mercoledì 29 ottobre 2025

POESIA = GIUSY ELLE


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"ALLA FINE DELLA CERIMONIA"
-
Crocchio di anime
tira tardi, la sera,
sul sagrato della Chiesa.
Come da terrazza
di storico maniero
si sovrasta il panorama notturno:
l'ampia valle, là sotto,
le luci dei villaggi
ricamati sul monte, di fronte,
mentre la luna, quasi piena,
abbraccia la scena.
-
Non c'è fretta nella notte sospesa.
Anche il tempo s'arresta
sulla pietra antica del paese.
*
(Josyel)
Proprietà intellettuale riservata L.633/1941
********
"NOTTE GRECA"
-
Datemi una rete
voglio pescare stelle
in questo cielo d'inchiostro
col vento che rimanda
l'eco del mare
il fruscio di palme fiorite
il profumo del frangipani.
*
(Josyel) 16.9.2024
Proprietà intellettuale riservata L.633/1941
*******
"PROMESSA D'AMORE"
_
Nei tuoi occhi mi specchio
dello stesso candore
e sul tuo cuore pongo
un'eterna promessa.
Che di sale, di zucchero
di miele e cioccolata
sarà il mio paniere,
affinché dolce e saziante
sia il nostro simposio,
che di lacrime di gioia
magia e stupore
sarà il mio bagaglio,
affinché unico e festoso
sia il nostro percorso.
Nella curva di un abbraccio
riposo le mie ciglia
e sul tuo cuore ripongo
questa eterna promessa.
*
(Josyel)
Proprietà intellettuale riservata L.633/1941

martedì 28 ottobre 2025

POESIA = RUBAYET RAHMAN


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"1. Ruh-e-Tanha"
— Wuqba Bin Raf's (poeta metaforico)
C'è una parola persiana -
Anima mia, anima tua, anima mia...
il che significa che la mia anima sia tua e la tua sia mia.
-
Se fosse davvero così,
il legame delle anime sarebbe stato colmato
con la fragranza sacra dell'attar (essenza profumata),
e l'amore diventerebbe una miracolosa connessione spirituale.

Mio amato, tu hai scagliato la lancia,
e nel raduno dell'amore (Mehfil-e-Ishqiyat),
hai posato Banna sulla bara dell'incenso.
-
Come se, nel profumo di Dhruba,
La risposta ad ogni domanda
dice addio all'interno della domanda stessa.
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"2. Il giornalista che sussurra"
— Wuqba Bin Raf (poeta metaforico
-
Non c'è risposta da parte sua,
Nessuna traccia, nessuna notizia.
Eppure sento...
Potevo scrivere dialoghi, pagina dopo pagina,
Lascia che i sussurri tremanti viaggino,
E raggiungerla in qualche modo.
-
Che ci sia un segnale...
come il suono di un flauto fatto di canne di Hogla.
-
Lo annuncerò al microfono,
"Dai un'occhiata... dai un'occhiata..."
Il suono raggiunge tutti?
Stamperò un post,
Quindi forse... lei sa che la sto cercando.
-
Questa notizia sconosciuta non si digerisce,
Né il mio stomaco né il mio cuore si sentono pieni.
Non ho provato abbastanza?
Ma anche quando chiedo a quelli familiari...
È come la domanda sbagliata in un'aula d'esame senza risposta.
-
Mi sento impotente, come un orfano,
Desideravo solo sapere come sta.
-
Ma...
Non c'è risposta.
Non mostra pietà.
Lei ha un cuore tenero,
Ma perché è vestita con i colori di Orinya?
**
RUBAYET RAHMAN

lunedì 27 ottobre 2025

POESIA = DANILO PARIS


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"Riconsegnare il nome"
-
Da bambino miei poeti preferiti erano gli scomparsi.
La poesia per esistere chiede al suo poeta di scomparire.
-
Li ho traditi, ma
fino all'età di 29 anni
mi sono cucito la bocca,
attaccandomi il labbro superiore
con una lenza da pesca.
-
Mi sono fissurato la silloge
e ho chiuso sotto la lingua
una conchiglia.
-
Nel Sinai
volevo che
il sole mi bruciasse
la retina
e mi consegnasse il salmo
a seme e corallo che bruca
e a mola
che spezza baccello.
-
Infine, un giorno,
profanata la sillaba,
s'avrebbe sconciata la placca
in cordoglio
con leve di zinco,
le mascelle scalcate
dalla sua fibra.
-
"Niente"
e dietro, si disse,
neanche un canto
gli estorsero,
sfasciandogli la salma
-
solo una vela
sfilò via da spiraglio.
********
"Poesia per vagabondi efficaci. In segno di Fernand Deligny"
-
Io che dovrei scrivere l’afflitto
e le generazioni.
-
Io che dovrei tornare e dire gli eredi
e la custodia
per scucire ferita
e timbro,
mi chiamano agli abbrivi
a linea di fosso e Armèntieres
a traccia che smarchia
il contratto,
la sigla
di noi parlatori.
-
Ca gamin, là, viene il ragazzo
e m’ espropria
a chiasmi ed ipallagi,
senza raccordo,
la làngue.
-
La làngue, la làngue, ripeto, lagnando, la làngue,
me la lavo via dalla lingua, la làngue, la làngue.
-
Il ne s’agit pas de méthode, mi dice lui,
e la smorfia mi sforma nel petto
una mandorla,
me la scolla e la sguscia
ad inno da bere
in goccia.
“La fai semplice tu”, gli dico io.
*****
"Incunabolo gli scrivani"
-
Non datemi carta e segnatura
e neanche schiena in brossura
non datemi in pasto ai vecchi scrittori
coi baffi e la pipa e le dita gelate
-
Spargetemi il canto nei vespri
o negli androni dei palazzi,
nell'incenso e nei cibori
diffusi per monasteri chiusi
-
Non mettete la mia lingua
nel calendario e nelle agende,
nei contratti dell'anno seguente.
-
Levatemi il fiato se potesse
finire tra i loro denti
salmodiare stretti
nelle stanze con i drappi.
-
Salvatemi dalla parola
e dal segnare il punto
non lasciate che le dita
dei lettori onniscienti
mi sappiano,
gocciando inchiostro e porpora
di Tiro
nel crogiolo dei detti
tra urna e incunaboli
ex-voto e salmo.
*
DANILO PARIS

martedì 21 ottobre 2025

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


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“Rosario”
La cappella ha un respiro di candele,
vetrata a grandi occhi
e misteriose note di preghiera.
Ascolto le omelie già ripetute
fra le luci arancione
e il ritmato scandire delle sillabe.
Fredde abitudini al credo,
fra i clamori terrestri e lapidi ammuffite,
tra gli scambi sbircianti
ed un taglio profondo dell’anima.
Mani rugose sgranano un rosario
nell’illusione rincorsa a capo basso.
*
*
“Chimera”
Anche io ebbi un serto intorno al collo
per bianchi gelsomini nelle ombre,
come sonno che lotta nel risveglio
nel vago flusso di un mondo così sciocco
da distorcere anzi tempo anche i ricordi,
mandando alla deriva
o sbranando tri giunchi confini dell’ignoto.
Come fiore che sboccia anche il tuo ciglio
chiudeva le tortuose strade del non senso.
Per seguire riflussi oltre le lettere
seppellite nei meandri della mente
a persiane serrate la bocca ha germogli
che non puoi fermare,
ed ogni verso è una trappola
per la chimera in fuga.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

PREMIO = ASTROLABIO


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AstrolabioCultura, con il Gruppo Internazionale di Lettura (Presidente fondatrice Renata Giambene), con la Libera Accademia Galileo Galilei di Pisa e con il patrocinio della Provincia di Pisa, istituisce l’Undicesima Edizione del Concorso Letterario Astrolabio allo scopo di promuovere la parola poetica e il componimento di fantasia e al fine di evidenziare nel panorama letterario attuale opere di autori degne di attenzione.
Oltre alle “classiche” quattro sezioni a tema libero, a cui si concorre con le modalità specificate nel bando, gli autori potranno partecipare alla Sezione Speciale: “Le vie dell’acqua”, inviando lavori ispirati al tema della salus per aquam ovvero sanitas per aquam, intesa come benessere termale e in senso più esteso in qualità di processo di rigenerazione anche interiore ottenuto attraverso le fonti di rinascita e purificazione. Le autrici e gli autori che intendono concorrere a questa sezione dovranno specificarlo all’atto dell’invio dei loro componimenti.
Sezione Speciale: “Le vie dell’acqua”, per poesie ispirate al tema della salus per aquam ovvero sanitas per aquam, intesa come benessere termale e in senso più esteso in qualità di processo di rigenerazione anche interiore ottenuto attraverso le fonti di rinascita e purificazione.
Si partecipa inviando da una a tre poesie edite o inedite. È consentito inviare anche poesie già premiate in altri concorsi.
Inviare le poesie in 2 copie di cui solo una dovrà recare i dati completi dell’autore, un breve curriculum e un indirizzo di posta elettronica.
Richiedere il bando completo inviando email a : premioastrolabio7@gmail.com o cliccare :https://ivanomugnainidedalus.wordpress.com/2025/10/20/premio-letterario-astrolabio-2025-2026-bando-di-concorso/#more-4110

lunedì 20 ottobre 2025

POESIA = STEFANIA LUCCHETTI


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Striature di nero I Streaks of Black
Di Stefania Lucchetti
https://stefanialucchetti.it/
Dalla silloge LA POESIA E’ CYBERPUNK (Albatros, 2025) (English edition: POETRY IS CYBERPUNK)
-
"Striature di nero"
Ci illudevamo noi esseri umani
di essere ormai evoluti,
di aver imparato dagli orrori precedenti,
di essere ascesi a più elevate dimensioni.
-
Ma è evidente che non è così,
il sangue quotidiano lascia senza fiato,
noi, piccoli esseri inutili e impotenti
di fronte all’altrui agonia disperata.
-
Cerco di vivere la vita nella sua unicità,
cosciente delle oscurità,
di trarre gioia da ogni istante,
di perdermi nell’amore, le responsabilità e l’arte,
per non soccombere all’ombra pesante.
-
Ma ogni volta che vedo un bambino morire,
la mente si riempie di disgusto per il mondo,
e mi chiedo se abbia avuto senso
aver portato altri figli in questo sfondo.
=
English
-
"Streaks of black"
We humans deceived ourselves
into believing we had evolved,
that we had learned from past horrors,
that we had ascended to higher dimensions.
-
But it is clear we have not.
The daily bloodshed leaves us breathless,
we, small, useless, and powerless beings
before the desperate agony of others.
-
I try to live life in its uniqueness,
aware of the darkness,
to draw joy from every moment,
to lose myself in love, in responsibilities, in art,
to resist the heavy shadow’s grasp.
-
But every time I see a child die,
my mind is consumed by disgust and despair,
and I wonder if bringing more children into this world
was a decision I could still consider fair.
*
STEFANIA LUCCHETTI

domenica 19 ottobre 2025

POESIA = MOHAMMED KHAN TAYFUL


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"Torcia"

Camminando nell'oscurità, entro nella tomba,
Il disagio cresce man mano che vado più in profondità.
La fiaccola della luce mi richiama.
Come posso restituirlo?
Dopotutto, devo rimanere in quella stessa tomba!
=
=
"Fuochi d’artificio"

In questo mezzogiorno di fuoco,
Chi spruzza il profumo sul mio corpo?
Fuochi d'artificio, fuochi d'artificio...
Perché la notte
Balla al ritmo della musica dell'oscurità in questo modo?
Quando la ragazza con le cavigliere balla
Al canto del trionfo della morte...
Non mi resta più niente da fare.
*****
MOHAMMED KHAN TAYFUL

sabato 18 ottobre 2025

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


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“Brezza”
Tra i due muri del brivido
ogni chiodo sparisce nel rosario,
mentre cerchi il tremore di un profumo
trattenuto là dove i colori pungono
mani secche nel vento.
Affondiamo ammiccando alla recita
tra l’odore dell’umido e la solitudine
se l’amore non è più quello che resiste
tra le rinunce che riempiono le ossa.
Guarderemo accaldati rossori
smossi dalla brezza
in attesa che l’orizzonte abbia requie
inframmezzato com’è dai rumori
che hanno contorto anche i viali.
Troppo silenzio corrode ogni attesa.
*

POESIA = MARIA GRAZIA PALAZZO


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1. "Vive o morte"
===
"Bisogna camminare insieme
con le vene aperte. Il passato
non è in nostro potere."
===
Vive o morte, coi no della sorte.
In rotte, maschili e femminili,
de-pensarci al limite liberando-ci
da pregiudizi della vecchia Europa,
vivere per amore di sé, delle altre,
per mistiche partenogenesi
in relazioni possibili.
*****
2. "Andromeda"
==
(dal volume "Andromeda" iQdB 2018)
==
Questo profondo potere lo uso,
di notte nel vuoto interiore,
lo uso nel mal d’amore,
iure proprio come atto d’imperio
necessario a scovare la finzione.
--
Tutto il bene, tutto il male che ci è dato,
nell’intreccio del vissuto, è forse questo il cielo
essere dentro, in una tenda, in una terrarivelazione,
lottare come leonesse o tigri, domate
o domatrici.
--
Ricominciare senza esitare
con ogni contrario, appello e risposta
corpo necessario, lotta
de profundis fino alle ossa.
Siamo tutti corpo di Andromeda.
**
MARIA GRAZIA PALAZZO

venerdì 17 ottobre 2025

POESIA = PAOLO POLVANI


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"Declinazioni dell’infanzia"
Mi ha sempre colpito un brano contenuto nelle Lettere a un giovane poeta, di Rainer Maria Rilke, quello in cui invita il giovane Kappus a riconsiderare sempre l’infanzia come oggetto di poesia: “Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti. E se anche foste in un carcere, le cui pareti non lasciassero filtrare alcuno dei rumori del mondo fino ai vostri sensi – non avreste ancora sempre la vostra infanzia, questa ricchezza preziosa, regale, questo tesoro dei ricordi? Rivolgete in quella parte la vostra attenzione”.
Non ha colpito soltanto me, a giudicare da quanti amici, da quanti poeti questo invito è stato accolto e ascoltato. Credo che arrivati a una età avanzata, quando l’orizzonte davanti rimane ahimè esiguo rispetto al tempo già vissuto, venga spontaneo rivolgersi al passato, a quando eravamo altri, sconosciuti a noi stessi, e ci prende il desiderio di ritrovarci, di riconoscerci, di capire chi eravamo e quale distanza si è frapposta tra l’io di adesso e quelli che eravamo un tempo.
La scrittura così diventa strumento di indagine e non solo di memoria, di ricerca di un tempo favoloso le cui lacerazioni, angosce, paure, il trascorrere dei giorni ha addomesticato, ammansito, ne ha levigato le asperità, e tuttavia l’adolescente, il fanciullo che eravamo è ancora qui, trasformato ma ancora quello stesso, disteso in un corso più lungo.
Così anche a me è tornato il desiderio di rincorrermi lungo quei giorni e la scrittura è stata il mezzo perfetto per viaggiare dentro quello che ero. Sono nate un insieme di poesie che mi restituiscono alcune foto di quegli anni. Ne propongo qui di seguito alcune.
"Il prezzo di camminare nel mondo"
Fu la paura un fedelissimo cane,
mai dimenticava di azzannarmi, decise
di stare con me, era lì, una parallela che ancora
tende all’infinito, mi precede, la paura
è stata un persecutore calibrato, una felice
persecutrice, mai sazia, mai stanca,
una corrente d’oceano conficcata fino dentro
i bagliori aurorali della mente.
-
Mi prese al mio primo vagito, impresse il suo bacio
al primo dente caduto, auspicio di un adulto
futuro, la paura inviò i suoi segnali
quando incerto compitavo le prime vocali, quando
tracciavo segni balbettanti sul foglio, una cometa
di paura ha sempre attraversato la notte, una folata
ha sempre spalancato le porte, un guizzo, un sussulto,
una tenaglia di freddo, ancora mi chiama,
mio angelo custode perenne e presente,
la mia salvezza, il prezzo di camminare nel mondo.
° ° ° ° °
"Sui tetti"
Sui tetti, dove la luna striscia le sue bave
di luce e il sole dei tramonti chiama le zampe
degli uccelli e insetti prede e gatti circospetti
esploratori, io, bambino di anni otto,
apparivo sui tetti radioso come un santo in gloria
e di sotto le zie, braccia levate al cielo e uno scompiglio
di sciagure e grida, la nonna implorava
le madonne dei cornicioni e dei dirupi, le sante
intercessioni e urla, e io per grondaie, spuntoni,
appigli, ero il padrone della terra, all’attenzione
di tante divinità in allarme, sui tetti, col sole
che sulla scena reclamava l’applauso, io bambino di anni
otto, a sfidare il mondo, a imparare come un gatto.
° ° ° ° °
"Felicità delle pozzanghere"
Guarda cosa ora riflette
una pozzanghera: un sorso
breve di cielo, esigui
rudimenti di case, un lampione
che oscilla, un bambino
che dentro ci sguazza, la guada
in lungo, la guada in largo
riassaporando la gioia
del limbo prenatale,
ascoltando la suola
gonfiarsi fino a spalancare
la bocca e ingoiare
quello che la pozzanghera
specchia: quella striscia
di cielo, quel frammento
di case, e tutta la gioia
di quel bimbo che sciacqua
le sue scarpe nell’acqua
e riascolta
il suono del grembo, i primordi
di un’estasi.
-
Come spiegare alle ingiunzioni
materne, alle materne
minacce che quella
digressione selvaggia
non era che un ritorno
nel grembo, il riascolto
di una congiunzione antica,
di una consuetudine all’acqua.
-
Paolo Polvani
*****************************
Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato diversi libri di poesia, ultimi dei quali: Una fame chiara, Terra d’ulivi edizioni, 2014; Cucine abitabili, MR editori 2014; Il mondo come un clamoroso errore, Pietre vive 2017; L’azzurro che bussa alle finestre, Versante ripido 2018; Miracoli del giorno, Macabor editore 2023. È presente nel Quinto repertorio di poesia italiana contemporanea, edito da Arcipelago Itaca, 2021. È incluso in Ossigeno nascente, censimento dei poeti italiani curato dall’università di Bologna. Alcune sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo, portoghese, romeno, giapponese. Presente in due antologie di poeti italiani tradotti in Romania: Verso l’Italia, Editura Tribuna 2020, e Vendetta e pace, tredici poeti italiani d’oggi, Cosmopoli, 2025. È tra i fondatori e redattori della rivista Versante ripido. Nel 2024 per le edizioni Cosmopoli, Bacau, Romania, è uscita O Partitura de Taceri – Uno spartito di silenzi, silloge tradotta da Alexandru Macadan.

giovedì 16 ottobre 2025

BANDO PREMIO = L'ASSEDIO DELLA POESIA


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Concorso poetico “L’assedio della poesia” edizione 2025 =
La casa editrice “La valle del tempo. La rete dei saperi” indice la nuova edizione del premio “L’assedio della poesia”. Al premio possono partecipare autori italiani e stranieri maggiorenni.
Inviare in PDF un file contenente quaranta poesie inedite in lingua italiana, in allegato email al seguente indirizzo: concorsi@lavalledeltempo.it //entro il 31 dicembre 2025.
Indicare in Oggetto: Partecipazione al premio “L’assedio della poesia”.
Inserire nel corpo della email: Nome, Cognome, Data di nascita, Indirizzo completo, Telefono, email, autorizzazione alla eventuale pubblicazione. La giuria sarà composta da: Antonio Spagnuolo, presidente, Carlo De Cesare, Mario Rovinello, Maurizio Vitiello, Rita Felerico, Carlo Di Lieto.
Premiazione nel mese di marzo del 2026. Nel corso della premiazione sarà annunziato il nome del vincitore.
Primo premio: pubblicazione della silloge nella collana “Frontiere della poesia contemporanea” più Diploma.
Secondo premio: Diploma e proposta di pubblicazione
Terzo premio: Diploma e proposta di pubblicazione
Non è richiesta quota di partecipazione
I dati personali saranno custoditi secondo legge.
Napoli – 12 ottobre 2025 0
=================Il Presidente Antonio Spagnuolo

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


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"Alessia al Bar Celestiale"
Mattinale battesimo di pioggia
per Alessia al Bar Celestiale
con Giovanni. Il luogo è il
Parco Virgiliano e l’ora non
ha senso del 14 ottobre su Napoli.
Occhi negli occhi i fidanzati
nel lieve lucore del sole occhio
di Dio a farsi spazio tra le nuvole
e ci saranno raccolto con salvezza.
nell’ebbrezza dei sensi nel letto
stasera per di redenzione piacere
per Alessia rosa vestita per la vita
quasi una divisa scaramantica.
Mentre si diradano le ombre
dal cielo e dall’anima di Alessia
ed è sereno tempo delle fragole
al loro posto esatto.
*
Raffaele Piazza

martedì 14 ottobre 2025

POESIA = KHALID BIN WALID


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"Esigo la decapitazione del mio cuore"
Disprezzo il mio cuore.
Come l'odio che cresce
dopo essersi liberati
da una lunga, rovinosa dipendenza...
ancora più grande di così,
Disprezzo il mio cuore.
Sì, disprezzo il mio cuore.
-
Umiliato e rifiutato
di volta in volta,
Perché il mio cuore è ancora
Allunga la sua tenera mano verde
in amicizia?
Perché è ancora lungo
ad amare profondamente,
per avvicinare le persone,
per farli propri?
Perché il mio cuore non può cancellare
quei ricordi azzurri e amari,
come una foglia che cade e dimentica?
Perché non riesce a lasciar andare nulla?
-
Disprezzo il mio cuore.
In rare, desolate moments
Provo uno strano desiderio...
per chiamare il mio cuore davanti a me,
per colpirlo in faccia,
strappargli i capelli,
per rimproverarlo ad alta voce: Vergognati!
Per colpirlo a sangue con i miei pugni,
per separarlo da me...
Desidero ardentemente uccidere
questo mio cuore spudorato.
*****************
"Tu, donna, sei così crudele"
Mi bruci come fuoco,
Mi dai notti insonni, parole che feriscono...
Perché sfregi il mio cuore?
Perché tanta negligenza... riuscirete mai a rispondere?
Tu frantumi i miei sogni come un fragile vetro,
Eppure il tuo cuore non prova alcun rimorso.
-
Sei stato tu ad avvicinarti,
Il tuo cuore una volta impazziva d'amore;
Ora, anche pronunciando il tuo nome
Sembra un crimine punibile.
Tu sei stato colui che ha seminato i semi dell'amore...
Perché questo insulto ora?
Perché questa colpa, questa vergogna?
-
Mi hai dato fuoco,
Eppure non ci sono lacrime che scorrono nei tuoi occhi!
Mi contorco nell'agonia della morte,
Ma il tuo cuore non ha pietà.
Lo so, le donne sono come le farfalle,
Le donne diventano madri, i loro cuori sono teneri come l'alba.
Ma tu, donna, sei così crudele.
Tu, donna... così insopportabilmente crudele!
***************
"Una donna è solo carne?"
Perché mi hai fatto a pezzi in questo modo?
Perché mi hai trasformato in una bambola
per la tua brama su cui giocare?
Perché la tua crudeltà ha fatto a pezzi tutto il mio essere?
-
Come iene affamate, tu sei saltata sul mio corpo...
sui miei seni, sulla mia schiena, sui miei fianchi flessuosi
Tu metti le tue mani vili.
Hai artigliato la mia carne, mi hai strappato i capelli,
hai affondato i denti nelle curve della mia pelle,
e mi ha lasciato sanguinare.
-
Il mio corpo intriso di sangue, le mie grida disperate, le mie suppliche...
Niente di tutto ciò ha raggiunto i tuoi occhi.
Non hai visto nulla.
Hai trasformato la foresta verde del mio cuore
in cenere ardente
con il fuoco del tuo desiderio.
-
Sono il respiro di un padre,
il battito del cuore di un fratello,
qualcuno è amato...
un arcobaleno nel suo cuore,
una sete di deserto nella sua anima,
il grido struggente di un'allodola.
Quanto hai bruciato quel cuore...
non hai mai capito,
Non ti è mai importato.
-
Le mie urla tremanti
non potrebbe trafiggere i tuoi cuori di pietra.
Sei rimasto ubriaco della tua ferocia,
e l'inferno della tua lussuria
ha spento la luce sacra
della mia gioia privata.
-
Sono una donna.
La dignità di una donna è così inutile per te?
Le mie emozioni, i miei sentimenti non valgono nulla?
Sono forse solo un grumo di carne?
Dimmi...
Una donna è solo carne?
*
KHALID BIN WALID -

lunedì 13 ottobre 2025

POESIA = ONONNO KAWSAR


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01.
"Un bicchiere colorato di sciroppo avvelenato"
Dammi quello che vuoi, lo prenderò silenziosamente tra le mie mani
Sapendo che questo è un mio diritto
Metterò il mascara e l'amore sui miei occhi con odio intenso;
Capirò senza alcuna esitazione le dune di sabbia del disprezzo che si sono accumulate sul fondo del dolore
A quale processione di dolore mi chiedi di unirmi, Hiranyakeshi
L'odore di un cadavere nel mio petto è vivace, luminoso
L'oscurità pepata del secolo si è impossessata dei miei buoni sentimenti
Dammi quello che vuoi, ancora non farti coinvolgere nel gioco distruttivo della negligenza, o ragazza Hiranyakeshi
Posso sopportare la brutalità di un proiettile
Posso trascorrere la prima parte del 21° secolo cullando nel mio petto tutti gli atri estranei del mondo
Invece della poesia lirica, posso impararla con la mia voce
Un bicchiere colorato di sciroppo avvelenato;
Ma non posso ignorarti in alcun modo.
-
Ottobre 10, 2025
********************************
02.
"Che cosa sei venuta a fare, Helena?"
Stai raggiungendo
la mia città dopo aver attraversato una notte stellata, dopo aver attraversato tanti ingorghi,
scoprendomi nel pomeriggio straziante di un ponte crollato.
-
Sono senza vita, inattivo, un cadavere di sale morto su una spiaggia degenerata, un cadavere fuso...
Perché hai trovato il mio cervello di ghiaccio? Che bisogno c'è dello scheletro del mio corpo, delle ossa trascurate delle mie dita, del dolce odore del midollo osseo,
forse sono caduto solo dalla bocca di una pentola, appeso al collo di uno stagno nero fino ad ora, le mie ossa sono entrate nella tua città come l'acqua fredda della memoria?
-
Dalle montagne al mare, dal mondano al miracoloso, ho capito stando sul palcoscenico di un teatro, questo è come un lungo e triste stagno con le pagine strappate di versi
antichi incomprensibili; Seduta a un tavolo stellato di fronte a uno strano silenzio, Helena, perché sei venuta nella mia città oggi?
-
8 ottobre 2025
****************************** 03.
"Un'altra stella antica sul tavolo delle stelle"
La festa del sole in fuga del cervo della foresta è svanita
Il fiume luminoso della ragazza hiranyakeshi è coperto da un foglio freddo, il banco di sabbia,
L'amore volante si perde nella valle
Che strano silenzio - la semplicità degli alberi
Le onde dell'oceano sono affondate come un corvo morto
I vulcani si sono risvegliati nel petto della memoria naturale
Le Andamane crescono con un sospiro nel nodo del cuore senz'acqua
Le ali dei corvi stanchi verso il cielo azzurro
Dialoghi imbarazzanti sulle costole della memoria insonne
Ai piedi dell'albero ombroso, nella foresta, nella foresta
La spiaggia del sole argenteo dell'aquila si è fusa
Tuttavia, sono solo caduto
Un'altra stella antica sul tavolo delle stelle.
-
3 ottobre 2025
-
ONONNO KAWSAR (Bangladesh)

POESIA = VINICIO SALVATORE DI CRESCENZO


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"La torre di portella"
Per un vicolo di rena
che fiorito gelso tenta a mitigare arsura
vago.
-
E la nuda pelle
d’ogni passo ruba fretta al tempo
per guadare fondo, che di brace,
se ne calza il manto.
-
Arida sostanza la mia terra antica
e lago di novelle rifrazioni ancora ardenti.
-
Non v’è seme che germogli
in grembo alla palude madre
che partenza varò pel navigare
del mio fiume d’anima fluente.
-
Si smorza il purpureo fianco di montagna
che della roccia ne incarna la ferita.
-
E l’antica torre di portella
resta a vigilare ogni passante
che non vuol partire.
****
"Nei sogni"
Mi sei giunta a rinfrescare il sonno.
Viso antico privo d’anni
che di finito tempo si fa sfondo.
-
Con la fune legata alla mia sorte
hai sollevato il vuoto che mi coglie.
-
Nel cammino soffre ogni viandante e nel riposo,
vano appare lo scintillar del sole.
-
E che dell’alba quasi più non ho desio
se tuoi passi sono piuma che si adagia sulle ciglia.
-
Notte, che di stelle sparse fai tuo dono
a queste afflitte terre vagabonde,
filtra ogni radice che sepolta
spera di tornare a rinverdire chiome.
****
"La via alla foce"
Se bruma dona stilla e irrora curve fronde
resta casta la sterrata via dal guazzare soffocata.
-
Di siffatto dolo si vanta la palude.
Vestita d’ombra manigolda
ruba luce a cupe cavità segrete.
-
E dove a raggio
s’apre il suono di tondi mulinelli,
canta lo stormire di fogliame nuovo.
Germoglia schietto il ghermire di radici
sulla pietra dal velluto vivo.
-
Se torna pioggia di stagione
la lunga scia di fango e fiume
è sentiero nuovo per la foce.
**
VINICIO SALVATORE DI CRESCENZO

domenica 12 ottobre 2025

POESIA = DIPANKAR KUMAR CHOUDHURY


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"Ultima lettera"
Ci vediamo
Il fiume tranquillo giocherà La natura è silenziosa
Il luogo d'incontro dei devoti di Dio.
Ci vediamo
Dove il corpo viene bruciato nella fornace
Nell'abisso della tomba.
Ci vediamo
Ultima lettera a Dio, devoti
Chi darà il postino alla fornace?
**********
"It fly away"
La vita evapora come incenso
Si scioglie come il ghiaccio,
Si esaurisce, si perde, si racconta?
A quale destinazione va? A quale indirizzo va?
*
DIPANKAR KUMAR CHOUDHURY

sabato 11 ottobre 2025

POESIA = ARJAT HOSEN

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1.
"Guerra d’ombre"
-
Una nuvola getta un’ombra sulla pianura aperta,
poi si formano false illusorie correnti di sole e vento.
Il sole sorge, di fronte alla nuvola frammentata.
La guerra d’ombre è spinta dai venti ostili, e allora —
un fulmine caduto colpisce ogni angolo del villaggio.
-
Chiamalo fulmine, chiamalo pioggia o calore rovente,
tutto questo devono sopportare gli indifesi uccelli.
Quando escono con la loro libertà che tocca il cielo,
l’unica cosa che risuona nelle orecchie è guerra, guerra, fuochi d’artificio bellici.
-
Eppure i rami, il cielo, la pianura non hanno abbandonato,
la volontà di nascondersi nel granaio è da tempo infranta!
Quando la grande quercia si erge — l’uccello non lascia la casa.
**
2.
"Reazione"
-
Quando nel tuo cielo c’è un calore rovente,
nel mio cielo si accumula vapore,
diventa nube nera, si scatena una tempesta incessante,
e io chiamo le lacrime “pioggia”.

Quando nel tuo cielo tuoni con forza,
nel mio cuore scorre un sanguinamento,
che fluisce — un grido dell’anima nel petto,
e chiamo questa corrente di sangue “cascata”.
-
Quando ti allontani incurante,
il mio silenzioso pianto,
lentamente bagna il volto,
e io lo chiamo “rugiada”.
**
3.
"Giardino inattivo"
-
Alla morte del giardiniere, il giardino cade in agonia!
I fiori rossi del passato sono ormai appassiti.
Ciò che un tempo c’era: gli incontri serali degli uccelli,
i nidi delle api e le danze delle farfalle —
oggi nulla resta, sembra che non resti niente!
Alla morte del giardiniere, il giardino diventa deserto.
Quando non ci sono boccioli da raccogliere, allora, sparsi, i germogli,
i semi trascurati e gli alberi decrepiti.
Tulsi e nim, cresciuti sotto la cura del giardiniere,
alla sua ultima partenza rimangono inattivi!
Il tempo che passa, con la polvere del sentiero addosso,
ha riempito l’antico giardino di rampicanti.
La verità dell’antico viaggiatore, parola immortale —
oggi dice che più del giardino artificiale,
c’è davvero bisogno di un giardiniere abile, davvero bisogno.
***
ARJAT HOSEN
-Bangladesh-

venerdì 10 ottobre 2025

POESIA = SILVANO TREVISANI


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"Angeli disfatti"
Angeli disfatti agli angoli delle strade
ci chiedono di uscire dal nostro mutismo
e cantare la loro differenza, di uomini che sanno
sulla carne scrivere l'anima. Prenderanno poi
la bellezza che a noi è sconosciuta,
la misura di Dio ci dirà con quali occhi
li abbiamo misurati. Ma non basta
dirsi consapevoli, basterebbe forse
farsi un po' cielo e nuvola,
piovere sul bagnato, ritrovarsi quando
nessuno ti ha cercato. Persino nei luoghi comuni.
E smetterla di sgomitare.
Allora quei visi
abbrutiti dal nostro ribrezzo allora
noi li cercheremo,
per sottrarre la nostra inconsistenza.
*************
"Incompreso"
(a mio padre)
Il filo della tv scendeva
nello stabilizzatore, si perdeva
in un azzardo di prudenza
non era per noi comprensibile
la ragione, ora conosco
i tuoi sforzi per evitare la nebbia
o la tendina, che fossimo i primi
a scoprire Ivanoe e quanto ci amavi
da tenersi per mezz'ora non è mai
troppo tardi e poi i compiti da sbrigare.
Prima di sera. Prima di una notte
che ancora non era matura.
Scoprivamo la guerra, Kennedy, Urbi et orbi
se il filo reggeva, all'antenna
il mondo si teneva appeso a Cuba.
E noi eravamo lì, con un piede in agguato
a scoprire l'Italia
dalla parte sbagliata
che tu facesti a piedi, tornando da Lonate Pozzolo
perso da due anni alla famiglia
il 25 di aprile del quarantacinque.
*
SILVANO TREVISANI

giovedì 9 ottobre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo: "DISSOLVENZE E SUSSURRI" Ed.La valle del tempo 2025 - pag. 60 - € 14,00
Si riconosce l’intenso affondare nei concetti che sono abbinati ai colori; Ci immergiamo in versi che circolano: “cobalto ogni idea-pervinca la mano che accarezza il mistero dei colori già vecchi/nel finto circuito delle illusioni”. Davanti ai nostri occhi, un mondo di illusioni che acquistano il sembiante di colori. Non è facile penetrarli perché corrispondono ad eventi, attimi. È come abbandonarsi a sussurri o immergersi in onde che col loro ondulare avvolgono i silenzi; il poeta ha nelle mani un “pennello bizzarro” che affonda nel mistero della poesia. Perché la poesia non si rivela ma ti incanta, avvolgendoti con forza e trascinandoti nell’inconscio. Tu non devi comprendere, ma entrare nei labirinti musicali dove tempo e spazio non hanno limiti. Si avverte il calore di un amplesso che raccoglie sussurri. E poi la magia del sogno, la carne dell’amata, cuscini roventi di passione che sopravvivono agli anni. Assaporiamo con le parole del poeta “il lento brusio dell’abbandono”. Siamo di fronte a immagini su una immaginaria tela, collegate a sensazioni che prendono forma e colore. Il poeta con la parola prende possesso dei colori.
Questo lavoro lo impegna a fondo; la sua tristezza non esclude la speranza anche se questa, sia pur con impalpabile armonia, è illusoria.
Parole che si aprono all’arcano e con i loro frammenti, ricomporre le memorie. Insistente ritorna il ricordo di lei nuda. Ripensa alla sua carne, ma è purtroppo un addio che in lui si ripete in un tempo privo di consistenza.
Una ricerca incessante per sfuggire alla nostalgia; uno sguardo al futuro per lui è ramo da sfogliare; ricercare quella gioia remota e carnale che perdura come incanto oltre la morte. Cerca il labbro dell’amata; è ossessionato dal ricordo. Ma il passato non può tornare. È consapevole di avere poco tempo e allora: “sfilaccio ciò che resta del mio corpo/ sbavando gli ultimi solchi del breve arco che mi fu concesso”. Ma il poeta si fa anche concreto: rivolge il pensiero a Gerusalemme; alle sue pietre senza pace. Non più preghiere ma mani che grondano sangue; solo polveri e macerie. Domina il silenzio che auspica il ritorno alla preghiera per non dimenticare "carni strappate e ricordi di cuore". Il poeta, tradito da speranze sfumate, si vede rifiutato anche nella morte. Di concreto, nel presente, la vecchiaia, l'attenuarsi del desiderio. "Non grida più ma scalpita...".
Prima della fine il tramonto: "L'ultima fiamma è rosso sangue". La fine "è sull'orlo del non ritorno... e il vento porta con sé/ sussurri di giorni perduti...". Cosa resta?: "Nella sera si riscrive/ la poesia dell'ultima ora/ una bellezza che non implora/ ma si spegne fiera nel fuoco".
Desidero concludere con le splendide parole del poeta: "Libertà e Tragedia allora sono insieme tra i fuochi del mondo indispettito/ tra tombe senza nome, libri bruciati e mura abbandonate per costringere/ scale all'infinita melodia dell'amore".
*
(Firenze, 27/09/2025) Anna Vincitorio

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo: "Ore del tempo perduto" - REd.La valle del tempo marzo – 2025 - pag.54 - € 12,00 Nella poesia si traduce il pensiero che scaturisce dall’inconscio. Emozioni, sogni fantasmagorici sul far dell’alba; una luce che si accende e avvolge con una carezza o in modo rude. I pensieri si affollano disponendosi come ghirlande e nasce la parola. Il poeta è solo, spesso incompreso dalla sordità del mondo. Ma lui anticipa con la sua creatività, la realtà, sogni, illusioni che creano le immagini di una vita che scorre come le acque di un fiume nel tempo. Il tempo è composto di ore: “Ore del tempo perduto”. Forse perduto perché alcune delle sue componenti sono scivolate via come “le glauche note del ginepro,/ e le tempeste,: le sinfonie dei venti lungo i boschi…”
Versi profondi di un giovanissimo poeta coi suoi tormenti che ha assaporato la felicità e vuole ricordarla. Intorno a lui l’impal- pabile: “pensieri che vanno lontano/ tra nuvole accese di sole/ tra foglie cadute... pensieri: che vengono da antiche visioni, da ricordi del tempo, da fiabe di piccoli bimbi...”
Ma l’impalpabile assume concretezza nell’abbaiare di un cane, nell’odore del concime. Per lui, non fastidio; queste realtà le traduce in un canto lieve, in armonia con la natura.
Però all’armonia del creato, segue il ricordo, con le sue lacrime e la solitudine dalla donna amata che lascia un lieve profumo. Nostalgia. Le notti solitarie sono tristi. Il poeta rivive i giorni “qui tra l’erba,/ che a sera raccoglie i suoi singhiozzi”. Ma la parola resta sua compagna e poi, l’ode alla luna, cara ai poeti; il suo biancore che dilata il buio; ma, uomini e cose, mantengono il loro sembiante anche se sfumato e evanescente.
Il poeta scrive... poi dimentica i fogli in un cassetto, a lungo deserti ma poi rivisitati, riprendono vita.
Poesie brevi dal contenuto intenso e anticipo della lunga e fascinosa attività letteraria dell'artista negli anni. Come sottolinea la lettera di Umberto Saba inviata in data 28 marzo 1953, e riprodotta in anastatica nel volume.
*
Anna Vincitorio
(Firenze - 26 settembre – 2025)

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCO CIARELLI


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Franco Ciarelli: “Réverie” – Ed. Nuova Gutemberg – 2024 – pag. 122 - € 15,00
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Silloge redatta in 101 poesie, tutte, una ad una, commentate dettagliatamente dalla professoressa Rosada Gabriele Testa, di Lanciano, scrutando di volta in volta i vari ondeggiamenti di un ritmo che vaga tra silenzi e immaginazioni del sogno, immensità materiali e sorprese di colori, ferme illusioni dell’effimero e misteri recitativi dell’amore, dove la poetica si smaterializza e si libera dai caratteri di un testo strutturato secondo le “regole” tradizionali stilistiche e metriche. Dove l’essenza è ben leggibile in armonie originali.
“Parole senza peso e senza legami – sottolinea la prefazione - esse sembrano vaganti in uno spazio infinito oppure provenienti da oscure origini che vengono dal cielo. Anche quando sembra presente e dominante una oggettività di figure e di immagini, l’astrazione ha una valenza ben più profonda. Ad esempio, la “neve che cade” diventa “un volo di luce silenziosa”, “le parole chiuse in una scatola piena di luce…le lascio andare”, “l’andirivieni delle stelle”, “dopo aver vagabondato tra cielo e stelle”. E’ il pensiero nelle pagine di un libro senza pagine, è un pensiero senza spazio, è un pensiero dell’immaginario collettivo”.
“Il pensiero di Franco – prosegue ancora la Gabriele Testa - è fatto, come si potrebbe intendere, di frammenti di luce, di minuscoli lampi che intervengono nel tessuto espressivo, uscendo, come parole da una scatola piena di luce. Un universo dove la dimensione della “memoria” – quasi quarta dimensione – entra di “diritto” e non nascostamente nel tessuto espressivo. Uno degli elementi distintivi di una parte cospicui dei componimenti è la narrazione: alcuni anche brevissimi lasciano l’impressione di un incipit di fiaba o di racconto, altri tracciano immagini di spazi e di orizzonti irraggiungibili”.
L’atmosfera di molti passaggi sembra squarciata da lampeggi, per cui il pensiero (filosofante) diviene materia di indagine e sospensioni del dubbio, le figure si trasformano in viaggi avvolgenti che attorcigliano le cose, il sussurro esprime desideri che l’autore spera di realizzare, l’orizzonte è soltanto un angolo di cielo che propone una luna personale.
Ciarelli racconta mentre vaga tra gli spazi del visibile e dell’invisibile, proponendo l’essenza delle cose che fluttuano nella quotidianità e nei riflessi della realtà passionale.
Fa intravedere aperture per scoprire gli spazi ed inoltrarsi negli angoli più remoti delle sfumature, a volte anche quando la discontinuità risponde a desideri e a tagli molto diversi.
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ANTONIO SPAGNUOLO

mercoledì 8 ottobre 2025

POETI DA RICORDARE = LORENZO PATARO

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LORENZO PATARO (1998 - 2025)

martedì 7 ottobre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIANFRANCO ISETTA


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Gianfranco Isetta: “Salti quantici” – Ed. puntoacapo 2025 – pag. 132 - € 16,00
Immersioni audaci, compiute nelle sfere del pensiero e del sub conscio, tra le vaghe ombre delle incertezze e le pressanti illusioni del quotidiano, in pagine che hanno della poesia quella dinamica necessaria a tradurre ritmo e musicalità in simboli e accensioni.
Il verso, variegato nella sua struttura, conserva egregiamente la sillabazione nel sentiero della forma, in quelle fiamme che incendiano il reale senza esaurirlo. Molte le suggestioni che appaiono come segnali filosofici: “L’essenza è assenza/ non c’è/ inutile cercarla, / è diventare altrove/ compare oscillante/ tra l’essere e il niente/ e colma/ ogni vacuità di autonoma presenza.” O ancora “In attesa di cambiar forma/ rimasi indenne/ nel mio eterno divenire/ sul capriccio dei giorni/ che ronzano infiniti/ e non danno sollievo/ a ciò che non saprei dire/ soltanto altari accesi/ sempre più tenui/ a supporre il mistero.”
Distinzione tra l’apparente ed il profondo, tra il palpabile e l’illusione, tra la dinamica costruttiva e il corrodere del tempo, tra il manifesto e il sottinteso, risvegliando di volta in volta il flusso incessante della corrispondenza del vuoto che ci affianca nel vissuto e la forza che permette il vigore dei frammenti.
Gianfranco Isetta cesella le vibrazioni dell’istante attraverso le ore, i minuti, il rintocco, affilando quella lama che riesce a tagliuzzare sorprese possibili e spazi da indagare, vagheggiando tra sussurri e spiragli verso il richiamo divenuto oggetto di illuminazione, anche quando un sottile filo tende verso l'amore: "potremo amarci/ imperlata la fronte/ e i corpi del mattino/ pr generoso lascito/ scoprendo all'orizzonte/ la nostra improntitudine/ per metamorfosi/ nel gioco di parole."
“E’ questa una poesia densa di intenti programmatici e non solo descrittivi – scrive Sergio Daniele Donati nella prefazione – e nella quale il registro dinamico e di movimento è principe (vento, disordine., oggetti che comparendo si disperdono, un tempo che soffia). E’ l’idea di una dinamica costitutiva di un disordine capace di creazione, ha dei richiami da un lato nelle più antiche narrazioni del sacro (si crea non tanto nonostante il caos, quanto dal caos stesso), e dall’altro in una precisa poetica che non disconosce il valore del suono e del timbro prima del senso e/o del significato.”
Le note incastonate di una melodia hanno energie del suono, che dalla fragranza attiva la parola per diventare materia innanzi allo sguardo che indaga.
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ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 6 ottobre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE IULIANO


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Giuseppe Iuliano: “Figli della terra” – Ed. Delta 3 – 2025 – pag. 24 - € 3,50
“Qui sono nato, figlio della terra/…..Qui scorre distratta la storia/ pianta storta che anima/ pagine scollate, scarti di memoria/ racconti minuti di ingenuità/ ultimi germogli di vita/ concimi di inquietudine….” Bastano questi pochi versi per aprire e sospingere la nostra attenzione verso la policromatica scrittura che Giuseppe Iuliano ricama in un volumetto timido ma luminoso.
Infatti Luigi Fontanella in prefazione sottolinea: “Questa breve ma densa raccolta intitolata significativamente Figli della terra, sembra subito apparire, fin dai primi versi, come una sorta di Manifesto, personale e collettivo insieme, di una terra – segnatamente l’Irpinia – in cui lo scrivente, soggetto e oggetto della propria storia, si sente ancestralmente legato, al pari di una forte radice che è inestricabilmente connessa al suo albero.”
La memoria riaccende messaggere folate di quotidianità, tra semenze e concimi per una patria avara, tra riflessi di antichi profumi casarecci e profezie che non hanno alimentato il futuro, tra l’impasto di un dialetto colorato e “le alterne cadenze di furia e timidezza”.
Ogni pagina ha i suoi versi calibrati in un ritmato succedersi di sillabe, che con sapiente destrezza sfoggiano la musicalità che diviene poesia.
Le figure sono tratteggiate in una continuità che diviene flusso ininterrotto di un universo ridotto all’essenziale, ma di una intensità radiosa, densa ed intrecciata sempre alla quotidianità. Riflessioni emotive di semplice evocazione che riescono a raccordarsi ad una vivida analisi del passato ed a un tocco originale scivolato nel presente.
Arricchiscono la silloge numerose riproduzioni di opere pittoriche e grafiche di Giovanni Spiniello.
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ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 5 ottobre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARIELLA BERNIO


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Mariella Bernio: “Sulle sponde del fiume antico” – Ed. Il Convivio 2022 – pag. 48 -€ 9,00
Tra equilibrati versi, ricamati con la dolcezza di un’artigiana dedita alla ricerca della parola, emozioni e pensieri, illusioni e sentimenti, indagini e sospensioni, amore e abbandoni si inseguono nel tocco primigenio delle armoniche pennellate.
Alcuni passi si offrono come quadretti variopinti, che rinvangano il passato, rielaborando memorie e luccichii di visioni che riaccendono il ricordo, altri passi sono immersioni nella quotidianità sia essa armoniosa, sia investita dalla calamità.
“Bambini figli di un dio minore/ bambini senza amore, / brandelli di carne/ incisa, solchi di vita/ amara, / barlumi di volti, / sguardi smussati, / primavere di cenere/ graffiate dall’inverno.”
Molti sono i temi che la poetessa ricalca nella narrazione di queste pagine: “L’ombra che torna nel plenilunio/ narra di una bimba dai capelli di sole”, “le rondini immobili spiano le lacrime”, la “vacua ragione di ogni sterile affanno succhia il sangue per inedia”, anche se “odore di morte e di paura, / angeli e demoni camminano/ accanto mentre ancora/ scende il tramonto/ sulla strada di Emmaus”, e “torna, in un tepore/ autunnale di memorie, /la nostalgia braccata/ nelle note di Mozart e di Chopin”.
I percorsi emotivi cercano le improvvisazioni che partendo dalla solitudine rincorrono inattesi lampeggi di vertigini, percorrendo egregiamente una modalità di scrittura che mostra sino a che punto la poesia possa diventare uno stormo d’ali, mentre i confini sfumano tra angoli remoti.
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ANTONIO SPAGNUOLO

sabato 4 ottobre 2025

POESIA = ORIETTA MOSCHITTI CHISARI


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“Sintassi, algebra…”
Non contavano i giorni i nostri passi,
intrisi d’incauta irriverenza,
ore di fiato a fior di labbra,
vestiti di candida indecenza,
ci si intendeva così, fuor di sintassi.
Or che cresciuta dimoro in una tenebra,
a capo chino son qui che studio algebra.
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"Estate"
Eri già in me ed io ero in te
in quell'estate di spine sulla pelle,
vestiti di terra e di sudore
nudi, straniati,
sdraiati in faccia al sole.
Fra trastulli, sospiri e baci eterni
non cogliemmo i vuoti tra i frastorni
e un cuore nato freddo, indifferente.
Caddero a milioni le foglie
in quell'autunno,
tra loro in terra i nostri fiati.
Per essere, mi dissi che fu un sogno,
un delirio sotto i raggi ardenti:
davvero non seppi far di meglio.
*
ORIETTA MOSCHITTI CHISARI

RIVISTA = NUOVO MERIDIONALISMO


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E' in distribuzione il numero 249 (Luglio-Agosto 2025) della elegante e ricca rivista "Nuovo Meridionalismo" sapientemente diretta da Giuseppe Iuliano. Firmano questo fascicolo: Generoso Benigni, Amato Michele Iuliano, Giuseppe Iuliano, Clara Spadea, Paolo Saggese, Bruno Troisi, Mino Mastromarino, Aldo De Francesco, Luigi Mainolfi, Carmelo Schinolfi, Nicola Prebenna, Teodoro Russo, Gennaro Iannarone, Michele Vespasiano, Elena Picciocchi, Filomena M. Iannaccone, Francesco Frisari, Costantino Severino, Antonio Spagnuolo, Gennaro Iaverone, don Tino Tisato, Michele Sessa, Maria Romano, Basilio Fimiani, Antonio Crecchia, Carlo Di Lieto, Michele Ceres, Vincenzo Napolillo, Carmen Moscariello, Gerardo Iuliano, Franco Mangialardi, Edoardo Fiore, Raffaela Vallese, Gaetano Troisi, Paola De Lorenzo Ronca, Riccardo Sica, S. Andaloro, F. Marino -- inserto delle "Vignette" di Malatesta. ***********
Per contatti : giiuliano@tiscali.it =

venerdì 3 ottobre 2025

POESIA = MARGHERITA SASSOLI


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"FIORI DI MELO"
Oggi è la tua festa, papà
e fioriscono i meli lungo l’argine del fiume.
Passeggio in compagnia, non sono più sola,
e fra i loro rami resta
qualche barbaglio d’aurora.
-
Non piange più il salice, ora sorride
è marzo eppure sembra un dì quieto d’aprile.
Uno scampanello, un riso
un bacio, un t’amo, un soffio, un sogno:
il polline sull’ape è fioca stella in pieno giorno.
-
Stormiscono sereni i meli in un mosaico
e luccica argentina la corrente gorgogliando.
Ad ogni passo vola un petalo, neve lieve sulle dita,
e la risata, sai, del pioppo
è quella della me bambina.
-
Oggi è la tua festa, papà,
e adesso un altro albero mi fa da nido.
È dolce, ha gli occhi verdi, e fra le braccia sue
ritrovo la certezza che ho già perduto delle tue.
-
Le sue mani sono lievi, le radici immote,
e le sue fronde sono tenui, premurose
sulle gote.
Ha un tronco saldo e caldo,la sua voce è come il vento,
mi culla e mi solleva, piccolina, e non rimembro
più paura, più timore, più spavento, più tremore:
la corteccia (o pelle?) sua ha lo stesso mio colore.
-
Adesso è lui a baciarmi sulla fronte, sai, papà?
E le sue labbra sui miei palmi hanno la dolcezza
dei fior di melo sfatti dentro questa brezza.
È giovane, ma forte, dormo cheta sul suo petto:
mi sussurra “ninnananna” mentre m’accarezza.
-
Papà, adesso ho una casa,
finalmente, anch’io, nel mondo,
ho un uomo che mi dice “ciao, tesoro” quando torno.
Ma lui non è te, e tu non sei lui
e un babbo che m’abbraccia non l’avrò nei giorni bui.
-
Il tuo tronco adesso è secco, le radici sono frali
non avrai mai più una chioma per tua figlia ai temporali.
-
Ma oggi il sole splende,
e l’erba lunga è un mosaico sfasato:
ogni ramo è l’altalena di un defunto amato.
-
L’ho giurato a questo fiore: la mia bimba avrà un papà
e sono tanto fortunata da sapere chi sarà.
Ma questo vuoto non si colma, e tu mi manchi in ogni fiore:
perché anche il melo sboccia
nell’assenza del tuo amore.
****
"PLEIADI"
Tramontate la Luna e le stelle, or ora:
fiorite scantonano ombre l’angolo della via
vuota.
-
S’invola, assonnato, un colombo
oltre il margine del bosco:
un tremolar di vento, che non più conosco,
sfiora le mie cosce e spare via, veloce.
-
Pispiglia
l’upupa sul ramo più alto dell’olmo:
ogni suono è bordato d’argento.
Il mio dito, sul muro, è cometa,
ma non brilla, non fulge: non questa sera.
-
Dell’Orsa non resta che il fatuo bagliore
riflesso sui vetri dell’alba:
il mio sguardo è un uccello
notturno.
Non s’ode più neanche un
sussurro.
-
Tutto dorme, è un notturno respiro:
dorme il pioppo, il bruco, il bambino.
-
Oh…
Ma non posa, non tace, il mio cuore:
si ritorce nel vuoto del letto.
Occhi chiusi, ma sola: nel petto
ho un’arpa in frantumi che stride.
Svanisce ogni lucore della notte:
ed è bufera dentro questo letto, che mi era nido.
Le coperte, il lenzuolo, il cuscino
sono onde e marosi le lotte
verso il mattino.
-
Vacillo, mi schianto, poi taccio:
è un “t’ama o non t’ama?”;
è il nero.
-
Tramontate la Luna e le Pleiadi, or ora:
anche l’erba s’inchina all’Aurora.
-
Di tante fiorite promesse,
di tanti germogli di voce
mi restano braci morenti
e parole.
-
Stremato è il nocchiere al ritorno:
mentre dormi, io, sola, non dormo.
******
"ATTIMI"
Sedie vuote, un corridoio spento
ai passi romiti di qualche
sparuto passante.
Al vetro barbagli di lampada densa,
viscosa di luce
che spenta s’è mill’anni
addietro.
-
Bracciali di rondini i polpastrelli al polso
volano esuli alla mia carne ansiosa:
e quelle mani, che sfiorano ancora, ancora…
-
Un pargolo sul grembo,
sul mio collo bianco è un uomo,
è un ansimar che freme:
non più basta, non mi muovo.
-
Metamorfosi congiunta, tenerezza sfiorita in
passione
e tutto è così lento, è così dolce
tentazione.
-
In alto, in alto,
in basso: stringo tutto, stringo nulla
tutto tace, piano scende
nuca, collo, spalla, seno…
-
Amore mio che resti, amore mio che sfiori...
Un deglutire soffocato, un reclinato stel di fiori.
-
Si schiudono le palpebre e la coscia trema
è uno splendere confuso, come di candela.
Un brivido che vola sul torrente della schiena,
un erotismo lieve, poi vorace: non è sera... non…
-
Oh clavicola sottile, inarcata, tesa, nuda,
accogli quella bocca che non sa restare
muta.
**
MARGHERITA SASSOLI

giovedì 2 ottobre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = LEONARDO LASTILLA


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“Prima del sonno/è sacro/misurare dolcemente/l'elettrocardiogramma naturale/del mio cuore/poggiato sopra il tuo.”. I versi sono contenuti nel libro di Leonardo Lastilla “Incantesimi” (GPM Edizioni, 2025 pp.100 € 11.99) e diramano la loro direzione emotiva nel seducente sortilegio della vita. Leonardo Lastilla sostiene l'esercizio della parola poetica come l'arte di accompagnare all'incanto dei versi la volontà di richiamare l'evocazione di una entità, capace di descrivere una ritualità di suggestioni nell'effetto della conversazione con l'altro, destinatario della corrispondenza introspettiva. Rinnova la formula alchemica delle intenzioni, influenza il percorso dell'anima, muovendo il labirinto sinuoso della felicità e la tortuosità lucida del dolore, nella persistente oscillazione tra l'ambiguità del comportamento psichico, l'esortazione della mente e il disinganno del cuore. “Incantesimi” racchiude le dinamiche umane nelle metafore dei desideri, nell'identità dell'immaginario e nello scarto con il reale, ospita il senso della consapevolezza, il valore intrinseco e ambivalente di ogni rimedio simbolico, medicamento per lo spirito, che allevia i dolori dell'uomo ma contamina la sua integrità. L'autore analizza la dualità filosofica dell'essere, dosa i suoi versi nell'affascinante percezione della verità, plasmando le conseguenze imprevedibili della finzione, oltrepassando la mistificazione affettiva, enfatizza l'indomabile smarrimento della coscienza esistenziale, imprigionata nella manipolazione degli atteggiamenti effimeri e nell'inconsistenza delle convinzioni, elabora il senso morale delle azioni per riflettere lucidamente sulla natura della conoscenza e sull'enigmatica inclinazione altruista. La poesia di Leonardo Lastilla si nutre del gioco dialettico, attraverso un linguaggio colto e ricco di sfumature speculative, nella scia letteraria retorica e saggia dei contenuti, analizza l'effetto ironico e dirompente infiammando le composizioni poetiche in una parabole sensibile che affonda le sue radici nello stupore di uno sguardo cinico sul mondo, nel respiro di ogni meraviglia che è similmente segnale di sollievo e di sgomento. Leonardo Lastilla esplora la condizione interiore attraversando i contorni indefiniti del nichilismo, evidenzia la sfiducia nelle relazioni sociali tracciando indizi contemplativi sulla sofferenza, sulla malinconia, e sul disincanto, tralasciando il solco della speranza nella frontiera di una sospensione della delusione e della sfiducia, l'inesorabilità del vuoto e l'annientamento delle illusioni. Il libro presenta al lettore profonde chiavi di lettura nell'estetica di una mimesis che interroga la fragilità e la solitudine, la misteriosa profondità dell'io e la celebrazione del paradigma sublime, annuncia la cognizione del limite, assorbe la custodia degli attimi fuggenti sugli ostacoli e le incognite delle attese. Il poeta traduce l'ineluttabile fluire del tempo, la sua inadeguata imperfezione, descrive l'intesa attrattiva della propria voce, comprende l'origine sovrana della persuasione comunicativa. Rende l'opportunità elegiaca di una rivelazione poetica tra lusinga e inganno, nella sfumatura della parola, libera di conquistare il lettore.
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Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
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TESTI SCELTI
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"Trasparenza"
Ho chiesto ai tuoi occhi
che colore fossero i miei
mentre ti guardavo.
Troppa luce
altera le percezioni.
Davanti alla nitidezza
tutto si fa sincero.
Le sfumature diventano orizzonte.
Riconoscersi disorienta l'identità.
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"Pensaci"
Inutile parlare di emozioni
se sono contraffatte
dalla zecca dell'opportunismo.
Chiedere di ricordarsi
ha il valore
di numeri di serie imitati
sul palcoscenico delle caricature.
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"Pace"
Estatico
come il tuo sguardo
sporto dal finestrino in corsa
su una campagna immacolata.
Affondare gli occhi
nell'humus della terra
restituisce la gioia perduta
tra gli artificiali gingilli.
Solare e caldo
come il tuo stupore innocente
germogliato tra i campi dell'imprevedibilità
dove aro pensieri e aspetto ricompense.
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"Certamen"
Certamente la certa mente
mente, certa di impunità
da arrogante rogatoria
così lontana dalla sterile rotatoria
di pensieri a vuoto
a salve, buongiorno:
saluti inevasi
per assenza del destinatario,
destino senza più gentilezza
solo gente olezza
nella carta assorbente di sé.

"La magia era l'altra"
Sparita, senza peso,
come la valigia
sul nastro del check in,
dietro un'anonima scenografia,
senza riconsegnarti poi all'arrivo.
Bagaglio smarrito
di un viaggio mai finito,
forse sei rimasta a terra
dove strisci a piacimento.
Il trucco doveva essere
apparire insieme sul palco della vita
e non questa codarda illusione.
Il prestigio lo dà l'amare
e non il gioco
di rimanere nascosta
nella soffocante botola.
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"Commiato"
La faccia lavata dal mare
è il solo risveglio possibile
nel fascino frastornante della baia.
A picco fuochi emotivi
incendiano la bellezza non ritoccata
nel dialogo comprensibile
tra cielo e terra.
Che non ne faccia parte
è l'unico equivoco
da risolvere
con tuffi ad occhi aperti
dentro l'abisso della vita.
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mercoledì 1 ottobre 2025

POESIA = FRANCESCO CLEMENTE


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"Con buona pace di Montale"
Mi va di molestare Montale,
lo declamo a rovescio, con furore.
A noi poeti virtuali chiedi il perché
del mondano baccano, di tanto fragore.
Non temere, qualche cuore ti deluderà,
se anche tutto perisse sotto macerie avverse,
sprigionerebbe frastuono tra sottane rovine.
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"Madre Tecnica"
Madre Tecnica che sei nei mondi,
sia materializzato il tuo nome,
s’imponga il tuo regno,
sia dogma la tua volontà
come in acqua e in aria, così in terra.
Dacci oggi il nostro silicone quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo
ai nostri finanzieri,
e non ci abbandonare
alla spiritualizzazione,
ma liberaci dall’umanità. Kaputt
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"Scacco all’inganno"
Fra lupi e leoni, umani assai,
raccoglie nell’isola delle droghe
monca vittoria la magica Circe.
Impaglia la truppa dell’eroe,
con suoni mielosi lo avvolge,
eppure, rinuncia, non lo vince.
Sei tu-folto fascio di elettroni
in fuga nei circuiti della realtà-
la mia galvanica seduttrice?
Ế con te che mi gioco la vita a scacchi?
Io ridotto già a pietra invoco Ulisse,
gli imploro anch’io di essere attore.
Basta mi sveli della libertà il sapore.
* FRANCESCO CLEMENTE

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA GIRARDI


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“Ombre di carta” di Valeria Girardi (Amazon KDP, 2023 pp. 98 € 10.40) omaggia il personale processo di crescita e maturità personale attraverso l'esplorazione della poesia, la consapevolezza di un itinerario meditativo che tocca i passaggi di una resilienza emotiva, confronta la relazione dei pensieri e delle emozioni con le esperienze della vita. La natura poetica di Valeria Girardi incrocia il percorso evolutivo dell'indagine sulla propria essenza, pone interrogativi e riconosce una vocazione intimista, una proiezione elegiaca dell'entità invisibile che governa i sentimenti, appaga la ricerca del significato e della prospettiva esistenziale nella necessità di restituire al lettore la propria autentica testimonianza. Valeria Girardi identifica la coscienza dei propri versi con il tessuto luminoso e oscuro dei sentimenti, sovrapponendo la superficie dei dettagli, le zone d'ombra e le estensioni della luce, ritagliando il margine dell'autobiografia in un profilo riflesso delle atmosfere perdutamente vissute. “Ombre di carta” avvolge, in uno stile espressivo riconoscibile e confidenziale, la pagina intrisa di suggestioni liriche, ripercorre il vincolo misterioso e seducente con l'altro, condensa la parabola emozionale in una selezione sensibile di incontri e di riflessioni dove il confronto con l'umanità rivela il proposito positivo di affrancare il guscio protettivo dell'anima e di estendere l'equilibrio delle sensazioni conquistando l'infinito del dire poetico. La scrittura di Valeria Girardi coglie i coinvolgimenti interiori, alterna gli ostacoli della sofferenza alla libertà della felicità, incide sulla carta la memoria viva delle attese e i solchi profondi delle assenze, lungo il rituale delle stagioni degli inganni e delle illusioni, contrasta gli argini di ogni eclissi sentimentale, dispersa in frammenti di inevitabile disincanto. Valeria Girardi esamina la frattura malinconica della depressione concentrando sul proprio incedere personale l'elaborazione del proprio mutamento psicologico, indagando la propria identità, analizzando le esitazioni e le incomprensioni che circondano il suo trovarsi nel mondo, indugiando nel modo di esistere in affinità con la cura dell'ascolto, la ricchezza dello spirito, la qualità incoraggiante della riconquista e della rinascita. La poesia di Valeria Girardi si fa mezzo rassicurante per manifestare apertamente il lascito distintivo e spiazzante del tormento, per ricongiungere le discordanti emozioni collegate al contesto umano, per scoprire uno spontaneo sentiero verso la guarigione e l'efficacia creativa. L'autrice impiega l'uso nobile della poesia per identificare il suo percorso e dare voce ai ricordi, per assimilare il disagio degli stati d'animo e individuare una corrispondenza del sentire tra un codice metaforico e simbolico e un linguaggio educativo sentimentale. Valeria Girardi plasma il caos interno, orienta le ispirazioni per motivare la responsabilità cognitiva degli impulsi, da senso al dolore emotivo trasformandolo in un'attenzione tangibile e afferrabile a tutto ciò che accomuna la sensibilità all'introspezione. Attende la purificazione poetica come una rivelazione che permette di inoltrare la catarsi delle parole verso la speranza, disorienta lo spazio bianco dalle imperfezioni delle sospensioni, recupera il presagio del tempo attuale, immerso nella sua contraddittorietà, nell'irresolutezza dei rapporti umani, traduce la limitazione dell'essere nella forma più suggestiva per comprendere e interagire con il mondo.
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Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
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TESTI SCELTI
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"Primo bacio"
Creami nel tuo oblio
Un posto riparato
Dal freddo del male.
=
"Con l'amore ogni giorno"
Tradita dalle circostanze
mi addentro nel deserto della vita
con la carcassa dell'amore sulle spalle.
Divorata fuori dagli avvoltoi del tempo,
scavata dentro dalle mie lacrime.
=
"In fede, vacilla"
Seppur dal cielo solo grigio cade
spinge negli occhi luce argentata
mesti pensieri a farsi scintille
di una parola, una nuova speranza.
Si può credere ancora?
=
"Peregrinaggio urbano"
Riprendi la vita da un vetro imbrattato,
con la mano poggiata tenendoti il viso,
gli occhi si muovono a ritmo deciso
seguono quello che accade al di fuori.
-
Gli sprazzi di luce si alternano ai tunnel,
e ancora alle case strappate alle strade,
mentre il grigio cemento vorace trasmuta
il verde sbiadito dell'uomo moderno.
-
Stanchi e pensosi quei viaggi sul treno,
che trovano spazio in un finestrino,
da cui guardi il mondo mentre vivi nel tuo.
=
"Stringo una rosa"
E stringo tra le mani una rosa,
ne stringo più forte le spine.
Le ferite del tempo e quelle del cuore
hanno qualcosa in comune tra loro:
la sanabilità.
E ciò che rimane è una cicatrice bianca,
che risplende nel buio dei pensieri più caldi.
=
"Vuoto a vivere"
Bianche onde di cotone
Sorreggono la barca
Del mio corpo vuoto.
=
"Grazie"
L'albero è cresciuto:
tra le sue fronde
un raggio di sole.
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