sabato 29 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROSANNA FRATTARUOLO


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Rosanna Frattaruolo: “Fegato in cartolina” – Ed. Il convivio – 2024- pag. 64 - € 11,00
Con il continuo immergersi nella musicalità del verso lo zefiro che alimenta amore tratteggia una specie di diario che accompagna visioni, figure, pennellate, accenni, frammenti di memoria, accensioni di rimpianti, con il fiorire tratteggiato di una capacità sentimentale che arricchisce la scrittura.
Il susseguirsi delle cartoline che si alternano alle poesie diventa segno emblematico di un tragitto che il sub conscio, qui rappresentato dal fegato, sviluppa accostando tappe ben precise e sempre in connessione con l’alone che incide l’amore o in ansiosa contrapposizione alla sfida della falce nera.
Ragioni del cuore diventano preminenti con la dolcezza di quel ritmo che le sillabe scandiscono in quello scavo profondo che coniuga trascendenze al mistero del desiderio di amore.
La poetessa legata sentimentalmente al borgo antico vorrebbe “circumnavigare il senso del dovere, mentre i remi affondando nella nostra storia sembra spostino tutto e invece non spostano niente.”
Rielaborando la parola il principio di realtà è una costante nell’ispirazione così che i luoghi sono precisati nel ricamo degli eventi e a tratti con la precisazione delle date.
Da Castello Estense di Ferrara al Litorale di Vieste, dal Campanile della Cattedrale di Foggia al Lago di Viverone, dalla Baia di Citara di Ischia alla Basilica di Foggia le missive sottolineano morbide pennellate di un viaggio che al di fuori del tempo riesce a cesellare vorticosamente le gesta del quotidiano e le incursioni della memoria.
Così qualche attacco: “La trasparenza è garantita/ riesco a guardare il fondale/ l’unico agguato può essere alle spalle/ spero che la bestia sia enorme/ e mi ingoi tutta intera/ che non lasci brandelli doloranti in giro/ o spiragli di salvezza.”
“I cimiteri si riempiono di corpi morti e ricordi vivi/ le tua voce risuona dolce/ risacca di mare nella testa/ assieme alle stanze alle circostanze/ gli occhi buoni non muoiono mai/ le tue parole sono fiori sul mio cammino.”
Gli accenti ritmici scelgono con acume la scansione del pensiero, della lirica soggettiva, della compitazione tra passione e drammatico, tra spirituale e corporeo, mentre l’emozione estetica ha numerosi sobbalzi nella sobrietà delle espressioni liriche.
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ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 23 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ASSUNTA SPEDICATO


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Assunta Spedicato: “Strade al mare” – Ed. Centro culturale l’Ortica – 2025v- pag. 36 – s.i.p.
Premio “Sandra Mazzini”, l’agile volumetto offre con corpose composizioni che interpretano, quasi tutte col verso lungo oltre l’endecasillabo, le quotidiane ricerche di una custodia ricca di fermentazioni e di immaginazioni. Uno scorrere rapido ed attento di visioni e di meditazioni attraverso la difficile propulsione degli accadimenti, che gestiscono occultamente l’alternarsi delle scelte e delle illusioni.
Scorrendo le motivazioni del premio possiamo sottolineare “la crudezza del tempo che passa e che non fa sconti nemmeno all’amore, così come la difficile verità per la quale è inutile rincorrere l’amore di un altro se per primi non impariamo ad amarci”. “Le immagini, evocative e delicate, si susseguono preziose e ricercate, senza mai diventare retoriche, e restano nitide nell’animo del lettore”. Un continuo alternarsi del dialogo che puntella il giudizio indagatore, e sulla strada della preghiera “c’è un momento dopo il gesto insensato/ un frammento in cui il tempo sembra sospeso/ e il respiro impegna il pensiero/ che si vede e si vuole congelato in un sogno.” Passaggi deliziosamente pungenti nella fragranza di un succinto sorriso o nelle allusioni più volte accennate, “forse immagini che ustionano occhi di cera”.br /> Il mare di Assunta Spedicato è proprio l’immenso scrigno dentro il quale immergere le evoluzioni dell’inconscio e del sub conscio, che come le onde lievi o violente ci accompagnano in ogni luminosità delle riflessioni, tracciando quelle pennellate ispirate alle visoni purpuree, alle remote impronte, alle intime vestigia, al naturale percorso dell’immaginazione e della fecondità. E’ così che ricama il tessuto che lega la parola: “Se fosse solo l’orlo di un abito sdrucito/ t’inviterei con ago e filo a riparare col cucito/ e ce ne andremmo a conoscere la stoffa/ concilianti come trama nell’ordito/….ma siamo solo gocce cadute nell’imbuto,/ non si cercava il mare, invece qui/ si è spinti a traboccare. E mentre il peggio accade/ il cielo si fa muto e non lascia evaporare.”
Il tu colloquiale ristabilisce armonie nel moltiplicarsi di sfavillii che rendono il dettato quasi informale, quasi intenzionalmente interrogativo, giocando spesso con il trucco del reale che riemerge come impasto appetibile della genuina consuetudine.
Implora, come impercettibile preghiera, l’azzurro delle acque che rotola via nell’attimo, le nostalgie che ingaggiano i ritorni, le cattedrali inghirlandate e adagiate sul mare, le note di primavera tra l’esordio delle rondini, abbandonare le serre che coltivano rimpianti.
La parola regge il lampeggio e nel contempo è il prodotto libero del significante, agisce tramite i concetti assemblati dalla scrittura ed è il vettore tangente sulla sfera dell’indicibile. Il recupero della memoria diventa metafora che snoda le impronte personali.
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ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 21 marzo 2025

POESIA = LINO ANGIULI


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Si fa presto a dire “Poesia”: meglio dirlo, e dirlo pure ad alta voce, dopo aver navigato nel mare aperto delle “poesie”, che sono davvero tante quanto quelle che potremmo anche definire, ossimoricamente, “politiche poetiche”.
Si pensi che dentro la stessa “casa comune” o “genere” che dir si voglia possono coabitare il Cantico delle creature di San Francesco e Une saison en l’enfer di Arthur Rimbaud. Altrettanto marcata ed evidente è la differenza tra la proposta di Dante Alighieri di fare dell’amore un potente strumento di salvezza escatologica, attraverso un percorso evolutivo della coscienza individuale e storica, e la sublimazione letteraria, pur ricca di eccellenti variazioni sul tema, con cui Francesco Petrarca ha trattato il suo privato sentimento amoroso facendone un canone ancora oggi praticato nelle tante coniugazioni del lirismo, che spesso trovano il loro epicentro in un onnivoro ego, facilmente esposto a derive egolaliche e persino esoteriche. In comune ci sarebbe solo la versificazione.
Un altro esempio di posizioni talmente differenti da essere contrastanti? All’inizio del secolo breve, in Italia, un ipocondriaco giovane torinese prematuramente morto di tubercolosi, Guido Gozzano, nell’opporsi alla mitomania dannunziana, compiva un gesto rivoluzionario scrivendo “Mi vergogno di essere poeta”, mentre Giuseppe Ungaretti, soldato, si accingeva a scrivere “Sono un poeta / un grumo di sogni”, per esaltare una forte vocazione alla parola possibilmente numinosa. E possiamo fermarci qui con gli exempla.
Quindi? Viva il relativismo? Quindi: e naufragar… m’è amaro in questo mare?
No, cari amici praticanti poesia. Tutte queste differenti esperienze costituiscono solo un enorme patrimonio a disposizione di chi decida di assumere la responsabilità della propria irripetibile voce coscienziale, dopo averla appostata cercata scavata inseguita annusata trovata riconosciuta al fine di darle forma, previo diuturno confronto con le altrui voci. Toccherà poi ai critici, militanti o accademici, e ai sedicenti addetti ai lavori individuare formule catalogazioni famiglie tendenze generi e sottogeneri.
Ciò che conta è che ognuno compia il proprio viaggio conoscitivo grazie alla bussola eccezionale che comunemente chiamiamo “poesia”. Come tutte le bussole però, ̶ si sa ̶ basta un nonnulla per rendere l’ago indeciso e oscillante e confuso: tocca quindi a ogni ricercatore mirare a individuare la posizione/direzione/rotta, che auspichiamo dinamica e fertile per sé e per gli altri. Come ogni viaggio, ovviamente, i pericoli sono tanti, come ci spiega nonno Omero, capostipite occidentale dei poeti: bisogna innanzitutto scansare le sirene narcisistiche legate al ruolo, evitare il richiamo delle “scuole” e dei “modelli” abbondantemente disponibili nel supermercato degli “ismi”, e tanti scogli non facili da affrontare. Ma ̶ tutto sommato e tutto sottratto (nonché alla luce della mia esperienza cinquantennale) ̶ il gioco vale la candela per arrivare a poter fare di quella flebile candela un candelabro ricco di luci, assai utile per orientare il cammino della civiltà.
In tal senso, la giornata odierna è proprio quella giusta per formulare e rivolgere a tutti auguri di “buonapoesia”, variante di “buonavita”.
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Lino Angiuli, 21 marzo 2025
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"COLOR SALVAVITA"
Maestrale s’aggira negli orti di marzo
per fare il solletico ad ogni verzura
scampata al rovescio dei mali cervelli
venuti ad armare al posto di amare
ma ci basta un’erre a cambiare le carte
e quanti rumori potremmo aggirare
uscendo da questo terreno infestato
da vermi rimasti arretrati a covare
cavando la ruggine e litri di bava
che fa rovinare ogni ardita salita
dal rosso accecante a un color salvavita.
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= Foto di Giuseppe Di Palma

giovedì 20 marzo 2025

INTERVENTI = PER CAMILLERI


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L’Associazione Culturale “San Ginesio” e il Centro di Lettura “Arturo Piatti” di San Ginesio (MC), nelle persone degli organizzatori Rita Bompadre e Matteo Marangoni, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia e del Teatro 2025, presentano all’interno della pagina social https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti - un contributo audio-video per celebrare il centenario della nascita dello scrittore, regista teatrale, televisivo e radiofonico Andrea Camilleri (on line a partire dal 21 Marzo 2025).
** PER - "Immagine: Porto Empedocle, murales ad Andrea Camilleri (Creative Commons Attribuzione-CondividiAlloStessoModo 4.0 Internazionale)”
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.it
Opera dello street artist Salvo Ligama - https://www.ligama.it/

martedì 18 marzo 2025

POESIA = VALENTINA GIUA


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" I "
il verbo della luna
lo leghi al petto
le sere di giugno,
il suo fragore cavalca lesto
tra i vuoti foggiati
dalle stelle.
Al buio indugia
la pelle intirizzita
delle gambe
rannicchiate ai bordi
di una sdraio di vetro
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" II "
Se riuscissi a stormire
i versi che vorrei
come note intonerei
sulle labbra tue
le nuvole di febbraio
che spingo piano
sulle mie
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" III "
Mille cocci di vetro
scorrono lungo gli scalini
della soffitta
-
li appendo come cristalli
al tetto buio che resto a fissare
per ore
-
Solo una piccola finestra ad aprire il cielo
ma la notte non ha stelle,
-
solo parole
acuminate
affondano il silenzio
*
VALENTINA GIUA

sabato 15 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANNAMARIA FERRAMOSCA


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Annamaria Ferramosca "Luoghi sospesi": un dialogo poetico tra confine e possibilità. (Puntoacapo Editrice 2023, € 15,00)
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"Luoghi sospesi" di Annamaria Ferramosca, pubblicato per i tipi di puntoacapo con una nota di Elio Grasso, è un viaggio poetico che si muove tra il visibile e l’invisibile, tra il concreto e l’immaginario. Il titolo stesso evoca una condizione di transizione, di attesa e di continua ridefinizione, dove lo spazio non è mai un semplice sfondo ma diventa simbolo di una tensione interiore.
Strutturata in cinque sezioni, l’opera si sviluppa come un percorso in cui il soggetto lirico si interroga sul senso dell’esistenza, sull’inafferrabilità del reale e sul rapporto tra il sé e il mondo. L'autrice costruisce un vero e proprio monologo interrogante, in cui la ricerca di senso si manifesta attraverso domande, ipotesi e slanci verso l’altrove. Questo movimento oscillante tra certezza e dubbio è uno dei tratti distintivi della raccolta, che si nutre di una poetica del confine, in bilico tra il dentro e il fuori, tra la percezione e l’illusione.
Il linguaggio di Ferramosca è denso di immagini evocative, in grado di tradurre in versi le sfumature di un pensiero in continua evoluzione. Un esempio emblematico è la riflessione contenuta nella sezione Di là dal vetro, in cui la voce poetica si chiede:
"sentirmi mentre penso e muovo
il mio pensare e perché solo il mio?"
Qui emerge la consapevolezza di una soggettività che cerca di superare i propri limiti, di farsi altro, di oltrepassare la percezione individuale per aprirsi a un orizzonte più ampio. Questo senso di sospensione, di attesa di una possibile rivelazione, attraversa tutta la raccolta, rendendola un'esperienza poetica profonda e coinvolgente.
In definitiva, Luoghi sospesi è a mio avviso un'opera che invita alla riflessione e al dialogo interiore, trasformando la poesia in un territorio di esplorazione continua.
Ferramosca costruisce un ponte tra la parola e il pensiero, tra il visibile e l’invisibile, regalandoci una poesia capace di interrogarsi e, nel farlo, di illuminare anche il nostro sguardo.
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Valeria Serofilli
Presidente AstrolabioCultura
Premio Astrolabio e Incontri letterari presso SMSBiblio di Pisa
http://www.italian-poetry.org/valeria-serofilli/
https://www.wikipoesia.it/wiki/Valeria_Serofilli

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


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“Dies irae”
Il cigno è come me: attende Leda
ormai divenuta una chimera
sbarrata dal trapasso colorato
delle mie primavere.
Fluttuando scompongo sensi inversi
per quel famoso Caronte di bragia
dagli occhi fissi alla clessidra, impazzita
nel verderame dell’istante.
Scotomi scintillanti nel rintocco
delle sere in abbandono
quando gli errori smontano visioni.
Nell’imprevisto ancora una coscienza
invoca tradimenti dai profili accennati,
quasi per ingannare il gioco,
ma fissato il giorno della dipartenza
scommetto che anche Cristo mi rifiuta.
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ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 13 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo: “Più volte sciolto” – Ed. La valle del tempo 2024 – pag. 64 - € 12,00
Antonio Spagnuolo, con la sua recente raccolta “Più volte sciolto”, si conferma una voce autorevole nella poesia contemporanea, capace di esplorare le profondità dell'esperienza umana attraverso una lente lirica e riflessiva. Il titolo stesso suggerisce un processo di dissoluzione e ricomposizione, un ciclo perpetuo di perdita e rinascita che permea l'intera opera.
Il tema della dissolvenza e la costruzione del testo.La poetica di Spagnuolo si nutre di un costante dialogo tra memoria e oblio, tra la presenza tangibile del passato e la sua inevitabile dissoluzione nel flusso del tempo. Le immagini si susseguono con un ritmo che alterna frammenti e slanci lirici, evocando un senso di precarietà e smarrimento.
Non c'è una narrazione lineare, ma piuttosto un intreccio di visioni e intuizioni che si rincorrono in una tensione irrisolta. Dal punto di vista formale, Spagnuolo adotta una struttura fluida, dove il verso libero si adatta alle esigenze di un linguaggio che tenta costantemente di sfuggire a definizioni rigide. L'assenza di schemi metrici tradizionali amplifica l'impressione di un pensiero che si dissolve nel momento stesso in cui si tenta di afferrarlo. Visioni e suggestioni: un viaggio nell’io poetico Le immagini evocate spaziano tra il reale e l'onirico, tra la corporeità e l'ombra, tra il desiderio e la perdita. Il poeta gioca con la percezione del tempo e dello spazio, creando uno scenario quasi metafisico in cui l'io lirico si frammenta e si ricompone in una continua tensione verso l'altrove.
L'uso di una lingua essenziale, ma al contempo ricca di stratificazioni semantiche, conferisce al testo una musicalità sottile, capace di avvolgere il lettore e trascinarlo in un viaggio interiore. Un esempio emblematico di questa tensione è presente, a mio avviso, nella poesia che apre la raccolta: “Il tempo non si allenta per l’essenza / che ha un suono suo nel buio,/ come punto distorto dal respiro,/ o quando gli occhi vorrebbero rincorrere/ accenti ed aliti di antiche presenze. / Batte la bianca meridiana al galoppo/ per una stagione che grugnisce,/ oltre spensieratezze giovanili,/ oltre i monotoni affanni/ rivolti a rimembrare le scosse/ di ogni ora che passa./ Inutile conchiglia la sfida delle attese/ nel passo felpato della nostalgia, / nella provvisoria prudenza/ delle ceneri, quando il fuoco/ di una lunga agonia ha sfigurato/ l’incerto sembiante.” In questi versi, il tempo è percepito come una forza inesorabile, un'entità che non concede tregua all'essenza dell'essere, mentre il buio diventa lo spazio in cui i suoni e i ricordi si deformano, sfuggendo alla presa della coscienza.
Per concludere Più volte sciolto è un’opera che testimonia la maturità stilistica e concettuale di Antonio Spagnuolo, rappresentando un tassello significativo nella sua produzione poetica. La capacità di restituire il senso della dissoluzione attraverso un linguaggio evocativo e raffinato rende questa raccolta un'esperienza di lettura intensa, in cui la parola si fa materia sfuggente eppure profondamente incisiva.
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VALERIA SEROFILLI

SEGNALAZIONE VOLUMI = PIETRO LUCIANO BELCASTRO


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Pietro Luciano Belcastro: “Una via per l’Altrove” – Ed. Youcanprint 2024 – pag. 60 - € 9,00
In una girandola di pagine che inseguono ininterrottamente le nebbie che avvolgono la morte la poesia cerca di scalpellare il freddissimo marmo che conclude ogni ciclo vitale. E non è soltanto la morte dell’individuo, dell’uomo, ma è la chiusura anche del tempo che viene concesso al microcosmo.
“Nella canicola d’agosto/ si è spenta anche l’ultima stagione”, “Si rivela così l’umana vanità/ nell’impotenza che a poco a poco si svela.” “onde mi prende, mi involve e mi assale/ una noia mortale,/ mentre la vita si consuma,/ mentre volano gli anni.” “Sapevi che tra le pieghe del destino/ ci sono solo i giorni strappati alla morte.” Un canto che riesce a tramutare la tristezza dei fotogrammi organizzati dalla Falce nera in un ritmo che schiude policromaticamente ogni pensiero verso la densità dell’altrove.
Lo scrigno dei ricordi si schiude in lampeggianti memorie, elegantemente tratteggiate da un tagliente tentativo di racchiudere il tutto ancora una volta nei recinti del sub conscio.
Una scrittura, questa di Belcastro, che si offre con la consapevolezza del dettato personale e in questo caso molto spesso attinge al bagaglio culturale classico con l’uso di vocaboli arcaici, che ben determinano la musicalità del verso.
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ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 11 marzo 2025

RIVISTA = NUOVO MERIDIONALISMO


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E' in distribuzione il numero 246 (Anno XL) della elegante e sobria rivista "Nuovo meridionalismo" diretta con cura encomiabile da Giuseppe Iuliano
Firmano Generoso Benigni,Luigi Mainolfi,Emanuele Macaluso,Raffaele La Sala, Clara Spadea, Paolo Saggese, Gennaro Iannarone, Franco Mangialardi, Paola De Lorenzo Ronca, Giuseppe Iuliano, Francesco D'Episcopo, Aldo De Francesco, Mino Mastromarino, Gennaro Iaverone, Filomena Iannaccone, Amato Michele Iuliano, Antonio Spagnuolo, Silvio Sallicandro, Carmelo Sichinolfi, Teodoro Russo, Antonio Grosso, Basilio Fimiani,Michele Vespasiano, Carmen Moscariello, Ugo Cioffi,Gerardo Iuliano, Antonio Pulcrano, Raffaela Vallese,Giovanna Nicodemi, Maurizio Vitiello, Vincenzo Aversano, Michele Sessa, Gaetano Troisi, Edoardo Fiore, Riccardo Sica. = Vignette di Malatesta.
Per contatti : giiuliano@tiscali.it ==

INTERVENTO INTORNO ALLA POESIA = LUCREZIA LOMBARDO

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L’esasperazione dell’io e la perdita della parola”
Se è vero che il valore di un’opera d’arte deriva dalla sua originalità, è altresì fondamentale definire tale concetto. Un’idea qualitativa, quella di “originalità”, che rimanda “all’origine”, ovvero al valore fondativo dell’ opera che, in quanto tale, riesce a farsi nuovo inizio, creando nel linguaggio di appartenenza una frattura, tale da innescare una rivoluzione di prospettive. Quest’ultima, difatti, è la forza propria di ogni opera d’arte autentica, non ultima la poesia, la cui etimologia rimanda proprio “al fare” in quanto atto creativo. La creazione, del resto, è sempre “un dar vita a qualcosa che prima non esisteva”, ovvero un rendere visibile ciò che, precedentemente, restava celato. Tale svelamento assume inoltre una duplice funzione: inaugurare una nuova prospettiva del reale, che viene quindi interpretato sulla base di categorie anticonvenzionali, e dare avvio a una più profonda analisi di se stessi, sia da parte dell’esecutore dell’opera, che da parte del fruitore. E’ in tal senso, dunque, che l’opera d’arte e letteraria assume un ruolo fondamentale: essa si fa nuova categoria ermeneutica, ovvero parametro originale d’interpretazione del reale tout court, dando avvio a una relazione trasformativa di soggetto (l’esecutore dell’opera) e oggetto (colui che nell’opera si imbatte) attraverso il medium dell’opera stessa. Tant’è che l’arte che possiede un autentico valore, e’ riconoscibile in quanto, attraverso di essa, l’individuo è spinto a mettere in discussione le sue vecchie categorie, aprendosi a una nuova consapevolezza di sé e del mondo. Questo implica due cose: che tutti i linguaggi espressivi, inclusa la poesia per la sua straordinaria portata intuitiva, hanno una funzione conoscitiva, cioè, di ampliamento della consapevolezza, e che il loro ruolo e’ intimamente politico, ovvero in grado di determinare nuovi rapporti e relazioni tra esseri umani e tra costoro e il mondo che abitano. In tal senso, l’arte -e il linguaggio poetico in particolare, proprio in virtù del suo lato intuitivo e capace di sintetizzare il sentire di un’epoca- e’ qualcosa che si lega profondamente alla prospettiva filosofica di quello specifico contesto temporale. Difatti, l’epoca odierna si caratterizza per la perdita della centralità del concetto di “persona” e, dunque, per lo smarrimento del valore stesso della vita, in quanto unicità irripetibile.
A tale valore si sostituisce adesso il profitto e una visione utilitaristica, funzionale, cioè, a trarre vantaggio da tutto ciò in cui ci si imbatte. Tale visione è artefice di una mercificazione coatta degli individui, delle forme di vita tutte, nonché del concetto stesso di “bellezza”, che, lungi dal riferirsi esclusivamente all’apparire, si lega piuttosto al sentire di armonia e pace interiore, a cui solo la bellezza morale e spirituale conduce. Tant’è che il godimento prodotto da una bella poesia deriva, anzitutto, dal fatto che, attraverso di essa, si è realizzata una riappacificazione nell’io e tra questi e il mondo.
Tuttavia, nella realtà contemporanea, il valore della bellezza in quanto ricerca di virtù -ovvero di un perfezionamento interiore- crolla, e ad esso, si sostituiscono nuove categorie, oggi alla guida persino dei criteri estetici che reggono il mercato. Tali categorie sono figlie di una filosofia empiristica radicale e di una concezione materialistica e psicologistica, che ha sostituito, all’indagine dell’ interiorità, parametri del tutto volti all’esterno e funzionali all’apparenza. L’uomo di superficie odierno, del resto, odia mettersi in discussione e interrogarsi e ama piuttosto la comodità di una vita gregaria, dominata dalla ricerca di riconoscimento sociale, dalla fama e del successo economico, tramite per comprare l’altrui ossequio e per poter agire senza limiti. L’odierno paradigma politico non è che il riflesso della trasformazione antropologica innescata dalle prospettive di pensiero poc’anzi illustrate. In questo orizzonte di crisi, la poesia brancola nel buio, come ogni forma d’arte che stenta a produrre prospettive autentiche e davvero in grado di migliorare la concezione dell’uomo e del mondo, nei termini di una riscoperta della dimensione morale e coscienziale. Ed ecco, difatti, che il linguaggio della poesia oscilla tra gli estremi di un razionalismo incapace di sentire e un individualismo soggettivistico, per cui il mio io diventa il mondo stesso, dando sfogo a plurali narcisismi in versi. Ciò che si rivela perduto e’, dunque, il legame tra l’uomo e il mondo e, perciò, la volontà di parlare agli altri e di dialogare con costoro. Al poeta e all’artista pare non interessare più se gli altri li comprendano, ma, piuttosto, ciò che preme loro e’ esaltare un io autoreferenziale, mentre il linguaggio -che è di per sé dialogo e legame reciproco- implode, perdendo il proprio ruolo relazionale e uniformandosi così al mercato che tutto reifica, finanche la parola.
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LUCREZIA LOMBARDO

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIELLA BERNIO


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Mariella Bernio: “Come parabole d’amore” – Ed. Libeccio edizioni – 2025 – pag. 84 - € 12,00
Volendo annotare pensieri ed emozioni, memorie o lampeggi, la poetessa ci offre il ricamo di sedici racconti, scritti con la delicatezza di chi sa sospendere i confini di ogni passaggio che sappia prendere coscienza degli avvenimenti.
In una paginetta che funge da introduzione ella stessa cerca di parteciparci i motivi che hanno avviato la scrittura, partendo dai primi anni della sua vita “in un piccolo paese della campagna cremonese, un borgo in riva al fiume dove a volte torna il pensiero per trovare ristoro e pace della mente e del cuore”.
Dal primo episodio, che riflette il dispetto della disillusione, alle ultime confessioni della peccatrice Maria Cecilia, le pennellate multicolore che si avvicendano tra personaggi e luoghi, tra immaginarie lettere da scrivere e una delusione d’amore, tra passeggeri che gesticolano e cartoline inviate al cuore di mamma, tra sussulti di pianto dal profondo sospiro al lettone a due piazze, le vicissitudini quotidiane si susseguono con intercettazioni di fermentazioni coagulate della narrazione.
La singolarità che risplende in questo exursus insiste nella vena di una esposizione dal rapporto concreto, e strutturato nell’accostamento della realtà al simbolo fermamente inteso.
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ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 10 marzo 2025

POESIA = JACOPO PIGNATIELLO


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"In transito"
Vado a zonzo,
non so bene dove.
Seguo i miei piedi
come si segue una frase
in una pagina di un libro
aperto a caso,
senza sapere se,
giunto al punto,
vorrò proseguire.
Di certo, passeggiare,
così come leggere,
aiuta a trovare risposte.
Anzi, non proprio.
Domande, piuttosto.
Il riflesso di una vetrina
mostra un viso in movimento,
scomposto da un manichino
con un trench in gabardine
(color cammello)
e un dolcevita a coste
(grigio scuro).
Non faccio caso ai pantaloni.
Quanto al volto,
dovrebbe essere il mio.
Almeno credo,
riconoscersi non è scontato.
Giungo a delle strisce.
Attraversare o restare?
Ecco un’altra domanda.
Questa è più grande del previsto.
Un semaforo lampeggia ansioso,
non mi aiuta nella scelta.
Sosto sul marciapiede incerto.
Infine, un clacson decide per me.
Forse nel traffico
non c’è molta poesia.
Ma almeno
mi ha rimesso in moto.
*
14
mi siedo sul vetro
respiro polvere e sale
la scheggia di luce fende la fronte
scivola lenta sul cranio vuoto
la sveglia non suona
il giorno non viene
il passo avanza lo stesso
volti di gesso ingoiano il tempo
ho fame di sogni liquidi
la nebbia sfiora la pelle
il silenzio pesa più forte
vene tese sul polso
rileggo il mio nome inciso nel buio
la tua ombra mi morde le mani
il domani è un vuoto che trema
riempirlo o lasciarlo cadere?
*
"DIRSI SÌ"
Scivola il buio nei fari,
l’asfalto srotola distanze mute.
Dietro il ferro chiuso,
un’eco di labbra sospese.
Non rispondi.
Il vento sfrange il respiro,
trascina via le vocali,
le frantuma sul vetro.
Sul cruscotto, il riflesso spezzato
di un anello con cuori intrecciati:
argento tradito,
forgiato con assenze.
Cerco il mare,
un varco tra le onde,
uno iato d’acqua
dove affondare il tuo nome.
Nego - il tuo sorriso non annega,
curva del viso incagliata di luce,
adorna di due stelle senza cielo
su quella pelle da follia...
*
Dissolvenza
il pranzo è finito
fuori il sole
dentro una stanza
che ripete il suo silenzio
il ritorno è un gesto
meccanico
perché c’è sempre il domani
pieno di buchi
di giorni che non restano
se non in qualche respiro
l’ansia guarda
non voglio uscire
il corpo è una prigione
che detiene il sentire
leggere è una chiave
che non apre nulla
pensare è un fiore
che non sboccia
mi vengono alla mente
gli impegni di domani
il lavoro è un peso
che si accumula senza forma
apro la finestra
in cerca di colore
l’albero di paulownia tomentosa
o fors’anche tormentosa?
si scioglie nel glicine
sembra qualcosa s’impigli tra i rami
*
Cielo d’acqua
Un silenzio ha preso forma
nella piega del tempo
dove la parola si spegne.
Un segnale,
come un’onda fredda,
ha sfiorato la riva
della mia mente.
Non so se porti
memorie sommerse
o l’ombra di un’assenza.
Resto qui,
ad ascoltare
il mormorio del mare,
in cerca di risposte
che il vento si porta via.
Poi, nel silenzio
il corpo invoca
carezze alisee,
desiderio nascosto
nel buio profondo,
un fremito di pelle
che anela al risveglio.
Ancora, tra queste braccia
che ora mi tengono,
un’ombra si insinua,
un richiamo sommerso
che mai si estingue,
un volto che sempre
vorrei rivedere
sotto lo stesso cielo d’acqua.
*
JACOPO PIGNATIELLO
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Jacopo Pignatiello si è laureato in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Letterature comparate. Attualmente insegna discipline storiche e letterarie nelle scuole superiori. Ha curato contributi di ricerca letteraria e storica pubblicati in periodici, atti di convegni e miscellanee. Alcuni suoi componimenti sono apparsi su delle riviste online e in delle antologie poetiche.

domenica 9 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ENZA ALFANO


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*//*Enza Alfano: "LE SIBILLE" ed. Solferino -2025 – pag.192 - €17,00
Con una scrittura brillantemente fremente, che mette in luce tutte le capacità creative suggerite da un bagaglio culturale di notevole spessore, Enza Alfano ricama una storia che affonda tenacemente le sue radici negli specchi custoditi nel nostro sub conscio e che evocano con immediatezza le corrispondenze e le dinamiche, gli sconfinamenti di qualche impulso incontrollato che tenta di esplodere nelle vicissitudini dell’elegiaco.
Costanza, inquieta personalità, è una scrittrice alla ricerca del romanzo perfetto, sua figlia Emma al contrario cerca di condurre una vita normale, appassionata lettrice di molteplici romanzi. La prima desidera ardentemente di riuscire a scrivere il romanzo perfetto, per non essere dimenticata, ma l'equilibrio nel rapporto tra le due viene meno quando la madre tenta il suicidio dopo aver lasciato una lettera di addio alla figlia; quest'ultima, per cercare di trovare un senso al suo gesto e a quelle possibili risposte a tante domande che la accompagnano, si troverà a sfogliare un libro di Sibilla Aleramo regalatole proprio dalla madre e a cercare tra quelle pagine e in quella storia la chiave del loro rapporto.
“Due storie, quella della scrittrice Sibilla Aleramo e quella di Costanza, due percorsi apparentemente paralleli ma con diversi punti in comune al punto da arrivare spesso a sovrapporsi, due vicende di grande umanità, fatte di ingiustizie, amori malati e determinazione di donne che non si piegano alle convenzioni ma perseguono i propri obiettivi sfidando il sistema. Un romanzo in parte storico e in parte di formazione, dove grazie ai riferimenti biografici a una grande scrittrice Costanza ed Emma possono ritrovarsi e ricostruire il loro rapporto frammento dopo frammento”.
L’aver vissuto in tempi diversi incide in maniera notevole nelle manifestazioni emotive dei due personaggi, che al sopravvenire di quel famoso destino che ci perseguita manifestano i propri sentimenti in maniera del tutto coinvolgente. Le ambizioni di Emma verso una vita normale, con una famiglia semplice senza ambizioni artistiche si scontrano con il monumentale scoglio di una madre ferma nelle sue determinazioni.
Costanza tenta il suicidio, lasciando un biglietto con su scritto “Perdonami se puoi”, parole che mettono in crisi profonda Emma che rischia di perdersi nel gorgo dei sensi di colpa e cerca disperatamente di rielaborare gli accadimenti della propria vita, ricomponendo frammenti riannodando frasi, segnando immagini icastiche della contemplazione.
Attraverso letture, scontri, ammiccamenti, riflessioni, appagamenti, e in principal modo per la scrittura di Sibilla Aleramo, che sembra essere un presagio e una richiesta di aiuto, le due donne riannodano i fili delle proprie esistenze, scoprendo che nella vita il peso delle pulsioni può capovolgere i ruoli, confermando a pieno che si può sempre lottare contro ogni male.
Sofferenza ed espiazione sono in perfetto equilibrio capaci di reagire senza ricorrere ad interventi soprannaturali.
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ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 8 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIO SANTAGOSTINI


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Mario Santagostini: “Nome di paese: Ascensione- Ed. Fallone – 2025 pag. 58 - € 12,00
Un piccolo gioiello editoriale, sobrio ed elegante nella veste, per dodici poesie che intrecciano rappresentazioni variegate e pennellature di accadimenti, in uno scorre del verso che limpidamente gocciola tra una vera e propria scansione di sillabe ed il fraseggio che si accosta alla prosa.
Pensieri sciolti fra le descrizioni degli ambienti ed i patti improvvisi che ciascuno di noi stringe con la quotidianità, quando il concetto di realtà cattura connessioni tra il subconscio e la sottile filosofia che affiora nelle distinzioni di confessione.
Descrizioni dettagliate di luoghi ci manifestano luccichii e strappi, i “suoni armonici” svaniscono nell’aria, megafoni inchiodati agli alberi riattivano le memorie, l’indifferenza di un angelo traballa contro chi non lo ha mai amato, l’impiccio politico cerca mediazioni che vorremmo amalgamare negli anni.
Tra numerose incursioni nel tempo trascorso in Ascensione (paese in provincia di Bergamo) il poeta riesce a ricamare il cammino chiaro ed evidente che insiste… “da lontano, / da una specie di bolla, o di una luce/ come in certi quadri/ opachi e secenteschi, dove qualcuno/ sta morendo o è già arrivato nel dopo-vita.”
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ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIANA GRAVINA


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Luciana Gravina: “Sul confine” – Ed. Robin – 2024 – pag. 130 - € 14,00
La dotta prefazione di Francesco De Piscopo ci prende tenacemente per mano e ci introduce sapientemente nella scrittura e nella ricerca di una poetessa che ha saputo ricamare nell’arco di decenni una tela fittissima di versi che come ella sessa dichiara “è innestata su incroci e incontri con libri, con persone, con luoghi, e sulle vicende esistenziali, di cui la sua scrittura porta traccia.”
Si espande la tessitura delle pagine attraverso gli anni andando all’indietro con le date (dal 2024 al 1979) in un excursus che delicatamente attanaglia e schioda pensieri vaganti tra l’immaginazione e il drappo della filosofia. Esplorazione e palpabilità, incanto e meraviglia, crisi e ritrovamenti, racchiudono la quotidianità che è andata piano piano esaurendosi nello scorrere dei giorni, in tutte quelle ore che la poesia ha cercato di non lasciare sospeso alcun sentimento.
Si alternano versi scanditi nella sillabazione di qualche endecasillabo a versi oltre misura, che rasentano quasi la prosa, ma il tutto sempre nell’avvicendarsi degli abboccamenti o degli avvenimenti, delle sorprese edoniste o di accidenti banali. Stile spinoso, questa della Gravina, per la quale necessita una valida esperienza per la ricerca del vocabolo e della significanza, come “Isole orgiastiche, stupefatte cromie metamorfiche di demoni/ sgomenti. Si muove selvaggio questo colore che annusa le/ note, dissipazione, partitura crepitante contigua al pennello, / residuale l’arpeggio allibito. Sono percorsi infernali, scorticati/ cunicoli, delirio necessario per l’apertura al cielo.”
Lo scorrere a ritroso dei testi conferma il legame con l’eleganza della scrittura, tenace negli intervalli, che affonda all’improvviso nei chiaroscuri dei sensi e delle immagini per raccontarci dei confini che racchiudono nostalgie, o di saldature che fanno rete con i sogni, o di memorie che riaccendono segnali "ectoplasitci", o di sobbalzi che “sono a specchio di brame.”
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ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 7 marzo 2025

POESIA = DERVISA GRABUS COLAKOVIC


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"Non piace a nessuno"
Posso avere un bicchiere di felicità?
Per berlo e non essere amareggiata.
C'è anche un pizzico di dolcezza?
Se è amaro, non lo bevo.
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Il dolce è dolce e tutti sono felici,
tutti vanno a prenderlo.
Come un'ape in un giorno d'estate,
quando lo bevi, aiuta tutti.
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Non è mia, mi fai bere amarezza,
mi ha avvelenato l'anima tanto tempo fa.
Mi ha spezzato le ali, non potevo portarla via,
non potevo credere che fosse così amareggiata.
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A nessuno piace perché è amareggiata,
nessuno la vuole, tutti scappano da lei.
Non ne ho bisogno neanche io, voglio liberarmene,
chiunque lei segua gli rende la vita più difficile.
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Ecco perché voglio dolci per provarci anch'io,
non mi renderesti un po' più felice anche tu.
Non sono mai riuscito a raggiungerla,
era da qualche parte nascosta da me.
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Dervisa Grabus Colakovic Copyright ©️

mercoledì 5 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo: "Più volte sciolto" - Ed. La valle del tempo 2024 - pag.64 - € 12,00
"Più volte sciolto" di Antonio Spagnuolo è una raccolta poetica che si muove tra memoria e dissoluzione, tra il tentativo di trattenere il passato e la consapevolezza della sua inevitabile frammentazione. Spagnuolo, con il suo stile raffinato e intimista, costruisce un tessuto lirico in cui il tempo, il desiderio e la perdita si intrecciano in un dialogo ininterrotto con la vita e con la scrittura stessa.
Il titolo del libro suggerisce un’idea di ciclicità e di disgregazione: ciò che si è più volte tentato di trattenere si è, altrettante volte, dissolto. Ed è proprio in questa tensione tra il desiderio di fissare l'attimo e la sua inesorabile dissoluzione che si colloca il cuore della poetica di Spagnuolo. Le sue immagini sono precise, evocative, cariche di un lirismo che non rinuncia alla concretezza della materia: il corpo, i ricordi, i paesaggi interiori ed esteriori sono dipinti con una sensibilità che sfiora la metafisica, senza mai perdere il contatto con la realtà.
La scrittura di Spagnuolo si distingue per una musicalità sottile e per una ricerca lessicale che conferisce ai versi una leggerezza quasi impalpabile, ma al contempo incisiva. Il poeta si muove con abilità tra il ritmo della parola e il silenzio che ne segue, tra l'affermazione e la dissoluzione, lasciando che il lettore percepisca la vibrazione del non detto.
"Più volte sciolto" è un libro che va letto con lentezza, lasciandosi trasportare dalla profondità dei suoi versi e dal loro fluire continuo tra presenza e assenza. È una raccolta che invita alla riflessione e che trova il suo nucleo più autentico nel rapporto tra la parola e il tempo, in un dialogo che non si esaurisce mai, ma che si rinnova ad ogni lettura.
Un’opera intensa e stratificata, in cui Antonio Spagnuolo dimostra la sua capacità di trasformare l’esperienza poetica in un viaggio interiore di rara bellezza.
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CARLA ABILITATO
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martedì 4 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = FURIO MORUCCI


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Furio Morucci “Pensieri elementari” Ed.EffeLibri.it by Arpod - 2025 – pagine non numerate - € 10,00
Volume rapidamente scorrevole che sembra realizzato in laboratorio domestico, con pagine alterne di poesia e di brevissime frasi scritte a penna libera. Un intreccio tra le armonie del ritmo e il desiderio di esprimere brevissimi pensieri filosofici che possano stimolare la fantasia di chi legge, o di avviare lo sguardo lungo il primo verso della pagina successiva.
“Al momento della luce/ iniziano le ombre/ La signora ci accompagna/ ogni giorno accanto a noi/ E fra tristezza e ilarità/ un bel giorno arriverà/ Un incontro già annunciato/Che l’attesa ha cancellato” = Questo è il sopraggiungere improvviso della morte che l’autore attende con ambiguo tentennamento, in un alternarsi di ilarità e sospensioni come simbolo dell’umana fragilità e come indice dell’ineluttabile destino che ci compete.
Il discorso continua con spediti tratteggi, che in qualche passaggio appaiono come mottetti ricamati da una mente sempre accesa da sorprese e lampeggi, “fra difficoltà e pensieri”, dove “le stanze hanno le forme/ della nostra complicità”, quando “la gatta sul tetto che scotta/ ascolta il campanile che rintocca”, o “come le canne si muovono al vento/ i pensieri corrono dentro di me”.
Lo stile è decisamente lineare, schietto e comprensibile, come si addice a un girotondo composto senza nessun motivo assordante.
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ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 3 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = LORENA QUARTA


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“La simmetria dell'orchidea” di Lorena Quarta (Eretica Edizioni, 2024 pp. 146 € 15.00) custodisce, nella rispondenza e nell'equilibrio interiore, l'osservazione di un pensiero poetico che ha, nella distribuzione capillare della sua suggestiva ispirazione, la proporzione autentica e intensa delle parole. Lorena Quarta adotta la particolare similitudine della simmetria per rivestire i suoi versi di un equilibrio armonico, uniforme, dettato dal contesto emotivo, nei contenuti ricchi di significati e simbolismi indistinti, misura lo stupore nello scenario di una forza ordinatrice, sullo sfondo di un'altra efficace coniugazione dell'anima, in analogia con il dispiegamento intenso e commosso di un linguaggio elegiaco, condensa, nelle affermazioni cadenzate dell'esistenza, la circolarità di un itinerario ermeneutico. “La simmetria dell'orchidea” include le dimensioni vitali dell'uomo, il riscontro dei suoi stati d'animo, l'analisi di una disposizione d'identità, nello sguardo consapevole e inesorabile di un'umanità turbata e timorosa, tratteggia la linea inarrestabile del tempo come rappresentazione dell'orientamento introspettivo, coglie la soglia dell'esitazione nelle incertezze quotidiane, donando al lettore sensazioni di suadente coinvolgimento, in analogia con la percezione diretta e spontanea dell'incompiutezza e della caducità della sorte. Lorena Quarta sorveglia il chiaroscuro dei suoi contenuti, intreccia il dettaglio di ogni riflesso del senso intuitivo e riflessivo dei personali presentimenti, comunica, con l'efficacia alchemica di uno stile incarnato nella propria efficacia esplicativa, il tracciato di ogni percorso sensibile, indica i luoghi accessibili della memoria come dimore metaforiche delle proprie rimozioni, accoglie la natura come la manifestazione di luce e ombra, il passaggio di illuminazione, l'indirizzo di un impulso fragile e forte al tempo stesso, nella costante grazia dell'io poetico e del lirismo epigrammatico. L'inevitabile confessione della vulnerabile condizione umana, svela l'attenzione intimista alla precisa cognizione dell'inquietudine, l'imperfetta e indecifrabile conseguenza di ogni interrogativo inconscio assorbe i testi poetici e fa da sfondo all'avvertimento del caos, al recupero dei ricordi lungo l'invisibile asse della partecipazione affettiva. La poesia di Lorena Quarta evidenzia la presenza incisiva delle conferme coraggiose della volontà, rinnova le spiegazioni dei comportamenti in relazione con l'irrequietezza delle situazioni, richiama e conserva il valore fermo dell'esperienza, segue l'ascolto della natura e delle sue trasformazioni, mantiene incontaminata la resistenza dello stare al mondo, in un intonato parallelismo tra desideri e illusioni, tra certezze e perplessità, dove la comprensione dell'arrendevolezza è il segno realistico della provvisorietà. Il libro è anche un devoto omaggio alla lingua italiana, alla sua tradizione latina, alle componenti eloquenti e interpretative della linguistica, ricca di allegorie, arguzie stilistiche, decifra la compostezza dei componimenti con il compimento dell'ars oratoria. La scrittura di Lorena Quarta contempla l'accordo dei segmenti affascinanti del talento nella maturità di esprimersi, affida l'esercizio del discorso al rigoroso dilemma tra ragione e sentimento, l'interferenza della realtà e il conflitto dell'immaginazione, riscopre il tributo nella preghiera laica dedicata all'irresolutezza del buio, nell'intesa di un'esigenza, solenne e profetica, di condividere la luce delle storie.
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RITA BOMPADRE
HYPERLINK
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TESTI SCELTI
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"SCRUPOLI"
Venti di coscienza
che spirano sempre
in direzione contraria
ai tuoi desideri.
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"SOGNI"
Fintanto
che i castelli
sono in aria
nessuno
può udire
il loro crollo.
=
"SUPER PARTES"
Siamo bravi
a sputare sentenze,
meno bravi
a digerire giudizi.
=
"TEMPUS FUGIT"
Tempo tiranno, tempo al tempo,
e intanto i momenti si sprecano,
messi uno accanto all'altro,
pile di istanti e di rimpianti,
uccisi da errori di percorso
senza possibilità di correzione.
Fugge il tempo ma lo rincorro,
un ultimo attimo da assaporare,
gioco con l'orologio una guerra
impari con la speranza che il mio
treno non sia ancora partito.
=
"IMPRIMATUR"
Impresso a fuoco nella
materna memoria tutto
prende la forma di
roccia sedimentaria
immanente e imponente,
massi accumulati
a strati nel tempo che
tenaci resistono all'
usura di un'intenzionale e
ragionata rimozione.
=
"NOIA"
Non si contano ormai più le
ore sempre uguali a se stesse e l'
inerzia nel non cambiare le cose
aleggia come un fortunoso alibi.
=
"DESTINO"
Domandami del futuro
e aspetta la mia risposta,
scoprirai che non sono io a
tenere le fila dell'esistenza.
Il mondo è governato dal caso ma
nel caos di mille avvenimenti
ogni coincidenza la chiami destino.

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SACCO


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Antonio Sacco: “Manuale di scrittura Haikai” – Ed. Nuovo ateneo 2025- pag. 160 - € 16,00
Segnalare con una scheda critica un “vademecun pratico per comporre poesie haiku e altre forme poetiche di origine giapponese” non è compito di facile attuazione, perché siamo in piena atmosfera didattica, e incapaci di sostenere lo scandaglio necessario che questa restrizione richiede, come sfida alle capacità di scrittura di autori impegnati nelle ricerche sperimentali e non.
Cercare di avviare i poeti alla composizione degli haiku credo sia progetto impegnativo, perchè a differenza di quanto si crede frequentemente la composizione richiede una preparazione particolare e un approfondimento delle tecniche compositive, otre che una abilità del tutto distintiva.
Concisione, armonia, semplicità, osservazione, originalità, evocazione rapida di emozione, sfida nel saper comunicare in brevi tratti, precisone di scelta del vocabolo, tutti bilanciamenti che l’autore deve saper mettere in equilibrio utilizzando più o meno diciassette sillabe.
La poesia haiku deve essere compresa e gustata e nel suo taglio deve fulminare nel tentativo di esplorare e illuminare nello stesso tempo.
Antonio Sacco ha egregiamente messo in ottimo bilancio il rispetto dei dettagli e la facilità di espressione, sì che il fruitore può con intelligibilità lieve e ponderata addentrarsi nel policromatico mondo della scrittura orientale. Da sottolineare che non esisteva in commercio e nel panorama letterario italiano un'opera del genere.
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ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 2 marzo 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIORGIO MOIO


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Giorgio Moio: “Ricerca d’identità” – Ed. Milella . 2024 – pa200 - € 18,00
Con l’acume di chi raccoglie i frutti di una cultura storicamente intagliata, tra creatività e stili diversi, Giorgio Moio ha riunito, con finezza tutta personale e scrittura perfetta, un manipolo di autori che negli ultimi anni hanno realizzato opere degne di essere ricordati con venerazione. Trenta autori, inseriti in dieci capitoletti, scelti con sagacia, tra ventuno poeti deceduti e nove viventi.
Spesso avviene che per ogni tentativo di mappatura sorge spontanea la domanda per conoscere quali siano stati i moventi di scelta per i presenti e quali i motivi di selezione per gli assenti, e proprio il curatore scrive nell’introduzione: “Come si evince dal titolo, queste brevi postille su alcuni poeti contemporanei e del secolo scorso (molti di sesso femminile – una volta tanto –,poco conosciuti al grande pubblico o dimenticati), non vogliono presentarsi né come un’antologia (anche se presenta caratteristiche simili) né tanto meno come analisi critica dettagliata e articolata della poesia, bensì come un breve spaccato, quasi en passant, molto spontaneo e “scorrevole”, della poesia tra Novecento e inizio Duemila, frutto di letture e riletture di alcuni tra i più significativi volumi o singoli testi da riviste e antologie effettuate nel corso degli anni. I poeti sono presentati a gruppi di tre, non in ordine alfabetico, né per simpatia o per affinità elettive, né tantomeno per scelte poetiche o per tematiche (anche se un filo tematico, ma non sempre espressamente evidenziato, lega questi interventi): sono presentati – o meglio – trattati secondo un percorso d’identità (del tutto personale), più o meno rispettato. Si tratta di un tentativo, risultante – come detto in precedenza – da alcuni libri o testi disparati ma significativi, in riviste e antologie (p. es. Poesia italiana. Il Novecento, voll. I e II, della Garzanti, soprattutto per quanto riguarda i poeti “storicizzati” del Novecento) che ho letto in questi anni, sin dagli anni scolastici e giovanili, molto illogico, come la struttura semantica delle postille stesse, ma in alcuni casi aggiornati da letture più recenti.”
Queste ricche pagine presentano Elio Pagliarani, Francesco Mandrino, Francesco De Napoli, Alberto Mario Moriconi, Maria Grazie Lenisa, Mirko Servetti, Andrea Zanzotto, Rubina Giorgi, Alessandro Parronchi, Ugo Piscopo, Antonino Contiliano, Francesco Muzzioli, Luca Canali, Giovanna Bemborad, Daria Menicanti, Riccardo Bacchelli, Titti Follieri, Carlo Villa, Corrado Govoni, Franco Cavallo, Franco Loi, Sergio Solmi, Anna Borra, Leopoldo Attolico, Giuseppe Bonaviri, Gabriele Leto, Giampiero Neri, Piera Oppezzo, Alida Airaghi, Cristina Annino.
Un panorama quindi variegato e policromatico redatto con la tecnica compositiva dove ogni stacco viene bene inquadrato sia nella valenza di scrittura , sia nell’alternarsi di pause e riprese.
Ogni autore ha la sua nota biobibliografica, la sua nota critica, e alcune poesie personali.
Giorgio Moio continua con questa laboriosa impresa il suo ottimo tragitto di ricerca, scandagliando di volta in volta nel maremoto della poesia contemporanea.
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ANTONIO SPAGNUOLO