisiaco Roma 2019 invita
alla celebrazione del senso della bellezza
L'Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, polo no profit di libera
creazione, formazione, ricerca e significazione del linguaggio poetico e artistico, in Convenzione
formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, con il Patrocinio della Regione Lazio, di Roma
Capitale e dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Presidente la prof.ssa Fulvia Minetti,
bandisce la VI Edizione 2019 del Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte
Contemporanea Apollo dionisiaco, senza scopo di lucro.
Opere in poesia e opere d’arte visiva, in pittura, scultura, grafica e fotografia, edite o inedite, di
autori e artisti di ogni età, formazione e nazionalità, sono attese entro il 7 giugno 2019 via email
all'indirizzo: accademia.poesiarte@libero.it
L’evento culturale non confina la poesia e l’arte contemporanea entro la cornice induttiva
dell’usuale e sterile ripetizione analogica di modelli storici e disconosce il giudizio valutativo e la
quantificazione, per la celebrazione dell’espressione creativa dell’umano nel senso. L’analisi critica
in semiotica estetica delle opere dell’Annuale Internazionale Romana Apollo dionisiaco cerimonia
il senso della bellezza dell’arte poetica e figurativa nell’atto d’integrazione della vita nell’arte e
dell’arte nella vita, perché identità e mondo sono resi infiniti dai luoghi dell’arte: l’arte rifigura il
senso della vita.
Fra Arte in mostra, Poesia in voce, diplomi, critica in semiotica estetica delle opere, pubblicazione
nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea online e nell’Antologia della Poesia
Contemporanea online e trofei in medaglia “Apollo dionisiaco” in pregiata fusione artigianale del
Laboratorio orafo di Via Margutta 51 in Roma, effigie del bacio di sintesi di dionisiaco e di
apollineo, d’inconscio e di coscienza nel senso, il premio si terrà il 16 Novembre 2019, presso il
Salone del duecentesco Castello della Castelluccia in Roma.
Informazioni:
Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea
Email: accademia.poesiarte@libero.it
Sito Edizioni Premio: http://www.accademiapoesiarte.it
Sito Antologia, Mostra e Video evento: https://www.accademiapoesiarte.com

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO BAIOTTO

MARCO BAIOTTO: "Come un bruco assetato di cielo"- Ed. Macabor 2018
Jabès: “Solo sui nostri occhi, sulla nostra intelligenza possiamo contare, per tentare di
cogliere ciò che lo scritto contiene; solo attraverso i limiti insopportabili di una parola
letta possiamo accostare l’infinito di una parola da leggere. Sicché è sempre una parola
impossibile che urtiamo; e a cui sacrifichiamo la nostra.”
In questo sacrificio ciò che viene è qualcosa che ci riguarda fino in fondo, una luce che
illumina la strada che non è mai nostra ma che poi la diventa; e si va avanti nel libro.
Per cercare cosa? Il nostro cielo? Le nostre piccole malinconie irrisolte? O
semplicemente il nulla che a un certo punto emerge carico di un mondo, sì, quel mondo,
così simile al nostro. Magia della Poesia. Magia del libro.
Già, il libro. Sulla copertina, fra il titolo e il nome della casa editrice, il nome
dell’autore: Marco Baiotto. In questi casi è consuetudine citare il nome della casa
editrice, la Macabor, e il titolo del libro: Come un bruco assetato di cielo.
“Un titolo – scriveva Derrida – è sempre un’economia in attesa della sua
determinazione, della sua precisione, della sua Bestimmtheit, quello che esso
determina e quello che la determina.”
C’è da dire, però, che le energie oscure che gravitano in questo libro di poesie di Baiotto
sono misteriose e importanti. La loro presenza enigmatica stimola la nostra curiosità:
“Anime in calici/ stillavano in gocce di sangue bianco/ dall’albero della gomma divina/
per soffrire alla luce di Soli dispersi.// Ogni goccia nel calice suo/ di cristallo gommoso
caldo,/ con unghie immaginarie/ sulle pareti interne del corpo,/ s’inerpicava/ come
bruco assetato di cielo,/ dall’interno del tronco cavo di castagno/ imprecando occhi sul
mondo,/ per spiccare voli di farfalla."
La materia oscura della poesia, come quella dell’Universo, si dispone (in questo caso
sulla pagina) in modo disomogeneo. Dal cumulo dei giorni di una vita viene fuori un
mondo che attraverso un lungo, paziente, silenzioso avvicinarsi, alla fine riempie la
parola e subito dopo è stupefacente come un semplice sguardo riesca a cogliere (e lo
diremo parafrasando Blanchot) non il tutto, “ma ciò che è già prima di «tutto»,
l’immediato ed il lontano, ciò che è più reale di ogni cosa reale e che si dimentica in
ogni cosa, il legame che non si può legare e attraverso cui tutto, il tutto, si lega.”
Nella poesia di Baiotto gli indizi si dispongono nei versi e il senso più evidente si
concede alla facoltà di vedere e sentire altro, una sorta di dubbiosa verità a brandelli:
“(…) Ricordavo qualcosa…/ Forse quando tolsi le rotelle dalla bicicletta/ e
rovinosamente caddi conoscendo l’asfalto,/ o forse quando con un luccio allo stagno/
lottai fiero dei miei dieci anni/ in un indimenticabile inverno,/ o forse ancora/ quando
sostenni l’esame di terza media,/ tremante candido fuscello,/ promettente anticamera/
d’un solido uomo.// Ricordavo qualcosa…/ Forse le mie giornate al campetto/ quando
l’estate sembrava un unico/ interminabile correre a perdifiato/ fino a notte fonda,/ e il
crollo sempre avveniva/ sul mio piccolo ottundente guanciale.// Ricordavo qualcosa…/
Quando imprecando in dialetto inseguii/ con un bastone un ragazzo più grande:/ che
folle, dopo avergliele date/ ed esser fuggito indenne,/ l’aver ridisceso, per onore, le
scale,/ per prenderle da lui e dai suoi amici!// Ricordavo qualcosa…/ Forse le giornate
in torrente/ a viver la poesia dell’acqua e delle trote/ che scorrono fluttuando nel tempo
della natura,/ lasciandomi esondante di stupore,/ muto testimone,/ con i ricordi nel
carniere/ a far da unico salvacondotto/ ad una altrimenti inevitabile,/ stridente odierna
follia.// Ricordavo qualcosa…/ Ch’era così bello da sembrare un quadro,/ e di quel
quadro il profumo riporto/ cancellandone le ombre dalla memoria,/ ancora in me fresco
di pittura.// Fintanto che ogni cellula di gelatina/ ammorbata da arteriosclerosi
inclemente/ non invaderà il mio giardino,/ ghiacciandone i fiori/ in graffiti di quarzo/
sulle pareti della mia vuota caverna/ rilucente di muti cristalli.”
Questo filo che porge Baiotto non cerca vie d’uscita, è un passare tra realtà e racconto
della realtà, un transitare, insomma, tra gli strati di una vita dove lo stupore è ancora
intatto negli occhi di un ragazzo che è rimasto lì a vivere per sempre la poesia
dell’acqua e delle trote.
*
Bonifacio Vincenzi
apparsa in “Il Sogno di Orez”, 9 febbraio 2019
http://ilsognodiorez.blogspot.com/2019/02/come-un-bruco-assetato-di-cielo.html

domenica 10 febbraio 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

" SPECCHIO "

Ritorno inestinguibile il tuo gesto,
disegno di arabeschi che accarezza
il pensiero,
e tra le anfore colme di nettare,
nelle visioni che lampeggiano colori,
narra nuove illusioni scambiando accenti,
per sconfiggere infine anche lo specchio.
Stampo il tuo giro per annodare l'attesa.
Un filo tenue che ha soltanto un verso,
segnato come il codice che avvincerà il mio sonno,
scambia il tuo piede nel raro bisbiglio
delle armonie perdute.
In questa attesa il tempo ha meridiane
che deformano il viso .
*
ANTONIO SPAGNUOLO ( da "Istanti o frenesie" )

POESIA = RAFFAELE PIAZZA



"Alessia compagna del sole"

Gioco della vita degli esami
che non finiscono mai per Alessia
nel primevo risveglio
nell’affacciarsi dal balcone
dell’anima sull’azzurrità.
E oggi c’è il sole compagno
di Alessia tornata nella
camera calcinata di Mirta
a pregare (fuori il giardino
della villa). Guarda il melograno
dai rossi fiori sotteso
a viva allegrezza e pensa
a Pianto antico di Giosuè
Carducci. Crede Alessia
in Dio connivente e Mirta
le dice di non avere paura.
*

"Sul bordo della rosa"

Vedi, nella zona più bassa del volo
radente dei passeri, troviamo parole per salire,
la porta della brina immaginaria
in questa invernale meraviglia
a dare freddi e azzurri vocaboli
per il sinuoso senso del rito quotidiano e duale.
Dove si aprono i varchi nel paesaggio
si allarga anche la mente:
lavoro e sesso e amore coniugano
le ali senza tempo di virtuali ore:
se cerchi un margine o un velario per coprire
con tende di libertà la storia oppure
con le tasche piene d’erba uscire allo scoperto
tra le strade e fare con altri il poeta.
*
Raffaele Piazza

sabato 9 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCA DONA'

Franca Donà : “Fil Rouge” – Ed. Kanaga – 2018 – pagg. 94 - € 13,90
Un racconto che si dipana tra queste pagine acquista svariati colori, tutti segnati da una realtà, da una quotidianità vissuta, da metafore ed incisioni, che rincorrono il tempo, sia come memorie da scolpire, sia come illusioni da rincorrere.
La scrittura per la poetessa è vincolo di sopravvivenza, vincolo di un’eco che possa ripetere le “sillabe” lasciate libere nello scorrere o ricamate nell’incanto di profumi.
Le figure si avvicendano nel tremore di luci serali, nella melodia straziante di un violino, nelle trasgressioni di un cuore attempato in bianco e nero, nel canto della primavera, nel volo delle rondini, ed il sussurro poetico adagia ritmi che riescono a comporre le melodie di versi quasi sempre senza un metro ben preciso. Qui allora lo spazio temporale diviene vortice per riuscire a contenere ricordi che si susseguono negli attimi, che rimbalzano nel pensiero per ricucire quegli scatti che piano piano possono sbiadire nel profumo lungo delle ore. Il canto diviene ascolto , la parola diventa sussurro “poiché di voli è colmo il cielo/ ed io inseguo il tratteggio del vento”.
ANTONIO SPAGNUOLO

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

"Confusioni"
Ammiro questa cronaca sconnessa:
giunge il tempo degli smarrimenti,
ed io ho smarrito i ricordi!
Non basta consolare l'ultima pazienza,
la confusione degli arcobaleni,
lo sguardo rattrappito di desideri segreti.
Confuso a generare l'ansia del pudore,
insabbiato,
voluttuosamente ironico
traccio capezzoli incomprensibili,
boccheggio alla consegna delle immagini,
perché appartengo ad una storia
superstite, vicina al furto delle brevi ore
che comprendono l'assurda
contrazione.
*
Antonio Spagnuolo
da "Istanti o frenesie" Ed. Puntoacapo -

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA -

PER "ALESSIA E MIRTA" DI RAFFAELE PIAZZA

Leggendo i versi di Raffaele Piazza, mi sembra di rivivere emozioni interiorizzate nell'inconscio.
La poesia di Piazza è leggera e allo stesso tempo incisiva, un modo di vedere oltre un mondo
femminile intimo e proteso verso la passione e il desiderio.
Una poesia monotematica che traduce un'idea di sentimento delicata e sincera, dove il poeta
intesse i suoi fili di parole per avvolgere una matassa intrisa di simbolismi e piena di espressioni amorose
e incasellata nello sfiorire dell'esistenza umana.
Salvatore Anzalone

venerdì 8 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = CARMINE LUBRANO

Carmine Lubrano: “Letania salentina e altre Letanie” – Ed. Jazz Poetry- 2018 – pagg.112 – s.i.p.
Volume da collezione , di grande formato (30x21) ed in carta pregiata, da sfogliare con passione, assaporando il profumo che la stampa riesce a concedere.
Ancora una volta Carmine Lubrano, con questa raccolta, ci avvince nella vertigine delle sue opere, nell’alternarsi scintillante della scrittura e delle figure, e con lo stile corposo che lo distingue.
La struttura dal respiro lungo alternata a momenti di altissima musicalità e di ben definita apertura, ha prodotto non solo una encomiabile levità verso una lettura completa e orizzontale del poema, ma ha accompagnato il lettore accorto ed incuriosito attraverso sbalzi e impennate che scuotono l’immaginazione ed imprimono al pensiero cicatrici multicolore tali da abbagliare ad ogni incisione.
“e sono qui a Roca i giovani per strada mi chiedono / dov’è la poesia vengono dopo i tuffi postati/ e per mostrarsi nei social sognando di essere amati…” Ma dove possa nascondersi la poesia è il continuo sgraffiare e scavare che un poeta , mai sazio di ricerca, riesce a compiere nella scultura del verso. Una poesia presente in ogni angolo sia materiale che del sub conscio tale da diventare storia quotidiana e illusione.
Qui le “Letanie” sono numerose e composte da una scrittura che alterna la lingua italiana al dialetto, in numerose pagine che vanno da “stravaganze testicolari che cremano latrine” a “cantilene d’acqua santa, fra trezze nere e culi a mandolino”. I capricci personali corrono in lampeggi sotto il tratteggio del Vesuvio o nelle pieghe di peli e cotogne, ciuffi neri di peli e capezzoli triturati. “Non so friggere l’aria forse saprò cantare del tuo/ clitoride e con il ritmo ritrovato tra le pietre/ del tuo carminio carnale cantilenando” tra immagini particolari di un intimo travaglio e le illusioni di un amore in tempesta.
L’arte/fice scommette tutto sulla sua capacità di cantare ad alta voce, alternando pagine a figure di poesia visiva, con una singolarità propria, che rendono l’opera di notevole valore. Suggestiva la gigantesca mosca che appare nel testo, con ali delicate e nello stesso tempo disgustevoli. Ogni illustrazione è metafora, denuncia, allusione, memoria, premonizione, capogiro.
ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 6 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = PASQUALE MESOLELLA =

Pasquale Mesolella : “Il mio viaggio” – Ed. Pentalinea – 2018 – pagg. 112 - €13,00
“Parole e versi” indica il sottotitolo , ed in effetti il volume si divide in due distinti capitoli : “Parte prima” con un diario di bordo in prosa, e “Parte seconda” con quarantadue composizioni poetiche. Il racconto scioglie improvvise visioni dai colori cangianti per un percorso che l’autore riesce a realizzare tra la folla di “passeggeri sconvolti”, come un “fiume tumultuoso in piena”, come “un frenetico battito d’ali che infrange la vetrata variegata dei sogni” - L’esperienza personale di quotidianità segue l’altalenare degli eventi sia sociali che politici , sia intimi che affettivi , in brevi pagine che corrispondo a quadretti incisi nel tempo – Le poesie inoltre testimoniano la creatività personale, ricca di sospensioni e impennate musicali, particolarmente impreviste, così come l’emozione che si nasconde nel verso dai lembi frastagliati. L’immaginazione converge nel presente e nell’illusione, nel dettato decisamente severo e sobrio.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 5 febbraio 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “Richiamo”
Cupo il mare alle rive,
come l’ombra d’un falso richiamo della sabbia,
è quasi preghiera complice di quieta seduzione.
Non più soffio del tempo, che ripete il tocco
delle nenie inaridite o vaneggia la natura che tace,
ma ultimo lamento della gioventù trascorsa
nel mito delle apparenze colorate.
Cullo il dileguare dello sterno incurvato
arrovellando il cristallo del ricordi,
l’ironia della lingua che respinge
piegature e sorrisi,
e a goccia a goccia lambisco il dipinto di noia
per quell’irripetibile istante che tu irrisolta
hai inciso nel marmo della tua sepoltura.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – Dietro il restauro- Ed.Ripostes – Salerno – 1993 – pag. 69 – Lire quindicimila
Antonio Spagnuolo è nato nel 1931 a Napoli dove vive. Poeta e saggista. Redattore
negli anni 1957 – 1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso,
ha fondato e diretto negli anni 1959 – 1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive
letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna
“Prospettive culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza”- Ha
pubblicato numerosissime raccolte di poesia, per le quali ha riportato molti prestigiosi
premi, e varie opere in prosa. Ha curato diverse antologie ed è presente in numerose
mostre di poesia visiva nazionali e internazionali. Collabora a periodici e riviste di varia
cultura. Attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la
rassegna “poetrydream” in internet. Tradotto in francese, inglese, greco moderno,
iugoslavo, spagnolo. Della sua poesia hanno scritto numerosi autori tra i quali A. Asor
Rosa nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura
italiana” (Einaudi).
In "Dietro il restauro", raccolta di poesie ormai datata del Nostro, ritroviamo la
cifra inconfondibile dell’autore, quella sua originalità, quella dizione così intensa e
peculiare che attraversa tutto il suo cammino di poeta; dalle prime prove giovanili, fino
alla più recente produzione nel suo iter artistico, il poeta napoletano, pur affrontando
tematiche diverse, vedi innanzitutto quella erotica che è quasi costante nei suoi libri di
poesia, raggiunge esiti stilistici che mai tradiscono lo stile inconfondibile: una parola
forte e tesa, icastica, e una costante densità metaforica e sinestesica.
In questo testo ancora una volta il simbolo diviene parola, quella scritta e
reinventata per il perdono dei contenuti dei nostri pensieri e dei nostri ricordi.
Non è facile afferrare il significato dei simboli che giungono dal passato e che
invadono il nostro inconscio.
La trascendenza è piena della realtà anima e si manifesta alternando le occasioni
su piani paralleli: il dubbio della finzione, lo sgomento dell’incomprensione, contro
l’immobilità e l’irrigidimento.
La poesia coincide con l’eros ed in esso s’identifica per quella forza necessaria
ad interrompere il sopraggiungere di thanatos.
Il libro è diviso in due sezioni: Endor e quella eponima. Le due scansioni sono
precedute da un componimento poetico, l’unico scritto in corsivo, che pare avere un
carattere programmatico e si esprime, come del resto tutte le composizioni della
raccolta, con una scrittura densa e visionaria.
L’inconscio, l’archetipo da cui nascono la poesia e l’arte in generale, è
controllatissimo, così come è sorvegliatissima la scrittura, anche se, innegabilmente, e
questo è il pregio, quell’elemento alogico che contraddistingue la poesia di Spagnuolo.
identificato da Asor Rosa, si fa sentire fortemente.
È presente un senso di misticismo blasfemo ma sentito, quasi come se il dubbio
che alimenta la fede, non bastasse a darci tranquillità e felicità e si dovesse ricorrere al
simbolo naturale delle rose, per giungere ad una concezione classica della vita e della
natura, passando dal Vangelo ad una visione naturale dell’esistere, ad una religiosità
carnale: del resto le rose s’incontrano spesso nei giardini della poesia, anche nella
produzione contemporanea.
Raffaele Piazza

sabato 2 febbraio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza – "Alessia e Mirta" – Ibiskos Editore –Empoli - 2019
La poesia di Raffaele Piazza ha una lunga frequentazione con la figura di Alessia,
immagine concreta ma nello stesso evanescente per il suo riproporsi in forme sempre
diverse, in bilico appunto tra il sogno e la realtà. Questa figura femminile è “fiorevole”,
per usare un neologismo usato spesso dal nostro poeta, perché ha dei fiori la bellezza
gentile, grazie a cui rallegra il lettore attraverso le mille metamorfosi del suo apparire.
Di lei si può raccontare la storia: è una ragazza giovanissima, ancora impegnata nei
suoi studi, innamorata di Giovanni con cui intreccia una storia d’amore in una continua
scoperta di posti e situazioni nuove. Potremmo dire proprio così: di scoperta in
scoperta, sempre con un animo aperto alla meraviglia, meraviglia che non può non
contagiare chi legge. Di questa creatura poetica sappiamo anche che ha bisogno di
continue conferme, perché ha paura di perdere l’amore di Giovanni: è la storia di
Alessia, ma è la storia di ogni innamorato che conosce la precarietà preziosa del
sentimento amoroso. Ma Alessia è molto più della sua storia, è la creatura che, nelle
sue metamorfosi, esprime la pulsione di vita dell’autore. Pulsione di vita che sembra
interrompersi ad un tratto dall’irrompere dell’amica Mirta, suicida. Oscuri fantasmi
suscita la vicenda di questa seconda figura femminile che pone fine alla sua vita,
buttandosi giù da una finestra, in un volo senza ritorno. La scomparsa tragica
dell’amica apre un nuovo scenario che non è solo di dolore, ma anche di un suo
superamento, nella scoperta di luce che fa sì che Mirta continui ad esserci. La sua è una
figura sempre presente grazie ad un sentimento che non conosce la frattura della morte
ed è capace di sostenere nella “fatica” della vita chi continua ad amarla, così come fa
il Plottino leopardiano dicendo al suo amico:” Viviamo, Porfirio mio, e confortiamoci
insieme”. Qualche cenno ultimo al linguaggio di Piazza che stupisce ad ogni lettura
perché fortemente evocativo, ricco com’è di neologismi, capaci di allargare la sfera
della tensorialità e del poetabile. Ed è grazie alla creatività della parola che le sue donne
superano i dati contingenti, per divenire figure del nostro immaginario.
*
Anna Cacciatore

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia e la collezione di attese"

Attende Alessia della scuola
la fine e fa sul banco con rossa
penna dei giorni il conto alla
rovescia. Si chiede Alessia
(che ha tutti sette se sarà promossa
nella scuola della vita e aspetta
la primavera verde e di lui
la telefonata e il suo dono
che è lui stesso).
Attende Alessia la prossima risata.
*

"Alessia gioca con il sole"

Attimo a stellare Alessia
in un rigo nel pensiero
nel trasportarla al Parco
Virgiliano la mente
dove il mare specchia
il cielo. Attimo di barlume
di sole a emergere
dalla nuvolaglia, solicello
a illuminare di Alessia
l’anima di 18 grammi
a scendervi dalle feritoie
degli occhi. E poi sarà
sera consecutiva per Alessia
festa – vestita per la vita
infinita e il sole assente
giocherà con Alessia
nell’immaginazione di ragazza.
*

"Alessia chiede nella chiesa del Carmine"

Nella chiesa del Carmine Alessia
inginocchiata davanti alla Madonna
Bruna. Icona mistica e fuori il bianco
del freddo di febbraio nel luogo
sacro a entrare. Ragazza Alessia
con il Rosario nelle affilate mani
chiede alla Madre di non essere
da lui lasciata vestita d’azzurro cielo
Alessia nell’interanimarsi con l’aria
rarefatta dell’interno, Alessia nell’essere
serena nel vincere la stellante
ansia se non è calma non può ottenere
nulla dalla Vergine. E si placa l’ansia
e sorride Alessia a Maria poi inizia
la preghiera con la benedetta corona.
Poi quando ha finito Alessia
esce allo scoperto nella piazza
dà 1 € al parcheggiatore entra nell’auto
e guida come una donna
fino alla casa di Giovanni.
*

"Alessia e il cielo"

Mattinale azzurrità per Alessia
nel guardare attimi di cielo
fotogrammi a scenderle
dagli occhi all’anima.
Si affaccia dalla finestra
di febbraio bianco oltre
la prospettiva delle cose
anamorfosi negli elementi
del paesaggio ad iridarsi
per ragazza Alessie ed è infinito.
Si sfiocca una nuvola
grandiosa senza pioggia
e il parco condominiale
ancora esiste.
*
Raffaele Piazza

SEGNALAZIONE VOLUMI = RICCARDO MAZZAMUTO

Riccardo Mazzamuto : “ Diligenza del non padre di famiglia” Ed. Italic – 2018 – pagg. 96 - € 13,00 –
Il viaggio intrapreso dai versi si avventura tra figure e traslati, tra ritmi assordanti e possibili rifrangenze, per un percorso multicolore che ha il riflesso della fantasia crepitante, imbevuta della elegante ricerca del nuovo, con un alternarsi musicale di righi brevi, senza misura, per realizzare il racconto dell’ inconscio, pronto a svelare i sentimenti assopiti e le illusioni aggredite. I quindici capitoli sono elegantemente legati da quel sottile, ma energico filo che la parola tende per fingere gorghi e affondare sussurri, in un rincorrere il codice civile, nel suo articolo 1176, che invita a realizzare il quotidiano con la sapienza e correttezza del buon padre di famiglia. La figura dell’io, che si presenta quale protagonista di una illusoria forza dedicata alla equilibrata partecipazione della politica quotidiana, si staglia in pagine che disegnano figure e luoghi, immagini e scatti, col ricamo di esigenza vitale. La domanda semplice affiora da questo strano titolo: “Cosa non dovrebbe fare un bon padre di famiglia, che qui di venta un NON padre?” L’uomo qualunque si presta al gioco e passa veloce da un supermercato all’altro in cerca spasmodica di un colloquio che gli apra possibilità di lavoro, o tra gli alberi di alto fusto, in sentieri scoscesi, cerca inutilmente oro, o ancora tra mattino e tramonto si allena e raccoglie brandelli di figliolanza, tra miagolii e cacca di cane. Una figura femminile “Veronica” dalla pelle abbronzata apre il desiderio che diventa quasi proibito: “Scusami Veronica…/ vuoi che sfiori il seno/ come una volta…sempre…/ toccherò il seno è quello/ che voglio, ti bacerò,/ dammi labbra contorni…/ senti…tuo stringo/ bacio, fammi spazio/ chiudo il passaggio…” - Malinconia, ironia, gioco in un linguaggio stringato esprimono il vincolo che il sussurro cerca di registrare.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 1 febbraio 2019

RAFFAELE PIAZZA: "ALESSIA E MIRTA". IBISKOS-ULIVIERI. Empoli. 2019 poesie

Un canzoniere d’amore che si distende su una versificazione morbida, aderente, tutta volta a reificare passione, concretezza, genuinità, stati d’animo che danno nutrimento e sostanza alla ecfrastica rappresentazione di un eros policromo, plurale, proteiforme. Tutto è reale, vissuto con abbrivi emotivi tenuti sotto controllo da un verbalismo che fa da argine allo straripamento dei sentimenti. Nonostante questo, non mancano poesie di vero lirismo, di abbandono ad anime femminili che sanno volare verso ambiti di netta azzurrità. Alessia e Mirta il titolo della plaquette: due figure femminili che occupano ed hanno occupato la storia sentimentale di Piazza. 40 pièces, in tutto. 34 dedicate ad Alessia, appena 6 a Mirta. Credo non sia improprio tirare in ballo il realismo lirico di Capasso per dare l’idea della ontologica ricerca dell’autore. C’è la vita, con tutti i suoi risvolti, c’è una parte di ognuno di noi fra i versi, e non è difficile ritrovarcisi coi nostri travagli interiori o con le nostre vicende amorose, esistenziali. Il poeta ne ritrae gli aspetti più concreti, più veri; anche l’amore è ora carnale, materiale, ora spirituale, traslato in mondi aerei, contornati da tocchi panici che ne ravvivano le cromie. Il linguismo è nuovo, autentico, libero, siringato, ricco di invenzioni lessico-foniche di effettiva visività. Ci vengono incontro unità sintagmatiche e accorgimenti stilistici improvvisi, inaspettati; creazioni di un uomo-poeta che allunga il tiro oltre la canonica morfosintassi per scoprire aree inesplorate, e da lì attingere colori adusi a dipingere emozioni o realtà oggettive. In aiuto vengono anche avverbi di luogo, di tempo, o di cinestesica intrusione, per dare maggior concretezza al flusso del tempo. D’altronde siamo mortali, e si nota questo senso di precarietà, di futilità, di passaggio di un’ora che credevamo eterna nel tempo degli amplessi. E tutto ciò contribuisce a rendere ancora più umano, più aderente, più consistente il fatto di esistere con tutte le pieghe che comporta. È inevitabile misurarci col tutto, ed è faticoso accettare la nostra miopia di fronte alle estensioni che superano il potere umano. Quindi silloge plurale, erotica sì, ma non solo; partendo dal fatto amoroso, dalla polivalenza che questo fatto comporta, si amplia verso mete che toccano ogni ambito del vivere, anche la morte, che non è altro che l’altra faccia della medaglia; il traguardo che ci aspetta col correre dei giorni:
"Ora passano i giorni
senza te e non si ricompone
l’affresco del tempo che nelle
nostre risate si fermava
nella gioia.
Grazie per avermi dettato
questa poesia".
*
(riportiamo da : "Alla volta di Leucade")
*
NAZARIO PARDINI