mercoledì 30 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIO MARCHETTI

Giulio Marchetti – "Energia del vuoto" - puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2019 – pagg. 39 - € 7,00
Giulio Marchetti, autore del libro di versi che prendiamo in
considerazione in questa sede, è nato a Roma nel 1972. Ha pubblicato la
raccolta di poesia Il sogno della vita, 2008, finalista al Premio Carver e
segnalata con menzione speciale della giuria al Premio Laurentum. Vari
critici si sono occupati della sua poesia.
Come scrive Paolo Ruffili in una nota, c’è nelle poesie che
compongono Energia del vuoto tutto il vocabolario delle figure che tornano
nel frammentario “discorso” dell’innamorato.
Si può aggiungere la costatazione incontrovertibile che consiste nel
fatto che se l’amore stesso fa soffrire è tuttavia degno di essere vissuto per
quanto di felice può apportare alla persona, soprattutto a colui o a colei che
si sforzi di sviluppare la propria capacità d’amare, elemento che deriva
innanzitutto dal conoscere sé stessi e poi dall’abilità e l’intelligenza nel
comprendere l’altro, amato o amata che sia, nella sua interiorità e a questo si
arriva solo attraverso quel termine vago che si chiama sentimento.
Nella storia della poesia di tutti i tempi la tematica amorosa è stata
trattata da numerosissimi poeti e poetesse da Dante a Petrarca, da Saffo a
Catullo, da Neruda a Pavese.
Sono veramente rari gli autori di testi poetici che tra i loro lavori non
abbiano, tra le altre, trattato la tematica dell’amore, da quello platonico a
quello angelicato, da quello sensuale a quello per la figura amata scomparsa
dalla scena della vita, assenza che si vuole riattualizzare.
Energia del vuoto per la sua brevità si può considerare una plaquette e
non è scandito in sezioni.
Il volume per la sua unitarietà formale, stilistica e contenutistica può
essere letto come un poemetto e tutti i componimenti sono forniti di titolo e
risolti in un’unica strofa.
Cifra essenziale della poetica di Giulio Marchetti espressa in questo
libro è quella di un poiein intellettualistico e il poeta in quasi tutti i
componimenti si rivolge ad un tu femminile che è quello della persona
amata ardentemente.
La scrittura è icastica nella sua leggerezza ed è connotata da
visionarietà e sospensione.
Accanto al tema amoroso e ad esso collegato ritroviamo nelle
composizioni del nostro il tema conoscitivo insieme a quello etico, in
particolare quest’ultimo nel senso della conoscenza del male.
Si aprono talvolta nel tessuto linguistico squarci neo lirici come nei
versi tratti dal componimento Occhi: - “Ho scelto l’amore cieco per amore/
dei tuoi occhi. / Ho deciso di vedere soltanto/ attraverso di loro” - “,
sintagmi che rendono perfettamente quel senso di fusione che si prova solo
attraverso l’amore stesso a livello fisico e psicologico.
Raffaele Piazza

martedì 29 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = IVANO MUGNAINI

IVANO MUGNAINI, "La creta indocile", Oèdipus edizioni, - 2018, ppgg. 104,- € 12,00 -
Ad aprile 2018 risale la prima edizione del libro "La creta indocile" di Ivano Mugnaini,
avente prefazione di Elio Pecora e Nota di lettura finale di Ivan Fedeli.
Il volume è stato inserito nella collana “Intrecci” e, anche se si tratta di poesia, esso
presenta non pochi punti di contatto con la produzione narrativa dell’autore.
La prima sezione, “Pietra che freme”, propone immediatamente l’argomento che tutto
pervade, ovvero la morte, garantita come «un elettrodomestico / Philips con controllo
illimitato di qualità».
L’unico antidoto contro di essa rimane l’amore. A riprova di ciò, quando la donna
amata scompare, ella si rende protagonista di un’assenza che toglie significato a tutto
il resto, e allora il poeta diviene «un essere ferocemente / innocuo, quietamente letale».
E contestualmente la parola viene privata del suo potere curativo e protettivo.
La presenza animale è frequente in queste pagine, regalando squarci di armonia e di
suggestiva bellezza anche nei momenti di incrinatura: i gatti silenziosi assorbono «il
mistero dell’aria» o possono rilassarsi sul cofano di un’automobile senza temere
pericoli; i cani si zittiscono spaventanti o piangono o urlano la loro e la nostra
disperazione, ma la loro sensibilità risulta costantemente vivificante; i lupi possono
ancora ululare alla luna, nonostante abbiano perso lo smalto vitale, e sono, come
l’uomo, «ancora affamati di tenerezze / feroci».
Come ha scritto Javier Marías, persino una macchia sul pavimento cerca di resistere ai
tentativi di cancellarla completamente. Tutto ciò che pulsa e vive, soffre e si ostina
nella ricerca di una via di salvezza, pure quando pare che non ci sia più speranza.
Questo persistente attaccamento alla vita rende il poeta grato per il percorso sin qui
tracciato, a dispetto di tutto e di tutti. Basta un inatteso raggio di sole, perché l’umore
più nero tramuti in qualcosa di più leggero e sopportabile, non di rado addirittura in
uno stato d’animo diametralmente opposto.
«La vera nascita» avviene «nell’istante della prima gioia». L’autore vorrebbe esistesse
una religione da poter finalmente abbracciare, una religione che propugnasse la felicità,
una felicità stabile e duratura e priva di sensi di colpa, non un «piacer figlio d’affanno».
Procediamo nel nostro cammino sgretolandoci come l’asfalto sotto l’usura dei giorni,
però qualcosa dentro di noi resiste, si ribella, non si rassegna. Essere uomo per l’autore
significa plasmare la creta dell’esistenza, indocile per sua stessa natura, con tutti i limiti
e le imperfezioni che ne derivano, ma comunque producendo dei risultati concreti,
compiendo scelte ed esplorando nuove possibilità.
Sono presenti, in questi versi, anche lenzuola e pensieri sporchi (viene in mente “Il
pescatore di asterischi” di Samuele Bersani), che fanno sentire «inadeguato all’eterno»
(titolo di un suo precedente libro, oltre che di una lirica inserita nel volume in esame)
il poeta, eppur vivo.
Inoltre, la poesia “L’attrazione” ricorda la canzone di Simone Cristicchi “La vita
all’incontrario”, poiché sarebbe bello poter cominciare la nostra esistenza dal suo punto
finale e ritornare indietro nel tempo, ritornare forti e giovani, anziché «muoversi dalla
luce verso il buio».
La scrittura di Ivano Mugnaini è sempre molto precisa e sorvegliata, di un’eleganza
discreta in cui però emergono salvifici e improvvisi attimi di accensione sanguigna con
punte di ironia e sano umorismo, per consentire alla vita di fluire spontaneamente e
alla poesia di creare nicchie accoglienti nei momenti più cupi, tra ricami della mente
leggeri e una costante acutezza di visione.
Essere folli, ponendosi sopra le righe e ridendo o sorridendo, consente di mettere a
tacere la ragione, quando diventa troppo opprimente. Rammentando parole di Rabelais,
per il poeta «È meglio scrivere di riso che di lacrime» (Vittorio Alfieri diceva:
«Giovine, piansi; or, vecchio omai, vo ridere»).
Talvolta Ivano Mugnaini - lo ammette lui stesso - vorrebbe non gli venissero in mente
segmenti di versi, e non di rado prova disagio nel contesto sociale in cui viene a
trovarsi, soprattutto nell’ambito delle premiazioni letterarie, che spesso ben poco hanno
a che fare con la poesia vera e pura: «Non sono / in sintonia con il suo abitino color /
pastello, con il suo anello incastonato / più saldo della dentiera e meno freddo / dello
sguardo con cui taglia / lo spazio di questa sera che avrebbe potuto / essere quieta e
solitaria, o calda di risa».
Il percorso di lettura, per quanto concerne La creta indocile, si snoda attraverso cinque
sezioni: alla succitata e iniziale “Pietra che freme”, fanno seguito “Folli e strani
castori”, “La speranza di settembre”, “Il sole d’autunno” e infine “Un altro giorno”.
Poiché a volte è possibile sentire che qualcosa o qualcuno per noi veramente non morirà
mai, diviene accettabile addirittura il fatto di non poter capire cosa la morte stessa
comporti. Di conseguenza l’attenzione può concentrarsi sul tempo a nostra
disposizione, ipotizzandone l’uso migliore («Meglio fare come Raffaele, allora, il
quale, / alla veneranda età di anni ventinove, ancora / non sa leggere l’orologio»).
A un certo punto Ivano Mugnaini parla de “La nostalgia della luce”: «mi chiedo, per
salvezza o dolore / ulteriore, dov’è il sole, / dov’è rimasto, in quale attimo, / quale bar
incrociato lungo la strada, / bibita dolce, colorata di occhi desiderati / un istante / una
vita.». Talune affinità potrebbero risultare ravvisabili in parole kafkiane: «Negli ultimi
tempi ripenso sempre più alla mia vita, cerco l’errore decisivo, colpa di tutto, che potrei
aver commesso, e non riesco a trovarlo». Nel caso di Mugnaini è ricerca di luce,
sebbene perduta; nel caso di Kafka, all’opposto, si può individuare una ricerca
riguardante l’origine del buio, che ci avvolge individualmente.
Ma le due dimensioni, di luce e oscurità, si intrecciano. Come sostiene Lucia Gaddo
Zanovello, infatti, quando stiamo in ombra avvertiamo la necessità del calore del sole,
e quando siamo esposti al sole abbiamo bisogno, invece, dell’ombra ristoratrice.
Ivano Mugnaini, ci ricorda che, come pesci, possiamo sollevarci dal fango per divenire
zampilli di gioia schizzando verso l’alto, verso un cielo che sorride alla vita, anche se
forse non nasconde nessun segreto.
In tale contesto, “divergere” può essere “divertente” o salvifico, mentre la solitudine si
interseca talvolta a inizi di storie senza seguito, storie mai esistite secondo un
osservatore esterno, ma mai concluse per chi le ha vissute, tra i problemi di
comunicazione più diversi.
Il libro si chiude sfiorando ambiguità esistenziali e facendoci ascoltare alcuni passi.
È occasione, per il poeta, di rammentarci l’esistenza di un “ponte”, di un «contatto tra
carne e terra», solido e concreto appoggio, cui potersi affidare.
*
Claudia Manuela Turco

venerdì 25 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LIANI

Francesca Liani : “La metrica del battito” – Ed. Esca Montage – 2018 – pagg. 108 - € 12,00 –
Con il sottotitolo “Anima nuda tenemus” lo scorrere dei versi, sorprendentemente dall'eco privata, si scioglie per un “fragile e possente cuore che batte all’impazzata”. La profondità e l’accuratezza di una ricerca, volta alla introspezione di un tempo unico ed universale, rappresenta in queste pagine il motivo dominante che riesce a ricamare il ritmo di un dettato incluso nella sfera della libertà e della sensazioni superiori dello spirito. Versi che hanno il dono della leggibilità, perché improntati alla cristallina musicalità, brevi , pregnanti, carezzevoli in una peculiare mobilità di scrittura, nella quale l’occasione del canto è ricordo, illusione, figure, colori, pensieri “rinchiusi in un batter di ciglia”. Il pulsare cardiaco sostiene “le pieghe del cuscino/ avvinghiato al petto…”, quasi a precisare il tremore della solitudine. “Le parole muoiono in gola/ e il silenzio fa da velo/ ad un corpo nudo/ ramo senza fronde/ mare prosciugato dalla onde”, nella sospensione volutamente lineare di pensiero, illuso di poter ripetere “colori/ che avvolgono le pareti dell’anima”. Poesia corporea , immersa nella incandescenza del desiderio, della cristallizzazione di un sussurro eternamente immaginario.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza: "ALESSIA E MIRTA" Ed. IBISKOS-ULIVIERI, 2019-
Nella raccolta “Alessia e Mirta” di Raffaele Piazza, ti accorgi subito che stai per
essere immesso all’interno di una esperienza della giovane donna Alessia del tutto
nuova e tutt’altro che superficiale, ovvero di un percorso di vita quotidiana in
maniera via via più coinvolgente non con una scrittura retorica o affabulatrice, ma
con il desiderio di esplorare sempre più a fondo le emozioni all’interno del
personaggio in questione, intesa come unità di coscienza ed inconscio.
Scorrono le giornate della donzelletta, come direbbe Giacomo Leopardi, che non
viene dalla campagna, bensì da una città con tutte le sue problematiche sociali e
ambientali.
Piazza, con una scrittura dinamica e perspicace, cerca di rendere fruibile il sentimento
di una donna che non si frantuma ma, con il cuore colmo di gioia, attende con ansia
gli incontri d’amore con il suo Giovanni nelle camere di vari Hotel, la voce dei sogni,
profonda e di luce, che incanta e lascia intravedere il futuro, sempre il sogno tra
dolcezza e armonia.
Fotogrammi di immagini rimbalzano, traboccano in fretta agli occhi del lettore,
trasmettono strane sensazioni, strane visioni, il sorriso quasi sonoro, “si libera” è
mette / in ordine la vita” è Recita la vita”.
La poesia di Raffaele Piazza tocca e rintocca con chiarezza l’innamorata Alessia, tira
fuori le ragioni che giustificano lo stato felice del divenire di una ragazza quasi donna
o donna che continua a sussultare a volte ingenua e con tenerezza sulla passerella in
cui si muove, con i suoi silenzi, gli sguardi, con un suo autentico modello di energia.
L’Autore crea ora dopo ora, giorno dopo giorno icone della vita di Alessia, la segue
con gli occhi, evoca in quel cuore capriccioso uno sciame di sensazioni. Briosi
pensieri si irradiano nel cielo infinito: “Mentre si diradano le ombre / dal cielo e
dall’anima di Alessia / ed è sereno tempo delle fragole”.
Esiste la giornata di Alessia, docile creatura che ascolta, incontra, comunica,
trasmette, non nasconde, dove i versi formano e trasformano lo spazio fisico e spazio
concettuale, catturano il tempo, il dialogo, il dentro e il fuori, emanano speranza:
“ride nella vita nuova”.
Purtroppo, non manca la nota dolente nei versi di Piazza. Alessia pensa e ricorda la
morte della sua tanto cara amica Mirta. Provoca in lei malinconia, brividi, sussulti,
palpitazioni. Il suo cuore si spezza al dolore.
Un raggio luminoso e pieno di gioia si impadronisce di Alessia. Il suo animo nobile
non ammette dubbi. La sua amica non è scomparta del tutto. Il suo cammino va ben
oltre i confini della realtà. L’ha amata e continuerà ad amarla. “Amicizia fiore raro
hai ancora / per me dall’oltrecielo ora che / non sei più carne ma solo anima”.
*
Oronzo Liuzzi

giovedì 24 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE

"Attraverso la città" - "Antologia poetica" a cura di Giuseppe Vetromile
Scuderi Editrice – Avellino – 2011 – pag.87 - € 10,50

Il senso di una nuova antologia,ormai datata, come quella che prendiamo in considerazione in questa sede, va ricercato innanzitutto nella selettività del Curatore della stessa (in questo caso Giuseppe Vetromile) nello scegliere i tredici poeti inclusi che, esprimendosi in maniere differenti, raggiungono in modo incontrovertibile esiti estetici alti.
Gli autori antologizzati sono in ordine alfabetico: Pasquale Balestriere, Carmine De Falco, Marco De Gemmis, Adele Di Pietro, Stelvio Di Spigno, Maria Rosaria Luongo, Ivano Mugnaini, Regina Célia Pereira da Silva, Raffaele Piazza, Ugo Piscopo, Agostina Spagnuolo, Raffaele Urraro e Giuseppe Vetromile.
Il testo è strutturato con la presenza iniziale della presentazione di Vetromile alla quale seguono le sillogi delle poesie precedute da una breve nota critica e poi vengono le note biografiche sugli stessi poeti.
Attraverso la città ha per sottotitolo Rilievi e risalti poetici del tessuto cittadino visti da e seguono i nomi degli autori.
Per ogni persona il proprio posto di appartenenza, soprattutto se esso rimane lo stesso dalla nascita per tutta la vita, gioca un ruolo essenziale nel relazionarsi con i luoghi praticati e nel convivere con gli altri abitanti.
La città da attraversare, quindi, non è assolutamente solo lo sfondo statico dove avvengono i vissuti di ognuno di noi, ma invece una realtà vivissima da praticare nel bene e nel male.
Nelle città possono esserci luoghi idilliaci come parchi verdeggianti, testimonianze dell’architetture del passato rappresentate, per esempio da chiese antiche o palazzi storici, musei, ma spesso non solo nelle periferie si trovano tracce di degrado come immondizie non raccolte e case in disfacimento.
Tutto si gioca nel senso del cronotopo, lo spazio nel tempo, e si possono immaginare facilmente donne e uomini del passato che hanno camminato per le stesse strade che noi attraversiamo.
La città si può pure riscoprire quotidianamente, fingendo di essere turisti che la visitano per la prima volta e quest’atteggiamento si collega al progetto del curatore che ha richiesto agli autori versi che abbiano per oggetto la città stessa, luogo privilegiato che viene sublimato attraverso le diverse sensibilità di ciascuno.
Indubbiamente attraverso il tempo e l’evolversi delle civiltà sono mutati i ritmi di vita e forse si è perso il senso di una fusione con la natura nell’epoca della liquidità quando tutto sembra vago e incerto e nelle mentalità conta più l’avere dell’essere e tutto diviene pura esteriorità.
Infatti si è considerati più per il quartiere di appartenenza che, per esempio a Napoli, può essere di lusso, come via Petrarca o il Vomero alto, fino a giungere ai bassi di Montesanto nei quali i cittadini vivono abbrutiti dalla miseria e dalla delinquenza.
Per usare una metafora teatrale la città stessa diviene spazio scenico o scenografico nel quale si svolgono le vicende di ciascuno di noi.
Ogni poeta quindi qui dice la sua con urgenza motivato dallo stimolante tema scelto dal Curatore.

Raffaele Piazza

mercoledì 23 gennaio 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia e la conchiglia rosa"

Dono di Giovanni rosa conchiglia
a ragazza Alessia nell’aprire
guardandolo negli occhi il pacchetto.
Tocca le valve della conchiglia
nello scendere nell’anima
della conchiglia la tinta leggera
a rianimare Alessia dopo della
maturità l’esame.
Ora l’aspetta l’esame con la vita
infinita e le si fanno stelle
gli occhi.
*

"Fiore di figlio"

Poi, scattante, ti sveglierai domani
mattina nei tuoi anni 19
contati come semi. Mi guiderai
sul sentiero della vita, spazio
scenico per prove di danza.
Tenendomi per mano mi condurrai
fuori dal parco, nella ressa delle
strade senza paura, fiore di figlio
non voluto e amato a dirmi
come scrivere la vita.
Sorgivo anelito a iridarsi in sette
tinte in magico stupore,
nei miei i tuoi occhi.
Guiderai l’auto come un jet
nel cielo dell’esistere, mi
consiglierai quale abito indossare
e cosa fare nel weekend. Attimi
di feritoie, momenti perfetti
nel contemplare, l’icona restituita
del tuo sguardo.
Grazie.
*

"Alessia gioca con la vita"

Carezza la testa dell’azzurro
gatto Neko e lui fa la fusa
gioco fiorevole di Alessia
senza pericolo di sorta o
nuota in di Capri il mare
come distesa di silenzio
Alessia e c’è pace
nella calma delle acque
gioco di pacifica natura.
Ma c’è pericolo in dell’
amore il gioco e se lui
non sta attento Alessia
ci resta e non è il tempo
dei figli. Lo guarda negli
occhi e con lo sguardo
connivente gli dice che
lei ha avuto l’orgasmo
e lui può uscire e così
esiste Alessia.
*

"Alessia e il soleggiato paesaggio"

Il luogo è Napoli, l’anno il 2019
l’ora le 18 nella tersità dell’aria
intravista dal balcone – visore di
Alessia, quasi acquario sulle cose
del mondo. E il cielo vira la tinta
verso il serale cobalto per Alessia
nel farsene una veste per la festa
della vita se non è nuotando esistere.
Insiste un cutter sul mare per la
navigazione fino al porto dissepolto
e il gabbiano senza nome si libra
per nuovi orizzonti come quelli
di ragazza Alessia iridati e la marina
di Mergellina regala speranze
a naviganti e pescatori nel gettare
la canna fino al terzo millennio
di parole.
*

"A Pierpaolo Pasolini"

Vedi, Pierpaolo, a Ostia è il
nulla, una culla di pensieri
sciama nel Terzo Millennio
eri felice, Pierpaolo? Saresti
vivo in questo postmoderno
senza usignoli senza la mano
e la manna dell’innocenza
a tessere testi per Garzanti
e sul Decamerone
mirabili pellicole.
Poesia in forma di rosa
un attimo un barlume,
l’esatta verginità morale del tuo
esistere eri l’angelo del nulla
sorridevi in questo ti differenzi,
da Pavese, tu, profeta sanguato dei giorni
e cosa diresti vegliardo nel 2019?
Pierpaolo angelo
tra penna e cinepresa, Corriere
e ragazzi di borgata, privata
felicità nella diversità eri felice?
Ceste di mele di fortuna
ti donerei questi versi
piango come chi crede nell’arte tua
le ceneri tue insieme a quelle di Gramsci
a vedere nel fondo della Storia
un mistico furore di generazioni
senza passato Pierpaolo
oltre la vita e la morte
ai blocchi di partenza e sono morti
Penna e Bellezza e Moravia.
Pierpaolo, in quel chiaroscuro
aurorale che dà barlumi per esatta
coincidenza era il 1975 il. giorno
dell’infanzia e mia nonna disse
che eri morto, sovrana innocenza
penna nel quaderno di me stesso
a non sapere come nascono i figli.
*
Raffaele Piazza

martedì 22 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO BAIOTTO

Marco Baiotto : “Come un bruco assetato di cielo” – Ed. Macabor – 2018 – pagg.110 - € 10,00
Poesie 2000-2005 , in un elegante rincorrersi di testi dal rilievo scultoreo e dal ricamo della musicalità genuina. “Il cercatore filosofo” (2000-2004) e “Il narratore cieco”(2000-2005) sono i due capitoli che offrono la variegata lettura di poesie, tutte incentrate nella soffice ed ampia significazione filosofica o nella immersione della memoria nel quotidiano fantasmagorico. “Questo libro ci impone coraggio. – scrive Ivano Mugnaini nella prefazione – Ci chiede di mutare pelle e prospettiva dei nostri pensieri. Vuole che diventiamo bruchi in grado di guardare qualcosa che non sia più soltanto il nostro corpo e il baricentro che spostiamo di giorno in giorno, di anni in anno, ma che rimane, alla fine, sempre lo stesso.” La culla dell’universo potrebbe sussurrare polvere di stelle, ma in contemporanea ci illumina per pensieri, parole, azioni che andiamo ad immaginare nell’intimo della nostra esperienza. Le labbra in malinconico silenzio attendono di sussurrare illusioni per ricucire i ritagli del tempo. Il sorprendente illudersi dei ricordi ricuce figure e vetrine per un sottile incrostarsi delle pareti domestiche, ed i ritagli del tempo solcano inesorabilmente la pelle del viso. Il poeta adagia il suo canto sul delicato sospiro dell’amore, quasi sempre con lieve accenno tra l’evaporato e il sognato, ove la sensualità viene appena sfiorata e decantata in aliti evanescenti. Qui la parola , con le sue metafore , viene conservata e custodita per esprimere i sentimenti nella limpidezza o nella impalpabile tessitura del racconto.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 21 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ORONZO LIUZZI

Oronzo Liuzzi – Lettera dal mare---Oèdipus edizioni – Solofra (AV) - 2018 – pag. 63 - € 12,00

Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (BA). È laureato in Filosofia Estetica. Artista poliedrico, durante la quarantennale attività, ha esposto in numerosi musei e gallerie a carattere nazionale e internazionale. È stato presente in varie edizioni della Biennale di Venezia. Ha pubblicato numerosissime raccolte di poesia.
Nella nostra contemporaneità, quando i mass – media focalizzano quotidianamente la loro attenzione sullo scottante tema dei migranti, uomini, donne e bambini derelitti che, in condizioni disumane, lasciano la Siria e altre terre per fuggire dal flagello di una terribile guerra, Oronzo Liuzzi con coscienza non solo letteraria ma anche civile ci offre il libro di poesia affascinante, doloroso e umanissimo intitolato Lettera dal mare.
Non si tratta di un’opera politica in quanto l’autore non prende posizioni di parte schierandosi con la destra o con la sinistra, non si pronuncia sul come e sul dove bisogna aiutare questi esseri che sembrano perdere i connotati di persone, piuttosto Lettera dal mare pare diventare un poemetto con il quale l’autore cerca di penetrare personalmente nelle realtà dei migranti entrando empaticamente ed affettivamente in contatto con loro.
Non ci si chiede qui se si stia realizzando con il fenomeno dell’immigrazione un’invasione islamica dell’Occidente cristiano, come molti credono e come era stato affermato dalla scrittrice Oriana Fallaci o se si debba invece accogliere con carità cristiana lo straniero diseredato non per buonismo ma per umanità.
Invece qui si parte dall’assunto che ognuno di noi è un migrante, come scrive Liuzzi prima della stesura delle poesie.
Quindi viene realizzata la concezione della vita come viaggio, tragitto che va dalla nascita alla morte e che riguarda tutti gli esseri umani sia gli abbrutiti siriani, sia i privilegiati occidentali dei quali fa parte l’autore stesso.
L’io – poetante sente fortemente il dramma in questione e iterativa è la presenza nelle poesie del sintagma mio fratello, che talvolta diventa quasi martellante.
Il Nostro penetra nel pensiero del fuggiasco quando afferma che egli è stanco di vergognarsi della sua razza, delle guerre del suo paese, del puzzo della polvere da sparo, di subire inaudite umiliazioni e di aspettare.
Tuttavia c’è un barlume di salvezza nella mente del siriano quando pensa che ama respirare l’odore del mare e che è libero di correre la meta l’andare.
La scrittura di Liuzzi è chiara e narrativa, veloce, leggera e icastica, affabulante e connotata da una forte magia mista a sospensione e i versi dei componimenti, che iniziano tutti con la lettera minuscola, elemento che crea il senso di una misteriosa provenienza, sono disposti orizzontalmente per tutta la lunghezza delle pagine senza a capo.
Gli stessi versi scorrono sempre in lunga ed ininterrotta sequenza senza traccia di punteggiatura e tutte le composizioni sono senza titolo.
Il libro è movimentato e reso vario da testi che sono citazioni da diversi autori come Ivano Fossati e Franco Battiato.
Presente è il tema della fisicità e vengono detti con urgenza i corpi stremati degli infelici stipati sulle navi in condizioni inimmaginabili per chi vive nell’opulenza e sulle quali Oronzo ci invita a riflettere.
*
Raffaele Piazza

sabato 19 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE IULIANO

Giuseppe Iuliano : “Parva materia” – Ed. Delta 3 – 2018- pagg.12 - € 2,50
Ancora una volta Iuliano ci sorprende per la sua scrittura pacata ed infocata insieme, ben tessuta per un bagaglio culturale di pregiato valore e felicemente realizzata per la musicalità del verso, che si distingue nel ritmo incalzante delle incisioni.
Il poeta urla al vento le sue illusioni, nella speranza che qualcuno ascolti la preghiera, la richiesta, il pianto, “stanco di esultare ai vanti di campanile”. Fiducioso nella ripresa calorosa della memoria incide il suo dettato in frasi che sembrano anche delle invocazioni, o meglio delle improvvise e soffocanti emozioni emerse dal sub conscio, o che affondano tra il precario e il meraviglioso , come figure metafisico esistenziali che recitano le diverse gradazioni dei sentimenti. “Pellegrini invochiamo dio, terra-carne./ Migranti benediciamo case e focolari/ lari e memorie di cieca santità di ogni dove./ Rondini garrule a becco a rostri difendiamo/ con anima terragna a denti stretti unità di nido.” Privazioni o miseria , perdite o conquiste, il “doppio” della psiche appare in questo ardore famelico che il poeta esprime quasi come religione da inseguire. Egli accusa la malvagia doppiezza degli ignavi , adombra riflessi quale “voce tarlo rabbia attesa fuga” di chi si perde ancora una volta tra i dettami della Bibbia, sussurra per “La festa delle Palme che era la passione, giornata di gaudio non di sofferenza” . Il tocco filosofico sfiora la quotidianità per soffermarsi nell’etica che ogni individuo dovrebbe accarezzare : “inquieto ostinato per calice di mensa/ coltivo a grappoli vigna di sangue ed acqua”. Poeta irrequieto Giuseppe Iuliano apre il suo canto con schietta padronanza e spazia nelle sfrenate stravaganze della mente per scandagliare il dicibile con distinto cristallo.
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = DORIS EMILIA BRAGAGNINI

Doris Emilia Bragagnini : “Claustrofonia” – Ed. Giuliano Ladolfi – 2018 – pagg.134 - € 12,00
Con una brillante, dotta ed esaustiva prefazione di Plinio Perilli, nella quale si alternano momenti di approfondimento stilistico, nel pieno della espressione poetica, a momenti di limpide interazioni con la scrittura, la raccolta si offre, per la sua interessante valenza di pensieri e di citazioni , di allegorie e di metafore , di sospensioni e di riflessi colorati , in una fiamma del tutto personale.
Il lungo viaggio intrapreso dai versi si avventura tra figure e traslati, tra ritmi assordanti e possibili rifrangenze, per un percorso multicolore che ha il riflesso della lirica classica imbevuta della elegante ricerca del nuovo, con un alternarsi musicale di endecasillabi e di versi senza misura, per realizzare il racconto del sub conscio, pronto a svelare i sentimenti assopiti e le illusioni aggredite. Gli otto capitoli, segnati con “sfarfallii-armati-sottoluce”, “ipernauta”, “se il fiore dell’ora”, “regoli”, “eroi celesti”, “giunchiglie trapassate”, “Ricreazione” , “nonnulla da tenere”, sono elegantemente legati da quel sottile, ma energico filo che la parola tende per fingere gorghi e affondare sussurri. La poetessa è figura dell’io che si presenta: “delle distanze a perdersi non pervengono misure/ potrei starti nel risvolto della tasca/ infiltrata in cucitura tenendo quella briciola di pane/ persa di merenda che non ti conoscevo ancora/ farmi formica e tu gigante, risalirti il bordo/ che viaggia lungo il corpo mascherato da universo.” E gli accenti si donano, lampeggiando o ironizzando, in una fantasmagoria finemente tessuta per il sorprendere del quotidiano o per aggredire miraggi. Ancora un semplice gioco di figure : il gatto assale la tenda del tempo, il cuore è un dinosauro, il cosmo esplode di piacere, i maya asseriscono che il prosciutto e la senape non piaceranno più, l’implosione è una mossa conclamata dal nudistallo, Susette spinge il suo segreto nell’ora e lo nomina piano per attenderlo nel blu, il silenzio scocca un frangipane nella via. Per l’autrice l’unità si disintegra nella frammentazione ed i frammenti aderiscono alla fantasia per comporre un tutt’uno che gioca nell’infinito. I frammenti si espandono tra razionalità e lucida immaginazione per divenire materia di sogno, impasto dell’inarrestabile desiderio di scorgere l’indivisibile.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 18 gennaio 2019

RIVISTA = FREQUENZE POETICHE

FREQUENZE POETICHE - N° 14 - anno II - Novembre 2018
Sommario :
- Saggistica: Paolo Allegrezza : La neoavanguardia napoletana tra arte e poesia verbo visiva
- Poesia italiana contemporanea : Antonino Contiliano : Per una poetica del tempo del noi
- Poesia straniera contemporanea : Norica Isac , Celor neibuiti/ Ai non amati (traduzione di George Nina Elian)
- Poesia visuale : Kurt Rudolf H. Sondeborg : scritture estreme --Claudio Parentela : Senza titolo
- Poesia in Campania : Antonio Spagnuolo : Sillabando alla luna - Nove poesie inedite
- Prosa , Aforismi, Haiku : Giorgio Moio : Quattordici aforismi, molto afor e poco ismi
- Discussioni e interviste : Rossella Forlè : Mary Cinque, le avventura di un artista in Napoli, Addis Abeba, Londra, Los Angeles
- Letture e riletture : Matteo Farneti "Armi e bagagli" di Enrico Fenzi / Federico Preiosi "E dietro le spalle gli occhi" di Lucia Triolo / Rosa Frullo "Lady Lazarus, La vita a posteriori" di Silvia Plath
- Direttore : Giorgio Moio

SETTIMANA DELLA LETTURA = POESIA A GALLARATE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO :
Cari amici poeti,eccoci alla VII edizione de La Settimana della Lettura che si terrà nelle scuole di Gallarate da lunedì 1 aprile a sabato 6 aprile 2019.

In qualità di poeti vi invito ad aderire all'installazione " Versi di Stesi", cordate di poesie che saranno esposte negli Istituti di Gallarate ed in uno di Busto Arsizio. Le cordate, realizzate dagli studenti diversamente abili, saranno presentate all'apertura della rassegna al Teatro Condominio. Tutta la manifestazione riceverà il patrocinio del comune di Gallarate da parte dell'Assessorato alla Cultura.
*
Fate pervenire al più presto 25 copie di una vostra poesia con firma, lasciando in alto un bordo di circa 6/7 cm., da inviare all'ìndirizzo in calce.
Per favore, divulgate l'evento dell'installazione, così altri poeti invieranno le loro poesie e i ragazzi potranno leggerle, strapparle, portarsele a casa e fare un book poetico da rileggere.
*
Grazie della partecipazione
Annitta Di Mineo

Plico da spedire a:
Prof.ssa Annitta Di Mineo
La Settimana della Lettura
c/o Istituto Superiore " G. Falcone"
via Matteotti 4,
21013 Gallarate

POESIA = FRANCISCO MUNOZ SOLER


POETARE VUOL DIRE ESISTERE
Rifiutarsi di vagare per tutta la vita
come una formica, senza senso
senza ribellarsi.
Poetare vuol dire esserci
e orientarsi nella vita
arare la terra, produrre dei fiori
accettare il dolore e attraversare il mondo
difendendo le impronte di qualcuno.
Poetare vuol dire neutralizzare quell'acido silenzioso
che genera astio,
significa decontaminare lo spirito
e liberare il proprio essere
dall'aridità di una terra desolata.
*
DESIDERO VEDERE L'ALBA
passeggiare fino alla spiaggia
e osservare la riva che declina,
prepararmi a viaggiare nei ricordi
che si affacciano come un'aurora,
perché la profondità della ferita
non é tenebra vuota
ma un varco che salpa della riva
verso gli oceani,
dove, ne cerchi d'acqua
si possono disporre le costellazioni,
ascoltare il silenzio,
l'eco dei pensieri, in questo cosmico
un secondo fatto di memoria
dove siamo l'uno e l'atro,
nel tempo e nello spazio
del tutto estranei alla sentenza di Orazio.
*
ORFANO NELLA CITTÁ DEL PARADISO
Com'e difficile, com'e difficile
tornare a casa
dal cuore del paradiso,
questa notte abbiamo ricordato Aleixandre (1)
sulle rive del mare
nel bellissimo Palmeto delle Sorprese
che si trova dove c'era un silo
quando se me serviva il poeta.
Rocordare
mi ha reso fragile e
mi ha fatto tornare
sul viale della belleza
amplificano le voci contrarie
e i baci
e le carezze,
infialzate nella memoria,
mi fanno sentire
più orfano
della notte più bella.
E questa notte lo zenit
risplende ancor più lucente, Aleixander
colora con la sua tavolozza di versi
il mare, l'aria e le genti
della città del paradiso.
*
(1) = Vincente Aleixander = Poeta andaluso , premio Nobel 1977
*
FRANCISCO MUNOZ SOLER -- (traduzione di Federica Venosi)

giovedì 17 gennaio 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA


"Alessia e la riapertura del Parco Virgiliano"

Dopo la bufera di alberi crollati
e dei chioschi la chiusura e altro
per Alessia riapre il Virgiliano
Parco nel gennaio, il mese del
nevaio. E torna partita dai blocchi
di partenza della casa a interanimarsi
con la natura vegetale nel dell’aria
a scendere di 18 grammi il freddo
nell’anima di ragazza Alessia.
Piove su Napoli che ancora esiste
nello scampanio domenicale
tra bambini e bambine con i genitori
felici nel ripararsi sotto di plastica
i teloni fino alla sera dopo la vita
in versi e non in versi.
*

"Alessia erede dell’azzurrità"

Spiaggia di ragazza Alessia
di granelli di sabbia
non infiniti come Dio
ma da contare difficili
e il mare da svuotare
con il secchiello come
per gioco nella mente.
Sola sul bagnasciuga
invernale dal freddo
buono pervasa eredita
l’azzurrità Alessia solo
con lo sguardo ad un cielo
tanto azzurro da turbare
l’anima e di Alessia il corpo.
Silenzio d’oro e parola
d’argento per Alessia
nel mito di Ulisse a cui
pensa, lei Penelope di
Giovanni e prega la Madonna
che non la lasci
ora che non è più vergine.
*

"Fiore di padre"

Prologo
Dal cielo delle
tue mani alle mie
un fiore d’erba
azzurro sotto il sole
hai messo per caso
a sbocciare per
altre generazioni.
1
Hai attraversato
il tempo in auto e
sei venuta a dare
il senso del latte
al figlio diciottenne,
amato e non voluto
nella magia duale e
2
nella chiostra
prealbare nel movimento
di gioia dello specchio
la tua fotografia
ad entrarmi per gioco
negli occhi e
il jet che ti ha
portato nel candore
del cappotto l’anima
di vetro nel fondersi
della notte con la
visione dei pini
piantati nel primo
‘900 in Villa
Comunale e
3
qui si respira aria di
trasparenza degli occhi
incanto di sorgente
dai tuoi fianchi
di ragazza nel tendere
alla via serale e
una scala per salire alle
cose della natura è rimasta
nelle durate, incantesimo tra
i nostri genitori e i nostri
figli e sei partita per altre
navigazioni su internet
e sul bordo del Mediterraneo e
4
oltre lo squillo del
telefono e la lettera alla
portineria arrivata
o nel nuovo diario,
per accedere al luogo
dove eravamo venuti
con il bambino quando
aveva cinque anni e
ora è la stagione delle
spighe e il figlio ha
18 anni, la forza
trasparente dell’aria
nell’accadere di ore
al mio polso sottile e
a stringere la giovinezza
a respirare la brezza
di un luglio dove tutto
è fermo anche del sole
la lamina, il dischetto
che vedi alle diciannove
dall’oasi del Parco
Virgiliano e poi
la forza nelle gambe
che vengono da me
se sei l’icona a
scendere nella camera
della mente e nella
stanza fino a
di leggerezza porti
altri.
*
Raffaele Piazza

mercoledì 16 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE PIAZZA

Raffaele Piazza : “Alessia e Mirta” – Ed. Ibiskos – 2019 – pagg. 52
Alessia è una ragazza onnipresente nella poesia di Raffaele Piazza , una figura femminile che si offre quotidianamente alle visioni oniriche , alle schermaglie amorose , agli scontri erotici clandestini , alle improvvise allucinazioni sentimentali, alle impreviste memorie che affiorano tra paesaggi o stanze , boscaglie o terrazze. Di contro Mirta si impone nella scrittura poetica per la sua violenta scomparsa dal mondo vivibile, vittima di un gesto suicida che la rende immortale. Ecco, allora, due personaggi emblematici che contendono i testi in un fluire continuo di versi , sapientemente equilibrati nella scrittura, che caratterizza Raffele Piazza , quale poeta tutto tondo, nel panorama contemporaneo.
Il viaggio lirico intrapreso in questo volume ci trasporta in mille colori tra le verdi foglie del parco , ove Alessia assapora le smanie d’amore , o tra le azzurre onde del golfo , ove la fanciulla abbandona le sue forme, o tra le assolate pietre del borgo , ove ella rincorre il suo amante, o tra le stoffe del negozietto , dove scegliere tessuti e costumi. Ma le visioni vengono interrotte ogni tanto dal ripetersi improvviso ed inaspettato delle apparizioni aurorali di Mirta . Giovanissima preda dell’Ade, alla quale il poeta dedica versi struggenti, ella ritorna nella sua nebbia sepolcrale attraverso il sentiero “azzurro della vita” che abbandona ogni speranza.
Le frasi saltellanti, ricche del ritmo di decine di metafore e neologismi, rincorrono i flash che si susseguono pagina dopo pagina, e realizzano un album policromatico da sfogliare con curiosità culturale di livello, nell’eco di una voce sussurrante che accompagna frammenti di memorie o illusioni di presente nelle flessioni musicali della poesia.
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 15 gennaio 2019

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

– “Rose”
Ci sono ancora rose fra i tronchi, delicate,
fra quei rami che riportano il verde
alle periferie in abbandono.
Fragile il destino dei petali nel sospiro del ricordo,
un semplice addio alla passione,
per quei gesti di contraddizione che aprirono
gli spazi profondi del bisturi.
Ed è nel sogno il giro ambulante di cose vecchie,
lingua incapsulata nelle pieghe sino al non senso,
per deformare quelle strane regole
della solitudine.
Abbiamo smembrato le camere
per inseguire passioni, per ripetere parole nelle coltri.
Difficile annegare e scrivere al contempo
di un amore consumato nelle attese
del germoglio incastonato sulla tomba.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

domenica 13 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA FICCO

Laura Ficco – Brucia la notte--- Grafiche Ghiani S.r.l. – Monastir (CA) – 2018 – pag. 63 - € 10,00
Laura Ficco, poetessa genovese residente ad Assemini in provincia di Cagliari,
nasce artisticamente negli anni ottanta come pittrice creativa in vari generi espressivi,
partecipando a varie mostre ed estemporanee.
Dall’anno 2003 come poetessa ha ripreso a esternare i pensieri dell’anima, già
coltivati in età adolescenziale, componendo varie liriche e contraddistinguendosi
particolarmente nella tematica della sensibilità verso il prossimo.
Ha pubblicato svariate raccolte di poesia e ha partecipato a numerose
manifestazioni culturali di musica e poesia.
Ha riportato numerosi e prestigiosi premi in concorsi letterari.
Brucia la notte è una plaquette di poesie non scandita e presenta la caratteristica
consistente nel fatto che le poesie sono inserite solo nelle pagine che presentano numeri
dispari mentre le pagine contraddistinte dal numero pari o sono vuote o vedono la
presenza di disegni della stessa Laura Ficco in bianco e nero, così come la copertina
nella quale è raffigurato un volto di donna che costituisce l’opera intitolata
Femminilità.
I disegni dell’autrice rappresentano tutti figure di donne e sono espressione di
una pittura figurativa e sono permeati da una forte dolcezza nella sinuosità della
maniera con la quale l’artista realizza immagini seminude o volti di figure femminili
che sono cariche di una forte intensità espressiva.
I componimenti e i disegni sono preceduti dallo scritto di Laura intitolato Un
pensiero ed un ringraziamento nel quale la poetessa sottolinea che si tratta di una
raccolta dedicata alle donne, particolare che sfiora amorevolmente molti temi della vita contemporanea.
Aggiunge la Ficco che le donne sono degli esseri dolci e fragili, a volte costrette
a divenire frammenti di roccia, coraggiosa difesa nell’affrontare tempestosi cicloni.
Perciò è importante che tutti ovunque portino rispetto e amore per la donna, elementi
essenziali per vivere in una società più giusta e pacifica.
La tematica suddetta è quanto mai attuale nella società contemporanea nella
quale i mass media continuamente diffondono tristissime e desolanti notizie
statisticamente accertate secondo le quali sono numerosissimi e in progress i casi di
violenza sulle donne quando non si arriva addirittura all’uccisione delle donne per
gelosia o per l’incomprensibile forza del male e sono molti i rappresentanti del sesso
forte che si macchiano di tali crimini.
Al pezzo di Laura Ficco segue una prefazione di Vincenzo Pisanu esauriente e ricca di acribia.
Tutte le composizioni sono fornite di titolo e suddivise in strofe.
Nella poesia eponima è proprio affrontato il tema della violenza subita dall’io poetante che diviene simbolo ed emblema del perverso fenomeno in generale.
C’è nei testi una forte tensione in bilico tra gioia e dolore e il tono del discorso è assertivo e t versi procedono per accumulo in maniera armonica e controllata.
La poetica di Laura Ficco si può considerare neolirica e si avverte un senso creaturale nei vari “tu” alla quale l’autrice si rivolge.
E c’è anche il tema del vero amore per esempio in Petalo rosso, poesia nella quale è detta con urgenza l’estasi dei sensi con immagini che ricordano quelle di
Neruda.
*
Raffaele Piazza

sabato 12 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALESSANDRA PAGANARDI

ALESSANDRA PAGANARDI : "La regola dell'orizzonte"-- Ed. Punto a capo - 2019 - -
Una parola poetica autentica e in continuo movimento quella di Alessandra Paganardi, che si pone come riferimento per sempre nuove interpretazioni, a ricordarci con Alessio Tanfoglio (in "Epistéme e utopia" ,Youcanprint 2017) che la realtà non è un a - priori ma un fluire continuo e che il poeta e il filosofo sono spesso figure coincidenti che la descrivono nel mentre del farsi, attraverso la riflessione tradotta in linguaggio.
Movimenti - onde di cui ci parla Marco Ercolani nella suasiva nota di lettura curata al volume, tematica già peraltro annunciata dalla citazione di Celan posta ad epigrafe, i cui termini fonte, reti, mare appartengono tutti al medesimo campo semantico.
Un inevitabile flutto in alcuni versi di Alessandra (il flutto inevitabile/ lascia sempre lo scoglio diverso), voce ben riconoscibile nel panorama letterario coevo, per la quale l’aggettivo “femminile” è del tutto scevro di connotazioni limitative; si tratta, infatti di una poesia innervata della speculazione critica e filosofica di stampo femminile ma non solo, più fertile e innovativa, che ho apprezzato per la forte musicalità dal ricco apparato fonoprosodico di assonanze,consonanze e rime interne fin dall'edizione 2008 del Premio Astrolabio, vinta dall'autrice con la silloge "Frontiere apparenti". Più volte ospite, con le sue pubblicazioni, degli incontri e dibattiti al Caffè storico letterario dell'Ussero di Pisa. Forse la regola che ci addita Alessandra in questo suo recente lavoro è quella di accettare il limite, senza essere interessati ad un decisivo di alcun tipo, consci del fluire del tempo, della verità e dell'uomo, l'anello finale, il più debole della catena. Una Paganardi che come Antonia Pozzi ci addita di voler "vivere della poesia come le vene vivono del sangue" (Lettere - A Tullio Gadenz, Milano, 29 gennaio 1933), le stesse vene che da bambino ci guardavamo dopo il frastuono di una sana risata( A.Paganardi, op.cit.) perché "la gioia è una ferita", la ferita del vivere che solo la forza salvifica della poesia può alleviare.È qui che la cosiddetta "regola dell'orizzonte", una delle risorse più utilizzate per la composizione fotografica, per mano della penna della Paganardi, come già di Virginia Woolf, scende in campo letterario per colpire il lettore/spettatore, facendosi titolo di un'intera micro-silloge.
Per concludere non posso che ribadire quanto già scritto nella postfazione a "Frontiere apparenti": che il poieo di Alessandra Paganardi ha la capacità di muoversi sul filo che collega il concreto al sublime, il quotidiano a ciò che travalica le epoche, tramite uno sguardo sincero e attento ed un linguaggio nitido, calibrato nella ricerca di un’essenzialità ricca e viva, anche in virtù di uno stupore genuino, non costruito, cercato con tenacia e levità all’interno dei territori della realtà resa parola e della parola investita del potere di farsi territorio da percorrere, la frontiera, in questo caso l'orizzonte ed il suo superamento.
*
Valeria Serofilli

venerdì 11 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA DEL NOCE

Rita Del Noce : “Sogno napoletano” – Ed. Guida – 2018- pagg. 106 - € 10,00
Accompagnati dallo “spirito-guida” di Domenico Rea ecco un variopinto e suggestivo viaggio nella Napoli di tutti i tempi , nella ed attraverso la città dai mille volti , dai contrastanti sentimenti, dai continui sfolgorii, in pagine che scorrono rapidamente , in una scrittura piana ed accattivante.
Domenico Rea è stato uno dei più suggestivi scrittori napoletani , anche se non di nascita , un vero scugnizzo che ha saputo coniugare la cultura alta con l’ingenuità del quotidiano , con la semplicità dei sentimenti che bollono ininterrottamente tra le strade ed i vichi della città più bella del mondo.
Rita del Noce con lui si addentra fiduciosa , pronta a recepire , pronta a riscoprire mura e palazzi , archi e fondachi , incertezze e previsioni , in un itinerario variegato e ben delineato. Napoli , ella scrive , potrebbe non esistere ? Ma gli incontri immediatamente smentiscono ogni sospetto , da La Capria alla Ortese, dalla Serao a Malaparte, da Masaniello alla Fonseca gli scatti fotografici della storia tracciano ancora una volta le vicissitudini del popolo che non si arrende mai, anche se “Il Vesuvio, sfingeo , da quarant’anni in agguato padre di boati, eruzioni e terremoti, non si capisce che decisione voglia prendere...”- Così le alterne vicende di sentimenti sopiti esplodono nell’astuzia o nella lussuria, in vertiginosi accenti di folklore . Il vicolo ha un’anima dove “gli equilibri sono solo miraggi, o quanto meno sognati negli amori impossibili fra le diverse caste sociali, dove può accadere , come un lapsusu froidiano, che le nobili finiscano per essere trattate da serve e le serve come aristocratiche…” Piace ancora intrattenersi , passo dopo passo nei vari quartieri che conservano il segno del passato o che accennano a strutture contemporanee , e con l’autrice proseguiamo attoniti da Montecalvario a San Ferdinando , da Chiaia al Vomero , dal Porto a Posillipo, da Forcella a Santa Lucia, tra i tavolini del bar che tentano di realizzare il salotto bene e la difficile interpretazione del Miracolo di San Gennaro. Il percorso segnato da Rita Del Noce ha ancora sorprese nel soffermarsi alla tarantella , sbirciare con Pulcinella , assaporare l’arte culinaria partenopea , nel grande palcoscenico naturale ove ogni tocco dell’orologio è un avvenimento da segnalare.
Le difficoltà che la prosa incalza in questo scritto vengono abilmente affrontate dall’autrice , serratamente documentata nelle motivazioni intime dei protagonisti in un filone che apre al racconto innervato dal senso policromatico.
ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 10 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIULIO DI FONZO

Giulio Di Fonzo : “Poesie” – Ed. Croce – 2018 – pagg. 148 - € 16,00
“1992 – 2018” indica il sottotitolo , anche se , sfogliando accuratamente le pagine non abbiamo indicazioni di date nello svolgersi del testo . Due i capitoli : “I disegni della luce e della notte” e “Il voto e la pietà” , lasciando all’immaginazione del lettore ogni riflesso del fluire del tempo . La delicatezza del dettato si manifesta in versi che albeggiano per il tenue riflesso della illusione, che rincorrono il vigoroso incedere delle metafore, che ripetono la insperata grazia dell’infanzia, per aprire una “festa di sole e d’aria mite” o per sfumare “nubi migranti verso gli alti steli”. La forza e l’autenticità della parola poetica, qui nutrita di una passione sospesa tra il quotidiano e la memoria , fra l’invisibile ed il presente, si connette ad una realtà che permette di decifrare ogni alchimia : “ Un fiore segreto in me/ si travaglia e la luce tribola/ vane carezze sulle foglie dolenti/ della memoria.” E le figure si stagliano tra “ombrose corolle” o si agganciano a vortici di danza …” in quella notte chiara/ avvolto in un velo variopinto.”
Di Fonzo riesce a calibrare ogni componimento con un bagaglio variegato , che affonda nel floreale ricco di profumi o conquista spazi per richiami lessicali .
ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 8 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = DANIELA RAIMONDI -

Daniela Raimondi – La regina di Ica -- Il Ponte del Sale – Rovigo – 2018 – pag. 89 - € 13,00
Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova. Ha trascorso più di trent’anni
a Londra e ora vive in Sardegna. Ha pubblicato otto libri di poesia e una raccolta
antologica in edizione bilingue Selected poems, Gradiva, New York. Ha ottenuto
numerosi premi e riconoscimenti a concorsi letterari nazionali, tra i quali il Premio
Montale per una silloge inedita, il Premio Sartoli Salis per Opera Prima e i premi Mario
Luzi, Guido Gozzano e Caput Gauri per opere inedite. È stata selezionata per
rappresentare l’Italia all’European Poetic Tournment a Maribot, Slovenia, dove ha
ottenuto il Premio del Pubblico (2012). Il suo primo romanzo L’ultimo canto d’amore,
ha ottenuto i premi “Firenze”, “IoSrittore”, “San Domenichino” e Thesaurus”.
La regina di Ica, la raccolta di poesia di Daniela Raimondi che prendiamo in
considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Anna Maria Farabbi
esauriente e ricca di acribia.
Il testo possiede una struttura architettonica articolata e composita: nella prima
parte ritroviamo le sezioni La città dei morti e Pike, mentre nella seconda le scansioni
La riva dei sopravvissuti e La città dove si aggiustano gli uomini.
Cifra distintiva della poetica dell’autrice è quella di una scrittura luminosa e
leggera connotata da chiarezza e da un tono narrativo e spesso affabulante.
Non mancano nell’icasticità dei dettati magia e sospensione ed è presente
fortemente il senso e la raffigurazione di una natura idilliaca nella quale l’io – poetante
è immerso e che fa da sfondo alle sensazioni.
Si può parlare di una dizione neolirica nell’effondersi dell’animo della poeta
nella ricerca di una linearità dell’incanto ottenuta senza sforzo con i versi che decollano
sulla pagina con eleganza formale e stilistica.
Le tematiche fondamentali che incontriamo nel volume sono quelle della morte
e dell’amore connesso ad un erotismo a volte estremo.
I versi sembrano gridati ma non sussurrati attraverso le immagini icastiche che
Daniela produce, figure che sgorgano l’una dall’altra e rigorosissimo è il controllo
formale.
In Preghiera, componimento che apre la raccolta, la poeta si rivolge a Dio
pregandolo di regalarle una morte bella, lieve come neve sul viso.
Nella suddetta composizione sembra che la Raimondi, rivolgendosi al Signore,
gli chieda una fusione con la natura quando verrà la sua ora.
La morte è qui considerata come un fatto buono e felice quando la poeta scrive
che chiede di essere lasciata disposta al bene, così lontana senza più nutrimento o sete,
quasi disincarnata come in un sogno sublime.
Nella poesia eponima, caratterizzata da densità metaforica e sinestesica e da
accensioni e spegnimenti, si respira un’atmosfera di sogno ad occhi aperti e anche qui
è centrale il tema della morte.
La composizione è suddivisa in tre parti: la prima pare essere un preludio e qui
le parole dette con urgenza creano un’atmosfera di onirismo purgatoriale e sembra che
l’io - poetante pratichi arcani riti naturalistici.
Nella seconda parte la poeta riposa, dorme rannicchiata con il viso verso l’Est
mentre i merli le svuotano gli occhi.
Nella terza parte con la composizione di un quadro molto bello la Raimondi
afferma di ridere senza curarsi del disegno oscuro delle stelle e nel suo ridere sembra
svelarsi una scintilla metafisica.
*
Raffaele Piazza

lunedì 7 gennaio 2019

POESIA = RAFFAELE PIAZZA

"Camere per Internet" -
L’approccio con le onde
per scoperte da abitare da poeta
a lettore ambulacri dove
ad ogni passo di fragola
simula il delta delle voglie per caso
lei passa avvolta da indumenti intonati
alla scena nell’asettico
spessore
e poi in duale desiderio
scherziamo, steli verdi e freddi
di questo senso l’inverno che di purezza
scompare nelle spire dell’incanto
di un candore di corridoio
e nella felicità ne scrivi il senso
accomunato a velocità di guarigioni
nel giocare al millennio:
si chiama Alessia sta nel file segreto il
suo nome nelle tasche le fotografie
di quanti saranno i suoi figli
come le linee della sua mano portano ceste
di fortuna lineare lungo presagi
di camminate vegetali da cliccare
in meraviglie di tinte dal carminio al giallo,
alla purezza del cobalto,
per poi scriverla la camera dell’amore,
per indicare il giorno e la parete della storia
che avverrà dove tu leggi
mura, indumenti per terra…
senza rompere specchi
e a rappresentarla fiore di pelle
dietro a quanti sempreverdi è riuscita a contare
nella gioia di sillabe sfiorate
onde dove se vuoi puoi recuperare
una conchiglia e una bottiglia
e rimetterla in casa sulle mensole,
fare emergere il foglio del messaggio.
*

"Alessia e il verde del pino"

Parla il verde degli aghi di pino
ad Alessia, linfe invisibili,
e le dice che sarà felice.
Lontano e vicino è il tempo
di Mirta e nel cortile c’è gente
per la quale compassione
prova ragazza Alessia e sta
infinitamente nell’attimo
di limbo a intravedere il greto
della vita nelle onde che pettinano
dei responsi il mare.
E il marittimo pino gioca
con Alessia nel gettare
su di lei la sua ombra
nel sole di gennaio del nevaio
sotteso a meraviglia d’inverno
bianco come la sua neve.
*


"Tesse una musica"

Tesse una musica il marino
fluire senza tempo, l’onda verde
che trasparente vola nella forma
di donna, di conchiglia che scolora
sulla spiaggia dalle felici trame
dove nella tua notte posi l’ombra
tra la sabbia dei passi che riveli
un moto precedente di parole
presunto tra l’argento che ti sfiora
di una luna a pochi tiri
di sasso levigato dall’attesa.
*
Raffaele Piazza

domenica 6 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ORONZO LIUZZI

Oronzo Liuzzi – "Poesie"---Edizioni Riccardi – Quarto (NA) – 2018 – Pag. 47 - € 10,00
Oronzo Liuzzi, nato a Fasano (BR) nel 1949, vive e lavora a Corato (BA). È
laureato in Filosofia Estetica. Artista poliedrico, durante la quarantennale attività, ha
esposto in numerosi musei e gallerie a carattere nazionale e internazionale. È stato
presente in varie edizioni della Biennale di Venezia. Ha pubblicato numerosissime
raccolte di poesia.
Cifra distintiva della poetica di Oronzo Liuzzi, nella plaquette Poesie che
prendiamo in considerazione in questa sede, è una vena di personalissima
sperimentazione che diviene un unicum nel panorama italiano odierno.
Un poiein del tutto antilirico e anti elegiaco connota i versi del Nostro che
sfiorano l’alogico nell’essere caratterizzati da un costante dispiegarsi anarchico sulla
pagina nel loro fluire prevalente in lunga ed ininterrotta sequenza.
Il poeta riesce a creare un’atmosfera di onirismo purgatoriale nel libro che non è
scandito e che, anche per questo, potrebbe essere considerato un poemetto sulla ricerca
del senso della vita per l’uomo nella moderna società del postmoderno occidentale
nella quale è immerso in un’era senza guerre.
Non manca un afflato religioso e mistico in Liuzzi quando sono detti Dio e Gesù.
Si tratta di una visione del tutto immanente quando Oronzo scrive: -” /riconosco
il Dio misericordioso/ seduto sopra una stella appassita” -/ o afferma in un verso
trasgressivo LSD nella Bibbia di Dio.
Come si legge si tratta di un Dio del lavoro, delle industrie, della vendetta, della
rivoluzione, dell’equità, della lotta di classe, del sesso e della politica, quindi di un
Signore che entra nella sfera umana e che è in noi.
In Dirottamento di Cristo il poeta afferma di registrare venti sonori, calunnie e
canti popolari e campane dirottate al tocco di Cristo che nasce bambino e uomo
rivoluzionario e socialista dilettante di uguaglianza di idee.
Dai suddetti versi si evince il potere fortissimo del messaggio di Gesù nelle
società umane, elemento fondante anche attraverso la Chiesa e viene in mente il saggio
di Benedetto Croce Perché non possiamo non dirci cristiani con il quale lo studioso
intendeva farci appunto intendere che il Cristo storico è un punto di riferimento per
tutti, una realtà con la quale devono fare i conti non solo i credenti ma anche gli
agnostici e gli atei.
Quello che colpisce nei versi di Liuzzi, icastici e nello stesso tempo leggeri, è
una densità semantica, una ricchezza di pensiero che emerge nell’associazione tra
significati e significanti che crea effetti stranianti.
Un susseguirsi di accensioni vivissime e di spegnimenti domina nella materia
dell’autore segnata da una forte pregnanza metaforica e sinestesica.
Ed è presente anche il tema dell’amore vissuto con una dizione dolcissima e
suadente in una poesia senza titolo che ha per incipit Spento è il cuore/ in questa stanza
buia/ la notte riposa sul sofà della signora/.
Qui il poeta immagina di guardare dormire la sua bella nel suo sognare anni
d’amore bambini e la corsa del tempo che finisce ben presto.
Una forma e uno stile eleganti sono l’elemento fondante del poiein dell’autore
che s’interroga sul mistero della vita detta con urgenza con versi eleganti, raffinati e
ben cesellati con venature filosofiche esistenziali.
*
Raffaele Piazza -

sabato 5 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = RAFFAELE MESSINA

Raffaele Messina : “Ritrovarsi” – Ed. Guida – 2018 – pagg. 175 - € 12,00-
Il racconto inizia a Capri nel 1938 , anno molto importante per alcuni eventi politici che mutarono improvvisamente il tessuto socio culturale della nostra Italia. Anche se il tenero amore sbocciato fra due adolescenti si arricchisce di sentimenti vertiginosi e puri, gli sguardi della gioventù si abbagliano nelle vertigini di giornate trascorse nella libertà spavalda della strada . Il rincorrersi di sussurri e ammiccamenti , tra i sorrisi della ingenua capacità di amare , appaiono come balenanti sorprese , tra i discorsi a volte già impegnati nell’accelerato passo delle vicende. Il cognome della fanciulla “Levi” già in apertura fa comprendere quali costrizioni saranno proposte in quel tempo ! – Ma la spensieratezza cerca in ogni modo le strade della semplicità e dell’illusione - Ragazzi che potevano gioire della spensieratezza realizzarono una banda di scugnizzi , abili nelle fantasie di vittorie e arrendevolezza – Raffaele Massina ricama pagine delicate , dal segno sicuro e dai risvolti impegnati , e con istinto multicolore , a volte tratteggia il paesaggio napoletano , tra le mura della strada , o tra i luccichii della marina : “…E quando la vista perdeva il contatto con il terreno, anziché precipitare nel baratro, spiccava il volo, alta e libera, oltre il braccio di mare che divideva Capri dalla punta della Campanella, fino a Sorrento e, poi , seguendo la linea di costa , sempre più in fondo fino al Vesuvio, fino al litorale di Napoli: via Caracciolo, Mergellina…”
L’euforia ed il buon esito del corteggiamento che univa i due ragazzi Patrizia e Francesco rincorreva la luce del sole nelle giornate estive, che volgevano inaspettatamente verso l’incubo delle leggi razziali , le quali senza pietà avrebbero violentemente interrotto i rapporti più semplici e genuini della gioventù. Raffaele Messina continua il suo racconto con particolare impegno. A pagina 56 , 57 e 58 egli riporta quale documento storico alcuni passi del discorso che Benito Mussolini pronuncia alla piazza alle ore 18 del fatidico 10 giugno 1940- La dichiarazione di guerra! Da queste mosse ecco le vicende quotidiane , tra carabinieri e camice nere, tra soldati e bombardamenti , tra il crollo della lira e le quattro giornate di Napoli, barricate , scaramucce e sanguinosi scontri. Immagini concrete, vere , essenziali , in cui l’autore riversa ogni stilla di cultura , nel suo percorso artistico , che illumina e impreziosisce con lo scatto in bianco e nero . Egli rincorre i due giovani , allontanati dalla sorte , accompagna con le memorie che scivolano nell’aria , e li segue con la cura del sogno , li ricongiunge nel porto .
ANTONIO SPAGNUOLO

RIVISTA = CAPOVERSO

CAPOVERSO -- N° 36 - dicembre 2018 - a pagina 24 ----“Poesia quotidiana, nuovi motivi emigranti” --
C’erano una volta gli schiavi , la vergogna nera di una umanità senza scrupoli , e il disonore di popoli all’avanguardia delle civiltà.
Lo sguardo rivolto ad altro consta sempre di molti sguardi : è un’occhiata che produce infatti mille cose mutate, dischiudendo l’arco che permane in me , e raccoglie senza posa visioni nuove che devono muovere da me per me e in me. La poesia diviene immagine riflessa del reale attraverso le parole che si intercettano per l’irraggiungibile e risuonano di metafore per accarezzare il vertice della musica , dalle profondità misteriose alla luce sospesa e indefinita. La poesia è il sostentamento del subconscio che cerca in mille modi di eliminare l’illusione per accarezzare il mito della realtà incoercibile. Oggi che lo splendore superficiale delle cose materiali vorrebbe sostituirsi mano a mano al canto culturale della poesia il segno della completezza cerca di delimitare altezza e profondità nella chiara necessità di tornare ad unire tutto ciò che è separato dalla tecnica alla ulteriorità che attende l’uomo e la sua psiche. Qui tra il vocabolo scelto oculatamente nella melma del negativo ed il vocabolo scaturito dall’immaginazione demistificante si accende una misura di sintesi fulminante , per idee tradotte in poche icastiche rappresentazioni , di fronte a nuove ed ampie misure del dettato , divenuto pertanto orchestrazione complessiva delle pagine. Il ritorno allora non è promessa di canto ma inesauribile cammino verso ritmi fecondi , nella interiorità delle passioni umane.
Ma il ritorno ormai prevede un arrivo , un approdo che conceda al naufrago di toccare a piedi nudi il selciato di una patria sconosciuta , una moderna illusione di fratellanza che possa scandire urla di sofferenza e preghiere di accoglienza.
Il brivido, dal quale l’anima è attraversata una volta posta di fronte all’invenzione del canto, ha quasi sempre la pienezza dell’altrove; un altrove pressoché sconosciuto che con il verso si concatena al pensiero , nel momento stesso in cui il subconscio si concatena al noto . Come intendere allora questo reale che non cessa di dischiudersi e di sottrarsi a qualunque presa, non solo concettuale ma anche mimetica , intorno a quel vuoto che non è possesso , ma rapidità , vortice , mobilità , struttura e finzione , che nasconde i significati per individuare l’essenza della monade e della parola stessa?
Rincorrere la poesia , attraverso gli anni e nell’illusione che essa possa trasfigurare personaggi e figure per immergere vertiginosamente il subconscio nella immaginazione variegata e ricca di smagliature , è il percorso che il poeta scolpisce con le sue proprie mani , validamente realizzato per chiudere il cerchio di un diuturno lavoro come riflessione del tutto.
Le pagine diventano un viaggio orfico ed innanzi tutto un rapporto simbolico con il mondo che circonda , nelle molteplici attrazioni morali e culturali, una continua luminosa sequenza di conquiste del porto sepolto , di colorate dinamiche del segno , sempre in marcia nella formazione dello spazio e del sospeso, che paiono scaturire tutte da una medesima sorgente , il sentimento della nostalgia e del ricordo, ed avere pertanto una complessità e compattezza di significato, dalla memoria feconda agli innumerevoli passaggi della visione , cammino proprio della ricerca e della conoscenza .
Accettando il ruolo di uomo partecipe del suo tempo, senza metafore vuote, acrobazie sintattiche, ma non rinunciando all’investigazione linguistica il poeta compie, a suo modo, un atto di testimonianza, che non può e non deve andare disperso. Ogni poesia evoca gli spazi dove fuori e dentro , senza confondersi , si rovesciano tuttavia dichiarando la comune appartenenza terrestre - alla terra , al mondo, al momento fuggente , all’aria , alla luce , alle tenebre – di tutto ciò che è e che deve essere interpretato dalla percezione dell’atto aperto e condiviso dal processo poietico .
La politica improvvisamente sancisce un divieto di sbarco per quei clandestini che cercano quotidianamente un asilo nella nostra patria . Le passioni ribollono al cospetto di centinaia di morti , donne e bambini avviati allo sbaraglio senza nessuna pietà , sia dal luogo di partenza , sia all’approdo . Ma l’approdo è negato , in un clima moderno di severità demagogica , che nulla ha a che fare con la carità cristiana invocata inutilmente dal pontefice. Nel vortice del dubbio , aperto dal governo italiano in questo nostro tempo, vien da chiedere a cosa mai possa servire la poesia , un’arte derelitta e sconosciuta, espressa nel vuoto culturale che incombe. Non è facile comprendere la validità di un decreto che vieta lo sbarco , avvolti come siamo da un frastuono che annebbia e stordisce.
ANTONIO SPAGNUOLO

venerdì 4 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = BRINA MAURER

BRINA MAURER, (Claudia Manuela Turco), Neraneve e i sette cani, Ancona, Italic,
2018, pp. 160, euro 15; Il Centauro malato – Poesie 1998‑2010, Torino, Robin
Edizioni, 2018, pp. 264, euro 15.-----
"Neraneve e i sette cani" è il significativo titolo di un lungo poemetto di Brina Maurer, nom de plume di Claudia Manuela Turco, una sorta di diario in versi che, con tocchi intensi dall’accento fiabesco, ci racconta la storia della sua vita dalla nascita alla maturità. Un itinerario non facile, filtrato dal rapporto stabilito, nel corso del tempo, con gli amatissimi cani, specchio delle sue stesse fragilità e
devoti compagni di ogni suo passo, incertezza o arresto. Il lettore resterà colpito per l’amore estremo mostrato verso queste creature, unico rifugio d’amore dell’autrice. Se ne comprende pienamente il senso dopo un’attenta lettura dell’opera in cui emergono, con toni non di rado drammatici, eventi di un percorso esistenziale segnato dalla crudeltà e dalla violenza umane.
I versi fluiscono rapidi nel racconto, precisi nei dettagli, sorretti da una metrica libera e varia che privilegia il verso breve, incisivo, giocando con spontanea leggerezza con il suono e il senso delle parole. Il linguaggio si adatta con naturalezza all’impeto della memoria e dei sentimenti ricostruendo con viva fedeltà squarci di vita mai dimenticati. Ogni sfumatura dell’anima è sottolineata, incastonata
in un’innocenza di fondo che, anche nelle pieghe più dolorose del ricordo, mantiene uno sguardo limpido, fondamentalmente benevolo nei confronti di un mondo da cui l’autrice si sente rifiutata. Si tratta di una poesia semplice e complessa al contempo, dettata con urgenza da un’anima dolce e ipersensibile, lanciata in un discorso narrativo autobiografico teso ad una verità ancora sfuggente. La raccolta mi ha richiamato alla mente alcune pagine del bel romanzo in versi La camera da letto di Attilio Bertolucci – a suo tempo, valido modello alternativo alla poesia “pura” o “ermetica” del Novecento – soprattutto in quei punti dove l’autore si scontra con le sue incertezze, le sue ansiose
esperienze di ragazzo. Due viaggi in versi che, seppure segnati da inevitabili diverse peculiarità,
hanno mantenuto intatte paure, ossessioni ed estasi.
Neraneve, primo personaggio protagonista del poemetto, necessario transfert dei sentimenti e delle emozioni che l’autrice ha vissuto in passato, si muove investita dalla forza salvifica della parola poetica. Sarà questo personaggio per metà fiabesco e per metà reale, ma interamente votato all’Arte, a ricondurre gradatamente Claudia Manuela a quell’armonia da sempre anelata e mai trovata.
«Solo il profumo della poesia/ in pittura,/ riuscirà a riconciliarla/ con se stessa./ Con il suo corpo». E saranno i cani, teneri simboli di un amore che tutto dà e nulla chiede in cambio, a offrirle il modello dell’amore più puro, capace perfino di spingerla a tentativi di riconciliazione con i demoni del passato: «- Glenn e Neraneve/ insieme si sentivano così fortunati/ da non poter evitare di essere generosi -». Lentamente l’autrice prende coscienza che «Il male fatto/ duole più del ricevuto», «che l’amore è conoscenza/ e presenza:/ se c’è è assoluto/ e rispetta la democrazia delle anime/ e ogni forma di vita». Forte di questa nuova consapevolezza, rifiuta con decisione ogni ipocrisia e
conformismo. Con i cani si sente «finalmente libera,/ libera di esprimersi,/ e mai sola». Come afferma Luigi Fontanella nell’Introduzione al libro, al termine della lettura, si ha veramente l’impressione che l’autrice, approdando in questa nuova e ideale dimensione, abbia catarticamente ritrovato e riscattato se stessa.
A questa importante silloge ha fatto seguito il recentissimo volume "Il Centauro malato"- – Poesie 1998‑2010 - , che raccoglie la quasi totalità dell’opera poetica dell’autrice, raggruppando selezionate raccolte edite e inedite, spaziando su un più vasto territorio di ispirazione, e che delinea con ancor maggiore precisione l’immagine dell’autrice e del suo percorso poetico. I versi, con il loro accento intenso e vagamente surreale, mantengono la stessa fluida cadenza narrativa di "Neraneve e i sette cani" anche se l’orizzonte poetico è più ampio e frammentato. Tuttavia il significato profondo di questa poesia, come una nota in quarta di copertina conferma, non muta: «Il percorso delineato dalla poetessa
suggella il trionfo della bellezza sul dolore, a fronte di un’intera vita dedicata con passione allo studio e ai cani, i quali, più di ogni altro e fin dai suoi primi passi, hanno saputo instillarle l’amore profondo per la poesia, poiché Nel cuore dei cani/ alberga l’anima di poeti estinti».
*
Annalisa Macchia
(in “Gradiva – International Journal of Italian Poetry”, Number 54, Fall 2018, pp. 160-162)

giovedì 3 gennaio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = LILIANA UGOLINI

Liliana Ugolini – "La marionetta vivente"-- Florence Art Edizioni – Firenze – 2018 – pag. 95 - € 12,00
Liliana Ugolini è nata a Firenze nel 1934 dove vive e lavora.
Per 16 anni ha condotto per Pianeta Poesia la poesia performativa e multimediale
promuovendo la conoscenza di questa particolare modalità del linguaggio poetico
documentato in tre libri editi teatrali andati ripetutamente in scena e moltissime
performances.
Ha realizzato il teatro da camera di poesia e opere in versi e musica collaborando
con attori, musicisti e performers.
Fa parte dell’Archivio Voce dei Poeti e del Gruppo performativo Cerimonie crudeli
per Multimedia91.
Ha pubblicato 19 libri di poesia, 5 in prosa e 4 di teatro. Da questi sono stati prodotti
12 spettacoli teatrali andati ripetutamente in scena e moltissime performances.
La marionetta vivente è un testo composto da brani di prosa e da poesie e
presenta il sottotitolo Miscellanea di scritti sul tema.
Sono inserite in copertina e nell’interno del volume alcune fotoelaborazioni di
Dario Caiani che bene si armonizzano con il contesto generale.
Inoltre all’inizio, dopo due pagine introduttive dell’autrice, si ritrova un
intervento critico di Stefano Lanuzza dal titolo Teatrino e “scritture di scena” di
Liliana Ugolini MARIONETTE.
Il libro si conclude con un’intervista di Serena Stefani alla scrittrice, intitolata
Tra poesia e teatro Uomini e Burattini.
Una scrittura che crea tessuti linguistici affascinanti e icastici connota sia le parti
in prosa che quelle in poesia del libro.
Una vena surreale e magica emerge nel contesto se i protagonisti sono proprio
le marionette e i burattini messi in scena da Burattinaio, scritto con la lettera maiuscola,
cosa che ci fa pensare alla sua raffigurazione intesa come quella di un demiurgo, un
essere che tenendo in mano i fili condiziona la vita dei burattini e delle marionette che
incontrovertibilmente sono alla ricerca in primis della libertà.
Marionette e burattini divengono simbolo dell’essere umano che tende al suo
libero arbitrio nel bene e nel male, nella tensione verso una felicità possibile penalizzata
proprio dal loro essere sottomessi al Burattinaio nel loro teatro se anche la vita delle
persone è spesso una recita.
Un forte senso di drammaticità pervade la scrittura della Ugolini, scrittura che
ha un andamento teatrale per cui si potrebbe parlare di sperimentazione intesa nel senso
di fare entrare il teatro nel teatro in un intrigante gioco di specchi.
Per la sua struttura architettonica nella quale si amalgamano poesia, narrativa,
fotografia e arti figurative nonché frammenti per sceneggiature teatrali La marionetta
vivente può essere letto come un composito ipertesto che attraverso le sue linee di
codice che s’intersecano diviene un’opera piacevole e stimolante per il lettore anche
per i contenuti intellettualistici che costantemente la sottendono.
Anche le parole stesse nel loro essere nominate nella loro essenza giocano qui
un ruolo fondante quando nel frammento intitolato Marionette, burattini e il già scritto
da tempo Liliana afferma che nel teatrino delle marionette e dei burattini tutto era già
scritto e detto da tempo e le parole avevano formato un edificio che era invisibile ma
solido.
Raffaele Piazza

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO

“Ultima pagina”

Nei giorni che nascondono vecchiezza
declino il calendario per sottrarre pensieri.
Il turbinio di novembre ebbe un attimo breve
nella tua mascella , sfregiando la pelle,
mentre io sfogliavo l’ultima pagina bianca
che impediva alle ciglia l’accento di possibili carezze.
Il marmo ti rapisce rimpiangendo le ultime scelte
tra gli squarci di un lembo intorpidito
e gli incanti imprigionati alle mie sere.
Pallida sulla veglia hai divorato inganni
per dissipare riflessi e lontananze,
o reinventare il sangue raggrumito
tra la brezza che imporpora la sera.
Io ricompongo memorie in un libro
che potrebbe tradurre lo spazio angusto
della tua dimora.
*
ANTONIO SPAGNUOLO